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giovedì 7 settembre 2023

LA LINGUA MANGANI: UNA PRE-LINGUA?

Edgar Rice Burroughs (Chicago, 1875 - Encino, 1950) è stato un prolifico scrittore statunitense, autore tra le altre cose di un ciclo di ben 24 romanzi incentrati sulla figura di Tarzan - alcuni dei quali inediti in italiano. In queste opere sono presenti i Mangani, grandi scimmie antropomorfe simili ai gorilla, che camminano in posizione eretta e sono dotate di parola. Si esprimono in una lingua articolata peculiare, denominata anch'essa Mangani, di cui l'autore fornisce un abbozzo di vocabolario e diverse frasi. È indistinguibile nei fonemi dalle lingue umane. Questi inquietanti primati hanno allevato Tarzan, dandogli il suo nome, che significa "Pelle Bianca". L'umano orfano è un tarmangani, ossia una "scimmia bianca". I Mangani riconoscono la propria affinità agli esseri umani, da loro chiamati con lo stesso nome etnico. 


Vocabolario Mangani - Italiano 

ala "salire"
amba "cadere"
arad "lancia" 
argo "fuoco" 
aro "gettare" 
atan "maschio" 
bal "oro", "dorato" 
balana "ape" 
balu "germoglio"; "bambino"
balu-den "ramo" ("albero bambino")
band "gomito" 
bar "battaglia"
bara "cervo; antilope"
bo "suolo"
bolgani "gorilla" 
b'tho "lingua" 
bu- "maschio" (in composti)
bu-balu "figlio" 
buk "movimento" 
bukah "evento inaspettato" 
bund "morto" 
bundolo "uccidere" 
bur "freddo" 
busso "mosca" 
buto "rinoceronte" 
b'wang "mano" 
b'yat "testa" 
b'zan "peli, capelli" 
b'zee "piede" 
dak "grasso" 
dak-lul "lago" 
dako "spesso", "denso" 
dako-zan "carne" 
dan "pietra" 
dan-do "fermarsi" 
dango "iena" 
dan-lul "ghiaccio" 
dano "osso"
dan-sopu "noce" 
den "albero" 
der "richiesta" 
derah "esigenza"
dum-dum "tamburo" 
duro "ippopotamo"
eho "molto" 
eho-dan "duro" 
eho-kut "cavità"
eho-lul "umido" 
eho-nala "sommità", "cima"
eta "poco", "piccolo"; "quasi" 
etagani "scimpanzé" 
etagomangani "pigmeo"
etarad "freccia" 
ga "rosso" 
gabo "argilla"
galul "sangue" ("acqua rossa")
gando "vincere" 
gash "zanna" 
gimla "coccodrillo" 
go "nero" 
gogo "parlare" 
gom "correre" 
gomangani "uomo nero, mandingo" 
gom-lul "fiume" ("acqua corrente")
gorgo "bufalo" 
goro "luna"
gree "amare"
greeah "adorazione" 
gu "ventre" 
gugu "davanti" 
gumado "malato" 
gund "capo (della tribù)" 
gund-bar "guerra"
guram "lucertola" 
guru "terribile"
histah "serpente" 
ho "molti" 
ho-den "foresta" ("molti alberi") 
hohotan "tribù" 
honda "termite" 
hondo "calabrone" 
horta "cinghiale"
hoseno "lepre" 
hotan "clan", "tribù"
ho-wala "villaggio" ("molte case") 
howangani "gibbone" 
hul "stella"
jabo "scudo"; "riparo"  
kagoda "arrendersi" 
kal "latte" 
kalan "femmina" 
kalo "vacca" 
kalu "madre" 
kambo "giungla, foresta" 
kambu "zucca" 
kamo "liana"
kando "formica" 
klu-kal "uovo" 
kob "colpire" 
koho "caldo"
kolana "pesce spinoso o zannuto" 
kor "camminare" 
korak "uccisore" 
kordo "danza" 
kota "tartaruga"
kreegah "pericolo", "attenzione!" 
kreegor "urlo" 
kudu "sole" 
kut "buco" 
lan "destra" (direzione)
lana "pungiglione" 
lano "zanzara" 
lat "naso" 
litu "acuto" 
lot "faccia" 
lu "feroce" 
lufo "fianco", "a fianco", "vicino" 
lul "acqua"
lul-kor "nuotare" 
lus "lingua" 
mado "zoppo" 
mal "giallo" 
man "grande" 
mangani "scimmia (antropomorfa)"; "umano" 
manu "scimmia (non antropomorfa)" 
meeta "pioggia"
mu- "femmina" (in composti)
mu-balu "figlia" 
m'wa "blu"
nala "su", "in alto"; "arrampicarsi", "salire" 
neeta "uccello" 
nene "scarabeo"
nesen "cavalletta" 
numa "leone" 
nur "mentire" 
olo "lottare" 
om "lungo" 
omtag "giraffa"
pacco "zebra" 
pal "paese" 
pamba "ratto" 
pan "molle" 
pand "tuono" 
panda "rumore" 
pand-balu-den "fucile" ("albero figlio del tuono")
pan-lul "piangere" 
pan-vo "debole"
pastar "padre"
pisah "pesce" 
po "affamato" 
popo "mangiare" 
por "compagno" 
por-atan "marito" 
por-kalan "moglie" 
ramba "giacere" 
rand "indietro", "nel passato" 
rea "parola"
rem "prendere"
rep "verità" 
ro "fiore" 
rota "ridere" 
ry "curvo" 
ry-balu-den "arco" (arma) 
sabor "leonessa" 
sen "saltare" 
ska "avvoltoio"
skree "gatto selvatico" 
sone "letame"
sopu "frutta" 
sord "cattivo" 
sheeta "leopardo", "pantera"
ta "alto"
tag "collo" 
tan "guerriero" 
tand- "non" 
tanda "scuro" 
tand-ho "poco", "pochi" 
tand-lan "sinistra" ("non destra") 
tand-litu "ottuso", "stupido" ("non acuto")
tand-lul "secco" ("non acqua")
tand-nala "giù", "in basso" ("non su")
tand-panda "silenzio"; "zitto" ("non rumore")
tand-popo "morire di fame" ("non mangiare")
tand-ramba "alzarsi" ("non giacere")
tand-unk "restare" ("non andare") 
tand-utor "coraggioso" ("non paura")
tand-vulp "vuoto" ("non pieno")
tan-klu "gallo" 
tantor "elefante" ("animale guerriero")
ta-pal "collina" ("luogo alto")
tar "bianco" 
tar-bur "neve" ("freddo bianco")
tarmangani "uomo bianco" 
taro "vaso", "recipiente"
tarzan "pelle bianca" 
tongani "babbuino" 
tor "bestia", "animale"
torda "elefantessa" 
tormangani "fantasma", "spirito" 
tho "bocca" 
thub "cuore" 
ubor "assetato"
ud "bere"
ug "fondo" 
ugla "lottare"; "sfidare"; "odiare"   
umpa "bruco" 
ungo "sciacallo" 
unk "andare" 
unk-nala "arrampicarsi" ("andarte su")
Usen "Dio"
usha "vento" 
ut "grano", "cereale" 
utor "paura" 
van "bene" 
vando "buono" 
ved "montagna" 
voo-dum "danza", "danzare" 
voo-voo "cantare"
vulp "pieno" 
wa "verde" 
wala "casa"; "nido"  
wang "braccio" 
wappi "antilope" 
wa-usha "foglia" 
whuff "fumo" 
wo "questo" ("cose che sono qui") 
wob "quello" ("cose che sono là")
yad "orecchio"
yang "oscillare"
yango "pipistrello" 
yat "occhio", "vedere" 
yato "guardare" 
yel "qui"
yeland "là" 
yo "amico" 
yud "venire" 
yuk "corno" 
yut "tagliare"; "insanguinare" 
yuto "ferita", "ferire"  
za "giovane femmina" (tradotto con "ragazza")
za-balu "sorella" 
zan "pelle" 
zanzi "ragno" 
zee "gamba" 
zor "in"
zu "grande" 
zu-dak-lul "oceano" ("grande acqua spessa")
zu-gogo "storia", "racconto"; "raccontare una storia"
zugor "remo" 
zu-kut "caverna" ("grande buco")
zut "fuori" 
zu-tho "grande bocca" 
zuvo "forte"

