domenica 23 dicembre 2018

NOTE SUL LAVORO DI GENTA-GENTA BONELLI

Giancarlo Genta (Politecnico di Torino) e Franca Genta Bonelli sono gli autori del saggio Il silenzio dell'universo: La ricerca delle intelligenze extraterrestri  (I ed. maggio 2016), pubblicato da Edizioni Lindau nella collana I Delfini. Il codice ISBN è 978-88-6708-557-6.

Questa è la sinossi, riportata su svariati siti nel Web:  

L'idea che l'uomo non sia l'unica forma di vita nell'universo è molto antica, ma è solo dagli anni '60 del '900 che l'argomento, da oggetto di speculazione filosofica e teologica, è divenuto centro di serie indagini scientifiche da parte della bioastronomia e dell'astrobiologia.
Nonostante la scienza proceda con cautela e i risultati delle ricerche siano stati fino a oggi piuttosto deludenti, l'opinione pubblica pare non avere dubbi: varie stirpi di extraterrestri visiterebbero il nostro pianeta intrattenendo contatti con gli umani; tracce del loro passaggio sarebbero chiaramente rintracciabili in fonti storico-archeologiche; e per di più, ciò sarebbe ben noto ai governanti del mondo che terrebbero nascosta la verità per sete di potere.
Ma è veramente possibile oggi dare risposta alla domanda: «Siamo soli nell'universo?».
Attraverso un'approfondita analisi scientifica e storica, demistificando le più diffuse idee sull'argomento, e senza rinunciare a un tocco di ironia, gli autori fanno chiarezza su un tema attualissimo e quanto mai controverso, che in realtà tocca il profondo desiderio dell'uomo di varcare i confini del conosciuto.
 


È possibile leggere in parte il volume su Google Books, seguendo questo link: 


Anche se alcune pagine non sono disponibili per motivi di copyright, vale comunque la pena di leggere quanto disponibile e quindi di acquistare il volume. Questo è l'indice dell'opera, tratto dal sito degli autori: 


Indice 

Introduzione: e se non ci fosse nessuno?
Capitolo 1: Alieni, dei, eroi e filosofi
Capitolo 2: Alieni e scienziati
Capitolo 3: Extraterrestri e religioni
Capitolo 4: L’Universo
Capitolo 5: La vita
Capitolo 6 La vita nell’Universo
Capitolo 7 L’intelligenza
Capitolo 8: La ricerca delle intelligenze extraterrestri
Capitolo 9: Come saranno?
Capitolo 10: La possibilità di un contatto
Epilogo 

Lo stesso Giancarlo Genta è anche autore di un altro trattato, pubblicato qualche anno prima, nel 2009. Si tratta di Incontri lontani: alla ricerca delle intelligenze extraterrestri, sempre pubblicato da Edizioni Lindau, nella collana I Draghi. Il codice ISBN è 978-88-7180-834-5. 

Descrizione, presente in vari siti nel Web: 

Una delle prime menzioni degli "extraterrestri" (intesi nel senso moderno del termine) risale a Keplero. Prima i pianeti non erano considerati mondi abitabili. Oggi sappiamo che i pianeti del sistema solare, a eccezione della Terra, non ospitano alcuna forma di vita, neppure a livello microscopico. D'altra parte, perché la Terra dovrebbe essere un unicum? Questa contraddizione è uno dei problemi scientifici più grandi del XXI secolo. "Incontri lontani" è un'analisi di questa "aporia" e delle sue implicazioni.

