domenica 18 aprile 2021

ETIMOLOGIA DI ALLUMEUSE

La parola francese allumeuse indica una donna che stuzzica l'uomo, destando il suo desiderio per poi concedere poco o nulla. In Francia donne di questo genere non sono affatto amate. Ricordo di aver letto che negli annunci erotici pubblicati nei giornali francesi e inviati soprattutto da camionisti, era comunissimo questo avvertimento: "Allumeuses e perditempo astenersi"
 
Quale è l'etimologia di questa strana parola? Si capisce subito che allumeuse è un derivato del verbo allumer "accendere", simile allo spagnolo alumbrar "illuminare". Alla lettera l'allumeuse è una accenditrice, perché suscita la bramosia sessuale. Il suffisso -euse è agentivo: è la forma femminile del suffisso -eur, a cui in italiano corrisponde -ore, -atore
 
allumer 
Verbo transitivo (riflessivo s'allumer
 
1) accendere
   allumer la lumière "accendere la luce"
   allumer le feu "accendere il fuoco"
   allumer un appareil électrique "accendere un apparecchio 
       elettrico"
2) (senso figurato) "eccitare, accendere, far divampare"
   allumer la haine de la population "eccitare l'odio della 
      popolazione" 

Etimologia: dal latino tardo *allūmināre, per il classico illūmināre "far luce, rischiarare", a sua volta da lūmen (gen. lūminis) "luce; lume, lampada".
 
Quando ero giovane e mi sono imbattuto per la prima nella menzione del vocabolo allumeuse, ho creduto che derivasse dalla parola allume. In fondo la cosa mi sembrava del tutto logica: l'allumeuse era per me quella che metteva l'allume sul cazzo. Questo è impossibile, dato che in francese l'allume è chiamato alun e non si spiegherebbe la liquida doppia -ll-. In italiano la liquida doppia è spuria e dovuta con ogni probabilità ad analogia. L'origine dell'italiano allume, del francese alun e dello spagnolo alumbre è dal latino alūmen (gen. alūminis) "allume", il cui significato più antico doveva essere "sale amarognolo". Bizzarramente esiste nell'augusta lingua di Roma un sostantivo di derivazione aggettivale, alūminōsa, che però significa "miniera di allume". Com'è ovvio non ha nulla a che vedere con allumeuse, si tratta di una somiglianza fortuita.  
 
Il siciliano l'allumeuse è chiamata profumiera. Il motivo di questa denominazione è semplice: la profumiera sparge l'odore della sua fica, che fa impazzire uno spasimante; quando è sicura di aver avuto successo nella seduzione, all'improvviso si nega. 
 
Ci sono diversi tipi di profumiere. Alcune si limitano a stuzzicare con civetterie e poi fanno le ritrose. Tutto sommato sono abbastanza innocue. Altre tirano scemo un uomo per mesi, scroccandogli cene e regali, per poi concedergli al massimo un leggero bacio alla francese, di quelli con la punta della lingua in bocca. Poi dicono: "Mi spiace, non sei il mio tipo". Ci sono donne che durante una cena lavorano sotto il tavolo accarezzando con i piedi nudi un uomo seduto di fronte a loro, ma si ritraggono quando sentono che il membro virile si è inturgidito. Le più devastanti sono quelle che permettono di arrivare all'intimità, facendo credere allo spasimante di essere in Paradiso: prima glielo prendono in bocca e lo succhiano un po', ma quasi subito smettono e si allontanano. 
 
Ricordo molto bene più di una allumeuse del tipo più funesto in diverse opere dell'universo di celluloide.
 
Giochi di potere (Phillip Noice, 1992). 
Una bellissima fulva è a letto con un capo dell'IRA. A un certo punto si mette a leccargli il membro eretto, dandogli alcuni delicati tocchi di lingua. L'uomo, robusto e barbuto, sta gemendo di piacere. Lui la prega di continuare, è come impazzito e non vuole fare a meno di quel piacere, che evidentemente non aveva mai sperimentato prima. Lei smette subito, risale con la lingua fino al torace dell'amante, poi si alza dal letto e si dirige verso un comodino, in cerca della borsetta. Il terrorista, pieno di angoscia, le chiede se lei voglia fargli indossare un condom e le ricorda che la Chiesa  Romana lo vieta. Di rimando lei estrae una pistola, ribatte che la Chiesa Romana vieta anche di uccidere, quindi lo fredda aprendogli un terzo occhio nel cranio e farcendogli di piombo il cervello. 
 
Sesso e volentieri (Dino Risi, 1982). 
La splendida Laura Antonelli entra in un cinema e raggiunge un energumeno dalla fisionomia brutaloide, quindi si mostra disponibile. Lui parte in quarta, spinto da mille civetterie. La bacia in bocca e sulle poppe, poi estrae l'uccello. Lei si china, lo prende in bocca e comincia a ciucciarlo. Il gorilla cerca di coprire la testa dell'insperata amante col proprio cappello, in un gesto goffo, credendo di poter nascondere il rapporto orale alle altre persone presenti nella sala. Quasi subito lo sperma comincia a premere, lei smette e cerca di ritrarsi. A questo punto fa irruzione il furioso Johnny Durelli, pardon, Dorelli, che spinge via la donna e aggredisce il vecio. "Vada avanti da solo, adesso, se ce la fa! Cafone!", gli urla dopo una breve colluttazione. Si scopre che Durelli non è uno stalker. La Antonelli è in realtà sua moglie: la coppia aveva escogitato questi giochetti per ravvivare un rapporto ormai logoro.

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