Sappiamo che l'Imperatore Claudio (10 a.C - 54 d.C.) ha avviato una riforma ortografica che però non ha avuto successo. Egli era ossessionato dall'idea di rendere l'ortografia del latino nobile più aderente alla realtà. Così ha pensato di introdurre tre nuove lettere, conosciute come lettere claudiane.
La prima lettera claudiana è detta antisigma, e serviva a rendere il suono /ps/, scritto PS o BS a seconda delle parole (come in urbs, trabs, ipse, etc.). La seconda è detta digamma inversum, e serviva a notare la consonante labiale /w/ (con tendenza ad evolvere in bilabiale /β/ durante il I secolo d.C.) scritta tradizionalmente come la vocale /u/. La terza è detta littera H dimidia, che serviva a rendere un suono vocalico intermedio tra /i/ e /u/, probabilmente affine al greco Υ, che si trovava in parole come optimus (scritto anche optumus) e libet (scritto anche lubet). Sono note alcune iscrizioni che mostrano digamma inversum e H dimidia, mentre a quanto pare finora non ci è giunta alcuna attestazione dell'antisigma.
L'Imperatore Claudio avrebbe ben potuto scegliere di usare l'antisigma per esprimere un suono palatale, come avevano fatto i Volsci, se questo fosse effettivamente esistito a suoi tempi. Invece non ha creduto necessario riformare l'ortografia introducendo lettere nuove per C e G davanti a vocali anteriori E e I, dato che alla sua epoca i fonemi /k/ e /g/ non avevano ancora subito alterazione in tali contesti. Ha preso invece l'antisigma e l'ha usato per esprimere il suono /ps/, cosa a parer mio del tutto priva di necessità, data la scarsa importanza del nesso nella lingua latina. A spingerlo è stata infatti l'analogia con la lettera X usata per esprimere in forma sintentica il nesso /ks/.
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