Si trovano nel Web numerose raccolte di questo materiale lessicale, basta fare una semplice ricerca per trovarli. Riporto in questa sede qualche link utile: 

1) vocali come in italiano, con le possibili eccezioni di -ee-, che in qualche parola suonerebbe /i:/, e di -oo-, che sonerebbe /u:/, come in inglese; 
2) consonanti come in inglese. 

Un breve frasario:

Tarzan lul-kor "Tarzan sta nuotando" 
Tarzan tand-unk wala "Tarzan non va a casa" 
gugu zu den, lufo gom-lul "davanti al grande albero, vicino al fiume"
wo wala yud zu "questa casa è grande" (lett. "forte") 
wob kalo yud lufo ho-wala "quella vacca è vicino al villaggio"
wob sord tarmangani gogo nur "quel cattivo uomo bianco dice il falso" 
yato nala! "guarda in alto!"

Evoluzione e formazione del Mangani

In realtà il lessico e la grammatica del Mangani sono in gran parte frutto di complesse rielaborazioni del materiale originale. Nei glossari compaiono spesso parole che sono state estrapolate a partire da congetture più o meno ragionevoli. 
Alcuni esempi: 

bus "escremento", busan "natiche, ano": sono dedotti da busso "mosca", interpretato come "mangiatore di escrementi";
hist "veleno": è dedotto da histah "serpente" (ma non tutti i serpenti sono velenosi). 

Il romanzo burroughsiano Tarzan il Terribile (Tarzan the Terrible, 1921) è ambientato nella terra perduta e inaccessibile di Pal-ul-don, situata nel cuore dell'Africa, dove vivono i dinosauri e abitano popolazioni di pitecantropi. In quest'opera compaiono parole della lingua di Pal-ul-don, che presenta molte somiglianze con quella dei Mangani, pur non essendo identica. Nel corso degli adattamenti delle gesta di Tarzan nei fumetti, numerose parole di Pal-ul-don sarebbero passate nel Mangani, integrandosi profondamente. Questo processo rende difficile identificare il percorso tramite cui un dato vocabolo è giunto a far parte di un glossario nel Web, a meno che ad occuparsi della questione non sia un profondo conoscitore delle opere di Burroughs (cosa che io non sono affatto). Si nota che nella lingua di Pal-ul-don compaiono due elementi che non esistono nel Mangani: la preposizione ul- "di" e l'articolo determinativo jad- "il". Così Pal-ul-don = Luogo dei Pitecantropi (pal "luogo" + don "pitecantropo"); Tarzan-jad-Guru "Tarzan il Terribile" (guru "terribile"). Queste differenze grammaticali tra le due lingue fanno sospettare che le non siano geneticamente imparentate e che le somiglianze lessicali siano dovute a prestiti. In Mangani si direbbe *Donpal anziché Pal-ul-don e *Guru-Tarzan anziché Tarzan-jad-Guru. Non è detto che le idee di Burroughs fossero chiare. 

La questione cruciale

Sicuramente Burroughs doveva essere molto interessato al problema delle origini del linguaggio umano. Sicuramente era sua intenzione presentare la lingua dei Mangani come una "lingua primitiva", ossia una pre-lingua o protolingua assoluta. Qualcosa che dovrebbe precedere la "lingua perfetta" di cui parlava Charles Darwin nei suoi scritti. 
A questo punto ci si pone una domanda della massima importanza: Burroughs è riuscito a realizzare quanto si proponeva? La risposta è negativa. La lingua Mangani non può essere considerata una pre-lingua o protolingua assoluta. È invece una lingua perfetta come tutte le lingue umane
Ecco la dimostrazione:

1) Fonetica non rudimentale 
Ci sono sillabe chiuse: consonanti finali, semplici gruppi consonantici, talvolta anche all'inizio delle parole. Da una pre-lingua ci aspetteremmo soltanto sillabe aperte.

