mercoledì 12 maggio 2021

ETIMOLOGIA DI CICISBEO

Il cicisbeo era il cavalier servente, una figura oggi inconcepibile ma molto diffusa nel XVIII secolo. Ogni dama sposata aveva un gentiluomo che la seguiva dovunque e attendeva alle sue necessità corporali, col benestare del marito, che non si sarebbe mai sognato di svolgere compiti che reputava degradanti. Solo per fare un esempio, una delle incombenze del cavalier servente era quella di occuparsi della pulizia e della cura dell'ano della sua Signora. Quando lei defecava, lui le puliva con amore lo sfintere. In tale contesto ambiguo e pruriginoso, non era raro che simili morbosità avessero come conseguenza una relazione sessuale. Ai figli nati da queste unioni era attribuita la paternità del marito, in modo automatico. Va detto che esistevano anche cicisbei omosessuali, cosa di cui esiste esplicita documentazione (Steegmuller, 1991). Quando il marito della dama era cornuto, lo sapeva e tuttavia non se ne curava. Era cornuto e contento. Ogni cosa era alla luce del sole. Il cicisbeo abitava nella dimora dei coniugi. Accompagnava la dama persino in chiesa. Qualsiasi manifestazione di gelosia da parte del marito della dama lo esponeva allo scherno generale: sarebbe stato coperto di ridicolo. Si tenga conto del fatto che all'epoca i matrimoni tra aristocratici non erano altro che contratti sociali gravosi dettati da ragioni politiche, le cui motivazioni escludevano per definizione l'amore e la passione. Sappiamo che Giovanni Verri servì come cicisbeo Giulia Beccaria, madre di Alessandro Manzoni. L'illustre scrittore milanese potrebbe essere stato concepito tramite le corna! Giovanni Verri era fratello di Pietro Verri, famoso economista, storico e letterato. Giulia Beccaria si dava parecchio da fare e rimediò come amante Carlo Imbonati, a cui lo stesso Manzoni dedicò una poesia. Un altro cicisbeo illustre fu Vittorio Alfieri, che servì la marchesa Gabriella Falletti per un periodo di due anni. Le regole del cicisbeismo stabilivano che un cavalier servente non poteva avere relazioni con donne diverse da quella a cui prestava i suoi servigi. La dama poteva troncare la relazione in qualsiasi momento, nel qual caso il cicisbeo cacciato via era definito spiantato. La diffusione del fenomeno includeva diverse grandi città italiane, tra cui Venezia, Milano, Firenze, Roma e Genova, oltre a Nizza, che attualmente si trova in Francia. In Francia questa pratica non era amata e poneva gravi problemi legati all'infedeltà coniugale e soprattutto alla legittimità della filiazione. Il cicisbeismo contribuì a far sì che in Francia fosse diffusa una cattiva opinione degli Italiani. Non a caso il mondo dei cavalier serventi andò in crisi quando furono introdotte nella Penisola le idee della Rivoluzione Francese; il Risorgimento contribuì attivamente alla sua estinzione. La sfrontatezza dell'aristocrazia decaduta fu sostituita dalla ripugnante ipocrisia borghese. 
 
 
Derivati:
cicisbeare "fare da cavalier servente a una dama"; "fare il galante con le donne", "agire come un corteggiatore o un seduttore"  
cicisbeatura "atto e abitudine da cicisbeo"
cicisbea "donna vanitosa e futile che ama farsi adorare"
cicisbeismo "atteggiamento proprio dei cicisbei"; "il costume dei cicisbei" 

Sinonimi del termine nell'accezione moderna: 
attillato 
bellimbusto 
damerino 
galletto 
vagheggino 
zerbinotto 

Proverbio toscano: 
Cicisbei e ganzerini fanno vita da facchini.
 
