lunedì 10 ottobre 2016


RICOMINCIO DA CAPO
(IL GIORNO DELLA MARMOTTA)  

Titolo originale: Groundhog Day
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1993
Lingua: Inglese
Durata: 101 min
Colore: Colore
Audio: Sonoro
Genere: Commedia, fantastico, sentimentale
Regia: Harold Ramis
Soggetto: Danny Rubin
Sceneggiatura: Danny Rubin, Harold Ramis
Casa di produzione: Columbia Pictures
Fotografia: John Bailey
Montaggio: Pembroke J. Herring
Effetti speciali: Jeff Frink, Rick Lazzarini
Musiche: George Fenton
Scenografia: David Nichols
Interpreti e personaggi: 
    Bill Murray : Phil Connors
    Andy McDowell : Rita
    Chris Elliott : Larry
    Stephen Tobolowsky : Ned Ryerson
    Brian Doyle-Murray : Buster Green
    Marita Geraghty : Nancy Taylor
    Angela Paton : Sig.ra Lancaster
    Rick Ducommun : Gus
    Rick Overton : Ralph
    Robin Duke : Doris
    Carol Bivins : Presentatrice
    Willy Garson : Kenny
    Harold Ramins : Neurologo
    Michael Shannon : Fred
    Hyden Walch : Debby
    Peggy Roeder : Insegnante di piano
    David Pasquesi : Psichiatra
    Eric Saiet : Figlio di Buster
Doppiatori italiani: 
    Michele Gammino: Phil Connors
    Isabella Pasanisi: Rita
    Simone Mori: Larry
    Francesco Pannofino: Ned Ryerson
Premi: 
    British Comedy Awards 1993
    Saturn Award for Best Actress (Film)
         (Andie MacDowell nel ruolo Rita)

Trama:

Phil Connors, un metereologo dal carattere bisbetico che lavora per Pittsburgh TV, riceve l'incarico di fare un servizio nella cittadina di Punxsutawney, in Pennsylvania, in occasione della tradizionale festività chiamata Giorno della Marmotta (Groundhog Day). Il reporter vomita bile e non vede l'ora di abbandonare il borgo per rientrare alla sua metropoli, quando una tempesta di neve lo costringe a tornare indietro. È l'inizio di qualcosa di surreale quanto terribile: il flusso stesso del tempo si inceppa, causando il risveglio del protagonista alle 6:00 in punto del mattino al suono di una canzoncina che si spande dalla radio. Il ritornello, che suona "agacciùbe" (I got you babe, di Sonny & Cher), ricorre da allora in modo esasperante, vanificando ogni cambiamento. Qualsiasi cosa Phil Connors faccia, lo attende il reset con sveglia alle 6:00 e "agacciùbe" nelle orecchie. Da quelle fatidiche note, gli eventi della giornata si ripetono sempre uguali come in un Eterno Ritorno. All'inizio l'intrattabile meteorologo approfitta dell'occasione per abbandonarsi ad ogni sorta di sfrenatezza e di stravaganza. Presto però cade vittima di una profonda disperazione. Tenterà di tutto per poter rompere l'incantesimo, anche il suicidio nei più svariati modi, senza mai poter riuscire nel suo intento. Il loop temporale si dissolverà soltanto quando il protagonista, arrivato a provare amore per il prossimo e a comprendere la necessità di migliorare se stesso, sarà baciato della bella Rita.

Recensione:

Gli sceneggiatori del film, Harold Ramis e Danny Rubin, hanno affermato di aver tratto l'idea del film dal libro di Friedrich Nietzsche La Gaia Scienza, in cui è descritta l'atrocissima vicenda di un uomo costretto a vivere sempre nello stesso giorno. Questo è il testo: 

IL PESO PIÙ GRANDE

"Che accadrebbe, se un giorno o una notte, un demone strisciasse furtivo nella più solitaria delle tue solitudini e ti dicesse: “Questa vita, come tu ora la vivi e l'hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni cosa indicibilmente piccola e grande della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione - e così pure questo ragno e questo lume di luna tra i rami e così pure questo attimo e io stesso. L'eterna clessidra dell'esistenza viene sempre di nuovo capovolta – e tu con essa, granello di polvere!”. Non ti rovesceresti a terra, digrignando i denti e maledicendo il demone che così ha parlato? Oppure hai forse vissuto una volta un attimo immenso, in cui questa sarebbe stata la tua risposta: «Tu sei un dio e mai intesi cosa più divina»? Se quel pensiero ti prendesse in suo potere, a te, quale sei ora, farebbe subire una metamorfosi, e forse ti stritolerebbe; la domanda per qualsiasi cosa: «Vuoi tu questo ancora una volta e ancora innumerevoli volte?» graverebbe sul tuo agire come il peso più grande! Oppure, quanto dovresti amare te stesso e la vita, per non desiderare più alcun'altra cosa che questa ultima eterna sanzione, questo suggello?"
(Friedrich Nietzsche, La gaia scienza, Libro IV, n. 341). 