2) Povertà lessicale solo apparente
Le parole fondamentali sono circa un centinaio, ma includendo i derivati, la consistenza del vocabolario aumenta in modo notevole. 

3) Abbondanza di mezzi produttivi 
La grammatica è abbastanza semplice (mancano modi di distinguere i plurali, etc.), tuttavia abbondano le strutture elaborate, come i composti e i derivati. Basti pensare ai diversi nomi di primati, formati a partire da -gani "scimmia" e dal composto mangani "grande scimmia": 

bolgani "gorilla" 
   < bol "legato alla terra" + gani "scimmia" 
etagani "scimpanzé" 
  < eta "piccolo" + gani "scimmia" 
tongani "babbuino"
  < ? + gani "scimmia"
tarmangani "uomo bianco" 
   < tar "bianco" + mangani "grande scimmia"
gomangani "uomo nero" 
   < go "nero" + mangani "grande scimmia"
etagomangani "pigmeo" 
   < eta "piccolo" + go "nero" + mangani "grande scimmia"
   (lett. "piccolo uomo nero") 

I composti permettono di formare molte parole a partire da pochi elementi lessicali di base, tuttavia questo processo creativo presuppone un certo ingegno: 

dan "pietra" + lul "acqua" => 
   dan-lul "ghiaccio", ossia "acqua di pietra" 

ga "rosso" + lul " => 
   galul "sangue", ossia "acqua rossa"

In Mangani esistono alcuni prefissi produttivi: 
eta- "mezzo", "metà", "quasi"
   (derivato dalla sclerotizzazione di eta "piccolo")
   arad "lancia" - etarad "freccia" 
tand- "non" 
   nala "su", "in alto" - tand-nala "giù", "in basso" 
   popo "mangiare" - tand-popo "morire di fame"
   vulp "pieno" - tand-vulp "vuoto" 
b'-, marcatore di parti del corpo
   wang "braccio" - b'wang "mano" 
   yat "occhio" - b'yat "testa" 
   zan "pelle" - b'zan "peli, capelli"
   zee "gamba" - b'zee "piede" 

In Mangani esistono alcuni suffissi produttivi: 
kal "latte" forma le seguenti parole:
  kalan "femmina" (lett. "che dà latte")
  kalu "madre" (lett. "che dà latte") 
  kalo "vacca" (variante di kalu, lett. "quasi madre") 
  Kala, nome della madre adottiva di Tarzan 

Alcuni suffissi sono particolarmente comuni: 
-o, formante di sostantivi 
  honda "termite" - hondo "calabrone"
    (la radice è la stessa, "grosso insetto mordace") 
  dan "pietra" - dano "osso" 
    (la radice è la stessa, "cosa dura") 
  lana "pungiglione" - lano "zanzara" 
    (la radice è la stessa, "cosa aguzza") 
-o, formante di verbi / nomi d'azione 
  yat "occhio", "vedere" - yato "guardare" 
  yut "tagliare" - yuto "ferita", "ferire"
-ah, intensivo 
  buk "movimento" - bukah "movimento inaspettato" 
  der "richesta" - derah "esigenza" 
  gree "amore" - greeah "adorazione" 
-ag, comparativo 
  sord "cattivo" - sordag "peggiore" 
  zuvo "forte" - zuvoag "più forte" 

Esistono tracce di apofonia: 
lat "naso" - lot "faccia" 

Queste sono le caratteristiche attribuite alla lingua Mangani secondo il sito www.erbzine.com (Edgar Rice Burroughs Web Museum), nella già riportata pagina mag21/2112

- Uso di intensificatori o diminutivi come affissi.
- Posizione intercambiabile di due parole per costruirne un'altra.
- Espressioni idiomatiche come ben-go-utor "grande paura nera" (in realtà è una locuzione di Pal-ul-don).
- Un interessante modo di costruire parole per mezzo di due eventi od oggetti.
- Capacità di riconoscere la differenza tra qualità e quantità (parole come eho e ho).
- Capacità di riconoscere la differenza tra continuo e discreto (parole come eho e ho).
- Capacità di riconoscere la differenza tra nomi numerabili e non numerabili.
- Capacità di utilizzare comparativi. Non si usano superlativi.
- Grande uso di aggettivi e di qualche avverbio.
- Capacità di distinguere i colori (i ricercatori dicono che le scimmie vedono in scala di grigi, mentre gli umani vedono a colori).
- Verbi e nomi sono la stessa parola.
- Aggettivi e participi passati sono la stessa cosa.
- Non ci sono parole al passato, al futuro - o rappresentazioni di questi concetti.
- Non ci sono articoli, pronomi (personali), numerali, congiunzioni e plurali.
- Ci sono pronomi dimostrativi.
- Ci sono preposizioni.
- Le frasi sono brevi e concise.
- Non ci sono coniugazioni dei verbi.
- Ci sono pronomi interrogativi.

Riguardo agli esseri:
- Capacità di esprimere concetti di orientazione.
- Una buona conoscenza della struttura geografica, politica e familiare.
- Una buona conoscenza del male e della gentilezza.
- Una buona conoscenza delle armi degli umani.
- Una buona conoscenza dell'intelligenza. 

Questo elenco riportato nel sito, tutto sommato dà piena ragione a quanto sostengo.

