martedì 8 settembre 2020

I GRUPPI DI FACEBOOK: PICCOLE AUTOCRAZIE DIGITALI

"Mussolini capì una cosa fondamentale: che per piacere agli italiani bisognava dare a ciascuno di essi una piccola fetta di potere col diritto di abusarne, e questo era il fascismo. Il fascismo aveva creato una gerarchia talmente articolata e complessa che ognuno aveva dei galloni: il capofabbricato... tutti avevano una piccola fetta di potere, di cui naturalmente ognuno abusava come è nel carattere degli italiani."
(Indro Montanelli) 

Trovo oltremodo interessante il concetto espresso dal giornalista dal grande cranio pelato. Non sono sicuro che Mark Zuckerberg lo abbia ripreso scientemente quando ha avuto l'idea di dare origine ai gruppi di Facebook. Certo, non c'è un Mussolini del Web che forma una gerarchia adornando le uniformi delle folle oceaniche con galloni appariscenti. C'è soltanto il capofabbricato, che i galloni se li mette da sé. Mi si dirà che il problema potrebbe non essere universale, che ha più l'aria di essersi formato nella realtà tipicamente italiana, sviluppandosi in modo spontaneo dalla nostrana avidità di micropoteri, per quanto inconsistenti e futili. Forse è così, ma non mi faccio illusioni: l'essere umano in quanto tale è un legno storto, come diceva Kant, e lo è in tutte le nazioni. In ogni caso, avendo esperienza soprattutto di gruppi in lingua italiana, non me la sento di estendere all'intero globo terracqueo ciò che vi ho riscontrato. Mi limiterò a farne una sommaria descrizione. Ogni gruppo che abbia un sufficiente numero di iscritti è uno spazio chiuso, governato da un tirannello con un suo stuolo di bravacci pronti a tutto pur di fare valere i suoi diktat. Direi che la soglia minima perché si formi una simile cloaca è quella dei 100 iscritti. Non appena la si supera, ecco che le più belluine dinamiche sociali si impongono in modo ineluttabile. Non ci sono dubbi sul fatto che l'atmosfera in tali ambienti è irrespirabile. I tirannelli di Facebook sono soltanto squallidi falliti e insignificanti narcisisti che si credono divinità sulla Terra, come se fossero i Figli del Faraone dell'Egitto. Tutti questi Figli del Sole potrebbero fornire energia al pianeta per un milione di anni, se le loro bizze e le loro pretese potessero far funzionare i pannelli fotovoltaici. Cosa vogliono gli stramaledetti tirannelli chiamati "amministratori"? Semplice: pretendono che siano loro tributati atti di fellatio virtuale in grado di gonfiare il loro ego smisurato! Se qualcuno pubblica un commento giudicato irritante o anche solo critico, capace di sgonfiare suddetto ego, si scatena il finimondo! Essendo tutti dotati di personalità infantile e capricciosa, i tirannelli non sanno gestire le situazioni che via via si presentano. Quando qualcosa sfugge loro di mano, cadono in preda a crisi isteriche e convulsioni. Si capisce che questo è accaduto tutte quelle volte che si vede un post i cui commenti sono stati disabilitati. 
 
Il teatrino dei like  

Ecco un modus agendi tipico, riscontrato nella maggior parte dei gruppi di Facebook in lingua italiana: non appena qualcuno pubblica un commento critico o non in linea col pensiero imperante, subito accorrono gli scherani dell'autocrate. Non potendo ricorrere al tirapugni o al manganello, questi tirapiedi usano una tattica più subdola. Uno di loro scrive qualcosa per rispondere a quella che è percepita come una provocazione. Gli altri suoi compari sommergono il suo commento di like. Se si osa ribattere, il canovaccio si ripete: nuovi commenti da parte dei bravacci, a turno, ciascuno tempestato di like. Così l'utente percepito come provocatore, i cui interventi non ricevono ovviamente l'approvazione di nessuno, viene isolato e spinto a lasciare il gruppo. Chiamo questa tattica invereconda "teatrino dei like". Ho visto accadere questo schifo centinaia di volte, tanto che a un certo punto mi sono obbligato a non apporre quasi più commenti in alcun gruppo. Mi limito a scrivere "Splendida creatura!" quando vedo la foto di un pettirosso in un gruppo dedicato all'avifauna, oppure "Che bell'addome sensuale!" quando vedo la foto di un vellutato ragno crociato in un gruppo dedicato agli invertebrati. Cose di questo genere, e basta. 
 
