domenica 4 novembre 2018

UN VARCO NEL MURO 

E i figli di Melkubelek dissero al Catafratto: “Rimuovi codesto Muro, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”.
Egli non diede segno di aver inteso la loro richiesta.
“Rimuovilo, orsù”, insistettero i figli di Melkubelek, cui si era aggiunto nel frattempo il nano Barbagliuk.
“Ci accontenteremmo di uno spioncino”, disse questi.
“E va bene”, borbottò il Catafratto.
Fu così che nel Muro apparve una piccola apertura, una finestrella.
Barbagliuk vi si affacciava più volte al giorno, ed ogni volta non scorgeva altro che nebbia, un‘impenetrabile cappa di nebbia.
I figli di Melkubelek si riunirono in assemblea.
“Non è giusto, dalla finestra non si vede un cazzo!”, protestarono.
Barbagliuk chiese la parola.
“Ho l’impressione che non ci sia rimedio. Con quel nebbione...”
 “Se il Catafratto abbattesse il Muro, la circolazione dell’aria spazzerebbe via la nebbia!”, gridò un tale fra il pubblico.
In fondo alla sala riunioni si udì un tramestio: era Fistulìk, il Senzaciaspole, che arrancava verso il palco.
“Posso parlare?”
“Parla, parla”, gli risposero in coro.
“Mi avevano raccontato che dall’altra parte c’era un panorama stupendo, ma non mi pare proprio.”
“C’è, c’è!”
“E chi ve lo dice? Io ho visto solo nebbia, e fra la nebbia mi è parso di scorgere un paesaggio orribilmente desolato e brullo.”
“Non è vero, non è vero!”
Ed ecco si udì una voce tonante e dal timbro inconfondibile risuonare nel salone:
 “Adesso mi avete proprio rotto i coglioni!”
I figli di Melkubelek tacquero, atterriti.  Il Catafratto adirato proseguì dicendo:
“Cosa credete che ci sia oltre il Muro? Non c’è niente, capite? niente! Vi ho aperto una finestra affinché poteste sincerarvene di persona e non siete ancora convinti, razza di babbei?”
L’assemblea si sciolse, i convenuti si allontanarono in silenzio, a capo chino, dalla sala delle adunanze.
Solo Barbagliuk rimase seduto al suo posto, a meditare sull’accaduto.
Fistulìk, reggendosi in piedi a fatica, lo esortò ad uscire.
“Debbo chiudere”.
“Vado”.
Era buio, fuori, talmente buio che Barbagliuk prese la direzione sbagliata. Dopo mezz’ora di marcia si ritrovò nei pressi del Muro.
Dalla vicina foresta giungevano i richiami degli uccelli notturni e un intenso aroma di muschio. Il nano, colto da una fitta improvvisa all’addome, si accovacciò e depose un discreto quantitativo di feci.  Mentre si nettava con una foglia di pioppo, avvertì un calpestio a pochi metri di distanza. Si fece ancora più piccolo e si rifugiò in mezzo a un cespuglio.
Risuonò una violenta imprecazione.
“Se prendo chi ha cacato sul sentiero, gli rompo la testa!”.
Barbagliuk rimase nascosto per oltre un quarto d’ora, sino a quando fu certo che lo sconosciuto pestamerde si fosse allontanato.
Tornò sui suoi passi, e dalla sala delle adunanze si diresse a casa.
Quella notte non riuscì a chiudere occhio.
L’indomani, all’alba, Fistulìk bussò alla sua porticina.
“Siamo convocati dal Catafratto”.
Barbagliuk avvertì un brivido corrergli lungo la schiena e per poco non si pisciò addosso.
Si avviarono verso l’augusta dimora del nobiluomo.
Fistulìk camminava con difficoltà, e il nano, data la differenza d’altezza, non poteva essergli d’aiuto.
Il Catafratto li ricevette sotto a un gazebo, nell’ampio giardino della sua villa.
“Sedetevi”.
Fistulìk si accomodò su una sedia, Barbagliuk su uno sgabello.
“Spira forse aria di sedizione tra i figli di Melkubelek?”.
“Lo escludo nel modo più categorico”, si affrettò a rispondere Fistulìk.
“Meglio, perché in caso contrario mi vedrei costretto a prendere provvedimenti severi. Molto severi.”
“Se posso…”
“La ascolto”.
Barbagliuk si schiarì la voce: “C’era grande attesa per l’apertura della finestra. Non le nascondo che anch’io credevo di vedere chissà che.”
“Ma non c’è nulla da vedere!”
“L’ho potuto appurare coi miei occhi, ma c’è gente che non si arrende neppure di fronte all’evidenza.”
“Che dovrei fare, secondo lei: demolire il Muro per convincere quegli stolti?”
“Li lasci uscire.”
Il Catafratto sobbalzò sulla poltrona.
“Lasciarli uscire?”
“Perché no? Così avranno modo di constatare che fuori non c’è altro che una landa deserta e inospitale.”
Il Catafratto rifletté per alcuni istanti.
“E sia: vadano pure. Farò aprire un varco nel Muro, sufficiente a farli passare uno alla volta.”
Durante il tragitto di rientro, Fistulìk esternò le proprie perplessità al nano.
“Non mi pare una buona idea.”
“Eppure non c’è altra soluzione. Costringerli qui non farebbe altro che esasperarli.”
“Sarà, ma non mi convince.”
Pochi giorni dopo, ultimata l’apertura della breccia, i figli di Melkubelek se ne andarono tutti quanti, uno in fila all’altro.
Ridevano sguaiatamente e cantavano come altrettanti ubriachi.
Nessuno di loro fece più ritorno.

Pietro Ferrari, gennaio 2016

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