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sabato 28 marzo 2020

LA NUBE 
 
All’alba del 30 settembre 2020 fui svegliato da un fortissimo tanfo di feci. La prima cosa che mi venne in mente fu che fosse esploso il cesso. Andai a controllare: era tutto in ordine. Non restava che una spiegazione: uno spandimento massiccio di fanghi nei campi. Doveva trattarsi di qualcosa di proporzioni inaudite, vista l’intensità dell’odore.
Accesi la televisione: l’edizione delle 6 e 45 del Tg5 si aprì con questo annuncio: “La comunità scientifica avverte: una nube di gas proveniente dallo spazio ha raggiunto il nostro pianeta. Il gas – prosegue il comunicato dell’Agenzia spaziale – benché maleodorante non rappresenta un pericolo per la salute.”

Una nube di gas cosmici puzzolenti. Ci mancava solo quello.

E mi toccava pure andava al lavoro. Appena messo piede in cortile, fui investito da un zaffata di fetore escrementizio che superava tutto ciò  che avevo sperimentato nei decenni di vita trascorsi in quella zona densa di porcilaie. Durante il viaggio verso Pavia l’assedio olfattivo aumentò ulteriormente. In ufficio l’aria era pressoché irrespirabile: la sensazione nettissima era di essere immersi in una vasca piena di stronzi fumanti. Una collega diede di stomaco in corridoio.
 
Su Internet circolavano notizie raggelanti: la nube maleodorante non se ne sarebbe andata in fretta. 
Alle 17:00, un messaggio a reti unificate del presidente del Consiglio sancì  il lockdown generale. 
Ci muravano vivi un’altra volta! Mi domandai quale potesse essere l’efficacia del provvedimento: l’odore di merda entrava dappertutto, abitazioni private incluse! 
Quel giorno non riuscii a pranzare: qualsiasi cosa ingerissi, avevo l’impressione di mangiare merda. 
Il tragitto a piedi dall’ufficio alla macchina fu un calvario: avanzavo a fatica in una spessa bolla fecale. Sul marciapiede di Viale Lungo Ticino Visconti vidi accasciarsi una passante, una donna procace, sulla quarantina. 
Tentai di soccorrerla ma si mise a strillare: “Aiuto, mi sta palpando!”. 
“Signora, non dica scemenze!” 
La adagiai su una panchina.
“In altre circostanze le direi di prendere un bel respiro ma oggi non mi sembra il caso.”

Per un istante parve riacquistare una certa lucidità.

“Mi scusi, non so cosa mi ha preso, dev’essere questo fetore, mi stordisce.”

“Ce la fa ad andare a casa?”

“Mi sta socratizzando!”

Me ne andai immediatamente. Ci mancava solo una matta!

L’abitacolo dell’automobile puzzava tale e quale alla latrina intasata di una stazione ferroviaria. Non c’era scampo, la nube fecale era penetrata ovunque.

Accesi la radio. Risuonò la voce tristemente nota di padre Fabrizio: “Il dodicesimo segreto recita a chiare lettere: se non vi convertirete vi manderò un segno che l’umanità intera non potrà ignorare. Quel segno è arrivato!”.

Come facesse quel prete delirante a scorgere in una nube di merda un segno divino era cosa che andava oltre le mie possibilità di comprensione.

Cambiai canale: Radio JD trasmetteva un’intervista a un “esperto”, tale Aurelio Fubini Trulli, autore del libro: “Le piramidi, la Maddalena e il segreto del Graal”. Questo Trulli era certissimo di avere la spiegazione in tasca: “Si tratta di un’arma chimica. Il cloud seeding è sfuggito loro di mano. Sono gli effetti collaterali dei programmi di controllo meteorologico e geoingegneria climatica. I governi ne sono ben informati ma tacciono”.

Misi in moto e partii. Incredibilmente, la strada era deserta. Dove erano finiti tutti quanti? All’altezza di Porta Damiani dovetti frenare di colpo: la donna di prima era nel bel mezzo della carreggiata e si sbracciava gridando a squarciagola.

“Aiuto! E’ violenza di gruppo! Mi faccia salire!”

“Si sposti per favore.”

“Non può abbandonarmi in queste condizioni! Lei è un mostro!”

“La prego, si faccia da parte.”

“Guardi, non le piacciono le mie autoreggenti?”

“Si tolga dalla strada!”

“Mi faccia salire altrimenti chiamo aiuto!”

“Ma se non sta facendo altro da venti minuti!”

“E allora mi faccia salire!”

“Per andare dove? Mi lasci in pace!”

“Aiuto!”

“Salga, perdiana, salga!”