Qual è l'etimologia della parola cicisbeo? Notiamo subito la presenza di un gruppo consonantico particolare, sb. Nella lingua italiana il gruppo consonantico sb /zb/ non è eccezionale ma nemmeno comunissimo. Ricorre in quattro casi: 
 
1) Parole che iniziano con sb-, in cui il prefisso s- è l'esito del prefisso latino ex-. In molti casi sono verbi e loro derivati, meno spesso sono sostantivi e aggettivi non derivati da verbi, in cui il prefisso in questione funge da peggiorativo o intensivo.
Esempi: 
    sbadigliare (da cui sbadiglio)
    sbagliare (da cui sbagliato, sbaglio
    sballare (da cui sballo
    sbalzo 
    sbaraccare
    sbarrare (da cui sbarrato)
    sbellicarsi 
    sberla (non deverbale) 
    sberleffo (non deverbale)  
    sbilenco (non deverbale)
    sbirciare  
    sbirro (non deverbale)
    sboccare  
    sboccato "volgare" (non deverbale) 
    sbocciare
    sbolognare  
    sbornia (non deverbale) 
    sborone (non deverbale, da boria)
    sborrare "eiaculare" (da cui sborra "sperma", sborrata 
        "eiaculazione") 
    sborrare "togliere la lanugine" (caduto in disuso)
    sbudellare 
Raramente abbiamo un gruppo consonantico più complesso, sbr- /zbr-/.
Esempi: 
    sbraitare 
    sbranare 
    sbriciolare  
    sbrinare 
    sbrogliare 
    sbruffone (dal verbo sbruffare "darsi arie", caduto in disuso)
Il gruppo consonantico sbl- /zbl-/ è ancor più raro. 
Esempio: 
    sbloccare (da cui sblocco)
2) Prestiti dotti dal greco classico o neologismi formati a partire da tale lingua. In questo caso il gruppo consonantico sb compare all'interno della parola.
Esempi: 
    asbesto "amianto" 
    Lesbo (nome di un'isola)
    lesbica "omosessuale femmina"
    olisbo "dildo, fallo finto" 
    Tisbe (nome proprio femminile)
3) Parole prese a prestito da altre lingue. Spesso sono toponimi e antroponimi, ma non sempre. 
Esempio: 
    casba, kasba (dall'arabo qaṣba "fortezza")
    Lisbona 
    nisba "niente" (colloquiale, dal tedesco nichts
    Ozzy Osbourne
4) Formazioni onomatopeiche. 
Esempio: 
    bisbigliare 

Si nota subito una cosa: se togliamo le parole in cui il gruppo consonantico in questione ricorre in posizione iniziale, rimane veramente poco. In quale categoria dovrebbe essere inserita la parola cicisbeo? L'ipotesi più accreditata tra gli accademici è che sia una formazione onomatopeica, proprio come bisbigliare. In veneziano esisteva la parola espressiva cici, che indica il cicaleccio, il chiacchericcio delle donne. Il cicisbeo avrebbe ricevuto questo nome che era una sorta di trascrizione fonetica del chiacchiericcio in cui viveva immerso. Gli ambienti in cui prestava i suoi servigi erano pervasi senza sosta da un monotono brusio di pettegolezzi femminili. La vita del cavalier servente doveva essere incredibilmente frivola, anche se ricca di soddisfazioni sensuali.  

Le prime attestazioni 

La parola cicisbeo è riportata per la prima volta nel 1708 nell'opera del predicatore Giovanni Maria Muti, Quaresimale del Padre Maestro Fra Giovanni Maria Muti de Predicatori. Dieci anni più tardi, nel 1718, compare in una lettera della meritoria nobildonna Lady Mary Wortley Montagu, la stessa che documentò le ultime sopravvivenze dei Pauliciani a Plovdiv, in Bulgaria.

