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sabato 3 settembre 2022

La seconda morte di Lazzaro

Voi non avete idea di quel che significhi, non lo immaginate neppure lontanamente.
Ero morto stecchito, giacevo immobile nel sepolcro, al riparo dagli oltraggi della sorte.
Mi aveva ucciso un'infezione massiva da ascaridi.
Quei maledetti nematodi, che avevo inconsapevolmente ingerito mangiando verdura contaminata da uova embrionate, mi colonizzarono l'intestino e da lì si irradiarono sino agli alveoli polmonari.
Una morte che non auguro a nessuno.
Ritenevo, morendo, che nulla potesse più nuocermi.
Quand'ecco che, trascorsi quattro giorni dal mio decesso, accadde l'impensabile: l'Uomo di Nazareth si presentò dinanzi al mio sepolcro e mi riportò in vita.
Non chiedetemi come e perché.
Ero morto da quattro giorni, capite?, ed esalavo già cattivo odore, come mi fu riferito in seguito dalle mie sorelle, Marta e Maria.
Non vi dico l'angoscia che mi assalì quando mi risvegliai nella tomba, avvolto dalle bende funebri!
La lastra che chiudeva l'ingresso del sepolcro era stata rimossa.
Incerto nei movimenti, guadagnai l'uscita. All'esterno vidi radunata una piccola folla di persone: fra loro, Colui che poco prima mi aveva invitato ad alzarmi.
Marta e Maria mi si precipitarono incontro, mi abbracciarono e mi accompagnarono a casa, a Betania. Tale era il mio turbamento che non riuscii a spiccicare parola per ore ed ore.
Il peggio, tuttavia, doveva ancora venire.
Trascorse un paio di settimane, mi ammalai nuovamente. Gli stramaledetti ossiuri erano stati resuscitati anch'essi! Di nuovo, mi causarono una occlusione del lume intestinale, e una pancreatite acuta mi stroncò nel giro di due giorni.
Mentre agonizzavo per la seconda volta, disteso sul mio misero giaciglio, intravidi con la coda dell'occhio le mie sorelle intente a confabulare in un angolo della casa. Con le poche forze che mi erano rimaste, esclamai: "Non vi venga in mente di mandare a chiamare ancora il Nazareno!".
Credo che la mia preghiera sia stata esaudita: non mi sono ridestato all'interno di un sepolcro, non possiedo più un corpo fisico e i parassiti intestinali sono un brutto ricordo che va pian piano sbiadendo. 

Pietro Ferrari 

giovedì 30 giugno 2022

L’inizio della fine

Se c’è vita dopo la morte, prima della vita che c’è?

Dove se ne sta l’anima prima del concepimento? Preesiste forse alla fusione tra gamete maschile e gamete femminile? Oppure è un prodotto di tale unione?

Entrambe le ipotesi spalancano scenari vertiginosi. 

Nel primo caso, dovremmo supporre l’esistenza di un magazzino astrale in cui siano custodite le anime da assegnare agli zigoti. 

Assegnate da chi? Dal Magazziniere celeste, preposto alla gestione della catena della distribuzione. 

Nel secondo caso, l’anima sarebbe un prodotto collaterale del coito fecondo. Resta da chiarire come possano le cellule sessuali, prodotte dalle gonadi, creare un principio immateriale qual è l’anima. 

In preda a questi interrogativi varcai la soglia del centro convegni Philipp Mainländer, un edificio in pietra dall’aspetto opprimente, situato a poca distanza dal cimitero monumentale. 

Vi erano convenuti esperti e figure di rilievo istituzionale per discutere il caso dell’anno, anzi, del secolo. 

Il mio compito era quello di stilare il verbale della riunione, che ho deciso di rendere pubblico. Eccolo: 

Luca Sandri, Professore associato di patologia generale all’Università “Clara Immerwahr”:
Il fenomeno che stiamo affrontando non ha precedenti nella storia del genere umano. Ciò non significa che noi si sia del tutto impreparati ad affrontarlo. Sin dagli anni Settanta sono stati elaborati protocolli dettagliati, proprio in previsione di una simile eventualità. A questo si aggiunga che, nella cultura popolare, la figura del resuscitato è fortemente radicata da decenni, sia pure con connotazioni negative e terrorizzanti.
Quella cui stiamo assistendo, per fortuna, non è l’apocalisse zombi narrata nei film e nei videogiochi. Per comprendere ciò che sta accadendo, dobbiamo stabilire in via preliminare un punto fermo: i resuscitati non sono ostili. Non è stato registrato in tutto il mondo un solo caso di aggressione da parte dei resuscitati ai danni dei vivi. Non uno.
Si tratta, come potete comprendere, di una premessa essenziale: non siamo di fronte agli zombi cannibali cui ci ha abituati il cinema.
Detto questo, vediamo di chiarire cos’è un ritornante.
I primi casi di resurrezione si sono verificati presso le camere mortuarie degli ospedali. Soggetti di cui era stata constatata la morte, a distanza di alcune ore dal decesso hanno ripreso vita. Per essere precisi, il fenomeno si è verificato allorché l’algor mortis era già avviato ma prima che subentrassero il livor e il rigor mortis.
Ciò che mi preme sottolineare è che il resuscitato non è un cadavere. Nel suo corpo i fenomeni cadaverici si sono interrotti nel preciso istante in cui il cuore ha ripreso a battere e il sangue a circolare. Le funzioni cerebrali risultano però compromesse. La coscienza dei ritornanti è offuscata, i loro movimenti appaiono incerti.
Tuttavia, essi sono vivi e, come chiunque di noi, hanno necessità di alimentarsi e di bere. Privato d’acqua e di cibo, il ritornante apparentemente muore. Dico apparentemente perché in realtà il ciclo poc’anzi descritto si ripete di nuovo.
Lo sconcerto che colgo nei vostri volti è del tutto naturale. Vi starete domandando: “Ma allora non si muore più?”.
Al momento la scienza non è in grado di fornire una risposta certa a tale quesito.
Possiamo solo constatare come il decadimento cellulare paia subire una interruzione. Se essa sia permanente o meno ci sarà dato sapere solo seguendo l’evolversi del fenomeno.
Veniamo ora a un argomento cruciale.
Appurato che i ritornanti non aggrediscono i vivi, di cosa essi si nutrono? Mediante osservazioni condotte in laboratorio, abbiamo potuto appurare che i ritornanti riconoscono il cibo mediante la vista e l’olfatto.
L’epitelio e il bulbo olfattivo nonché la corteccia visiva primaria non riportano, nelle ore immediatamente successive alla morte, danni irreparabili.
Posti di fronte a un carrello su cui erano stati collocati recipienti contenenti purea di patate e carne di suino tritata, i ritornanti coinvolti nell’esperimento si sono messi ad attingere il cibo con le mani, dando la priorità alla carne, lo hanno portato alla bocca e lo hanno ingerito.
Si sono inoltre chinati sul carrello per bere da una bacinella colma d’acqua.
Pur comprendendo la natura socialmente traumatizzante del fenomeno in corso, è nostro dovere rassicurare l’opinione pubblica circa la non-pericolosità dei ritornanti e contrastare la diffusione, da parte di complottisti e squilibrati vari, di notizie false e allarmistiche sulle piattaforme social.
Grazie a tutti voi per l’attenzione. 

Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri Gustavo Sette:
Sono un militare, e il mio compito è far sì che l’ordine pubblico non precipiti. Le spiegazioni del professore sono parzialmente confortanti. I cosiddetti ritornanti non sono ostili, e questa è sicuramente una buona notizia. Non possiamo però sottovalutare gli effetti che questo fenomeno sta producendo nella nostra società. I ritornanti non riconoscono i parenti. È come se i loro cervelli fossero stati resettati.
L.S.:
Non del tutto, generale, non del tutto.
G.S.:
Va bene, ciò non toglie però che i morti viventi – mi permetta di definirli tali – non sembrino riconoscere figli, fratelli, sorelle, nipoti. A questo si aggiunga che, se riportati nelle proprie case, tendano ad allontanarsene per mettersi a girovagare senza meta, con andatura barcollante. La qual cosa crea problemi alla circolazione. Farò un esempio banalissimo: i morti viventi ignorano il funzionamento dei semafori. Sapete cosa significa tutto questo? Incidenti stradali, interruzioni continue del traffico. A questo si aggiunga un fatto che non posso tacere, benché sia assai sgradevole. Quelli che lei chiama “resuscitati” defecano e orinano sulla pubblica via, di fronte a tutti. Capirete che ciò non è tollerabile, per ragioni di igiene pubblica e di decoro. Più di una voce si è espressa a favore del concentramento dei morti viventi in apposite strutture protette, per garantire la loro e la nostra sicurezza.
L.S.:
Sta forse proponendo la creazione di campi di concentramento per i ritornanti?
G.S.:
Molte famiglie vedrebbero con favore questa soluzione. Non tutti possono farsi carico dei morti tornati in vita. E noi non possiamo permettere che gli equilibri sociali crollino a causa di un simile evento. Ho qui con me il testo di una petizione sottoscritta da alcune migliaia di cittadini. Vorrei leggervela:
Siamo onesti lavoratori e lavoratrici con figli a carico, abbiamo assistito i nostri anziani a prezzo di grandi sacrifici. Li abbiamo vegliati sul letto di morte. Abbiamo pianto per il loro decesso. Molti di noi hanno affrontato spese cospicue presso le agenzie di pompe funebri, solo per vedere poi ritornare in vita i nostri cari estinti. Non fraintendeteci: non intendiamo certo dire che ci dispiaccia rivederli. Allo stesso tempo, però, ci troviamo in una situazione difficilissima: le agenzie di pompe funebri non rifondono le spese già sostenute. Per le bare non è previsto il reso. Quanto ai nostri vecchi, come possiamo riaccoglierli in casa nello stato in cui sono?
Vi chiediamo pertanto di voler assumere dei provvedimenti volti, da un lato, a consentire il rimborso delle spese funerarie da noi sostenute, e dall’altro alla gestione degli ex-defunti. Non è pensabile che l’onere di affrontare una crisi sociale di questa portata sia demandato alle singole famiglie! Questi non sono anziani qualunque che possano essere affidati alle cure di una badante dell’Est: sono morti viventi!
Le istituzioni si attivino: ne va del futuro dei nostri figli!

Edgardo “Jerry” Rapisarda, Ministro della Salute:
Mi sia consentito… Mi sia consentito precisare che, da parte di alcuni esperti, è stato suggerito per motivi umanitari di applicare misure di eutanasia ai ritornanti.
L.S.:
Quindi, dopo averli rinchiusi in campi di concentramento, dovremmo pure sterminarli? E come, di grazia?
E.J.R.:
Beh, spetterà agli esperti definirà le modalità più adeguate. L.S.:
Con l’acido prussico?
E.J.R.:
Non spetta a me deciderlo, ma agli scienziati.
L.S.:
Si rende conto della gravità di quanto va proponendo?
G.S.:
Professore, mi permetta: il ministro non ha tutti i torti. Di questo passo saremo costretti ad assumere misure draconiane. Dove li mettiamo tutti questi resuscitati? Che facciamo, se non muore più nessuno?
L.S.:
Se il vostro intento è quello di sterminarli, dovrete assumervi la piena responsabilità di questa decisione. Per liquidare decine di migliaia di ritornanti servirà personale appositamente addestrato, strutture adeguate, forni crematori in cui smaltire i resti… E mentre voi – o meglio: mentre coloro che incaricherete di questo ingrato compito distruggeranno i resuscitati, altrove, nel frattempo, gli esseri umani continueranno a morire… e a tornare. Lo capite questo? Sarete comunque sopraffatti. Sapete quante persone muoiono ogni giorno nel mondo? Centocinquantamila. Al giorno!
E.J.R.:
In tal caso si potrebbe prevedere di decapitare i cadaveri non appena accertato il decesso.
L.S.:
E chi dovrebbe eseguire questo compito? Il personale sanitario? I parenti?
G.S.:
Qualcosa bisognerà pur fare, o dovremmo stare a guardare mentre la società collassa? Forse lei non sa che in alcune località si stanno costituendo delle ronde. I cittadini, esasperati, si mobilitano per contrastare il vagabondaggio dei morti viventi.
L.S.:
Ma quali ronde, quali cittadini esasperati, si tratta di gang di teppisti!
E.J.R.:
Questa è la sua opinione, che non condivido.
G.S.:
Nemmeno io.
L.S.:
E lei, eminenza, che ne pensa? 

