lunedì 20 aprile 2020

ALCUNE NOTE SULL'ETIMOLOGIA DI JAZZ

Assai numerose sono le parole dell'inglese d'America ormai popolari ovunque, diffuse in modo pervasivo sull'intero globo terracqueo. Eppure sono spesso di origine a dir poco incerta. Un caso singolare e particolarmente significativo è jazz. Come tutti sanno, questo termine di origine gergale indica un genere musicale ben preciso, che reputo a dir poco irritante. Ricordo ancora che negli ultimi anni dello scorso secolo ero afflitto sul lavoro da un individuo molesto, un capoccia che amava il jazz alla follia: per soffrire di un atroce mal di testa mi bastava essere costretto ad ascoltare quelli che il tirannello definiva "accordi sublimi". Era come se cercassi con ogni mezzo di non fare entrare in me quei suoni incalzanti e senza costrutto: mi sentivo come se un gigante mi avesse scoperchiato il cranio e stesse pizzicando le meningi con le pinzette per unghie. Non dimenticherò mai quelle spaventose emicranie. Credo che il Caporale di Braunau avesse sullo stramaledetto jazz opinioni più miti delle mie! Ciò non toglie che io nutra una gran curiosità sulle origini ultime di tutte le parole, anche di quelle che descrivono le realtà più vili e orribili, come ad esempio le larve di mosca carnaria e gli strumenti di tortura. Non sarà certo il jazz a scoraggiarmi!

Come sempre accade, sono state elaborate numerose false etimologie nel tentativo di spiegare ciò che è difficilmente spiegabile. È necessario innanzitutto passarle in rassegna, corredandole di note e considerazioni varie.  

Le mie prime ricerche etimologiche hanno condotto a un significato gergale osceno della parola jazz, traducibile con "coito, copula, scopata". Oggi questa accezione si è andata perdendo, ma nondimeno è ben attestata: jazz era un tempo utilizzato come sinonimo di "sexual intercourse". A detta dei sostenitori della proposta in esame, il termine sessuale sarebbe nato nei bordelli di New Orleans agli inizi del XX secolo, passando poi ad assumere connotati musicali in ambienti afroamericani. Un jazz informe e grossolano sarebbe stato usato come accompagnamento sonoro delle prodezze sessuali delle prostitute e degli energumeni che a loro si univano! In realtà questa tesi è destituita di ogni fondamento. La parola jazz riferita a una specie di "musica" non è attestata con sicurezza prima del 1915 e si hanno prove che fosse in uso a Chicago prima ancora che a New Orleans. All'inizio erano diffuse, accanto all'ortografia standard che tutti conosciamo, forme non standard come jas, jass, jaz, jasz e addiruttura jascz.  
 
Sono state proposte due etimologie che presuppongono la "negrizzazione fonetica" di parole europee, ossia la trasformazione delle consonanti sorde in consonanti sonore sulla bocca dei parlanti afroamericani. Proprio come accade nelle imitazioni grottesche dell'italiano attribuite alle genti dell'Africa Nera, in cui stare diventa sdare; sparare diventa sbarare; tutto diventa duddo, etc. 
1) La prima di queste proposte presuppone che il francese chasse "caccia" sia diventato jazz. Il mutamento postulato è in sostanza il seguente: /ʃas/ => /dʒæz/. Il significato gergale è quello di "impeto sessuale", "insistenza erotica", "avance". In altre parole, chasse denoterebbe quello stato di frenesia in cui un uomo si ritrova con il membro virile eretto fino a scoppiare, facendo di tutto perché la sua carne crescente venga a contatto con la pelle di una femmina.
Nota: il francese chasse deriva dal latino volgare *captia, formato da *captiāre, derivato a sua volta da capere "prendere" - proprio come l'italiano caccia
2) La seconda proposta "negrizzante" parte dal gaelico teas "calore", che sarebbe stato distorto dai Mandingo fino a diventare jazz. Il mutamento postulato è in sostanza il seguente: /tʃas/ => /dʒæz/. Il significato gergale è quello di "foia", "ardore sessuale", "attacco di libidine". In altre parole, teas denoterebbe lo stato di furia in cui un uomo si ritrova con il membro virile eretto fino a scoppiare, facendo di tutto perché la sua carne crescente venga a contatto con la pelle di una femmina.
Nota: il gaelico teas deriva dal protoceltico *texsus, a sua volta da un precedente *tepstus, la cui radice è la stessa del latino tepidus "tiepido" e tepēre "essere tiepido". 