Cicisbeo e birignao 
 
Esiste un caratteristico modo di parlare che ha avuto origine proprio nell'ambiente dei cicisbei del XVIII secolo. È il cosiddetto birignao. Cos'è il birignao? Semplice: è una pronuncia artificiosa caratterizza da vocina nasale e da vocali finali allungate. Alcuni la definiscono "pronuncia leziosa fino al ridicolo, affettata, malamente teatrale" (cit.). Il termine è senza dubbio di origine onomatopeica: altro non è che un tentativo di trascrivere foneticamente questo tipo di pronuncia, che in qualche modo imita il miagolio dei gatti. Si narra che i Greci antichi, sentendo qualcuno parlare in una lingua diversa da quella dell'Ellade, udissero soltanto "bar bar" - da cui avrebbe tratto origine la parola barbaro (greco βάρβαρος, latino barbarus). In modo del tutto simile, quando le dame settecentesche e i loro adoratori parlavano, un uomo comune doveva sentire soltanto "miao, miao, birignao, birignao". Il fatto che la parola birignao sia onomatopeica deporrebbe a favore di un'origine onomatopeica anche della parola cicisbeo, dato che le due si sono formate fianco a fianco, per descrivere una stessa realtà.
 
Cicisbeo e Chichibio 
 
Senza dubbio è merito di Lovarini (1940) l'aver notato una strana somiglianza tra la parola cicisbeo e il nome di un personaggio della VI novella del Decameron di Boccaccio, Chichibio, che era un lussurioso ragazzotto esercitante la professione di cuoco. L'esatta pronuncia del singolare antroponimo è andata perduta: c'è chi dice Chichìbio e chi dice Chichibìo. Lovarini ha sostenuto questa idea: essendo questo Chichibio veneziano, il suo nome deve essere stato trascritto secondo la consuetudine veneziana, con il digramma ch che è pronunciato come un suono palatale. Così Chichibio viene a coincidere con cicibìo, che è la trascrizione fonetica del canto del fringuello o del beccafico. Questo cicibìo somiglia un po' a cicisbeo e ne potrebbe essere l'origine. Un'altra possibilità è che Boccaccio abbia ipercorretto la parola cicibìo in Chichibio, con un suono occlusivo velare: in fondo, secoli dopo il veneto còcio "tipo di carrozza" è stato ipercorretto in cocchio. La trovo un'idea sommamente interessante e meritevole di indagini approfondite. Di questo argomento si è occupata la vetusta Accademia della Crusca. Riporto il link: 
 
 
Alcune etimologie implausibili

Navigando nel vasto Web sono venuto a conoscenza alcune singolari leggende, tra loro molto simili. Le riporto senza indugio.
 
1) Il cicisbeo sarebbe stato chiamato così da un adattamento veneziano del francese chiche-beau, il cui corrispondente italiano è "cece bello" (non un ingannevole "ciccio bello"!). Siccome chiche è anche un termine colloquale per dire "piccolo" (cfr. spagnolo chico), la traduzione più idonea potrebbe invece essere "piccino bello". Questa proposta etimologica è sostenuta particolarmente dagli accademici tedeschi (la traduzione in tedesco è "schöne Kichererbse"). Non ha tuttavia fondamento alcuno, come dimostriamo nel seguito, con argomenti solidissimi. 
2) Secondo altri il cicisbeo sarebbe stato chiamato così dal toscano bel cece pronunciato al contrario, quasi come se fosse un "cece bello", che alcuni traducono come "bel pulcino" o "bel pisello". Questo cece bello sarebbe poi stato adattato in veneziano rendendo l'aggettivo bello con beo, producendo quindi cicisbeo attraverso un'incomprensibile mutazione. C'è sempre questo benedetto gruppo consonantico -sb- di cui nessuno sa render conto. 
3) A quanto sostiene la scrittrice e poetessa spagnola Carmen Martín Gaite, la parola cicisbeo in italiano significherebbe "in un sussurro". Non esiste alcun fondamento che possa giustificare questa "traduzione", è un po' come quando Walter Matthau sosteneva che Trabucco in latino significasse "Perdonatemi Padre perché ho molto peccato" (Buddy Buddy, Billy Wilder, 1981) o come quando Christian De Sica sosteneva che Ruòppolo in bolognese significasse "Per Bacco non lo so" (I pompieri, Neri Parenti, 1985). 
4) Secondo un grecista che segue la tradizione pedantesca, cicisbeo sarebbe una parola puramente ellenica, che qualche parruccone avrebbe formato dalle parole κῖκυς (kîkys) "forza, vigore" e σβέννυμι (sbénnymi) "estinguersi". Il cicisbeo sarebbe quindi un uomo effeminato, in quanto privo di forze virili. Si trova a malapena il tempo di deridere una simile baggianata.
 
