Giampaolo Tardivo e Philippos Kitselis sono gli autori del lavoro Prometheus or Amirani part 2: An updated study on the Pre-Greek substrate and its origins (2017). Non sono riuscito a trovare nel Web notizie sulla loro affiliazione universitaria, deduco quindi che siano ricercatori indipendenti. È possibile consultare e scaricare l'articolo, presente sul meritorio sito Academia.edu, servendosi del seguente link:
Questo è l'abstract, da me tradotto:
"Nei tardi anni '80 e nei primi anni '90, Colin Renfrew ha presentato la sua teoria anatolica. Secondo lui, la rivoluzione agricola iniziò in Anatolia e da lì, si propagò in Europa. Egli suppose che questi agricoltori fossero portatori dalla lingua proto-indoeuropea, ma la sua teoria ha debole supporto dagli indoeuropeisti. Sorgono quindi alcune domande: quali lingue furono introdotte nelle isole egee e in Grecia da questi agricoltori? Possiamo immaginare le affliazioni della lingua minoica? Una diversa ipotesi agricola sarà mostrata in queste pagine, non correlata alla famiglia linguistica indoeuropea e a quella semitica. Essa caratterizza una nuova famiglia linguistica che comprende l'Egeo, l'Anatolia, il Caucaso e il Medio Oriente."
Come si capisce dal titolo dell'articolo di Tardivo-Kitselis, esiste anche una prima parte dell'opera, Pre-Greek studies volume I: Prometheus or Amirani? (2014). Questo è l'url della relativa pagina su Palaeolexicon.com:
Tramite questo link si giunge invece all'articolo in questione su Academia.edu:
Considerando che questi argomenti, pur così sublimi, in Italia non riscuotono a quanto pare il benché minimo interesse da parte delle masse acefale, spero in ogni caso di fare opera utile e gradita diffondendone la conoscenza. La speranza è che, nonostante l'ostilità del contesto italiano, più che altro gravitante attorno alla fica e alla pensione, qualche seme luminoso possa prima o poi svilupparsi e fruttificare.
Facciamo il punto della questione. Ormai è impossibile negare l'importanza degli elementi non indoeuropei presenti nel vocabolario dell'antica lingua dell'Ellade. A quanto apprendo, persino l'archeologo britannico Colin Renfrew - il noto sostenitore della teoria dell'indoeuropeizzazione neolitica - si è visto costretto a riconoscere la presenza di un sostrato preindoeuropeo in greco. Queste sono le sue parole in proposito (1998):
"The Greek language is unusual among the languages of Europe in the high proportion of its vocabulary which includes words which are not only not Greek words, but apparently not part of an Indo-European vocabulary either."
Mi rallegro del suo essere rinsavito, almeno in parte, rispetto alle folli posizioni che professava in precedenza, riportate nel libro di Francisco Villar del 1991 e discusse in un mio contributo:
Credo che sia molto interessante passare in rassegna quanto prodotto da Tardivo e da Kitselis nelle loro pubblicazioni. I due ricercatori indipendenti hanno esplorato una connessione tra il lessico pre-greco e le lingue del Caucaso settentrionale, suddivise come segue:
1) Lingue caucasiche nord-orientali, ossia lingue Nakh (Ceceno, Ingush, Batsbi) e lingue del Daghestan (Avaro-Andi, Udi, Lak, Tsezi, Dargwa, Lezghi);
2) Lingue caucasiche nord-occidentali (Abkhaz-Abaza, Adyghe)
Si tratta di lingue assai peculiari, senza dubbio tra le più strane e complesse del pianeta. Al mondo accademico mainstream non è ancora del tutto chiaro se le lingue caucasiche nord-orientali e le lingue caucasiche nord-occidentali siano realmente imparentate; non mancano studiosi che considerano le relative affinità come caratteristiche areali diffuse tramite processi di prestito. Delle lingue ormai estinte e di origine ignota parlate in Anatolia e in Mesopotamia, l'hurritico e l'urartaico mostrano possibili affinità con le lingue Nakh e Daghestane, mentre il proto-hattico parrebbe più simile alle lingue Abkhaz-Abaza e Adyghe. Molto diverse sono invece le lingue kartveliche (georgiano, mingrelio, Laz, Svan), dette anche sud-caucasiche, che non hanno alcun nesso evidente con le lingue nord-caucasiche.