Non soltanto sono molto scettico sulla "negrizzazione fonetica", ma la ritengo un tratto caricaturale inventato in contesti che nutrivano insofferenza e disgusto verso i Mandingo. Direi che è poco credibile un naturale sviluppo di una simile pronuncia distorta. I problemi non si limitano a questo. Non soltanto ci sarebbe da chiedersi, tanto per fare un esempio, come abbia fatto una parola gaelica ad avere tanto successo da imporsi a New Orleans o a Chicago: la maggior criticità è che la parola jazz sembra aver fatto la sua comparsa tra americani bianchi in contesti che con la musica e con i bordelli hanno ben poco a che vedere, come vedremo tra breve. 
 
Altre proposte etimologiche si fondano sulla retroformazione a partire da antroponimi più complessi. 
1) La parola jazz sarebbe stata retroformata a partire dal nome proprio femminile Jezebel, che a cavallo del XIX-XX secolo sarebbe stato particolarmente frequente tra le prostitute, a cui la tradizione popolare lo associava spesso e volentieri. Il nome Jezebel è infatti una reminiscenza biblica: fu portato dalla moglie del Re Achab, che fu una donna dissoluta e una fiera persecutrice della religione di Geova. Si tratta di un nome cananeo e teoforico, con l'elemento -bel che sta per Baal. In ebraico è אִיזֶבֶל (Izével). Il significato originale è "Dove è il Principe". Il suo esito più comune è Isabel, Isabella, la cui etimologia non era però più compresa quando fu reintrodotta la forma Jezebel
2) La parola jazz sarebbe stata retroformata a partire dal nome proprio femminile Jasmine, alla lettera "Gelsomino" (dall'arabo يَاسَمِين‎ yāsamīn), forse con allusione al profumo che secondo la leggenda sarebbe stato tradizionale tra le prostitute che lavoravano nel quartiere a luci rosse di New Orleans. Qualcuno ha persino suggerito che Jasmine fosse semplicemente un ipocoristico di Jezebel, ma la cosa non appare molto credibile. Non si capisce bene come un simile mutamento possa essersi prodotto spontaneamente.  
3) La parola jazz sarebbe stata retroformata a partire dall'enigmatico appellativo jazzbo, sulla cui origine fervono le discussioni. Secondo alcuni dal nome Jezebel di cui sopra sarebbe derivata nel XIX la parola jazzbelle "prostituta", a cui fu data una falsa etimologia per assonanza col francese belle "bella". Così essendo beau la forma maschile dell'aggettivo, si formò la parola jazzbeau "lenone, pappone" (pl. jazzbeaux, jazzbeauxz). Attualmente jazzbo è usato col senso di "musicista jazz", "fan del jazz", ma anche "individuo, tizio" (specie se riferito a uomo anziano); il volgo crede che sia derivato  da jazz boy. Altri attribuiscono l'origine del soprannome alla figura di Jazbo Brown (anche scritto Jasbo), un semi-leggendario musicista nero che secondo lo scrittore DuBose Heyward (1885 - 1940) avrebbe percorse il Mississippi strimpellando, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, per poi finire nei cabaret di Chicago. La menzione di DuBose è del 1924. Ricordiamo infine il disc jockey Albert Richard "Jazzbo" Collins, detto Al "Jazzbo" o Al "Jazzbeaux". Essendo nato nel 1919 non può certo essere stato lui ad aver dato origine a jazzbo, né tantomeno ad aver dato al jazz il suo nome: sarà piuttosto l'inverso. Tra l'altro nacque a Rochester, nello Stato di New York, non nel Profondo Sud. 

Interessante è un'altra proposta etimologica, che fa derivare jazz dal verbo francese jaser (varianti jazer, gaser) "gracchiare, fare rumore; spettegolare". L'origine ultima della parola è considerata "onomatopeica" dai romanisti, che la associano a gazouiller "cinguettare (detto di uccellini)", "fare il ruttino (detto di bambini)". In ogni caso la prima attestazione nota di jaser risale al XVI secolo. Il verbo francese rende conto di un particolare significato di jazz, ossia "cosa insensata". La frase di uso corrente "stop talking jazz" significa "smettila di dire cose senza senso", ossia "smettila di dire stronzate". Lo slittamento semantico occorso non è difficile da indovinare:
 
"gracidio, rumore" => "discorso incomprensibile" => "cosa senza senso, stronzata"
 