“Che odore c’è su questa macchina?”

“Lo stesso che c’è fuori, porca puttana!”

“Mi sta dando della porca e della puttana! Lei è un bruto!”

“La smetta con questa storia o la scaravento giù dalla macchina!”

“Non può: ho già messo la cintura.”

“Dove la devo portare, dove abita?”

“Via Lutezio”

“Mai sentita nominare!”

“Liutprando.”

“Dio santo, non si ricorda nemmeno dove vive?”

“Luftanzio, mi pare.”

“Non esiste nessuna via Luftanzio.”

“E invece sì.”

Accostai.

“Adesso le dimostro che non esiste.”

Impostai il navigatore.

“Vede? Non c’è nessuna via Luftanzio.”

“Non ha aggiornato lo stradario.”

“Mi dia un punto di riferimento.”

“Piazza Giovanni Aquarone.”

“E dove cazzo sarebbe?”

“A Torre Beretti.”

“Torre Beretti? Ma scusi lei non è di Pavia?”

“No.”

“E non poteva dirmelo prima?”

“Lei non me l’ha chiesto.”

“Senta, io la porto in stazione e la faccenda si chiude qui.”

“Le piacciono le mie autoreggenti?”

“La faccia finita, per carità!”

“Lei non lo dice ma lo pensa. Ho visto il modo in cui mi guardava prima: come una bestia!”

“Sono stato una bestia a farla salire!”

Nel piazzale della stazione si era radunata una folla di pendolari con le mascherine chirurgiche. Posteggiai vicino alla pensilina dell’autobus.

In quel mentre una donna anziana veniva issata sulle braccia da un gruppo di energumeni, come si usava fare con le statue del Cristo, nei paesi di provincia, durante le processioni del Venerdì santo.

“Qui stanno dando tutti di matto.”

“Vado a vedere se c’è il treno, lei però rimanga qui per favore. Se è tutto ok le faccio segno dall’ingresso.”

“Perché dovrei?”

“Per favore.”

Non chiedetemi il motivo ma le diedi retta e rimasi ad aspettare. La vidi scomparire tra la folla. Riapparve dopo un quarto d’ora: quando aprì la portiera fui raggiunto da una zaffata di tanfo escrementizio che avrebbe abbattuto un facocero.

“Hanno soppresso le corse!”

“E’ sicura? Ha controllato bene?”

“Tutto soppresso, non parte nulla! Ci sono i treni fermi sui binari.”
“Non è possibile.”
“Le giuro che sto dicendo il vero. Quest’odore di merda è insopportabile, non ce la faccio più. Partiamo, la supplico.”

“E dove vuole che vada?”

“Via Simeone Salos.”

“Non esiste! Sicuramente non a Torre Beretti!”

“E’ una traversa di Viale Maria Egiziaca.”

“Lei non sta bene.”

“Controlli lo stradario.”

Pur di levarmela dai piedi ero pronto a tutto. Controllai lo stradario: a Torre Beretti risultava un viale intitolata a Maria Egiziaca!

“Strano, non l’avrei mai detto.”

“Mi accompagnerebbe a casa? Sia buono con me e io sarò buona con lei. Le piacciono le mie autoreggenti?”

“Basta con queste autoreggenti! Senta, la accompagno a casa e non parliamone più.”

“Lei è una persona dolce, anche se dall’aspetto animalesco.”

“Grazie, davvero molto gentile!”

Partii e dopo neanche cento metri mi fermai di nuovo: c’era un uomo disteso sull’asfalto in Viale Vittorio Emanuele II.

“Dobbiamo spostarlo.”

“Non può passargli sopra?”

“E’ impazzita? Scenda piuttosto, e mi aiuti a spostarlo.”

Scendemmo dalla macchina e quando fui accanto al corpo riconobbi Fernando, uno degli ubriaconi più noti di tutta Pavia.

“Lo prenda per i polsi, stringa forte e sollevi.”

Rimuovemmo il cadavere e lo posammo vicino a un portone. L’odore di merda era indescrivibile.

Risalimmo in macchina e la donna cominciò a ridere in modo convulso.

“Cosa le prende adesso?”

“Non ci siamo neanche presentati. Io mi chiamo Domitilla.”

“Piacere, Erminio.”

“Davvero? Mio nonno si chiamava così. Forse.”

“Come forse?”

“Credo di essermi pisciata addosso.”

“Sta scherzando?”

“No no, dico sul serio.”

Mi aveva pisciato per davvero sul sedile. Non reagii, non dissi nulla. L’odore di merda era talmente intenso da esercitare una sorta di effetto narcotizzante.

