domenica 23 dicembre 2018

NOTE SUL LAVORO DI SAMARIN

William J. Samarin (Università di Toronto, Dipartimento di antropologia) è l'autore dell'articolo Variation and variables in religious glossolalia, ossia Variazioni e variabili nella glossolalia religiosa


Questo è l'abstract, da me tradotto: 

Le spiegazioni psicopatologiche ipersemplificano la glossolalia religiosa. Una analisi dell'uso della glossolalia rivela che il parlante manipola le variabili linguistiche con notevole delicatezza in risposta al ruole, allo scopo dell'atto linguistico, e all'impostazione dell'atto linguistico. Esaminata da un punto di vista culturale, la glossolalia è un'altra "lingua" nel repertorio linguistico dei Pentecostali.

Cosa più unica che rara, il valente Samarin ci fornisce due testi glossolalici raccolti nel corso delle sue ricerche. Sono i seguenti:

Preghiera nella lingua glossolalica A:

k'olamàsiándo labok'à tohoriəmasí làmo siándo labok'à t'ahàndoria lamo siàndo k'oləmasí làbosiándo lakat'ándori lamo siàmbəbə k'ət'ándo lamá fià lama fiàndoriək'o labok'an doriasàndó làmo siándoriako làbo siá làmo siandó làbak'án doria lamà fiá lama fiàndolok'oləməbəbəsí ləbo siàndó lamà fiat'andorià lamok'áyəmasi labo siàndó.

Preghiera nella lingua glossolalica B: 

mabasándo kotándəhokət'àmbasí lamáhka kàndəhɔndo lahàmbak'àhiamàsí məhàma kəttəhándo kɔhómasi màkətahándo kahámbasì mósiahànto kohòmbà mahápəkəhàndohə`i làmbòsìhàndò kohómbà làhambakatì yahàməsí mópəsiyàndo kotáhando làmasì papakàndo lámasià làšohóndo kotambà babàsì lamasapɔ`nmotiakó labàsandó másiàndo k'ət'àndorí. 

Note sulla trascrizione fonetica dei testi: 

I caratteri non sono del tutto compatibili con la trascrizione IPA. Non si capisce bene il significato degli accenti, che dovrebbero codificare informazioni sul tono. Nel secondo testo compaiono due caratteri vocalici che sfidano le possibilità delle macchine: lo schwa con l'accento grave e la vocale aperta ɔ con l'accento grave. Siamo stati costretti a renderli rispettivamente con ə` e con ɔ`, sperando che questa scelta non ingeneri confusione nei lettori. Non si confondano tali segni con l'apostrofo ', che dovrebbe marcare la pronuncia aspirata delle consonanti occlusive. Le descrizioni fonologiche fornite dallo stesso Samarin mi paiono insufficienti; non mancano tuttavia di evidenziare peculiarità ben bizzarre, come la natura sonora dell'aspirazione trascritta con la lettera h.

La natura della lingua A e della lingua B

Secondo l'informatore linguistico di Samarin, un credente pentecostale, i due testi sarebbero redatti in due lingue del tutto diverse. Infatti il glossolalico ha invocato il Signore perché gli conferisse la capacità di formulare la stessa preghiera in una lingua (B) completamente diversa da quella che aveva appena usato (A). Samarin sostiene che la pronuncia delle due lingue fosse molto diversa sia a livello di realizzazione dei fonemi che a livello di prosodia. Ecco le parole con cui lo studioso descrive la strana situazione:

"Questi due testi sono molto simili nell'inventario fonologico. Una delle differenze è che A ha [f] ma non [p] mentre B ha proprio l'opposto. Ci sono anche differenze nella frequenza dei suoni: per esempio, B ha molto poche occlusive aspirate sorde [']. Cosa ancor più sorprendente, ma non evidente da questa trascrizione, è il fatto che le vocali di B sono solo lievemente dittongate in confronto a quelle di A e che ci sono differenze di ritmo e di tono: A tende a essere sincronizzato sull'accento, mentre B a essere sincronizzato sulla sillaba; in A il tono è distribuito in profili intonativi, mentre in B l'impressione che uno ha è quella di una lingua dal registro tonale. Sono questi tipi di differenze che caratterizzano le varietà di lingue descritte sopra. In questo caso il parlante crede di utilizzare due lingue."

Questo è quanto sostiene il credente: 

`Dio mi ha dato diverse manifestazioni dello Spirito in diverse occasioni... Sto chiedendo al Signore di darmi un'altra lingua che è del tutto diversa dalla lingua che ho appena parlato [ossia quella del testo A]... "Padre, noi ti chiediamo ora, che tu voglia... concedere questa manifestazione del tuo Spirito Santo in una lingua completamente diversa".´

A me pare piuttosto che si tratti di due varianti della stessa lingua. Forse due "dialetti", posto che il termine abbia senso compiuto per le produzioni glossolaliche. Cosa mi spinge a formulare questa idea? Innanzitutto non posso fare a meno di rimarcare il fatto che molti morfi sono comuni ai due testi. Tra questi morfi abbiamo sia radici che suffissi. Così il morfo lamV compare in entrambe le lingue: nella lingua A abbiamo làmo, lamo, lamà, lama, anche in una concatenazione complessa come lamok'áyəmasi; nella lingua B abbiamo lamáhka, làmasì, lámasià e lamasapɔ`nmotiakó. Si noterà poi l'elemento -ndo (e varianti), che ha tutta l'aria di essere pertinente alla morfologia e che accomuna i due testi. Anche l'elemento -masí / -basí (e varianti) si direbbe un suffisso comune. Purtroppo quello che ci manca è la cosa più importante di tutte: la traduzione dei morfi, ossia la loro conversione in lessemi. 

I testi pentecostali trascritti e pubblicati dall'autore prensentano alcune caratteristiche stupefacenti, che accomunano gran parte delle produzioni glossolaliche: mostrano ad esempio una certa predilezione per le sillabe aperte e una quasi totale assenza di consoonanti finali di parola. Troviamo infatti soltanto labok'an e làbak'an (evidentemente due varianti della stessa identica parola) nel brano nella lingua A, con una semplice -n finale. Per il resto, ci sono soltanto parole con una sillaba aperta finale, terminante in vocale semplice o al massimo in dittongo. Come ci spieghiamo questa peculiarità? Esiste forse una fonte comune da cui quasi tutte le glossolalie sono tratte? Il quasi è d'obbligo: nelle glossolalie da me prodotte i gruppi consonantici complessi sono la norma e le parole con consonanti finali sono comunissime. Certo, il fatto di non essere un pentecostale aiuta di sicuro. 

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