Per maggiori dettagli si rimanda al sito dell'autore: 


Il silenzio degli spazi siderali non è cosa che possa essere nascosta alle genti. L'enormità delle sue conseguenze è spaventosa, al punto che si possono considerare vani i tentativi di spiegarlo in qualche modo razionale, se non con l'assoluta sterilità dei pianeti extrasolari. Eppure Giancarlo Genta si dimostra profondamente ottimista non soltanto sulla possibilità dell'esstenza di civiltà extraterrestri, ma anche sulla benignità sostanziale della loro natura. A tal punto giunge il suo umanesimo cosmico da fargli ritenere che avverrà un giorno un incontro non già tra umani e alieni, bensì tra umani della Terra e umani di altri sistemi stellari. Del resto non dobbiamo dimenticare un particolare non irrilevante: il professor Genta riveste il prestigioso incarico di direttore del Centro Italiano Studi SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence). Naturale quindi che in lui alberghi una robusta dose di biocentrismo panglossiano e che gli sia del tutto estraneo il senso di totale inanità dell'esistenza. Altrettanto vero è che il progetto SETI,  che è l'equivalente del sacerdozio per quanto riguarda la ricerca di forme di vita intelligente nel cosmo, non ha finora ottenuto grandi successi - più o meno come i sistemi proposti da Napoleone Bonaparte per far ricrescere le chiome ai calvi. E se non ci fosse nessuno? Questa è la fatidica domanda con cui si apre Il silenzio dell'universo. Non consideriamola mai una semplice domanda retorica, perché potremmo essere presto chiamati a dar conto di una realtà tanto scomoda e terrificante, impegnando le nostre migliori risorse filosofiche. Rimando a questo punto a un mio precedente articolo, pubblicato su questo stesso portale: 


L'ingegno umano è sempre pronto a macchinare per evitare l'horror vacui. Così vediamo soluzioni ridicole al Paradosso di Fermi come quella proposta da Edward Snowden, che annuncia trionfalmente: "I messaggi alieni sono criptati". Tutte le civiltà extraterrestri, a sentire questo individuo, avrebbero come necessità fondamentale la privacy, che li porterebbe a proteggere le loro comunicazioni emettendo segnali criptati. Proteggerle da chi, di grazia? A meno che tutte le galassie non fossero un pullulare di civiltà fanatiche dei messaggi criptati, che cercano senza sosta di fregarsi l'un l'altra, tutto ciò non si potrebbe comprendere. Non sembra qualcosa di molto verosimile, non più di quanto lo sia Mickey Mouse. Sulla forza evolutiva cosmica che spingerebbe migliaia di civiltà diverse ad adottare la stessa identica strategia, quando già solo sulla Terra fatichiamo a capirci tra noi, Snowden tace. La pretesa che tutti nelle immensità condividano un'unica mentalità, compatta e assoluta, fa ridere anche i polli... e i Puffi!

Una situazione ipotetica

Immaginiamo che la vita si sia evoluta in modo autogeno nella nostra galassia soltanto 15 volte e che la situazione sia questa:

i) 6 civiltà estinte per cause naturali indipendenti dalla loro azione (eruzioni vulcaniche, eruzioni solari, supernovae, etc.)
ii) 5 civiltà estinte per aver esaurito le risorse, contaminato l'ambiente o come esito di una guerra
iii) 3 civiltà ancora esistenti oltre alla nostra, di cui:
  a) una civiltà a un livello corrispondente a quello descritto nell'Iliade, a 1.100 anni luce da noi
   b) due civiltà a un livello corrispondente al nostro medioevo, a 16.000 e 34.000 anni luce da noi rispettivamente
   c) la nostra civiltà.

In condizioni simili, il silenzio sarebbe più che comprensibile. Eppure tutto quanto sappiamo ci porta a pensare che il quadro da me delineato sia già di uno spaventoso quanto ingenuo ottimismo. Quando ero una matricola irrequieta, la planetologia era forse la scienza dal panorama più desolato: poteva avvalersi soltanto di pochi casi di studio, ossia i pianeti del nostro sistema. Adesso le cose sono cambiate. Più si arricchiscono le nostre conoscenze sulla planetologia extrasolare - e accade a un ritmo vertiginoso - più matura la convinzione che la vita si sia evoluta in modo autogeno soltanto una volta nell'intera Via Lattea. Forse non sono sorti altrove nemmeno residui di aborti di biologia virale o batterica. 

