Dante Virgili (Bologna, 21 marzo 1928 - Milano, 20 maggio 1992) costituisce senza dubbio non soltanto un'anomalia stridente nel panorama letterario italiano, ma anche un grande mistero. Fatto più unico che raro per un uomo vissuto in Italia settentrionale nella piena luce del XX secolo, non esiste di lui nemmeno una fotografia. Questo almeno racconta la vulgata corrente. Scarse le notizie biografiche. Da bambino sarebbe stato un balilla e un campione di dama, cose non insolite per un bambino nato ed educato nel Ventennio. Le descrizioni fatte da chi lo conobbe sono a dir poco impietose. Un ometto repellente, fisicamente e moralmente ripugnante: così viene definito questo personaggio che sembra un incrocio tra Louis-Ferdinand Céline e Albert Caraco, il cui nome ha tutta l'aria di essere uno pseudonimo fabbricato ad arte accostando il nome di Dante Alighieri al nomen gentilitius di Publio Virgilio Marone. Secondo il giornalista Antonio Franchini, il bizzarro scrittore avrebbe avuto qualche somiglianza col grottesco pupazzo Provolino, famoso negli anni '70. La sua caratteristica principale sarebbe stata la dentatura difettosa, formata dai soli incisivi, cosa che l'avrebbe costretto a una peculiare dieta carnivora a base di prosciutto e di carne trita cruda. C'è però un'altra caratteristica di Virgili che balza subito agli occhi, più delle sue peculiarità fisiche e dietetiche: il fatto che egli sia stato definito come l'unico scrittore italiano nazista. Una costante della sua produzione è infatti la nostalgia di Adolf Hitler e del III Reich, innestata sul tema apocalittico: l'invocazione di un conflitto termonucleare globale che vendichi l'onore della Germania distrutta. Altra etichetta spesso applicata all'autore in questione è nichilista, che mi sembra nettamente più sensata rispetto alla forzata attribuzione all'ideologia hitleriana. Oltre all'anelito apocalittico, una notevole peculiarità virgiliana è l'ossessione per le pratiche sessuali sadomasochistiche, che permea in modo capillare ogni pagina dei suoi scritti.
Le opere pubblicate di Dante Virgili sono due romanzi, in apparenza ricchissimi di elementi autobiografici:
1) La distruzione, scritto nel 1969 e pubblicato nel 1970;
2) Metodo della sopravvivenza, scritto nel 1990 e pubblicato quasi un ventennio dopo, nel 2008.
Sorge a questo punto una domanda destabilizzante. Ma è poi esistito davvero Dante Virgili? Perché vedete, l'ipotesi che quest'uomo senza nemmeno una fotografia non sia mai esistito non è poi così peregrina e non si tratta nemmeno una mia perversa invenzione. Questo è infatti quanto è riportato su Wikipedia (dicembre 2018):
"All'epoca della riedizione de La distruzione, pubblicizzata come la riscoperta di un grande autore emarginato per ragioni ideologiche, fu sollevato il dubbio che Dante Virgili non esistesse nemmeno."
Va detto però che da nessuna parte, nel Web o altrove, si menziona il nominativo anche solo di una delle persone che hanno sollevato il dubbio sull'esistenza del nostro eroe letterario. La circostanza mi appare assai singolare. Non si può lanciare il sasso e nascondere la mano. Manca quindi una parte importante del dibattito. Come mai? Cosa si vuole nascondere con questa strategia dell'ambiguità?
Nell'edizione del 1970 de La distruzione, sul retro del volume si possono leggere alcune note biografiche sulla vita adulta dell'autore, che sono comunque assai scarne e con qualche venatura di improbabilità. Riporto il testo senza indugio:
Le opere pubblicate di Dante Virgili sono due romanzi, in apparenza ricchissimi di elementi autobiografici:
1) La distruzione, scritto nel 1969 e pubblicato nel 1970;
2) Metodo della sopravvivenza, scritto nel 1990 e pubblicato quasi un ventennio dopo, nel 2008.
Sorge a questo punto una domanda destabilizzante. Ma è poi esistito davvero Dante Virgili? Perché vedete, l'ipotesi che quest'uomo senza nemmeno una fotografia non sia mai esistito non è poi così peregrina e non si tratta nemmeno una mia perversa invenzione. Questo è infatti quanto è riportato su Wikipedia (dicembre 2018):
"All'epoca della riedizione de La distruzione, pubblicizzata come la riscoperta di un grande autore emarginato per ragioni ideologiche, fu sollevato il dubbio che Dante Virgili non esistesse nemmeno."
