lunedì 18 novembre 2019

NOTE SUL LAVORO DI ATKINS

L. Patrick Atkins è l'autore della tesi Phonetic Descriptions of Glossolalia (Descrizioni fonetiche della glossolalia), consultabile e scaricabile al seguente link:


Titolo della tesi:
Phonetic Descriptions of Glossolalia
Studente: L. Patrick Atkins, M.A.
Università: George Mason University, Fairfax (VA)
Anno: 2014
Relatore della tesi: Dr. Steven H. Weinberger
Lingua originale: Inglese


Questo è l'indice della tesi di Atkins:

TABLE OF CONTENTS

List of Tables ... v
List of Figures ... vi
Abstract ... vii
1. Introduction ... 1
2. Review of the Literature ... 10
3. Methodology ... 17
4. Data & Analysis ... 23
5. Discussion ... 35
Appendix A ... 42
Appendix B ... 44
References ... 47


LIST OF TABLES

1. Universals from Maddieson, 1986 ... 8
2. Observations from Goodman, 1972 ... 13
3. The Subjects at a glance ... 22
4. Phonetic Category Frequencies (% of Consonants) in
    Glossolalia Data ... 37


LIST OF FIGURES

1. IPA Consonant Chart for English ... 24
2. IPA Vowel Chart for English ... 24
3. Charlie’s Consonants ... 25
4. Charlie’s Vowels ... 26
5. Jill’s Consonants ... 27
6. Jill’s Vowels ... 27
7. Karen’s Consonants ... 28
8. Karen’s Vowels ... 29
9. Vowels: Glossolalia v. Maddieson ... 34
10. English Consonant Frequency Ranking from Mines, et al., 1978
    ... 36


DESCRIZIONI FONETICHE DELLA GLOSSOLALIA

"Questo articolo descrive foneticamente la parlata glossolalica di tre parlanti di madrelingua inglese. I soggetti sono stati intervistati per informazioni biografiche e glossolalie registrate. Dopo aver trascritto i discorsi coi simboli dell'alfabeto fonetico internazionale, gli inventari dei segmenti sono stati generati per ognuno dei campioni dei soggetti, e i segmenti di glossolalia asono stati descritti alla luce di universali fonologici. Questo studio conclude che gli universali linguistici influenzano la glossolalia e che i segmenti del discorso di un glossolalico sono un sottoinsieme dei segmenti della sua lingua nativa. Queste conclusioni hanno particolari implicazioni per la potenza degli universali fonologici come anche per ulteriori studi sulla glossolalia."

"Ogni parlante glossolalico è un'isola, con una propria lingua divina, nota soltanto a lui e priva di relazioni con tutte le altre lingue divine che sono state rivelate al mondo fin dall'inizio dei tempi. Questo è il dogma fondante degli studiosi dei fenomeni glossolalici. Un dogma che io sento di dover sfidare. Non esistono lingue davvero isolate. Non esistono lingue monadiche, fatte per descrivere un mondo privo di qualsiasi contatto con l'esterno." 
 