L'annosa questione dei pronomi personali 

I Mangani usano i nomi propri di persona per sostituire i pronomi personali. Se Tarzan deve dire "vado a mangiare", dice "Tarzan unk-popo", ossia "Tarzan va a mangiare". Burroughs, coerentemente con le credenze della sua epoca, era convinto che i pronomi personali fossero cose da popoli "civilizzati". I popoli "selvaggi" erano tenuti a farne a meno, parlando sempre in terza persona. Quante volte nei fumetti abbiamo visto  Indiani d'America dire cose come "Castoro Saggio va", o addirittura "Castoro Saggio andare"? Eppure, nelle liste di vocaboli Mangani trovate online compaiono due "pronomi personali"

bu (tradotto in inglese con "he")
mu (tradotto in inglese con "she")

In realtà non sono affatto pronomi personali: corrispondono invece all'uso inglese di he- "maschio" e she- "femmina" in nomi di animali come he-goat "capro" e she-tiger "tigre femmina". Spesso i glossatori riportano pochi dettagli e le loro scarne traduzioni possono indurre in confusione.
Nel vocabolario in formato xls scaricabile liberamente dalla pagina 21/mag2113 di www.erbzine.com compaiono pronomi/aggettivi possessivi di prima e seconda persona: 

emo "mio" 
ebo "suo" (di lui)
ema "suo" (di lei)
eto "tuo" 
ius "tuo", "vostro"
ora "nostro" 
eth "loro" 

Queste forme hanno tutta l'aria di essere derivate da creazioni posteriori alle opere di Burroughs. Alcune potrebbero essere innovazioni della lingua di Pal-ul-don; due sono certamente prestiti dall'inglese: 

ora "nostro" < inglese our 
ius "tuo", "vostro" < inglese your(s)

Adattamenti tormentati

Il Tarzan cinematografico a cui siamo abituati non parla alle scimmie in lingua Mangani, e queste non gli rispondono, ovviamente. Le scimmie dei film di Tarzan non sono ominidi in grado di articolare parole e brevi frasi. Sono pure e semplici scimmie. Questo non avviene per caso. Non è dovuto soltanto a difficoltà tecniche. La vera ragione è che i produttori e i registi non volevano recare offesa alla religione cristiana di gran parte degli spettatori. Ricordo una serie di cartoni animati adattata da strisce a fumetti, che faceva eccezione. In quelle animazioni, Tarzan dava ordini agli animali in Mangani. Menzionava i nomi degli animali in Mangani, a volte con qualche alterazione (l'elefante era chiamato tandor anziché tantor). Una volta mia madre (R.I.P.) si adirò perché le capitò di vedere il cartone e di sentire i Mangani che parlavano. Il fastidio dato dalle scimmie parlanti proviene dalla stridente negazione del racconto biblico, secondo cui l'essere umano è il solo creato a immagine e somiglianza di Dio. Già. Però Paperino, Paperone, Topolino e Pippo parlano tranquillamente e non recano offesa o fastidio a nessuno. Perché? Forse c'è dietro qualcosa di diverso: il terrore ancestrale e assoluto nei confronti delle scimmie antropomorfe! 

Conclusioni 

Come si può vedere, inventare una pre-lingua non è affatto un'impresa facile! Si finisce sempre col dare vita a una lingua che è come una umana fatta e finita! 

lunedì 28 agosto 2023

ETIMOLOGIA DI TAMARRO: UN PRESTITO DALL'ARABO

Gerghi e slang sono sempre di estremo interesse. Vi si possono trovare cose inattese. Negli anni '80 del XX secolo, si diffuse tra i giovani l'uso della parola tamarro, col significato di "zoticone, cafone", "individuo rozzo che si veste in modo appariscente". I Paninari usavano l'epiteto tamarro per indicare i loro peggiori nemici. Pochi si sono posti domande sull'etimologia di questo termine. 

Forma originale: tamarro 
Forme gergali evolute: tarro, zarro 
Sinonimi: truzzo, tànghero 
Traduzione in inglese colloquiale: chav (1), trash (2)

(1) chav è un prestito dal Romaní: chav, chavo "ragazzo (rom)" 
(2) trash significa letteralmente "spazzatura"

Ebbene, a questo punto si può svelare la vera etimologia. L'origine della parola tamarro è dall'arabo تَمَّار tammār "venditore di datteri", chiaro nome agentivo tratto da تَمْر tamr "dattero". 


تَمَّار tammār "venditore di datteri" 
plurale regolare: تَمَّارُون  tammārūn
femminile: تَمَّارَة  tammāra 

 تَمْر tamr "dattero"
collettivo e singulativo: تَمْرَة  tamra 
plurale fratto: تُمُور  tumūr 

Durante il dominio musulmano in Sicilia, i venditori di datteri erano considerati particolarmente grossolani, rudi. 
La trafila semantica è la seguente: 

"venditore di datteri" => "individuo grossolano", "zotico" => tamarro 

Conclusioni 

Riporto alcuni ricordi dei tempi del liceo. V., una ragazza riccia e biondiccia che andava in giro a far pompini a ragazzi più grandi, ovviamente schifando a morte i compagni di classe, diceva cose terribili sui tamarri! In un'occasione ha detto che non si lavavano le parti intime. Li considerava animali ripugnanti e li odiava in modo feroce. Questo perché in un'occasione aveva cercato di fellarne uno ed era rimasta sconvolta dalla sporcizia simile a formaggio, dallo smegma sul prepuzio!

sabato 26 agosto 2023

UNA STRANA COPPIA DI OMOFONI: FORMENTO 'LIEVITO' E FORMENTO 'FRUMENTO'

No, non sto parlando di una coppia di omofobi. Sto parlando di due omofoni, cioè parole che hanno lo stesso suono ma significati diversi.

1) In toscano antico, formento significava "lievito" e aveva come sinonimo levame
L'origine è dal latino fermentum "lievito", "fermentazione". La radice è la stessa di ferveō (II sing. fervēs, perf. I sing. ferbuī, inf. fervēre) "bollire", "ribollire". 
Il passaggio della vocale -e- a -o- è dovuto alla presenza delle due consonanti f- e -m-, che ne hanno influenzato la pronuncia, conferendogli un'articolazione labiale.
2) In toscano antico, formento (variante: fromento) significava "frumento". Dante scriveva: "Grande vuole essere la scusa, quando a così nobile convito per le sue vivande, a così onorevole per li suoi convitati, si pone pane di biado, e non di formento" (Convivio, 97). 
Anche in lombardo e in veneto, formento significava "frumento", da cui è derivato il diffuso cognome Formenti; in Veneto si trova il suo diminutivo Formentin
Nel lombardo odierno si ha forment, pronunciato /fur'ment/, con derivati come formentón /furmen'tun/ "mais". 
L'origine è dal latino frūmentum "frumento, grano", a sua volta dal latino antico *frūgmentom. La radice è la stessa di frūx "raccolto" (genitivo frūgis) e di frūctus "frutto" (genitivo frūctūs) - in ultima analisi dal verbo fruor (II sing. frueris, perf. I sing. frūctus sum, inf. fruī) "godere di qualcosa". 
Ci sono stati due passaggi: la produzione di una variante *frŭmentum con vocale -u- breve, quindi la metatesi di *frŭmentum in *fŭrmentum.