Va detto però che da nessuna parte, nel Web o altrove, si menziona il nominativo anche solo di una delle persone che hanno sollevato il dubbio sull'esistenza del nostro eroe letterario. La circostanza mi appare assai singolare. Non si può lanciare il sasso e nascondere la mano. Manca quindi una parte importante del dibattito. Come mai? Cosa si vuole nascondere con questa strategia dell'ambiguità?
Nell'edizione del 1970 de La distruzione, sul retro del volume si possono leggere alcune note biografiche sulla vita adulta dell'autore, che sono comunque assai scarne e con qualche venatura di improbabilità. Riporto il testo senza indugio:
"Dante Virgili è nato a Bologna nel 1928. Oltre a essersi occupato di lavoro editoriale, ha scritto, sotto vari pseudonimi, libri di avventure e gialli per ragazzi. Attualmente risiede a Forlì, presso la Fondazione Garzanti, dove ha potuto scrivere e portare a termine questo suo primo romanzo."
Come mai il controverso autore aveva la sua residenza presso la Fondazione Garzanti? Ne era il guardiano? Il suo soggiorno a Forlì contrasta con notizie della sua presenza continuativa a Milano, dove avrebbe condotto un'esistenza spettrale, inumato in un monolocale simile a un loculo cimiteriale.
Nell'introduzione al secondo romanzo di Virgili, Metodo della sopravvivenza, Pietrangelo Buttafuoco ci spiega:
Nell'introduzione al secondo romanzo di Virgili, Metodo della sopravvivenza, Pietrangelo Buttafuoco ci spiega:
"Dante Virgili è un fiore di quel giardino delle impossibilità qual è il cattiverio anarchico-fascista, ritiene, infatti, disastrosa la scoerta dell'America, odia l'americanismo e condanna definitivamente gli americani per i crimini commessi contro gli indiani cui nessun tribunale oserà mai dare una sentenza agli occhi dei "fratelli umani"."
Nel Web di questi tempi è tutto un pullulare di individui assai singolari che si definiscono anarchico-fascisti. Ne ho persino trovato uno che si definisce anarco-nazionalsocialista. Si converrà che tutto ciò presenta qualche elemento di incoerenza definitoria.
Il sopra menzionato Antonio Franchini, giornalista di Napoli, è l'autore dell'importante libro Cronaca della fine, pubblicato nel 2003 da Marsilio nella collana Farfalle (262 pagine, codice EAN: 9788831782487). Il volume mi è stato menzionato per la prima volta dall'amico C., un convinto sostenitore dell'esistenza storica di Dante Virgili, che vedeva con grande fastidio il mio profondo scetticismo. Nulla poteva farlo arrabbiare più della mia affermazione "Dante Virgili è un personaggio letterario, non una persona realmente esistita". Ebbene, secondo C. il libro di Franchini avrebbe dovuto contenure tutte le informazioni necessarie per farmi cambiare idea, per convincermi dell'esistenza fisica dello scrittore nichilista. Pur presentendo come sarebbero andate le cose, mi sono recato in biblioteca e ho preso in prestito il volume in questione, immergendomi nella lettura. Le aspettative di C. non si sono materializzate. Non soltanto i miei dubbi non sono venuti meno, ma quando sono giunto alla fine del testo franchiniano ero ancor più convinto della fondatezza delle idee da me sostenute. Questa è la sinossi di Cronaca della fine, reperita sul sito www.ibs.it:
"Nel 1970, in piena rivolta giovanile, la Arnoldo Mondadori Editore pubblicò un romanzo in lode di Hitler, "La distruzione" di Dante Virgili. Franchini comincia ripercorrendo il tormentato iter che portò i funzionari editoriali di allora alla decisione di pubblicare l'unica opera apertamente, dichiaratamente nazista della letteratura italiana. Poi ricostruisce, attraverso testimonianze di chi lo conobbe e ricordi personali, la figura del'autore, "demone meschino" ma soprattutto scrittore potente e visionario. "Cronaca della fine" è un'inchiesta su un caso editoriale, ma anche un'opera sul giudizio e sui suoi labili fondamenti, sui giudici e sulle loro debolezze, sui sommersi e i salvati della letteratura."