Esiste anche un altro senso di jaser, che è quello di "copulare". Secondo alcuni le attestazioni di questo significato risalgono alla fine del XIX secolo, ma già nel XVII si trova un testo in cui è riportata la frase "Tu as les genoux chauds, tu veux jaser", ossia "Tu hai le ginocchia calde, tu vuoi scopare" (La Comédie des proverbs). A quanto pare lo slittamento semantico si è prodotto così: 
 
"gracchiare, fare rumore" => "emettere gemiti di orgasmo" => "fare sesso, copulare" 
 
Così si capisce anche perché jazz abbia anche il significato di "copula". Dunque si spiega tutto? Il problema etimologico è stato finalmente risolto? Nemmeno per idea.
 
Forza, coraggio, vitalità... e sborra! 
 
In Italia ben pochi sanno che in origine la parola jazz era un termine sportivo in uso nel linguaggio del baseball. Questo avveniva in California, a San Franciso e a Los Angeles, prima ancora che si concretizzasse la sua diffusione in ambito musicale a New Orleans e a Chicago. La parola è glossata dall'OED (Oxford English Dictionary) come "energy, excitement, 'pep'; restlessness; animation, excitability" (pep "energia, vitalità" deriva da pepper "pepe").  Ecco le attestazioni, sempre tratte dall'OED; ho evidenziato le occorrenze di jazz in grassetto.
 
1912 
Ben's Jazz Curve... ‘I got a new curve this year... I call it the Jazz ball because it wobbles and you simply can't do anything with it.’ 
(Los Angeles Times 2 Apr. iii. 2/1) 

1912
Henderson cut the outside corner with a fast curve also for one strike. Benny calls this his ‘jass’ ball.
(Los Angeles Times 2 Apr. iii. 3/1) 

1913
What is the ‘jazz’? Why it's a little of that ‘old life’, the ‘gin-i-ker’, the ‘pep’, otherwise known as the enthusiasalum.
(Bulletin (San Francisco) 6 Mar. 16) 

1915
This spirit of heartiness is carried to the bleachers... It puts fight into the team, ‘jazz’ into the rooting section, and has helped win games for Stanford and Washington.
(Daily Californian 13 Oct. 4/3)
 
È datata addirittura al 1860 la prima attestazione credibile di una parola gergale che può essere il genuino antenato di jazz, riportata nell'Historical Dictionary of American Slang, pubblicato dalla Random House nel 1979. La voce in questione è jasm "energia, vitalità, forza, vigore". Si capisce subito che si tratta di una variante di jism, gism "energia, forza, vigore", che lo stesso dizionario data addittura al 1842 (glossa originale "spirit; energy; spunk"). Ai nostri giorno la parola jism, con diverse varianti ortografiche, ha aquisito il significato di "liquido seminale, sperma". Il Cassel's Dictionary of Slang riporta le seguenti: gism, gissum, gizm, gizzum, jissum, jizzum. Esiste anche un'altra variante, jizz, che in italiano possiamo rendere con "sborra" e che in cui ci si imbatte spessissimo nei siti pornografici (esempi di uso: "milf eating jizz", "sexybrunette swallows jizz", "jizz on body", etc.). Questo è lo slittamento semantico che la parola jasm / jism ha subìto: 
 
"energia, forza, vigore" => "virilità" => "sperma, sborra"  
 
La cosa non deve sorprendere. La parola gergale spunk significa "vigore, forza", ma è attestata anche col senso di "sborra". Nella canzone Friggin' in the Riggin' dei Sex Pistols, anche nota come Good Ship Venus, si evoca un mare di materiale genetico eiettato nel corso di frenetiche attività masturbatorie reciproche:

"We sunk in junk in a sea of spunk caused by mutual masturbation" 
 
All'università avevo imparato il testo a memoria il testo della canzone, seppur in forma lievemente distorta. Canticchiarla serviva a resistere alle letali lezioni di analisi matematica!  
 
Se si indaga, si scopre che anche jazz può essere usato col senso di "sborra", proprio come jizz, jism. Si potrebbe pensare che in origine il jazz fosse inteso come "musica da eiaculazione", "musica da sborra", oppure "musica informe e caotica come una sborrata". Si noterà che il pianista e compositore Eubie Blake (1887 - 1983), quando fu intervistato da una donna per il progetto Oral History of American Music dell'Università di Yale, si rifiutò di menzionare la parola "jazz" perché la considerava volgare: nella sua mente evocava un mare di sperma!    

