giovedì 27 luglio 2017


IMMORTAL (AD VITAM) 

Titolo originale: Immortel ad vitam
Paese di produzione: Francia
Anno: 2004
Durata: 98 min (secondo altri 102 min)
Genere: Fantascienza
Lingua: Francese, inglese, antico egiziano
     (pronuncia egittologica)
Regia: Enki Bilal
Soggetto: Enki Bilal
Sceneggiatura: Enki Bilal
Produttore: Charles Gassot, Dominique Brunner,
     Sylvie Chevreau
Fotografia: Pascal Gennesseaux
Effetti speciali: Matthieu Grospiron
Musiche: Sigur Rós, Goran Vejvoda
Costumi: Mimi Lempicka
Trucco: Nicolas Degennes, Cécile Gentilin
Interpreti e personaggi:   
    Linda Hardy: Jill Bioskop
    Thomas Kretschmann: Alcide Nikopol
    Charlotte Rampling: Elma Turner
    Frédéric Pierrot: John
    Thomas M. Pollard: Horus
    Yann Collette: Froebe
    Corinne Jaber: Lily Liang
    Joe Sheridan: Kyle Allgood
    Derrick Brenner: Jonas
Doppiatori italiani:
   Gabriella Borri: Elma Turner
   Francesca Fiorentini: Jill Biskiop
   Fabio Boccanera: Nikopol
   Roberto Pedicini: Horus
   Emiliano Coltorti: John
Doppiaggio italiano: SEFIT-CDC
Dialoghi italiani: Ruggero Busetti
Direzione del doppiaggio: Marco Guadagno
Assistente al doppiaggio: Laura Masini
Fonico di doppiaggio: Marco Meloni
Fonico di mix: Alessandro Checcacci
Budget: 22,1 milioni di $
Incassi al botteghino: 6,3 milioni di $


Trama:
Siamo a New York nell'Anno del Signore 2095. Nella megalopoli invivibile si è realizzato uno spaventoso melting pot in cui coesistono persone delle più disparate provenienze. Oltre agli umani, già di per sé di provenienze molteplici, ci sono elementi mutanti e extraterrestri. Su tutti impera la potentissima multinazionale farmaceutica Eugenetics Corporation. Un quadro raggelante, ma a complicare le cose si registra un evento inaudito: una piramide egizia fatta e finita compare in cielo proprio sopra Manhattan e lì rimane fluttuando allegramente nell'aria. Ad abitarla sono nientemeno che gli Dei dell'Antico Egitto. Ci sono tutti: Iside, Osiride, Anubi, Bast, Thoth e naturalmente Horus, che è protagonista della vicenda. La divinità dalla testa di falco prende possesso del corpo di uno sciagurato umano di sesso maschile e gli ordina di fecondare una ben precisa femmina con fungosità azzurre al posto dei capelli, se necessario senza curarsi troppo del fatto che questa sia o meno consenziente (si sa, queste per gli Dei sono "fisime" incomprensibili e di oscura origine). La posta in gioco è molto alta: se Horus non riuscisse nel suo intento copulatorio, perderebbe nientemeno che l'immortalità. Ne scaturisce un gran putiferio, al punto che il prescelto fecondatore a un certo punto si trova contro un grosso alieno dalla pelle scarlatta e dalla testa come quella di un gran pesce martello. Il film trae la sua ispirazione dai fumetti di Enki Bilal e più precisamente dai graphic novels "La fiera degli immortali" (La Foire aux immortels) e "La donna trappola" (La Femme piège).

Recensione:
Un film davvero strano e unico. La prima volta che lo vidi, al cinema, mi parve subito grandioso, straordinario. Quando lo vidi la seconda volta, al Cineforum Fantafilm dell'amico Andrea "Jarok" Vaccaro (23/02/2008), non mi sembrava più tanto eccezionale, al punto che all'inizio del secondo tempo fui invaso da una stanchezza mortale. Mentre guardavo le immagini la spossatezza crebbe, tanto che appoggiai la testa a un pilastro di cemento nel locale dove avveniva la proiezione e mi addormentai profondamente. Ricordo ancora che quando la luce si riaccese, Francesco L., ridendo, mi disse che di certo non avevo visto il finale: avevo russato in modo fragoroso! Sono portato a ritenere quell'episodio come dovuto alle mie condizioni di salute. Dovrei rivedere la pellicola di Enki Bilal in condizioni migliori per trovarlo di nuovo godibile come quando lo vidi la prima volta. Poi si può dire di tutto e di più su Immortal Ad Vitam, ad esempio che è incentrato sul terrore della dittatura dell'eugenetica - e quindi sul Nazismo, messo in tutte le salse, come se fosse una cosa non soltanto attuale ma futuribile. Si può dire che il tema principale è la paura di invecchiare e di morire, oppure che siamo di fronte a un film politico sulla dissidenza e sulla sua repressione in uno regime autocratico. Potrebbe anche trattarsi di banalità che non aiutano per nulla a capire il complesso scenario.