L'omonimia tra il toscano formento "lievito" e formento "frumento" è fortuita e dovrebbe far riflettere. 
Nota: 
Oltre all'esito protoromanzo *formentu "lievito", in Liguria doveva esistere anche l'esito protoromanzo *vermentu. Infatti è chiaro che il nome del vino vermentino è un derivato di fermentu(m), con allusione al tipico gusto frizzante. La consonante iniziale f- è diventata sonora, v-. Così *fermentīnu(m) ha dato vermentin, passando come prestito dal genovese al sardo.  

La conseguenza di quanto esposto è sconcertante: in italiano le parole fermento e frumento sono derivate entrambe dalla trafila dotta anziché dalla genuina usura della pronuncia del volgo. In altre parole, siamo di fronte a due latinismi

Allotropi: 
fermento - †formento
frumento - †formento, †fromento


Latino: fermentum "lievito", "fermentazione"
 Romanzo insulare: 
   Sardo: fromentu, fermentu 
      (altre varianti: framentu, frammentu, frementu
      frommentu, frumentu, frummentu); 
      derivati: fermentarzu "pasta cruda del pane"        
 Italo-dalmatico: 
   Italiano antico: formento 
 Gallo-italico: 
   Romagnolo: forment 
 Ibero-romanzo:
   Spagnolo (dial., Salamanca): hermiento, jurmiento 
   Asturiano: formientu 
   Leonese: furmientu, fermientu 
   Galiziano: formento 
   Portoghese: formento


Latino: frūmentum "frumento, grano"
 Italo-dalmatico: 
   Italiano antico: formento, fromento 
   Dalmatico: furmiant 
 Reto-romanzo:
   Friulano: forment 
   Romancio: frument 
 Gallo-italico: 
   Lombardo: forment /fur'ment/ 
     Bergamasco: formét 
 Gallo-romanzo:
   Catalano: forment 
   Franco-provenzale: froment 
   Antico francese: froment, ferment, formant, forment
         froument, furment 
     Medio francese: froment, forment, fourment 
     Francese moderno: froment 
   Derivati: 
     1) Antico francese: fourmenté "porridge" 
       Medio francese: fromenté "porridge" 
     => Medio inglese: frumente "tipo di porridge" 
            Inglese moderno: frumenty "tipo di porridge" 
     2) => Ungherese: furmint "tipo di uva bianca" 
              (lett. "del colore del frumento")

domenica 20 agosto 2023

ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLE PAROLE POLIREMATICHE

Vorrei ora porre l'attenzione su un insidioso problema che ostacola in modo significativo l'apprendimento delle lingue. 
Una parola polirematica è un gruppo di parole che funziona come una singola unità di significato, ossia come un singolo lessema. Il suo significato, che è specifico e autonomo, e non è la semplice somma delle componenti. 
Sinonimi:
    unità polirematica,
    locuzione polirematica 
    polirematica 
Etimologia: dal greco πολύς (polýs) "molto" e ῥῆμα (rhêma) "parola".
Sinonimi meno comuni: 
    lessema complesso
    parola complessa
    parola sintagmatica
    unità lessicale superiore 
Traduzioni in inglese:
    phraseme,
    set phrase,
    fixed expression
    idiom
    multiword expression  
Traduzioni in tedesco: 
    Phraseologismus,
    Phrasem
    Idiom 
Traduzioni in francese: 
   phraséologie
   unité phraséologique
   phraséologisme
   phrasème     

Se pochi ne hanno sentito parlare, è perché la scuola insegna più che altro bullismo e politica. Eppure simili formazioni non possono essere trascurate, perché sono innumerevoli e pervasive.

Classificazione delle parole polirematiche ed esempi: 

i) nome polirematico: 
   aglio olio e peperoncino,
   anima gemella
   avvocato del diavolo,
   benzina senza piombo,
   camera a gas
   carta di credito
   cartoni animati
   casa di cura
   conferenza al vertice
   dato di fatto,
   ferro da stiro
   festa in costume,
   festa in maschera,
   fine settimana
   gomma per cancellare,
   guardia del corpo
   luna di miele
   macchina da scrivere,
   manna dal cielo,
   permesso di soggiorno
   scala mobile,
   tavola rotonda
   vuoto a rendere,
   etc. 
ii) aggettivo polirematico: 
   a caldo,
   acqua e sapone
   a rate
   bianco e nero,
   bianco sporco,
   buono a nulla
   chiavi in mano
   fuori stagione
   in bianco
   rosa pallido,
   rosso ruggine,
   senza arte né parte,
   senza infamia e senza lode,
   terra terra
   usa e getta
   vero e proprio
   etc. 
iii) pronome polirematico: 
   chissà cosa
   il tal dei tali,
   lo stesso
   noi altri
   noi stessi
   qualche cosa
   questo e quello,
   etc.
iv) verbo polirematico: 
   avere le mani bucate,
   buttare via
   dare retta
   dare una mano
   essere di guardia,
   fare acqua
   fare luce
   farla franca
   farsela addosso,
   farsela sotto,
   mettere in moto,
   mettere le corna
   portare avanti
   prendere piede,
   rendere conto
   rendersi conto
   volere bene
   volersi bene,
   etc.
v) avverbio polirematico: 
   alla mano
   avanti e indietro
   così così
   culo a terra,
   di male in peggio,
   di punto in bianco
   mani in alto
   meno male
   pancia all'aria,
   su e giù
   etc.
vi) preposizione polirematica: 
    assieme a
    nell'arco di,
    per quanto concerne
    quanto a
    riguardo a
    etc.
vii) congiunzione polirematica: 
   dal momento che,
   fermo restando che,
   in quanto,
   nella misura in cui,
   prima che
   etc. 
viii) interiezione polirematica: 
    apriti cielo,
    buonanotte al secchio
    in bocca al lupo
    per carità,
    santo cielo
    etc. 
   N.B.
   Le bestemmie sono tipicamente polirematiche!

