venerdì 30 settembre 2016

 

ROBOTFETISHISM

Autori: Guido Galles, Vinicio Motta
Anno: 2016

Generi: Cyberpunk estremo, Fantascienza
     sadiana, Scat Science Fiction 
Pubblicazione: VERDE
    (mensile elettrocartaceo, autoprodotto e
    gratuito di protolettere, interpunzioni
    grafiche e belle speranze, fondato a Roma
    nell’aprile 2012 da Pierluca D’Antuono)
Illustrazioni: DeadTamag0tchi e Sergio Caruso
   (autore dell'immagine riportata nel post)
Link:
    Prima parte
https://verderivista.wordpress.com/2016/09/09/
robotfetishism/

    Seconda parte
https://verderivista.wordpress.com/2016/09/16/
robotfetishism-2/

GLI AUTORI:  

Vinicio Motta è nato il 31 ottobre del 1984. Ha pubblicato racconti, saggi e poesie, curato rubriche di vario tipo e antologie di racconti con Delos Books, Libro Aperto Edizioni, Bietti, Edizioni Diversa Sintonia, Kipple Officina Libraria e con la fanzine NeXT. 

Guido Galles è nato nel 1977. Ha conseguito la laurea in Matematica. Dopo anni di precariato si è trovato davanti a due alternative: proporsi come volontario per una spedizione in Antartide o partecipare a un bando per l’assegnazione di un posto da esumatore. Ha scelto quest’ultima e da allora lavora in un grande cimitero metropolitano, dove è addetto alla ricomposizione dei corpi inconsunti negli ossari e alla cremazione dei resti di estumulazione. Appassionato di arte macabra e di fantascienza, sostiene la necessità di una nuova Science Fiction, rivoluzionaria, robusta, turpe e sadiana.

IL CONTENITORE: 

GATTINI™ è il contenitore degli orrori indifferenziati di Verde. Ogni venerdì, su Verde Rivista e su Facebook


RECENSIONE: 

In assoluto uno dei pochi testi di Fantascienza il cui protagonista non sia classificabile come uomo o come donna, essendo la sua sessualità ermafrodita. Un'innovazione non da poco. Sembra che l'ottimo Vinicio Motta fosse incerto sul sesso del protagonista, così chiese a Guido Galles se fosse meglio un uomo o una donna. Nacque quindi in un istante, come per folgorazione, l'idea di un personaggio che assommasse in sé le caratteristiche genitali e genetiche di entrambi i sessi. Un campo che meriterebbe di essere esplorato meglio.

Wikipedia cita in tutto soltanto quindici titoli di fiction in cui si parla di persone intersessuali (uno in realtà è una serie di romanzi e racconti, un altro consiste in un romanzo e in un sequel). Ecco l'elenco: 

    1) The Queen's Tiara - Carl Jonas Love Almquist
    2) The World Wreckers - Marion Zimmer Bradley
    3) The Vorkosigan Saga - Lois McMaster Bujold
    4) Middlesex - Jeffrey Eugenides
    5) The Ilario series - Mary Gentle
    6) None of the Above - I. W. Gregorio
    7) All You Zombies - Robert A. Heinlein
    8) The Hermaphrodite - Julia Ward Howe
    9) Raptor - Gary Jennings
    10) Pantomime - Laura Lam
    11) The Left Hand of Darkness - Ursula K. Le Guin
    12) 2313 - Kim Stanley Robinson
    13) Golden Boy - Abigail Tarttelin
    14) Annabel - Kathleen Winter
    15) Intersexion - P.D. Workman

Solo pochi di questi testi possono essere definiti fantascientifici: Il ribelle di Thendara di Marion Zimmer Bradley, il Ciclo dei Vor di Lois McMaster Bujold (20 opere, ma solo in alcune compare un intersessuale, Bel Thorne), La mano sinistra delle Tenebre di Ursula Le Guin, il paradossale Tutti voi zombie di Heinlein e 2313 di Kim Stanley Robinson. Soltanto in alcuni casi è il protagonista ad essere ermafrodita - è bene farlo notare. 

La lista fornita da Wikipedia non è esaustiva: si trova ad esempio l'enigmatica razza ermafrodita dei Ledom in Venere Più X (Venus Plus X) di Theodore Sturgeon. Non ho ancora letto questo romanzo, che trovo oltremodo interessante, anche se dalle recensioni sembra che al centro della narrazione stia l'ossessione per la cosiddetta "paura del diverso", che tanto rende patetiche anche le idee migliori, frenando l'immaginazione in quest'epoca degenerata. 

In Robotfetishism non si trova traccia alcuna della colossale stronzata postmoderna nota come "paura del diverso". Si viene proiettati in un mondo futuribile che è l'assoluta negazione del concetto stesso di Utopia, dove i personaggi vagano in uno stato crepuscolare come zombie sotto l'oscuro cielo dell'Apocalisse. Le parole con cui è stata definita quest'opera nel contenitore GATTINI fanno gongolare: "L’essenza stessa della dissoluzione dell’umano", "Raccapricciante disgusto". Tutto questo è sublime. Il mio auspicio è che questo albero possa crescere fino a diventare imponente come l'Yggdrasill! 

Un grande ringraziamento alla benemerita Direzione di Verde per la pubblicazione di un simile gioiello di aberrazioni, che irradia tenebra assoluta nell'Abisso del Nulla e annienta ogni illusione!

Riporto due estratti. Il primo brano è la presentazione di un personaggio robotico:    

Prendi me per esempio. Sono un androide della vecchia scuola, ma pur sempre un efficiente rappresentante dell’ingegneria robotica. Nei momenti di maggiore incertezza computazionale, quando il rischio di un crash supera la soglia di sicurezza, entro in modalità stand-by, lasciando che siano i miei circuiti a parlare, soprattutto i meno sfruttati, secondo uno schema caotico altamente rigenerante. La catarsi è nella diffusione dell’incertezza, nella massimizzazione del difetto. I miei circuiti neanche si sognano di creare nuovi livelli di coscienza, addirittura posti oltre la stessa fisicità. Posso offrirti una dose di logoslime? Un omaggio della casa, per averci onorato con il tuo portafoglio.
Greg Centauro, magnaccia in pelle

Il secondo brano è parte di una Catabasi nell'Orrore:  

Vedo le immagini di Lizzie e Black Kitten che mi legano a una sottile croce di Sant’Andrea, uno strumento di tortura mobile che può essere girato a piacimento tramite un argano. Mi vedo come dall’esterno, come se la mia anima fosse appollaiata sul soffitto del locale e guardasse giù il corpo tormentato.
Vedo le mie ossa spezzate una ad una e fatte schizzare fuori dalla pelle. Vedo aghi che penetrano nei miei organi vitali facendo sgorgare chiara linfa dai buchi. Tramite le macchine del dolore, mi vengono inflitte spaventose ferite. Le mie aguzzine mi orinano e defecano addosso, seguite da una moltitudine di uomini, donne ed ermafroditi del locale. Il mio volto è una maschera di sterco. So che sto per morire e che la mia agonia filmata diventerà uno snuff.
A questo punto la croce a cui sono avvinto gira. Un meccanismo robotico comincia a penetrarmi. A differenza del robot che ha posseduto Firelady, questo non ha un fallo di simil-carne coltivata, ma un intrusore puramente metallico e privo di sensori. È un semplice sottile strumento di impalazione che mi entra dentro facendosi strada tra gli intestini. 

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