domenica 21 settembre 2014


L'IMPORTANZA DEL PUNTO DI DIVERGENZA NELLA NARRATIVA UCRONICA 

Gli ucronisti attivi nel Web trattano spesso gli eventi cruciali come se fossero punti, ossia singolarità inanalizzabili e prive di struttura. Tendono altresì a considerare alcuni punti fissi nel corso storico con cui si cimentano, senza domandarsi se la loro esistenza sarebbe possibile una volta posta la singolarità originale, ossia il Punto di Divergenza a partire dal quale la nostra realtà e quella ucronica si differenziano. Con la nostra breve analisi ci proponiamo di mostrare che queste modalità di procedere sono inconsistenti e portano a risultati non soltanto privi di senso, ma spesso anche meritevoli di irrisione e di scherno. 

Ogni Punto di Singolarità in realtà non è affatto qualcosa di inanalizzabile. Se si cambia una singola decisione di un personaggio importante o l'esito di una sua impresa cruciale, bisogna sempre domandarsi se questo cambiamento sarebbe stato possibile, e ciò può essere fatto unicamente comprendendo in modo profondo la biografia del personaggio stesso, ma anche tutto ciò che lo riguarda: educazione, contesto della famiglia, dei conoscenti e della società in cui viveva, stato di salute. Purtroppo nella massima parte dei casi un simile studio è irrealizzabile per il semplice fatto che i dati di cui si ha bisogno sono persi per sempre. 

Se ci si chiede per esempio come sarebbe cambiata la Storia se il Riformatore Zwingli avesse trionfato nella Battaglia di Kappel (11 ottobre 1531), dovremmo innanzitutto sapere tutto, ma proprio tutto, non soltanto su Zwingli, ma anche sull'intero suo parentado, su tutte le persone con cui ha interagito, con tutti i poteri che si opponevano alla sua opera. Servirebbe un affresco gigantesco e dettagliato fin nei particolari più microscopici. Dovremmo studiare gli eventi della fatidica battaglia, per capire se la vittoria degli avversari di Zwingli fu dovuta a fattori ineluttabili (superiorità numerica soverchiante, etc.) o se il Riformatore aveva una qualche probabilità di vittoria e la sua disfatta è stata causata da mera sfortuna. I libri di storia ci dicono che Zwingli fu colto alla sprovvista dalle truppe dei cantoni ostili alla Riforma e che poté avere un margine davvero minimo per mettere insieme un esercito, quindi già solo per questo un ribaltamento delle sorti a Kappel parrebbe piuttosto improbabile. 

In altri casi non siamo così fortunati. Più andiamo a ritroso nel tempo, più l'analisi della situazione diventa difficile. I rischi insiti nel giocare con la vita di Giulio Cesare sono tali da sconsigliare l'impresa: non solo la propagazione di ogni cambiamento anche minimo sarebbe incontrollabile, ma un  qualsiasi fattore inconoscibile nella sua esistenza potrebbe rivelarsi determinante. Sarebbe necessario conoscere ogni pensiero passato per la testa di tutte le persone entrate in contatto anche marginalmente con Cesare per poter azzardare qualcosa. Le variabili in gioco sono troppe. Il problema è che nessuno sembra essere comprendere la necessità di approfondimenti così accurati, che certo possono rendere la produzione di un'ucronia sensata qualcosa di irrealizzabile.  

C'è anche di peggio. Alcuni contesti sono talmente oscuri che si ignora persino il nome dei personaggi coinvolti in dati eventi. Prendiamo ad esempio le guerre condotte dai generali di Augusto, Druso Maggiore e Tiberio, contro le popolazioni alpine negli anni 16-15 a.C. Conosciamo il famoso Trofeo delle Alpi che si trova a La Turbie, eretto negli anni 7-6 A.C., in cui sono menzionati più di quaranta popoli soggiogati. Sono i seguenti: 

Trumpilini, Camunni, Venosti, Vennoneti, Isarci, Breuni, Genauni, Focunati, le quattro nazioni dei Vindelici, Cosuaneti, Rucinati, Licati, Catenati, Ambisonti, Rugusci, Suaneti, Caluconi, Brixeneti, Leponzi, Uberi, Nantuati, Seduni, Veragri, Salassi, Acitavoni, Medulli, Ucenni, Caturigi, Brigiani, Sogionti, Brodionti, Nemaloni, Edenati, Vesubiani, Veamini, Galliti, Triullati, Ecdini, Vergunni, Eguituri, Nematuri, Oratelli, Nerusi, Velauni, Seutri. 