Certo, Franchini riporta non poche notizie di considerevole interesse. Ad esempio parla dei ricoveri di Virgili in istituti psichiatrici e cita alcuni aneddoti stravaganti. Tuttavia i buchi, anzi, le voragini nella biografia dello scrittore non vengono colmati, le informazioni restano frammentarie e affogate in un mare di considerazioni fumose. Cosa avrebbe fatto il nostro eroico Dante durante la Seconda Guerra mondiale? Non è dato sapere: di certo non era un interprete delle SS come il protagonista de La distruzione, così come non ha potuto assistere alla trionfale entrata di Adolf Hitler a Vienna in seguito all'Anschluss. Resta soltanto la vaghissima notizia di una sua infanzia in Germania col padre (ma come, non era un balilla e campione di dama in Italia??). La cronologia non torna, i pur pochissimi elementi che la compongono non si incastrano, non combinano. Si capisce lontano un miglio che si tratta di un personaggio costruito a tavolino.
Uno dei luoghi comuni più diffusi su Virgili riguarda un fatto ben curioso: sotto pseudonimo avrebbe scritto un gran numero di libri western per ragazzi. Nel libro di Franchini sono riuscito a risalire al fatidico nom de plume, ovviamente americaneggiante: Dean Blackmoore. Qualche breve ricerca nel Web e sono riuscito a risalire alla vera identità di Dean Blackmoore. Non era Dante Virgili, bensì Giuseppe Calanchi. Questo Calanchi era un prolificissimo autore di libri per ragazzi che scrisse sotto svariati pseudonimi e che ebbe fama ben oltre i confini nazionali. Non era un mostro e ha generato una figlia, Alessandra. Se Virgili fosse stato Calanchi, non sarebbe certo stato povero in canna. Le rendite derivate dalle vendite avrebbero dovuto garantirgli un certo agio e di certo l'indipendenza economica. Sapete come è andata? Dovendo per forza menzionare lo pseudonimo di Virgili, ecco che Franchini ha rischiato il tutto per tutto, contando sul fatto che ormai gli autori della letteratura per ragazzi non li conosce più nessuno. Ha rischiato e ha perso.
Seguite questo link:
Alcuni pseudonimi di Giuseppe Calanchi: J. William Sheridan; W. Flowe... e Dean Blackmoore! Una coincidenza interessante: Giuseppe Calanchi nacque a Bologna, come si dice di Dante Virgili, ma nel 1889. Impiegato statale, fu attivo in una brigata partigiana e riconosciuto patriota.
Fu anche un attivissimo traduttore. Sue sono le traduzioni in italiano delle avventure di Huckleberry Finn (Mark Twain) e dei tre romanzi del Ciclo dei Moschettieri (Alexandre Dumas padre). Interessante, nevvero?
A quanto riporta Franchini nel suo volume, per aiutare Virgili, oppresso da dure condizioni di indigenza, sarebbe stato scomodato Ignazio Silone (nato Secondo Tranquilli). Questo è quanto:
Anche qui si presenta il solito ostacolo burocratico.
Virgili ha pubblicato un solo libro e per essere presi in considerazione dalla Cassa Scrittori ce ne vogliono almeno due.
"Vecchie regole che non si riesce a superare", si dispiace lo stesso Silone.
Ma il curriculum di Virgili conta ben ventiquattro romanzi western per ragazzi pubblicati dalla casa editrice Capitol con lo pseudonimo di Dean Blackmoore.
Si cerca di far passare la tesi per cui entiquattro pseudonimi possono valere un nome e il tentativo ha successo.
Silone comunica che è riuscito a far assegnare a Dante Virgili la somma di L. 200.000.
(Antonio Franchini, Cronaca della Fine)
Silone è defunto nel 1978 e non può confermare né smentire, dal momento che nel paese di Urugal le ombre non proferiscono verbo. Tuttavia, se Dean Blackmoore è Giuseppe Calanchi, tutta la storia non può che essere una fabbricazione.
