giovedì 4 aprile 2019

IL PORCO E IL GRIGIO: UN'INTERESSANTE ISOGLOSSA TRA IL LONGOBARDO E IL NORRENO

Approfondendo i miei studi di lessico norreno, la mia attenzione è caduta sulla seguente voce, estratta dal dizionario di Zoëga

gríss (m.), giovane maiale, porco 
   declinazione: gen. gríss, dat. grísi, grís, acc. grís;
   pl. n. grísir, gen. grísa, dat. grísum, acc. grísi  


Dalla parola in questione si è formato l'antroponimo Gríss, attestato nella Saga di Hallfred il Poeta Malvagio (Hallfreðar saga vandræðaskálds). Nella nativa Islanda, il poeta Hallfred è un mortale nemico di Gris, un variago cristiano che aveva servito l'Imperatore di Bisanzio. L'odio perdura anche dopo la conversione di Hallfred al Cristianesimo. A un certo punto egli recita questa strofa alla sua amata Kolfinna: 

Veitkat ek hitt, hvat verða
verglóðar skal Móða -
rinnumk ást til Ilmar
unnar dags - á munni
ef fjǫlgegnir fregna
fagnendr jǫtuns sagna,
flók af gyltar Grísi
geitbelg - hvat mik teitir.


Non so quel che diranno
tra poco gli uomini:
amo la donna;
se gli uomini potessero
saper perché sorrido;
a Gris - maial, di capra
la pelle toglierò.
(Traduzione di Marco Scovazzi)


Come ci mostra il norreno, gríss "porcello, maiale" aveva il tema in -i- (il plurale è infatti grísir). Possiamo quindi ricostruire la sua derivazione da una forma protogermanica *gri:siz "giovane maiale". Questa doveva avere qualche parentela con l'aggettivo *græ:waz "grigio", il cui regolare esito in norreno è grár "grigio" (ma anche "ostile"). 

Una cosa va subito detta: non si riesce a comprendere bene queste formazioni. In pratica la sola cosa chiara è che entrambe iniziano col gruppo consonantico gr-. Non è possibile ricondurre le parole in questione all'indoeuropeo *g'er- "vecchio", da cui sono derivate le parole γέρων "vecchio" e γραῦς "vecchia", perché la fonetica non tornerebbe. Infatti l'eventuale protoforma indoeuropea di *græ:waz deve avere una consonante aspirata. È stata tentata la ricostruzione di una radice *g(')hra:w- "grigio", connettendovi anche il latino ra:vus "grigio scuro" (vedi Starostin). Tuttavia ciò desta in me un profondo scetticismo. Si noterà che il vocalismo non collima e si presenta come altamente problematico. Non vi è alternanza -e:- / -a:- in IE; lo stesso fonema -a:- è fonte di dubbi. Anche l'evoluzione di *ghr- in r- non convince troppo, non sembra un'eredità naturale. La parola latina secondo me non è nemmeno indoeuropea: sarà piuttosto un prestito dall'etrusco. Forse la lingua dei Rasna avrà avuto *χrave-, se aggiungiamo l'evidenza fornita dal latino gra:vastellus "uomo anziano" (< *"dai capelli grigi"). Qualcuno ha poi tentato di ricondurre le protoforme germaniche all'indoeuropeo *g(')hre:- "crescere", con lo slittamento semantico "crescere" > "verde" > "grigio". Incerta è anche la ricostruzione fatta dal Pokorny, che presuppone una radice indoeuropea *g'herǝ- / *g'hre:- "brillare". Che dire? Una sola certezza: brancoliamo nel buio e non giunge dalla preistoria alcun faro a illuminarci la via. 

Veniamo ora agli esiti di *græ:waz e di *gri:siz in altre lingue germaniche. 

In anglosassone abbiamo grǣġ "grigio", con la variante grǣw, per cui è necessario presupporre una protoforma *græ:wjaz col tema in -ja-. Questa è l'origine dell'inglese moderno grey, gray "grigio". Non abbiamo esiti nativi di *gri:siz "giovane maiale". Va però detto che dal norreno gríss è passato in medio inglese dando origine in inglese moderno alla parola dialettale grice "maiale" (specialmente "giovane maiale"; pl. grice o grices; variante ortografica gryce). Questa parola è usata soprattutto in Scozia e nell'Inghilterra settentrionale. Un tempo indicava anche un incrocio tra il maiale e il cinghiale; questo suino ibrido, tipico delle Highlands e delle Isole di Scozia, si è estinto nel corso del XIX secolo. 
Un altro interessante esito della parola norrena gríss in inglese è sparegris "salvadanaio" (alla lettera "maialino del risparmio"). Va però detto che si tratta di una formazione fossile, dato che i parlanti non sono in grado di fornire un'etimologia al secondo elemento del composto, -gris.

