mercoledì 17 ottobre 2018

I RACCONTI SATIRICI DI EDGAR ALLAN POE

Se si facesse un'intervista fermando gente per strada e si chiedesse a ciascuno di nominare le opere di Edgar Allan Poe (1809-1849) di cui ricorda almeno il titolo, è assai pobabile che quasi tutti menzionerebbero alcuni famosissimi racconti dell'incubo e del terrore, come ad esempio Una discesa nel Maelström, La maschera della morte rossa, Il pozzo e il pendolo, La sepoltura prematura e Il gatto nero. La cosa non deve stupire: questi scritti hanno accompagnato molti di noi dall'adolescenza e hanno formato il nostro immaginario, trasmettendoci una straordinaria sensibilità all'orrore, insinuando nel più profondo del nostro essere un'inquietudine capace di togliere il sonno. Altri racconti invece sono meno noti, al punto che ben poche persone ne sanno anche soltanto menzionare il titolo. Se mi recassi in un'università e chiedessi agli studenti se conoscono racconti come Una storia delle Ragged Mountains, Mellonta Tauta oppure Rivelazione mesmerica, secondo voi che accadrebbe? A parer mio pochissimi saprebbero di cosa si sta parlando. Magari sanno tutto sui pompini e sulle spagnole, ma se dicessi che i capolavori menzionati sono stati composti da un esule klingoniano, potrebbero anche credermi! Purtroppo miete le sue vittime il pregiudizio comune che classifica Poe come autore esclusivo di horror, senza sapere che compose anche un certo numero di opere di vari generi: alcune potrebbero essere definite proto-fantascientifiche, altre sono invece grottesche e satiriche. Tutte sono pervase da una vena di umorismo geniale. Passiamo qui in rassegna alcune trovate alquanto divertenti contenute nei racconti satirici, che hanno un notevole valore anche se spesso non sono più pienamente godibili per i moderni, essendo il mondo molto cambiato dall'epoca in cui l'autore li ha composti.

Il genio della truffa

Il racconto La truffa considerata come scienza esatta (Diggling) ci mostra un Poe davvero inedito e originale, che descrive alcuni trucchi per ingannare il prossimo e ottenerne gratis piccoli vantaggi. All'epoca era possibile praticare piccoli baratti in molti luoghi pubblici, anche nei bar. Un uomo poteva ad esempio cedere una stecca di tabacco e averne in cambio un bicchiere di liquore. Siccome non esistevano scontrini e imperversava una gran confusione ai banconi dei saloon, era abbastanza facile farsi dare una stecca da un inserviente e rifilarla al mescitore di liquori all'altro capo del banco per averne un cicchetto. Oggi non funzionerebbe più: si acquista alla cassa pagando in moneta sonante e ricevendo lo scontrino, che poi si mostra al banco. Nessuno accetta baratti e sono in vigore regole molto severe sulla merce che può essere venduta: non è che un avventore può portare una bottiglia di whisky al barman e pensare che questi ne serva il contenuto. Anche se le cose sono cambiate, esistono ancora eredi della tradizione truffaldina descritta dall'ingegnoso scrittore di Boston. Ho visto coi miei occhi un muratore bergamasco entrare in mensa con una bottiglietta vuota di plastica verde, di quelle da mezzo litro tipiche dell'acqua minerale. Tra un porcus e l'altro la riempiva alla spina di vino bianco, quindi si riempiva anche un boccale da mezzo litro. Giunto alla cassa, pagava il boccale di vino. Il mezzo litro di vino bianco nella bottiglietta lo pagava come acqua!

Una fucina satirica 

Poe ironizza in modo feroce sul mondo del giornalismo e dell'editoria, in cui giocava un importante ruolo l'arte di scopiazzare da articoli già pubblicati in altre testate. Il racconto Vita letteraria di Thingum Bob (The Literary Life of Thingum Bob, Esq.) narra di una guerra senza esclusione di colpi tra diverse testate giornalistiche. Il testo, fittissimo, pullula di quotidiani dai nomi stravaganti e di suggestivi pseudonimi di personaggi implausibili. Eccone alcuni: 

Crab "Granchio"
Slyass
"Asino Scaltro"

Toad
"Rospo" 