Rigidità strutturale

Le unità polirematiche sono oggetti complessi, anche se di rado il parlante medio ne è consapevole. Sono particolarmente rigide, sia a livello semantico che sintattico. In particolare valgono le seguenti proprietà:  

- non è tollerata la sostituzione di componenti con sinonimi;  
- non è tollerata la frapposizione di elementi estranei;
- non è tollerata la dislocazione, né altro tipo di cambiamento d'ordine deio componenti; 
- non è tollerata la pronominalizzazione dei componenti.

Per approfondimenti sulla classificazione, si rimanda all'articolo di Francesca Masini (2011) sull'Enciclopedia dell'Italiano:


Va segnalato che esiste un fortissimo tabù nei confronti della violazione delle regole sopra enunciate. Chi sbaglia una parola polirematica o cerca di apportarvi variazioni indebite, è colpito da stigma sociale, come se avesse la lebbra, come se si presentasse in pubblico col volto imbrattato di escrementi.

Analizziamo in dettaglio alcuni notevoli esempi di rigidità strutturale, spingendo tale caratteristica fino alle estreme conseguenze:

1) avvocato del diavolo 
Significato: "chi porta argomenti contrari a quelli auspicati"; "chi ha sempre da ridire su tutto" 
Significato originale: "promotor fidei, incaricato di portare argomenti per mettere in discussione virtù e miracoli di un candidato alla canonizzazione" 
Fraseologia: fare l'avvocato del diavolo

Il tentativo di sostituire con sinonimi uno o entrambi i membri produce esiti ridicoli. 
Non si può dire: 
  *avvocato del demonio 
  *avvocato di Satana 
  *leguleio del diavolo 
  *azzeccagarbugli del diavolo  
  etc.

Non si possono inserire aggettivi tra "avvocato" e "diavolo". Non si può dire: 
 *avvocato abile del diavolo
 *avvocato astuto del diavolo

Si può tuttavia preporre l'aggettivo all'unità polirematica: 
 un abile avvocato del diavolo 
 un astuto avvocato del diavolo

L'impossibilità di dislocazione è palese. Nessuno si sognerebbe di pronunciare frasi come questa: 
 *Quello del diavolo è l'avvocato più astuto.  

2) camera a gas 
Significato: "strumento di esecuzione o di sterminio in cui i condannati vengono asfissiati col gas".

Il tentativo di sostituire con sinonimi uno o entrambi i membri produce esiti ridicoli. 
Non si può dire: 
  *stanza a gas  
  *stanzino a gas  
  *gabinetto a gas 
  *camera a esalazioni 
  etc.

Non si possono inserire aggettivi tra "camera" e "gas". Non si può dire: 
  *una camera grande a gas 
  *una camera letale a gas 
  *una camera micidiale a gas

Non si possono dislocare i componenti. Non si può dire: 
 *È a gas quella camera? 
 *Quella a gas era la camera che il Caporale di Braunau considerava il modo migliore di risolvere i problemi. 


3) casa di cura 
Significato: "luogo di residenza per persone che necessitano assistenza costante"
Sinonimi: casa di riposo

Il tentativo di sostituire con sinonimi uno o entrambi i membri produce esiti ridicoli. 
Non si può dire: 
  *palazzo di cura 
  *edificio di cura 
  *costruzione di cura 
  *casa di assistenza  
  etc.

Per contro, "casa di cura" e "casa di riposo" sono sinonimi anche se le parole "cura" e "riposo" non lo sono affatto.

Dovendo aggiungere un aggettivo, si hanno difficoltà quasi insormontabili. Non si può inserire l'aggettivo tra le parole "casa" e "cura"
Non si può dire: 
  *casa spaziosa di cura 
  *casa accogliente di cura 
  *casa efficiente di cura 
  etc. 

In alcuni casi si può sempre risolvere il problema preponendo l'aggettivo alla parola "casa"
Si può dire: 
  una buona casa di cura 
  una spaziosa casa di cura 
  un'accogliente casa di cura 
  un'efficiente casa di cura 
  etc. 

In ogni caso non si sentono molto spesso formazioni di questo genere, anche se di per sé non sono errate. 
Non sempre posporre l'aggettivo è una buona idea, perché potrebbe intendersi che possa essere riferito a "cura" anziché a "casa"

Stona dire: 
  una casa di cura spaziosa 
  una casa di cura accogliente 
  una casa di cura efficiente 

Tuttavia non sussiste il problema se si usa un intensivo formato con "molto":
  una casa di cura molto spaziosa 
  una casa di cura molto accogliente 
  una casa di cura molto efficiente 

4) far morire
Significato: "indurre turbamento (in genere erotico)"
Polirematiche di significato analogo: 
  far impazzire 
  far perdere la testa

Non è possibile sostituire questi verbi con altri sinonimi: 
  uccidere 
  ammazzare 
  far crepare 
  fare schiattare
  rendere demente 
  portare alla follia;
  decapitare 
  etc. 

Esempi di fraseologia: 
Quella ragazza si mette in minigonna e fa morire gli uomini. 

Variante ammessa: 
Quella ragazza si mette in minigonna e fa impazzire gli uomini. 

Non si può dire: 
Quella ragazza si mette in minigonna e uccide gli uomini.
etc.

In una frase di altro genere, che non includa un'unità polirematica, non si può usare "far morire" come sinonimo di "fare impazzire"! In altre parole, non vale la proprietà transitiva. 

Esempio:
  un veleno per far morire i topi 

Non si può sostituire la frase con le seguenti:  
  *un veleno per fare impazzire i topi 
  *un veleno che decapita i topi 

5) solo come un cane 
Significato: "in condizione di solitudine profonda, assoluta"

Se un uomo è solo come un cane, nulla da ridire. Ma cosa succede se a sentirsi così sola è una donna? Ebbene, bisogna dire così:
Quella donna è sola come un cane

Non si può dire:
*Quella donna è sola come una cagna. 

