giovedì 26 luglio 2018

PER UN'ANTROPOLOGIA SCATOLOGICA

La domanda la faccio a bruciapelo. Qual era il rapporto che i Sumeri avevano con lo sfintere anale e con le feci? Molti considereranno banale la questione, se non addirittura sconveniente. Nulla di più lontano dal vero. Si può dire di conoscere davvero un popolo se si ignora tutto sul suo modo di vedere gli aspetti più bassi dell'esistenza corporale? E dire che dei Sumeri sappiamo moltissime cose. Solo per fare un esempio, siamo persino a conoscenza del termine che usavano per indicare quella che oggi è nota come "mazzetta", ossia il dono usato per corrompere un ufficiale. Basta consultare il vocabolario Sumerian Lexicon di John A. Halloran, disponibile anche online, e ci vengono rivelati interi mondi. La parola per indicare la "mazzetta", tradotta dall'accademico con "gift, bribe", era KADRA. Halloran suggerisce una derivazione da KAD "legare assieme" + RU "dono" (con -RU > -RA per armonia vocalica), anche se potrebbe trattarsi di una falsa etimologia. Simili vocaboli dovevano essere già antichi agli albori della civiltà. Nulla di nuovo sotto il sole! Non ci sono dubbi: quella era una società giovane, eppure mostrava inconfondibili segni di sfacelo. L'indispensabile opera di Halloran ci viene in aiuto nella nostra ricerca scatologica. L'ano era chiamato BID. La variante BI ci dice che la consonante finale col tempo si è affievolita fino a sparire. La traduzione è accompagnata da un commento dell'autore: "open container with motion away from". Affascinante. La stessa radice, usata come verbo, assumeva il significato di "defecare"; "orinare". La parola per "escremento" era ŠE, mentre quella per "orina" era KAŠ (forse un antico composto di ŠE, qualcosa come "escremento liquido"), entrambe senza alcuna relazione col verbo BID. Senza dubbio possiamo sapere come tradurre correttamente in sumerico il concetto di "leccare il buco del culo". Il verbo per dire "leccare" era EME--ŠUB. La parola EME significa "lingua", mentre la radice verbale è ŠUB "leccare, lambire". In questo tipo di verbi transitivi composti, tra il primo e il secondo membro sono inseriti elementi pronominali e di altro genere, mentre l'oggetto, non marcato, precede la catena. Così BID EME--ŠUB significherà proprio "leccare il buco del culo"; BID EME-GA-NNA-B-ŠUB tradurrà "vorrei leccarle il buco del culo". Pur essendo queste formazioni grammaticalmente corrette, non sappiamo se esistessero veramente. Il problema che ora si pone è questo: come avrebbe reagito un nobiluomo di Ur sentendo pronunciare una frase con questo verbo? La sua reazione sarebbe stata diversa da quella di una nobildonna? E i popolani? Ne sarebbero rimasti sconvolti? Avrebbero riso? Non lo sappiamo. Per quanto possiamo frugare nella letteratura dei Sumeri giunta fino a noi, a quanto ne so, non riusciremmo a trovare nemmeno un brano o un'allusione che ci illumini sull'argomento. Non sappiamo se fosse concepibile, per non dire attuato, l'atto conosciuto in inglese come rimming o rimjob e in latino come anilingus (parola creata dallo psichiatra Richard Freiherr von Krafft-Ebing, non risalente all'antichità). Tempo fa lessi da qualche parte che erano giunte sino a noi alcune raffigurazioni erotica attribuibili alla civiltà sumerica. L'autore dell'articolo commentava con parole di questo tipo: "Nulla di originale, a dire il vero. Del resto, cosa potremmo aspettarci da un popolo la cui capitale si chiamava Ur?" L'ironia è a parer mio malposta: le raffigurazioni in questione mostrano costantemente copule more ferarum, ossia pecorine, con buona pace degli evoluzionisti ciarlatani come Desmond Morris, che contro ogni evidenza affermano l'universalità del sesso faccia a faccia. Queste raffigurazioni dell'atto sessuale sono state ereditate dai