sabato 9 aprile 2016

UNA PROPOSTA ETIMOLOGICA PER IL ROMANESCO BURINO

Ben nota è la parola romanesca burino "contadino, campagnolo", quindi passata ad indicare una persona volgare e ignorante, dai modi rozzi. Le false etimologie non mancano, come spesso accade per le voci più tipiche del dialetto di Roma. Le riassumo in questa sede, fornendole di confutazione dove necessario:

1) I burini sarebbero stati in origine pastori che venivano nell'Urbe per vendere il burro. In romanesco è risaputo che alla consonante forte /rr/ dell'italiano corrisponde /r/ in modo sistematico: si ha guèra per guerra; tèra per terra; fèro per ferro; bìra per birra, e così bùro per burro. I burini dunque sarebbero stati in origine dei *burrini. Decisamente un'etimologia ingenua.
Non mi risulta che la formazione abbia alcun parallelo noto nell'intera Romània.  

2) Essendo in latino buris /'bu:ris/ il manico dell'aratro, i contadini ne avrebbero preso il nome. Secondo la spiegazione più diffusa, all'epoca dello Stato Pontificio, sarebbero avvenuti flussi migratori stagionali di braccianti romagnoli nell'Agro Pontino. La cosa pare poco probabile, dato che l'Agro Pontino era una terra paludosa di miseria e di morte, infestata dalla malaria e ben poco adatta a coltivazioni stagionali: fu il sempre vituperato Mussolini che la bonificò, eradicando le piaghe che la affliggevano da secoli. Certo, il burino è un contadino nel senso letterale della parola (è un abitante del contado), ma è più un pastore che un agricoltore. Data l'aria mefitica dei paesi fuori Roma e le febbri ricorrenti, non si può credere al burino aratore, capace di sgobbare dal mattino alla sera impugnando la bure. In effetti i burini erano più che altro pendolari, che giungevano a Roma il lunedì mattina per vendere prodotti della pastorizia, vi restavano l'intera settimana tornandosene a casa il sabato sera. Non mi risulta che la formazione abbia alcun parallelo noto nell'intera Romània.  

In alcune lingue romanze il latino bu:ri(m) ha lasciato discendenti:

piemontese bü "manico dell'aratro"
sardo sa buri "il manico dell'aratro"

Tuttavia non mi risulta che la parola sia mai stata vitale nell'Italia centrale. Nello stesso italiano, il lemma tecnico bure ha l'aria di essere stato reintrodotto dai letterati. Chi ritiene fondata la derivazione di burino da bure, dovrebbe fornire prove che bure fosse parola viva nelle varietà dialettali di Roma e del Lazio.

Sull'origine ultima della parola latina buris, prova del fatto che si trattava di un vocabolo importato sono le sue peculiarità morfologiche: accusativo sing. in -im (burim) e ablativo sing. in -i (buri). Può essere accostata al greco γύης "legno curvo dell'aratro" e risalire a una protoforma *gwu:sa:- con regolare rotacismo. Tale radice sembra indoeuropea come mandolino sembra inglese. La costumanza tipica dei romanisti di spulciare vocabolari di latino per cercare etimologie senza analizzare l'origine dei lemmi dovrebbe finire una volta per tutte.

Riporto il link a un articolo dell'Archivio Storico del Corriere della Sera, che insiste con la falsa etimologia appena confutata:


3) Una possibile etimologia germanica è stata segnalata da altri romanisti. Si rifà a una forma longobarda, ricostruita come *gaburo "garzone", corrispondente in tutto all'antico alto tedesco gibûro "garzone". Nella lingua longobarda da noi ricostruita (conlang neolongobarda), che utilizza la nobile tradizione di /p/ per l'antico /b/, si ha CAPURO /ka'pu:ro/. In ultima istanza la sua radice corrisponde al tedesco odierno Bauer "contadino". Il problema è che una forma germanica di questo tipo non avrebbe mai sostituito la sua terminazione con un suffisso diminutivo romanzo. Avremmo, in altre parole, *buro o *burone, non burino. Per inciso, la forma buros usata nel gergo dei Paninari di Roma (anni '80 del XX secolo) è soltanto una retroformazione.