Franchini ci parla della morte di Dante Virgili e delle sue vicende postume. Ecco la narrazione. Lo scrittore morì nel suo triste alloggio, in completo stato di solitudine e di abbandono. Fu trovato il suo corpo orrendamente tumefatto e sfigurato, in un bagno di sangue. Il corpo di quello che è stato sempre descritto come un "ometto" veniva addirittura ad assumere proporzioni gigantesche! La salma fu quindi inumata in fretta e furia al Cimitero Maggiore di Milano. I pochi parenti marchigiani del defunto non hanno voluto sapere niente di lui. In Cronaca della fine viene descritta un'angosciante visita domenicale alla tomba di Virgili, da parte dello stesso Franchini e di Ferruccio Parazzoli, lo scrittore che - come si vedrà - tanta parte ha avuto nell'articolazione del mito memetico virgiliano. Si descrive il lotto cimiteriale in cui, sotto una semplice croce, sarebbe stato sepolto l'autore de La distruzione. Sarebbe interessante compiere una verifica sul campo, per controllare ad esempio la reale presenza della tomba pacchiana di un uomo in carrozzina e della sua consorte. Il destino ha voluto che le cose non finissero in modo così semplice, con quei resti mortali dimenticati sotto una croce. A distanza di anni, nel 2012, ecco che le spoglie sono state riesumate, con la minaccia incombente della loro dispersione nell'ossario comune. Contenute in una cassetta di zinco, le ossa di Virgili attendevano il loro fato di oblio eterno nell'entropia. A questo punto fu indetto un appello con crowdfunding per trovare le risorse necessarie per una sistemazione più dignitosa a quei resti. L'iniziativa fu lanciata dall'anarchico individualista Gerardo de Stefano e dal militante di CasaPound Andrea Lombardi, che si professa céliniano. Al termine del lungo iter, ecco un loculo assicurato e le ossa salvate. Per maggiori informazioni sulla complessa vicenda rimando agli articoli apparsi nel Web, come questi:
Inumato nel 1992, ecco che dopo vent'anni, nel 2012, un corpo si sarebbe decomposto interamente, lasciando le ossa nude e facilmente collocabili in una cassetta di zinco. Sono un po' scettico su un così rapido disfacimento. Sarebbe interessante verificare la collocazione della nuova sepoltura (mi sembra che non sia indicata da nessuna parte) e il suo effettivo contenuto, ma non credo che sia necessario spingersi a tanto.
Ora mi chiedo una cosa. Sostengo l'inesistenza di Dante Virgili, ed ecco che vengo aggredito nel Web, apostrofato col solitu urlo stridulo imperante dall'inizio della presidenza di Donald Trump: "Fonti?!?" Ormai se anche uno sostenesse che l'acqua pura è diafana e incolore, subito verrebbe aggredito. "Fontiiii?!!!!!?", gli strillerebbero senza sosta, come se avesse proferito una proposizione tra il pazzesco e il cervellotico. Ma, Sant'Iddio, le fonti semmai le dovete portare voi, che sostenete con tanta sicumera l'esistenza fisica di Dante Virgili su basi così insostanziali come quelle reperibili nel Web e nel libro di Franchini. Tanto più che quando qualcuno chiede le fonti all'epoca di Trump, spesso si scopre che trangugiava pentole di diarrea di Obama solo pochi anni prima.
In sintesi:
1) Non crediamo possibile che di Dante Virgili non esista nemmeno una foto. Pretendiamo quindi che ce ne venga esibita una. Non ci accontentiamo di un'immagine photoshoppata di uno stortignaccolo reperito nei bassifondi della Rete: la foto deve essere autenticata da un ufficiale.
2) Pretendiamo l'esibizione di copie autenticate dei certificati di ricovero negli istituti psichiatrici che avrebbero ospitato l'augusto nichilista.
3) Pretendiamo l'esibizione di tutta la documentazione dell'iter burocratico relativo all'interessamento di Silone per il curriculum virgiliano e alla concessione del finanziamento della Cassa Scrittori.
4) Pretendiamo l'esibizione di tutta la documentazione mortuaria sulla prima sepoltura dei suoi resti e sulla loro successiva riallocazione.
Se queste richieste non potranno essere soddisfatte, sarà scritta la parola conclusiva su un'invereconda beffa letteraria che per decenni ha tratto in inganno migliaia di persone. Certo, vorrei essere stato vittima di un colossale abbaglio, vorrei che l'eroico Dante fosse davvero esistito in carne ed ossa. Devo però aggiungere questo. Franchini, Parazzoli e gli altri demiurghi che a mio avviso hanno suscitato Virgili dalle tenebre, forse non sanno che esistono davvero uomini come il sottoscritto, interamente pervasi dall'anelito apocalittico, che realmente desiderano la combustione del genere umano in un conflitto termonucleare globale!
