domenica 14 aprile 2019


LA ZONA MORTA

Titolo originale: The Dead Zone
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1983
Durata: 103 min
Rapporto: 1.85 : 1
Genere: Thriller, fantascienza, orrore
Regia: David Cronenberg
Soggetto: dall'omonimo romanzo di Stephen King
Sceneggiatura: Jeffrey Boam
Produttore: Debra Hill
Produttore esecutivo: Dino De Laurentiis
Casa di produzione: Dino De Laurentiis Company, Lorimar
     Film Entertainment
Distribuzione in italiano: CDE Compagnia Distribuzione
   Europea (in seguito diventata Compagnia Distribuzione
   Internazionale)
Fotografia: Mark Irwin
Montaggio: Ronald Sanders
Effetti speciali: John Belyeu, Michael Lennick
Musiche: Michael Kamen
Tracce musicali:
    1. Opening Titles
    2. Coma
    3. Hospital Visit
    4. 1st Vision - 2nd Sight
    5. Lost Love
    6. Drowning Vision - Trough the Ice
    7. School Days
    8. In the Snow - Hope
    9. Alone
    10. Political Death
    11. Rally: Meet Your Local Candidate
    12. Realisation - Destiny
    13. Death of a Visionary
    14. Civic Duty & Sacrifice
    15. Dead Zone
    16. Coda to a Coma - The Balcony
Scenografia: Carol Spier, Barbara Dunphy, Tom Coulter
Costumi: Olga Dimitrov
Trucco: Shonagh Jabour
Sfondi: Myles Roth
Didascalia: A man awakens from a coma to discover he has a
     psichic ability
Interpreti e personaggi
    Christopher Walken: Johnny Smith
    Brooke Adams: Sarah Bracknell
    Tom Skerritt: sceriffo Bannerman
    Herbert Lom: dottor Sam Weizak
    Anthony Zerbe: Roger Stuart
    Colleen Dewhurst: Henrietta Dodd
    Martin Sheen: Greg Stillson
    Jackie Burroughs: Vera Smith
    Sean Sullivan: Herb Smith
    William B. Davis: autista dell'ambulanza
    Nicholas Campbell: il deputato Frank Dodd
    Simon Craig: Chris Stuart
    Géza Kovács: Sonny
Doppiatori italiani  

    Claudio De Davide: Johnny Smith
    Antonella Rinaldi: Sarah Bracknell
    Giorgio Bandiera: sceriffo Bannerman
    Carlo Alighiero: dottor Sam Weizak
    Sergio Rossi: Roger Stuart
    Elio Zamuto: Greg Stillson
    Francesca Palopoli: Vera Smith
    Mario Milita: Herb Smith
    Teo Bellia: Frank Dodd
Budget: 7,1 milioni di dollari*
    *10 milioni secondo AFI Catalogue of Featured Films.
Box office (mondiale): 16,3 milioni di dollari**
   **20,8 milioni secondo Box Office Mojo


Trama: 