In Viale della Libertà ardeva una vettura della polizia municipale: i corpi degli agenti giacevano sul ciglio della strada, circondati da pozze di sangue. Le cose stavano prendendo una bruttissima piega.

“Via Simeone Salos.” 

“Ho capito.”

“Torre Beretti.”

“Siamo diretti lì.”

“Potrebbe fermarsi al Mood Moda? Mi servono delle scarpe invernali.”

“No, non posso.”

“Vorrei sedermi dietro, il sedile bagnato mi dà fastidio.

“Se solo avesse avuto la bontà di non pisciarmi in macchina!”

“La prego.”

Accostai. Una volta scesa, si tolse gonna e mutande come nulla fosse e posò gli indumenti sul tappetino del sedile passeggero.

“Non ha una coperta in macchina?”
 
“E’ nel bagagliaio, la prenda.”
“Non si apre.”

“Sì che si apre, prema il pulsante!”

“Ok”

Prese la coperta, se l’avvolse intorno ai fianchi e si sedette sul sedile posteriore.

“Se le scappa di nuovo per favore mi avverta!”

“Certamente.”

“Voglio sperare!”

Sul rettilineo in uscita da Pavia, all’altezza della rotonda degli Ottagoni, giaceva un groviglio di vetture accartocciate le une sulle altre. Svoltai a sinistra ed entrai in San Martino: in paese non incontrai ostacoli. Non si vedeva in giro un’anima.

“Mood Moda, voglio i tronchetti.”

“E’ chiuso.”

“Fa orario continuato.”

“La smetta.”

“Con le micro borchie.”

“Sarà per un’altra volta.”

“Mi faccia telefonare al punto vendita.”

La ignorai. Armeggiò a lungo con lo smartphone.

“Non risponde nessuno.”

“Che strano eh?”

“Se crede di ferirmi con il suo sarcasmo, si sbaglia.”

Nei pressi del Bennet dovetti rallentare e fermarmi di nuovo: un gregge di pecore occupava entrambe le corsie. Non se ne vedeva la fine.

“Perché ci siamo fermati?”

“Secondo lei?”

Prima che potessi aggiungere una sola parola, Domitilla scese dall’auto e si mise a gridare: “Pastore, pastore!”.

Poi, rivolta verso di me:

“Deve esserci per forza un pastore. Dove c’è un gregge, c’è anche un pastore.”

E riprese a gridare. D’un tratto, dal gregge emerse una figura umana: era un uomo piccolissimo, arrivava al garrese delle pecore, sarà stata alto al massimo 90 cm. Per questo non l’avevamo visto.

“Ha bisogno signora?”

“Ci fa passare? Dobbiamo andare a Torre Beretti.”

“A Torre Beretti? Ma non lo ha visto il fumo?”

“Che fumo?”

“Di là, guardi bene.”

Scesi dall’auto e solo in quel momento mi resi conto che, in direzione Sannazzaro, si ergeva un’enorme colonna di fumo nero.

“Che è successo?”

“Hanno bombardato la Raffineria.”

“E chi l’avrebbe bombardata?”, domandai al pastore-nano.

“Non ne ho idea. So solo che ho visto sfrecciare degli aerei e poi, dopo un po’, ho sentito i boati.”

Tornai in macchina. Domitilla tornò a sedersi sul sedile posteriore, con un’espressione affranta.

“Senta”, dissi, “non so cosa stia succedendo, ho l’impressione che tutto stia andando alla malora. Per stanotte, se vuole, può dormire da me. La casa è grande, per quanto fatiscente. Sempre che si riesca a passare. A questo punto, non so cosa ci aspetta dopo Santa Croce.”

“E’ la fine, la fine.”

Sentii bussare alla portiera.

Era il pastore-nano che mi porgeva una bottiglia di grappa.

“La tenga pure, ne ho altre, le ho prese al supermercato, è tutto gratis.”

“Come gratis?”

“Non c’è nessuno alla casse, a parte i morti.”

Domitilla mi strappò la bottiglia di mano e bevve una lunga sorsata a garganella.


