venerdì 12 ottobre 2018

EDGAR ALLAN POE GRECISTA: ANDREW O'PHLEGETHON E LA PRONUNCIA ERASMIANA DI UNA FRASE DI DEMOSTENE

Nel suo racconto satirico e bizzarro Come scrivere un articolo alla Blackwood (How to write a Blackwood article), Edgar Allan Poe riporta la frase di Demostene 'Ανὴρ ὁ φεὺγων καὶ πὰλιν μαχήσεται "L'uomo che fugge combatterà un'altra volta" traslitterata come Aner o pheugon kai palin makesetai (sic). Si noti che la traslitterazione dell'ultima parola è errata, presentando una consonante occlusiva semplice -k- anziché la corretta aspirata -kh- (rappresentata dalla lettera chi). Va detto che sulle consonanti aspirate della lingua ellenica cadono in molti, ma in difesa dell'autore posso avanzare l'ipotesi che all'origine ci sia stato un semplice refuso tipografico, poi propagato da un'edizione all'altra. Notiamo che l'articolo è traslitterato male senza aspirazione: dovrebbe essere ho anziché o. Forse l'omissione dell'aspirazione negli articoli era una costumanza diffusa, ma va detto che in un'edizione online ho trovato addirittura un improbabile Anerh o pheugoen (sic) anziché il corretto Aner ho pheugon. Anche in questo caso dobbiamo sospettare un refuso. 

Il contesto della citazione è di per sé surreale. Il Signor Blackwood riceve la Signora Psyche Zenobia, detta anche Suky Snobbs - l'ineffabile Succhiatrice Snob - che ha scarsa o nulla dimestichezza con la lingua di Atene, e non solo con quella. Il motivo della visita è presto spiegato: la stravagante giornalista ha l'impellente necessità di apprendere qualche trucco scenico che possa servirle per scrivere articoli in grado di far aumentare la tiratura del giornale per cui lavora. Tra gli espedienti escogitati dal Signor Blackwood per far colpo sui lettori c'è proprio la frase di Demostene in lingua originale.

La struttura di Come scrivere un articolo alla Blackwood è molto singolare, dato che il testo contiene un secondo racconto intitolato La falce del tempo, aka Una situazione imbarazzante (The Scythe of Time, noto anche come A Predicament), dove Suky Snobbs trova l'occasione di riportare la frase apprenditiccia alterandola in modo sommamente grottesco. Ecco che dalla metamorfosi delle parole greche scaturisce un esilarante Andrew O'Phlegethon, you make haste to fly, ossia "Andrea De' Flegetontis, tu ti affretti a volare". Si noterà l'assonanza tra makhesetai e make haste to fly /meɪk heɪst tʊ flaɪ/. Ciò dimostra in modo incontrovertibile che il dittongo finale ai del verbo greco era realizzato da Poe come tale, /aɪ/, dal momento che rimava con il verbo inglese to fly. La consonante g in Andrew O'Phlegethon deve essere senz'altro un'occlusiva velare /g/, visto che Phlegethon è stato creato fraintendendo pheugon "fuggitivo": non può avere per nessuna ragione un suono palatale. Il segmento kai palin non è stato semplicemente omesso, deve aver contribuito ad alterare pheugon fino a trasformarlo in Phlegethon, causando l'inserimento di una liquida dopo l'aspirata ph. Si noterà che accanto alla pronuncia comune di Phlegethon con consonante g velare (dura), esiste anche una più rara variante con consonante postalveolare (molle) /dʒ/. La prima proviene dalla pronuncia restituta o erasmiana del greco, la seconda dalla pronuncia accademica inglese del latino, applicata anche a parole greche.

Cos'altro salta fuori da make haste to fly? Semplice: la consonante aspirata -kh- che a causa di un refuso era stata omessa nella trascrizione erronea makesetai, salta fuori in un modo del tutto inatteso nella sequenza make haste. Questo dimostra che nella pronuncia usata da Poe il suono soggiaciente a -kh- era realizzato come un'occlusiva aspirata e non come una fricativa. Così era ben rappresentato dallo scontro tra la /k/ finale di make e la /h/ iniziale di haste, non come la consonante finale di loch. Questo uso si opporrebbe in modo singolare alla pronuncia di ph, che era invece puramente fricativa. Come si vede, emerge una grande incoerenza. Purtroppo a questo punto non è più possibile ricostruire la genesi del probabile refuso che avrebbe portato a makesetai, dovuto senza dubbio al primo editore di Poe: è passato troppo tempo e riuscire a reperire uno scritto originale con una corretta trascrizione della consonante aspirata greca ci appare come un'impresa disperata, proprio come la classica ricerca dell'ago in un pagliaio.

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