Babilonesi, influenzati culturalmente dalla cultura sumera in modo capillare. Non è difficile trovare nel Web immagini di questo tipo e relativa documentazione, ad esempio si veda l'articolo comparso nel 2014 su The Times of Israel. Si hanno prove schiaccianti del fatto che i Sumeri erano molto liberi sessualmente. Quando ero un adolescente mi sono imbattuto in alcuni versi di una poesia sumera, in cui una ragazza dice al suo amato: "Sposo, tu hai preso delizia da me. Dillo a mia madre, lei ti darà leccornie. Dillo a mio padre, lui ti darà dei doni." A dire il vero la ragazza era la Dea Inanna e il suo amato era Dumuzi, quello che poi tra le genti di Babilonia sarebbe stato conosciuto come Tammuz. Tutto molto interessante, però ancora non sappiamo quale fosse il limite concreto al godimento dei corpi tra le genti di Ur. Potrebbe anche darsi che considerassero l'ano una parte del corpo vergognosa e tabù, limitandosi a copulare provocando l'emissione del seme nella vagina, senza fantasia alcuna. Chi colmerà le nostre lacune conoscitive? Dovremo tenerci il prurito fino alla Fine dei Tempi? Forse no, non tutta la speranza è perduta. Se scavassimo con pervicacia, potremmo finalmente trovare un indizio cruciale. Per serendipità mi sono imbattuto in un'informazione di estremo interesse. Il termine sumerico per indicare la mano sinistra era GUB. Halloran appone un singolare commento a questa parola, riconducendola erroneamente a HAB "puzzare; maleodorante" (variante HUB): "the left was the hand that stank from wiping excrements", ossia "la sinistra era la mano che puzzava perché usata per pulirsi dagli escrementi". L'etimologia proposta è falsa perché non è possibile in sumerico scambiare le consonanti G e H, tuttavia l'informazione riportata potrebbe ben essere fondata. Immagino che Halloran abbia attinto a qualche fonte sulle costumanze igieniche, anche se non la menziona. Se quanto dedotto fosse vero, avremmo trovato una risposta alla nostra domanda. Il costume, diffusissimo in Asia, di pulirsi il culo usando la mano sinistra - ritenuta sporca e immonda a causa di questa funzione umiliante - era già conosciuto dai Sumeri. Anzi, potrebbe essere stato proprio una loro invenzione. Quindi possiamo immaginare che, pur non essendo Semiti, le genti di Ur fossero ossessionate dalla purezza del corpo e dalla repulsione verso i suoi reflui. A questo punto l'ipotesi che ritenessero inconcepibili i rapporti oro-anali non è poi così peregrina. I nostri sforzi potrebbero essere premiati se avessimo tempo a disposizione per studiare l'immensa mole di testi dell'antica Mesopotamia, sperando che si incrementi col tempo e che possano scaturirne altre informazioni sorprendenti. 

Tutto questo è soltanto un piccolo frammento di una grande opera di antropologia che sogno di portare a termine nel giro di qualche anno, lacerando i veli con cui l'ipocrita mondo accademico tenta di nascondere la natura vera delle cose.

Su Quora ho posto il seguente quesito:

"Se volessi scrivere un approfondito trattato antropologico sulla storia dei contatti oro-anali e oro-fecali tra i popoli, come potrei reperire il materiale necessario?"

Così mi ha risposto l'utente Ugo Salvatore:

"per l’europa non riusciresti ad andare molto oltre la semplice pornografia, ed in tal senso, avresti informazioni fortemente deviate da tabù o perversioni dei singoli pornografi. già riesci ad andare un pochino oltre con i testi tipo kamasutra o indiani. per altre nazioni, non saprei dirti."

Sul momento mi sono sentito scoraggiato di fronte alle difficoltà. Adesso so che non bisogna mai arrendersi di fronte alla natura impervia dei sentieri della Conoscenza: procedendo passo dopo passo, con metodo e rigore, si possono raggiungere anche le vette più difficili.

Nessun commento:

Posta un commento