sabato 8 dicembre 2018


UNA PREGHIERA IN ETRUSCO (FINTO)

Riporto un caso di falso storico oltremodo interessante. Tempo fa, durante un periodo molto oscuro della mia vita, venni a conoscenza di una versione del Padre Nostro in lingua etrusca. Il testo era riportato in un volume rilegato di giornali del ventennio fascista, che ebbi l'occasione di sfogliare nei sotterranei della biblioteca dell'orrido luogo conosciuto come Cardano al Campo. Si specificava che il testo in questione era contenuto in un volume che conservava il Padre Nostro in tutte le lingue del mondo. Trascrissi con cura la preghiera, che qui riporto: 

epnsvalanthu
ichthismc
zfumlecac
ias epesc
cvevalanthucenverz
lvemnclimiznlaneium
slelanhvun cs
ansulilehvsan
lansenvmesa
fmirethu
ra amn 

Orbene, già su quel giornale mussoliniano, che riportava la foto del confusionario linguista Alfredo Trombetti, si avanzava l'ipotesi che questo Pater etrusco non fosse affatto genuino. Secondo il compilatore dell'articolo, la preghiera sarebbe stata un falso di epoca rinascimentale. L'autore infatti era convinto che gli Etruschi parlassero un idioma imparentato con l'ebraico, come era consuetudine a quei tempi pensare di tutte le lingue note o ignote. Ecco che qualche termine emerge nella sua chiarezza: ismc = "il tuo nome", affine all'ebraico shem-kha, e così via. 

Da quanto conosciamo della lingua, non sembra proprio che la preghiera sia genuina. A distanza di anni, mi è ritornato in mente tutto ciò, così mi sono deciso a cercare traccia del testo nella Rete. Con mia grande sorpresa, l'ho trovato etichettato come Ave Maria anziché come Padre Nostro. Ecco cosa si dice in un sito in inglese: 



"As it can be seen, the word Mary does not appear in that text, what is rather “worrying”. Moreover the script in which it is written is not coherent, sometimes written left to right, sometimes right to left, and does mix symbols from different places and times. Looks like a “speaking in tongues” delirium." 

Traduco per i non anglofoni: 

"Come si può vedere, la parola Maria non appare nel testo, cosa che è piuttosto disturbante. Inoltre la scrittura in cui il testo è redatto non è coerente, talvolta scritta da sinistra a destra, talvolta da destra a sinistra, e mischia simboli di luoghi e tempi differenti. Sembra un delirio glossolalico."

Sono rimasto molto sorpreso. Così ho trovato la fonte di questo singolare fraintendimento e l'ho trovata nella wikipedia in italiano. Essa riporta chiaramente il link d'origine(*):

Ecco spiegato almeno in parte il mistero. Se uno guarda l'immagine attentamente, scopre che in alto c'è scritto a chiare lettere "The Lord's Prayer", ma i gestori del sito hanno invece etichettato il testo con "Hail Mary!"; posso immaginare che un banner pubblicitario con la scritta "Hail Mary" sia stato scambiato per il titolo della preghiera. In seguito l'errore si sarebbe propagato non poco. La foto è tratta dal Convento dei Francescani di Washington (Franciscan Monastery in Washington). Spero che le pagine web citate saranno presto corrette. 

(Il Volto Oscuro della Storia, 10/10/2009) 

(*) Il link al sito, nel frattempo finito off-line, è stato ripristinato tramite la Wayback Machine.

Il post originale ha generato un breve thread, iniziato dall'utente NancybethZ, dietro il cui pseudonimo si nasconde una nota esoterista appassionata di Cabala e forse un po' ossessionata dai Rettiliani. Ecco gli interventi:  

NancybethZ: 
Non credo sia il Padre Nostro e tantomeno l'Ave Maria. Il testo è troppo corto. Notevole la somiglianza dei caratteri alle rune Celtiche. Non trovi? Hai notato, poi, che sulla destra compare il compasso dei Massoni? E' un falso eclatante!! Magari un testo massonico, appunto. 

Antares666:
E' sicuramente il Padre Nostro, come posso dimostrare. Solo che è falso etrusco. Sono etruschi i caratteri, ma la lingua è semitica, per quanto abbia fattezze non cananee. La preghiera deve essere stata creata prima del XIX secolo. Infatti il testo non mostra caratteristiche ben note dell'etrusco, che prima del XIX secolo non erano conosciute. L'autore non conosceva nulla della grammatica della lingua, così il falso che ha creato è per l'appunto eclatante. Ad esempio non sapeva che i locativi terminano in -th, che -c è la congiunzione enclitica 'e', etc.
Mi spingerò più in là. Personalmente sono incline a ritenere che l'autore del testo sia Annio da Viterbo, domenicano e noto falsario.
Per quanto riguarda le rune, la somiglianza è dovuta al fatto che la scrittura runica deriva storicamente dalla scrittura nord-etrusca che era usata anche dai Reti e dai Camuni.
Il compasso mi sembra piuttosto un segno Alpha-Omega. 


