domenica 1 aprile 2018

NOTE SUL LAVORO DI ZBIRAL

David Zbíral, dell'Università Masaryk di Brno (Repubblica Ceca), è l'autore dei contributi Édition critique de la Charte de Niquinta selon les trois versions connues (Edizione critica della Carta di Niceta secondo le tre versioni conosciute) e La Charte de Niquinta et le rassemblement de Saint-Félix: État de la question (La Carta di Niceta e il convegno di Saint-Félix: Stato della questione). Questi due lavori sono tra gli atti del colloquio internazionale 1209-2009, cathares : une histoire à pacifier?, tenutosi a Mazamet il 15, 16 e 17 maggio 2009 sotto la presidenza di Jean-Claude Hélas. Questi sono i link: 



Questo è l'abstract del primo articolo, da me tradotto:

"La Carta di Niceta, testo che riporta una grande raduno eretico a Saint-Félix de Lauragais nel 1167 e che rivendica la provenienza dissidente, è una questione chiave della ricerca attuale sul Catarismo e sul Bogomilismo. La Carta è il solo documento dissidente a testimoniare un'organizzazione molto solida della dissidenza catara nel Mezzogiorno del XII secolo e a postulare legami degli eretici meridionali con la dissidenza orientale. L'ipotesi di un falso moderno si dimostra piuttosto improbabile. Ma restano diverse altre ipotesi sulla sua redazione nel Medioevo, dunque della sua interpretazione: si può trattare di una stilizzazione antieretica, di un documento in gran parte legato ai fatti storici, di un falso dissidente, di una leggenda dissidente del XIII secolo. Questo articolo riassume lo stato attuale della discussione e apporta argomenti a favore e contro le diverse ipotesi."

Il secondo articolo contiene il testo della Carta, con spiegazioni sul suo adattamento a partire dalle tre versioni conosciute. Come spiega l'accademico ceco, le lettere illeggibili sono state restaurate; le lettere u e v sono state impiegate secondo il loro valore fonetico, la lettera j è stata trascritta come i tranne che in Fanumjovem, l'uso delle minuscole e delle maiuscole ha subìto adattamento, come la punteggiatura. A parer mio, i testi originali avrebbero dovuto essere riportati tal quali, senza alcuna modifica, accanto al testo restaurato. Infatti, più che di adattamento si dovrebbe parlare di ricostruzione.

Resta fondamentale l'importanza di questa edizione critica della Carta di Niceta, in un periodo in cui i decostruzionisti cercano di destrutturare la Storia, negando addirittura l'autenticità di questo cruciale documento. Il fatto che nel comitato di studio sia stata inclusa Anne Brenon, una delle principali voci del decostruzionismo, è a parer mio una pecca non emendabile che getta ombra sull'intero progetto. Anche se di certo le sue posizioni sono lontane da quelle di Monique Zerner - che nega l'esistenza stessa della religione dei Buoni Uomini - è notorio il suo scetticismo sui rapporti tra i Catari e i Bogomili. Ancora a distanza di secoli, la Carta di Niceta fa tremare, dando la prova che il Catarismo era una vera religione organizzata, di origine orientale e non una forma di evangelismo elementare autoctono riconducibile all'identità nazionale occitana. Ecco perché molti cercano con ogni mezzo di far sparire ogni documento e di pervertire ogni dato, ad esempio non considerando la diffusione della religione dualista in Italia. Purtroppo Zbíral non ce la fa a sostenere a spada tratta l'autenticità della Carta. Gira intorno alla stessa colonna, enumera svariate ipotesi, analizza una possibilità dopo l'altra, ma non osa proclamare la Verità - dato che non riconosce l'esistenza di tale concetto. Postmoderno fino al midollo, egli dice che la questione stessa dell'autenticità non è ben posta. Queste sono le sue parole: "Le scienze non dovrebbero pretendere di possedere delle verità: piuttosto dovrebbero cercare delle probabilità. Ciò che voglio fare nel seguito non è dunque decretare se la Carta è autentica o falsa, ma esaminare attentamente le differenti possibilità e, in base ai loro pro e contro, stimare la loro probabilità". Sembra dimenticarsi che la Scienza deve obbedire al principio di non contraddizione, che serve a determinare ciò che non può essere vero. Troppa è l'ammirazione di questo Zbíral per gli studiosi francesi. Non ho stima alcuna di tali accademici: li reputo servi della retorica e dei paroloni, che spargono fumo su tutto e restano irresoluti davanti ai fatti. Sono invertebrati incapaci di ammettere anche soltanto un singolo fatto come qualcosa di incontrovertibile. Sono amebe. Ecco perché l'accademia francese è stata intaccata dalla peste decostruzionista diffusa dal diabolico Derrida. Dopo tanti secoli ancora non si giunge ad alcuna pacificazione. Resto in attesa della cacciata dei mercanti dal Tempio. 

Etimologia di Papa Niquinta

Traduciamo il nome Niquinta con Niceta, perché questa è la sua origine: Papa Niquinta /ni'kinta/, attestato anche con la variante Pope Niquinta, viene dal bulgaro Pop Nikita. Si tratta di un semplice adattamento della forma slava alla lingua d'oc. Il religioso in questione era Niceta di Dragovitsa, la cui autorità era riconosciuta all'epoca da tutte le Chiese Dualiste, in Occidente come in Oriente. Questo dimostra che il Dualismo Assoluto è la dottrina più antica e autorevole. Se la cosa non è chiara alle attuali amebe di Francia, era invece chiarissima ai Buoni Uomini e ai Credenti dei tempi di Niceta, che non esitavano a professare la Fede patendo la tortura e la morte.