Nel Web di questi tempi è tutto un pullulare di individui assai singolari che si definiscono anarchico-fascisti. Ne ho persino trovato uno che si definisce anarco-nazionalsocialista. Si converrà che tutto ciò presenta qualche elemento di incoerenza definitoria.
Cronaca della fine
Il sopra menzionato Antonio Franchini, giornalista di Napoli, è l'autore dell'importante libro Cronaca della fine, pubblicato nel 2003 da Marsilio nella collana Farfalle (262 pagine, codice EAN: 9788831782487). Il volume mi è stato menzionato per la prima volta dall'amico C., un convinto sostenitore dell'esistenza storica di Dante Virgili, che vedeva con grande fastidio il mio profondo scetticismo. Nulla poteva farlo arrabbiare più della mia affermazione "Dante Virgili è un personaggio letterario, non una persona realmente esistita". Ebbene, secondo C. il libro di Franchini avrebbe dovuto contenure tutte le informazioni necessarie per farmi cambiare idea, per convincermi dell'esistenza fisica dello scrittore nichilista. Pur presentendo come sarebbero andate le cose, mi sono recato in biblioteca e ho preso in prestito il volume in questione, immergendomi nella lettura. Le aspettative di C. non si sono materializzate. Non soltanto i miei dubbi non sono venuti meno, ma quando sono giunto alla fine del testo franchiniano ero ancor più convinto della fondatezza delle idee da me sostenute. Questa è la sinossi di Cronaca della fine, reperita sul sito www.ibs.it:
"Nel 1970, in piena rivolta giovanile, la Arnoldo Mondadori Editore pubblicò un romanzo in lode di Hitler, "La distruzione" di Dante Virgili. Franchini comincia ripercorrendo il tormentato iter che portò i funzionari editoriali di allora alla decisione di pubblicare l'unica opera apertamente, dichiaratamente nazista della letteratura italiana. Poi ricostruisce, attraverso testimonianze di chi lo conobbe e ricordi personali, la figura del'autore, "demone meschino" ma soprattutto scrittore potente e visionario. "Cronaca della fine" è un'inchiesta su un caso editoriale, ma anche un'opera sul giudizio e sui suoi labili fondamenti, sui giudici e sulle loro debolezze, sui sommersi e i salvati della letteratura."
Certo, Franchini riporta non poche notizie di considerevole interesse. Ad esempio parla dei ricoveri di Virgili in istituti psichiatrici e cita alcuni aneddoti stravaganti. Tuttavia i buchi, anzi, le voragini nella biografia dello scrittore non vengono colmati, le informazioni restano frammentarie e affogate in un mare di considerazioni fumose. Cosa avrebbe fatto il nostro eroico Dante durante la Seconda Guerra mondiale? Non è dato sapere: di certo non era un interprete delle SS come il protagonista de La distruzione, così come non ha potuto assistere alla trionfale entrata di Adolf Hitler a Vienna in seguito all'Anschluss. Resta soltanto la vaghissima notizia di una sua infanzia in Germania col padre (ma come, non era un balilla e campione di dama in Italia??). La cronologia non torna, i pur pochissimi elementi che la compongono non si incastrano, non combinano. Si capisce lontano un miglio che si tratta di un personaggio costruito a tavolino.
Il caso Dean Blackmoore
Uno dei luoghi comuni più diffusi su Virgili riguarda un fatto ben curioso: sotto pseudonimo avrebbe scritto un gran numero di libri western per ragazzi. Nel libro di Franchini sono riuscito a risalire al fatidico nom de plume, ovviamente americaneggiante: Dean Blackmoore. Qualche breve ricerca nel Web e sono riuscito a risalire alla vera identità di Dean Blackmoore. Non era Dante Virgili, bensì Giuseppe Calanchi. Questo Calanchi era un prolificissimo autore di libri per ragazzi che scrisse sotto svariati pseudonimi e che ebbe fama ben oltre i confini nazionali. Non era un mostro e ha generato una figlia, Alessandra. Se Virgili fosse stato Calanchi, non sarebbe certo stato povero in canna. Le rendite derivate dalle vendite avrebbero dovuto garantirgli un certo agio e di certo l'indipendenza economica. Sapete come è andata? Dovendo per forza menzionare lo pseudonimo di Virgili, ecco che Franchini ha rischiato il tutto per tutto, contando sul fatto che ormai gli autori della letteratura per ragazzi non li conosce più nessuno. Ha rischiato e ha perso.
