domenica 6 febbraio 2022


IL MISTERO DEGLI ERETICI SARDI

Il millenarismo imperversava. Gli animi pii provavano un sincero terrore: l'avvicinarsi dell'Anno 1000 aveva riportato in vita le suggestioni apocalittiche del primo cristianesimo. In corrispondenza della data si temeva che sarebbe giunta la Fine dei Tempi. Anche quando l'Anno 1000 fu passato, il timore restava: molti credettero possibile che la data fatidica fosse invece il millenario della morte di Cristo anziché quello della sua nascita - ossia il 1033. Di quest'atmosfera ci dà testimonianza uno storico e cronista dell'epoca: Rodolfo il Glabro. Questo autore interpreta la comparsa di fermenti eterodossi come un segno dell'imminenza del Giudizio. Così egli scrive a questo proposito: 

Tutto ciò costituisce un presagio che ben si accorda con la profezia di Giovanni, là dove dice che Satana verrà liberato, e al termine di mille anni [uscirà per sedurre le nazioni ai quattro punti della terra].

Tra i tanti eventi descritti come calamitosi, molti devono essere connessi alla comparsa di gruppi di Protocatari, riconducibili al Dualismo Bogomilo. È però da notare che alcuni casi sono di natura totalmente dissimile, come quello di Vilgardo da Ravenna (1), spiegabile piuttosto come un fermento neopagano nato tra i cultori delle lettere. Un fenomeno certo stravagante per il contesto dell'epoca, ma descritto tutto sommato nei particolari. Per contro un passo è ancora senza alcuna spiegazione soddisfacente:

Anche dalla Sardegna, isola dove gli eretici sempre abbondano, in quel tempo uscirono alcuni che andarono a traviare in parte la popolazione della Spagna: e finirono massacrati dai cattolici.

A cosa si riferisce Rodolfo il Glabro? Non sono riuscito a trovare in alcuna fonte altre allusioni a movimenti eterodossi in Sardegna. Il fatto, di per sé eccezionale, dovrebbe risalire al tardo X secolo, quindi prima della comparsa dei fermenti protocatari. Qual era la situazione religiosa della Sardegna dell'epoca in questione? Va notato che se ci fosse stata un'inveterata abbondanza di dissidenti religiosi, la cosa sarebbe dovuta emergere anche nelle opere di altri autori, anche se è probabile che la natura periferica di quel territorio spieghi almeno in parte questo silenzio.

Quando i Vandali giunsero ad occupare l'isola verso il 456, la cristianizzazione era abbastanza recente e non si era diffusa che nei centri costieri. I Vandali erano una popolazione appartenente al ramo rientale dei Germani, come i Goti e i Burgundi. Seguivano l'Arianesimo, ma essendo un'aristocrazia poco numerosa, la loro influenza religiosa sulle popolazioni sottomesse fu in pratica nulla. Avendo occupato anche l'Africa e perseguitandovi accanitamente il clero cattolico, utilizzarono la Sardegna come terra di esilio per i dissidenti. Accadde così che molti chierici della Chiesa di Roma furono confinati nell'isola.

Le lotte tra le diverse confessioni cristiane non toccarono la popolazione dell'interno. Questa regione era conosciuta come Barbaria, ossia come Terra Barbara (da cui Barbagia), perché i suoi abitanti non erano stati romanizzati. I Barbaricini, lontanamente imparentati con i Baschi, continuavano ad esprimersi in un idioma preindoeuropeo derivato dal nuragico, e adoravano gli idoli. Non c'è traccia di un singolo cristiano in quest'area prima dell'epoca di Gregorio Magno. Quando il dominio vandalico finì in Sardegna, nel 534, vi subentrarono i Bizantini. Papa Gregorio Magno scrisse nel maggio del 594 una lettera al barbaricino Ospitone, esprimendosi in questi termini:

"Gregorio ad Ospitone, capo dei Barbaricini.
Poiché nessuno della tua gente è Cristiano, per questo so che sei il migliore di tutto il tuo popolo: perché sei Cristiano. Mentre infatti tutti i Barbaricini vivono come animali insensati, non conoscono il vero Dio, adorano legni e pietre, tu, per il solo fatto che veneri il vero Dio, hai dimostrato quanto sei superiore a tutti.
Ma dovrai mettere in atto la Fede che hai accolto anche con le buone opere e con le parole, e al servizio di Cristo, in cui tu credi; dovrai impegnare la tua posizione di preminenza, conducendo a Lui quanti potrai, facendoli battezzare e ammonendoli a prediligere la vita eterna.
Se per caso tu stesso non potrai fare ciò perché sei occupato in altro, ti chiedo, salutandoti, di aiutare in tutti i modi gli uomini che abbiamo inviato lì, cioè il mio "fratello" e coepiscopo Felice e il mio "figlio" Ciriaco, servo di Dio consolatore, e di aiutarli nelle loro mansioni, di mostrare la tua devozione nel Signore onnipotente, e Lui stesso sia per te un aiuto nelle buone azioni come tu lo sarai per i servi consolatori in questa buona opera, e tramite loro ti mandiamo veramente la benedizione di San Pietro Apostolo, che ti chiedo di ricevere con buona disposizione d'animo."