Convergenza nella natura degli esseri senzienti 

Quante volte ho desiderato la venuta di un grande Genocida Cosmico, in grado di annientare la vita sulla Terra! Ogni volta che qualcosa mi indispettiva, questa era la mia reazione: "Possa giungere uno sterminatore, tale da fare impallidire Hulagu Khan, tale da ridurre all'ombra di un'ombra il fantasma di Adolf Hitler!" La mia preghiera non è mai stata esaudita. Il sospetto è che mai lo sarà. I biofili possono tirare un respiro di sollievo: ci distruggeremo da soli senza alcun intervento esterno. Eppure non sarebbe così illogico pensare all'esistenza di civiltà genocidarie nelle vastità delle galassie: se altri esseri senzienti esistono, saranno sì umani di altri mondi, come sostiene il professor Genta: proprio per questo saranno lupi voraci e devastatori, aventi come unico fine la predazione e l'annientamento di qualsiasi possibile concorrente. Forse l'intera questione è oziosa: le condizioni che hanno portato al formarsi della muffa chiamata biologia sul nostro pianeta potrebbero non essersi verificate altrove, nemmeno una volta nella storia universale.   

Statistiche desolanti  

Riporto a questo punto una mia riflessione di qualche tempo fa, nel tentativo di ridurre alla razionalità il brivido della solitudine cosmica: 

Ammettiamo che nella Via Lattea vi siano 250 miliardi di stelle. Sia P la percentuale di stelle della Via Lattea attorno a cui ruota un pianeta su cui esiste una civiltà tecnologica. Vediamo quante civiltà ci sarebbero per diversi valori di P: 

P = 10% => 2,5 miliardi di civiltà
P = 1% => 250 milioni di civiltà
P = 0,1% => 25 milioni di civiltà
P = 0,01% => 2,5 milioni di civiltà
P = 0,001% => 250.000 civiltà
P = 0,0001% => 25.000 civiltà
P = 0,00001% => 2.500 civiltà
P = 0,000001% => 250 civiltà
P = 0,0000001% => 25 civiltà 


È necessario andare avanti? Abbiamo un'idea di cosa accadrebbe se ci fossero migliaia di civiltà nella galassia? Sarebbe tutto un pullulare di segnali e di altre tracce.
P.S. Per fare un confronto, nella fantomatica e affollatissima galassia di Star Wars si contano al massimo 250 civiltà diverse, anche se sparse su molti mondi. 


L'amico Alessio Brugnoli ha risposto: "Sì, ma la vita non coincide con la civiltà tecnologica, che sicuramente è poco diffusa, almeno nella porzione di Galassia adiacente alla nostra. :)" 

L'estrema inospitalità sembra una costante nel cosmo. Visti i pianeti che continuiamo a trovare, la vita consisterà al massimo in pochi batteri estremofili o in qualche tardigrado attorno a un vulcano in un oceano ctonio di una superterra ghiacciata - la cui scoperta sarebbe seguita da trent'anni di dibattiti tra accademici soporiferi come Piero Angela, per stabilire se si tratti davvero di forme aliene o di prodotti di contaminazione portati dalle sonde. E sarebbe già una gran fortuna! Per quanto riguarda la scarsa diffusione della civiltà tecnologica, diciamo pure che è nulla. 

Queste riflessioni riescono mortificanti a me per primo, data la mia grande passione per la fantascienza. Diciamo che la scoperta degli esopianeti ha portato in modo inatteso a una rivelazione annichilente. 

Religione e pluralità dei mondi abitati:
un complesso rapporto

L'autore discute a fondo il problema, tuttora irrisolto, dell'interazione tra le dottrine delle varie religoni e la credenza nell'esistenza di esseri razionali su altri mondi. Un'interazione estremamente ambigua, se mi è concesso. Nella stessa Cristianità, andiamo dall'aristotelico Dante Alighieri, che negava nel modo più fermo l'esistenza di mondi abitati oltre alla Terra, a Papa Giovanni XXI, che considerava eretico chiunque negasse la possibilità della pluralità dei mondi. La conclusione è che, a parte alcuni gruppi cristiani fondamentalisti, nessuna religione sarebbe davvero danneggiata dalla rivelazione dell'esistenza di una specie aliena intelligente. Cito un passaggio particolarmente significativo, tratto da Il silenzo dell'universo