A spingere Tardivo e Kitselis a indagare la possibilità di una somiglianza profonda tra pre-greco e nord-caucasico sono state non soltanto alcune consonanze lessicali, ma anche alcune peculiarità fonologiche. Tra queste si nota l'assenza di un contrasto tra consonanti sorde e sonore (es. κόρυθος "crestato" ~ κόρυδος "allodola crestata"), oltre al peculiare fenomeno dell'alternanza tra forme con vocale iniziale e forme che ne sono prive.
Questo è riportato da Beekes:
“La definizione è ‘vocale iniziale che è presente o assente in forme (pressoché) identiche’; non possiamo dire se la vocale scomparve o se fu aggiunta in certe circostanze; un'altra possibilità ancora è che rappresenti un tipo di suono laringale, che talvolta era udito come una vocale e talvolta no. La vocale è nella maggior parte dei casi una ἀ-”.
Questo fenomeno non si trova soltanto all'interno del pre-greco, come ad esempio nell'alternanza ἀκορνοί ~ κόρνοψ "locusta", ma anche nel sistema diacronico, come mostrato dai seguenti esempi:
ἄχυρον ‘pula’, hurritico ḫarw- / ḫarb- ‘pula’
ἀπέλλαι ‘assemblea’, urartaico u̯eli ‘gente, folla’
ἀγάλλω ‘esultare’, hurritico ḫela ‘gloria, glorificare’
Il teonimo Ἀκακαλλίς (Akakallis), che designa una delle figlie di Pasifae, è così spiegato dagli autori antichi:
ἀκακαλίς ‘del tamarisco orientale’ (Dioscoride 1, 89).
ἀκακαλλίς ‘narciso’ (Eumaco di Corcira 15, 681e).
ἀκακαλίς ‘ginepro’ (Pseudo-Dioscoride 1, 75).
κακαλίς = ‘νάρκισσος’ (Esichio, κ 292).
In Tsezi e in Hinukh esiste il vocabolo gagali "fiore", che offre una corrispondenza perfetta alle forme pre-greche.
La parola di origine pre-greca ἄχνη "paglia" trova corrispondenze perfette in diverse lingue nord-caucasiche, mentre i neogrammatici fanno salti mortali per condurla a viva forza nel letto di Procuste dell'indoeuropeo di Brugmann. Ecco i dati:
Avar: náku
Andi: niku
Akhwakh: níxo
Khinalug: nuk
Udi: neq ‘pula’,
Bezhta: naχo, naχu ‘paglia’
Questa è la tipica corrispondenza fonetica tra pre-greco e nord-caucasico:
Pre-Greco: VC¹C²V
Lingue del Daghestan: C²VC¹V
Secondo gli autori dello studio, lo schema più arcaico è quello nord-caucasico: il pre-greco potrebbe aver sviluppato a un certo punto la metatesi e la protesi vocalica.
La moglie e sorella di Crono si chiamava ῾Ρέα (῾Ρῆ, ῾Ρέιη). Il suo nome diventa chiaro confrontandolo con alcuni nomi di stagioni nelle lingue del Daghestan, riportati come segue:
Andi: rejba
Akhwakh: riʔibo
Chamalal: réːbu
Tindi: reːb ‘primavera’
Avar: riʔí ‘estate’
Le voci dell'Andi, dell'Akhwakh e del Chamalal non sono glossate dagli autori dell'articolo, ma a quanto mi risulta si traducono con "primavera".
Nel pantheon urartaico la principale dea è chiamata Warubaine (Warubane). Il teonimo, finora inesplicabile, può essere facilmente ricondotto alla voce pre-greca ὄαρ "moglie" (da un più antico *ϝόαρ), ancora una volta con corrispondenze nel Daghestan: Tzesi e Hinukh baru "moglie" (< *waru).
La parola di origine pre-greca ἀχαίνη "pagnotta" trova riscontro in Nakh, in proto-hattico e in hurritico:
Ceceno-Ingush: ken ‘avena’
Proto-hattico: ḫana ‘pasto, cibo’
Hurritico: gangaduḫḫi (< *gan-gad-uḫḫi) ‘un tipo di cibo’
Si deduce facilmente che il significato d'origine della radice doveva essere "avena", da cui gli altri si sarebbero poi sviluppati.