Adattamenti in altre lingue 
 
Analizziamo ora il modo in cui la parola cicisbeo è stata importata in altre lingue d'Europa. 
 
1) Francese 
In francese il cicisbeo è chiamato sigisbée. La pronuncia più usata è /siʒis'be/, con un inesplicabile gruppo consonantico /sb/ la cui sibilante è sorda. La pronuncia /siʒiz'be/ esiste senz'altro, ma è meno prestigiosa. La variante cicisbée /sisis'be/ è desueta. Gli accademici francesi concordano nel ritenere questa parola un prestito dall'italiano cicisbeo. Non soltanto è falsa la derivazione di cicisbeo dal francese chiche-beau (la cui pronuncia sarebbe /ʃiʃ'bo/ o al limite /ʃiʃə'bo), ma possiamo vedere che è stato invece il francese a prendere a prestito sigisbée dall'italiano. Chi ha fabbricato l'etimologia di cicisbeo dal fantomatico chiche-beau non ha semplicemente controllato le parole usate in altre lingue per esprimere il concetto. Nell'immaginario collettivo italiano, ogni bizzarria sessuale sarebbe stata importata dalla Francia. Si è quindi portati a credere che il cavalier servente fosse una figura che prosperava proprio oltralpe. Non è così. Le anomalie fonetiche della parola sigisbée sono con ogni probabilità spiegabili tramite una complessa serie di dissimilazioni spontanee, generatesi allo scopo di minimizzare le difficoltà di pronuncia. 
 
/*ʃiʃis'be/ => 
/*ʃiʒis'be/ => 
/siʒis'be/.  

Sinonimi di sigisbée sono chevalier servant e galant. Per maggiori informazioni si rimanda al sito La langue française (www.lalanguefrancaise.com):
 
 
Possiamo trarre da tutto ciò un'informazione della massima utilità. La pronuncia raccomandata in italiano è cicisbèo /tʃitʃiz'bεo/, anche i dati della lingua francese fanno pensare che un tempo fosse cicisbéo /tʃitʃis'beo/, con la vocale /e/ chiusa e con la sibilante sorda /s/
 
2) Inglese 
Nella lingua di Albione troviamo prestiti dall'italiano e dal francese per indicare il cicisbeo. Abbiamo queste forme: 
cicisbeo /ˌtʃɪtʃɪzˈbeɪəʊ/ (UK), /ˌtʃɪtʃɪzˈbeɪoʊ/ (USA)
cicisbee /sisiz'bi:/ 
sigisbeo /sidʒiz'beɪəʊ/ (UK), /ˌsɪdʒɪzˈbeɪoʊ/ (USA) 
Il celebre Lord George Gordon Byron servì come cicisbeo la contessa Teresa Gamba Guiccioli, che successivamente divenne marchesa di Boissy. Era una donna bellissima. Il suo servitore e amante la conobbe in senso biblico, lasciandole dentro il materiale genetico, come già aveva fatto con la sorellastra Augusta.       

3) Spagnolo  
La parola cicisbeo è stata adattata in spagnolo come chichsveo (variante ortografica: chichisbeo). Nel Diccionario de Autoridades (1729) è contenuta la seguente definizione: 

Chichisveo. Especie de galanteo, obsequio, y servicio cortesano de un hombre a una muger que no reprehende el empacho; pero le condena por peligroso la conciencia. Es voz italiana, de donde se ha introducido en España. 
 
