lunedì 28 maggio 2018

CLASSIFICAZIONE DELLE LINGUE COSTRUITE

La definizione di lingua costruita (ingl. conlang) o lingua artificiale potrebbe sembrare ovvia e priva di qualsiasi ambiguità. Questo riporta Wikipedia (2018): 

"Una lingua artificiale è una lingua creata dall'ingegno attribuibile ad una sola persona o ad un gruppo di lavoro, che ne sviluppa deliberatamente la fonologia, la grammatica e il vocabolario (nel caso delle lingue ausiliarie capita però che il vocabolario venga fatto derivare da quello delle più diffuse lingue naturali). La principale differenza rispetto alle lingue naturali risiede dunque nel fatto che originariamente quelle artificiali non si sono sviluppate ed affermate spontaneamente nelle culture umane." 

Ebbene, quanto affermato da Wikipedia non è del tutto vero, anche se riflette le opinioni correnti dei linguisti. Non è una spiegazione completa. Inoltre può essere considerata fuorviante, come avrò modo di dimostrare.  

La classificazione riportata si fonda più che altro sulle finalità di coloro che elaborano queste lingue o sull'origine del loro lessico e della loro grammatica. Questo è un riassunto:

Classificazione secondo gli scopi

1) Lingue ausiliarie
2) Lingue artistiche
3) Lingue logiche 

Le lingue ausiliarie hanno lo scopo di aiutare la comunicazione tra le nazioni (es. Esperanto, Völapuk, etc.).
Le lingue artistiche sono create nel contesto di opere letterarie o cinematografiche, per piacere personale e via discorrendo (es. Quenya, Sindarin, Eldarin, etc.).
Le lingue logiche (ingl. loglangs) comprendono le lingue filosofiche, le lingue matematiche e le lingue musicali. Si fondano in sostanza su esperimenti concettuali volti a trovare una forma di comunicazione perfetta, senza ambiguità, per quanto molto distante dalle lingue naturali. 

Classificazione secondo l'origine del lessico e della grammatica 

1) Lingue a priori
2) Lingue a posteriori
  2a) Lingue naturalistiche
  2b) Lingue non naturalistiche

Le lingue a priori hanno un lessico e una grammatica che il loro autore ha creato dal nulla in toto o in gran parte (per quanto ciò sia effettivamente possibile). 
Le lingue a posteriori hanno un lessico e una grammatica che il loro autore ha preso da una o più lingue naturali (in genere apportandovi modifiche e assimilandole).
Le lingue a posteriori a loro volta si suddividono in lingue naturalistiche, che imitano la struttura delle lingue naturali, e in lingue non naturalistiche (o schematiche), che sono dotate dai loro creatori di una struttura semplificata col fine di facilitarne di facilitarne l'apprendimento.

Tutto ciò non esaurisce affatto l'esistente.

Dobbiamo includere nelle categorie di lingue artificiali suddivise per scopo anche le seguenti:

4) Lingue ricostruite per fini scientifici (es. protolingue, etc.)
5) Lingue morte ricostruite o rivitalizzate per fini culturali, politici o religiosi (es. cornico moderno, ebraico di Israele)

Wikipedia (2018) riporta la seguente definizione di protolingua: 

"La protolingua o lingua ricostruita è la ricostruzione probabile della lingua originaria di un gruppo di lingue, un ramo o una famiglia linguistica, sulla base di corrispondenze e radici comuni a tale famiglia linguistica che non costituiscano innovazioni o prestiti."

Essendo le protolingue non attestate, si capisce che si tratta di lingue artificiali, seppur chiaramente a posteriori. Anche se si riuscisse a ricostruire una protolingua esattamente coincidente in massima parte con una lingua un tempo effettivamente parlata, non potremmo saperlo con esattezza. Sarebbe una lingua artificiale in ogni caso. Qualcuno potrebbe controbattere dicendo che il latino è la protolingua delle lingue romanze: questo sarebbe un esempio di protolingua attestata. In realtà si tratta di un'affermazione non corretta. Le lingue romanze derivano dal latino volgare (sermo vulgaris), non dal latino classico (sermo nobilis). La protolingua che potremmo ricostruire a partire dai soli dati delle lingue romanze, senza considerare le attestazioni del latino, sarebbe molto diversa da quella di Cicerone! 