La situazione nel resto del germanico occidentale è lievemente diversa. La protoforma *græ:waz ha dato origine ad esiti regolari nelle varie lingue: 

    antico alto tedesco: grâo (gen. grâwes) "grigio"
        medio alto tedesco: grâ (gen. grâwes) "grigio"
        tedesco moderno: grau "grigio
        alemannico: graaw "grigio"
        lussemburghese: gro "grigio"
        yiddish: גראָ gro, גרוי groy "grigio"
    antico sassone: grâ, grê "grigio"
           (appulgrê "grigio pomellato")
       medio basso tedesco: grâ, grâwe "grigio"
       Plattdeutsch: greiw "grigio"
   antico frisone occidentale: grê "grigio"
      frisone di Hallig: grai "grigio"
      frisone di Mooring: gra "grigio"
   medio olandese: grâ, grau "grigio"
      olandese moderno: grauw "grigio" 


Non si ha traccia documentata di una protoforma *gri:siz col senso di "giovane maiale", ma sono ampiamente diffusi gli esiti di *gri:siz - secondo altri *gri:saz - come aggettivo col significato di "grigio" (e anche "terribile, spaventoso"), a quanto pare sinonimo di *græ:waz. Ecco il quadro: 

    antico alto tedesco: grîs "grigio"
       medio alto tedesco: grîs "grigio"
       tedesco moderno: greis "grigio"
    antico sassone: grîs "grigio"
       medio basso tedesco: gries "grigio"
          (preso a prestito dal tedesco moderno dialettale come gries
          "grigio", "grigiastro", ad es. detto di nubi)
    antico frisone: grîs "grigio"
        frisone di Staterland: gries "grigio"
        frisone occidentale: griis "grigio"
    antico olandese: grîs "grigio"
       medio olandese: grise, grijs "grigio"
       olandese moderno: grijs "grigio"


Nella lingua dei Franchi si aveva *grîs "grigio": da questa sorgente la parola è passata nel romanzo, dando origine all'antico francese gris (obl. gris; f. grise) "grigio" (francese moderno gris /gRi/ "grigio"). In latino tardo la parola è stata adottata come gri:seus, cosa che ci rivela un dettaglio importante: il tema dell'aggettivo era in -i-, non in -a-: il protogermanico aveva realmente *gri:siz / *gri:sja-, non *gri:saz. In altre parole, il passaggio avvenne in modo diretto dalla lingua germanica dei Franchi al latino medievale in modo tale da conservare traccia dell'antica flessione. 

In antico francese si ebbe un derivato (diminutivo) grisel (obl.) "grigiastro; cavallo grigio", che passò in medio inglese grisel, griselle, gresel "grigiastro; uomo dai capelli grigi", divenendo poi in inglese moderno grizzle "grigio scuro; capelli grigi". Da questo aggettivo deriva il famoso zoonimo grizzly, che tutto ben conoscono (alla lettera "orso grigio"). A parer mio l'inglese griseous "grigio screziato" viene dalla forma diretta *griseaus, *griseax dell'antico francese grisel, che però non sono riuscito a documentare. 

Un altro derivato di questa radice, a quanto sappia non attestato in alcuna lingua germanica, è il latino medievale gri:seum "pelle di scoiattolo siberiano", che traduceva l'italiano antico vairo, vaio (dal latino varium, neutro di varius "screziato"). Ancora oggi in francese, la pelle di questo animale è detta petit-gris.

Infine dobbiamo trattare gli esiti del protogermanico *græ:waz e *gri:siz nella lingua dei Longobardi. Giovanna Princi Braccini, nel suo Germanismi editi e inediti nel codice diplomatico longobardo: anticipi da uno spoglio integrale e commentato di fonti latine in vista di un tesoro longobardo (1998/99), riporta qualche commento a questo proposito:

§ 2. Aggettivi

77. graus (2) 'grigio' (graum e Grauso)
78. grisio (5) 'grigio' (Grisio [3], Grisione [1], Griso [1])


"Le due occorrenze di graus (quella reatina in una carta originale del 768, in cui è il colore di un cavallo: “... et alium cavallum graum”, e la seconda, volturnese, rappresentata da un antroponimo) sono le uniche attestazioni della parola longobarda che al momento possediamo, se si escludono le sue due sospette presenze nel toponimo Vallis Gramundella, nel Regestum Farfense, a. 1037, e nell’idronimo fluvius flasgra60." 

E ancora:

"Questo termine longobardo non sembra avere avuto continuazione in italiano e neppure nei dialetti italiani."

Ovviamente graum è forma latinizzata nella desinenza, secondo la consuetudine dell'epoca. Se l'unica attestazione del nominativo singolare graus è l'antroponimo Grauso, allora la Princi Braccini avrebbe dovuto apporre l'asterisco e scrivere *graus. :) Non si tratta di un immediato derivato di *græ:waz: la consonante -s- fa parte della radice e l'origine è dal protogermanico *greusanan "terrorizzare", da cui anche l'anglosassone grēosan e il tedesco moderno grausen "spaventarsi, temere". Sospetto che la radice sia in ultima analisi la stessa ("diventare grigio" > "essere terrorizzato"), ma ancora una volta i dettagli di una simile formazione appartengono a qualche lingua perduta e non hanno spiegazione alcuna in indoeuropeo. A complicare ancor più le cose abbiamo anche il medio alto tedesco grûwen "terrorizzare", da cui il tedesco moderno grauen "terrorizzare" e Grauen (n.) "orrore", che devono appartenere alla stessa vasta quanto difficile famiglia. In ogni caso Grauso non è "Il Grigio", bensì un esito di  *Grausæ:n "Il Terribile". Vediamo poi che in realtà questo antroponimo non è affatto un hapax: abbiamo la stessa radice anche in Grausulus, Adelgrausus, etc. 