All'origine di questa folgorante intuizione sta sicuramente il torbido rapporto del filosofo con la bellissima Lou Andreas-Salomé, che non mancava di ricompensare con indifferenza e crudeltà i servigi ricevuti - come del resto è tipico del gentil sesso. Questo è uno dei più grandi misteri della natura umana: tanto più un uomo adora una donna, tanto più viene da lei disprezzato. Così è stata decretata l'estinzione dei Filosofi e dei Poeti, mentre i bruti pullulano e continuano a propagare il loro seme. Qualcuno si chiederà: "Cosa c'entra il loop temporale con le sofferenze dell'amore?" C'entra eccome: un simile orrore può essere concepito soltanto nella fucina di notti insonni di tormento. 

Il problema del loop temporale

Dai tempi di Nietzsche il concetto di circuito temporale chiuso (loop) si è diffuso alquanto ed è diventato una vera e propria ossessione per le genti degli States, che spesso e volentieri lo introducono nelle loro opere d'ingegno. Lo stesso Philip K. Dick scrisse un angosciante racconto fantascientifico intitolato "A little something for us Tempunauts", in cui viaggiatori nel tempo americani sono mandati pochi giorni nel futuro, e nel loro viaggio di rientro restano intrappolati in un cicruito chiuso, condannati a rivivere per sempre la stessa sequenza di eventi. In numerosissimi altri lavori fantascientifici e non compare lo stesso assunto fondante. Resta il fatto, innegabile, che l'applicazone del loop temporale per essere interessante non può mai essere perfetta. In altre parole, nella letteratura e nel cinema il tempo ritorna sì dalla fine di una giornata al suo inizio come se fosse applicata la modalità autoreverse, ma la vittima della trappola infernale conserva memoria di aver già vissuto altre volte ogni evento. Questo è fisicamente impossibile, e lo sarebbe anche se il loop temporale rientrasse nel campo delle possibilità. Il concetto di irreversibilità del tempo fatica molto ad essere compreso in America, come se non fossero ben compresi neppure i concetti di causa, di effetto e di nesso causale.

Harold Ramis e la natura del tempo

In realtà il regista di Groundhog Day non è partito da complesse disquisizioni fisiche e filosofiche sulla natura del tempo. Il suo concetto è molto più semplice, e lontano anche dal testo di Nietzsche da cui ha tratto ispirazione. L'idea portante è di natura essenzialmente religiosa: secondo il comune sentire americano il Signore del Tempo e della Creazione è Dio, che può fare ciò che vuole con tutto ciò che ha creato. Anche far rivivere per decenni o per secoli lo stesso giorno a una pecorella smarrita per permettere la sua salvazione. Anche qui in Italia tra i fedeli della Chiesa Romana, o tra i Protestanti di Germania, esistono le stesse credenze. Vero, ma in America sono vissute fin nel midollo e sentite proprie, non sono semplici proposizioni vuote apprese al catechismo per pura formalità. Il Tempo è visto come un contenitore che Dio può cambiare a suo piacimento. Il contenuto, cioè la vittima di questa singolare trovata divina, conserverà quindi intatta la memoria di tutte le giornate vissute nella ripetizione, altrimenti ogni finalità edificante sarebbe vana. A riprova di tutto ciò sta il finale sdolcinato del film, in cui il protagonista migliora se stesso, seduce la bella Rita e riesce a fuggire a un amaro destino. Ovviamente per uno scienziato la connessione tra lo scorrere anomalo del tempo e il cambiamento dei sentimenti del protagonista resta qualcosa di incomprensibile. 