Cardinale Bartolomeo Fulci:
La gravità del momento impone a tutti noi di ponderare con estrema attenzione le nostre parole. Siamo in presenza di un prodigio, un evento inaudito che interpella le nostre coscienze: i nostri cari defunti ritornano in vita! Come si può anche lontanamente pensare di destinarli alle camere a gas?
E.J.R.: Proprio perché abbiamo a cuore l’interesse generale siamo tenuti a valutare, sia pur con rammarico, l’ipotesi di ricorrere a soluzioni estreme. 

La riunione si chiuse con un nulla di fatto. Ciò non impedì tuttavia che venisse diramato alle agenzie di stampa un comunicato dal titolo:
“Piena intesa tra le autorità politiche, militari e religiose”.
Personalmente, non mi sono mai fatto illusioni. A differenza di altri sapevo che non sarebbe durata a lungo. “Non sono ostili”, dicevano, ed era vero, o quantomeno lo è stato, per un po’. Sino a quando, esasperati dalle violenze subite, i resuscitati non hanno cominciato a reagire. Sapete benissimo a cosa mi riferisco. I resuscitati venivano sistematicamente presi di mira da bande di giovinastri e di energumeni. Aggrediti per strada senza alcun motivo, per semplice “divertimento”. Nessuno si è preso la briga di arginare questa ondata di assalti. Sono stato testimone di uno di essi. Stavo tornando a casa, sul marciapiede pochi metri avanti a me avanzavano con passo incerto due resuscitati. Una vettura cabrio rallentò, si accostò al marciapiede e un tale, seduto al posto del passeggero, si sporse e colpì a tutta forza con una mazza da baseball la nuca di un resuscitato facendolo crollare a terra. Episodi simili si sono verificati in tutto il Paese. Sui giornali ci fu persino chi provò a giustificare queste violenze sostenendo che i resuscitati, sommariamente definiti “zombi”, non possiedono alcuno status, alcun diritto civile, essendo stati dichiarati clinicamente morti.
A questi opinionisti si è obiettato che il vilipendio di cadavere è un reato punito dalla legge. Non è servito a nulla. Ed ora siamo nella merda nera.
"È fondamentale cercare di evitare il più possibile il contatto diretto con i resuscitati. Se si venisse morsi o graffiati da uno di essi, non si potrebbe escludere il contagio"
I virologi furono i primi a lanciare l’allarme, ma era ormai troppo tardi. Il contagio aveva già preso piede. Come se avessero ricevuto lo stesso ordine nel medesimo istante, alla fine del mese di giugno i resuscitati cominciarono ad assalire i vivi, mordendoli e graffiandoli. Le vittime di queste aggressioni, trasportate in ospedale, manifestavano i sintomi di una gravissima infezione virale, resistente ai farmaci, capace di colpire il sistema nervoso centrale e provocare la morte nel giro di poche ore. Quel che è peggio, a breve distanza dall’avvenuto decesso gli infettati tornavano in vita e assalivano a loro volta il personale medico-infermieristico, mossi da un incoercibile impulso a lacerare le carni dei vivi per nutrirsene.
L’esercito fu mobilitato, in ritardo. Le autorità politiche, paralizzate dalla paura, stentarono ad assumere provvedimenti efficaci. E l’epidemia dilagò. Fu così che ebbe inizio la fine.

Pietro Ferrari

sabato 4 giugno 2022

IL FATO DI XAD

1. Prologo

Intendo raccontarvi una storia mirabile e sinistra, ambientata in un tetro mondo che conosce soltanto la luce di un piccolo sole grigio che ottunde i viventi con i suoi raggi nocivi, come un messaggero di prossima sventura, istante per istante. Il vento alza la polvere. Il vento stesso sembra polvere. Nelle piazze si radunano uomini in armi, marciando e intonando strani inni di guerra. Battaglie. Sirene che urlano. Vetri rotti. Esplosioni di bombe. Una guerra endemica, uno stato di rivolta perenne che non porta a nulla. Canzoni di esaltazione inumana le cui note si innalzano al cielo spento e si perdono in lontananza nei vicoli. Un’ideologia della violenza come strumento di darwinismo sociale. E dall’altra parte dello schieramento, convulsa irrazionalità, la follia ossimorica di chi uccide in nome della Vita, di chi massacra di botte in nome della Nonviolenza. Fuochi sul muri, che rendono nero e untuoso ogni intonaco. Porte divelte, cadaveri bruciati per strada con taniche di benzina. C’è chi giura di aver visto corvi morti trascinati dal vento disfarsi in mulinelli di scintille nere. C’è chi giura di aver visto bambine pallide alle finestre di case diroccate. C’è chi giura di aver sentito sospiri echeggiare per le vie notturne senza una causa apparente. Avrà mai fine tutto questo marasma? Sorgeranno nuovi giorni dopo questa Era dei Lupi? Mentre dall’alto del suo inespugnabile Palazzo il Ministro Somnyu invita alla calma e nega in sostanza l’entità degli scontri, centinaia di giovani muoiono invano. Il vecchissimo Presidente Morranu, del tutto estraniato dalla realtà, continua ad invitare la gente all’ottimismo. “Il declino non esiste”, questo è il suo motto.

2. Xad odia

Incapace di lasciare la tomba, incapace di svincolarsi dalla carcassa, lo spirito di Xad odia. Odia tutto e tutti i viventi. Eppure in vita era stato animato da tante utopie. Veleno. Ora Xad sa. Tutto ciò per cui ha vissuto è solo veleno, solo menzogna. Questa consapevolezza non gli è però di alcun aiuto. Tutto gli pare paradossale. L’unica cosa di cui è ricco è il tempo, che sembra non scorrere mai, quasi fosse cristallizzato nell’intorno di pochi istanti. Xad sfrutta questa ricchezza sconosciuta ai vivi per cercare di capire qualcosa della sua orrida situazione presente. Eternamente presente.

3. Morte e reminiscenza

Era tra i fanatici Aphitnah, quando una notte molti coltelli stroncarono la sua esistenza terrena, versando il suo sangue tra le immondizie che cospargevano la sordida via dell’agguato. All’inizio Xad non era neppure capace di accorgersi di essere morto. Pensava che l’avesse colto una paralisi maligna, del tipo sindrome dell’uomo incapsulato, che non gli permetteva di muovere neppure un muscolo. Vedeva i suoi compagni ricomporre il suo corpo e coprirlo con un sudario, e cercava in preda al panico di dire loro qualcosa, di fare capire loro che lui viveva, che non dovevano seppellirlo. Nessun nervo, nessun muscolo gli obbediva. Così dopo la veglia funebre fu chiuso nella bara e portato al cimitero. Poco alla volta si rese conto di non avere bisogno alcuno di respirare...

4. Tempi di scheletrificazione

Xad coglie nella sua squallida prigionia il rumore dell’erba che cresce, il gorgoglio del flusso mucoso secreto per stillicidio dalle ghiandole salivari degli uccelli. Non gli servono occhi per vedere, non gli serve la luce per discernere gli oggetti e i loro dettagli più insignificanti dalle ombre del sottosuolo. È cosciente come mai fu in vita. Coglie con agghiacciante lucidità il formarsi di metilmercaptano nelle sue carni, e per ingannare il tempo che gli sembra immobile, Xad elabora mappe mentali dello sfacelo della sua carcassa. Si costruisce una ragnatela simbolica atta a descrivere i gradienti di concentrazione degli enzimi putrefattivi, sonda dedali di canalicoli morti nel loro implacabile rattrappirsi, percepisce l’ammorbante accumulo dei gas cadaverici nei diverticoli del suo ventre gonfio, il loro fuoriuscire dai tessuti, molecola dopo molecola. Avverte la gioia delle larve intestinali, gongolanti in quel fetido brodo di morte. Se solo pochi istanti vissuti al rallentatore gli mostrano tutto questo, come potrebbe mai lo spirito di Xad sopportare i miliardi di eoni che ancora lo separano dalla libertà? Ma sarebbe mai venuto quel momento? O il suo essere si sarebbe disperso con la polvere del corpo?

5. Occhi composti

Occhi sinistri osservano il corpo di Xad nel suo decomporsi. Il Gobbo Nero è una presenza discreta, al punto che per molto tempo lo spirito di Xad non è stato capace di accorgersi di lui... Non è un Gobbo Nero come tutti gli altri, non somiglia ai terrori notturni che funestano i sonni degli infanti facendoli destare madidi di sudore in preda alla tachicardia, quando non li uccidono con un improvviso blocco respiratorio. Questo è un omino molto particolare, che si distingue anche nella tenebra più fitta per i suoi giganteschi occhi di insetto. Ommatidi fissi, lucidi, di un duro nero iridescente e assassino. Non un filo di anima sembra filtrare da quei pozzi infernali che ora fissano gelidi il cadavere immobile nel marmo.

6. Perfezione postuma

Ora Xad sa. Sa perché il sesso genera tanto dolore. Sa perché l’unione tra maschio e femmina è l’impulso contaminante alla radice di ogni male. Xad sente l’odore della propria salma-carcere. Quella puzza di formaggio marcio misto a qualcosa che ricorda lo sterco grasso. Quel sentore afoso ed opprimente familiare a chiunque abbia annusato effluvi cadaverici filtranti da una lapide mal messa in una tomba murale. Nessuno se ne dimentica una volta che l’ha sentito anche soltanto una volta. Quello è l’odore dell’Uomo, quella è la fragranza delle sue pelle. Ogni persona porta su di sé il marchio d’infamia della propria creazione, per quanto possa darsi da fare a rimuoverlo lavandosi.

7. La Preghiera di Xad

Oh vermi, mi consegno all’oscenità della vostra masticazione!
Liberatemi da questa maschera!
Oh Nulla, mi consegno al Tuo oblio!
Immergimi nel pozzo da cui non c’è ritorno!
Fa’ sì che io cessi di esistere e non sia mai esistito!
Oh predatori degli Inferi, cancellate ogni mia impronta dai labirinti del divenire!
Liberatemi da questa insopportabile finzione!
Oh Baratro, inghiotti la mia ontologia, bevi il mio noumeno!
Che ogni vibrazione cessi nella sostanza astrale che ancora mi fa ragionare!

8. L’Infinito nella Pietra

Giacigli funebri, visti come estensioni più insondabili delle vastità siderali... Marmi intrisi del sudore e dello spurgo del Tristo Mietitore, lapidi che occultano i segreti ultimi degli Dèi dell’Annientamento. Nel campo visivo distorto del cervello morente si diffrangono figure del tutto nuove, sagome di astronavi affusolate dirette verso un inconoscibile iperspazio… Una caverna prende forma nei bassifondi della consapevolezza, e il suo richiamo è dolce. Attira il viandante come la melodia di una sensuale sirena, e dal festino illusorio in cui sono profusi gli ultimi colori dell’esistenza terrena, ecco che si passa a un nero assoluto che promette la fine di ogni affanno: il Riposo…

9. Autolisi della mente

La Montagna della Morte sorge dagli Inferi come un lento e mostruoso leviatano. All’inizio è solo un piccolo ostacolo sul Cammino della Vita, ma presto cresce in modo inarrestabile e oscura ogni cosa con la sua ombra minacciosa. La Terra di Psyche trema, si spacca, e la sua geografia neurale viene sconvolta. La Montagna cancella il Cammino, ne disperde l’essere e il ricordo, per estendere il suo nero manto sull’intero orizzonte. Tutto è futile, tutto è inutile entropia: il DNA, la sua lotta per sopravvivere, l’agonia dello sperma che cola dall’uretra nell’istante del trapasso, teso verso un’impossibile immortalità. Quell’ultima erezione, vana e convulsa contrattura del violato, simulante un coito con il vuoto sotto gli occhi del Cielo del Nulla. Come un ragno gettato nell’Abisso, che dimena impazzito le sue zampe cercando un inesistente appiglio, l’intero universo che muore lentamente nel suo ottuplice sguardo.