In genere le protolingue consistono in elenchi di radici o di vocaboli, che gli accademici asteriscano in modo sistematico per distinguerli dalle forme realmente attestate - come se gli studenti e i lettori fossero così coglioni da aver bisogno di qualcuno che ogni volta dica loro: "Guardate che l'indoeuropeo è una lingua ricostruita". In qualche raro caso tuttavia si hanno esempi di testi in una protolingua. Ad esempio sono ben note diverse versioni della Favola della pecora e dei cavalli. Questo è il testo in italiano:

Una pecora tosata vide dei cavalli, uno dei quali tirava un pesante carro, un altro portava un grande carico e un altro trasportava un uomo. La pecora disse ai cavalli: "Mi piange il cuore vedendo come l'uomo tratta i cavalli". I cavalli le dissero: "Ascolta, pecora: per noi è penoso vedere che l'uomo, nostro signore, si fa un vestito con la lana delle pecore, mentre le pecore restano senza lana". Dopo aver sentito ciò, la pecora se ne fuggì nei campi.

Questa è la versione sanscritoide di August Schleicher (1868):

Avis, jasmin varnā na ā ast, dadarka akvams, tam, vāgham garum vaghantam, tam, bhāram magham, tam, manum āku bharantam. Avis akvabhjams ā vavakat: kard aghnutai mai vidanti manum akvams agantam. Akvāsas ā vavakant: krudhi avai, kard aghnutai vividvant-svas: manus patis varnām avisāms karnauti svabhjam gharmam vastram avibhjams ka varnā na asti. Tat kukruvants avis agram ā bhugat.

Questa è la versione di Hermann Hirt (1939):

Owis, jesmin wьlənā ne ēst, dedork'e ek'wons, tom, woghom gʷьrum weghontm̥, tom, bhorom megam, tom, gh'ьmonm̥ ōk'u bherontm̥. Owis ek'womos ewьwekʷet: k'ērd aghnutai moi widontei gh'ьmonm̥ ek'wons ag'ontm̥. Ek'wōses ewьwekʷont: kl'udhi, owei!, k'ērd aghnutai vidontmos: gh'ьmo, potis, wьlənām owjôm kʷr̥neuti sebhoi ghʷermom westrom; owimos-kʷe wьlənā ne esti. Tod k'ek'ruwos owis ag'rom ebhuget.

Questa è la versione di Winfred Philip Lehmann e di Ladislav Zgusta (1979):

Gʷərēi owis, kʷesjo wl̥hnā ne ēst, eḱwōns espeḱet, oinom ghe gʷr̥um woǵhom weǵhontm̥, oinomkʷe meǵam bhorom, oinomkʷe ǵhm̥enm̥ ōḱu bherontm̥. Owis nu eḱwobh(j)os (eḱwomos) ewewkʷet: "Ḱēr aghnutoi moi eḱwōns aǵontm̥ nerm̥ widn̥tei". Eḱwōs tu ewewkʷont: "Ḱludhi, owei, ḱēr ghe aghnutoi n̥smei widn̥tbh(j)os (widn̥tmos): nēr, potis, owiōm r̥ wl̥hnām sebhi gʷhermom westrom kʷrn̥euti. Neǵhi owiōm wl̥hnā esti". Tod ḱeḱluwōs owis aǵrom ebhuget.