Pietro Ferrari, marzo 2020

venerdì 12 luglio 2019

UN INATTESO RITORNO 

Saranno state le sette di sera. Mi ero appena cambiato dopo essere tornato dal lavoro quando udii bussare alla porta.
Scostai le tende della finestra che dà sulla veranda e li vidi.
Erano in tre, talmente simili da risultare indistinguibili: alti un metro e sessanta, robusti.
Erano tre fantocci fecali, muniti di gambe e braccia e con una testa rudimentale. Benché la finestra fosse chiusa, fui investito da un pungente odore di escrementi. 
Venni colto dalle vertigini.
Stavo forse sognando?
No, erano proprio lì, dinanzi ai miei occhi, e non smettevano di bussare.
Mi accostai alla porta.
"Che volete? Chi siete?"
"Babbo! Siamo opera tua!"
"Che state dicendo? Io non vi conosco!"
"Come non ci conosci? Siamo usciti dal tuo buco del culo! Ci hai fabbricati tu, un poco alla volta, nel corso della tua esistenza."
In un istante compresi l'atroce verità: gli stronzi che avevo deposto in mezzo secolo si erano compattati, assumendo sembianze umane, ed ora si presentavano all'uscio di casa mia, in cerca di asilo!
"Andatevene, non vi voglio qui!"
"Non ce ne andremo."
"Chiamo la polizia!"
"Fai pure."
Mi attaccai al telefono.
"Polizia, aiuto!"
"Si calmi. Da dove chiama?"
"Dalla provincia di Pavia"
"Che succede?"
"Ci sono tre stronzi che vogliono entrare in casa mia!"
"Sono armati?"
"Non mi pare."
"Chi sono, esattamente?"
"Non lo so, non li ho mai visti prima!"
"Sono italiani?"
"Parlano italiano ma non so dirle se siano di qui."
"Senta, in questo momento le pattuglie sono tutte impegnate."
"E io che faccio?"
"Se la situazione degenera, richiami. Nel frattempo io allerto la pattuglia più vicina. Mi fornisca cortesemente il suo indirizzo."
Fornii il mio indirizzo.
I colpi alla porta proseguivano.
"Smettetela, stronzi!"
"Se non apri resteremo qui ad aspettare. Dovrai pur uscire, prima o poi."
"Adesso arriva la polizia!"
"Ne sei proprio sicuro?"
In quel preciso momento udii grida stridule provenire dal cortile della vicina.
Dunque non stava capitando solo a me?
"Siamo tornati! Non potrete più disfarvi di noi!" esclamarono in coro i tre fantocci.
Sbirciai nuovamente dalla finestra: gli stronzi stavano facendo il girotondo in veranda!
"Andate via! Non avete il diritto di insolentirmi!"
"Abbiamo tutto il diritto, invece. Sei stato tu ad averci prodotti, babbino."
"Non sono il vostro babbo!"
"E invece sì! Siamo il frutto delle tue interiora! Rivendichiamo le nostre prerogative!"
"Cosa vorreste che facessi? Che vi accogliessi in casa?"
"Ci sembra il minimo."
"Ma se puzzate da far schifo!"
"Non è certo colpa nostra, sei tu ad averci formati così."
"Basta! Non voglio più ascoltarvi, andate via!"
Mi rifugiai in saletta e accesi il televisore.
Il tiggì stava trasmettendo immagini riprese in piazza del Duomo a Milano: c'erano stronzi ovunque!
Era dunque quello il redde rationem?
La merda tornava a presentarci il conto?
Per troppo tempo ci eravamo cullati nell’illusione che le nostre feci fossero scomparse nel nulla, una volta tirato lo sciacquone del wc, ed ecco che ora l'erroneità di tale convinzione si manifestava in tutta la sua maleodorante evidenza.
Gli stronzi non si erano affatto dissolti come bolle di sapone, al contrario: si erano aggregati sino a formare quelli che, a tutti gli effetti, apparivano come manichini escrementizi animati.
Decisi di tentare il tutto per tutto: i tre stronzi presidiavano la porta sulla veranda? Avrei tentato la fuga dalla porta sul cortile.
Cercando di fare meno rumore possibile, tolsi il catenaccio e sbirciai fuori. Il cortile era sgombro.
Dalla strada però giungevano urla agghiaccianti. Aguzzai la vista.
Nei pressi del cancello, un gruppo di stronzi aveva circondato un passante che tentava disperatamente di respingerli mulinando le braccia. Fu sopraffatto: gli stronzi gli balzarono addosso, sommergendolo.
Richiusi la porta e tornai in saletta. Avrei atteso la notte, nella speranza che al calare delle tenebre gli assedianti si disperdessero. La suoneria del cellulare per poco non mi fece prendere un colpo. Risposi benché si trattasse di un numero sconosciuto. "Stiamo venendo a prenderti."
"Chi parla?"
"Siamo noi, babbino."
"Chi vi ha dato il mio numero, maledetti?"
"Siamo stati parte di te, ricordi? Ti conosciamo intimamente."
"Andate via!"
"Credevi di esserti liberato di noi? Ti sbagliavi. Ci hai estromessi dalla tua vita senza alcun riguardo, come se fossimo…"
"Siete soltanto degli stronzi!"
"Sì, siamo degli stronzi: i tuoi stronzi! E adesso ci ripagherai di tutto l’affetto che ci hai negato."
"Non vi devo nulla!"
"A presto babbino!" 