Innanzitutto l'autore fa alcune importanti precisazioni sulla parola glossolalia, sul suo uso e sulla sua storia. Non si tratta di un termine troppo antico, com'è facile immaginare: il suo conio risale alla seconda metà del XIX secolo ed è opera dell'ecclesiastico anglicano Frederic Farrar. Nella sua opera Life and Work of St. Paul (1879), egli ha descritto come glossolalia "quei soliloqui di emozione estatica spirituale" ("those soliloquies of ecstatic spiritual emotion"). Immagino che il testo non sia mai stato tradotto in italiano e non ho la benché minima idea di quante edizioni abbia avuto, in ogni caso sappiamo che la frase citata sui soliloqui spirituali si trova a pagina 52 dell'originale. A partire da Farrar, si è fatto un gran parlare di glossolalia e il mondo accademico ha usato tale termine per descrivere il fenomeno delle pronunce dirette dallo Spirito e prive di qualsiasi corrispondenza con lingue usate dal genere umano. Dal punto di vista fonologico, la glossolalia condivide con il linguaggio ordinario alcune caratteristiche di base, mancando tuttavia di parametri chiari e definibili di sintassi, semantica e proprietà comunicative. In realtà questo Farrar sembra aver avuto conoscenze scritturali abbastanza tenui. La locuzione "parlare in lingue" si trova negli Atti degli Apostoli (Atti 2, 1-13). I dodici Apostoli, riuniti dopo l'Ascensione di Cristo, udirono un improvviso suono dal cielo, simile a quello di un forte vento, che riempì la casa ove erano seduti. Apparvero dunque lingue di fuoco che si posarono su ognuno degli Apostoli, che furono pieni dello Spirito Santo, così si misero a parlare in altre lingue, dato che lo Spirito aveva dato loro la pronuncia. Quindi cominciarono a predicare a una folla di genti, e ognuno li udì parlare nella propria lingua nativa, come si legge in Atti 2, 8-11: "Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamiti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadocia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, stranieri di Roma, Ebrei e proseliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio." Ne possiamo dedurre che gli Apostoli non operarono affatto un miracolo di glossolalia, semmai un miracolo di xenoglossia, dato che parlarono in lingue esistenti e utilizzate da popoli di gente dotata di un corpo di carne, sangue e ossa. Non credo che ci sia bisogno di un eccelso grecista per comprendere che glossolalia è una parola formata male, come molte parole tipiche della nostra epoca (alcuni esempi: pedofilia, omofobia, etc.).
 
Per trovare un riferimento al dono di parlare lingue sconosciute dobbiamo andare a 1 Corinzi 14. Va però fatto notare una cosa estremamente importante: l'Apostolo reputa necessario che un discorso glossolalico proferito da qualcuno nell'Assemblea, sia tradotto prontamente da qualcun altro. Se non c'è traduzione possibile per le parole di qualcuno, la raccomandazione è che questi si astenga dal parlare nell'Assemblea, come scritto in 1 Corinzi 14, 29. Inoltre leggiamo in 1 Corinzi 14, 9 quanto segue: "Così anche voi, se con la lingua non proferite un discorso comprensibile, come si capirà quello che dite? Parlerete al vento." Tutto ciò è in assoluta contraddizione con la pratica glossolalica da parte dei Pentecostali e dei Carismatici, che insistono sull'assoluta intraducibilità dei loro interventi proferiti in lingue sconosciute. La cosa non deve stupire più di tanto. Sono sorte in numero immenso Chiese che sostengono dottrine e pratiche in contraddizione stridente con quanto si legge nelle Scritture. Se non ci sono confessioni cristiane che danno grande valore all'incesto, all'orgia e alla sodomia è soltanto perché nella competizione interreligiosa hanno perso la battaglia per la sopravvivenza, finendo annientate sul nascere da congregazioni più numerose, potenti e aggressive. Quando invece contenuti aberranti come l'adorazione di idoli e feticci riescono a passare per "devozione popolare", nessuno insorge, nesusno dice nulla: l'inveterata incorporazione dell'idolatria e del feticismo più crasso nella Chiesa Romana è un esempio lampante. 
 
Lo studio di Atkins si incentra su alcune domande essenziali:   
 
1) Gli universali fonologici che governano i segmenti del linguaggio umano ordinario limitano anche i segmenti e gli inventari fonemici delle parlate glossolaliche?
2) Esistono esempi in comune, relativamente ai segmenti, tra campioni distinti di glossolalia? 
3) Emerge qualche schema comune a campioni distinti di glossolalia?  

La mia risposta al primo degli interrogativi di Atkins è senz'altro negativa. Le limitazioni fonotattiche dei linguaggi glossolalici sono in genere profondamente diverse da quelle della maggior parte dei linguaggi reali. Si notano sproporzioni impressionanti negli inventari dei fonemi (o meglio delle unità fonetiche, visto che non sappiamo nulla sul significato delle parole e su eventuali coppie minime). Sia la seconda che la terza domanda dell'autore sembrano invece avere risposta positiva, anche se sono necessari studi più approfonditi per comprendere le ragioni di ciò che mi capita di rilevare. Osservando con attenzione varie produzioni glossolaliche di persone diverse, come quelle esposte nella presente tesi, ho la netta impressione che si tratti di lingue simili tra loro e con caratteristiche fonotattiche quasi identiche. Anche se a quanto pare sono pochi, esistono poi glossolalici anomali come il sottoscritto, le cui produzioni sono ben diverse da quelle dei Pentecostali e dei Carismatici.  

