martedì 21 ottobre 2014

PROVE INTERNE DELLA PRONUNCIA RESTITUTA DEL LATINO: DECIMUS E DECUMUS

Coloro che pretendono di proiettare agli albori del tempo la pronuncia ecclesiastica del latino ignorano alcune cose che sembrano piccoli dettagli, ma che si rivelano invece di capitale importanza. Così essi credono assurdamente che la parola decimus avesse già in epoca classica lo stesso suono palatale dell'italiano decimo, e tralasciano il fatto che esisteva la variante decumus, che persino i preti della Chiesa Romana pronunciano in modo corretto con il suono duro (velare). Così l'aggettivo decumanus che ne deriva: l'onda immensa (lett. "decupla") è detta unda decumana. Sarei tentato di aggiungere anche gli Agri Decumates, ma l'origine del toponimo è purtroppo sconosciuta.  

Mentre si spiega agevolmente come la forma decimu(m) /dekimu-/ abbia subito nei secoli palatalizzazione fino ad arrivare ad essere pronunciata /dets'imu-/ e a svilupparsi infine nell'italiano decimo, è chiaro che il suono di partenza doveva essere velare. Coloro che ammettono un suono palatale ab aeterno sono del tutto incapaci di spiegare la presenza di decumus.  

La stessa -i- di decimus doveva avere un suono diverso dalla /i/, che è descritto come intermedio tra /i/ e /u/. Ricordiamo che l'Imperatore Claudio fece una riforma ortografica introducendo un segno apposito per indicarlo. La coppia decimus - decumus non è infatti la sola di questo genere. Troviamo anche le seguenti alternanze: 

maximus - maxumus
minimus - minumus
optimus - optumus
pessimus - pessumus 

Le forme con -u- sono soprattutto arcaiche. Si trovano anche forme verbali come legumus per legimus. Si evince quindi che la forma d'origine aveva una vocale posteriore, e che solo in un secondo tempo questa si è evoluta in un suono anteriore /i/. Soltanto dopo che questo è avvenuto, è iniziato il processo di prepalatalizzazione della consonante precedente. 

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