10. L’incarico

Ille Tumleh ha ormai smesso di guardare fuori dal suo studio umido e fungoso. Quella finestra è poco più di una feritoia incassata in un muro spesso da cui essuda una fetida muffa grigia. Sul lato opposto della stanza è appeso il grigio ritratto di un uomo smunto dal volto allungato e dagli occhi vuoti. Nessuno ha mai saputo chi fosse, ma non c’era una sola persona che potesse guardarlo senza provare un indefinito senso di contagio orrorifico. Tumleh sa anche il perché, e sa che sarebbe molto difficile per qualsiasi persona razionale accettare quella sua spiegazione. Quel quadro appartiene a un altro universo, è una reliquia extra-continuum, un reperto erratico sfuggito alle leggi della quantistica. Tumleh conosce soltanto il nome dell’uomo, ma non osa pronunciarlo per timore che il suo suono possa produrre una qualche disgrazia. E che strano suono, talmente esotico che non si riesce a capire da quale lingua possa essersi generato… Lav-Krapht... Proprio mentre ci pensa, il campanello suona e una lettera viene fatta scivolare sotto la porta.

11. Un mito funesto

Ille Tumleh medita sulla strana richiesta pervenuta al suo ufficio investigativo. Un uomo misterioso privo persino di pseudonimo è interessato a recuperare ad ogni costo un oggetto capace di gettare sul mondo intero sventure indicibili. Acclusa alla lettera è la narrazione di uno strano mito di origine sconosciuta, di cui è stata trovata traccia in un’iscrizione petroglifica della remota Terra di Remus. Si dice che 36.000 cicli solari prima, durante l’avvicinamento del pianeta oscuro Uribin, dalla sua Porta Dimensionale sia scaturito Spur, il Demiurgo-Insettoide. Un umanoide grigio che poteva sopravvivere soltanto lontano da qualsiasi radiazione stellare. Chiuso nella sua arca di piombo uranifero, sarebbe caduto nelle profondità di Edre, in attesa di essere di nuovo liberato dai sommovimenti tettonici che lo avrebbero riportato in superficie e reso immortale. Seguendo i calcoli contenuti nell’opera dei Grandi Necromanti di Nahtap, la sua presenza sarà presto localizzata…

12. L’antico Ateneo

L’università di Mahkra regna la desolazione. I mattoni sono erosi dalla lebbra dell’umidità, dalle muffe, da grasse fungosità. Dovunque per strada ci sono scorie e rottami, sembra che la cittadella accademica sia stata abbandonata da tempo. Ille Tumleh non incontra anima viva sul percorso che porta alla Biblioteca. Oltre a lui, l’unico essere dotato di moto proprio è un ratto bianco che corre a nascondersi in un diverticolo ctonio. Lacere bandiere politiche sono appese sui tetti dei dormitori dai vetri rotti. Sfilacciate, hanno ormai quasi perso i loro colori. Alcune appartengono a movimenti nati da poco e già paiono vecchie di decenni. Mentre procede, l’investigatore medita sul mito e sul senso della sua ricerca. Non ci sono dubbi che il sarcofago del Demiurgo-Insettoide è il responsabile dell’atroce stato di decadenza dell’intero pianeta. Se sarà scoperchiato, la sua potenza contaminante non potrà essere contrastata. Un rumore infrange quella quiete quasi assoluta, distraendo l’uomo dalle sue anguste meditazioni. Alza gli occhi e li rivolge a un muro, su cui campeggia una scritta tracciata di fresco: XAD ODIA.

13. ITIPVTVLHTAVSAL

Ille Tumleh rimane a lungo ad osservare quella scritta. La fissa senza poter distogliere lo sguardo, come se ne fosse rimasto ipnotizzato. Una corrente tellurica di immagini subliminali trasmette il nero più assoluto nella sua anima. Non riesce a muoversi. È rimasto profondamente impressionato da quello che avrebbe dovuto essere solo uno slogan. Si immagina una larva malefica covante nel corpo in decomposizione di un giovane precocemente stroncato, nel marmo di una tomba. Una proiezione, uno spettro. L’ombra di un’ombra, ma ancora capace di rancore, di furia. Una cosa inquietante... I pensieri sorsero come da un pozzo indefinito. ITIPVTVLHTAVSAL. Così gli antichi Ansar chiamavano nella loro lingua l’essere che non poteva sfuggire da un luogo di sepoltura, murato per sempre in un letto di dolore.
- La cosa più assurda di questa vicenda acherontica – rifletté - è che questo Xad un tempo era un Edarmak. Poi all'improvviso, quasi a causa di un colpo in testa, divenne un Aphitnah pazzo... Forse un coagulo sanguigno gli ha fatto cedere la materia grigia? Non posso fare a meno di meditare... Quello che noi siamo può essere etichettato in vari modi, a seconda del contesto in cui siamo nostro malgrado costretti a vivere. Comunque possiamo definirci, come disse Naroic, la passione trae il suo assoluto dalla miseria delle ghiandole...

14. Ascesi

La Biblioteca è l’estremo sacrario della Conoscenza Occulta, un faro nella notte dell’Ignoranza che appesta i mondi. Soltanto a Makhra si trovano i terribili testi scritti nella lingua di Nahtap, soltanto lì sono disponibili i difficili manuali necessari per decrittarli. Il sole sorge e tramonta tre volte senza che alcun cibo venga ingerito, ma alla fine di questo periodo di studio e di astinenza, lo studioso sa tutto…

15. Nella nuda terra

Ille Tumleh ha aspettato l’estinzione della tenue luce solare e il tramonto della luna maggiore. Ora soltanto la luna minore emana un fioco riverbero di un giallastro tubercolotico. La sua superficie pustolosa è a malapena visibile, offuscata da una corona cinerea che ne assorbe la poca luce. L’investigatore entra scavalcando un muro cadente e si ritrova nei campi di inumazione. I necrofori non hanno ancora finito il loro lavoro quella notte. Portano su un baroccio alcune ragazze morte. Giovani, bellissime e nude. Sputando e imprecando, spalano il terriccio cedevole e scavata una fossa comune ci gettano dentro i cadaveri. Presto ricoprono tutto con la terra, senza lasciare un solo segno. Una tristezza abissale scuote Ille Tumleh. C’è qualcosa di mostruoso, di iniquo, ma non sa dire cosa.

16. Orfano di tutti i cieli

Il cimitero resta deserto. Dalla zona adibita alla consunzione rapida dei cadaveri della classe bassa e dei colpiti da pregiudizio, Ille Tumleh si sposta verso le sepolture della classe media. Una serie di cappelle di pietra contengono fino a una decina di corpi. Da una di queste costruzioni sente uscire un fumo mortifero: è vicino alla tomba dove giace Xad. Anche la luna minore tramonta, disperdendo gli ultimi soffi del crepuscolo. L’investigatore è solo, senza l’aiuto di alcuna luminaria celeste. Per vedere in quella densa oscurità indossa un paio di occhiali a diamanti rossi. Ciò che gli interessa si trova nella zona ove sono tumulati i nobili, dove le bare sono trasparenti ed esposte in cappelle trasparenti, dove chiunque può contemplare il progresso della putrefazione…

17. Sarcofagi

Il Commissario incaricato di svolgere l’indagine non sa cosa fare, la mancanza di indizi sembra totale. Un altro caso di scomparsa di persona neutrale denunciato nel giro di cinque giorni. A un tratto è attirato da un’agenda ricoperta di pelle nera, che fino ad allora era sfuggita al suo sguardo inquisitore. Fa cenno a un suo assistente, quindi si siede, apre una pagina a caso del Diario di Ille Tumleh e comincia a leggere:
“Mi circondano. Mi trovo nel cimitero dalle bare di vetro, in una notte illune e senza stelle. Lampi di fotoni sprizzano dai miei occhi rossi e fendono la coltre di tenebra. I miei stivali lasciano impronte profonde nel terreno molliccio. All’improvviso sento rumori sospetti e mi nascondo dietro una cappella gentilizia. Due figure avvolte in pesanti mantelli si dirigono verso i campi di inumazione ventennale, armati di pesanti vanghe. Iniziano a scavare e presto portano alla luce una sepoltura del tutto diversa dalle altre. La bara non è trasparente come tutte le altre, ma fatta di un metallo più denso del piombo. A malapena i profanatori riescono a issarla servendosi di un paranco. Iniziano ad armeggiare, ma nessun loro strumento riesce a scalfirla. All’improvviso il coperchio si apre come se fosse dotato di vita propria, e all’incerta luce delle torce degli intrusi ecco mostrarsi qualcosa di raccapricciante: un antico demone grigio in stato di ibernazione. I suoi occhi di insetto irradiano tutti gli orrori dell’universo concentrati in pochi guizzi di alienità. I due uomini emettono urla strazianti, inconcepibili, morendo di follia nel giro di una manciata di secondi.” 
 
18. L’Orizzonte incancrenisce

Distese che si riempiono di fumo. Sembra una nebbia ma non lo è. Sono i tentacoli di qualcosa che si sta intrudendo nel tessuto stesso del cosmo. Xad è consapevole e si inebria di queste radiazioni lattiginose. Man mano che i viventi si indeboliscono, lui acquista forza. Ora lo sa per certo, la sua densità si accresce. Chi mai potrà fermarlo? Un guizzo di empatia chitinosa accende in lui un’estasi maligna.

19. Profanazione - L’Epilogo

Il condottiero Hcabssor ordina la distruzione della tomba di Xad e la cremazione del suo cadavere, per porre fine all’annosa maledizione. Da tempo ormai gli alberi non danno più frutti, come se da quel sepolcro spirasse un vento capace di congelare i germogli e di bruciare i fiori... Molti giovani sono impazziti per l’influsso empatico dello spirito di Xad, capace di trasmettere flash di immagini orripilanti nelle menti più suggestionabili. Ormai è a tutti chiaro, è come se un eclissi perenne fosse calato sul sole già grigio. I cani ululano di continuo nel modo più straziante, la terra muore e diventa scura e gelida come basalto di Xor. Così gli squadristi di Hcabssor irrompono nel cimitero e devastano la tomba, appiccando fuoco ai resti mortali di Xad dopo averli cosparsi di pece. Per esaugurazione tracciano svastiche destrorse tutto intorno al luogo della rovina. Ma un getto di polvere si alza dal rogo e si allontana nella nebbia, quasi fosse dotato di volontà propria...

