domenica 18 febbraio 2018

LA PESTE DEL DECOSTRUZIONISMO

Senza dubbio l'uomo più nocivo vissuto nel XX secolo fu il filosofo francese Jacques Derrida, nato Jacques Élie Derrida. Il suo nome di certo dirà poco alla massima parte dei navigatori: l'entropia del mondo macina ogni cosa e ne disperde il pulviscolo nell'Oblio. Eppure le conseguenze di ogni atto e di ogni parola rimangono, assumendo proporzioni drammatiche che in certi casi arrivano a riempire di sé l'intera società umana. Nessuno potrebbe mai sospettare la spaventosa gravità della colpa di Derrida. Eppure le cose stanno così. Fu proprio quest'uomo a inoculare nel genere umano un tremendo virus memetico che ha portato all'annientamento di ogni capacità di giudizio, minando alla radice la stessa possibilità di conoscere. Chi viene colpito dal contagio diventa cieco all'ontologia e mostra sintomi di una grave forma di demenza. Ha così avuto origine l'Era Postmoderna, in cui l'insania derridiana ha completamente permeato l'Occidente, riducendolo rapidamente a una poltiglia infetta.

Una biografia sintetica  

Jacque Èlie Derrida nacque nel 1930 ad Algeri, nel quartiere di El Biar, da famiglia di origine ebraica sefardita, di condizione benestante. Il suo curriculum è decisamente notevole. Dopo inizi difficili, fu ammesso all'École Normale Supérieure (ENS), dove Louis Althusser fu suo tutor e amico. Completò il suo dottorato in filosofia su Edmund Husserl. Vinse una borsa di studio all'Università di Harvard. Dopo la guerra insegnò alla Sorbona come assistente di Suzanne Bachelard, Georges Canguilhem, Paul Ricœur e Jean Wahl, tenendo seminari su Hegel, Husserl e Heidegger. Su raccomandazione di Altuhusser, ottenne quindi una cattedra all'ENS. Fu fondatore del Collège International de Philosophie, quindi directeur d'études presso l'École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi. Ricevette un dottorato onorario dalla Columbia University, seguito da numerosi altri (University of Cambridge, The New School for Social Research, University of Essex, Katholieke Universiteit Leuven, University of Silesia, etc.). Fu professore alla University of California, Irvine (UCI), oltre che professore itinerante in moltissimi atenei sparsi per il mondo. Fu membro dell'American Academy of Arts and Sciences. Ricevette l'Adorno-Preis dall'Università di Francoforte. Morì nel 2004 a causa di un tumore al pancreas, durante un intervento chirurgico. Scompariva così un essere al cui confronto Heydrich dovrebbe essere considerato innocuo come un baco da seta.   

Decostruzione e decostruzionismo

Derrida ha utilizzato il termine Decostruzione (Déconstruction) per tradurre in pratica l'invito di Heidegger alla Destruktion della metafisica. Stando alle parole del filosofo sefardita, la Decostruzione è la "denaturalizzazione del naturale". Essenzialmente si tratta della critica della relazione tra il testo e il significato. L'oggetto del linguaggio, su cui si fonda ogni testo, è ritenuto intrinsecamente complesso, instabile e impossibile a determinarsi. Così per Derrida si rende necessario operare un'analisi serrata in cui i testi degli autori occidentali vengono sottoposti a un minuzioso confronto interno allo scopo di evidenziarne le incoerenze e di portare alla luce tutto ciò che è implicito, come i presupposti e i pregiudizi nascosti. La tesi contrabbandata è molto chiara: tutto ciò che è conoscenza accertata diventa "fascismo" e "razzismo". Queste idee sono espresse tramite l'uso di un linguaggio densissimo, ermetico, pieno di neologimi deleteri. Solo per fare un esempio, Derrida prende il Logos, lo ibrida col fallo e crea il "fallogocentrismo". Si tratta di fumisteria che nasconde ben altro! Il decostruzionismo ha contaminato numerose scienze, influenzando in modo profondo l'architettura, l'arte, la letteratura, il diritto (ne sono nate le sentenze dei Cainiti), la politica (ne è nato il buonismo politically correct), la religione (ha ucciso la teologia cattolica e il Buddhismo lamaista; ha dato origine al Bergoglionismo) e persino la linguistica (Alinei e Semerano sono da considerarsi derridiani radicali). Non c'è campo del pensiero e della creatività umana che sia rimasto immune al morbo.

