sabato 18 luglio 2020

OCCHIO PER OCCHIO
 
Fummo avvertiti mediante cablogramma che il forte sarebbe stato cannoneggiato alle 8 del mattino del 19 maggio.
Il messaggio si concludeva come segue:
“Invieremo imbarcazione di recupero alle ore 14 del giorno 18 solo se avrete ultimato le procedure di cui al punto successivo”.
Attendemmo per un po’ di ricevere un cablo contenente il “punto successivo”. Invano: non giunse nulla.
Mi affrettai a segnalare la circostanza al Comando Supremo.
La risposta fu di questo tenore:
“Procedere senza indugio secondo le disposizioni impartitevi. Qualsiasi tentativo non autorizzato  di allontanamento dall’isola anzitempo sarà trattato alla stregua di un atto ostile.”
Inviai un altro cablo.
“Chiedo invio del testo delle procedure che dovremo eseguire.”
Di lì a poco giunse la risposta: era stilata in un codice di cui non possedevo il cifrario!
Segnalai immediatamente la cosa.
La replica non tardò ad arrivare:
“Impossibilitati inviare testo in chiaro per motivi di sicurezza.”
Ribadii che non possedevo il cifrario.
“Prendere visione del Manuale, capitolo 10, paragrafo 4”.
Il Manuale operativo constava sì di 10 capitoli, ma il decimo aveva solo tre paragrafi.
Notificai la cosa al Comando.
“Consultare XI edizione Manuale operativo”
A noi non era mai stata fornita: disponevamo della X.
Lo feci presente. Seguì un lungo silenzio.
Sei ore dopo, ricevemmo questo cablo:
“Procedere senza indugio secondo le disposizioni impartitevi”.
I miei collaboratori mi osservavano attoniti. I volti logori, gli sguardi spenti, facevano pensare a un’adunata di spettri.
Il più anziano prese la parola:
“Siamo spacciati.”
Aveva ragione. L’isola era munita di un bunker abbastanza capiente e robusto, ma quand’anche avesse resistito al bombardamento navale, che ne sarebbe stato di noi, in seguito?
Inviai un altro messaggio.
“Ribadisco impossibilità ad eseguire procedure di cui non siamo informati”.
“Consultare Capitolo 10, paragrafo 4, XI Edizione Manuale Operativo”.
“Detta edizione non è in nostro possesso. Si prega di inviare testo procedure in codice cifrato N6.”
Ricevemmo il testo, ma nel medesimo codice di prima.
“Non abbiamo il cifrario per il codice da voi utilizzato.”
“Prendere visione del Manuale, capitolo 10, paragrafo 4”.
Gli uomini della piccola guarnigione se ne andarono sconsolati.
Rimasi solo, a rileggere quell’increscioso scambio di messaggi.
Trascorsi le ore successive a inviare cablo, ricevendo le medesime risposte grottesche.
Deciso a tutto, alle prime ore del mattino del giorno 18 scrissi:
“Procedure ultimate secondo istruzioni impartiteci. Attendiamo arrivo imbarcazione di recupero”.
Gli stronzi risposero come segue:
“Arrivo imbarcazione posticipato ore 16. Disporsi in attesa sul molo.”
Lasciai l’ufficio e convocai gli uomini della guarnigione.
“Vengono a prenderci. Vi voglio armati e pronti a far fuoco. Di qui ce ne andiamo in qualsiasi caso, con o contro la loro volontà.”
Ci schierammo sul molo. Attendemmo due, tre ore. Niente da fare.
Giunse un cablo.
 “Prelievo posticipato ore 20”.
Arrivarono le 20 e poi le 21. Facevo la spola tra il molo e l’ufficio come un’anima in pena.
Alle 21 e 30 ricevemmo questo messaggio:
“Attività ostili del nemico impediscono invio missione di recupero”.
Replicai immediatamente:
“Chiedo annullamento operazione prevista per domattina”
Alle 22 e 30 giunse un cablo cifrato. Non era in codice N6.
“Codice non in nostro possesso”
“Consultare Capitolo 10, paragrafo 4, XI Edizione Manuale Operativo”.
Tornai sul molo. Non potevo mentire, non a loro.
“Ci vogliono morti.”
“Facciamogliela pagare”, disse il più giovane.
“Mi sembra giusto. Se sopravvivremo al bombardamento, apriremo il fuoco su coloro che sbarcheranno sull’isola. Chiunque essi siano.”
 “Occhio per occhio!”
Ci separavano poche ore dall’Apocalisse. Scendemmo nel bunker animati da propositi di vendetta. 
 
Pietro Ferrari, luglio 2020 

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