Marco "Antares666" Moretti

martedì 30 novembre 2021

 
IL GIORNO DEGLI ZOMBI 
 
Titolo originale: Day of the Dead
Paese di produzione: Stati Uniti d'America 
Lingua: Inglese
Anno: 1985
Durata: 104 min
Genere: Orrore 
Sottogenere: Zombesco, post-apocalittico 
Regia: George A. Romero
Soggetto: George A. Romero
Sceneggiatura: George A. Romero
Produttore: Richard P. Rubinstein
Coproduttore: David Ball
Produttore esecutivo: Salah M. Hassanein 
Produttore associato: Ed Lammi
Fotografia: Michael Gornick
Fotografia statica: Richard Golomb, Susan Golomb
Montaggio: Pasquale Buba
Effetti speciali: Tom Savini, Gregory Nicotero
Effetti speciali scenici: Howard Jones, Steven Kirshoff,
   Mark Mann
Effetti visivi: Harvey Plastrik, Jim Danforth
Musiche: John Harrison
Scenografia: Cletus Anderson
Costumi: Barbara Anderson 
Trucco: Barry Anderson, Linda Arrigoni, Barry
    Burghstaller, Howard Berger
Acconciature: Terry Basilone  
Decorazione del set: Jan Pascale
Stuntman: Taso N. Stavrakis
Interpreti e personaggi
    Lori Cardille: Dott.sa Sarah Bowman
    Terry Alexander: John "Flyboy"
    Joseph Pilato: Capitano Henry Rhodes
    Jarlath Conroy: William "Bill" McDermott
    Anthony Dileo Jr.: Soldato Miguel Salazar
    Richard Liberty: Dott. Matthew "Frankenstein" Logan
    Sherman Howard: Bub
    Gary Howard Klar: Soldato Walter Steel
    Ralph Marrero: Soldato Robert Rickles
    John Amplas: Dott. Ted Fisher
    Phillip G. Kellams: Soldato Miller
    Taso N. Stavrakis: Soldato Juan Torrez
    Greg Nicotero: Soldato Johnson
    Don Brockett: Zombie
    William Cameron: Zombie
    Deborah Carter: Zombie
    Winnie Flynn: Zombie 
    Debra Gordon: Zombie
    Jeff Hogan: Zombie 
    Barbara Holmes: Zombie
    David Kindlon: Zombie 
    Bruce Kirkpatrick: Zombie
    "Will Bill" Laczko: Zombie
    Susan Martinelli: Zombie
    Kim Maxwell: Zombie
    Barbara Russell: Zombie
    Gene A. Saraceni: Zombie
    John D. Schwartz: Zombie
    Mark Tierno: Zombie
    Mike Trcic: Zombie
    John Vulich: Zombie
    Non accreditati:
    Joe Abeln: Zombie baffuto che mozza a morsi le dita
       di Rickles
    Terry Adams: Zombie con la camicia rosa sporco,
       che insegue Steel
    Mike Ancas: Zombie
    Al Anderson: Zombie nella miniera, che insegue Steel
    Tom Ardolino: Zombie nella miniera, che insegue Steel
    Vini Bancalari: Zombie che banchetta col cadavere
        di Fisher
    David Barckhoff: Zombie 
    Gabriel Bartalos: Zombie con cappello mimetico
    Matt Bartlett: Zombie nella scena della morte di Steel
    Wayne Bartley: Soldato zombie 
    Howard Berger: Zombie nella caverna, ucciso da John
    J.R. Bookwalter: Zombie
    Tom Brown: Capo zombie
    Geoff Burkman: Zombie con la camicia rosa sporco,
        che insegue Steel / zombie mascherato da arbitro,
        che divora carne
    Everett Burrell: Chirurgo zombie nella caverna
    Adolph Caesar: Narratore del trailer teatrale
    Frank Caputo: Zombie sull'ascensore 
    Mary Caputo: Zombie col cappello a fiori
    Glenn Charbonneau: Zombie sull'ascensore
    Mark J. Coyne: Zombie
    Michael Deak: Zombie che attacca Rhodes
    Delilah: Voce di cantante di ballate
    George Demick: Zombie che strappa le gambe a Rhodes
    Mark Dodson: Rumori emessi dagli zombie
    Enid Earle: Signora zombie con cappello da chiesa,
        che attacca Miguel
    Billy Elmer: Zombie
    Donald Farmer: Zombie nel sottosuolo
    Dave Figore: Zombie che attacca Torrez
    Paul Gagne: Zombie barbuto che attacca Rickles
    David Granati: Zombie che attacca Rhodes 
    Hermie Granati: Zombie che attacca Rhodes
    Joey Granati: Zombie che attacca Rhodes 
    Rick Granati: Zombie che attacca Rhodes
    Bryan Gregory: "Cameo"
    Barry Gress: Cadavere del Maggiore Cooper
    Peter Iasillo Jr.: Zombie sull'ascensore
    Gary Jones: Zombie con grembiule giallo
    Daniel Krell: Zombie
    Ed Lammi: Zombie col braccio fuso
    Ralph Langer: Zombie
    Annie Loeffler: Zombie donna nella caverna, uccisa
         da Steel
    Pat Logan: Zombie calvo baffuto ucciso da Steel
    David Long: Zombie nella città deserta
    Bill Love: Zombie barbuto che esce dalla banca con
        un alligatore 
    Kathy Love: Zombie in gonna bianca nella città deserta
    Al Magliochetti: Zombie in costume da bagno / zombie
        con gli occhiali da sole
    Robert Martin: Zombie
    Mike Metoff: Zombie
    Akram Midani: Zombie nella miniera
    Watfa Midani: Zombie nella miniera
    Jeff Monahan: Zombie
    Jim O'Rear: Zombie che attacca
    James Rogal: Zombie che attacca Sarah in sogno
    Skot Pierson: Zombie
    Michael "D.O.C." Porter: Zombie con capelli in stile
       Pompadour sulla scena della morte di Steel
    George A. Romero: Zombie con la sciarpa
    Joe Savini: Zombie scarno e baffuto col maglione a
        strisce bianche, ucciso da John
    Joey Spampinato: Zombie nella miniera, che insegue
        Steel
    Sputzy Sparacino: Cantante di ballate (voce) 
    C.T. Steele: Zombie con le guance insanguinate
    Mark Steensland: Zombie che attacca Rickles
    Eileen Sieff Stroup: Zombie femmina coi capelli corti e
       gonna scozzese, che divora carne in laboratorio
    Vincent Survinsky: Zombie sull'ascensore
    Michael J. Tomaso: Calciatore zombie
    James Wetzel: Zombie nella caverna, colpito dalla vanga
       di Billy
    Roy Wetzel: Zombie che attacca Rhodes
Doppiatori italiani
    Paila Pavese: Dott.sa Sarah Bowman
    Piero Tiberi: John "Flyboy"
    Michele Gammino: Capitano Henry Rhodes
    Sergio Di Stefano: William McDermott
    Massimo Giuliani: Soldato Miguel Salazar
    Giorgio Lopez: Dott. Matthew "Frankenstein" Logan
    Renato Mori: Soldato Walter Steel
    Claudio Fattoretto: Soldato Robert Rickles
    Sandro Acerbo: Dott. Ted Fisher
Titoli in altre lingue:  
    Tedesco: Zombie 2 - Das letzte Kapitel
    Francese: Le jour des morts-vivants
    Spagnolo (Messico): Día de los muertos vivientes 
    Portoghese (Brasile): Dia dos Mortos
    Greco (moderno): Η μέρα των ζωντανών νεκρών
    Ungherese: A holtak napja
    Polacco: Dzień żywych trupów
    Russo: День мертвецов
    Serbo: Дан живих мртваца
    Turco: Zombi - Ölüm Günü
    Giapponese: 死霊のえじき
Budget: 3,5 - 4 milioni di dollari US
Box office: 34 milioni di dollari US
 
Trama: 
L'Apocalisse Zombie ha devastato il mondo intero. Le strutture sociali che un tempo salvaguardavano la civiltà sono in gran parte scomparse, lasciando i resti sparsi dei sopravvissuti umani ampiamente in inferiorità numerica rispetto alle popolazioni zombesche. Un gruppo di scienziati e soldati vive in un bunker missilistico nelle Everglades, che è un vasto complesso di ambienti sotterranei considerati sicuri. Gli scienziati stanno cercando di trovare una soluzione alla pandemia che ha dato origine all'infestazione; i soldati sono stati incaricati di dar loro protezione. La dottoressa Sarah Bowman e il suo amante, il solodato Miguel Salazar, assieme all'operatore radiofonico Bill McDermott e al pilota di elicottero John, volano dalla loro base sotterranea a Fort Myers nel tentativo di localizzare altri sopravvissuti umani. Trovano solo una grande orda di morti viventi e tornano alla base, dove viene detto loro che l'ufficiale in carica del distaccamento militare, il Maggiore Cooper, è deceduto. Sarah si preoccupa della salute mentale di Miguel, ma si allontana da lui a causa del suo comportamento aggressivo. Il dottor Logan, lo scienziato capo, è soprannominato "Frankenstein" dai soldati a causa delle sue macabre dissezioni chirurgiche degli zombie. Crede fermamente che le vittime resuscitate dalla pestilenza possano essere rese mansuete e addomesticate attraverso l'addestramento e il condizionamento. Conserva una collezione di morti viventi prigionieri da utilizzare come cavie in un grande recinto sotterraneo nel complesso. Sarah si oppone con veemenza alla ricerca sul condizionamento portata avanti dal dottor Logan; vuole invece cercare una possibile cura per il virus. La donna scopre che lo scienziato ha condotto esperimenti sui cadaveri dei soldati morti, incluso il Maggiore Cooper. Temendo che gli altri soldati si rivolteranno contro di loro, pur con riluttanza Sarah mantiene il segreto. Alcuni soldati sono dignitosi e lavoratori, mentre altri sono meschini e conflittuali. Particolarmente problematico è l'instabile Capitano Rhodes,  fautore dell'eliminazionlismo e veemente oppositore della politica del dottor Logan. La sua soluzione ai problemi consiste nel piantare una pallottola nel cranio di ogni zombie. Destano in lui grande preoccupazione i pericoli connessi alla cattura e al mantenimento dei cadaveri deambulanti, anche perché i rischi non sembrano avere una contropartita proficua. La tensione tra i soldati e gli scienziati peggiora quando le scorte diminuiscono, le ricerche non danno alcun frutto tangibile e si perde la possibilità di comunicare con altri possibili sopravvissuti alla catastrofe. Durante un incontro, il fanatico Capitano Rhodes dichiara che sta istituendo la legge marziale sotto il suo comando in tutto il complesso. Concede agli scienziati solo poco tempo per dimostrare la validità dei loro studi, dichiarando che giustizierà chiunque interferisca con la sua leadership. Minaccia anche di abbandonare gli scienziati e di lasciare il complesso, interrompendo la loro protezione dalle orde degli zombie, anche se non può confutare le battute sarcastiche del dottor Logan, secondo cui i soldati non hanno nessun posto dove scappare e nessun modo per fermare da soli la marea dei non-morti. Turbata dalle insistenti minacce del folle Rhodes, Sarah discute la situazione con John e Bill, che risiedono in un camper all'estremità del sistema di tunnel. Questi le dicono senza mezzi termini che non credono in nulla di ciò che lei e gli scienziati stanno cercando di realizzare. John professa la sua convinzione religiosa di stampo savonaroliano, che attribuisce la piaga degli zombie a una punizione divina contro l'umanità rea di aver troppo sodomitato. L'uomo suggerisce così che i tre prendano l'elicottero, abbandonino i soldati al loro destino e volino su un'isola deserta da qualche parte, dove possano vivere dei frutti della terra e avviare una nuova vita, come novelli Adamo ed Eva. Il dottor Logan spera di assicurarsi la benevolenza di Rhodes mostrandogli i risultati della sua ricerca. È particolarmente orgoglioso di "Bub", un docile zombie che ricorda alcune parti della sua vita passata e assume comportamenti umani rudimentali. Rhodes, tuttavia, non è affatto impressionato e perde ulteriormente la pazienza con gli scienziati, minacciando di passarli per le armi. Durante un'operazione di cattura, a un certo punto uno zombie sfugge alla sua imbracatura quando Miguel perde la concentrazione, provocando la morte dei soldati Miller e Johnson. Miguel scatta e tenta di uccidere la creatura, ma un altro zombie gli morde il braccio. Con l'aiuto di John e Bill, Sarah amputa e cauterizza il braccio di Miguel per fermare l'infezione. Il Capitano Rhodes interrompe gli esperimenti e chiede che tutti gli zombie prigionieri vengano distrutti, negando qualsiasi ulteriore aiuto da parte degli scienziati. Sarah e Bill vanno in sala operatoria per raccogliere forniture mediche, scoprendo che il dottor Logan ha fatto esperimenti sui resti di Miller e Johnson. Lo scienziato è caduto nella follia a causa del fallimento del suo progetto di civilizzare gli zombie. Il Capitano Rhodes scopre che il dottor Logan ha dato da mangiare a Bub la carne dei soldati morti, così uccide lo scienziato; sequestra i suoi collaboratori rimasti, privandoli delle armi. Il capitano isterico tenta di costringere John a far volare lontano dalla base lui e i suoi soldati rimasti. John si rifiuta di obbedire. In risposta, il Capitano Rhodes uccide l'assistente di Logan, il dottor Fisher, rinchiudendo  Sarah e Bill nel recinto degli zombie. Poi ordina al soldato Steel di ridurre John a più miti consigli. Tornato al laboratorio, Bub usa la sua intelligenza appena sviluppata per liberarsi dalle catene. Quando scopre il cadavere di Logan, in una dimostrazione di emozioni umane, piange la perdita del suo istruttore, poi prende una pistola e va in cerca di vendetta. Nel frattempo Miguel, il cui autocontrollo è del tutto venuto meno, si dirige verso la superficie. Mentre i soldati cercano di inseguirlo, John mette fuori combattimento Rhodes e Torrez, ruba le loro pistole ed entra nel recinto degli zombie per salvare Sarah e Bill. All'esterno, Miguel apre la recinzione perimetrale, lasciando entrare centinaia di zombie, che lo circondano sulla piattaforma dell'ascensore missilistico. Mentre le creature iniziano a attaccarlo, Miguel attiva la scatola di controllo dell'ascensore, calando i famelici zombie nel complesso. Mentre i morti viventi invadono il bunker, il Capitano Rhodes lascia indietro i suoi uomini, causandone la morte. Inseguito da Bub, tenta disperatamente di scappare, ma si imbatte in una massa di zombie: viene colpito allo stomaco da una pallottola sparata da Bub, che saluta beffardamente il militare mentre viene smembrato e divorato. John, Sarah e Bill riescono a raggiungere l'elicottero e scappano su un'isola tropicale dove la contaminazione non è arrivata. 
 