Nella sperduta città di Castle Rock (Maine, US), il giovane insegnante John Smith è innamorato della sua collega Sarah Bracknell, anche se non ha con lei alcun contatto carnale. Forse la causa di questa ritrosia è da ricercarsi in oscuri retaggi religiosi di famiglia o in un'ombrosa complessità psichica che rasenta l'autismo. Fatto sta che una sera, dopo aver avuto un terribile attacco di emicrania, l'uomo rifiuta cortesemente la proposta della donna, che cercava di trattenerlo da lei per la notte. Il maltempo è terribile, ma Smith non si lascia convincere e si avventura nel diluvio. Sulla via del ritorno a casa ha un incidente automobilistico che lo manda in coma. Rimane immerso in un'oscurità di piombo per molto tempo, quindi all'improvviso si sveglia, contro ogni aspettativa del dottor Sam Weizak e del personale che lo ha in cura. Apprende subito che da quando è rimasto vittima della collisione stradale sono passati cinque anni. La sua amata, che di certo non voleva farsi venire la muffa sulla vulva, ha trovato un altro uomo, privo di ansie e di paranoie mistiche, capace di penetrarla e di donarle il suo sperma. Così lei ha sposato quell'energumeno, avendone prole, come usano fare coloro che il Genio della Specie non ha vomitato dalla propria bocca. Johnny scopre di aver acquisito un inesplicabile potere psichico, quello di conoscere col solo contatto fisico aspetti privati della vita delle persone che gli stanno intorno e di predire il futuro. Così, toccando le mani di un'infermiera, ha la visione di sua figlia intrappolata in una casa che brucia: grazie a questa premonizione la disgrazia viene evitata. La sua illuminazione gli permette di sapere che la madre del dottor Weizak, creduta morta nel corso della seconda guerra mondiale, in realtà è ancora viva. La fama dei doni di John Smith si diffonde grandemente, così lo sceriffo George Bannerman, chiede aiuto per scoprire l'identità di un serial killer che sta funestando Castle Rock con una serie di efferati delitti. All'inizio il sensitivo rifiuta la collaborazione, volendo essere lasciato solo. Un giorno però gli accade di ricevere la visita della sua amata Sarah. I due questa volta consumano un rapporto sessuale, anche se lei è tutta tremebonda all'idea che la cosa gli possa sfuggire di mano e decide di troncare la relazione adulterina appena avvenuta l'emissione degli spermatozzi dal fallo eretto. A questo punto il povero Johnny, comprensibilmente frustrato dall'irrigidimento della donna che gli si è appena concessa, cambia idea sulla collaborazione con lo sceriffo e decide di aiutarlo a scoprire l'assassino. Il mostro, che uccide ragazze, viene scoperto quando Johnny analizza il teatro dell'ultimo delitto: si tratta di un deputato dello stesso sceriffo, Frank Dodd. Quando la polizia fa irruzione nella casa dell'assassino seriale, questi si fulmina sparandosi una revolverata nel cranio. Tuttavia la sua terribile madre, un'oscena fattucchiera isterica responsabile della mostruosità del figlio, reagisce sparando a Johnny, prima di essere abbattuta dallo sceriffo Bannerman. Reso invalido dal proiettile sparatogli dalla megera, che gli ha leso il midollo spinale, Johnny è malapena capace di camminare. Grandi sono la sua amarezza e la sua disillusione sulla natura umana. Egli cerca così di isolarsi ancora di più dal consorzio umano. Un giorno un uomo molto benestante, certo Roger Stuart, lo cerca e gli propone di fare l'insegnante privato di suo figlio Chris, un bambino difficile. Quando Johnny si reca nella villa palladiana del suo mecenate, diventa subito amico dell'infante affidato alle sue cure. A questo punto accade qualcosa di molto importante: viene sconvolto dalla visione di Chris e di altri due bambini che cadono nelle acque gelato di un lago durante una gara di pattinaggio sul ghiaccio, troppo sottile per sopportare il loro peso, finendo tutti affogati. A causa dell'insistenza del sensitivo, il figlio di Stuart si astiene dal partecipare alla competizione e così si salva. Gli altri due bambini, ignari di tutto, cadono nel lago a causa del cedimento del ghiaccio e affogano, proprio come previsto dalla visione. Per questo motivo John Smith si convince che il futuro non sia qualcosa di ineluttabile, ossia che esista la possibilità concreta di cambiarlo. In altre parole, il dono della preveggenza che egli ha acquisito non è assoluto: esiste una "zona morta" nel suo cervello, forse a causa dei danni derivanti dall'incidente: è come un punto cieco, qualcosa che impedisce di prevedere determinati eventi. A una corsa organizzata da Greg Stillson, candidato indipendente al Senato, a cui Stuart e la moglie sono presenti come volontari, accade un altro evento cruciale. Una nuova visione sconvolge Johnny. Questa volta si tratta di qualcosa di più traumatico: è la certezza che Stillson, una volta diventato Presidente degli USA, scatenerà un conflitto nucleare globale che annienterà il genere umano. Anziché considerare una simile opera per quello che è, ossia un atto di somma filantropia in grado di dare ad Homo sapiens la Pace Eterna al prezzo di una breve agonia, il veggente è convinto di avere il dovere morale di evitare tutto questo. Il DNA gli dà la certezza che una penosa sopravvivenza nell'Inferno che è la Storia sia in ogni caso preferibile alla cessazione della vita biologica. Così si attiva per impedire con ogni mezzo l'elezione di Stillson, tendendogli un agguato in un teatro uccidendolo. Gli eventi precipitano: Johnny non riesce a mandare a segno il colpo, ma il candidato al Senato, vistosi in trappola, prende in ostaggio un bambino, svelando a tutti la propria natura funesta. Questo basterà a impedirgli di arrivare alla presidenza degli States e alla fatidica valigetta. Johnny però finirà colpito da una guardia della sicurezza e spirerà tra le braccia di Sarah, felice di aver assicurato ai dannati di questo mondo la prosecuzione della loro folle corsa, che essi reputano il Sommo Bene. Quando lei gli confessa che lo ama, lui esala il suo ultimo respiro, come un impiccato rilascia il seme da cui nasce la mandragora. 