4) Mi è stata segnalata da un navigatore l'assonanza tra il romanesco burino e l'olandese boerin "contadina" /'bu:rin/. Secondo lui, la parola romanesca sarebbe discesa naturalmente dall'olandese. Tuttavia vediamo come proprio il suffisso femminile -in sia un ostacolo. Bisognerebbe assumere che la forma originale fosse un femminile burina "contadina", da cui burino sarebbe stato retroformato. Di queste manipolazioni tuttavia non si trova traccia alcuna e non si riesce bene a capire come dall'Olanda la parola possa essere arrivata a diventare popolare a Roma. In realtà l'olandese non è una lingua così eccezionale come alcuni ritengono: è semplicemente parte di una varietà di basso tedesco denominata lingua francone, e la radice di boer /bu:r/ "contadino" è naturalmente condivisa da tutte le forme continentali di germanico occidentale anteriori alla dittongazione di /u:/ in /au/ così tipica del tedesco moderno. Si rimanda così al punto 3).   

Un'audace proposta

Per quel che mi riguarda, la più probabile etimologia di burino è quella già proposta nel Ventennio da Carlo Bornate in un suo manuale scolastico di storia romana a uso dei ginnasi superiori. In un memorabile brano sugli antichi Aborigeni, considerati i primi abitatori non indoeuropei del Lazio, l'autore suggeriva che discendenti di quelle genti fossero proprio i burini, ossia i pastori dell'Agro Pontino e delle montagne che ancora ai suoi tempi si vedevano calare a Roma. La parola latina classica è Abori:gine:s, gen. Abori:ginum (priva di singolare), ma si ha il sospetto che la forma originale sia stata adattata per ricalcare l'etimologia popolare dalla locuzione ab ori:gine, ossia "dall'origine". Tale paretimologia è da rifiutarsi, anche perché esiste la testimonianza di una forma greca Βορειγονοι (Licofrone).
Non è impossibile che *Bori:goni: e *Bori:geni: fossero le forme di partenza. Il passaggio da *Bori:geni: a Burini non è impossibile:

/*bo'ri:geni:/ > /*bo'ri:jeni:/ > romanesco /bu'ri:ni/.

Il mutamento sarebbe ben simile a quello che ha portato da /'digitu-/ a /'di:to/.

Questa parola potrebbe aver sviluppato la sua attuale fonetica nell'epoca oscura che seguì il crollo dell'Impero d'Occidente, quando la popolazione romana si era inselvatichita e tra le rovine dell'Urbe sparuti gruppi di pastori vivevano in condizioni peggiori di quelle vigenti nel Neolitico. Erano i tempi in cui hanno avuto origine i Frangipani (o Frangipane), da *Frangipagani, così chiamati per le loro guerre contro i pagani dei Monti della Tolfa. Anche qui in caso di dileguo di -g- intervocalica, addirittura tra vocali centrali.

4 commenti:

  1. In alcune lingue romanze il latino bu:ri(m) ha lasciato discendenti:


    piemontese bü "manico dell'aratro"
    sardo sa buri "il manico dell'aratro"


    Tuttavia non mi risulta che la parola sia mai stata vitale nell'Italia centrale. Nello stesso italiano, il lemma tecnico bure ha l'aria di essere stato reintrodotto dai letterati. Chi ritiene fondata la derivazione di burino da bure, dovrebbe fornire prove che bure fosse parola viva nelle varietà dialettali di Roma e del Lazio.

    Non mi pronuncio sull'etimo, ma il tipo BURE (timone dell'aratro non manico) è il tipo dominante nel Lazio e in Umbria ed è presente anche in Toscana,Marche, Abruzzo, Piemonte, Lombardia (basta guardare la carte bure dell'AIS).

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  2. Benvenuto in questo spazio. Ti ringrazio di cuore dell'informazione. In effetti il tipo BURE è decisamente più rappresentato di quanto ricordassi. Di questi tempi è bene non fidarsi mai troppo della propria memoria. Ovviamente accetto la prova da te fornita sulla diffusione di questa parola, ma resta il fatto che la derivazione di "burino" da "bure" è fallace, come tutte le etimologie popolari. Infatti la mia confutazione potrebbe anche concludersi con "Non mi risulta che la formazione abbia alcun parallelo noto nell'intera Romània".  

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