A quanto mi risulta, le fonti romane non ci hanno tramandato nemmeno il nome di uno dei capi ribelli di queste genti. Non sarebbe dunque molto saggio collocare un Punto di Divergenza proprio nelle guerre alpine in questione. In molti casi c'è persino il problema di capire quale fosse la lingua parlata da una data popolazione.  

Una possibile soluzione è quella di procedere con grande prudenza e di interrogarsi su ogni passo compiuto. Evitare di dar vita a ucronie giocando con l'ignoto in modo disinvolto può essere d'aiuto. Di certo sono da ritenere scadenti i prodotti di quei dilettanti che si divertono a tagliuzzare la Storia facendone collage folli, pensando di scardinare ogni evento dal contesto che lo ha generato per dar vita a grotteschi mostri di Frankenstein privi di qualsiasi significato. 

2 commenti:


  1. Però non penso che quegli autori ucronici credano davvero a ciò che in racconti (o brevi saggi o semplice approccio) suggeriscono.
    Si tratta più che altro di un gioco, anche e soprattutto letterario.
    Di un "se"....calato nella Storia, facendo poi giocare la fantasia (ovviamente legata o quanto più possibile vicina al cambiamento forzoso introdotto) per e su quella possibile nuova storia.
    Come infatti scrivi, le componenti e le variabili sono talmente tante che qualsiasi risultato non può essere mai del tutto credibile (anzi, di per sé E' incredibile), ed il fatto stesso che sia avvenuto X e non Y, restringe il percorso ad un unico sentiero (che è il "nostro" sentiero).

    In più non ci sono soltanto fattori umani in gioco.. ma, quasi tralasciati o colpevolmente trascurati (ed invece su quelli sarebbe più facile una "ricostruzione" possibile), anche fattori atmosferici o stagionali.
    Eventi cioè al di fuori del sociale/ambito umano, ma che da sempre oggettivamente influiscono spesso non soltanto sulla temporalità (e già questo non è una bazzecola) di un evento e sulla possibilità del suo stesso avvenire, ma anche nel modo in cui esso stesso può svolgersi (e svolgersi in tutt'altro modo).
    Pensa ad esempio ad un dei tanti casi storici...che non è neppure marginale.. La "famosa" Invincibile armata spagnola partita alla conquista dell'Inghilterra, praticamente decimata NON dagli inglesi, ma da un improvvisa tempesta nella Manica, se ben ricordo.
    Eventi naturali, cioé, che ripetuti mille altre volte nella storia (e riportati in ogni libro.. e quindi nulla di "inventato", per così dire) costituiscono quasi un lancio di dadi del "destino", del "fato"... in una narrazione mitica. O in ultima istanza, giusto per rettificarne il nome e darne un senso più reale... davvero del "caso".
     

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  2. Il problema è che si tratta di un gioco riuscito male. Gli autori in questione sembrano non essere consapevoli del grottesco delle loro creazioni e dimostrano di non tenere la logica in alcun conto. Pur messi di fronte a critiche razionali, continuano imperterriti con la loro impostazione: non vogliono tener conto degli argomenti da me esposti. Certo, nessuna ucronia è totalmente credibile. Almeno potrebbe essere scritta bene e far sognare. I modelli della maggior parte degli ucronisti non sembrano essere creazioni come America vichinga e Il Colombo divergente, ma piuttosto i racconti assemblati da Collings Squire. Per quanto riguarda i fattori ambientali, il discorso si fa davvero complesso e impossibile a gestirsi. 

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