Recensione: 

Un thriller ontologico, che porta a meditare sulla natura del tempo e sulle terribili conseguenze di ogni nostra vana speculazione sull'Esistenza. Non a caso gli adepti della setta di Mithra raffiguravano il Tempo come un essere dalla testa di leone, avvolto da un grosso serpente e identificato con Ahriman, il Dio del Male dell'antica religione di Zoroastro. Chronos era il nome che gli antichi Elleni davano al Tempo: non è forse un caso la somiglianza del suo nome a quello del Titano Crono, la divinità ctonia che divorava i suoi stessi figli. Gli umani cercano di negarne l'esistenza, di ritenerlo una mera illusione, ma senza il Tempo non sarebbe possibile definire l'Esistenza stessa come concetto. In cosa consiste infatti l'Esistenza? In una serie ordinata di eventi. Non è poi una cosa così banale come sembrerebbe a prima vista. C'è da impazzire. Plotino credeva che il Tempo fosse una sostanza priva di correlazione con gli eventi, in grado di sussistere anche in un Universo di enti assolutamente immobili o addirittura del tutto vuoto, senza alcun ente. Einstein negava tutto ciò e poneva le basi per l'annientamento del Tempo Assoluto di Newton, quella comoda evoluzione del Tempo Assoluto dei neoplatonici a cui pure si deve il progresso materiale dell'Occidente tanto esaltato dalla setta massonica. Spero che i lettori possano comprendere le mie ragioni e perdonare la prolissità di questa recensione. Del resto, non mi sono mai andate a genio le recensioni "tecniche" con frasi del tipo "Cronenberg, uscita dalla fatica del suo ultimo film (titolo, data di uscita, blà blà blà), etc.", "l'attore X, che ha dato il meglio di sé nel film Y, qui recita al di sotto delle sue possibilità", "le inquadrature fatte con una tecnica innovativa, blà blà blà" - senza che la sostanza dei problemi sia nemmeno sfiorata di striscio. Così mi addentro in una galassia di pensieri che sono come frammenti esplosi di un cosmo in sfacelo!     