Con buona pace dell'autrice, la Vallis Gramundella "dalla Bocca Grigia" (protogerm. *græ:wa- + *munθaz "bocca") e il fluvius Flasgra "Grigio come il Lino" (protogerm. *flaχsan "lino" + *græ:waz) sono tutt'altro che realtà sospette: il toponimo e l'idronimo in analisi, trattati a suo tempo da Wilhelm Bruckner, sono dotati di etimologia germanica inattaccabile e provano la persistenza di quell'eredità longobarda che i romanisti vorrebbero sminuire fino alla cancellazione. Tra l'altro, il fiume Flasgra conserva tuttora il suo nome: Fiascra.

Per quanto riguarda l'altro aggettivo, quello derivato dal protogermanico *gri:siz, i romanisti insistono nel loro tentativo di rimuovere la sua esistenza dal lessico longobardo, ritenendolo in buona sostanza un franchismo importato dopo la caduta del Regno. Eppure il testo del Bruckner, datato ma pur sempre validissimo, ci riporta qualche altro dato significativo. Oltre all'antroponimo Griso / Grisio, ne sono elencati alcuni altri: Grisaldus, Grisolfus, Griselissi (Griselissius, Grisilissi) e Grisimpertus. Come ammettiamo che la parola norrena gríss deve essere stata condivisa col longobardo come antichissima eredità, tutto si spiega per incanto:

Griso "Maiale"
Grisio "Maiale"; "Grigio"
Grisaldus "Signore dei Maiali"
    (< protogerm. *gri:si- + -*waldaz)
Griselissi, dissimilato per *Griserissi "Principe dei Maiali"
    (< protogerm. *gri:si- + *ri:kaz)
Grisimpertus "Splendente Ricco di Maiali"
    (< protogerm. *gri:s-i:na- + *berχtaz) 

Grisolfus "Lupo-Maiale" 
   (< protogerm. *gri:si- + *wulfaz)


L'aggettivo *gri:siz "grigio" doveva significare letteralmente "del colore del porco", ossia "di colore sporco". Nell'antico alto tedesco attestato è stato perduto ogni riferimento al maiale già in epoca antica, anteriore alla comparsa dei primi documenti (XIII secolo), così come è stato perduto il sostantivo omonimo, *gri:siz "giovane maiale". I cadaveri di antichi Germani restituiti dalle torbiere dimostrano che quelle genti avevano un'ottima cura del proprio corpo - tranne che dei denti, rovinati dalla polvere delle mole presente nelle farine. Non mancavano tuttavia in alcuna tribù uomini sporchi, che non si lavavano mai. Proprio come Carlo Magno, che è il Carlo Cotenna ancora ricordato dai Lombardi fino a poco tempo fa, un uomo coperto da uno spesso strato di sudiciume naturale. Quando una persona non si lava per molto tempo, il suo corpo finisce col somigliare per aspetto a quello di un porco: sulla sua pelle si formano orrende chiazze scure. L'aggettivo protogermanico da cui deriva la parola "grigio" descriveva proprio questa realtà. Ecco scoperto l'arcano: mentre *græ:waz indicava il colore uniforme, *gri:siz indicava il colore screziato, disomogeneo. Il color "porco", per l'appunto. 

Un amico la cui madre (R.I.P.) era di Cantù mi ha riportato il vocabolo grisùn, glossato come "maiale cucinato". Tuttavia va detto che non sono stato capace di confermare questa sorprendente informazione trovando altre persone in grado di riconoscerla. La cosa non deve stupire: non poche parole marginali devono essere finite nell'oblio nel corso dei secoli in contesti sostanzialmente agrafi. Anche il soprannome Griso di un bravo di manzoniana memoria potrebbe aver significato più "Porco" che "Grigio": il Manzoni potrebbe essersi imbattuto in un soprannome originato da una reminiscenza popolare di un epiteto di origine longobarda, avendolo così usato fraintendendone il senso.

3 commenti:

  1. Bundì.
    Interessante. In lingua friulana il termine "griot", con quel -ot che non è proprio un vezzeggiativo, indica il maiale al pascolo. Ricordo che fino a tempi recenti l'allevamento brado era molto diffuso e la razza era la scura "nera friulana" non certo i rosei large white inglesi.
    Mandi
    Sandri Pian

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  2. Ciao, benvenuto in questo spazio! Grazie delle utilissime informazioni, che mi piacerebbe approfondire.
    Marco

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