La pronuncia egittologica francese  

I dialoghi in egiziano antico tra Anubi, la dea felina Bast e Horus utilizzano la pronuncia egittologica in auge nelle università francesi. Trattasi di una pronuncia molto lontana dai reali suoni della lingua dei Faraoni, in particolare è del tutto diverso il sistema vocalico. Così abbiamo /'eru/ "Horus", che nella pronuncia del Medio Regno suonava /'ḥa:rə/. Si riconosce il numerale /se'fɛk/ "sette", che nella pronuncia del Medo Regno suonava /'safχə/. Un'altra parola che ho individuato è /e'ru/ "giorni", che nella pronuncia del Medio Regno suonava /ha'ruwwə/. Così la stringa /se'fɛk e'ru/ "sette giorni" è lontana dal genuino /safχə'hruwwə/ del Medio Regno. Il fatto che nella parola per "giorni", trascritta hrw.w o hrw dagli egittologi, ci sia una somiglianza nella vocale tonica è puramente casuale: non è il segno della quaglia (la lettera w) a marcare questo valore fonetico, tipico di tante forme plurali fratte. La forma copta, derivata in modo regolare dalla forma del Medio Regno, è ehrai.

Uno pseudonimo solo in parte sumerico

Enki è il nome sumerico della divinità della Creazione e dei mestieri. Il primo membro del composto è sicuramente en "signore, nobile", mentre il secondo è in genere identificato con ki "terra". Dato che Enki ha forme declinate che presuppongono una forma precedente *Enkig (es. ergativo Enkig-ake), è possibile che il secondo membro abbia un diverso significato. Dal confronto con alcune locuzioni in cui ki(g) sembra significare "benevolenza, amore", pare che la traduzione migliore sia "Signore della Benevolenza". Si noti che in sumerico vige la stessa costruzione delle lingue semitiche, che pure non hanno parentela alcuna: il nome del possessore sta prima del nome della cosa posseduta. Mentre nelle lingue semitiche l'accento sta sulla seconda parte del composto, in sumerico sta sulla prima /'enki/. In accadico il teonimo Enki fu reso con Ea, che significa Vita. Non si tratta di una traduzione. La radice di Ea, tipicamente semitica, è la stessa dell'ebraico ḥayyīm "vita", vocabolo tuttora usato come antroponimo e trascritto in vari modi come Haim, Chaim, Chayim, etc. Dalla stessa radice proviene anche il nome di Eva. Se Enki è tipicamente sumerico, lo stesso non si può dire di Bilal, che è un nome semitico, questa volta arabo. Bilal, o meglio Abū ʿAbd Allāh Bilāl ibn Rabāḥ al-Ḥabashī, è il nome di uno schiavo abissimo di fede islamica che fu a lungo tormentato dal suo padrone pagano. In seguito fu affrancato e divenne il primo Muezzin, seguendo Maometto al pellegrinaggio alla Mecca nell'anno 629. L'antroponimo Bilal significa "Colui che Umidifica".

Reazioni nel Web

Numerosi sono i commenti apposti dai navigatori sulla pagina del film nel sito Filmscoop.it. Devo dire che alcuni sono tutto fuorché eulogistici. Di certo trovo tali critiche ingenerose. Riporto alcuni interventi particolarmente arrabbiati: 

topsecret 
Un altro fanta-action ispirato ad un fumetto.
Storia che non mi ha coinvolto e personaggi a metà tra live action e computer graphic che non convincono sia sotto il profilo della caratterizzazione che da quello visivo.
Forse è più per i fans del genere, gli altri lo dimenticheranno in fretta.

86marco86 
Film insulso con una grafica da videogioco e una storia inutile e ridicola. Anzi, direi anche senza storia, un film giusto buttato li...

paride_86
Non credo di aver mai visto niente di così brutto, tanto pesante, noioso, malfatto e scriteriato da far rimpiangere i film di Boldi & De Sica.
La storia comincia con una deportazione di mutanti in una New York sovrastata da una piramide in cui alcuni dei egizi giocano a monopoly...e questo dovrebbe bastare a capire di quanta pochezza sia costituito questo film.
Sconsigliatissimo, anche per quanto riguarda la grafica e gli effetti speciali.

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