Questa è la versione laringalista di Douglas Quentin Adams (1997):

[Gʷr̥hxḗi] h2óu̯is, kʷési̯o u̯lh2néh4 ne (h1é) est, h1ék̂u̯ons spék̂et, h1oinom ghe gʷr̥hxúm u̯óĝhom u̯éĝhontm̥ h1oinom-kʷe ĝ méĝham bhórom, h1oinom-kʷe ĝhménm̥ hxṓk̂u bhérontm̥. h2óu̯is tu h1ek̂u̯oibh(i̯)os u̯eukʷét: 'k̂ḗr haeghnutór moi h1ék̂u̯ons haéĝontm̥ hanérm̥ u̯idn̥téi. h1ék̂u̯ōs tu u̯eukʷónt: 'k̂ludhí, h2óu̯ei, k̂ḗr ghe haeghnutór n̥sméi u̯idn̥tbh(i̯)ós. hanḗr, pótis, h2éu̯i̯om r̥ u̯l̥h2néham sebhi kʷr̥néuti nu gʷhérmom u̯éstrom néĝhi h2éu̯i̯om u̯l̥h2néha h1ésti.' Tód k̂ek̂luu̯ṓs h2óu̯is haéĝrom bhugét.

Questa è la versione di Frederik Kortlandt (2007):

ʕʷeuis iosmi ʕuelʔn neʔst ʔekuns ʔe 'dērkt, tom 'gʷrʕeum uogom ugentm, tom m'geʕm borom, tom dgmenm ʔoʔku brentm. ʔe uēukʷt ʕʷeuis ʔkumus: kʷntske ʔmoi kērt ʕnerm ui'denti ʔekuns ʕ'gentm. ʔe ueukʷnt ʔkeus: kludi ʕʷuei, kʷntske nsmi kērt ui'dntsu: ʕnēr potis ʕʷuiom ʕulʔenm subi gʷormom uestrom kʷrneuti, ʕʷuimus kʷe ʕuelʔn neʔsti. To'd kekluus ʕʷeuis ʕe'grom ʔe bēu'gd.

Si noterà che gli asterischi in casi simili spariscono magicamente! :)

Vediamo che la prima protolingua indoeuropea ricostruita è una rozza forma di protosanscrito non privo di anacronismi, mentre le ultime versioni sono quasi impronunciabili. Tale è la distanza che si ravvisa tra i testi dei diversi autori, che siamo costretti a dire qualcosa di molto scomodo: si tratta di lingue artificiali tra loro distinte e molto distanti! 

Una lingua morta, di cui esistono attestazioni più o meno estese, può essere ricostruita nelle sue parti mancanti con un lavoro scientifico ineccepibile e accurato, tanto da restaurarla in una forma assai simile a quella effettivamente in uso. Si otterrà una lingua ricostruita (ingl. reconlang) che non è una protolingua. Tale prodotto deve essere in ogni caso considerato una lingua artificiale, perché non è più trasmesso nemmeno da una singola madre ai suoi figli. Così se si ricostruisce la lingua gotica usata da Wulfila colmandone le lacune, si avrà una lingua nuova in ogni caso, anche se il lavoro fosse assolutamente perfetto. Anche se il Vescovo della Chiesa Ariana potesse capire ogni sillaba. Se poi una lingua di questo tipo si intende farla rivivere per motivi politici, religiosi o culturali, sarà una lingua rivitalizzata (ingl. revlang). Se un progetto di rivitalizzazione o resurrezione linguistica non è sostenuto da ingenti capitali e dal potere della politica, sarà quasi di certo votato al fallimento, in quanto poche forze sono irresistibili come l'accidia del genere umano.   

Si capisce facilmente che le lingue ufficiali delle nazioni sono in massima parte lingue costruite. La lingua italiana è una lingua costruita. Cosa sono i famosi panni sciacquati in Arno dal Manzoni, se non un'opera di glottopoiesi? La lingua ebraica dello Stato d'Israele non è affatto la lingua della Torah e nemmeno quella portata avanti nei secoli dai rabbini: è a tutti gli effetti una lingua costruita, una conlang neoebraica. Non a caso, gli zeloti ne rifiutano l'uso.

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