 
Citazioni: 
 
"Equazioni! Nient'altro che stupidaggini per prenderci in giro!" 
(Capitano Rhodes) 

"Lo chiamo Bub, "ragazzo", è così che gli amici del club chiamavano mio padre. Ve lo immaginate un chirurgo che si fa chiamare Bub? Però nessuno ci badava... Lui era ricco. Mio padre era ricco. Diceva che non sarei mai diventato ricco con il lavoro di ricerca. Così diceva. Bub ha reagito molto bene ultimamente, e l'ho lasciato vivere! Ma è vivo o è morto? Questo è il dilemma, non è vero? Be', diciamo che gli consento di continuare a esistere!"
(Dottor "Fankenstein" Logan)
 
Sequenze memorabili: 
 
La visione incubica delle mani dei morti viventi, che escono dai muri! 
 
Mentre la sigla è ancora in corso, si vede uno scheletro pieno zeppo di grossi vermi ammatassati! 
 
La dissertazione del dottor "Frankenstein" Logan sulla fisiologia degli zombie; il morto vivente che si alza dal lettino mentre le sue interiora si staccano e cadono!  

La vendetta di Bub!
 
Lo smembramento del Capitano Rhodes! Una sequenza talmente esaltante che me la sparerei negli occhi per 12 ore di fila con la Macchina dei Sogni, la stessa che fulminò il cervello a Kurt Cobain!  
 
 
Recensione: 
Visionario! Folgorante! La sua cupezza ctonia è assoluta, la disperazione diventa una proprietà fisica di ogni cosa, come se esistesse un campo di orrore che irradia i vivi e pervade l'Universo, condannando alla Morte Ontologica. Credo che questa pellicola sia l'apogeo del genere horror zombesco, destinato purtroppo a un rapido declino negli anni successivi. Dopo Romero, non si sono più avute idee creative, soltanto imitazioni, reiterazioni, riproposizioni di tematiche che non vengono più capite. A questo punto urge un completo rinnovamento del genere. Questa palingenesi del cinema zombesco è però molto difficile, dal momento che la ripetizione senza sosta di un modello di successo fonda ormai la Settima Arte, impedendo qualsiasi cambiamento.  
La fase degli zombie che simboleggiano il consumismo, vista in Zombi (Dawn of the Dead, 1978), è finita da un pezzo: la pestilenza che rianima i morti è giunta a uno stadio così avanzato da far scomparire il mondo preesistente. Nella lotta biologica tra i cadaveri deambulanti e Homo sapiens, hanno vinto i primi, segno dell'assoluta indifferenza della Natura, capace di lavar via con un colpo di spugna tutto ciò che con fatica ha costruito nel corso di milioni di anni. Le facoltà elevate dell'essere umano sono ormai sul punto di scomparire dal pianeta, per sempre.   
Dopo La città sarà distrutta all'alba (The Crazies, 1973), Romero ritorna a una delle sue tematiche preferite: lo strapotere dei militari. Dopo il cedimento dell'ordine sociale su scala planetaria, i pochi sopravvissuti umani devono per necessità affidarsi a un'organizzazione armata e altamente gerarchizzata, per non soccombere. Il problema è che, data la scarsità di comandanti, tutto il potere viene a concentrarsi in una sola persona. Il regista radicale si pone allora questa domanda: cosa accadrebbe se tutto venisse a dipendere da uno psicopatico? La risposta è secca. Sarebbe la Fine. La Fine di Tutto.    

 
Sommario di decomposizione zombesca  

Ecco le "dotte" spiegazioni date alla dottoressa Sarah dal dottor "Frankenstein" Logan, intento ad armeggiare con una creatura dissezionata: 

"Vi è perdita di iniziativa e di alcune funzioni umane intellettive, forse dovuta al disfacimento dei lobi frontali, parietali, temporali ed occipitali. Risorgendo, la putrefazione è notevolmente rallentata. A quanto sembra, questi esseri possono sopravvivere per molti anni. Nel caso di una rapida resurrezione, dai 10 ai 15 anni, prima che la putrefazione li distrugga. Il cervello li muove, Sarah! È il loro motore. Non hanno bisogno di sangue né di organi interni. A questo ho asportato tutti gli organi. Rimangono solo le membra e il cervello. Eppure funziona. Guardi, Sarah, guardi! Eh eh. Vede, vuole prendermi. Vuole cibo! Ma non ha stomaco. Quello che mangia non lo può nutrire. Resta solo l'istinto. Profondo e primordiale istinto. I primi organi a decomporsi sono i lobi frontali, il neocòrtice. Poi il sistema limbico, il cervelletto. Ma il centro, quello è l'ultimo ad essere attaccato dalla decomposizione. È il nucleo R, Sarah, quel grumo centrale e gelatinoso che abbiamo ereditato dai Rettili. Io allora, guardi, arrivato a questo punto ho fatto un esperimento. Ho simulato elettronicamente il trapianto del nucleo R su questo cadavere. Credo che questa creatura, una volta operata sarebbe docile, anche se avesse la vista e gli altri sensi. Gli istinti primitivi sono stati tolti. Ha ancora le funzioni motorie, e forse può ancora ragionare. Si potrebbe addomesticare, Sarah. Obbligarlo ad essere capace di agire come noi desideriamo." 
 
La povera studiosa è schifata, annientata dal ribrezzo. Vorrebbe essere altrove, forse in una saletta dalle pareti piene di glory holes, a maneggiare grossi falli eretti. Invece la realtà la inchioda all'incubo del laboratorio del folle che scava nelle carni dei morti viventi! Alcuni critici vedono nell'uso prometeico della Scienza da parte del dottor Logan una forma di resistenza allo strapotere degli ottusi e folli militari. Resta il fatto che lo scienziato ha perso ogni contatto con la realtà e procede nel suo incubo. È preso da illusioni pericolose. Non sembra comprendere la Termodinamica e le tragiche conseguenze della natura irreversibile della massima parte dei processi che occorrono nell'Universo - incluse le alterazioni biologiche che portano alla zombificazione.  
 
 
Incapacità defecatoria
 
Gli zombie, che pure sono capaci di masticare e di deglutire per un riflesso compulsivo, verosimilmente non hanno peristalsi. In altre parole, il loro intestino, incapace di muoversi, non può trasportare il cibo ingerito verso la digestione, la formazione dei residui fecali e la loro esplulsione. In un morto vivente, le interiora potrebbero non essere integre, bensì completamente putrefatte. Così la carne dei vivi, una volta ingurgitata, finirebbe in una cavità addominale priva di ogni funzionalità. Non sarebbe nemmeno possibile defecare quella massa crescente di materia decomposta. Per uno zombie, l'unico sistema di liberarsi del fardello consisterebbe nell'aprirsi una ferita nel ventre per far defluire il suo contenuto, come nei racconti norvegesi sui Troll. In una dimostrazione del dottor Matthew "Frankenstein" Logan, si vede un morto vivente il cui addome cede, lasciando fuoriuscire una massa di interiora ancora in parte avvolte dal peritoneo, con il fegato dall'aspetto lucido e sano, dello stesso appetitoso marrone della cioccolata! Gli organi si staccano e cadono sul pavimento, destando conati di vomito nella schifiltosa dottoressa Sarah Bowman. Sarebbe stato bello se il regista avesse mostrato in modo chiaro e inequivocabile il percolato!

 
Residui di memoria zombesca 
 
Bub si fa subito notare per la sua stranezza. Conserva la capacità di eseguire il saluto militare, a riprova del fatto che da vivo doveva far parte dell'Esercito. Non viene mai visto attaccare un essere umano vivente per divorarlo. Uccide il suo principale antagonista umano solo come atto di vendetta. Lo sopprime in un modo molto del tutto anomalo per un morto vivente: gli spara. Un atto complesso, che implica la conservazione della capacità di coordinare i movimenti in sequenze dotate di senso. La persistenza di tracce mnestiche e di comportamenti stereotipati nei morti viventi era già stata teorizzata nel precedente film Dawn of the Dead: qui il concetto viene ripreso e sviluppato in modo degno. Tuttavia va notato che Bub non è completamente "umanizzato", infatti consuma la carne macellata e gli organi di due militari da poco deceduti, i soldati Johnson e Miller. Questo cibo gli è stato fornito dal dottor "Frankenstein" Logan, il suo demiurgo. La persistenza della masticazione antropofaga implica che la creatura non ha del tutto perso il gusto per la carne umana. Un impulso non può essere soppresso tramite la "rieducazione".  

Un segno di follia 
 
Tutti i militari portano la barba e hanno smesso di radersi già da tempo, ad eccezione del Capitano Rhodes, che si rade ancora e conserva il suo aspetto militare. Sebbene ciò possa essere attribuito alla ferrea disciplina del personaggio, potrebbe anche essere interpretato come un segno del suo rifiuto solipsistico di affrontare la realtà della situazione (come menzionato due volte dal dottor "Frankenstein" Logan); tutti i segni indicano che probabilmente sono le uniche persone rimaste sull'intero pianeta, eppure a Rhodes importa ancora di apparire come un vero ufficiale.

 
Spappolato come un bruco! 
 
Quando il Capitano Rhodes viene straziato dagli zombie, si nota che è completamente privo di spina dorsale! Il fatto che non abbia traccia di colonna vertebrale risulta evidente dal modo in cui i morti viventi lo spappolano. Nulla si oppone alla separazione del tronco dal bacino: l'addome cede come se fosse molle. Tecnicamente parlando, è un invertebrato. Non ha importanza se la cosa non è possibile dal punto di vista anatomico. Questo è un simbolismo di un'estrema potenza. Significa che questo militare massiccio e incazzato, che non ha più nessuna autorità al di sopra di lui, è sempre pronto a infierire sui più deboli, a massacrare gli inermi. Per questo è privo di spina dorsale, è un vigliacco, in una delle diverse accezioni del termine. Non solo: è anche privo di sangue, a parte quello che avvolge gli intestini. Non scaturisce alcun fiotto sanguigno, come invece ci si aspetterebbe. Sembra che le vene e le arterie dilaniate siano vuote! Anche questo è un geroglifico destabilizzante. La masticazione delle viscere di Rhodes è una specie di Eucarestia dei Morti Viventi! Le ultime parole del folle sono: "Avanti! Mangiate!" (nell'originale "Choke on 'em! Choke on 'em!!!"). Gli zombie ingurgitano gli intestini pieni zeppi di merda! Assimilano l'essenza della loro vittima, che spira in uno stato di furore religioso, identificandosi con Cristo! 
 
Nota: 
Il sangue e le viscere usate nella scena dello sventramento del Capitano Rhodes erano reali. Gli intestini e il sangue di maiale sono stati acquistati da un mattatoio vicino e utilizzati per realizzare la scena. Durante le riprese il frigorifero che conteneva gli intestini e il sangue è stato staccato dal personale di custodia, così il materiale ha iniziato a decomporsi, facendo ammalare la maggior parte delle persone coinvolte.  

 
Curiosità 
 
Il budget per la sceneggiatura originale di Romero era stimato a 7 milioni di dollari. C'era però un problema molto grave: una clausola esplicita che non poteva essere elusa. Quei soldi sarebbero stati dati al regista solo se avesse accettato di girare un film vietato ai minori (X-rated). Qualora si fosse ostinato a dirigere un film senza l'umiliante classificazione, ma al contempo senza limiti di gore, il budget sarebbe stato ridotto della metà: circa 3,5 milioni di dollari. 
 