Pietro Ferrari, luglio 2019

lunedì 13 agosto 2018

LA GUERRA DEGLI STRONZI

Ora che tutto volge al termine, sento di dover riferire, sia pur sommariamente, gli eventi di cui sono stato testimone.

La guerra ebbe inizio nel mese di marzo del 2016, allorché gli stronzi deposti dagli allogeni presero improvvisamente ad assalire i loro corrispettivi cacati dagli indigeni.

Nessuno sa per quale ragione ciò accadde, fatto sta che nei centri abitati scoppiarono violenti tafferugli fra stronzi.

Sulle prime si trattò di risse che coinvolgevano decine di individui, poi la situazione degenerò e gli scontri si tramutarono in vere e proprie battaglie cui presero parte migliaia di contendenti.

Le strade divennero in breve tempo impercorribili. Per ogni stronzo che perdeva la vita, subito dalla fogne ne scaturivano altri cinque.

Durante una delle rare tregue, mi avventurai all'aperto. Il questore mi aveva supplicato per telefono di raggiungerlo con urgenza presso il suo ufficio.

Prima di uscire, indossai una mascherina per proteggermi dai lezzi nauseabondi che ammorbavano le strade.

I marciapiedi erano ricoperti da un denso strato di feci.

Gli stronzi uccisi in battaglia si disfacevano per poi amalgamarsi sotto diversa forma e, nel volgere di poche ore, riprendevano la lotta nei rispettivi schieramenti.

Vidi un assembramento di stronzi nei pressi del Duomo: erano così numerosi che la piazza ne traboccava.

Nel varcare l'ingresso della questura, notai una figura accovacciata accanto a uno schedario. Doveva trattarsi di un archivista uscito di senno: dopo che ebbe defecato, lo vidi infatti ingoiare l'escremento appena deposto. Accortosi che lo stavo osservando esclamò:

"Uno stronzo di meno sulla faccia della terra!".

Mi diressi senza esitazioni al piano superiore.

Sui gradini dello scalone giacevano i corpi senza vita di una decina di stronzi. Il puzzo era atroce.

La porta dell'ufficio del questore era chiusa a chiave dall'interno, bussai ed egli venne ad aprirmi.

"Si sieda", mi disse in tono grave, "La situazione è disperata ma non possiamo e non dobbiamo cedere allo sconforto. La collettività si aspetta molto da noi."

"Forse troppo".

"Abbia la compiacenza di risparmiarmi, per una volta, le sue battute sarcastiche. L'ho convocata per affidarle un importante incarico."

"La ascolto."

"Lei dovrà infiltrarsi fra gli stronzi."

"Scusi ma non credo di aver afferrato."

"Non è stato forse addestrato a questi incarichi?"

"Si, ma stavolta non vedo come potrei assolvere a una simile missione."

"Sta a lei trovare il modo."

"A parte il fatto che quand'anche mi truccassi da stronzo non risulterei credibile e verrei immediatamente individuato come un elemento estraneo, che senso avrebbe la mia infiltrazione? Gli stronzi non parlano, non si scambiano informazioni."

"Mi sta dicendo che non intende obbedire al mio ordine? Si rende conto che questa è insubordinazione?"

"Dottore, la merda ha superato da tempo i livelli di guardia. Lei trascorre il suo tempo barricato in questo ufficio e non ha una chiara visione di quanto accade all'esterno. La questura è deserta: ci siete solo lei e un archivista impazzito che inghiotte i propri escrementi. Gli agenti si sono volatilizzati tutti quanti."

"Insubordinazione e disfattismo!"

"Siamo realisti: gli stronzi hanno preso il sopravvento."

"No! Non tutto è perduto! Chiameremo a raccolta la società civile!"

"La società civile contribuisce ogni giorno a produrre nuovi stronzi. L'unica soluzione consisterebbe nel non defecare, ma ciò è impossibile."

Il questore chinò lo sguardo sconsolato.

"Con tutti questi stronzi in circolazione, c'è il serio rischio che la civiltà si estingua, e noi con essa."

"Quegli stronzi non sono piovuti dal cielo, li abbiamo fabbricati noi. Sono usciti dai nostri culi."

"Non vi è dunque rimedio?"