La logica del branco, ovunque!  

Quello che mi sorprende e a cui non so dare spiegazioni razionali è la varietà estrema degli argomenti trattati dai gruppi autocratici in cui ho avuto gravi problemi. Sono argomenti nobilissimi! Si va dall'etruscologia alla produzione casalinga di idromele, dalla filosofia all'ornitologia, dallo studio dei funghi all'entomologia. Tutto ciò che mi interessa e che mi ha sempre appassionato! Com'è possibile che la belluina natura degli energumeni abbia potuto contaminare anche questi panorami di immensa bellezza? Lo ignoro e sono basito. Eppure questa è la triste realtà dei fatti. Provate ad aggregare un numero sufficiente di persone, dando loro un capoccia, e diventeranno dei bulli, simili a lupi in un branco, pronti a sbranare ogni intruso!
 
Etruscologi dilettanti e molesti  
 
Sono stato in un gruppo dedicato alla lingua degli Etruschi, il nobilissimo popolo dei Rasna. Ho subito riscontrato una grande sete di conoscenza da parte di molti membri, unita però a una sostanziale mancanza di basi e di nozioni elementari. Imperava il paleocomparativismo, fondato interamente sulle assonanze. A questo approccio non scientifico, era dato il nome di "scienza degli umili". Con grande pazienza cercavo di spiegare come un tale modo di procedere fosse fallace e portasse a conclusioni erronee. Questo mio impegno è stato scambiato per sete di protagonismo e ha destato un'immensa irritazione. Ecco che un giorno, dopo aver definito "aberrante" un'enormità letta nel gruppo, ho ricevuto diverse email piene di insulti: erano state mandate da un bullo affiliato a una loggia massonica, che aveva firmato i suoi interventi con elaborati simboli criptici della Libera Muratoria, apponendo come sigillo una frase in latino: ABSIT INIURIA VERBIS. Certo, come no. Perché vedete, un cittadino può dire qualunque cosa, anche che uno è un mongoloide figlio della merda, e poi basta pronunciare la formula magica per annullare l'insulto. Il bravaccio ha agito nel modo più subdolo, codardo e infame: ha commentato i miei interventi su Facebook, cancellandoli subito dopo, facendoli così giungere nella mia mailbox come notifiche. Ho esplorato il profilo di questo individuo e ho visto diverse sue foto. Il bello è che la Sorte me lo ha fatto incontrare sul treno proprio il giorno dopo! Me lo sono visto proprio seduto davanti a me sul treno per Milano! Avrei potuto riconoscerlo tra mille, le foto del suo profilo non lasciavano adito a dubbi. Era un individuo simile al capitano Picard di Star Trek, alto, massiccio e pelato, con un'espressione brutale e assente, un cranio a forma di ogiva. Possibilità di errore nell'identificazione: 0%. Sono stato preso dall'impulso di palesarmi e di tirargli una gragnola di pugni sul grugno fino a distruggergli il setto nasale. Invece ho dato prova di un aplomb da lord britannico: mi sono astenuto dalla violenza e l'ho lasciato perdere. Se avessi potuto professare la legge dei Longobardi, non se la sarebbe cavata così. Perché capita che qualcuno agisca da demente fottuto (ABSIT INIURIA VERBIS), in un modo tanto insensato? Ho formulato un'idea che è molto più di un'ipotesi: quello era il comandante dei bravacci al servizio del tirannello del gruppo! E questi sono gli umili di Facebook.
 
