mercoledì 1 febbraio 2017

LONGOBARDO RICOSTRUITO: IL PADRE NOSTRO (CONFESSIONE ARIANA)

Testo in longobardo (ricostruito):

FADER UNSER THU PIST IN IMILE
GUIHI NAMON THINAN
QUEME RISSI THIN
GUERDE GUILIO THIN
SUA IN IMILE, SUASO IN ERDU
PRAUD UNSER TACHELIH CHIP UNS IUTAGU
OBLAZ UNS SCULDI UNSERO SUA GUIR OBLAZEN UNSEREN SCULDIHEN
ANDI NI UNS FERLAID IN CHORUNCA
UZZAR LAUSI UNS FRAM UBILE
THAZ THIN IST CUNINGRISSI ANDI MACT ANDI ULDOR IN EUON. 

Trascrizione fonologica (semplificata):

/'fader 'unser θu: 'pist in 'imile
'gwi:hi 'namo 'θi:nan 
'khwɛme 'ri:ʃʃi 'θi:n
'gwɛrde 'gwiljo θi:n
'swa: in 'imile 'swaso in 'ɛrdu
'praud 'unse:r 'taxeli:ç 'kip uns 'iutagu
ob'la:ts uns 'skuldi 'unsero 'swa: gwir ob'la:tse:n 'unsere:n 'skuldi:xe:n
andi ni uns fer'laid in 'khɔrunka 
'u:tstsar 'lausi uns fram 'ubile
θats 'θi:n ist 'khuningri:ʃʃi andi 'makt andi 'uldor in 'e:wo:n/ 

Traduzione: 

Padre nostro che sei in cielo,
sia santificato il tuo nome,
sia fatta la tua volontà, 
come in cielo così anche sulla terra.
Il nostro pane quotidiano dacci oggi e perdona a noi il nostro debito
come noi lo perdoniamo ai nostri debitori
e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal Maligno,
perché tuo è il regno, la potenza e la gloria nel secoli.

Testo di partenza in antico alto tedesco (alemannico, VIII sec.):

Fater unser, thu bist in himile
uuihi namun dinan
qhueme rihhi diin
uuerde uuillo diin,
so in himile, sosa in erdu
prooth unseer emezzihic kip uns hiutu
oblaz uns sculdi unsero
so uuir oblazem uns skuldikem
enti ni unsih firleit in khorunka
uzzer losi unsih fona ubile

Commenti:

THU PIST IN IMILE: è possibile anche la variante THU PIST IN IMILON, in cui la parola IMIL "cielo" è al dativo plurale. Sia il singolare che il plurale sono ben attestati nella letteratura in a.a.t.

La forma a.a.t. emezzihic (varianti emezzigaz, emizzīgaz) traduce il latino assiduus, nel senso di "costante, continuo, ininterrotto". Si trova in molte versioni del Padre Nostro, tuttavia ho scelto la forma TACHELIH "quotidiano" (cfr. tagalīhhaz nella versione di Taziano). Il longobardo ricostruito corrispondente alla forma a.a.t. è AMAZZIH /'amatstsi:ç/, senza Umlaut. 

La forma a.a.t. khorunka "tentazione" ha la variante costunga e deriva dal verbo kiosan "scegliere". Significava all'inizio qualcosa come "occasione di scelta". Si noti che anche in anglosassone si usava costnung "tentazione", segno che questa scelta lessicale è anteriore alla divisione delle lingue degli Ingaevones da quelle degli Herminones e degli Istaevones: non si tratta di un calco.

Abbiamo FRAM anziché a.a.t. fona. Si noti che fram è forma arcaica ben documentata nelle fasi più precoci dell'antico alto tedesco, poi sostituita da fona.  

Il Padre Nostro della confessione ariana aveva la dossologia finale che manca nella preghiera cattolica. Per ottenere quest'ultima è sufficiente non pronunciare tale dossologia: le restanti parole sono identiche. Questa è la dossologia in gotico di Wulfila:

unte þeina ist þiudangardi jah mahts jah wulthus in aiwins.

Mentre in gotico abbiamo þiudans "re", che è una parola del lessico comune, in antico alto tedesco esiteva il termine raro e dotto thiodan, come in anglosassone þēoden. Di queste forme però non sono attestati derivati. Così anche nel longobardo ricostruito abbiamo THEUDAN "re", vocabolo poetico senza derivati. Per questo motivo anziché ricostruire una forma come il gotico þiudangardi abbiamo scelto la parola CUNINGRISSI

In antico alto tedesco abbiamo in êwôm, zi êwôm "in eterno, nei secoli" , un po' diverso dal gotico in aiwins /in 'ɛ:wins/, formato con un accusativo anziché con un dativo. Si noterà che in longobardo la forma presenta una vocale anziché l'atteso dittongo perché si tratta di un prestito dal gotico, proprio come in EUA /'e:wa/ "legge immutabile" (vocabolo attestato come ewa in vari codici, anche in riferimento ai Longobardi, cfr. Princi Braccini, Lindenbrog) e nei nomi propri EOIN /'e:wi:n/ "Eterno", EONAND /'e:onand/ "Audace della Legge", EOARD /'e:oward/ "Guardiano della Legge" (attestato come Eoardus) e EOLPH /'e:olf/ "Lupo della Legge" (attestato come Eolphus). La forma longobarda genuina per dire "sempre" è invece ricostruita come ai (variante ei), donde ni ai "mai" (variante ni ei).

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