L'autore ha selezionato il suo gruppo di partecipanti allo studio in base ai seguenti requisiti: 
 
i) Madrelingua inglese; 
ii) Età minima 18 anni; 
iii) Consenso all'audioregistrazione di episodi glossolalici. 
 
Per ognuno è stato registrato un saggio di glossolalia della durata di tre minuti primi. Tutti gli intervistati hanno dichiarato di possedere il controllo della loro capacità, essendo in grado di iniziare e di interrompere a piacimento una preghiera espressa col "dono delle lingue". Da ciascun saggio di glossolalia è stato raccolto il testo contenuto in un minuto primo di registrazione, in genere nel mezzo; non è chiaro se le restanti porzioni dei testi documentati siano state conservate oppure cancellate. Questo testo così ottenuto è stato poi diviso in sequenze articolate in una singola esalazione (i cosiddetti breath groups, alla lettera "gruppi di respiro") e quindi trascritto in caratteri fonetici IPA. La metodologia di segmentazione in breath groups è stata usata anche da Motley e da Samarin (non Samarian, come spesso è riporta erroneamente nella tesi).

Questa modalità di raccolta dei testi glossolalici mi lascia piuttosto perplesso e mi sembra francamente poco scientifica. Volendo indagare il fenomeno, sarebbe stato dovere di uno studioso accurato raccogliere testi più estesi e studiarli in dettaglio con la massima attenzione. Forse alla base di questa scelta c'è una considerazione pragmatica: dato che i testi glossolalici raccolti non hanno traduzione possibile, ogni loro segmento vale quanto qualsiasi altro e in buona sostanza si può selezionarne qualcuno a caso, gettando il resto. 

I soggetti intervistati sono stati ora della fine soltanto tre. I loro veri nomi sono stati cambiati dallo stesso Atkins per via della normativa sulla privacy. Un campione modesto, non ci sono dubbi. Questi sono alcuni dati salienti: 
a) Il primo soggetto è una donna denominata Jill, nata nel 1942 a Blue Ridge nella Virginia sudoccidentale. 
b) Il secondo soggetto è un uomo denominato Charlie, marito di Jill, nato nel 1940 a Roanoke, in Virginia. 
c) Il terzo soggetto è una donna denominata Karen, nata nel 1972 a Danville, in Pennsylvania, ma residente in Virginia settentrionale all'epoca dello studio. Non sembra avere alcun legame di parentela o di conoscenza con i primi due soggetti, sempre che la cosa non sia stata omessa. 
 
Sono state aggiunte informazioni abbastanza dettagliate sulle insignificanti vite di questi tre individui (circostanze delle loro sventurate nascite, matrimoni e altre fonti di afflizione). Ritengo tuttavia importante far notare che l'autore della tesi afferma queste cose: i soggetti denominati Jill e Charlie non sono mai stati esposti ad alcuna lingua diversa dal loro nativo inglese d'America. Non sanno nulla di altri idiomi, non sospettano nemmeno che esistano suoni diversi da quelli articolati dalle loro gole. Pensano che in tutto l'Universo si parli solo e soltanto l'inglese d'America. Non sono nemmeno informati della stessa esistenza della lingua latina e della lingua greca. La loro ignoranza sul mondo e sulla storia sembra essere abissale, in fondo sono tipici campagnoli americani vissuti sempre in un contesto impregnato di religiosità biblica. Per contro, Karen ha passato la sua vita a praticare lingue diverse dalla propria. Ha appreso a scuola lo spagnolo e si è dilettata con un gran numero di altre lingue: italiano, cinese mandarino, tedesco, greco antico, ebraico biblico e moderno. Atkins non ci dice quale sia stato il profitto degli studi di Karen, se abbia poi imparato davvero qualcosa o se la sua massima capacità sia quella di farfugliare qualche sillaba dalla fonetica americanizzata. Gli anni di pratica glossolalica sono più di 30 sia per Jill che per Charlie, soltanto 16 per Karen. Ognuno di questi tre soggetti considera le proprie produzioni glossolaliche come una lingua personale usata nella preghiera per una maggior vicinanza allo Spirito di Dio.        