NancybethZ:  
Ma non ti sembra corto il testo? Di semitico ci riconosco solo le finali U, che sta per noi, a noi etc.
E quel Ra, che mi ricorda OR, cioè luce, potrebbe essere il finale dell'eterno riposo, che se non sbaglio dice dona loro la luce perpetua...A me pare piu un rito magico in qualche lingua esoterica, cioè mischioni di tutte le lingue...Ti diro che il sumero, pero, potrebbe essere. RA, infatti, ci starebbe. Anzi lo quoto.
Cosi', a naso! Potrei sbagliarmi.
salutiiiiiiiiii 


Antares666: 
Pubblicherò appena possibile un'analisi completa del testo. 

Purtroppo un attacco di accidia mi ha impedito di pubblicare l'analisi che mi ero proposto. Rimedio in questa sede alla mancanza, elencando alcune etimologie che mi saltano all'occhio. 

1) epn = Padre Nostro (ebraico avinu). Evidentemente il falsario conosceva il vocabolo etrusco apa "padre", di cui ha generato una forma pronominale con tanto di Umlaut palatale a partire dalla forma ebraica, la cui radice è assonante con l'etrusco. 
2) valanthu = nei cieli. Vocabolo plasmato a partire dalla glossa falado (var. falando) "cielo", che sta per *falathu. La consonante v- iniziale è il modo usato dal falsario per esprimere il locativo, simile all'ebraico b-. Sembra ovvio che si dia per scontata una pronuncia fricativa dell'etrusco v.
3) ichthismc = sia santificato il tuo nome. La forma verbale ichth- è stata ricavata per estrema contrazione dall'ebraico yitqadesh "sia santificato" (stessa radice di qadosh "santo"). Evidentemente la sillaba finale è stata fusa con quella iniziale di ismc "il tuo nome" in un'aplologia, per evitare *ichthis-ism-c
4) zfu "venga" (ebraico tavo). Si noti la consonante affricata z- dove l'ebraico ha un'occlusiva t-
5) mlecac "il tuo Regno". Corradicale dell'ebraico melekh "re", malkuth "regno", col possessivo di II pers. sing. -c già visto in ismc "il tuo nome" (ebraico -kha). 

6) ias "sia fatta" (ebraico ye'aseh): si noti l'estrema contrazione. Al posto dell'ebraico retsonkha "la tua volontà" troviamo epesc (ebraico khefets "desiderio"), sempre col pronome -c già visto in  ichthismc.
7) cvenvalanthu "come in cielo". Vedi al punto 2) per valanthu.
8) cenverz "così in terra". La forma v-erz "in terra" (ebraico erets "terra", ha'arets "la terra") è plasmata con lo stesso prefisso v- (ebraico b-, es. ba'arets "nella terra"). Si noti la somiglianza formale della sequenza cvenvalanthu cenverz con l'ebraico kevashamayim ken ba'arets.
9) lvemn "il nostro pane" (ebraico lekhme-nu). 
10) iznlaneium "da' a noi oggi". Per spiegare questa singolare sequenza verbale basteranno le forme ebraiche ten "dai", lanu "a noi" e ha-yom "il giorno; oggi". Si noti la regolarità della fonetica: izn "dai" ha una affricata z come zfu "venga", corrispondente all'occlusiva t in ebraico. Per la vocale protetica, vedi ismc "il tuo nome". 
11) Anche se non del tutto chiara, la sequenza slelanhvun cs ansulilehvsan lansenvmesa corrisponde all'ebraico u-selakh lanu et-ashmateinu ka'asher solkhim anakhnu la'asher ashmu lanu. Si identificano elementi comuni, come lo pseudoetrusco lan "a noi", identico all'ebraico lanu, e soprattutto sle- "perdona" (ebraico selakh), con la forma plurale an-suli- "perdoniamo" (cfr. ebraico solkhim).  Il pronome ebraico anakhnu si ritrova come un semplice prefisso an-.
12) La parola ra, che tanto ha colpito la febbrile immaginazione di NancybethZ, non ha nulla a che fare col fantasumerico o con l'errata quanto popolare pronuncia del dio del sole egiziano: è semplicemente l'ebraico raʻ "cattivo; il male".  

Come si vede, non si tratta affatto di una conlang glossolalica, bensì di una creazione ben consapevole.

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