A questo punto sorge una legittima domanda: qual è l'origine di jasm / jism? Ecco che si ritorna all'Africa Nera! Queste sono alcune parole africane interessanti: 
 
Mandingo: jasi "comportarsi in modo strano"
Wolof: yees "comportarsi in modo strano"
Temne: yas "essere vivace"
Kikongo: dinza "forza vitale; eiaculazione, eiaculare" 
 
A mio avviso esiste una parola che potrebbe risolvere il problema alla radice e farci comprendere meglio la filogenesi di questi termini:  

Arabo: جسم jism "corpo"
 
Questa sarebbe la catena di slittamenti semantici occorsi in Kikongo e in America: 

"corpo" => "corporatura, complessione" => "forza, vigore" => "virilità" => "eiaculazione" => "sperma, sborra" 
 
Questa sarebbe la catena di slittamenti semantici occorsi in Mandingo e in Wolof: 
 
"corpo"  => "corporatura, complessione" => "forza, vigore" => "spirito, demone" => "essere posseduto da un demone" => "comportarsi in modo strano"

La parola araba, di chiara origine semitica (cfr. ebraico גֶּשֶׁם geshem "corpo", con g- occlusiva), potrebbe essere stata presa in prestito da varie lingue africane, dando origine ai vocaboli riportati in precedenza. Non sono un esperto di lingue dell'Africa Nera, comunque mi azzardo ad ipotizzare qualche ricostruzione: 

Arabo jism => Kikongo jinza
Questi sarebbero i passaggi:
jism => *jisma => *jizma = *jimza => *jinza => dinza 

Arabo jism => Mandingo jasi, Temne yas, Wolof yees 
Questi sarebbero i passaggi: 
jism => *jesm => *jæsm => jasi 
Probabilmente il Temne e lo Wolof, non disponendo all'epoca del prestito di un'affricata j /dz/, l'hanno sostituita con un'approssimante y /j/

Se qualche esperto smentirà le mie ipotesi come ingenue, cervellotiche, improbabili e in buona sostanza false, che ben venga: la Scienza cresce soltanto tramite il contraddittorio.
 
Un grottesco adattamento in italiano 

In tempi di autarchia, ci fu l'adattamento italiano in giazzo (forse con la -zz- sonora come in mezzo, ma non è certo). Questo forestierismo cadde in disuso con la fine del regime mussoliniano. Venute ad esaurirsi le esigenze di una lingua "dura e pura", si impose quindi il barbarismo jazz, in genere pronunciato /dʒets/ [dʒɛts]. Anche il derivato jazzista è pronunciato con la -zz- sorda (come in pizza); la vocale atona -a- è realizzata come /e/: /dʒet'tsista/. Questo è sorprendente, dal momento che in genere la vocale /æ/ inglese è resa con /e/ [ɛ] quando è tonica, con /a/ quando si viene a trovare in una sillaba atona a causa di un suffisso che porta l'accento (ad esempio handicap /'endicap/, ma handicappato /andicap'pato/). Tra i Millennials e i Centennials ben pochi sanno che Romano Mussolini (1927 - 2006), terzo figlio maschio di Benito, fu un famoso jazzista nel dopoguerra. Ho provato a far partire un suo video su Youtube e ho dovuto chiuderlo dopo pochi istanti: quegli strimpellamenti mi hanno aggredito con una violenza inaudita, come chiodi cacciati a viva forza nell'encefalo! 

2 commenti:

  1. Bellissima ricostruzione ma mi sono sempre chiesto perché tra le varie etimologie a nessuno sia venuto in mente di ipotizzare la derivazione di jazz dalla parola italiana "chiasso".
    Se si pensa a come questa parola viene pronunciata in napoletano o nei dialetti meridionali in genere (chiass), non può non colpire la similitudine con "jass".
    L'Original Dixieland Jass Band era formata da italoamericani di origine siciliana. Occorre dire altro...?
    "Che è stu chiass...?" avranno detto i vicini di casa ascoltando i musicisti italiani... E "Facimm' nu poc' 'e chiass'" sarà stata la parola d'ordine dei musicisti quando andavano a suonare...
    Saluti!
    Domenico

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  2. Ciao carissimo, benvenuto in questo spazio! L'etimologia da te proposta è molto interessante: non è affatto impossibile che la parola chiasso sia stata adattata nell'inglese afroamericano con una pronuncia sonorizzata. A farmi propendere per altre etimologie sono soprattutto le bizzarre semantiche sessuali.
    Saluti!
    Marco

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