Si converrà che includere due membri della stessa famiglia come Jill e Charlie non sia una scelta molto logica: se un uomo ha intimità con una donna nel matrimonio, condividerà con lei non soltanto lo sperma ma anche i pensieri. Non siamo certi che le glossolalie di un uomo e di una donna tra loro sposati possano definirsi davvero tra loro indipendenti. Se Jill e Charlie sono così gumpescamente ingenui da credere che si parlasse l'inglese americano persino alla corte del Re Sole, Karen non è certo linguisticamente vergine. In ogni caso, non si può dire che il campione di intervistati sia significativo e sufficientemente esteso. 
 
Atkins ha studiato nel dettaglio la fonologia delle tre glossolalie raccolte, confrontandole innanzitutto con gli universali fonologici rintracciati nelle lingue ordinarie. Si definisce universale fonologico una tendenza comune presente nei sistemi fonologici di molte lingue. Molti universali fonologici si fondano su princìpi di simmetria fonologica. Una definizione abbastanza sfumata, come si può constatare, che lascia ampio spazio ad eccezioni: proprio per questo l'uso stesso della parola "universale" in un simile contesto potrebbe essere considerato ingannevole. Così si afferma che sistemi fonologici che non rispettano gli universali sono possibili, anche se improbabili. Evidentemente nessun linguista pieno di fede in questo concetto fallace ha mai studiato la storia della lingua basca. L'ipotesi di Atkins si fonda sulla possibilità di estendere certi universali fonologici alla glossolalia. Il suo ragionamento è molto semplice, lo capirebbe anche Forrest Gump. Così come è stato possibile tracciare gli universali linguistici in realtà sfumate come le lingue creole, deve essere possibile farlo anche con le glossolalie. Forse sfugge una cosa: le lingue creole non vengono dal nulla, è naturale che si sviluppino a partire dalle lingue che hanno loro dato origine. Il riferimento agli universali fonologici considerati per il confronto con le tre glossolalie è lo studio di Maddieson (1986), con notifiche del numero di eccezioni riscontrate nel database UPSID (UCLA Phonological Segment Inventory Database) dell'Institut für Phonetik dell'Università di Francoforte. Questi sono tali universali, mostrati in Tabella 1 (pag. 8):   

1) /k/ non ricorre senza /t/ (un'eccezione nel db UPSID);
2) /p/ non ricorre senza /k/ (quattro eccezioni nel db UPSID);
3) le consonanti nasali non ricorrono se mancano le occlusive con lo stesso punto di articolazione (cinque eccezioni nel db UPSID); 
4) le vocali medie non ricorrono se mancano le vocali alte e quelle basse (due eccezioni nel db UPSID);
5) le vocali anteriori arrotondate non ricorrono se mancano vocali anteriori non arrotondate della stessa altezza (due eccezioni nel db UPSID).
 
Rimando alla tesi di Atkins per una dettagliata analisi degli inventari fonologici delle tre glossolalie considerate. Come fatto notare dallo stesso Maddieson, le glossolalie in genere favoriscono la semplicità anziché la complessità. Già avevo notato che mancano le consonanti finali, mancano i gruppi consonantici complessi in tutte le posizioni, le sillabe chiuse sono poche e semplici. Maddieson e Atkins confermano tutto ciò: è estremamente improbabile che l'inventario fonologico di una glossolalia contenga abbastanza consonanti da potersi definire complesso. In tutti i casi le consonanti più ricorrenti sono le occlusive, com'è illustrato nella Tabella 4 (pag. 37). 
 