In qualche caso si trovano paralleli di parole pre-greche nelle lingue caucasiche nordoccidentali anziché in quelle Nakh e del Daghestan. Questo vale ad esempio per ἀσπάλαθος "nome di diversi tipi di arbusti spinosi" e παλίουρος "marruca, Paliurus australis", la cui radice originale è probabilmente *palV-:
Abaza: pale
Adyghe: bala ‘arbusto’
Vediamo che il mutamento qui riscontrato è ἀ(C¹)- > Ø-, fenomeno di non facile spiegazione. Due sono a questo punto le spiegazioni possibili:
1. Una apocope correlata al tempo (antico/innovativo) o allo spazio (vernacolare).
2. Una funzione grammaticale. In questo caso funzionerebbe come l'articolo determinativo a- in Abkhaz.
Non si tratta di un lavoro facile. Le prime attestazioni delle lingue nord-caucasiche risalgono all'epoca dell'occupazione russa. La ricostruzione della protolingua di tale gruppo (che il mondo accademico mainstream nemmeno riconosce come fondato), è ritenuta in genere molto povera - anche se a questo riguardo non sono affatto d'accordo. Trovo che sia un vero peccato che non sia nemmeno menzionata nella bibliografia del lavoro di Tardivo-Kitselis la ricostruzione del proto-nord-caucasico e del proto-sino-caucasico fatta da Sergei Starostin, disponibile online al sito seguente:
Anche il quadro tracciato per le lingue dell'antichità è a dir poco desolante: il materiale relativo al proto-hattico, all'hurritico e all'urartaico, limitato a poche centinaia di parole attestate, ci lascia con problemi non indifferenti di comprensione. Per nessuna di queste lingue sarebbe ricostruibile una lista Swadesh completa. Non sono sicuro che la situazione sia così catastrofica: impegnandoci con le nostre migliori risorse possiamo spingere più lontano, e non di poco, il confine dell'Ignoto.
Queste sono le conclusioni degli autori:
"Sia l'archeologia che la genetica puntano a una migrazione agricola in Grecia, originatasi dall'Anatolia centrale/occidentale e dalla Mezzaluna fertile. Diversi millenni dopo, troviamo che l'hattico era parlato nell'Anatolia centrale, mentre l'hurritico era parlato all'interno di una larga parte della Mezzaluna fertile. Il Caucaso è vicino ed è quindi un possibile rifugio di genti imparentate con quelle delle prime società agricole. I dati linguistici sembrano tendere verso le conclusioni fatte dai genetisti e dagli archeologi. Il modello migratorio sopra menzionato può spiegare come mai le parole pre-greche hanno controparti in hattico, hurro-urartaico e nelle lingue nord-caucasiche. Dopo le famiglie linguistiche indoeuropea e afroasiatica, una terza grande famiglia potrebbe emergere da questa ricerca. L'obiettivo è quello di restaurare le radici comuni tra queste lingue. Così, ogni scoperta deve essere all'interno di un insieme di regole, il metodo convenzionale neogrammaticale che è universalmente accettato. Le regole sembrano essere statiche e precise, ogni parola pre-greca potrebbe avere una controparte in hattico e/o in hurro-urartaico e/o nelle lingue nord-caucasiche; a tutti gli effetti, ἀ- > *Ø- si riscontra in ogni occasione. Ci sono più regole e dati lessicali, ma non sono menzionati in questo articolo. Questa è una proposta per ulteriori investigazioni nelle lingue e nella linguistica, dall'Età del Bronzo al presente nella regione tra l'Asia e l'Europa."
Sono convinto che molto si possa ancora fare per gettare qualche lume su un passato tanto remoto e oscuro, posto che il genere umano abbia davanti a sé un tempo sufficiente per portare a termine l'impresa.
Sono convinto che molto si possa ancora fare per gettare qualche lume su un passato tanto remoto e oscuro, posto che il genere umano abbia davanti a sé un tempo sufficiente per portare a termine l'impresa.
Non so da dove cominciare. Rispondo con profondo ritardo a questo blog. Poi, desidero ringraziare vivamente l'autore di questo articolo, una sosrpresa inaspettata. Non l'avrei mai detto, in tutta sincerità, di ricevere l'attenzione altrui. Ringrazio moltissimo quanto fatto finora.
