martedì 9 maggio 2017

PROVE ESTERNE E INTERNE DELLA PRONUNCIA RESTITUTA DEL LATINO: L'ETNONIMO AFRICANO MAZICES

Il nome dei Berberi deriva chiaramente dal latino barbari. Il vocabolo è stato preso a prestito nella lingua araba come barbar, che presenta entrambi i significati di "barbaro" e di "berbero". Ovviamente le genti autoctone della Barberia non si danno questo nome nelle varietà della loro lingua ancestrale. Un endoetnico molto comune è formato a partire dalla radice -mazigh- /-ma:ziɣ-/ (la consonante finale è una fricativa velare sonora):

Amazigh "Berbero"
Imazighen "Berberi"
Tamazight "lingua berbera" (lett. "la berbera")
Tamazgha "Terra Berbera" (neologismo)

Il significato originario di Imazighen è "Uomini Liberi" e di certo è molto antico, anche se a quanto pare è stato tramandato per tradizione, non essendo più vivo come parola comune nella lingua parlata. L'etnonimo Amazigh è usato nelle parlate attuali del Marocco e dei Tuareg, mentre è decaduto, evidentemente in tempi recenti, nelle isole berberofone dell'Algeria settentrionale e del Nord del Sahara. In particolare non si ha attestazione di Amazigh tra i Cabili, il cui endoetnico è Iqbayliyen. Cosa abbastanza curiosa, Amazigh è stato introdotto in Cabilia in epoca recente, tramite la canzone nazionalista di Mohand Idir Ait Amrane, Ekkr a mmi-s Umaziɣ, ossia "In piedi, figlio di Amazigh!". Presso i Tuareg la pronuncia di Imazighen è Imuhaɣ (con numerose varianti locali), termine che indica i nobili in contrapposizione al resto della società, che comprende i vassalli, i servi, i liberti, i religiosi e gli artigiani. Si noterà infine che nella lingua dei Berberi di Gourara, nell'Algeria meridionale, Dio è chiamano Amaziɣ, ossia "Il Libero"

Bibliografia:

1) Paul Provotelle (1911), Etude sur la tamazir't ou zénatia de Qalaât Es-Sened, Parigi (E. Leroux) 

2) Francesco Beguinot (1941), Il Berbero Nefûsi di Fassâṭo, Roma (Istituto per l'Oriente)  

3) Tommaso Sarnelli (1957), "Sull'origine del nome Imazighen", in Mémorial André Basset, Parigi (A. Maisonneuve)  

4) Esteban Ibañez (1959), Diccionario español-senhayi (dialecto bereber de Senhaya de Serair), Madrid (Cons. Sup. Inv. Científicas)  

5) Salem Chaker (1995), "Amaziɣ, '(le/un) Berbère', in S.Ch., Linguistique berbère. Etudes de syntaxe et de diachronie, Parigi-Lovanio (Peeters) 

Per maggiori informazioni rimando al sito dell'Encyclopédie Berbère, che tra l'altro a pagina 2465 riporta una mappa molto interessante con le aree di diffusione dell'endoetnico in questione.


Gli Imazighen nell'Antichità 

L'etnonimo Amazigh è ben attestato nell'antichità in documenti in lingua latina e in lingua greca. Le forme a noi trasmesse sono molteplici. Abbiamo forme plurali come Maxyes in Erodoto, Mazyes in Ecateo, Mazikes in Tolomeo. Gli autori di lingua latina ci testimoniano oltre alle varianti plurali Mazices, Mazaces, Mazazaces, anche forme singolari spesso usate come collettivi e non sempre assimilate alla morfologia della lingua di Roma: Mazax, Mazix, Mazic, Mazica, Mazicat, etc. Questo è quanto riportato nel dizionario online sul sito perseus.tufts.edu


MAZICES
Eth. MAZICES (Μάζικες, Ptol. 4.2.19; Eth. Mazax, Lucan 4.681; Claudian, Stil. 1.356), a people of Mauretania Caesariensis, who joined in the revolt of Firmus, but submitted to Theodosius, A.D. 373. (Amm. Marc. 29.5.17; Le Beau, Bas Empire, vol. iii. p. 471; comp. Gibbon, c. xxv.)
 

Si possono aggiungere le seguenti citazioni scelte:

"Gentes Mazices multas"
(Etico Istro, Cosmographia, vedi Riese, Geographi Latini minores, pag. 88)


"Ubi aiunt in minima parte ipsius deserti habitare barbarorum paucam gentem, quae sic uocatur Mazicum et Aethiopum." 
(Expositio totius mundi, vedi Riese, Geographi Latini minores, pag. 123)


"Cumque errantes eos per deserta, et deficientes iam fame, conspexissent a longe Mazices, quae gens cunctis nationibus immanior atque crudelior est: non eos ad effusionem sanguinis desiderium praedae sed sola ferocitas mentis instigat."
(Giovanni Cassiano, in Patrologiae cursus completus, De vitis patrum, Liber IV, Caput XLIV)

"Pridie nonas martias in Numidia apud Mazacos concilium Numidiarum episcoporum fuit."
(Agostino, Epistulae ad Romanos, Epistola 22).

L'antica consonante /k/ si è evoluta in una fricativa velare sonora /ɣ/ nelle lingue berbere moderne, in modo del tutto regolare. Così la parola latina causa ha assunto l'articolo femminile ta- e si è evoluta in taghawsa /ta'ɣausa/ "cosa". L'assenza del prefisso a- nelle forme antiche come Mazices non stupisce affatto, dato che si tratta di un semplice articolo maschile. Si prova così che l'antico Mazices con le sue varianti è perfettamente compatibile col moderno Amazigh, Imazighen, etc.

Coloro che affermano la pronuncia ecclesiastica del latino ab aeterno, non possono in alcun modo spiegare le forme usate dagli autori antichi per designare i Mazices della Numidia. Se infatti in latino la lettera c davanti a vocale anteriore e avesse per necessità reso un suono palatale (postalveolare) /tʃ/, non sarebbe mai stata usata per trascrivere un suono /k/ senza dubbio occlusivo. Vediamo così che i casi retti del plurale Mazices sono scritti con la stessa lettera usata per il genitivo Mazicum, l'uso di c è indipendente dal contesto (vi è persino la forma singolare Mazic). Se il suono /tʃ/ fosse stato usato in Cicero e in Caesar, come sostengono i nostri avversari, gli autori avrebbero usato unicamente trascrizioni come Mazikes, *Maziches o *Maziqes (non ho trovato attestazioni delle ultime due).

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