Traduzione della glossa: 
 
"Una sorta di civetteria, dono e servizio cortese da parte di un uomo a una donna che non rimprovera l'imbarazzo; ma la coscienza lo condanna come pericoloso. È una voce italiana, da dove è stata introdotta in Spagna."

Si ritiene che questa sia una delle poche parole italiane entrate come prestiti nello spagnolo degli inizi del XVIII secolo. Non è giunta dalla Francia. Come notato da Luciana Gentilli (Università di Macerata, 2017), la voce citata nel dizionario è relativa al mestiere del cavalier servente piuttosto che alla sua concreta persona; vi trapela un bilioso astio moralistico fondato sull'invidia. 
Nello spagnolo del Messico esiste un'ulteriore evoluzione, sia fonetica che semantica, dell'italianismo chichisveo
chichifo /tʃi'tʃifo/ "prostituto omosessuale" 
Si nota la retrazione dell'accento, nata con ogni probabilità in contesti gergali.

4) Tedesco 
Oltre al prestito non assimilato cicisbeo, si trova in tedesco il calco dienender Kavalier "cavalier servente". La professione è detta Cicisbeat. Un altro sinonimo è Hausfreund, alla lettera "amico di casa" (si noterà che questa parola è un eufemismo per Liebhaber "amante"). Dal francese è giunta anche la denominazione Galan, alla lettera "galante".

Alcune note antropologiche

Il Divino Marchese Donatien Alphonse François de Sade, era molto scettico sulla natura carnale della relazione tra il cicisbeo e la sua Signora. Nella sua opera Histoire de Juliette, ou les Prospérités du vice, ha scritto quanto segue:

"Ceux qui croient que le sigisbée est un amant sont dans une grande erreur : il est l’ami commode de la femme, quelquefois l’espion du mari, mais il ne couche point, et c’est sans doute, de tous les rôles, le plus plat à jouer en Italie."

Traduzione: 

"Sbaglia di grosso chi crede che il cicisbeo sia un amante: è l'amico di comodo della moglie, a volte la spia del marito, ma non dorme <con lei>, e questo è senza dubbio, fra tutti i ruoli, il più piatto da recitare in Italia." 

Questo perché il Divino Marchese, che pure era un libertino sfrenato, doveva avere poca esperienza di certi aspetti della vita mondana delle città italiane, nonostante avesse viaggiato nella Penisola, non mancando di notare fenomeni come la corruzione a Firenze e la prostituzione infantile a Napoli. Molto strano. Probabilmente non lo interessavano affatto le vicende dei cavalier serventi, delle dame e dei mariti cornuti. Cercava cose più sanguigne e più turpi. Non si deve dimenticare un dettaglio di non poco conto: esistono numerose immagini pornografiche d'epoca che ritraggono i cicisbei itifallici in azione! 
 
Così scriveva Montesquieu, che ebbe occasione di vedere cicisbei in un suo viaggio a Milano: 
 
"Je ne vous ai parlé des sigisbées. C'est la chose la plus ridicule qu'un sot peuple ait pu inventer : ce sont des amoureux sans espérance, des victimes qui sacrifient leur liberté à la dame qu'ils ont choisie. Enfin, après les chevaliers errants, il n'y a rien de si sot qu'un sigisbée. On ne peut s'empêcher de rire en voyant passer une femme dans les rues dans sa chaise et un sénateur qui lui conte ses raisons, fait des gestes, et sa souveraine aussi, au milieux de la rue ; on ne peut s'empêcher de rire la première fois que l'on voit cela. Le sigisbée ne quitte pas sa dame d'un pas: il est toujours auprès d'elle et à ses ordres ; le crime d'indifférence est un crime impardonnable."
 