RispondiEliminaChi siamo e qual'è lo scopo di queste ricerche.
Sono uno dei co-autori dell'articolo citato, sono Italiano, anche se da due decadi ormai vivo fuori dal Belpaese. Il mio "partner letterario" è Greco-Svedese. La definizione di "liberi ricercatori" è calzante.
Dal 2019 pubblichiamo (a volte da solo, altre in concomitanza) su una rivista Russa (Язык и Текст: https://psyjournals.ru/en/langpsy/index.shtml) "la lingua e il testo (English/Russian)", a cura dell'Università Statale di Mosca -sez. psicologia e scienze della comunicazione.(Anni: 2019/3, 2020/1, 2020/3)
In base alle fonti disponibili, lo scopo `è di cercare una correlazione fra parole di sostrato del Greco e le moribonde lingue del Caucaso Settentrionale; ma non mancano le influenze Semitiche; il tutto nel più rigoroso metodo scientifico tanto caro ai neo-grammatici «Regolari mutamenti fonologici, senza eccezione». Tali mutamenti stanno gradatamente emergendo, una svolta nelle ricerche è possibile.
Ancora una volta, desidero ringraziare Antares666 del tempo e dello sforzo dedicato nel blog.
Cortesemente
GPaolo.
Non so da dove cominciare. Rispondo con profondo ritardo a questo blog. Poi, desidero ringraziare vivamente l'autore di questo articolo, una sosrpresa inaspettata. Non l'avrei mai detto, in tutta sincerità, di ricevere l'attenzione altrui. Ringrazio moltissimo quanto fatto finora.
RispondiEliminaChi siamo e qual'è lo scopo di queste ricerche.
Sono uno dei co-autori dell'articolo citato, sono Italiano, anche se da due decadi ormai vivo fuori dal Belpaese. Il mio "partner letterario" è Greco-Svedese. La definizione di "liberi ricercatori" è calzante.
Dal 2019 pubblichiamo (a volte da solo, altre in concomitanza) su una rivista Russa (Язык и Текст: https://psyjournals.ru/en/langpsy/index.shtml) "la lingua e il testo (English/Russian)", a cura dell'Università Statale di Mosca -sez. psicologia e scienze della comunicazione.(Anni: 2019/3, 2020/1, 2020/3)
In base alle fonti disponibili, lo scopo `è di cercare una correlazione fra parole di sostrato del Greco e le moribonde lingue del Caucaso Settentrionale; ma non mancano le influenze Semitiche; il tutto nel più rigoroso metodo scientifico tanto caro ai neo-grammatici «Regolari mutamenti fonologici, senza eccezione». Tali mutamenti stanno gradatamente emergendo, una svolta nelle ricerche è possibile.
Ancora una volta, desidero ringraziare Antares666 del tempo e dello sforzo dedicato nel blog.
Cortesemente
GPaolo.
Carissimo Giampaolo, ti do il benvenuto in questo spazio! Fin dal primo momento sono stato entusiasta del materiale pubblicato da te e dal tuo collega. Vi ringrazio di cuore, il vostro è senza dubbio è uno dei pochi tentativi di seria indagine di un universo culturale scomparso. È davvero un'impresa ardua tentare di recuperare dall'Oceano dell'Oblio qualche frammento di lingue perdute, eppure sono convinto che siano sforzi ben spesi. Mi interesso delle lingue di sostrato preindoeuropeo da più di vent'anni e ho fatto diversi studi, avendo questo portale come strumento di pubblicazione; la maggior parte dei miei scritti sono comunque inediti. Spesso sono soltanto bozze, ben lontane dall'essere completi. Già nel lontano 2003 ero giunto alla conclusione che dovesse esistere un legame molto stretto tra il pre-greco e l'etrusco, in cui ho individuato numerosi elementi lessicali nord-caucasici. Spero di poter condividere qualche articolo interessante e di poter leggere vostri nuovi contributi alla Conoscenza. Purtroppo il mio stato di salute non è buono e faccio una grande fatica ad aggiornare il blog.
RispondiEliminaAncora grazie!
Un grande saluto
Marco
Ecco, sono riuscito a reperire gli articoli nel sito che mi hai indicato! Un lavoro eccellente!
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