Ontologia temporale e Cristianesimo 

Pur essendo gli Stati Uniti d'America un paese a maggioranza protestante, la Chiesa Romana non ha mai cessato di avervi una grande influenza non soltanto politica e morale, ma anche teologica. Così possiamo dire che Stephen King, nato a Portland, nel Maine, e cresciuto nella dottrina della Chiesa Metodista, mostra chiare influenze della filosofia scolastica nel suo modo di concepire la natura del tempo. Procediamo con ordine. Secondo gli insegnamenti cattolici esiste il Libero Arbitrio, ossia la capacità dell'essere umano di scegliere tra il Bene e il Male. Quindi il futuro in questa visione dell'universo non è predeterminato: esiste un corso possibile a seconda delle scelte di ogni singolo essere umano. In altre parole, se vogliamo usare termini tecnici, l'ontologia temporale cattolica è una forma di A-eternismo o eternismo tensionale, e più precisamente un'ontologia eternista con futuri ramificati. Così i ragionamenti dei cattolici più grossolani sono di questo tenore: "Dio è adirato, ma se i peccatori pregano la Madonna, lei lo convince a desistere dai suoi intenti di castigo". Quindi esistono due possibilità: un futuro che si realizza se i peccatori non si pentono e uno che si realizza se si pentono. Entrambi sussistono, stando a questi credenti mariolatri, come possibilità nella mente di Dio, anche se alla fine può inverarsi nel presente una sola di queste possibilità. E non è forse quello che vediamo all'opera nel film di Cronenberg e nel romanzo di King? Lutero pensava ben diversamente: il suo Cristianesimo seguiva una logica più rigorosa. Secondo il teologo tedesco, il futuro è predeterminato da Dio. Esiste cioè la predestinazione. Non vi è alcun Libero Arbitrio: a regnare è invece il Servo Arbitrio. Quindi il futuro è chiuso, ossia fissato ab aeterno, assolutamente immodificabile. Dio ha indurito il cuore del Faraone. A complicare il problema c'è poi un altro fatto di non poco conto: la teologia cattolica, come quella protestante, sostiene che Dio è al di fuori del flusso temporale. Per Dio esiste soltanto il presente, quindi ogni singolo dettaglio di ciò che per le creature è il passato o il futuro, sta innanzi al Creatore come una pietra in un paesaggio immobile. L'Eternità, dimensione in cui sussiste Dio, non è comparabile al tempo, ci ricorda Agostino d'Ippona: Egli non crea le cose nella Storia, perché prima dell'Inizio il Tempo stesso non esisteva. Il Tempo stesso è una creatura. Se questo appare tutto sommato compatibile con la visione di Lutero, si trova in grande contraddizione con l'eternismo tensionale con futuro ramificato sostenuto dalla teologia cattolica. Ricordo che all'università il professore di meccanica razionale commentava volentieri problemi di questo genere, così un giorno se ne uscì con una perla di grande acume: "Non è molto chiaro come l'essere umano possa essere libero stante l'onniscienza di Dio". Le acrobazie compiute dai teologi della Chiesa Romana sono paradossali quanto vane. Ricordo l'argomento (stupidissimo) dei due treni che si scontrano: "Se sto sulla cima di un monte", affermava un prete, "e vedo una ferrovia con due treni che procedono l'uno verso l'altro, prevedo che avverrà lo scontro, ma non lo predestino". Secondo l'ecclesiastico la prescienza divina non sarebbe stata equivalente alla predestinazione. Questo perché nel suo esempio l'uomo sulla cima del monte non è il Creatore. Se si trattasse del Creatore, a lui si dovrebbe l'esistenza della ferrovia, dei due treni e degli errori che hanno spinto i macchinisti a muoversi verso la collisione. Quindi al Creatore sarebbe da attribuire la causa dell'incidente: non si può definire Dio "causa prima di tutte le cose" per poi dire che se ne sta comodamente fuori dagli eventi. 