Traduzione: 
 
"Non vi ho parlato dei cicisbei. È la cosa più ridicola che un popolo stupido abbia potuto inventare: sono innamorati senza speranza, vittime che sacrificano la loro libertà alla dama che hanno scelto. Per me, dopo i cavalieri erranti, non vi è nulla di più sciocco di un cicisbeo. Non si può trattenere il riso alla vista di una signora che passa per strada, sulla portantina, e di un senatore che le (racconta le sue ragioni), gesticola come la sua sovrana, in mezzo alla strada; non ci si può trattenere dal sorridere la prima volta che si vede una simile scena. Il cicisbeo non si allontana dalla dama di un passo: è sempre vicino a lei ed ai suoi ordini; il delitto di indifferenza è un crimine imperdonabile."  
 
Charle Dupaty nelle Lettres sur l'Italie en 1785 (Volume 1, Lettera XX), attesta che il cicisbeismo era diffusissimo a Genova. Non era sconosciuto nemmeno in Francia, nonostante le furibonde polemiche che scatenava.  

"Qu'est-ce en apparence qu'un sigisbée? qu'est-il dans la réalité? comment une femme en prend-elle? comment un homme veut-il l'être? comment les maris en souffrent ils? est-ce le lieutenant d'un mari? jusqu'à quel poin le représente-t-il? quel est l'origine de cet usage? quelle cause l'entretient ou l'altère? quelle influence a-t-il sur les mœures? en trouve-t-on des traces ou des approximations dans les mœurs des autres peuples? Questions difficiles è résoudre! En deux mots, le sigisbée représente à peu près à Gênes l'ami de la maison à Paris." 
 
Traduzione:  
 
"Che cos'è in apparenza un cicisbeo? Che cos'è in realtà? Come una donna lo accetta? Come un uomo vuole esserlo? Come i mariti lo sopportano? È il sostituto del marito? Fino a che punto lo rappresenta? Qual è l'origine di questa usanza? Quale motivo la mantiene o la modifica? Che influenza ha sui costumi? Se ne trovano tracce o somiglianze nei costumi degli altri popoli? Domande a cui è difficile rispondere! In due parole, il cicisbeo rappresenta, più o meno, a Genova, quello che, a Parigi, è l'amico di casa."

A Genova si scopava liberamente e l'amore platonico non esisteva. Scopavano anche i preti. A quei tempi le cose erano così un po' ovunque, non soltanto nella città ligure. Incredibile come abbia potuto avvenire una restaurazione di precetti matrimoniali rigoristi. 

Il cicisbeismo in Spagna

Nella moderna Spagna esiste la radicata convinzione che quello del cicisbeo fosse amore puramente platonico, addirittura spirituale. Di fronte alla benché minima insinuazione del contrario, gli accademici iberici esclamano stizziti: "¡No es posible!", "¡No es posible!" Tutti i loro argomenti si riducono a questo. La realtà del XVIII secolo era ben diversa e ne è stata completata la rimozione. Questa è una delle tante manipolazioni ideologiche portate avanti dalle autorità spagnole. Possiamo trovare indizi del fatto che il cicisbeismo fu importato in Spagna dall'Italia, vi prosperò e destò immenso scandalo, conducendo quindi a una reazione violenta: una vera e propria campagna moralizzatrice anticisisbeale! 

"Orbene al di là delle diverse registrazioni linguistiche, il cavalier servente di dama d’alto lignaggio con la sua ritualità cogente, con i suoi nuovi paradigmi comportamentali è al centro di una vera e propria trasformazione epocale, che nella Spagna settecentesca ingenererà vivaci proteste e prese di posizione sessuofobe." 
(Gentilli, 2017) 

Nella citata opera di Luciana Gentilli (Il cicisbeismo screditato. Tra satira misogina e intransigenza religiosa), è riportato anche che un certo Abad de Cenicero scrisse addirittura una "Impugnación católica y fundada a la escandalosa moda del chichisveo, introducida en la pundonorosa nación española" (Madrid, 1737). Si tratta di un testo assolutamente illeggibile, che testimonia tuttavia due cose: 
1) Il fenomeno del cicisbeismo ebbe gran corso e diffusione in Spagna; 
2) I cicisbei avevano contatti carnali con le dame e vivevano in grande sfrenatezza, con buona pace di Sade. 

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