"Fino a pochi mesi fa l'umanità cacava indisturbata, tirava lo sciacquone e tanti saluti allo stronzo. Oggi non è più così: gli stronzi tornano a noi come altrettanti boomerang.

E siccome smettere di cacare non si può, lei capisce che non c’è soluzione. Finiranno col sopraffarci.”

Il questore mi guardò dritto negli occhi e sospirò.

“Capisco. Siamo nella merda!”

Pietro Ferrari, agosto 2018

mercoledì 16 agosto 2017


SHIVERS
- IL DEMONE SOTTO LA PELLE

Titolo originale: Shivers
Aka: The Parasite Murders; They Came from
     Within; Frissons*
     *Titolo per la distribuzione franco-canadese
Original shooting title: Orgy for the Blood Parasites
Paese di produzione: Canada
Anno: 1975
Lingua: Inglese
Durata: 88 min
Genere: Grottesco, orrore, fantascienza
Sottogenere: Scat science fiction
Regia: David Cronenberg
Soggetto: David Cronenberg
Sceneggiatura: David Cronenberg
Produttore: Ivan Reitman
Produttore esecutivo: Alfred Pariser
Fotografia: Robert Saad
Montaggio: Patrick Dodd
Musiche: Fred Mollin
Trucco: Suzanne Riou Garand
Interpreti e personaggi   
    Paul Hampton: dott. Roger St Luc
    Joe Silver: Rollo Linsky
    Lynn Lowry: infermiera Frances Forsythe
    Alan Migicovsky: Nicholas Tudor
    Susan Petrie: Janine Tudor
    Ronald Mlodzik: Merrick
    Camil Ducharme: sig. Guilbault
    Charles Perley: fattorino
    Barry Boldero: investigatore Heller
    Vlasta Vrana: Kresimer Sviben
    Al Rochman: Parkins
    Julie Wildman: sig.na Lewis
    Edith Jonnson: Olive
    Joy Coghill: Mona Wheatley
    Fred Doederlin: dott. Emil Hobbes
    Arthur Grosser: sig. Wolfe
    Dorothy Davis: Vi
    Joan Blackman: madre in ascensore
    Sonny Forbes: addetto ai rifiuti
    Barbara Steele: Betts
    Cathy Graham: Annabelle Brown
Doppiatori italiani   
    Gigi Pirarba: dott. Roger St Luc
    Gino Donato: Rollo Linsky
    Rossella Izzo: infermiera Frances Forsythe
    Anna Teresa Eugeni: Betts
    Elio Zamuto: Nicholas Tudor

Trama:
Su un'isola non lontana da Montreal sorge un complesso residenziale chiamato Arca di Noè, che nell'intenzione dei progettisti dovrebbe essere un luogo a misura d'uomo e incontaminato, tagliato fuori dal mondo caotico e corrotto. Presto si capisce che qualcosa non va. Il dottor Emil Hobbes brutalizza e uccide la sua giovane assistente, ne sventra il cadavere facendone uscire dall'addome un fluido fecale, quindi rivolge la lama contro se stesso e si uccide sgozzandosi. Nel frattempo Nicholas Tudor, che aveva avuto contatti sessuali con l'assistente del dottor Hobbes, comincia ad accusare sintomi sempre più gravi di malessere gastrointestinale. Il dottor Roger St. Luc, mentre indaga le cause della malattia del suo paziente, si imbatte ben presto in una verità scomoda. Incontra infatti Rollo Linsy, uno scienziato dal sembiante un po' simile a quello di Isaac Asimov, che gli spiega la natura degli inquietanti esperimenti che il dottor Hobbes stava conducendo. L'intuizione del perverso ricercatore era geniale, anche se sommamente pericolosa. Egli pensava infatti di sostituire un organo non funzionante, come ad esempio un rene o il fegato, con un parassita benigno
in grado di farsi carico delle funzionalità perdute - anche se per essere esatti dovremmo definire tale creatura simbionte. Come immaginabile, qualcosa era andato storto. L'assistente del dottor Hobbes, che era stata reclutata quando aveva tredici anni, era diventata il vettore di un parassita tutt'altro che benigno. Aveva iniziato ad avere una vita sessuale estremamene sfrenata e promiscua, trasmettendo la creatura a un gran numero di partner e dando così origine a un'epidemia. Presto si fa chiara la natura dell'orrore descritto dallo pseudo-Asimov Linsky: alcuni parassiti, che somigliano a stronzi semoventi, cominciano ad emergere e a strisciare nella notte. Non appena possono, saltano addosso alle vittime ed entrano loro in bocca, annidandosi nel corpo. Hanno il sangue acido, tanto che ogni tentativo di ucciderli provoca terribili ustioni. Presto divengono chiari tutti i dettagli della loro infestazione. Quando uno di questi escrementi mobili si introduce in una persona, prende possesso della sua volontà, di fatto zombificandola. L'ospite infestato dal parassita è del tutto incapace di opporre resistenza al cambiamento patologico e viene invaso da un incoercibile desiderio sessuale che lo porta alla sfrenatezza orgiastica. Tramite questa furiosa attività copulatoria, il contagio viene diffuso - in genere tramite la bocca, ma in qualche caso anche attravarso l'ano. La situazione precipita. Il dottor St. Luc e la sua amante, l'infermiera Forsythe, cercano con ogni mezzo di sfuggire agli orgiasti in preda al furore bacchico e di dare l'allarme, ma i loro tentativi di opporsi alla catastrofe riusciranno vani.