Mole "Talpa"
Mumblethumb "Biascicapollice"
Fatquack "Grassocialtrone"
Daddy-Long-Legs "Papà Gambalunga"
Mademoiselle Cribalittle "Signorina Copiaunpoco"
Mrs. Fibalittle "Signora Menteunpoco"
Mrs. Squibalittle "Signora Beffaunpoco"
Snapping Turtle "Tartaruga che morde" 


Il racconto X-atura di un paragrafo aka Come icsare un paragrabo (sic) (X-ing a Paragrab) è ambientato nell'immaginaria città di Alessandromagnopoli (Alexander-The-Great-o-nopolis)
Indispettito dalle accuse di usare troppo la parola oh, il direttore del Tè bollente compone un testo in cui tutte le parole hanno soltanto la vocale o. Il garzone della tipografia sostituisce tutte le lettere o, che sono state trafugate dalla cassetta dei caratteri, con altrettante x, quindi il bizzarro testo viene pubblicato. La popolazione inferocita crede di avere a che fare con demoniache formule di magia nera, così insorge e cerca il direttore per linciarlo - constatandone la fuga.

Le prodezze linguistiche della Succhiatrice Snob

Riporto il link a un'interessante pagina in cui si parla diffusamente delle rime comiche utilizzate da Edgar Allan Poe:


I racconti Come scrivere un articolo alla Blackwood (How to Write a Blackwood Article) e Una situazione imbarazzante (A Predicament) sono una vera miniera da cui emergono pure gemme di genio. L'ineffabile Suky Snobbs, la Succhiatrice Snob, non è capace di ricordarsi le citazioni apprese dal Signor Blackwood e le deforma in un modo esilarante. Già abbiamo trattato il caso della frase di Demostene 'Ανὴρ ὁ φεὺγων καὶ πὰλιν μαχήσεται, per via delle implicazioni della sua imitazione sulla pronuncia della lingua greca in auge in America. La giornalista rigurgita quanto ha mal digerito, creano il personaggio enigmatico di Andrew O'Phlegethon, che in italiano suonerebbe Andrea de' Flegetontis:  

«Io gli lanciai dietro le veementi parole di Demostene: Andrew O'Phlegethon, you really make haste to fly,
e mi rivolsi dalla parte della mia prediletta, la mia irsuta e monocola Diana.»


Qualcuno dirà che la lingua greca antica è alquanto difficile e che non si può pretendere una sua pronta assimilazione. Il punto è che la fervida mente della Snobbs distorce qualsiasi lingua.  

Ecco una canción riportata Miguel de Cervantes Saavedra (1547-1616) nel Don Chisciotte (II, XXXVIII): 

Ven muerte tan escondida,
  Que no te sienta venir; 
  Porque el plazer del morir
No me torne à dar la vida.

Ecco come riduce questi sublimi versi la nostra cara Snobby Sucker:

Vanny Buren tan escondida
Query no te senty venny
Pork and pleasure delly morry
Nommy torny, darry widdy! 

A quanto pare i critici non hanno dato la dovuta importanza a quel pork and pleasure "carne di porco e piacere". Secondo alcuni, i demenziali versi della Snobbs scimmiotterebbero quelli della poesia To Sir John Lade, On His Coming of Age, di Samuel Johnson (1709-1784): Pride and pleasure, pomp and plenty "orgoglio e piacere, sfarzo e abbondanza". Nel sito Eapoe.org si cita il componimento con il titolo erroneo A Lady Coming of Age. A questo punto si potrebbe trovare un riferimento criptico alla giornalista fellatrice, interpretando in modo furbesco il vocabolo pomp "sfarzo, magnificenza" come derivato dall'italiano pompa, pompino "fellatio". La sezione etimologica di Google riporta che pompino è attestato per la prima volta nel 1917, ma è ben possibile che la voce fosse molto più antica nel gergo postribolare. Callari glossa pumpinara come "prostituta che pratica il coito orale" nel suo lavoro Prostituzione e prostitute in Sicilia (1903). Non ho la prova diretta che il vocabolo fosse già usato un secolo prima e che fosse conosciuto negli ambienti frequentati da Poe. Non posso citare documenti in sostegno della mia ipotesi: per ora la si prenda come una mera congettura. Se fosse valida, si avrebbe un'ottima spiegazione di come dal verso del Dr. Johnson e dal pompino sia stato fabbricato Pork and pleasure. Questo sarebbe dunque il processo: 

Pride and pleasure + pompa, pompino =>
Pork and pleasure

Questo in un tempo in cui la fellatio era illegale in tutti gli Stati americani e considerata "innaturale" persino se praticata all'interno del matrimonio.