Il testo

Riportiamo in questa sede il testo della Carta di Niceta, omettendo tutte le note di Zbíral e i corsivi:

Anno MCLXVII. Incarnationis Dominice in mense madii. In diebus illis ecclesia Tolosana adduxit Papa Niquinta in Castro Sancti Felicii et magna multitudo hominum et mulierum ecclesie Tolosane aliarumque ecclesiarum vicine congregaverunt se ibi ut acciperent consolamentum.
Et dominus Papa Niquinta cepit consolare. Postea vero Robertus de Spernone, episcopus ecclesie Francigenarum, venit cum consilio suo, et Marchus Lombardie venit cum consilio suo similiter, et Sicardus Cellarerius, ecclesie Albiensis episcopus, venit cum consilio suo, et Bernardus Catalani venit cum consilio ecclesie Carcassensis, et consilium ecclesie Aranensis fuit ibi. Et omnes sic innumerabiliter congregati, homines Tolosanae ecclesie voluerunt habere episcopum et elegerunt Bernardum Raimundum. Similiter vero et Bernardus Catalanus et consilium ecclesie Carcasensis rogatus ac mandatus ab ecclesia Tolosana et cum consilio et voluntate et solucione domini Sicardi Cellarerii elegerunt Guiraldum Mercerium, et homines Aranensis elegerunt Raimundum de Casalis.
Postea vero Robertus d’Espernone accepit consolamentum et ordinem episcopi a domino Papa Niquinta ut esset episcopus ecclesie Francigenarum.
Similiter et Sicardus Cellarerius || accepit consolamentum et ordinem episcopi ut esset episcopus ecclesie Albiensis. Similiter vero Marchus accepit consolamentum et ordinem episcopi ut esset episcopus ecclesie Lombardie. Similiter vero Bernardus Raimundus accepit consolamentum et ordinem episcopi ut esset episcopus ecclesie Tolosanae. Similiter et Guiraldus Mercerius accepit consolamentum et ordinem episcopi ut esset episcopus ecclesie Carcasensis. Similiter et Raimundus de Casalis accepit consolamentum et ordinem episcopi ut esset episcopus ecclesie Aranensis. Post haec vero Papa Niquinta dixit ecclesie Tolosane : Vos dixistis mihi ut ego dicam vobis consuetudines primitivarum ecclesiarum sint leves aut graves et ego dicam vobis : Septem ecclesie Asiae fuerunt divisas et terminatas inter illas et nulla illarum faciebat ad aliam aliquam rem ad suam contradicionem.
Et ecclesia Romanae et Drogometie et Melenguie et Bulgarie et Dalmaciae sunt divisas et terminatas et una ad altera non facit aliquam rem ad suam contradicionem, et ita pacem habent inter se. Similiter et vos facite. Ecclesia vero Tolosana elegit Bernardum Raymundum et Guillermum Garsias et Ermengaudum de Forest et Raimundum de Beruniaco et Guilabertum de Bono Vilario et Bernardum Contor et Bernardum || Guillermum Bone Ville et Bertrandum de Avinione ut essent divisores ecclesiarum. Ecclesia vero Carcasensis elegit Guiraldum Mercerium et Bernardum Catalanum et Gregorium et Petrum Calidas manus et Raimundum Poncium et Bertrandum de Molino et Martinum de Ipsa Sala et Raimundum Guibertum ut essent divisores ecclesiarum. Et isti congregati et bene consiliati dixerunt quod ecclesia Tolosana et ecclesia Carcacensis sint divisas propter episcopatos et sicut episcopatum Tolose dividitur cum archiepiscopato Narbone in duobus locis et cum episcopato Carcasensis : a Sancto Poncio sicut montana pergit inter Castrum Cabarecii et Castrum Altipulh et usque ad divisionem Castri Saxiaci et Castri Verduni et pergit inter Montemregalem et Fanumjovem et sicut alii episcopati dividuntur ab exitu Redensis usque ad Leridam sicut pergit apud Tolosam, ita ecclesia Tolosana habet in sua potestate et in suo gubernamento.
Similiter et ecclesia Carcasensis, sicut dividitur et terminatur, habet in sua potestate et in suo gubernamento omnem episcopatum Carcasensis et archiepiscopatum Narbonensis et aliam terram sicut divisum est et dictum usque ad Leridam, sicut vergit apud mare. Et ita ecclesie sunt || divisas, sicut dictum est, ut abeant pacem et concordiam adinvicem et iura ad altera non faciat aliquid ad suam contradicionem. Huius sunt testes rei et defensores : Bernardus Raimundus et Guillermus Garsias et Ermengaudus de Forest et Raymundus de Bauniaco et Guilabertus de Bone Vilario et Bernardus Guillermi Contor et Bernardus Guillermi de Bone Ville et Bertrandus de Avinone et ecclesie Carcasensis Guiraldus Mercerii et Bernardus Catalani et Gregorius et Petrus Calidas manus et Raimundus Poncii et Bertrandus de Molino et Martinus de Ipsa Sala et Raymundus Guiberti. Et omnes isti mandaverunt et dixerunt Ermengaudo de Forest ut faceret dictatum et cartam Tolosane ecclesie. Similiter et Petro Bernardo mandaverunt et dixerunt ut faceret dictatum et cartam ecclesie Carcasensis. Et ita fuit factum et impletum.
Hoc translatum fecit translatare dominus Petrus Isarn de antiqua carta in potestate supradictorum facta qui  ecclesias sicut superius scriptum est diviserunt. Feria II. in mense augusti XIIII. die in introitu mensis, anno MCCXXIII ab Incarnatione Domini. Petrus Pollanus translatavit haec omnia rogatus ac mandatus.

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