Recensione:
Un ispirato capolavoro che non appartiene soltanto al genere horror, ma anche alla Scat Science Fiction o fantascienza scatofila. Prima ancora che qualcuno avesse chiara la definizione di scat nella pornografia, Cronenberg ha trasfuso in un modo estremamente sofisticato la coprofilia e la coprofagia nel cinema a grande diffusione. Shivers dà infatti alle sue mostruose creature parassitarie la forma inequivocabile di qualcosa che le arti del genere umano cercano con ogni mezzo di nascondere: lo sterco! 


Differenza tra parassita e parassitoide

Gli stronzi semoventi di Shivers sono parassiti in senso proprio, perché immensa è la distanza tra la loro tassonomia e quella dell'ospite. Per quanto sia abbastanza difficile classificare tali orrende creature sintetiche, non ci sono dubbi sul fatto che nulla hanno a che fare con la classe dei mammiferi, a cui gli esseri umani appartengono. Si vede la diversità con i piccoli umanoidi assassini di Brood - la covata malefica, che considero parassitoidi perché hanno caratteristiche fisiche e biologiche derivate da quelle dei loro ospiti, con cui hanno una somiglianza per quanto vaga. Come i nani distorti di The Brood si deve considerare anche lo xenomorfo, che ha in comune una gran parte del DNA con l'ospite, pur tradotto in un acido xenonucleico e dotato di sequenze peculiari: questo fatto permette senza dubbio di classificarlo come parassitoide, pur non essendo l'esito di una linea genetica prodotta dalla Natura. 


Morte dello pseudo-Asimov

Rollo Linsky, invitato dal dottor St. Luc a visitare il suo paziente parassitato, Tudor, contro ogni sano principio gli arriva in casa nel cuore della notte. Trova la porta aperta e una volta entrato nell'appartamento, trova il giovane uomo riverso sul letto, in condizioni tragiche. Subito vede che dal ventre lacerato gli sono usciti numerosi vermi fecaloidi. Rimane raggelato dall'orrore. All'improvviso uno di questi stronzi palpitanti gli salta sulla faccia. Le urla che ne seguono sono spaventose e acutissime. L'uomo cerca in tutti i modo di strapparsi di dosso il parassita ma non ci riesce. Stringe invano la massa fecale tra le dita, mentre questa cerca di trovare la sua via verso l'apparato digerente. Il solo risultato di questa lotta disperata è la rottura del corpo dell'invertebrato, da cui fuoriesce l'acido. A questo punto il paziente che sembrava morto rinviene, si alza, afferra una spranga e uccide lo pseudo-Asimov, colpevole di non aver accettato come un dono divino il mostruoso escremento.


Ogni cosa è erotica  

Posseduta dal parassita, l'amante del dottor St. Luc gli fa uno strano discorso, tutta fremente e con gli occhi spiritati. Lo riporto per intero, perché mi sembra molto significativo.

"Roger, ho fatto un sogno sconvolgente la notte scorsa. In questo sogno io stavo facendo l'amore con uno sconosciuto... Ma mi trovavo in gran disagio, perché era vecchio, morente, emanava un cattivo odore ed era molto repellente. Ma a un certo mi dice che ogni cosa è erotica, che ogni cosa è sessuale... e può dare piacere. E aggiunge che perfino la pelle di un vecchio ha una carica erotica, che la malattia è l'amore di due creature estranee e contrastanti che cercano di unirsi, che perfino la morte è un atto di erotismo... che la parola è erotica, che anche il respiro è erotico, che anche l'esistere fisicamente è erotico. E mi riesce a convincere, e facciamo l'amore in un modo meraviglioso".