Sembra che l'intento cristianizzatore di Gregorio si sia dimostrato fallimentare e che anzi il paganesimo abbia conosciuto una fase di espansione accompagnata da violente scorrerie ai danni delle popolazioni cristianizzate di lingua romanza.

Il dominio bizantino, limitato alle coste, portò nuove forme di culto cristiano, fino ad allora sconosciute. Alcuni residui di quest'epoca ancora permangono. Un tipico esempio è il culto di San Costantino (in sardo Santu Antine). L'Imperatore Costantino è ignorato dal martirologio romano, ma è considerato santo dalla Chiesa Ortodossa, che anzi gli attribuisce un singolare epiteto, chiamandolo Pari agli Apostoli.

Qualche autore ha pensato che Rodolfo il Glabro alludesse a forme di monachesimo greco-bizantino, che sarebbero state considerate eretiche (2). Ancora oggi qualcuno nei forum si chiede con stupore come mai i Sardi venererebbero Costantino se la Chiesa di Roma non lo considera santo.

Non è comunque possibile che il cronista facesse riferimento a questo. L'uso di termini come "eretici" o "traviare" alludono evidentemente a contenuti dottrinali e non a mere differenze formali.

Non è neppure possibile pensare che Rodolfo confondesse del tutto l'eresia con il paganesimo (3). Agli adoratori di pietre ed alberi non è mai interessato il proselitismo. Chi erano dunque questi dissidenti religiosi che veleggiarono fino alla Spagna? Questo è un vero mistero, e a differenza dei tanti falsi dei misteriologi non ha soluzione alcuna. Si potrebbe pensare a Bogomili radicatisi precocemente attraverso ambienti monastici bizantini. Non si trovano comunque prove a favore di questa interpretazione. Dai documenti emerge che la Barbagia era ancora pagana nel X secolo, e che la sua prima cristianizzazione avvenne soltanto nel XI secolo (4). A un certo punto le fonti ci dicono che i cristiani della Sardegna avevano nemici esterni, ossia i Saraceni, come nemici interni, ossia i Barbaricini pagani. Non è facile capire come in un contesto simile l'isola potesse essere registrare abbondanza di eretici.

La stessa ipotesi di una precoce influenza bogomila comporta difficoltà. Se corrispondesse al vero, nei secoli successivi l'isola avrebbe dovuto essere un territorio ben predisposto alla diffusione del Catarismo, che vi apparve invece solo in forma marginale. Verso la fine del XIII secolo la Chiesa di Roma organizzò una spedizione in Sardegna per cercare di snidare esuli Albigesi, ma non registrò a quanto pare alcun successo (5).

Interessante è infine notare quanto contrasti con il quadro descritto da Rodolfo il Glabro la faziosa affermazione del Vaticano
, secondo cui "la Sardegna non è mai stata terra di eresie; il suo popolo ha sempre manifestato filiale fedeltà a Cristo e alla Sede di Pietro". 

http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/
homilies/2008/documents


Sarebbe tra l'altro bello disporre di una macchina del tempo e spedire tra i Barbaricini pagani chi ha scritto "Sì, cari amici, nel susseguirsi delle invasioni e delle dominazioni, la fede in Cristo è rimasta nell’anima delle vostre popolazioni come elemento costitutivo della vostra stessa identità sarda". 

Note: 
 
(1) Vilgardo era un grammatico di Ravenna, appassionato di studi classici, che in seguito a una visione di Virgilio, Orazio e Giovenale, si mise a predicare il ritorno all'antica religione di Roma, finendo sul rogo (fine X secolo). Di lui ci parla Rodolfo il Glabro.
(2) Benelli è particolarmente incline a considerare gli eretici Sardi come Bogomili detti Fundaiti; Duvernoy è incline poi a considerare il Bogomilismo come un esito diretto del monachesimo basiliano.
(3) Jones e Pennick (2013) sono di diversa opinione e attribuiscono a una forma attiva di culto pagano l'eresia menzionata da Rodolfo il Glabro. 
Melis (2010) è incline a considerare gli eretici della Sardegna come proseliti di Vilgardo, giunti dalla Penisola.
(4) Non si deve confondere il nicodemismo con la conversione. "Gregorio la informa di aver mandato nell'isola dei chierici per convertire i Barbaricini pagani e si lamenta del fatto che il giudice dell'isola (ab eodem insulae judice...) esigeva la tassa dovuta dagli idolatri per poter praticare la propria religione, anche da quelli che si erano già convertiti" (Fois, 1990). Altri dettagli sono riportati in Jones-Pennick (2013). Una testimonianza tardissima di persistenza dei Barbaricini nel paganesimo è una poesia di Fazio degli Uberti (1305 o 1309 - post 1367), che dell'isola aveva esperienza diretta. Nel Dittamondo è scritto: "Quel che sia Cresime, e Battesimo non sanno". Con superficialità, il mondo accademico ha liquidato questo verso come dovuta all'influenza della lettera a Ospitone.
(5) Lambert (2001).

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