venerdì 4 febbraio 2022


LETTERA DI CLAUDIO DI TORINO
SUL CULTO DELLE IMMAGINI

Argomenti in favore dell'iconoclasmo 
 
Pubblico un estratto dalla voluminosa opera del vescovo iconoclasta Claudio di Torino. Per chi volesse leggere il testo originale, il titolo è Apologeticum atque rescriptum Claudii episcopi adversus Theutmirum abbatem, in Patrologia latina, ed. Jean-Paul Migne, 221 volumi (Parigi, 1844-1864), 105:459-64. Su Academia.edu è presente il trattato in latino con la traduzione in italiano, che è di un autore diverso rispetto a quella da me riportata nel seguito.


Mi scrivi che sei turbato alla voce sparsasi per l'Italia, per tutta la Gallia e persino in Spagna, che io abbia formata una nuova setta contro la fede cattolica. Ma è una calunnia, e non fa meraviglia che i membri di Satana l'abbiano strombazzata per infamarmi. La cagione di tale fracasso è che, costretto io dall'imperatore Lodovico ad accettare il vescovado di Torino, ho trovato in esso tutte le chiese piene di false reliquie e di immagini, e tosto ho cominciato a distruggere ciò che i miei diocesani veneravano con fanatica superstizione, e tutti spalancarono tanto di bocca, per bestemmiarmi contro con tale furore, che se non era Dio a scamparmi mi avrebbero divorato così com'ero vivo.

Coloro contro i quali ho preso a difendere la Chiesa, per giustificarsi dicono così: "Noi non crediamo che vi sia nell'immagine alcunché di divino, ma le rendiamo onore di adorazione per riferirci a coloro che è da essa rappresentato". Noi rispondiamo che se coloro che hanno rinunciato al culto degli dei pagani, seguitano tuttavia a onorare le immagini, non fanno altro se non cambiare i nomi, senza lasciare l'idolatria. Sia l'immagine di Pietro o di Paolo ovvero di Giove o di Saturno quella dipinta sulla parete, si erra del pari venerando l'effigie tanto degli uni che degli altri.

Di certo se gli uomini dovessero essere adorati, sarebbe il vivente piuttosto che non il morto a dover essere così onorato. Nel vivente c'è la somiglianza di Dio, non la somiglianza delle bestie o, cosa anche peggiore, delle rocce e del legno, che sono prive di vita, senso e ragione. Da ciò si dovrebbe concludere che se le opere delle mani di Dio non devono essere adorate e onorate, ancor meno devono esserlo le opere di mani di esseri umani, o addirittura le parvenza che si dice siano loro appartenute. Se l'immagine che viene adorata non è Dio, ancor meno dovrebbe essere venerata per l'onore dei santi, che non arrogano a se stessi onori divini.

Perché ti umili e ti inchini davanti false immagini? Perché pieghi il tuo corpo, imprigionato davanti stupide statue e pitture terrene? Dio ti ha creato diritto. Mentre altri animali sono proni e dirigono la loro faccia verso la terra, tu hai la sublime condizione di essere eretto, di guardare il cielo e il volto di Dio. Guarda in alto, rivolgi i tuoi occhi verso il cielo, cerca Dio nelle cose celesti, affinché tu possa evitare ciò che sta in basso. Innalza il tuo cuore dubbioso ad altezze paradisiache. Perché scagli te stesso nel grembo della morte con quelle immagini senza vita che onori? Perché ti razzoli nelle rovine del diavolo? Preserva il sublime stato in cui sei nato. Persevera nella condizione in cui sei stato fatto da Dio.

Coloro che appartengono alla falsa religione e alla supersitizione dicono: "in ricordo del nostro Salvatore noi onoriamo, veneriamo e adoriamo un'immagine dipinta della croce fatta in suo onore." Nulla fa maggior piacere a loro del nostro Salvatore, tranne ciò che piace anche agli empi, che è la disgrazia della sua passione e della derisione della sua morte. Essi credono ciò che uomini empi, Ebrei e Pagani che misero in dubbio la sua resurrezione, pure credettero. Essi non hanno imparato a pensare a lui in altro modo al di là del credere e conservarlo nei loro cuori come contorto, morto, perennemente contratto nella sua passione. Non hanno mai udito né compreso ciò che l'Apostolo disse: "E se anche abbiam conosciuto Cristo secondo la carne, ora però non lo conosciamo più così" (2 Cor 5,16).