Questa è la situazione del sistema consonantico dell'inglese, data in categorie di frequenza fonetica (% di consonanti):  
Occlusive: 17
Nasali: 11
Fricative: 15

Questa è la situazione del sistema consonantico della glossolalia di Charlie, data in categorie di frequenza fonetica (% di consonanti):  
Occlusive: 54
Nasali: 25
Fricative: 7

Questa è la situazione del sistema consonantico della glossolalia di Jill, data in categorie di frequenza fonetica (% di consonanti):  
Occlusive: 51
Nasali: 18
Fricative: 14 

Questa è la situazione del sistema consonantico della glossolalia di Karen, data in categorie di frequenza fonetica (% di consonanti):  
Occlusive: 35
Nasali: 18
Fricative: 26 
 
Riporto alcuni estratti delle glossolalie (pagg. 44-46). Immagino che negli States ci siano numerosi individui convinti che le glossolalie siano coperte dai diritti d'autore e che non possano essere nemmeno citate per motivi di conoscenza. Visto che sono un gentiluomo, posso soltanto suggerire loro di parlarne direttamente con Dio. 
 
Questi sono i primi 10 segmenti glossolalici prodotti da Charlie: 
 
Segmento 1:
   [pɑmɑnioʊkoʊtʌmlɑmᵇosikədada]
Segmento 2:
   [kɑmədioʊkoʊtʌnᵐlɑmᵇəsikədodoʊ]

Segmento 3:
   [ɹɑməsiːtoʊdiataʰitəmənononiɑndəlakita]

Segmento 4:
   [tɑmədioʊkoʊtʌmlɑmᵇəsikoʊtoʊdoʊdiɑndələkitatada]

Segmento 5:
   [jɑmədoʊdoʊdiɑndɑləkiːta]
Segmento 6:
   [vididioʊtoʊləoʊməsikaˈitɑdadada]
Segmento 7:
   [wɑmədoʊdoʊdiɑndələkiːta]

Segmento 8:
   [oʊkənoʊibɑdədadawɑmənoʊdoʊɾiɑndəlakjata]
Segmento 9:
   [zibədodoʊdəlẽjəkoʊtomjɑndadadadioʊndoʊlɑməsikəbɑɾoʊ]

Segmento 10:
   [jɑkətomlɑməsikədoʊdoʊdiɑndəlɑkiː]

Questi sono i primi 10 segmenti glossolalici prodotti da Jill: 

Segmento 1:
   [hɑʃɑtəɾomɑʃiəndəɾəba]
Segmento 2:
   [hɑʃɑtədəməkədiətəɾoblesenekoɾeɑntaɪ]

Segmento 3:
   [oʊwəʃondəɾəɑŋɡiətəɾe]

Segmento 4:
   [tɛleotərənɑnebokodedeotərobatedɛkɔɹsətadəbə]
Segmento 5:
   [ɑŋkɔɹʃe-əkwɛʃiɑtəɾəmɑʃiɑndeɪ]
Segmento 6:
   [ɑʃɑtədəməkəʃiɛteɪdeɪkɛteɪɑtɑ]
Segmento 7:
   [ɑʃɑɾəkəmɑʃiɑtəɾəkoʊmədɪdijɛtɪdəkoʊmʊsədeɑteɪ]

Segmento 8:
   [eʃenənaməkɑdeɑtərokoleɪːbiɛndo]
Segmento 9:
   [hɑŋkiɑtəɾokleʃɛtɑdəmɑkədiɑndəɾobadada]

Segmento 10:
  [hɑⁿbiɛte-eɪkimiətəɾobɑziɛtəɾokoʊmədiɑntoʊ]

Questi sono i primi 10 segmenti glossolalici prodotti da Karen: 
 
Segmento 1:
  [ɑijəkətioʊsoʊʃəndatiəmɔsoʊʃənda]
Segmento 2:
  [ɑijəkotijəmɔsəʃəndadətijəməsəʃəndəteɔfʊʃəndo]
Segmento 3:
  [ɑijokoʊtəjuməsəʃəndədədeɪjɑjokʊʃətɑtədijɑsʊʃəndojomɑ]
Segmento 4:
  [ɑijəkɑtʃiosoʃəndadədijɑjosoʃəndɑfosombɑtiɑ]
Segmento 5:
  [ɑijəkətijosoʃəndɑdedijɑʃodʒujɑmovɑʃɪntɪdiː]
Segmento 6:
  [ɑijəkotʃijosəʃəndadədiɑjofəʃəndoʊjəmɑsəʃɑ]
Segmento 7:
  [ɑijokotʃijomɑtˢəʒəsəʃədədadiasoʊsoʊmɑtiːhɑː]
Segmento 8:
  [ɑijəfoʊʃəndədədiɑsoʃəndoijəmotiəmɑː]
Segmento 9:
  [ɑijokontjumɑː]
Segmento 10:
  [ɑijofoʃontiː]
 