Il virus Derrida

A riconoscere per primo la natura della Decostruzione e a creare la locuzione "virus Derrida" è stato il matematico e divulgatore scientifico greco Nikos Angelos Salingaros. Nel suo saggio, intitolato per l'appunto The Derrida Virus, parte della raccolta Anti-Architecture and Deconstruction: The Triumph of Nichilism (2004), egli non esita a usare una metafora biologica particolarmente forte per descrivere la sciagurata opera del filosofo francese. Egli afferma giustamente che le idee derridiane, applicate in modo critico, sono responsabili della distruzione del pensiero logico. A chi trova stravagante il mio linguaggio, dirò che non soltanto Salingaros ha usato il concetto di meme per spiegare l'azione del decostruzionismo, aggiungendo che la paternità della memetica si deve a Richard Dawkins, che l'ha elaborata nella sua analisi della propagazione delle idee. Riporto un link al lavoro del matematico greco, in lingua inglese, la cui lettura caldeggio vivamente a tutti. 


Purtroppo l'infezione è stata riconosciuta tardi, quando ormai era generalizzata. Possiamo ben dire che Salingaros ha chiuso la stalla dopo che i buoi erano già scappati, oppure che ha urlato "al fuoco!" quando ormai la città era stata ridotta in cenere. Una cosa molto triste. 

Il corredo memetico del virus Derrida 

Vediamo ora di analizzare la struttura del patogeno decostruzionista e le sue insidiose modalità di azione. Tutto è partito in sordina, senza che nessuno potesse anche soltanto sospettare la pericolosità di ciò che stava accadendo. Quando era ancora uno studente universitario, il giovane Derrida ha tratto materiale memetico dalla fenomenologia di Edmund Husserl e dall'ontologia essenziale di Martin Heidegger, fabbricando in modo astuto le prime sequenze del virus, riuscendo a mascherarle, a farle passare per una forma innovativa di critica testuale. Per quanto la cosa possa stupire, l'analogia tra le mutazioni dei memi e quelle dei geni che codificano i corpi dei veventi è profonda. Mentre il virus biologico attacca le cellule dell'ospite, replicando a dismisura il proprio RNA o DNA fino a farle esplodere, il virus memetico attacca l'intelletto della persona infettata, replicando a dismisura le proprie unità significative, che sono pacchetti di informazioni degeneri pronte a diffondersi e a perpetuare il ciclo dell'annichilimento cognitivo. Se i memi tratti dal pensiero di Husserl e di Heidegger costituiscono la base fondante dei filamenti di RNA concettuale, furono presto inglobati nella struttura virale altri elementi molto importanti, perché in grado di favorire la propagazione di questo morbo metafisico e di mascherarne la natura esiziale: sono sequenze prese dalle scenze umane, soprattutto dalla psicanalisi, dalla linguistica e dalla politica. L'habitat ideale in cui è iniziata la pullulazione del patogeno era costituito dal dibattito sul cosmopolitismo, sulla natura della democrazia, sui diritti degli esseri umani e degli animali, sul superamento dell'umanesimo, sull'Europa Unita e sulla crisi della sovranità. Un humus mortifero che ha permesso l'esplosione della Grande Pandemia di Demenza. Questo scrive Salingaros nel sopracitato saggio The Derrida Virus (traduzione del sottoscritto): 

Critici altrimenti acuti hanno commesso l'errore di respingere Derrida come un altro inintelligibile filosofo francese. Eppure ciò che egli ha introdotto è molto più pericoloso. Egli trasforma la conoscenza in casualità, proprio come un virus distrugge gli organismi viventi disintegrando le cellule individuali. Le sue proprietà possono essere riassunte così:

 01. Il virus ha una piccolissima quantità di informazioni codificate sia come lista di istruzioni da seguire o come esempi da copiare.
 02. All'interno di un ospite appropriato, il virus dirige la parziale disintegrazione dell'ordine e della connectività nella struttura dell'ospite stesso.
 03. Il virus dirige quindi il riassemblaggio di porzioni della struttura dell'ospite, ma in un modo che nega le connessioni necessarie a realizzare la coerenza o la vita.
 04. Il prodotto finale deve codificare il virus nella propria struttura.
 05. Un prodotto decostruito è il veicolo di trasmissione del codice virale nel prossimo ospite.

Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti! 

Un esempio da Quora

Il sito Quora, in cui ogni utente può porre al pubblico qualsiasi domanda e ottenere una serie di risposte, è un miscuglio di perle e di sterco. Si trovano quesiti molto intelligenti a cui danno risposta uomini di Scienza e che aiutano il lettore. Va anche detto che specialmente su Quora in inglese si trovano numerose domande del tipo: "Perché sono nauseante quando smerdo?", "Perché mi piace annusare piedi sporchi?", "Come posso uccidere Adolf Hitler?" e via discorrendo. Tra tante colossali stronzate, ho scorto l'azione del virus Derrida. Un utente si è imbattuto in un archeologo che sostiene a spada tratta una tesi singolare e folle come il Terrapiattismo o il bicarbonato per curare il cancro: il Cristianesimo non sarebbe esistito prima di Alcuino e sarebbe anzi stato inventato ex nihilo dal monaco di York. Ecco il testo"A Quoran archaeologist-historian argues there is no textual evidence for a Christian theological tradition in the West prior to the life of Alcuin (735-804 CE), and that earlier Christian history is a fiction. Is there any rigorous counterargument?". C'è stato chi si è messo a fare un lavoro certosino di raccolta di prove, scrivendo papiri che hanno sui derridiani l'effetto dell'acqua su un impermeabile.

Possibili cure

Salingaros sostiene acutamente che il virus Derrida non può essere combattuto a livello di dibattito intellettuale. Lo stesso Derrida lo ha detto, anche se nessuno gli ha dato retta: "[Il virus] è qualcosa che non è né vivente né non vivente: il virus non è un microbo. E se segui queste due tracce, quella di un parassita che distrugge la destinazione dal punto di vista comunicativo, interrompendo la scrittura, la codifica e la decodifica dell'iscrizione - e che d'altra parte non è né vivo né morto, hai la matrice. Alludo alla possibile intersezione tra l'AIDS e i virus dei computer...". Parole di xenogenesi memetica, che fanno tremare. Il matematico greco arriva alla giusta conclusione che il solo modo di neutralizzare il virus è interrompere alla radice la sua catena di trasmissione: "Siccome il virus non è un vivente, non ha senso attaccarlo con il ridicolo o con criteri logici come quelli di verità e di consistenza. Queste tecniche sono adatte a falsificare e a smantellare sistemmi infinitamente più complessi, che hanno una corrispondente vulnerabilità. Il virus Derrida virus è semplicemente un'informazione codificato nei circuiti neuronali umani e nell'ambiente fisico esterno. Esso risiede negli individui indottrinati programmati per spargerlo, nelle costruzioni e nei testi che ci infettano attraverso sistemi visuali. Il solo modo di fermarlo è fermare i suoi modi di trasmissione informativa". Tuttavia, leggendo Salingaros, ci si rende ben presto conto che nel suo testo mancano indicazioni su metodi concreti per fermare il propagarsi del virus memetico. Le sue conclusioni hanno dell'incredibile. Concentrandosi sull'architettura e dimenticandosi del resto, afferma che "È improbabile che i convertiti alla decostruzione possano essere persuasi ad abbandonare il loro cammino irrazionale. Tuttavia è probabile che la salute e la razionalità siano restaurate attraverso nuove generazioni di architetti". Egli è come un medico che di fronte all'infuriare della peste polmonare, fa spallucce e dice: "È improbabile che gli appestati possano essere convinti a ritornare in salute. Tuttavia è probabile che in futuro si possa ottenere la guarigione tramite una nuova generazione di filosofi". Una conclusione che sembra quasi... derridiana! Non sono così ottimista. A mio avviso l'unica cura possibile, purtroppo irrealizzabile, consiste nella soppressione di chi ha in sé il patogeno e opera per diffonderlo. Se dipendesse da me, userei i sistemi di Ezzelino III da Romano e dei Tokugawa. 

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