Seguite questo link:
Alcuni pseudonimi di Giuseppe Calanchi: J. William Sheridan; W. Flowe... e Dean Blackmoore! Una coincidenza interessante: Giuseppe Calanchi nacque a Bologna, come si dice di Dante Virgili, ma nel 1889. Impiegato statale, fu attivo in una brigata partigiana e riconosciuto patriota.
Fu anche un attivissimo traduttore. Sue sono le traduzioni in italiano delle avventure di Huckleberry Finn (Mark Twain) e dei tre romanzi del Ciclo dei Moschettieri (Alexandre Dumas padre). Interessante, nevvero?
Il caso Silone
A quanto riporta Franchini nel suo volume, per aiutare Virgili, oppresso da dure condizioni di indigenza, sarebbe stato scomodato Ignazio Silone (nato Secondo Tranquilli). Questo è quanto:
Anche qui si presenta il solito ostacolo burocratico.
Virgili ha pubblicato un solo libro e per essere presi in considerazione dalla Cassa Scrittori ce ne vogliono almeno due.
"Vecchie regole che non si riesce a superare", si dispiace lo stesso Silone.
Ma il curriculum di Virgili conta ben ventiquattro romanzi western per ragazzi pubblicati dalla casa editrice Capitol con lo pseudonimo di Dean Blackmoore.
Si cerca di far passare la tesi per cui entiquattro pseudonimi possono valere un nome e il tentativo ha successo.
Silone comunica che è riuscito a far assegnare a Dante Virgili la somma di L. 200.000.
(Antonio Franchini, Cronaca della Fine)
Silone è defunto nel 1978 e non può confermare né smentire, dal momento che nel paese di Urugal le ombre non proferiscono verbo. Tuttavia, se Dean Blackmoore è Giuseppe Calanchi, tutta la storia non può che essere una fabbricazione.
I miseri resti e il loro strano destino
Franchini ci parla della morte di Dante Virgili e delle sue vicende postume. Ecco la narrazione. Lo scrittore morì nel suo triste alloggio, in completo stato di solitudine e di abbandono. Fu trovato il suo corpo orrendamente tumefatto e sfigurato, in un bagno di sangue. Il corpo di quello che è stato sempre descritto come un "ometto" veniva addirittura ad assumere proporzioni gigantesche! La salma fu quindi inumata in fretta e furia al Cimitero Maggiore di Milano. I pochi parenti marchigiani del defunto non hanno voluto sapere niente di lui. In Cronaca della fine viene descritta un'angosciante visita domenicale alla tomba di Virgili, da parte dello stesso Franchini e di Ferruccio Parazzoli, lo scrittore che - come si vedrà - tanta parte ha avuto nell'articolazione del mito memetico virgiliano. Si descrive il lotto cimiteriale in cui, sotto una semplice croce, sarebbe stato sepolto l'autore de La distruzione. Sarebbe interessante compiere una verifica sul campo, per controllare ad esempio la reale presenza della tomba pacchiana di un uomo in carrozzina e della sua consorte. Il destino ha voluto che le cose non finissero in modo così semplice, con quei resti mortali dimenticati sotto una croce. A distanza di anni, nel 2012, ecco che le spoglie sono state riesumate, con la minaccia incombente della loro dispersione nell'ossario comune. Contenute in una cassetta di zinco, le ossa di Virgili attendevano il loro fato di oblio eterno nell'entropia. A questo punto fu indetto un appello con crowdfunding per trovare le risorse necessarie per una sistemazione più dignitosa a quei resti. L'iniziativa fu lanciata dall'anarchico individualista Gerardo de Stefano e dal militante di CasaPound Andrea Lombardi, che si professa céliniano. Al termine del lungo iter, ecco un loculo assicurato e le ossa salvate. Per maggiori informazioni sulla complessa vicenda rimando agli articoli apparsi nel Web, come questi:
Inumato nel 1992, ecco che dopo vent'anni, nel 2012, un corpo si sarebbe decomposto interamente, lasciando le ossa nude e facilmente collocabili in una cassetta di zinco. Sono un po' scettico su un così rapido disfacimento. Sarebbe interessante verificare la collocazione della nuova sepoltura (mi sembra che non sia indicata da nessuna parte) e il suo effettivo contenuto, ma non credo che sia necessario spingersi a tanto.