Rilevo un'interessante contraddizione. Da una parte Atkins afferma che non di sono dittonghi nel campione raccolto da Charlie ("Furthermore, Charlie's sample contains no diphthongs", pag. 26). Quando passiamo ad analizzare le sequenze emesse da Charlie e riportate nell'Appendice B (pag.), scopriamo che vi ricorre in modo ossessivo il dittongo [oʊ]. 
 
Procedo all'analisi dei morfi, che a quanto mi consta non è stata fatta da Atkins. 

Si notano elementi comuni, che si ripetono ossessivamente in una stessa glossolalia e che a volte sembrano riecheggiare anche in glossolalie diverse. Non mi pare che finora si siano fatti avanti studiosi animati da questa consapevolezza. 
 
Nella glossolalia di Charlie si nota una certa libertà nelle sillabe iniziali dei segmenti, mentre le sillabe finali sono tra loro simili: ne ricorrono in sostanza due tipi soltanto. I morfi sono i seguenti: 

1) [-diɑndələkiːta] / [-niɑndələkita] / [-diɑndələkitatada] / [-ɾiɑndəlakjata] / [-diɑndəlɑki:]

Ne deduco che [-d-], [-n-] e [-ɾ-] sono allofoni di uno stesso fonema, almeno in alcuni contesti. Deduco anche l'esistenza di un possibile morfema [-ta] / [-da], la cui funzione ignoriamo. 

2) [-sikədada] / [-sikədodoʊ] / [-sikaˈitɑdadada] / [-sikəbɑɾoʊ]
 
Ne deduco che il dittongo [oʊ] potrebbe derivare da un ipotetico [*aʊ] o essere un allofono di [a], anche se non sono chiare le condizioni in cui ricorre. 
 
Nella glossolalia di Jill ricorre il seguente morfo complesso, che compare all'inizio di un segmento:  

[hɑʃɑtəɾomɑ-] / [hɑʃɑtədəmə-] / [ɑʃɑtədəmə-] / [ɑʃɑɾəkəmɑ-]  

Quasi certamente si tratta di un composto: un elemento [hɑʃɑ-] / [ɑʃɑ-] e un elemento [-təɾomɑ-] / [-tədəmə-] / [-ɾəkəmɑ-]. Studiare a fondo queste alternanze potrebbe permettere di distinguere i fonemi dagli allofono. Anche qui, come nella glossolalia di Charlie, sembra proprio che [-ɾ-] sia un allofono di [-t-] / [-d-]

Un morfo ricorrente all'interno dei segmenti è questo:

[-ʃiəndə-] / [-ʃondə-] / [-ʃiɑtə-] 
 
Credo che si tratti di qualcosa di molto importante, perché qualcosa di molto simile ricorre nella glossolalia di Karen (vedi nel seguito). Come già fatto notare, Charlie e Jill sono coniugi, mentre Karen non dovrebbe avere relazione con loro.
 
Nella glossolalia di Karen si nota che tutti i segmenti iniziano in modo molto simile, con un elemento [ɑijəkə-] / [ɑijəko-] / [ɑijokoʊ-] / [ɑijoko-] / [ɑijo-]. E se significasse proprio "Dio" o "Spirito"? Non ne abbiamo idea. Potrebbe essere invece un verbo, qualcosa come "Ti invoco" e via discorrendo. Ipotizzo che le forme ridotte (senza -k-), come [ɑijo-] e [ɑijə-] siano dovute alla presenza di una fricativa [-f-] nella sillaba seguente, come se si fosse prodotta una semplificazione automatica di un gruppo consonantico -*kf-. Si nota subito un elemento che ricorre con particolare insistenza: [-ʃənda]  / [-ʃənda-] / [-ʃəndɑ-] / [-ʃəndə-] / [-ʃəndo-] / [-ʃəndo]. Senza dubbio deve essere un morfo molto importante, peccato che non abbiamo idea del suo significato o della sua funzione: potrebbe benissimo essere un elemento grammaticale. La sua importanza è tale che ricorre anche nella glossolalia di Jill (vedi sopra). Prestiti tra glossolalie di persone che non dovrebbero conoscersi? Wanderwörter glossolaliche? Ci vuole ben altro che gli studi reperibili in letteratura per capirci qualcosa!  