Visioni come fotogrammi

A complicare ulteriormente il problema sta l'ateismo di Cronenberg. Al regista canadese, che prende l'architettura dell'ontologia temporale kinghiana senza apportarvi alcuna modifica, non sembra interessare davvero quale possa essere la fonte delle premonizioni di Johnny Smith. Cronenberg non appartiene al complesso mondo del Cristianesimo, essendo un ashkenazita: non ne condivide le finalità, anche se ne assorbe ugualmente i presupposti dal popolare scrittore di horror, elaborandoli per poi fornire come output la pellicola in analisi. La domanda me la pongo da anni, senza mai poter trovare pace o l'ombra di una risposta sensata. Se non dovesse valere il presentismo, se il passato e il futuro dovessero avere la stessa dignità ontologica del presente transeunte, quale sarebbe l'origine dei fotogrammi di questo film chiamato "Esistenza"? Il concetto stesso di profezia violerebbe il principio di causa-effetto: dal futuro dovrebbe giungere un'influenza partita da un fotogramma e capace di raggiungerci nel qui ed ora. Se però col nostro agire rendessimo impossibile la realizzazione di quello stesso fotogramma, esse sarebbe al contempo causa prima del nostro agire e inesistenza! Sostanza e Nulla Assoluto! Come spiegarlo? C'è da diventarci pazzi, il nostro cervello non è sufficiente ad elaborare i dati! Stupisce che si possa anche solo pensare a queste architetture folli senza essere sfiorati dall'idea che un Artefice - intelligente quanto beffardo e maligno - sia colui che crea i fotogrammi che descrivono ogni futuro possibile. Una cosa è certa: non è possibile inoltrarsi nel labirinto dell'Ontologia Temporale con una visione materialista - anche se va detto che ci si perde in ogni caso.   

Curiosità varie 

L'origine ultima del film di Cronenberg e del romanzo di King è presto detta: consiste nel caso di Peter Hurkos (1911 - 1988), un olandese di Dordrecht che a quanto pare manifestò poteri paranormali appena risvegliatosi dal coma, in cui era sprofondato in seguito a un trauma cranico causato da una caduta dalle scale all'età di 30 anni. In seguito fu negli States e collaborò con le autorità nel caso della Famiglia di Manson e in quello dello Strangolatore di Boston, un serial killer reponsabile dell'assassinio di 13 donne. In realtà sembra che Hurkos fosse semplicemente un mentalista e che usasse la tecnica della "lettura a freddo" (cold reading) per cogliere informazioni sulla vita privata delle persone.

Cronenberg non era affatto soddisfatto del nome John Smith, troppo banale per risultare credibile. "Non chiamerei mai qualcuno Johnny Smith", sbottò il regista in un'occasione. Così pensò di chiamare in un altro modo il protagonista interpretato da Christopher Walken, ma fu distratto da questioni più importanti, la cosa gli passò di mente e il cambiamento non fu apportato. Tra l'altro nel romanzo di Stephen King si fa menzione esplicita di come John Smith dia l'impressione di essere un nome finto. 

Per la parte di Johnny Smith, Stephen King aveva scelto come attore Bill Murray (proprio lui, quello col faccione ghignante, quello che rese famosissimo ovunque il Giorno della Marmotta). Evidentemente l'influenza dello scrittore di horror sulle decisioni del regista canadese era assai piccola. Del resto, a mio avviso King non ci avrebbe azzeccato. Anzi, forse avrebbe fatto meglio a dedicare la sua vita alla grigliatura di hamburger nelle feste paesane.

Diverse scene sono state girate e completate, ma non sono mai state viste dal pubblico; si pensa che siano scartate ancor prima dell'uscita del film. Tra queste scene rimosse c'è un prologo che mostra John Smith da bambino (interpretato da Stephen Flynn), mentre ha un trauma cranico in seguito a una brutta caduta nel corso una partita di hockey su ghiaccio. In tale scena il padre di Johnny bambino è interpretato da Sean Sullivan. In una scena alternativa della visione di Camp David, lo stesso John appare come spettatore inerte. Alcune foto tratte da questa scena sono poi comparse su Cinefantastique, nel numero di dicembre 1983. Non ho informazioni su come sia avvenuta questa fuga di materiale riservato. 

Michael Kamen rischiò il linciaggio durante la composizione della colonna sonora: si trovava in un appartamento nella livida città di Londra, dove continuava a lavorare al piano sperando di trarne qualcosa di convincente. Diversi vicini, esasperati dalle note, giudicate "tenebrose", gli intimarono di smetterla, accusandolo di provocare gli incubi. 

Il gazebo famoso per essere stato il teatro dell'ultimo omicidio compiuto dal serial killer Frank Dodd ebbe uno strano fato: fu donato alla città di Niagara-on-the-Lake (Ontario, Canada), dove il film è stato girato, essendo considerato dalle masse un luogo fausto dove sono scattate le foto nuziali di moltissime coppie di sposi. 

