domenica 14 febbraio 2016

PROVE INTERNE DELLA PRONUNCIA RESTITUTA DEL LATINO: I PERFETTI RADDOPPIATI


Pubblico un estratto dall'ottima tesi di laurea di Matteo Calabrese (Università degli Studi della Calabria), Lingua e cultura degli Enotri alla luce dell’iscrizione paleoitalica di Tortora (pagg. 12-14), che tratta in modo sintetico ma efficace l'argomento dei perfetti raddoppiati nelle lingue italiche:  

Accertata la derivazione della forma comune osco-falisca fifik- e di quella enotria fεfικεδ da una forma base *fe-fēk, data l’arcaicità di tali forme, la spiegazione del differente vocalismo della sillaba reduplicativa tra fεfικεδ/hehik-, da un lato, e fifik-, dall’altro, non può prescindere dal problema della formazione della sillaba reduplicativa nel perfetto indoeuropeo, tanto più in considerazione dell’attestazione sincronica, nell’iscrizione di Tortora, di forme come fεfικεδ e fυf(υ)ϝοδ, che mostrano un tipo di raddoppiamento basato sulla generalizzazione della vocale /e/ (come in greco) e sull’adattamento alla vocale radicale (come in indo-iranico).4 

   4 Cfr. Di Giovine 1996, pp. 113 ss.; Lazzarini-Poccetti
   2001, pp. 77-78.

Per giustificare la presenza di tali forme nello stesso documento, Poccetti1 ipotizza l’adozione, in italico, di entrambe le modalità di raddoppiamento oppure la generalizzazione protostorica, come in greco, della vocale /e/, poi armonizzatasi con la sillaba radicale.2 

Poiché l’eventuale generalizzazione della vocale /e/ precederebbe la sua armonizzazione con la sillaba radicale, la verifica di tale ipotesi implica necessariamente l’analisi dei contesti di occorrenza della vocale stessa nelle forme di perfetto che riflettano la fase precedente sia all’armonizzazione sia, in casi particolari, alla possibile chiusura timbrica verificatasi in sillaba interna per l’accento intensivo iniziale.3 

Per quanto riguarda il latino, i seguenti esempi dimostrano che /e/ è la vocale originaria di raddoppiamento, preservata in quasi tutti i contesti, ma soggetta ad armonizzazione con la vocale radicale se questa è posteriore [u, o] oppure anteriore chiusa non arrotondata [i]:4

cado
    *ce-căd-i  >  ce-cid-i

cano 
    *ce-căn-i  >  ce-cin-i

curro 
    *ce-curr-i  >  cu-curr-i

disco < *didcsco 
    *de-dic-i  >  di-dic-i

fallo 
    *fe-fall-i  >  fe-fell-i

*me-men-i  >5  me-min-i


    1 Cfr. Lazzarini-Poccetti 2001, p. 78.
   2 Cfr. Di Giovine 1996, p. 116; Marinetti-Prosdocimi
      1994a, p. 296.
   3 Cfr. Vineis 1997, p. 336.
   4 Cfr. ivi, p. 336.
   5 Si tratta di una forma derivata da *me-men-ai
     (Gamkrelidze-Ivanov 1995, p. 261).
 

mordeo  
      me-mord-i  >1  mo-mord-i

pango 
     *pe-păg-i  >  pe-pig-i

parco 
     *pe-parc-i  >  pe-perc-i

pario 
     *pe-păr-i  >  pe-per-i

pello < *pelno2
    *pe-pel-i  >3  pe-pul-i

pendo 
     pe-pend-i

posco 
    *pe-posc-i  >  po-posc-i

pungo 
    *pe-pŭg-i  >  pu-pug-i

spondeo
    *spe-pond-i  >  spo-pond-i

tendo
     te-tend-i

tondeo 
     *te-tond-i  >  to-tond-i
tundo 
     *te-t
ŭdi  >  tu-tud-i

Sulla base dei seguenti esempi (perfetti e tempi derivati dal tema del perfetto), si può dedurre che anche in osco e in umbro la vocale originaria di raddoppiamento è /e/, parimenti conservata in quasi tutti i contesti, ma armonizzatasi con la vocale radicale se questa è anteriore chiusa non arrotondata [i], come emerge dalla forma osca fifikus, che, sebbene isolata, testimonia uno sviluppo osco-umbro parzialmente analogo a quello latino, ma certamente indipendente da esso:4 

o. deded / u. dede
o. fefacid
u. fefure
o. fifikus
u. peperscust
u. pepurkurent 

   1 A differenza degli altri perfetti contenuti in quest’elenco, tale forma non è asteriscata ed è sottolineata per evidenziare la sua attestazione accanto all’allotropo con vocale armonizzata (Lazzarini-Poccetti 2001, p. 77).
   2 Cfr. Pokorny 1959, p. 801; Marinetti-Prosdocimi 1993,
     pp. 258-259.
   3 Si tratta di una forma derivata da *pe-pel-ai (Vineis
     1997, p. 336).
   4 Cfr. Buck 1904, p. 170.
 

Ennesima confutazione delle tesi dei nostri avversari:

La vocale della sillaba del raddoppiamento era -e-, assimilata in -o- e in -u- se la vocale radicale nella protoforma era posteriore. La vocale della radice del perfetto era in origine la stessa di quella del presente indicativo: dove si è alterata è stato a causa dell'azione dell'accento che cadeva sulla sillaba del raddoppiamento. Vediamo così con la massima chiarezza che è semplicemente assurdo e insensato postulare suoni palatali (postalveolari) in questo contesto fin dai primordi della lingua.

Osservate la regolarità della formazione delle protoforme di questi perfetti:

/*kad-/   -   /*ke-kad-/
/*kan-/   -   /*ke-kan-/
/*kurs-/   -   /*ke-kurs-/
/*didk-sk-/   -   /*de-dek-/
/*fals-/   -   /*fe-fals-/
/*mord-/   -   /*me-mord-/
/*pang-/   -   /*pe-pag-/ 
/*park-/   -   /*pe-park-/
/*par-/   -   /*pe-par-/
/*pel-n-/   -   /*pe-pel-/
/*pend-/   -   /*pe-pend-/
/*porsk-/   -   /*pe-porsk-/
/*pung-/   -   /*pe-pug-/
/*spond-/   -   /*spe-(s)pond-/
/*tend-/   -   /*te-tend-/
/*tond-/   -   /*te-tond-/
/*tund-/   -   /*te-tud-/
 

Solo per fare un esempio, mi si dovrebbe ora spiegare che senso avrebbero fantomatiche protoforme le seguenti: 

/*kad-/   -   /**tʃe-tʃid-/
/*kan-/   -   /**tʃe-tʃin-/ 

Cosa dovrebbe far sì che fin dall'epoca più antica una /k/ alternasse con una /tʃ/? Perché mai due suoni tanti diversi avrebbero dovuto essere ritenuti allofoni dall'eternità? In base a quale principio si dovrebbe rinunciare a comprendere la formazione dei perfetti raddoppiati oscurandone la regolarità primordiale? In base a quale principio si dovrebbe scartare una soluzione logica e semplice per preferirle un'assenza di spiegazione? Perché l'ha detto il Papa? Perché l'ha detto l'Imperatore? Giammai! È evidente che i suoni palatali possono essersi evoluti soltanto a partire da precedenti suoni velari seguiti da vocali anteriori, e che la trasformazione deve essere avvenuta in epoca tarda

Soltanto persone che ignorano e vogliono ignorare ogni seppur minimo rudimento dell'origine della lingua latina possono insistere con pervicacia nelle loro inconsistenze.

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