Io rispondo: "Se vogliono che si adori ogni legno formato in guisa di croce, per essere stato Cristo confitto ad una croce, allora bisognerebbe fare lo stesso per la memoria di molte altre cose che Cristo fece nella carne. Perché soltanto sei ore egli è rimasto appeso alla croce, ma è stato nel seno dellla Vergine per nove mesi lunari e undici giorni, ossia duecento e settantasei giorni solari, ossia nove mesi e sei giorni aggiunti. Si dovranno allora tutte le vergini, perché una vergine ha partorito Cristo? Si dovranno adorare le mangiatoie, perché egli giacque in una mangiatoia appena nato? Si dovranno adorare i vecchi panni di lino, perché appena nato fu avvolto in questo modo? E le barche, perché egli spesso veleggiò, e insegnò alle folle da una barchetta, e dormì in barca, e comandò ai venti da una barca, e fu sul lato destro di una barca che egli ordinò di collocare le reti, quando la grande, profetica pesca fu fatta? Si dovranno adorare gli agnelli, perchè sta scritto di Cristo: "Ecco l'Agnello di Dio"? Costoro non vogliono adorare gli agnelli, li vogliono mangiare. Si dovranno adorare i leoni, perchè di Cristo è scritto: "Ha vinto il leone della tribù di Giuda"? E persino gli asini, dato che egli cavalcò un asino? Si dovranno adorare le pietre, perchè Cristo fu posto in un sepolcro di pietra, e perchè è scritto: "La pietra era Cristo"? Si dovranno adorare le spine, perchè di esse fu coronato? E le canne, perchè con una di esse fu percosso? Infine si dovranno adorare le lance, dal momento che uno dei soldati aprì il suo costato con una lancia, e dalla ferita scorse sangue misto ad acqua, i sacramenti che formano la Chiesa?"

Queste cose sono assurdità e non andrebbero neppure menzionate per iscritto, ma derise. Siamo però costretti a proporre cose stupide agli stupidi, e scagliare pietre contro cuori di pietra, piuttosto che dardi di parole e di opinioni. "Richiamatelo alla mente, o trasgressori" (Is 46,8). Avete deviato dalla Verità, cercato vanità, e siete diventati vani. Voi crocifiggete di nuovo il figlio di Dio, e lo mettete in mostra. Così avete reso le anime degli ingenui complici dei demoni. Rendendoli folli tramite l'empio sacrilegio delle statue, avete fatto sì che fossero rigettati dal loro creatore e scagliati nella dannazione eterna.

Perché Dio ha ordinato una cosa, ed essi ne fanno un'altra. Dio ha comandato di portare la croce, non di adorarla. Essi vogliono adorarla, ma non vogliono saperne di portarla, sia in senso spirituale che corporale. Servire Dio in questo modo è rinnegarlo, perché egli disse: "Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Mt 16, 24). Finché uno non abbandona se stesso, non si avvicina a colui che è al di sopra di lui, e non è in grado di comprendere che ciò che sta dietro di lui, se non sa compiere sacrificio.

Rispetto ai pellegrinaggi a Roma, a cui dici che io mi oppongo, anche questa è una calunnia. Non approvo né disapprovo sì fatto viaggio: so che esso non a tutti fa male, né a tutti fa bene. Se credi che andare a Roma significa far penitenza, allora ti chiedo perché mai sei stato causa della rovina di così tante anime in così poco tempo, dato che tieni imprigionati nel tuo monastero così tanti frati. Tu li hai accolti per far penitenza, e li hai persino tenuti al tuo servizio. Dici di avere un gruppo di centoquaranta monaci, tutti venuti a te per fare penitenza. Non hai dato a uno solo di loro la licenza di andare a Roma. Se, come sostieni, andare a Roma è cercare penitenza, cosa farai circa questa opinione espressa dal Signore: "Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare" (Mt, 18, 6).

Non c'è maggior scandalo che proibire a un uomo di intraprendere il cammino verso la felicità eterna.

Dall'Evangelista sappiamo che le parole del Salvatore non furono capite, quando parlò a Pietro, "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e a te darò le chiavi del regno dei cieli" (Mt 16, 18-19). A causa di queste parole, la razza degli uomini ignoranti, avendo disprezzato la comprensione di tutte le cose spirituali, desidera recarsi a Roma per acquisire la vita eterna.

Chi comprende le chiavi del Regno dei Cieli come spiegato sopra, non richiede che l'intercessione del beato Pietro sia limitata in un luogo. Se consideriamo il vero significato delle parole del Signore, non fu detto da lui "tutto ciò che scioglierai nei cieli sarà sciolto sulla terra e tutto ciò che legherai nei cieli sarà legato sulla terra." Da ciò segue che il ministero è garantito ai capi della Chiesa solo finché sono in pellegrinaggio nel loro corpo mortale.

Quando essi pagano il debito della morte, coloro che succedono al loro posto ottengono lo stesso potere giudiziale, come è scritto: "Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli; li farai capi di tutta la terra." (Salmi 45, 16; 44, 17 nella Vulgata).

Udite questo, stupidi tra le genti, e voi che foste sciocchi e cercaste l'intercessione dell'apostolo andando a Roma!

Tu poi mi apponi a colpa di essermi tirato addosso l'ira del signore apostolico. Tu parli di papa Pasquale, ora andato tra i più: ma papa e apostolico deve dirsi non colui che siede sulla cattedra dell'apostolo, si bene colui che ne adempie i doveri. Il Signore disse a proposito di coloro che detengono un luogo, ma non svolgono l'incarico, "Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno" (Mt 23, 2-3).

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