Blackwood attribuisce ad Ariosto i seguenti versi:

Il pover'huomo che non se'n era accorto,
Andava combattendo, e era morto.

In realtà sono tratti, alterati, dall'Orlando Innamorato di Francesco Berni (1497-1535). Questi sono i versi corretti (LIII, 60): 

Così colui, del colpo non accorto,
Andava combattendo, ed era morto.

Suky Snobbs compie una metamorfosi: 

Il pover hommy the non sera corty
And have a combat tenty erry morty.

Anche l'alterazione del tedesco è esilarante:

«Duk she! Duk she! Essa apre bocca, parla, e parla, cielo! nel tedesco di Schiller:
Unt stubby duk, so stubby dun
Duk she! Duk she!» 


Questo è l'originale, attribuito da Blackwood a Friedrich Schiller (1759-1805):

Und sterb'ich doch, so sterb'ich denn
Durch sie - durch sie!


In realtà le parole sono di Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832), e per giunta riportate male. Questi sono i versi della poesia Das Veilchen (La Violetta): 

Es sank und starb, und freut' sich noch:
und sterb' ich denn, so sterb' ich doch
durch sie, durch sie,
zu ihren Füßen doch! 

"Lui cadde e morì, ma si rallegrò:
e se io muoio, tuttavia muoio,
per lei, per lei,
ai suoi piedi, almeno!"

Si noti che in varie edizioni delle opere di Poe si riscontrano distorsioni nei versi già alterati: dock per doch e no per so. Per lenire la misoginia evitando di offendere troppo le carampane e le Erinni, Poe ha usato l'ortografia duk she anziché il più immediato e logico duck she, o sarebbe subito apparsa come un'allusione alle tante anatre starnazzanti che affollavano i salotti! L'ortografia eufemistica è la stessa incontrata in Suky Snobbs, che doveva mascherare un meno anodino Sucky Snobs, ossia Snobby Sucker, il cui nome formato da to suck "succhiare" non poteva essere evocato in modo esplicito.

Pompeo! 

Secondo una certa letteratura non proprio favorevole alla cultura degli Stati del Sud, Pompeo (Pompey) incarna lo stereotipo dello schiavo nero dotato di immenso Priapo e utilizzato come sollazzo dalle signore dell'aristocrazia. Queste dame, annoiate dai mariti e schifate dal loro "cockcheese" troppo rancido, non avrebbero esitato a manipolare i membri giganteschi dei mandingo di loro proprietà. Chiaro è a mio avviso il riferimento che sta dietro al nome usato da Poe per descrivere il servo della Signora Psyche Zenobia. Anche se non ne viene fatta parola, non è poi così difficile immaginare che la giornalista si servisse del colossale Pompeo come di uno strumento di piacere: gli praticava il sesso orale. Così si rivolge a lui la fellatrice: "Pompey, my negro! - sweet Pompey!" È ben possibile che Poe conoscesse ben più di qualche rudimento di italiano: così come Suky Snobbs = Sucky Snobs = Snobby Sucker, allo stesso modo vediamo l'associazione Pompeo = Pompini. Si noti come il termine colloquiale per indicare la fellatio, di origine siciliana (vedi Callari, 1903), è incline a cambiamenti e traslati: pompino => pompelmo => chinotto (nome di agrume e di bevanda; per questa voce esistono anche altre proposte etimologiche). Potremmo essere di fronte alle prime attestazioni, seppur indirette, di queste forme gergali. Notevole il fatto che il termine snob nel senso di "person who vulgarly apes his social superiors" è documentato per la prima volta nel 1843, e il racconto è stato pubblicato per la prima volta soltanto un anno prima, nel 1842. Poe è perfettamente consapevole del significato attribuito alla parola, che appare già diffuso. Come spiega la stessa Signora Psyche Zenobia: "In quanto a Snobbs - basta guardarmi per rendersi subito conto che non mi chiamo Snobbs. La signorina Tabitha Turnip ha sparso la voce per pura e semplice invidia." Non sono un sostenitore della fallacia logica post hoc ergo propter hoc, ed è ben probabile che la coincidenza nelle attestazioni del vocabolo snob sia casuale. Tuttavia potrebbe anche non esserlo e si pone la possibilità che il primo ad usare snob in questa accezione sia stato proprio Edgar Allan Poe. Questo è il link alla voce snob del dizionario etimologico Etymonline.com:


Si noterà che uno pseudonimo Snob si trova anche nel racconto Vita letteraria di Thingum Bob, in cui il significato attuale della parola sembra già essere dato per scontato e conosciuto su larga scala:

«L'attuale composizione poetica su "La Lozione di Bob" ha suscitato l'interesse e la curiosità generale circa l'identità di colui che si cela dietro l'ovvio pseudonimo di "Snob" - curiosità che, fortunatamente, siamo in grado di soddisfare. Snob è il nom de plume del signor Thingum Bob, nostro concittadino - congiunto del grande signor Bob (da cui prende il nome) e imparentato con le più illustri famiglie dello Stato. Suo padre, Thomas Bob, Esq., è un prospero mercante di Smug.»  

E ancora: 

«Al numero che abbiamo sotto gli occhi hanno collaborato il signor CRAB (l'esimio direttore), SNOB, Mumblethumb, Fatquack, e altri; ma, dopo le inimitabili composizioni dello stesso direttore, quella che maggiormente ci piace è lo sfavillante parto letterario di un poeta nascente, il quale scrive con la firma "Snob", un nom de guerre che ci spinge a predire che egli offuscherà, in futuro, il fulgore di "Boz".»

Questo smentisce la tesi degli autori di Etymonline.com, che fanno risalire la vasta diffusione del vocabolo al 1848, anno in cui fu pubblicato il Book of Snobs di William Makepeace Thackeray (1811-1863). 

Un babbuino alcolizzato

All'epoca di Poe l'oppio si vendeva nelle farmacie ed era consentito a chiunque di abusarne, anche ai bambini e alle vergini. Se era ritenuto sconveniente per una vergine intossicarsi usando bevande alcoliche, le era permesso abusare del laudano, che teneva a freno la sua isteria. Il Signor Blackwood cerca di fare impressione sulla Snobby Suker, sperando di ricavarne qualche leccata intima. Così le spiega: 

«Poi abbiamo avuto le "confessioni di un mangiatore d'oppio" - bello, bellissimo! - magnifica immaginazione - profonda filosofia - acuta speculazione - pieno d'ira e di furia, riccamente condito con quanto c'è di decisamente incomprensibile. Un bel cumulo di fandonie che la gente ha mandato giù con entusiasmo. C'è chi sosteneva che fosse opera di Coleridge - ma non era così. Fu scritto dal mio babbuino addomesticato, Juniper, davanti a un bicchierone di gin tonic, "caldo, senza zucchero".» 

La Succhiatrice Snob sembra non bersela, e di certo il suo interlocutore non ottiene da lei ciò che desidera. Questo è l'inciso della maliarda a commento della grottesca sparata del babbuino scrittore: "[Questo non lo avrei mai creduto se a dirmelo non fosse stato il signor Blackwood, che me lo garantì.]"

Vediamo subito quanto fosse arguto Poe. Troviamo a colpo d'occhio un riferimento al Macbeth: "pieno d'ira e di furia" riecheggia la famosissima definizione della vita come una favola raccontata da un idiota, piena di suono e di furia (full of sound and fury), che non significa nulla. Gli interessi filologici dell'autore emergono nel nome del babbuino addomesticato Juniper, che è da iuniperus, la parola latina per indicare il ginepro - ritroviamo ancora la stessa radice nel gin tonic di cui l'estrosa scimmia volentieri abusa. Infine, il beverone del primate ingegnoso è descritto come l'oppio ingerito da Thomas Penson De Quincey (1785-1859) nella sua autobiografia Confessions of an English Opium-Eater (1821): "caldo e senza zucchero". Gli scritti del De Quincey - che può essere definito un precursore di William Seward Burroughs e l'antesignano della letteratura tossica - avevano senza dubbio destato un certo scalpore in America. Poe era un sensibile termometro sociale e un membro attivissimo della cultura della sua epoca: raccoglieva ogni suggestione e la usava per creare autentici gioielli letterari, splendidi ma poco adatti a chi non ama la fatica del pensiero. Il quoziente intellettivo medio e il grado di attenzione a quei tempi e in quel contesto dovevano essere nettamente superiori rispetto alla media dei nostri giorni. 

Nessun commento:

Posta un commento