"Stando così le cose, molti ritengono estremamente improbabile, da un punto di vista religioso, che Dio abbia creato un universo di queste dimensioni e di tale complessità per poi fare germogliare la vita e l'intelligenza su un solo pianeta. Questa osservazione, che ovvamente non ha alcun peso per chi pensa che la vita sia un semplice e insignificante incidente di percorso nell'esistenza dell'universo, priva di scopo e finalità, è invece importante in un'ottica religiosa secondo cui la vita prima, e l'intelligenza poi, siano i veri fini della creazione, o almeno fini parziali, in quanto è possibile pensare che l'intelligenza sia una tappa dell'evoluzione verso chissà quali traguardi più elevati."

Non nascondo di essere in profondo disaccordo. L'unicità della Terra non implica affatto che la vita e l'intelligenza siano le finalità della Creazione da parte di Dio. Anzi, nega ogni teleologismo. Se vita e intelligenza fossero lo scopo dell'opera del Creatore, come le religioni del mondo tendono ad ammettere, allora pullulerebbero nell'intero Universo come i girini in uno stagno! Un cosmo di inaudita complessità e violenza, con la Terra come unico corpuscolo su cui l'intelligenza si manifesta, è la prova dell'irrilevanza e della nullità assoluta della biologia. Non è poi difficile immaginare, con buona pace dei religiosi e di tutti gli ottimisti, verso quali traguardi procede il genere umano: vivisezione, produzione di snuff videos, cannibalismo, pedofilia, coprofagia, genocidio, ecocidio, forme di nuovo schiavismo, persecuzione dei più deboli, creazione di abomini tramite ingegneria genetica e via discorrendo. Un bel panorama evolutivo, non c'è che dire!   

Giancarlo Genta autore di fantascienza 

Anche se ormai la letteratura fantascientifica può dirsi morta (ne ho annunciato la fine, come Nietzsche ha annunciato la morte di Dio), scopro con grande piacere che il professor Genta è un autore di fantascienza. Ho trovato menzione nel Web di alcuni suoi romanzi: Il Cacciatore (2012), Le Porte dell'Inferno (2018) e Le rosse cupole di Acheron (2019). 

Questa è la sinossi de Le Porte dell'Inferno (da Mondadoristore.it):

In un lontanissimo futuro, la scoperta del relitto di un'antica astronave, alla deriva nello spazio interstellare, sembra far luce sul nostro travagliato presente. Una squadra di paleoinformatici riesce a decifrare quel che resta delle memorie del computer di bordo e a ricostruire un racconto epico, che descrive le drammatiche circostanze in cui l'umanità della Terra entrò in contatto con le altre specie della galassia. Siamo di fronte a un'epopea o alla memoria storica che riemerge dalla notte dei tempi? L'invasione, proveniente dal di fuori della nostra galassia, distrugge un sistema dopo l'altro in una terrificante successione: l'intera civiltà della Via Lattea rischia l'estinzione. E una lotta contro un nemico senza volto, il mostruoso Qhrun, una misteriosa forma di vita aliena che minaccia l'universo, un'entità sconosciuta e insondabile, ma letale. La nebbia, che ne avvolge l'identità, inizierà a diradarsi soltanto al termine di questo primo volume della saga, quando si farà strada una terribile verità. Il romanzo solleva domande profonde: cos'è un alieno? Quali pensieri o emozioni possono guidarne il comportamento, le reazioni, le scelte? 

Si parla di diverse civiltà i cui nomi altisonanti la cui fonetica mi giunge molto familiare: Aswaqat, Irkhan, Nahaqol, Tteroth, Ruklyaq, Opsquat, Wisagr, Sitkr, Terqhatl, Injjuk. Tutto molto promettente. Di certo leggerò la produzione fantascientifica di questo autore e ne pubblicherò le recensioni.  

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