Funghi esuberanti 

In un gruppo di micologia c'era un individuo irritante che pubblicava foto di funghi giganteschi, simili a falli rigonfi. Era un giovane paffuto che si vestiva con un copricapo faraonico ed esibiva i suoi carnosi trofei, in genere porcini. Nella mia ingenuità, pensavo che il problema fosse lui. Non intervenivo spesso, mi astenevo quasi dall'apporre commenti che non fossero telegrafici. Eppure quando ho scritto qualcosa in occasione di un post sui devastatori di boschi, è stata una catastrofe. Ho dato notizia degli scempi di cui ero stato testimone molte volte, affermando che i peggiori devastatori di boschi sono proprio le genti della provincia di Varese! In Val Vigezzo, nel piovoso paese dell'Ossola, ogni estate giungevano molte persone dalle infelicissime lande del Varesotto. Armati di bastoni, quei tristi figuri distruggevano il sottobosco. La loro ignoranza era duplice: da una parte colpivano tutti i funghi da loro creduti velenosi, dall'altra erano tanto avidi da raccogliere esemplari non commestibili, scambiandoli per mangerecci e ingozzandosi fino a intossicarsi. Una volta capitò a me e al fraterno amico P. di trovare alcuni esemplari di Boletus satanas, già raccolti da qualcuno e abbandonati sul ciglio della strada. Li prendemmo perché eravamo intenzionati a essiccarli per compiere uno stravagante esperimento (mio padre mi aveva raccontato anni prima che piccolissime quantità di quei funghi davano un aroma particolare ai porcini secchi). Così lasciammo i boleti di Satana fuori dalla porta di casa. La mattina seguente erano spariti: alcuni ingordi di Varese li avevano trafugati! Venimmo poi a sapere che i ben noti ladri di funghi erano stati ricoverati in ospedale per via di terribili crisi gastroenteriche. Cos'è accaduto nel gruppo dei micologi quando ho parlato dei pessimi costumi dei famigerati fungiatt de Varés? L'amministratrice, che era proprio di Varese, ha preso il mio intervento come lesa maestà e insulto personale, battendo i piedi, sfuriando e pretendendo le mie scuse: come si è accorta che queste non giungevano, ha reagito scatenandomi contro i bravacci! Prima che mi colpisse appieno l'onda di merda gettatami addosso da quei furiosi mirmidoni, me ne sono andato via di mia sponte dallo staterello tirannico in cui avevo avuto la sventura di capitare. L'abuso dei micropoteri non conosce distinzioni di sesso! 

Logica fallace 

Sembrava un gruppo oltremodo utile e interessante, dedicato alle fallacie logiche, un argomento filosofico affascinante. Come un coglione ci sono cascato e mi sono iscritto. Col tempo ho visto che qualcosa non quadrava. C'era un'isterica che continuava a menarla senza sosta sul Satanismo razionalista, affermando che la definizione stessa fosse una fallacia logica. Non conosceva nulla di Anton Szandor LaVey e parlava senza alcuna cognizione di causa. Più volte sono stato tentato di intervenire, ma non l'ho fatto, perché capivo che mi sarei impantanato senza ottenere nulla. Poi un giorno mi sono deciso a pubblicare un questito in quello squallidissimo gruppo, la cui vera natura ancora non conoscevo a fondo. Proposi come esempio di fallacia logica la furia di certi antirazzisti, che giungevano ad usare epiteti ferocemente razzisti contro i razzisti stessi. Ero stato testimone per molti anni di comportamenti di questo genere. Solo pochi giorni prima mi ero imbattuto nel post di un contatto di Facebook, che etichettava i razzisti come "geneticamente tarati", "esseri inferiori meritevoli di sterminio" e simili, usando un frasario nazista della più bell'acqua. Mi sono limitato a chiedere conto di un paradosso così marchiano, ma sono stato frainteso. Mi si è scatenato contro un branco di bravacci infami, che hanno messo in atto la tattica del "teatrino dei like". Ne ricordo uno in particolare, che ha cominciato a tirare in ballo Popper e il Paradosso della Tolleranza, usando come una clava argomentazioni inconsistenti e fuori luogo. Rammento ancora il suo avatar: era un energumeno dai tratti grossolani e scimmieschi, un pitecantropo animato da immenso furore! Magari avrebbe fatto meglio ad annusarlo, il popper! Non avevo affatto chiesto se il razzismo dovesse essere tollerato. Avevo soltanto segnalato un paradosso marchiano, sesquipedale. Niente da fare. Dopo un estenuante quanto inutile thread, è arrivata l'amministratrice del gruppo, ossia l'autocrate. Pensando che con la mia domanda volessi giustificare il razzismo, ha osato definire "merda" il mio post, che invece era perfettamente razionale. Quella non era gente interessata a discutere fallacie logiche: erano adepti di una setta che venerava Karl Popper come una divinità sulla Terra e che cercava con un atteggiamento dogmatico di imporne a tutti il culto! Ho abbandonato il suo gruppo escrementizio, non prima di averle scagliato contro una maledizione in enochiano, augurandole di finire divorata dal Dragone della Morte! E questi sono i tolleranti di Facebook.
 
