In romancio esiste la parola draig "vaglio", "setaccio" (variante ortografica: dratg). In valtellinese troviamo drèi, glossato dal professor Guido Borghi come "grande vanno di vimini intrecciati per vagliare il grano". L'origine, in apparenza problematica, può essere ricondotta al sostrato celtico. Questa è la protoforma ricostruibile:
Proto-celtico: *dragijo- "vaglio", "setaccio"
Ricostruzione alternativa: *drāgijo-
Ricostruzione alternativa: *drāgijo-
A quanto ne so, non sono rimaste attestazioni di discendenti diretti nelle lingue celtiche note, antiche e moderne. Per questo motivo, non mi è possibile allo stato attuale delle conoscenze decidere se la vocale -a- sia breve o lunga. L'ipotesi più convincente è ricondurre questa parola alla seguente radice proto-indoeuropea:
Proto-indoeuropeo: *der- "dividere", "separare";
"rompere", "spaccare"
"rompere", "spaccare"
Gli esiti di questa radice in numerose lingue indoeuropee presentano svariati suffissi, in particolare -n-, -m-, -t-. Riporto alcune forme, senza la pretesa di essere esaustivo.
Proto-germanico: *turnanan "rompere"; "partire"
Gotico: aftaurnan "essere rotto", distaurnan "rompere"
Proto-germanico: *turθiz "distruzione", "abbattimento"
Gotico: gataurþs "distruzione", "abbattimento"
Proto-celtico: *darnos, *darnā "parte", "frammento";
"porzione"
Gallico: *darnā "pezzo", "porzione"
(da cui francese darne "pezzo", "fetta di pesce")
(da cui francese darne "pezzo", "fetta di pesce")
Medio gallese: darn "pezzo", "frammento"
Proto-ellenico: *dṛtis "separazione"
Proto-ellenico: *dṛtis "separazione"
Greco classico: δάρσις (dársis) "separazione"
Proto-ellenico: *dermṇ "cosa tagliata" > "pelle"
Greco classico: δέρμα (dérma) "pelle"
Proto-indoiranico: *dṛnáHti "egli divide, rompe"
Sanscrito: *dṛnāti "egli divide, separa, rompe"
Avestico: *derəneṇti "essi rompono"
Greco classico: δέρμα (dérma) "pelle"
Proto-indoiranico: *dṛnáHti "egli divide, rompe"
Sanscrito: *dṛnāti "egli divide, separa, rompe"
Avestico: *derəneṇti "essi rompono"
Per spiegare la voce romancia, dobbiamo ipotizzare un'estensione diversa, in -ag- / -āg-:
Proto-celtico: *d(e)rag- "dividere", "separare", "vagliare"
Ricostruzione alternativa: *d(e)rāg-
Ricostruzione alternativa: *d(e)rāg-
Tramite il suffisso -jo- è stato formato il sostantivo (di genere neutro).
Questo suffisso mi è oscuro, anche se non sembrano esserci dubbi sulla radice a cui è stato aggiunto. Non riesco a trovare una spiegazione migliore. Sono grato a chi troverà una spiegazione convincente. Giova però notare che in antico irlandese esiste la parola drécht "porzione, parte", di genere neutro col tema in -u-, verosimilmente derivata da una protoforma *drijaχtu. Anche in questo caso, il suffisso è tutto fuorché chiaro. Sembra però in qualche modo collegato.
Altri, come il professor Guido Borghi, Wilhelm Meyer-Lübke e Helmut Rix, riconducono il vocabolo romancio a una diversa radice indoeuropea:
Proto-indoeuropeo: *dhregh- "venire agitato, andare in agitazione", "irritare", "turbolento"
Greco antico: θρᾱ́σσω (thrā́ssō), τᾰρᾰ́σσω (tărắssō)
"io tormento, disturbo, agito"
Greco antico: τρᾱχῠ́ς (trākhŭ́s) "ruvido", "rozzo"
Proto-slavo: *drāžìti "irritare, tormentare"
Sanscrito: द्राघते drāghate "egli tormenta"
La proposta è senza dubbio interessante, anche se mi sembra un po' problematica: è più plausibile che un vaglio tragga il suo nome dall'azione tecnica di dividere o di separare, piuttosto che da quella generica di agitare.
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