Sono consapevole del fa[tto che la glossolalia è descritta come forma di linguaggio non comucativo (Goodman, 2969). A quanto è stato appurato dagli studiosi, non si tratta di un fenomeno relativo alla comunicazione. Resta tuttavia il fatto che se uno parla per ore di Dio, dovrà ben sapere qual è la parola usata per definire l'Essere oggetto di tanta adorazione. Invece niente. Non ne emerge nulla di utile, nulla che possa definirsi certo. Sfido i Pentecostali e i Carismatici di tutto il pianeta a fornirmi la pronuncia del nome di Dio nelle loro rispettive glossolalie. Sono certo che nessuno di loro sarà capace di farlo. Quindi a cosa varrebbe mai tutta la loro architettura pseudolinguistica? Non soltanto, come dice l'Apostolo, il loro parlare sarebbe fiato sprecato nel vento: conterrebbe un gravissimo vulnus. Se Dio parlasse per bocca di una persona e non le comunicasse in modo chiaro ed inequivocabile il senso di ogni parola ispirata, il suo stesso parlare sarebbe assolutamente vano. Questo contraddirebbe la definizione stessa di Cristianesimo. Se tu preghi e ti senti vicino allo Spirito di Dio, non puoi articolare sillabe di cui ignori il significato. Se dunque un folletto bizzarro si insinuasse in te e insufflasse nella tua bocca bestemmie atroci, non te ne accorgeresti nemmeno, crederesti di essere in comunione con lo Spirito di Dio, a meno che qualcun altro (ispirato da chi?) non si prendesse la briga di farti sapere (su quali basi?) che stai pronunciando parole blasfeme. Eppure la glossolalia religiosa è di un estremo interesse e continuerò a studiarla in modo approfondito. 
 
Un diverso tipo di glossolalia
 
Come diceva Bertrand Russell, ci sono due tipi di santi: i primi sono quelli che mangiano poco e vedono il Cielo, mentre i secondi sono quelli che bevono molto e vedono i serpenti. Sono fiero di appartenere ai secondi, per l'Eternità. Quelli che mangiano poco e vedono il Cielo balbettano così quando sono posseduti da quello che credono essere lo Spirito: "SHAKA-SHAKA-SHAKA BARA-BARA-BARA BAKA-BAKA-BAKA". E hanno anche il coraggio di definire i loro balbettamenti come "ineffabili". Io, che bevo molto e vedo i serpenti, articolo le mie glossolalie in un modo ben più complesso: "MRANGDAR NRELDZIMR DRAUGRMAAR MLENZHIRM STTAUR'M STTOREDALS MLANDRANZHIMZD R'BELLIR GDORDZEM STORBBOLD'MS BBARMAUDZIR STTORNR'M PPAMARAAMS NDORNBBOOM BDIIRM MANDARAUMABDAAUR'M NDAURU TTEERIMAH UNGDOH UNGDOH'S BBANDARANDAMS KHTOOLRDZD SSEBIR'M OGHDAMGD'S HURKHMU BDELRDZIROHT NUMENOMDZD STTEBOGAMST BBOMDZIROOMGH TTENEDZIRM MR'TOKKNA NDZEEMDARKKH AUMEDZORZH KKAMAHH". Ho inoltre qualche idea del significato di molte delle parole da me pronunciate (o meglio, scagliate): le sequenze esalate sono tutte maledizioni atroci contro l'Artefice di questo Universo abominevole! Coloro che mangiano poco e vedono il Cielo sono pecore lobotomizzate e belano, il mio invece è simile al ringhio di GMORK, in cui riverbera la Luce Nera dell'Odio Eterno. C'è solo un piccolo problema: quando si diventa consapevoli del significato di una glossolalia, qualunque sia la sua natura, questa diventa a tutti gli effetti una lingua vera e propria, una conlang glossolalica. Questo è quanto.

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