Sono state scritte in totale ben cinque sceneggiature mentre Romero lottava con i concetti del film e soprattutto con i vincoli di budget. La prima bozza era di oltre 200 pagine, che successivamente subì ripetute riduzioni. Questa è la vera sceneggiatura originale e fino ad oggi non ne è venuta alla luce alcuna copia. Questa versione è stata probabilmente rifiutata perché l'UFDC riteneva che fosse troppo costoso produrla anche con una classificazione R. Romero successivamente ridusse la portata di questa sceneggiatura a una bozza di 165 pagine (spesso erroneamente chiamata "versione originale"), quindi la condensò nuovamente in una bozza di 104 pagine etichettata come "seconda versione, seconda bozza" in un ultimo tentativo fallito di ottenere la storia entro i parametri di budget. Quando questo tentativo fallì, modificò drasticamente il concetto originale della storia e alla fine produsse una bozza delle riprese che contava solo 88 pagine. 
 
La sceneggiatura originale, per la quale Romero non riusciva a ottenere il fottuto budget, prevedeva che gli scienziati vivessero in superficie in una fortezza protetta da recinzioni elettrificate, mentre i militari sarebbero stati al sicuro sotto terra. Doveva esserci anche un piccolo esercito di zombie addestrati; la conclusione sarebbe stata incredibilmente brutale. Queste premese, abbastanza interessanti, non sono andate sprecate, essendo diventate la base di un film successivo (vedi nel seguito). 
 
Nella scena della mensa, l'ispido e grossolano William "Bill" McDermott commenta la desolazione affermando che "tutti i centri commerciali sono chiusi". Questo è un chiaro riferimento al film romeriano del 1978, che era per l'appunto ambientato in un immenso ipermercato. 

Il Capitano Rhodes e i suoi uomini provengono dal 99° Comando della Riserva dell'Esercito (99th Army Reserve Commando, ARCOM), come indicato dalla toppa a scacchi sulla spalla. È la stessa toppa della 99a Divisione di Fanteria (99th Infantry Division) della Seconda Guerra mondiale, tuttavia le due unità non condividevano una comune linea di origine. Nel 1975, il 99esimo si trasferì in una nuova sede a Oakdale, in Pennsylvania.  

Il dottor Logan calcola che il rapporto tra zombie e sopravvissuti umani sia 400.000:1. Quando venne girato il film, nel 1985, la popolazione degli Stati Uniti ammontava a circa 240 milioni. Se lo scienziato avesse avuto ragione e il film fosse stato ambientato nel 1985, negli Stati Uniti sarebbero rimasti in tutto soltanto 600 esseri umani vivi. Tuttavia, poiché la storia nei film romeriani si era radicalmente discostata da quella del mondo reale anche prima che emergessero gli zombie (si noti la sonda su Venere nel primo film del 1968), la linea temporale rimane poco chiara e non sappiamo quanti anni dopo l'apparizione degli zombie sia ambientato questo film.
 
Le scene sotterranee sono state girate in una miniera dismessa situata vicino a Wampum, in Pennsylvania, trasformata in una struttura di deposito a lungo termine per documenti importanti. Sebbene la miniera mantenesse una temperatura costante di circa 10 °C, la sua elevata umidità ha corrotto l'attrezzatura e gli oggetti di scena della troupe. I guasti meccanici ed elettrici sono stati un problema costante durante le riprese e hanno causato il deterioramento di molti oggetti di scena di Tom Savini nel corso delle riprese. Nonostante questi ripetuti fallimenti, il truccatore fu nominato e vinse il Saturn Award nel 1985 per i migliori effetti speciali. La posizione remota del sito ha complicato anche il trasporto dei membri della troupe e delle attrezzature. Il cast e la troupe dormivano spesso nella miniera durante la notte per evitare lunghi tragitti tra gli alloggi e il luogo delle riprese. 
 
I lamenti, i gemiti, i ringhi, i ruggiti e i rumorosi delle masticazioni degli zombie sono stati realizzati dalla voce dell'attore Mark Dodson, che ha interpretato la voce di Briciola Salace (Salacious Crumb), il giullare di Jabba The Hutt ne Il ritorno dello Jedi (1983). Briciola Salace era quella creatura microcefala e strabica, una specie di lucertola-scimmia che molestava la Principessa Leia tentando di frugarle il sensuale ano. Quando stava per estrarre un occhio all'odioso droide protocollare dorato, il grottesco mostriciattolo finiva neutralizzato da una scarica elettrica lanciatagli tra le emorroidi dal barattolo C1-Pinotto!   
 
Il sequel 
 
In origine non era stato pensato alcun seguito della trilogia formata dai film zombeschi di Romero, La notte dei morti viventi, Zombi e Il giorno degli zombi. Tuttavia, nel 2005 Romero ha diretto La terra dei morti viventi (Land of the Dead). Può essere considerato un quarto capitolo che ha esteso la Trilogia dei Morti Viventi, facendola diventare a tutti gli effetti una tetralogia. Non ho ancora avuto occasione di visionare la pellicola, ma intendo rimediare a questa mancanza. 

Il remake 
 
Nel 2008 Steve Miner ha realizzato un rifacimento di Day of the Dead, con lo stesso titolo (lasciato inalterato nell'edizione italiana), che non ho ancora visionato. Si può così dire che l'originale Trilogia dei Morti Viventi sia stata rifatta. Potrà anche essere tecnicamente perfetta, resta però il fatto che un remake non ha in sé idee originali, per definizione. Si arriverà un giorno, ne ho il netto presentimento, a fare i remake dei remake. E questo è quanto.

domenica 28 novembre 2021

 
ZOMBI 
 
Titolo originale: Dawn of the Dead
Paese di produzione: Stati Uniti d'America, Italia 
Lingua: Inglese
Anno: 1978
Durata: 118 min (versione cinematografica internazionale 
         di Argento)
      128 min (versione cinematografica americana di Romero)
      139 min (director's cut - versione estesa)
      156 min PAL (final cut - non ufficiale)
Rapporto: 1,33:1
Genere: Orrore 
Sottogenere: Zombesco
Regia: George A. Romero
Soggetto: George A. Romero
Sceneggiatura: George A. Romero, Dario Argento
Produttore: Claudio Argento, Alfredo Cuomo, Richard 
       P. Rubinstein, Donna Siegel
Coproduttore: Dario Argento 
Produttore esecutivo: Billy "Silver Dollar" Baxter
     (non accreditato)
Fotografia: Michael Gornick
Montaggio: George A. Romero, Dario Argento
Effetti speciali: Tom Savini, Don Barry, Gary Zeller
Musiche: Dario Argento, Goblin
Scenografia: Barbara Lifsher
Fonico: Tony Buba, Rick Dior
Trucco: Nancy Allen, Jean Ann Boshoven 
Stuntmen: Leonard DeStefans, John Konter, Tom Savini,
    Carl Scott, Taso N. Stavrakis
Reparto fotografico ed elettrico: Carl Augenstein, Dan
    Bertha, Bradley Drumheller, Tom Dubensky, Cliff Forrest,
    Katherine Kolbert, Leonard Lies, Nicholas Mastrandera  
Interpreti e personaggi
    Ken Foree: Peter Washington
    Scott H. Reiniger: Roger "Trooper" DeMarco
    David Emge: Stephen "Flyboy" Andrews
    Gaylen Ross: Francine "Fran" Parker (1)
    David Crawford: Dottor Foster
    David Early: Mister Berman
    Richard France: Dottor Millard Rausch
    Howard Smith: Commentatore TV
    Daniel Dietrich: Givens
    Fred Baker: Comandante della polizia
    James A. Baffico: Wooley
    Rod Stouffer: Roy Tucker
    Joseph Pilato: Ufficiale di polizia al molo
    Randy Kovitz: Ufficiale di polizia al molo
    Patrick McCloskey: Ufficiale di polizia al molo
    Pasquale Buba: Motociclista #1
    Tony Buba: Motociclista #2
    Butchie: Motociclista #3
    Dave Hawkins: Motociclista #4
    Tom Kapusta: Motociclista #5
    Tom Savini: Motociclista #6 / zombie
    Rudy Ricci: Capo dei motociclisti
    Marty Schiff: Motociclista #7 (Moonbaby)
    Joe Shelby: Motociclista #8
    Taso N. Stavrakis: Motociclista #9 / zombie
    Nick Tallo: Motociclista #10
    Larry Vaira: Motociclista #11 (Mousey)
    Jesse Del Gre: Vecchio prete
    Richard France: Scienziato
    Pam Chatfield: Zombie
    Mike Christopher: Zombie
    Clayton Hill: Zombie
    Sharon Hill: Zombie
    Jay Stover: Zombie
  (1) Riportata come Jane nella versione in italiano 
    Non accreditati:
    Joe Abeln: Fuciliere Redneck che fallisce il colpo
    John Amplas: Martinez 
    Bob Aquaviva: Zombie in giacca militare sul tetto 
         del centro commerciale

    Liz Augenstein: Ragazza in onda su WGON-TV
    Joey Baffico: Zombie che conficca le unghie nella
         gamba ferita di Roger
    Jim Balawajeder: Zombie morto con camicia gialla
         sdraiato sulla scala mobile
    Donnie Ballein: Motociclista barbuto con gli occhiali, 
         su una Harley-Davidson blu
    Kathie Ballein: Ragazza bionda del motociclista barbuto
         su Harley-Davidson blu
    Renee Banks: Zombie con capelli incolti e camicia
         scozzese
    Ben Barenholtz: Zombie con cappello da cowboy
    Debbie Beatty: Giovane signora Redneck bionda con
        faccia sorridente
    Jean Ann Boshoven: Zombie bionda che attacca Roger
        nel camion
    Roy Brown: Zombie con la barba rossa, ucciso da Roger
    David W. Butler: Motociclista in ascensore
    Adolph Caesar: Voce narrante del trailer teatrale
    John Cosgrove: Zombie segaligno barbuto
    Josephine Cuccaro: Donna riccia della WGON-TV in
        dolcevita color lavanda
    Lee Cummings: Zombie in costume da bagno
    Bobby Dauk: Motociclista
    Dusty Davis: Motociclista
    Diane Donati: Zombie donna decapitata col machete
    Christian Dryden: Ragazzo zombie
    Tom Dubensky: Giovane uomo della WGON-TV
    Melissa Savini Dunlap: Ragazza zombie
    Jim Edmondson: Cameraman della WGON-TV
    Charlie Edwards: Zombie corvino occhialuto
    Jimmy "Killer" Evans: Motociclista baffuto
    Brendan Faulkner: Zombie preso a torte in faccia 
    Kathleen Feeney: Suora zombie
    Dan "Ratso" Ferraton: Motociclista barbuto corvino con 
        giacca nera di cuoio e camicia gialla
    Chet Flippo: Zombie cowboy
    J. Clifford Forrest Jr.: Zombie anziano
    Christine Forrest: Produttrice TV / ragazza motociclista /
        annunciatrice del centro commerciale
    Ingeborg Forrest: Donna zombie con gonna blu 
    Nancy Friedman: Ragazza zombie con la bandana
    Roy Frumkes: Zombie
    Michael Gornick: Radioreporter
    Trudy Gray: Ragazza motociclista con la bandana rossa
    Chris Griffith: Zombie in camicia scozzese blu
    Lori Griffith: Donna zombie in maglione blu
    Scott Griffith: Zombie dai capelli ricci
    George Haeck: Motociclista in sidecar bianco
    Gary Hartman: Motociclista biondo con casco nero e
       giacca olivastra
    Jon Hayden: Zombie
    "Sidecar" John Helbing: Motociclista con barba lunga
       e occhiali da sole
    Karen Hildebrand: Zombie in costume da bagno
    C. Courtney Joyner: Zombie occhialuto
    Evan Karelitz: Pompiere con elmetto nero e occhiali
    Patti Kohl: Zombie bionda in maglione verde colpita
        da una slitta
    Kathrine Kolbert: Ragazza motociclista bruna che
        lancia torte
    Walter Krayvo: Zombie barbuto
    "Will Bill" Laczko: Redneck con la testa fasciata
    Tommy Lafitte: Miguel, lo zombie
    Maxine Lapiduss: Zombie coi capelli rossi
    Barbara Lifsher: Ragazza motociclista bionda che
       guida un van
    Paul Macaluso: Gangster portoricano sul tetto 
    Frank Maimone: Motociclista
    Mike Marchich: Motociclista con cappello da cowboy
    Teddy Marchich: Motociclista
    Gary Marlatt: Zombie in giacca di cuoio rosso
    Nicholas Mastrandera: Zombie
    Doug Mertz: Zombie "preppy"
    Bob Michelucci: Zombie barbuto
    Jack Pappalardo: Zombie
    Tom Passavant: Zombie colpito da una slitta
    Jeff Paul: Motociclista che spara a Stephen
    John Paul: Zombie calvo
    Donald Pollock: Zombie nel parcheggio
    Sukey Raphael: Donna zombie con la gonna rossa
    Doris Rees: Zombie in caftano arancione
    Evelyn Reynolds: Zombie
    Rosemary Rixey: Ragazza zombie bruna con vestito
       blu chiaro
    Cindy Roman: Ragazza motociclista con la bandana blu
    George A. Romero: Regista televisivo
    Donald Rubinstein: Zombie che attacca Roger
         nel parcheggio
    Carey Sampson: Motociclista
    Robert "Banjo" Saunders: Zombie che morde Roger
        nel parcheggio
    Mike Savini: Ragazzo zombie
    Frank Serrao: Zombie grasso vestito di grigio
    Gina Sestak: Donna zombie occhialuta coi capelli lunghi
    Daniel Silk: Zombie biondo in tuta di jeans che attacca
        Roger sul camion 
    Stephen M. Silverman: Zombie
    Chris Singer: Zombie
    Chris Steinbrunner: Zombie
    Billy Swick: Zombie ucciso da un redneck
    Ralph Tallo: Zombie in tuta gricia che attacca Stephen
       all'aeroporto
    Milt Thompson: Zombie con la camicia a scacchi che
       attacca Stephen in ascensore
    Jeanette Lansel Vaira: Ragazza di un motociclista
    Bobbi Van Eman: Bella ragazza riccia di WGON-TV
    Sara Venable: Zombie colpita da una slitta
    Susan Vermazen: Zombie dai capelli scuri e ricci
    Billy "Weezer" Wickerham: Motociclista barbuto con
        gli occhiali da sole
    Robert Williams: Soldato
    Laura Ziemba: Zombie che pattina sul ghiaccio 
Doppiatori italiani
    Glauco Onorato: Peter
    Manlio De Angelis: Roger
    Cesare Barbetti: Stephen
    Vittoria Febbi: Fran
    Renato Mori: Wooley/Millard Rausch
    Sergio Fiorentini: Capo dei motociclisti
    Piero Tiberi: Moonbaby/Sledge
    Claudio Sorrentino: Mousey
    Giorgio Piazza: Vecchio prete 
Titoli in altre lingue: 
  Francese: Zombie : Le crépuscule des morts-vivants 
  Francese (Canada): L'aube des mortes
  Spagnolo (Messico): El amanecer de los muertos vivientes
  Tedesco (Germania Ovest): Zombies im Kaufhaus
  Polacco: Świt żywych trupów
  Ucraino: Світанок мерців
  Lituano: Numireliu ausra
  Greco: Ζόμπι, το ξύπνημα των νεκρών
  Giapponese: ゾンビ (Zonbi)
Budget: 640.000 dollari US
Box office: 66 milioni di dollari US  