Fermentatori altezzosi 
 
Sono capitato in un gruppo sulla produzione domestica di idromele e di altre antiche bevande, pensando che fosse un'ottima occasione per conoscere persone con interessi comuni. Nulla di più lontano dal vero! Ho potuto constatare che gli iscritti pubblicavano foto delle loro produzioni, caratterizzate da un'assurda complessità della strumentazione utilizzata e da tempi di fermentazione quasi biblici. In particolare mi colpivano le foto dei gorgogliatori, manufatti grotteschi simili a tubi di laboratori di chimica, la cui funzione è quella di far uscire l'anidride carbonica dal bottiglione usato per la fermentazione. Perché diavolo usare qualcosa di tanto contorto e antiestetico? Ho sempre usato come "tappo valvola" dei semplici fazzolettini di carta assicurati con elastici! Metto questi fazzolettini uno sopra l'altro fino a formare una barriera sufficiente a impedire all'alcol di uscire, permettendo però la fuga dell'anidride carbonica. Perché usare un complesso gorgogliatore se bastano dei semplici fazzolettini di carta? Diabole, non lo sono riuscito a capire! Il tirannello del gruppo aveva deciso che i gorgogliatori fossero indispensabili, imposti dalla sua legge, così ad ogni mia critica andava su tutte le furie. Un altro motivo di contrasto era la mia passione per l'idromele fresco, da me bevuto appena ha raggiunto un buon grado alcolico (bastano due settimane o poco più). Di solito la bevanda è frizzante e simile a un moscato, ma marcatamente dolce. Tutto ciò irritava i fermentatori del gruppo, sostenitori di una bevanda ferma invecchiata per molti mesi. Il loro era una specie di dogma di una religione, qualcosa di arbitrario portato avanti con fanatismo e livore. La mia abitudine di bere l'idromele fresco era ritenuta esecrabile, addirittura "il peggior consiglio mai sentito". Anche in questo caso si è giunti alla lite. Ho reagito con furia e ho tirato strali di maledizione usando la lingua enochiana, invocando la combustione eterna del tirannello nella Geenna! Vedete che odiosi ricettacoli di oppressione sono sorti nel Web? Uno non è neppure più libero di avere i propri gusti: cercano anche di imporgli cosa gli deve piacere tracannare e cosa no! Forse Mussolini è giunto a simili eccessi? No di certo! A quanto mi consta ha soltanto detto: "Bevo e me ne frego! Barcollo ma non mollo!"  

Conclusioni 

Forse sono io che ho qualcosa in me che non va? Ho dentro di me qualcosa di stravagante che mi porta a litigare con tutti? Oppure c'è davvero qualcosa che non va nelle persone con cui ho interagito? Lascio agli eventuali lettori il giudizio. Sapete cosa ha detto Philip K. Dick in un'occasione? Ha detto che quando si colpisce uno scrittore bisogna essere sicuri di ucciderlo, perché altrimenti si rialzerà e si metterà a scrivere, ottenendo così la sua vendetta. 

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