Etimologia di Punxsutawney

Il nome Punxsutawney /pʌnksʌ'tɔ:nɪ/ proviene dalla lingua algonchina dei Delaware (Lenape) e significa "Città delle Zanzare". Il toponimo originale suonava Punk'sutènai /punkəsu'tenai/, composto da púnk's, púnkwes /'punk(w)əs/ "zanzara" (lett. "creatura della polvere") e da utènai /u'tenai/ "città, luogo di riunione". Per ulteriori informazioni, vedi Mahr, 1959 : 369; Zeisberger, 1887; Heckewelder, 1834 : 364. È davvero imponente la quantità di toponimi proveniente da lingue degli Algonchini e incorporati nell'attuale toponomastica americana. Solo se si conosce la lingua originale questi nomi sono trasparenti e hanno un significato compiuto. Gli attuali abitanti anglofoni non sono in grado di attribuire alcun significato a queste complesse concatenazioni di sillabe: con l'adozione dei toponimi in contesto anglofono si è avuto un processo di fossilizzazione che ha portato alla loro sclerosi.

Origini del Giorno della Marmotta

La strana festività ha le sue radici nella Candelora, adattata dai coloni al nuovo contesto con l'adozione di un elemento indigeno. Si celebra il 2 febbraio e consiste nell'osservare il comportamento di un esemplare di marmotta americana (Marmota monax) quando si risveglia, proprio all'ingresso del suo rifugio. In altre parole, è una forma di auspicio pagano. Se a causa del cielo nuvolo l'animale non vede la sua ombra, si prevede che l'inverno sarà molto breve e che presto tornerà il bel tempo. Se a causa del cielo sereno l'animale si spaventa nel vedere la sua ombra e fa ritorno alla sua tana, si prevede invece un periodo di altre sei settimane di freddo. A quanto si tramanda, la festività ebbe origine proprio a Punxsutawney e fu celebrata per la prima volta nel 1887. 

Alcune curiosità

Il film non fu girato a Punxsutawney, ma a Woodstock nell'Illinois. Questo perché la cittadina della Pennsylvania, oltre a essere lontana dalle strade statali e quindi di difficile accesso per la troupe, non aveva un centro che fosse adatto alle riprese. La sua posizione remota avrebbe fatto levitare i costi della produzione per via dei connessi problemi logistici. 

Il sindaco di Punxsutawney, offesissimo per la decisione di girare il film in Illinois, non ha permesso che nelle riprese comparisse il vero Phil, la marmotta usata per il Groundhog Day. Tuttavia ha inviato alcuni suoi rappresentanti per assicurarsi che la cerimonia fosse rappresentata in maniera corretta.

Il Phil di Punxsutawney fu interpretato da diversi esemplari di una famiglia di marmotte allevata appositamente. Questi pingui roditori non avevano nessuna simpatia per Bill Murray, credo per ragioni olfattive. Accadde così che l'attore fu morsicato due volte durante le riprese del film e dovette essere sottoposto a vaccinazione antirabbica. 

A partire dal 1992, anno in cui avvennero le riprese del film, la cittadina di Woodstock nell'Illinois cominciò a celebrare il festival del Groundhog Day, dando così vita a una nuova tradizione locale.

Nel corso del film, Rita schiaffeggia Phil Connors una decina di volte. Sembra proprio che Andy McDowell abbia interpretato queste scene senza dover simulare il suo sdegno, spinta da un'imcompatibilità olfattiva molto simile a quella che affliggeva le marmotte.

All'inizio il regista pensò di attribuire il ruolo di Phil Connors a Tom Hanks, che fu tuttavia scartato per ragioni speciose e difficilmente comprensibili. Nel Web si legge che Tom Hanks sarebbe stato troppo "carino". Non si comprende bene tutto ciò, forse significa che Hanks emanava un grato odore, mentre si cercava per il ruolo di Connors qualcuno con feromoni più pungenti.

Un accanitissimo fan del film, certo Wolf Gnards, ha calcolato il periodo complessivo che Phil Connors ha vissuto nel loop temporale, affermando che il Groundhog Day ha continuato a ricorrere ininterrottamente per ben 8 anni, 8 mesi e 16 giorni. La stima concorda con quella fornita in modo più grossolano da Harold Ramis nel commento al DVD, che si attesta su 10 anni. Tuttavia in seguito lo stesso regista avrebbe dichiarato a un reporter che la condanna al loop sarebbe stata molto più lunga, durando 30 o 40 anni. Nei primi copioni del film, si parla invece di 10.000 anni e la maledizione era attribuita a un rito Voodoo compiuto tramite la rottura di un orologio da una ex di Connors, che era stata da lui umiliata. Ramis, che a quanto pare aderiva a una forma di Buddhismo (da operetta, a quanto pare), aveva parlato del periodo di 10.000 anni necessario a un essere per evolvere e giungere al suo successivo livello spirituale. Direi che non si tratta di farina del sacco del Principe Gautama, ma di crusca dei malfattori New Age.

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