La madre del protagonista è stata interpretata da Jackie Burroughs, che aveva in realtà soltanto quattro anni in più di Christopher Walken.

Trovo singolare un anagramma del cognome di un doppiatore italiano, Teo Bellia, che ha dato la sua voce allo psicopatico Frank Dodd: con il semplice spostamento di una consonante ne esce Belial

Citazioni

Riporto è un dialogo decisamente surreale, a proposito dell'idea di eliminare un punto di discontinuità nel tessuto della Storia, nella vana speranza che questo possa trasformare un pianeta dannato nel mondo dei Puffi.

Johnny Smith: What about my question?
Dr. Sam Weizak:
Huh? Huh? Oh, you mean the one about Hitler?
Johnny Smith:
What would you do?
Dr. Sam Weizak: I don't like this, John. What are you getting at?
Johnny Smith: What would you do? Would you kill him?
Dr. Sam Weizak: All right. All right. I'll give you an answer. I'm a man of medicine. I'm expected to save lives and ease suffering. I love people. Therefore, I would have no choice but to kill the son of a bitch.
Johnny Smith: You'd never get away alive.
Dr. Sam Weizak:
It doesn't matter. I would kill him.
[lifting drink]
Dr. Sam Weizak: Nasdrovia. Skol. 
 
Ed ecco la citazione definitiva, assoluta, divina, che vorrei fare mia con tutte le mie forze, che vorrei poter pronunciare proprio un istante prima di morire: 
 
"The missiles are flying! Halleluyah! Halleluyah!"  

Che altro dire? Morirei felice, ridendo come un Pazzo di Dio!

Altre recensioni e reazioni nel Web: 

Estraggo dal vasto universo della rete alcune citazioni che reputo interessanti.


Cronenberg costruisce un clima cupo, da guerra fredda, con l’uso delle musiche incalzanti di Michael Kamen e con un montaggio serrato che fa assomigliare le visioni di Johnny Smith a flashes accecanti e dolorosi. Inoltre inserisce una idea sovversiva e moralmente ambigua sulla lucida follia di un uomo che da killer psicotico si trasforma in salvatore dell’umanità. Specchio fedele degli anni ’80 reaganiani, La zona morta si arricchisce di un finale cristologico in cui sono i famigerati mass media a regalare al protagonista un riscatto dalla tristezza di una vita incompresa e senza amore, trasformando le sofferenze della sua carne e le follie della sua mente in una paradossale remissione dei peccati del mondo.
(Fabio Fulfaro, 2018)


Il dono paranormale fa sorgere in Johnny un duplice senso di colpa: uno, di ordine fisico (il non essere intervenuto per impedire omicidi cui ha “assistito”); un altro, di ordine metafisico (lo sfidare dio e il destino). La veggenza uccide? Uno sguardo nell’“altro/oltre” è uno sguardo contro il destino e contro se stessi? L’uomo, che in un eccesso di “ybris” (sic) maledice Dio, vive la propria diversità come una malattia mortale e, quasi consapevole della diabolicità implicita nel suo agire come rivale più che come “mano” di Dio, si sente un “alter/anti-Cristo”.
(Manuel Billi, 1999)



Ora, La zona morta è il primo film di Cronenberg ad aver eliminato tale “incongruenza” dell'orrido, il primo cioè ad affidarsi completamente ai modi del racconto escludendo l'identificazione fra climax (di una singola sequenza così come dell'intera opera) e visione della mostruosità. Cronenberg vi inietta la sua usuale dose di senso del ritmo e, perché no?, di turbamento e disagio, ma facendo leva unicamente sulla sensazione e non sul sensazionalismo. Non ci sono teste che esplodono né strane aberrazioni del corpo nel loro farsi, in La zona morta, ma solo esplosioni e aberra- zioni interiori che squassando lo spirito giungono fino al corpo. 
(Redazione Cineforum.it)

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