Citazioni: 

"... Quando non ci sarà più posto all'Inferno, i morti camminerano sulla Terra..." 
 
Sequenze memorabili:  

Il raid delle forze dell'ordine nelle case popolari dei portoricani! 
 
Il monaco buddhista zombificato! 

La violenta irruzione dei motociclisti nel centro commerciale, con colpi di machete a destra e a manca, i fragili crani degli zombie spaccati dalle lame!
 
Trama: 
Gli Stati Uniti sono devastati da una misteriosa pestilenza che rianima gli esseri umani recentemente morti, trasformandoli in zombie carnivori. Agli inizi della crisi, è stato riferito che milioni di persone sono morte e si sono rianimate. Nonostante i migliori sforzi del governo, l’ordine sociale sta crollando. Nelle comunità rurali dotate di barriere naturali, come Johnstown, le milizie spontanee e la Guardia Nazionale hanno combattuto con successo le orde di zombie in aperta campagna, ma i centri urbani sono sprofondati nel caos. Alla WGON-TV, uno studio televisivo di Filadelfia, il giornalista Stephen Andrews e la sua ragazza bionda incinta, la produttrice Fran Parker, stanno progettando di rubare l'elicottero della stazione per fuggire dalla città. Dall'altra parte dell'area urbana, Roger DeMarco, ufficiale SWAT del Dipartimento di Polizia di Filadelfia, fa irruzione con la sua squadra in un edificio residenziale di infima condizone, i cui inquilini per lo più mandingo e latinos che stanno sfidando la legge marziale, negando la consegna dei loro morti alla Guardia Nazionale. Si scatena una sparatoria: gli inquilini e gli agenti si scambiano colpi di arma da fuoco, mentre gli attacchi indiscriminati da parte di razzisti e di zombie aggravano il caos che ne risulta. Roger incontra un ufficiale di un'altra unità, Peter Washington. Mentre la squadra SWAT elimina con successo gli zombie, un Roger disilluso suggerisce che lui e Peter disertino per fuggire dalla città. Roger e Peter si uniscono quindi a Fran e Stephen, riuscendo a lasciare Filadelfia a bordo di un elicottero rubato per i notiziari della WGON-TV. Dopo alcune soste ravvicinate durante la sosta per fare rifornimento, il gruppo si imbatte in un centro commerciale e decide di rimanere lì poiché c'è abbondanza di cibo, medicine e tutti i tipi di materiali di consumo. Roger, Peter e Stephen camuffano l'ingresso della tromba delle scale che conduce alla loro stanza sicura e bloccano gli ingressi del centro commerciale con i camion per impedire ai cadaveri rianimati di penetrare. Questa operazione comporta la guida attraverso folle di zombie, che attaccano i camion. Roger diventa spericolato e presto viene morso dagli zombie. Dopo aver ripulito l'interno del centro commerciale dagli morti viventi, i quattro si godono uno stile di vita edonistico con tutti i beni a loro disposizione. Roger si ammala e alla fine soccombe alle ferite zombesche; quando si rianima, Peter gli spara nel cranio e seppellisce il suo corpo nel centro commerciale. Qualche tempo dopo, tutte le trasmissioni di emergenza cessano, suggerendo che ogni struttura governativa è crollata. Completamente isolati, i tre superstiti caricano delle provviste sull'elicottero, nel caso in cui fossero costretti partire all'improvviso. Fran convince Stephen a insegnarle a volare, nel caso in cui lui venga ucciso o reso invalido. Una banda di motociclisti nomadi vede l'elicottero in volo e irrompe nel centro commerciale, distruggendo le barriere e permettendo alle orde degli zombie di rientrare. Stephen, consumato da un primitivo istinto di territorialità, spara sui saccheggiatori, dando inizio a una lunga e furiosa battaglia. Mentre si ritirano, i motociclisti in difficoltà vengono sopraffatti e divorati dagli zombie. Stephen cerca di nascondersi nel pozzo dell'ascensore, ma viene colpito e successivamente sbranato da alcuni zombie vaganti. Quando Stephen si rianima, ritorna istintivamente nella stanza sicura e conduce i morti viventi da Fran e Peter. Peter uccide Stephen, mentre Fran riesce a scappare sul tetto. Peter non vorrebbe andarsene, così si chiude in una stanza e pensa al suicidio. Quando gli zombie irrompono, è preso dall'istinto di sopravvivenza, così cambia idea e combatte strenuamente fino a salire sul tetto, dove si unisce a Fran. Dopo essere fuggiti di stretta misura e a corto di carburante, i due volano via in elicottero, verso un futuro incerto. 
 

Recensione:  
Subito i lezzi pestilenziali del contagio ammorbano gli animi. La Morte è una presenza immanente, fisica. Questo terrore incubico è in buona sostanza acausale, ossia privo di causa, così come manca qualsiasi possibilità di soluzione. La speranza non appartiene all'universo degli zombie, che sono in tutto e per tutto creature dell'Inferno! Una componente importante è quella religiosa. Non a caso è proprio un prete a tenere gli zombie nascosti, adducendo come motivo etico l'inveterata dottrina cattolica della "sacralità della vita", che si sovrappone al rispetto verso i Defunti, spettri maligni dotati del potere di giudizio nei confronti dei viventi.
Per Romero gli zombie sono un argomento eminentemente politico e sociale. Nel primo capitolo della serie, La notte dei morti viventi (Night of the Living Dead, 19), il regista ha affrontato il tema del razzismo. Il protagonista, un afroamericano, si batteva con estremo coraggio per difendere una donna dall'assalto delle orde, finendo però ucciso dagli uomini di uno sceriffo affiliato al Ku Klux Klan, che esibivano il suo cadavere come un trofeo, come se fosse il corpo di un immenso gorilla selvaggio. Un razzismo viscerale, diverso da quello del Reich Millenario, essendo privo di ogni tentativo di farsi passare per "razionalità" e persino per "teoria scientifica". Nel secondo capitolo della serie, Zombi (Dawn of the Dead, 1978) si comprende la vera natura della società dei consumi. Il morto vivente, privo di consapevolezza e portato a divorare in modo compulsivo la carne dei viventi, rappresenta il consumatore omologato. L'estrema opulenza non ha soltanto cancellato il bisogno, che caratterizzava le precedenti generazioni: ha avuto un effetto collaterale ben poco piacevole. Annebbiando i cervelli, il boom economico ha annientato il senso critico e la capacità di pensiero delle masse, finendo per produrre esseri che sono come bruchi: semplici sacchi mangianti.  

 
Pasolinismo puro e applicato  

Notevole è la somiglianza tra il pensiero di Romero e quello di Pier Paolo Pasolini (1922 - 1975); anche se entrambi hanno le loro radici nella filosofia di Karl Marx, dimostrano una profonda capacità di rielaborazione e di adattamento ai tempi. Non è improbabile che proprio Romero sia stato influenzato da un articolo di Pasolini sulla civiltà dei consumi, apparso nel 1973 e poi confluito negli Scritti corsari. Eccone un estratto: 

"Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. Le varie culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l’adesione ai modelli imposti dal Centro, è totale e incondizionata. I modelli culturali reali sono rinnegati. L’abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la “tolleranza” della ideologia edonistica voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle repressioni della storia umana."
(Pier Paolo Pasolini, Corriere della Sera, 9 dicembre 1973) 
 
E ancora, da un contributo apparso l'anno successivo: 
 
"Il fascismo è durato al potere vent'anni. Sono trent'anni che è caduto. Dovrebbe dunque essere già dimenticato, o almeno sbiadito, passato di moda, impopolare. In sostanza è così. Un Fascismo come quello 1922-1944 non potrebbe più andare al potere in Italia: a meno che la sua illogica ideologia non si limitasse a puntare sull'“Ordine” come concetto del tutto autonomo, o addirittura tecnico: un “Ordine”, cioè, non più al servizio di “Dio”, della “Patria” e della “Famiglia”, cose in cui nessuno crede più, soprattutto perché sono indissolubilmente legate all'idea di “povertà” (non dico “ingiustizia”). L'“edonismo” del potere della società consumistica ha disabituato di colpo, in neanche un decennio, gli italiani alla rassegnazione, all'idea del sacrificio ecc.: gli italiani non son più disposti - e radicalmente - ad abbandonare quel tanto di comodità e di benessere (sia pur miserabile) che hanno in qualche modo raggiunto. Ciò che potrebbe promettere un nuovo Fascismo, dovrebbero essere appunto, dunque, “comodità e benessere”: che è una contraddizione in termini."
(Pier Paolo Pasolini, Corriere della Sera, 28 marzo 1974) 

Gli Scritti corsari sono tuttora largamente citati nel Web, tuttavia non sembrano essere compresi. Mi sorprende che non sia ancora sorto qualcuno ad accusare Pasolini di aver ridotto il fenomeno fascista a qualcosa di bagatellare, che scompare al confronto della dittatura del consumismo - da lui considerata addirittura genocidaria. Si capisce quanto la sensibilità odierna sia abissalmente diversa da quella degli anni '70 dello scorso secolo. 


Vivere e morire in un centro commerciale 

Questa è la tesi di Romero, che sembra tratta da Pasolini: la società dei consumi snatura l'essere umano e lo rende indifferente. Perdendo la sua umanità e ogni traccia di empatia, ecco che si completa il processo di trasformazione del consumatore in morto vivente: la sua esistenza è ridotta a un mero insieme di riflessi pavloviani. Le reminiscenze comportamentali zombesche rappresentano proprio questo degrado ontologico. Il centro commerciale diventa, nella pellicola di Romero, il simbolo per eccellenza del Moloch economico che ha permesso la formazione di questa massa acefala di esseri regrediti a larve. Questo processo di produzione dei morti viventi può essere assimilato al genocidio, nell'accezione pasoliniana del termine ("anche senza carneficine e fucilazioni di massa").
 