Pure mi è capitato di sentire una frase simile, "M. si sente sola come una cagna", pronunciata da qualcuno che non comprendeva la natura delle unità polirematiche e cercava a tutti costi la concordanza del genere delle parole. Questo errore ha pietrificato tutti i presenti, in particolar modo le donne: è stato considerato una grave gaffe, perché la parola "cagna", al pari di "vacca", è considerata un sinonimo di "prostituta".

6) topo di biblioteca 
Significato: "appassionato di libri", "avido lettore di libri"

Il tentativo di sostituire uno o entrambi i membri con sinonimi produce esiti ridicoli.
Non si può dire: 
  *sorcio di biblioteca
  *ratto di biblioteca 
  *roditore di biblioteca 
  *topo di libreria 
  etc.

Non si possono dislocare i componenti. Non si può dire: 
  È di biblioteca quel topo? 

Non si possono nemmeno produrre negazioni elaborate. 
Si può dire: 
   Non è un topo di biblioteca.  
Non si può dire: 
   Quel topo non è di biblioteca. 
 
La complessità delle moltissime unità polirematiche usate nella lingua italiana è incredibile: per approfondire bene l'argomento, sarebbe necessario trattarle una per una - impresa impossibile, dato che non basterebbe un'enciclopedia. 

Utilizzo di lessemi peculiari

Alcune parole ricorrono soltanto o quasi soltanto in contesti limitatissimi, come una particolare unità polirematica. Non hanno praticamente altro impiego nella lingua.
Esempi: 

1) attesa spasmodica 
Significato: "attesa nell'angoscia e nell'ansia"

Nel linguaggio corrente, l'aggettivo spasmodico "angoscioso", "straziante", "lancinante" non si usa praticamente mai in contesti diversi. Ricordo un critico letterario che, parlando in una trasmissione televisiva, si lamentava dell'uso sclerotizzato e stereotipato di decine e decine di parole, tra le quali proprio "spasmodico". In realtà esistono attestazioni di uso con sostantivi diversi: 

ansia spasmodica
nervosismo spasmodico

ricerca spasmodica
tensione spasmodica

Ho trovato anche menzione di una frase in cui c'è inversione dei membri:

una spasmodica attesa

Con ogni probabilità le cose sono andate così: in origine la locuzione "attesa spasmodica" non era un'unità polirematica, anche se in seguito ha finito con diventarlo.
Non si può dire: 
 *Oggi mi sento spasmodico.
 *Il comportamento di quella donna è spasmodico. 

L'aggettivo spasmodico "caratterizzato da spasmo" appartiene al linguaggio medico e si riferisce a una contrattura dolorosa - per l'appunto a uno spasmo
Sinonimo medico: spastico 
Derivati: spasmodicamente 
Nota:
L'avverbio è documentato nell'opera Gadda, in cui si parla di una tipa che era spasmodicamente ghiotta di gorgonzola.

2) avere il batticuore 
Significato: "essere ansioso, trepidante"
(far) venire il batticuore
Significato: "provocare ansia o trepidazione"

Nel linguaggio corrente il termine batticuore non ricorre altrove ed è formato chiaramente da battere + cuore. Raffaella Carrà in una canzone cantava "Cuore, batticuore". La traduzione medica è tachicardia.

3) in un battibaleno 
Variante: in un baleno 
Significato: "all'istante" 

Il termine battibaleno non ricorre altrove ed è formato chiaramente da battere + baleno. A sua volta, anticamente la parola baleno era usata come sinonimo di lampo. Oggi è da considerarsi obsoleta. 

4) stare a galla
  rimanere a galla 
Significato: "non affondare"
  venire a galla 
Significato: "emergere" 

Che cos'è la galla? L'ho appreso fin da bambino, avendo la passione dell'entomologia: la galla è un'escrescenza leggerissima, simile a una pallina, che si forma sulle foglie o sulle gemme di certe piante a causa dell'azione di insetti o di patogeni. Questa parola può anche indicare una minuscola vescica che compare sulla pelle, soprattutto in seguito a una scottatura. 
Il problema è che nessuno usa il termine "galla" nel linguaggio comune: la sua natura è soltanto tecnica. Moltissimi ne ignorano persino l'esistenza al di fuori delle polirematiche riportate.
Derivati: galleggiaregalleggiantegalleggiamento   

5) tirare le cuoia 
Significato "morire" 

Il termine cuoia non è usato altrove. Deriva da un antico plurale di cuoio, nel senso di "pelle". Come altri plurali in -a (es. budella, ginocchia, fondamenta, etc.), spesso in senso collettivo, è una genuina sopravvivenza dell'antico neutro plurale latino (corium, plurale coria). Non quindi è del tutto vero che la lingua italiana non abbia il genere neutro.

Il tentativo di sostituire con sinonimi uno o entrambi i membri produce esiti ridicoli. 
Non si può dire: 
 *tirare il cuoio 
 *tirare la pelle
 *tirare le pelli

Nessuna pronominalizzazione è ammissibile. Non si può dire:
  *Le cuoia sono state tirate da A.
  *Cosa ha tirato A.? Le cuoia.

Alcuni casi bizzarri 

Sono classificati come polirematiche alcuni segmenti che si trovano soltanto in formule fisse, che sono a loro volte unità polirematiche più complesse.

1) acqua e sapone 
Significato: "che non usa trucco"

L'aggettivo polirematico acqua e sapone ha una particolarità. È usato soltanto nelle seguenti locuzioni: 
  ragazza acqua e sapone 
  bellezza acqua e sapone 
  fascino acqua e sapone 
  sensualità acqua e sapone

Quindi si può dire che "ragazza acqua e sapone", "bellezza acqua e sapone" e simili siano a loro volta diversi nomi polirematici. Non si può infatti dire *donna acqua e sapone - o comunque non si dice; non si dice nemmeno *moglie acqua e sapone, *figlia acqua e sapone, etc. 
Per il resto, non si possono invertire i membri che compongono l'unità "acqua e sapone". Non si può dire: 
  *sapone e acqua 

Non si possono usare sinonimi. Non si può dire:
 *acqua e detergente

Un esempio notevole di fraseologia: 
"Valentina Nappi è una ragazza acqua e sapone."
(Massimo Boldi) 

Questo però non basta. Non si possono praticare inserimenti tra nomi come "ragazza" e "acqua e sapone". Non si può dislocare "acqua e sapone" anteponendolo a "ragazza".  
Non si può dire: 
 *Valentina Nappi è una ragazza bellissima acqua e sapone.
 *È acqua e sapone una ragazza bellissima come Valentina Nappi.