Un'epidemia di fontite acuta
Ora mi chiedo una cosa. Sostengo l'inesistenza di Dante Virgili, ed ecco che vengo aggredito nel Web, apostrofato col solitu urlo stridulo imperante dall'inizio della presidenza di Donald Trump: "Fonti?!?" Ormai se anche uno sostenesse che l'acqua pura è diafana e incolore, subito verrebbe aggredito. "Fontiiii?!!!!!?", gli strillerebbero senza sosta, come se avesse proferito una proposizione tra il pazzesco e il cervellotico. Ma, Sant'Iddio, le fonti semmai le dovete portare voi, che sostenete con tanta sicumera l'esistenza fisica di Dante Virgili su basi così insostanziali come quelle reperibili nel Web e nel libro di Franchini. Tanto più che quando qualcuno chiede le fonti all'epoca di Trump, spesso si scopre che trangugiava pentole di diarrea di Obama solo pochi anni prima.
In sintesi:
1) Non crediamo possibile che di Dante Virgili non esista nemmeno una foto. Pretendiamo quindi che ce ne venga esibita una. Non ci accontentiamo di un'immagine photoshoppata di uno stortignaccolo reperito nei bassifondi della Rete: la foto deve essere autenticata da un ufficiale.
2) Pretendiamo l'esibizione di copie autenticate dei certificati di ricovero negli istituti psichiatrici che avrebbero ospitato l'augusto nichilista.
3) Pretendiamo l'esibizione di tutta la documentazione dell'iter burocratico relativo all'interessamento di Silone per il curriculum virgiliano e alla concessione del finanziamento della Cassa Scrittori.
4) Pretendiamo l'esibizione di tutta la documentazione mortuaria sulla prima sepoltura dei suoi resti e sulla loro successiva riallocazione.
Se queste richieste non potranno essere soddisfatte, sarà scritta la parola conclusiva su un'invereconda beffa letteraria che per decenni ha tratto in inganno migliaia di persone. Certo, vorrei essere stato vittima di un colossale abbaglio, vorrei che l'eroico Dante fosse davvero esistito in carne ed ossa. Devo però aggiungere questo. Franchini, Parazzoli e gli altri demiurghi che a mio avviso hanno suscitato Virgili dalle tenebre, forse non sanno che esistono davvero uomini come il sottoscritto, interamente pervasi dall'anelito apocalittico, che realmente desiderano la combustione del genere umano in un conflitto termonucleare globale!
un fatto curioso...
RispondiEliminain questo video del 1940 si parla di un 12enne bolognese di nome Dante Virgili
https://www.youtube.com/watch?v=cYOQvAAoSi4
(e lo scrittore è nato nel 1928)
Molto interessante! Però mi sembra un bambino normalissimo nel fisico. Difficile pensare che crescendo sarebbe diventato un "omino repellente", uno stortignaccolo somigliante al pupazzo Provolino, come lo descrive Parazzoli. In ogni caso può darsi benissimo che proprio questo filmato abbia dato uno spunto importante alla genesi del personaggio.
RispondiEliminaLa nuova collocazione cimiteriale esiste davvero. Anche de dentro potrebbe non esserci nulla. L ho visitata personalmente. L'ubicazione esatta è descritta nell introduzione di Gerardo de Stefano alla ri edizione de Metodo della sopravvivenza pubblicato dalla off topic in sole 100 copie.
RispondiEliminaGrazie dell'informazione! Chiederò maggiori dettagli allo stesso Gerardo de Stefano.
RispondiEliminaBuongiorno, sono riuscito a parlare al telefono con la moglie di Piero Buscaroli, che è stato il direttore del Roma (presso il quale Virgili ha lavorato). Mi ha confermato che Dante Virgili è esistito davvero. Passava spesso a Bologna negli anni settanta (o si vedevano a Forlì) a trovare il Buscaroli.