Limiti intrinseci del pasolinismo 
 
Si ravvisa nel pensiero di Pasolini un'incessante idealizzazione del mondo pre-consumista, persino nei suoi aspetti più abietti, come la bigotteria e l'onnipresente ignoranza. Non posso credere che si tratti di pura e semplice ingenuità. Piuttosto si potrebbe intravedere la vaga ombra di un nucleo occulto di disonestà intellettuale. In ogni caso, Romero in questo si distingue nettamente da Pasolini. Nei film zombeschi del radicale americano non viene mitizzato in alcun modo il vecchio mondo, di cui si evidenzia in più occasioni la natura grezza e ostile. Si può parlare di pessimismo antropologico romeriano, in netto e singolare contrasto con l'ottimismo marxista, che considera l'essere umano "buono per natura".
 
Il gene economo 

Nel DNA della specie umana esiste un gene che presiede all'accumulo di riserve energetiche sotto forma di grassi. È il cosiddetto gene economo. La sua utilità è indiscussa, perché permette di superare con maggior facilità i periodi di carenza alimentare. Porta ad ingurgitare un quantitativo esagerato di risorse quando disponibili, massimizzando le possibilità di sopravvivenza. Tuttavia, quando il cibo diventa abbondante per lunghi periodi, questo gene dà origine a problemi molto gravi, come l'obesità e il diabete 2. Lo stesso gene spinge all'avidità e al possesso anche di beni non commestibili. Il consumismo non sarebbe quindi un puro e semplice prodotto di una perversione politica, economica e sociale, in quanto ha le sue radici anche e soprattutto nella genetica. Lo si può descrivere come il punto d'arrivo di un'umanità che ha lottato per secoli per affrancarsi dalla cronica penuria e dalla tirannia degli elementi. Un affrancamento che è stato perseguito pagando un prezzo esorbitante, anche sacrificando l'intelligenza. Non credo che Pasolini e Romero fossero a conoscenza di questi dettagli. Il gene economo si sta dimostrando un grave difetto, che porterà al tracollo di Homo sapiens

 
L'annosa questione del colore degli zombie 
 
Il truccatore Tom Savini ha scelto il colore grigio per la pelle degli zombie, perché La notte dei morti viventi era in bianco e nero e la tonalità della pelle degli zombie non vi era raffigurata. In seguito disse che era stato un errore, perché molti dei morti viventi finivano per sembrare piuttosto bluastri nella pellicola. Va detto che nel primo film zombesco di Romero, la protagonista non capiva subito di avere a che fare con un morto vivente quando vedeva il fratello resuscitato, cosa piuttosto improbabile se il colore della pelle fosse stato troppo malsano. Come al solito il problema è costituito dai fan aggressivi, che esercitano pressioni, spingendo registi e sceneggiatori ad adattarsi a ogni tipo di pregiudizio e di banalità, limitando de facto la piena libertà espressiva. 

 
Una trasposizione del Vietnam
 
Il regista avrebbe già voluto assumere Tom Savini per realizzare gli effetti speciali di trucco per La notte dei morti viventi. Savini, che stava prestando servizio come fotografo di combattimento nell'Esercito Americano, non poteva però assumere l'impegno, dato che doveva fare un tour in Vietnam. Fortunatamente è stato disponibile per partecipare al secondo film zombesco; la sua esperienza in Vietnam, ancora fresca, ha giocato un ruolo enorme nella sua visualizzazione degli effetti grafici e cruenti, perché in pratica stava semplicemente ricreando ciò che aveva visto nella vita reale.
 
Romero e Argento 
 
Dario Argento era un ammiratore del lavoro di Romero, che ricambiava. Quando Argento seppe che Romero stava contemplando un sequel di La notte dei morti viventi, insistette affinché venisse a Roma per scrivere la sceneggiatura senza distrazioni. Romero riuscì a completare la sceneggiatura in sole tre settimane. Sebbene Argento abbia letto la sceneggiatura appena uscita, non l'ha modificata, lasciando tutta la scrittura a Romero e fornendo anche la maggior parte della colonna sonora del film; in cambio dei diritti di montaggio della versione europea del film, ha contribuito a raccogliere i fondi necessari. Romero sottolineava che la sua collaborazione con Argento e i finanziatori italiani è stata ottima: è stato lasciato solo a realizzare il film che voleva fare. Parte dell'accordo stipulato con Argento prevedeva che il regista italiano potesse tagliare il film come voleva per i mercati esteri. Argento pensava che Dawn of the Dead avesse troppo umorismo e la sua versione del film è priva di molte battute, cosa che ha portato la censura nei mercati esteri ad accanirsi sul film al momento della sua uscita. Romero riteneva che in tutto esistano circa dieci diverse versioni della pellicola.  
 
Antefatti del Capitano Rhodes? 

Joseph Pilato, che ha interpretato magistralmente il paranoico ed esaltato Capitano Rhodes nel terzo film zombesco di Romero, Il giorno dei morti (Day of the Dead, 1985), appare qui di sfuggita come un anonimo agente di polizia, durante la scena al molo. Ebbene, moltissimi fan dell'horror credono fermamente che quell'ufficiale di polizia sia il Capitano Rhodes - nonostante non sussista uno straccio di prova che le cose stiano in effetti così. Penso che questa idea dei fan sia molto implausibile, visto che lo stesso Pilato aveva fatto il provino per ottenere il ruolo di Stephen!  
 
Censura 
 
La MPAA aveva minacciato di imporre il rating X se Romero non avesse effettuato tagli sostanziali alla pellicola. Il regista non voleva apportare alcun taglio e si opponeva in modo irremovibile a questa classificazione, a causa del suo stigma associato alla pornografia hardcore. Alla fine, Romero riuscì a convincere i suoi distributori a far uscire il film senza classificazione, anche se in tutta la pubblicità e sui trailer c'era un disclaimer: nonostante l'assenza di sesso esplicito nelle sequenze, la pellicola era di una natura tanto violenta che non doveva essere ammesso nessuno spettatore sotto i 17 anni. 

Il problema del titolo 

Il titolo provvisorio era Dawn of the Living Dead ("L'alba dei morti viventi"), un nome perfettamente logico per un seguito di Night of the Living Dead. Il motivo alla base del successivo cambiamento in Dawn of the Dead è questo: dopo aver realizzato il primo film zombesco, lo stesso Romero e John A. Russo hanno deciso di prendere strade separate e di farne dei seguiti indipendenti. Mentre Romero ha scritto e diretto Dawn of the Dead, Russo ha scritto un film pacchianissimo intitolato The Return of the Living Dead (Il ritorno dei morti viventi, 1985), vagamente basato sul suo omonimo romanzo "sequel" e diretto da Dan O'Bannon. Si è avuta così una separazione tra l'universo immaginario di Romero (senza la locuzione "Living Dead" nei titoli) e quello di Russo (i cui titoli conservano la locuzione "Living Dead"). 
 
 
Le musiche dei Goblin 
 
Tramite Dario Argento, Romero è stato presentato ai Goblin, la band italiana di rock progressivo, che ha realizzato colonne sonore per numerosi film horror. Dato che Argento aveva il diritto di modificare la colonna sonora di Dawn of the Dead per il rilascio nei mercati esteri, ha chiesto ai Goblin di crearne una apposita. Il regista ha affermato che aveva la possibilità di utilizzare parte o tutto lo spartito dei Goblin, se lo desiderava: così lo ha usato periodicamente nel corso di Dawn of the Dead. È musica robusta e incalzante!   
Questa è la composizione del gruppo:
- Massimo Morante - chitarra, voce
- Claudio Simonetti - tastiere
- Fabio Pignatelli - basso
- Agostino Marangolo - batteria, percussioni
- Antonio Marangolo - sax in "Tirassegno"
- Tino Fornai - violino in "Zombi" e "Oblio" 
Queste sono le tracce dell'album Zombi del 1978:
Lato A
   L'alba dei morti viventi
   Zombi
   Safari
   Torte in faccia
   Ai margini della follia
Lato B
   Zaratozom
   La caccia
   Tirassegno
   Oblio
   Risveglio

Un finale troppo tragico
 
Nella sceneggiatura originale, il finale doveva essere tragico: Peter si sparava nel cranio, mentre Fran si suicidava infilando la testa tra le pale dell'elicottero. Queste modalità di suicidio dovevano servire ai protagonisti ad evitare la resurrezione come zombie. Tuttavia il regista si era innamorato dei personaggi nel corso del film e sentiva che, dopo gli orrori che avevano sopportato, questa conclusione sarebbe stata troppo deprimente. Anche su suggerimento della sua futura moglie, Christine Forrest, decise così di dare un po' di speranza a Peter e Fran, ricordando che Savini aveva annunciato durante la produzione che "avrebbero avuto un finale sorprendente". Si segnala una grande controversia sul finale alternativo del film: i truccatori Tom Savini e Taso N. Stavrakis, oltre ad altri membri della troupe, sostengono che sia stato realmente girato. Per contro, Romero era convinto che queste riprese non siano mai state fatte - salvo contraddirsi nel documentario Document of the Dead (1980). Dove sta la verità? Resta il fatto che Gaylen Ross aveva già fatto realizzare un calco della testa per la scena della morte di Fran; Savini non voleva che andasse sprecato, quindi l'ha truccato da uomo di colore barbuto, e quella è la testa che viene fatta saltare da un colpo di fucile all'inizio del film. Per creare l'effetto dell'esplosione cranica, Savini ha ripulito il set e ha sparato con un vero fucile. 

 
Curiosità 

L'idea del film è nata quando Romero è stato invitato dal suo amico Mark Mason a un tour dietro le quinte del Monroeville Mall recentemente completato. Mason ha fatto notare al regista che questo sarebbe stato il posto perfetto in cui rintanarsi durante un'emergenza, piantando il seme di questo film.
 
La scena all'aperto in cui cacciatori, squadre di emergenza e soldati sparano agli zombie è stata girata utilizzando volontari locali. Diversi cacciatori sono arrivati ​​sul posto con le proprie armi, la divisione locale della Guardia Nazionale si è presentata in equipaggiamento completo e hanno partecipato, tutti volontariamente, gli equipaggi di emergenza locali (polizia, vigili del fuoco e ambulanza). 

Gaylen Ross si è rifiutata di urlare durante il film. Sentiva che Fran era un personaggio femminile forte e che la sua forza sarebbe andata perduta se avesse urlato. Lo raccontò una volta a Romero, quando lui le disse di urlare. Non glielo chiese mai più. 

Diversi membri della banda di motociclisti erano interpretati da membri della sezione locale del Pagans Motorcycle Club. Le elaborate motociclette che guidavano erano le loro. 

Alcuni degli attori che interpretavano gli zombie nel film si ubriacavano spesso in un bar chiamato Brown Derby, che era aperto fino a tarda notte. Il locale si trovava nel centro commerciale di Monroeville. Una notte gli attori euforici, annebbiati dai fumi dell'alcol, rubarono un carrello da golf e si schiantarono contro un pilastro di marmo, provocando 7.000 dollari di danni. 

Con un budget così ridotto, il film non poteva permettersi stuntman professionisti al di fuori degli autisti, quindi Tom Savini e il suo assistente-amico Taso Stavrakis si sono offerti volontari per il compito. Sono responsabili di quasi tutte le acrobazie viste nel film, anche se non tutte sono andate perfettamente come previsto. Durante le riprese di un tuffo oltre la ringhiera del centro commerciale, Savini ha quasi mancato la sua pila di scatole di cartone, atterrando con le gambe e la schiena a terra. Ha dovuto lavorare su un carrello da golf per diversi giorni. L'inquadratura in cui Stavrakis cade da uno striscione è stata mal pianificata, tanto che alla fine l'uomo ha continuato e si è schiantato contro il soffitto. 

Il remake 
 
Nel 2004 Zack Snyder ha diretto un rifacimento, intitolato L'alba dei morti viventi (Dawn of the Dead), che non ho ancora visionato.