Tutto ciò dimostra in modo incontrovertibile quanto intendo affermare: "acqua e sapone", che tecnicamente è un aggettivo polirematico, non ha un'esistenza autonoma.

2) chiavi in mano 
Significato: "con disponibilità immediata" (detto di immobile, servizio, etc.) 

L'aggettivo polirematico chiavi in mano ha una particolarità. È usato soltanto in un numero limitato di locuzioni tecniche, tutte stereotipate: 
   acquisto chiavi in mano 
   contratto chiavi in mano 
   fornitura chiavi in mano
   ristrutturazione chiavi in mano 
   servizio chiavi in mano
   vendita chiavi in mano 
   etc. 

Quindi si può dire che "acquisto chiavi in mano", "contratto chiavi in mano", "vendita chiavi in mano" e simili siano a loro volta diversi nomi polirematici. 

3) richiesta estorsiva 
Plurale: richieste estorsive
Significato: "pressione o costrizione a pagare una certa somma per ottenere qualcosa"

Il nome polirematico richiesta estorsiva ha una particolarità: è usato spesso nella seguente locuzione: 
  accanimento delle richieste estorsive 

Quindi si può dire "accanimento delle richieste estorsive" sia a sua volta un nome polirematico. In realtà, questo è a sua volta parte di una frase fatta: 
 cedere al ricatto comporta l'accanimento delle richieste estorsive

Questa è una sacrosanta verità, più volte enunciata dall'Ispettore Derrick, che purtroppo la gente ignora con pervicacia.

Il ragazzo che parlava per frasi fatte

Andrea B., che era un ragazzo grassoccio dai capelli fulvi, una volta mi stupì dicendo queste cose: 

"Io parlo per frasi fatte. Uso soltanto frasi fatte. Tutto quello che dico è una frase fatta. Anche ciò che sto dicendo adesso. Dire "parlo per frasi fatte" è a sua volta una frase fatta." 

Andrea B. aveva qualcosa di inquietante. Era kafkiano! Riusciva a trasmettermi un'angoscia totalizzante, come certi cartoni animati prodotti in Unione Sovietica. Come l'Arte Panica. Peccato che tanto genio sia stato sprecato, e tutto per colpa dello stramaledetto sistema scolastico! 

Unità polirematiche estinte 

Con grande sorpresa, si scopre che nella lingua italiana di un tempo, esistevano moltissime polirematiche che oggi non sono più usate. Spesso non sono nemmeno conosciute dal parlante medio e necessitano di traduzione. Nel dizionario storico TLIO - Tesoro della Lingua Italiana delle origini si trova una Tabella delle polirematiche. Ecco il link:


Questo è un piccolissimo campionario: 

a buonissima otta 
a commendazione di 
beccume montanine 
bene odorifero 
cacca di occhi 
cantare il paternostro della bertuccia
dimettere in bonaventura 
gente radunaticcia 
gettare alcun sospiretto 
ingrassare gli ombelìcoli 
ingrassare il porco di Sant'Antonio 
intorcere come fuso in rocca 
intra greco e tramontana 
letto generativo
letto sposereccio 
luogo disonesto di femmine 
melone asinino 
membri belli e giovanili 
pisciare maceroni 
puttana palese 

Persino nel Web può risultare molto difficile reperire l'esatto significato di polirematiche come "ingrassare gli ombelìcoli"
Può essere utile esplorare il Glossario delle frasi fatte di Wikipedia: 


Origine delle polirematiche 

A volte è sufficiente una canzonetta per formare nuove unità polirematiche. Ecco qualche esempio: 

alle falde del Kilimangiaro 
ballare sul mondo 
pensare positivo 
sul cocuzzolo della montagna

In alcuni casi, l'uso è diventato comune, come "pensare positivo", mentre non ci si aspetta che qualcuno inserisca in un suo discorso "sul cocuzzolo della montagna" (però non è impossibile, una volta mi è capitato si sentirlo).
Altre volte a sclerotizzarsi è una battuta di un personaggio importante, di un politico o di un guitto. Il lessico politichese è formato in larga misura da polirematiche particolarmente opache. Eccone alcuni esempi:  

compromesso storico,
convergenze parallele, 
crescita negativa

danno collaterale
discesa in campo,
gestione dei migranti
patto del Nazareno,
pericolo fascismo,
rivoluzione liberale
seconda repubblica,
sostituzione etnica,
tagli strategici nella forza lavoro,
una tantum,
etc.

Tra le interiezioni polirematiche di origine politica e non troppo remota, si nota questa: 

Piove, governo ladro! 

Il suo uso è tipicamente satirico e documentato in opere di vari autori (es. Antonio Gramsci).

Problemi di traduzione

Nella massima parte dei casi non è possibile tradurre in modo letterale una parola polirematica in un'altra lingua. 

Italiano: mettersi nei panni di qualcuno 
Inglese: to be in someone's shoes 
  (lett. "essere nelle scarpe di qualcuno")

La traduzione di una polirematica non è necessariamente a sua volta una polirematica. Questo è un esempio in cui una polirematica italiana si traduce con un composto in inglese e in tedesco:

Italiano: topo di biblioteca 
Inglese: bookworm 
Tedesco: Bücherwurm

Occorre comprendere che le unità polirematiche sono come le parole semplici: vanno imparate di conseguenza. La scuola non produce né insegna elenchi di polirematiche, come invece dovrebbe. Si arriva così a tentativi patetici di traduzione letterale da parte di studenti "gnè gnè gnè", convinti che tutte le lingue del mondo siano perfettamente sovrapponibili.