RispondiEliminaLa moglie lo ricorda come un nuovo normalissimo, di certo non aitante ne bello, ma non il mostro ripugnante descritto in Cronache della fine. La mia idea in merito a quella storia è che Virgili naturalmente è esistito, ha scritto quei due romanzi (ma il primo fu sicuramente processato dagli editor e pesantemente rimaneggiato mentre il secondo, che non è stato toccato, infatti lo bocciarono) e ha vissuto una vita normalissima (Certo, con aiuti e sovvenzioni, ecc...). Cronache della fine nient'altri è un modo, secondo il mio modesto parere, per Franchini di scrivere di sé, dei suoi anni da editor, del mondo dell'editoria, gonfiando (Anche grazie a Parazzoli) la figura del Virgili, ampliandone i difetti con molta fiction.
Buonasera e grazie del riscontro! Finalmente si comincia ad avere qualche elemento che permette di dare a questo caso contorni più precisi. Comunque sia, appurato che Virgili era un uomo in carne ed ossa, non ci sono dubbi sul fatto che hanno lavorato molto di fantasia per trasformarlo in qualcosa di veramente bizzarro!
RispondiEliminaSicuramente tutto è nato nel 2003 quando Franchini ha pensato di scrivere la biografia del Virgili. Consultandosi con Parazzoli hanno cominciato a gonfiare la storia e più o meno tutto torna.
EliminaL'uomo bruttino diventa l'uomo orribile, il lettore di riviste porno diventa il sado masochista, probabilmente aveva qualche intolleranza alimentare passeggera che subito viene gonfiata a "si nutriva solo di carne cruda tritata" e via andare. Io sostengo inoltre solo un mio parere, che La Distruzione all'epoca fu ampiamente editato, tutto sul tipo di scrittura Celiniana non è sua, il vero romanzo non pesantemente editato fu Metodo...
Invece per quanto riguarda Calanchi blackmoore poteva essere uno pseudonimo usato da entrambi. Ho trovato alcuni siti diraccolte di fumetti che citano Virgili come alias...
Se ben vogliamo vedere, si è trattato in ogni caso di una manipolazione, di una beffa letteraria. Il lettore è stato ingannato. Resta ora da rintracciare il prototipo umano, l'originale individuo il cui nominativo era Dante Virgili, che poi è stato sottoposto a una mostruosa metamorfosi, studiata in ogni dettaglio. Partendo da questo presupposto, non dovrebbe essere impossibile trovare altre tracce dell'esistenza di questa persona. La storia dell'inesistenza anche di una sola fotografia permane in tutta la sua assurdità e bisogna capire come sia potuto succedere.
RispondiEliminaLe dirò, io e un mio amico stiamo proprio lavorando attivamente a questo.
RispondiEliminaOttimo! Ne sono felice!
RispondiEliminaBuonasera, abbiamo ottenuto nuove informazioni. La sua abitazione in corso indipendenza 6 a Milano, l amicizia con un farmacista della zona (che speriamo di trovare ed interpellare) ma temo che sarà quasi impossibile trovare una fotografia. I comuni distruggono i documenti dopo 10 anno e le persone che abbiamo interpellato hanno confermato la sua riluttanza nel farai fotografare.
RispondiEliminaBuonasera, questi progressi sono entusiasmanti. Spero che i risultati saranno pubblicati e gioveranno alla causa della Conoscenza. Questo impegno porterà buoni frutti!
RispondiEliminaFaremo un podcast, poi le girerò il link
RispondiEliminaGrazie infinite! Questa è una splendida notizia!
RispondiEliminaBuongiorno se mi lascia un suo contatto mail le invio un regalo che esaudirà gran parte delle domande relative a Virgili.
RispondiEliminaBuonasera e benvenuto! Questo è il mio contatto: marcomoretti69@hotmail.com. Grazie di cuore, spero che l'enigma sarà presto risolto!
RispondiEliminaBuonasera, le ho inviato tutto. Mi sono firmato FAB ma sono sempre "l'anonimo" che le ha scritto sopra aggiornandolo con le notizie.
RispondiEliminaGrazie infinite!!!
RispondiEliminaSino a pochi mesi fa sull'app dei cimiteri lombardi si trovava ancora l'ubicazione delle ceneri di Virgili. Oggi ho guardato e non risulta più nulla.
RispondiEliminaGrazie della preziosa informazione!
RispondiElimina