A questo punto, come ha finito di decantare le meraviglie sessuali dell'esistenza biologica, ecco che apre la bocca e ne affiora un grasso stronzo! Il dottor St. Luc non si lascia intimorire e senza esitare le assesta un pugno violentissimo, stendendola! Simili sequenze al giorno d'oggi, sotto la dittatura del politicamente corretto, non le si potrebbe più girare: il povero regista si troverebbe accusato di "femminicidio" da una torma di Erinni isteriche. 


Il Viatico Nero 

La trasmissione del parassita avviene spesso secondo un rituale che non esito a definire satanico. La vittima recalcitrante viene immobilizzata dalla folla dei posseduti. A un certo punto una persona che funge da officiante, in genere di sesso femminile, avvicina la propria bocca a quella della vittima e vi scarica dentro il parassita. Non esito a usare parole come "rituale" e "officiante", in quanto credo che tali atti rientrino più nella sfera religiosa che in quella del mero istinto codificato nel genoma. In altre parole, l'infezione diventa qualcosa di complesso, che trascende la mera sintomatologia clinica. Coloro che sono affetti dal patogeno smettono di essere individui per diventare adoratori dei Demoni, che preordinano e dettano ogni loro azione. 

     

Infranto il tabù dell'omosessualità

Sia l'omosessualità maschile che quella femminile sono mostrate in alcune scene di Shivers. Una donna si sta facendo il bagno, quando uno stronzo fa capolino dallo scarico della vasca. Fuoriuscito dal condotto, il verme escrementizio striscia sul fondo della vasca, tra le gambe dell'ignara donna, puntando al suo orifizio anale. Mentre avanza, l'immonda massa dall'aspetto fecale colora l'acqua di bruno, proprio come fa la merda. Una volta penetrato nell'intestino, il parassita sconvolge la sua ospite, che comincia a mostrare segni di irresistibile attrazione verso persone del suo stesso sesso. Finirà con l'attrarre a sé la moglie del giovane Tudor, inducendola a lesbicare e scaricandole l'invertebrato in bocca. Se l'omosessualità femminile attirava la lubrica attenzione di un vasto pubblico di ipocriti, l'omosessualità maschile era un problema ben più grave. Eppure Cronenberg non esita a farci vedere due uomini che, non riuscendo a mettere le mani su una femmina, sfogano le loro pulsioni incoercibili abbandonandosi alla pederastia.


Infranto il tabù dell'incesto 

Un anziano padre, un alto e robusto uomo barbuto che sembra un patriarca biblico, offre al dottor St. Luc la propria figlia, una disinibita ragazza bionda. Non ci sono dubbi: si tratta di un vero e proprio atto di prostituzione ospitale. Vedendo che il medico è scosso, si mette a baciare la giovane in bocca con immensa passione. I due amanti incestuosi si scambiano lo stronzo vivente, che dopo aver esplorato a fondo l'intestino viene rigurgitato e ingoiato diverse volte. Poco dopo vediamo la strana coppia a bordo di un auto diretta all'esterno del complesso abitativo, nella migrazione che porterà la pestilenza parassitaria nel mondo intero.

Una profezia, col senno di poi

Il contagio diffuso dagli abominevoli parassiti, che ha al contempo i caratteri della malattia venerea e della follia, secondo alcuni critici può essere visto come una terribile profezia della pandemia di AIDS che sarebbe seguita di lì a qualche anno. Certo, la cosa è stata capita con grande ritardo, col senno di poi. Quando il film uscì, nulla lasciava presagire gli sviluppi che avrebbero preso gli eventi. Al giorno d'oggi la possibile connessione tra i contenuti profetici di Shivers e la sindrome da immunodeficienza acquisita è ancor meno evidente, dato che la malattia ha smesso di preoccupare le genti e non viene nemmeno più menzionata. 

Censura e persecuzione

Com'è risaputo, esistono poche piaghe peggiori dei giornalisti. Sono malfattori che causano più danni di un'epidemia di peste polmonare e hanno meno utilità della xylella o del punteruolo rosso. Tra gli appartenenti a questa mala genìa ce ne fu uno, certo Robert Mulford, che si scagliò contro Cronenberg e il suo film, pubblicando un articolo particolarmente virulento a cui fu data enorme pubblicità. A causa di questo attacco vilissimo e proditorio, accadde che il geniale regista ebbe non pochi problemi. Quella che patì ad opera di Mulford fu una vera e propria persecuzione: non soltanto ebbe molti problemi a finanziare i suoi film successivi, ma fu persino sfrattato dal suo appartamento a Toronto!

venerdì 30 settembre 2016

 

ROBOTFETISHISM

Autori: Guido Galles, Vinicio Motta
Anno: 2016

Generi: Cyberpunk estremo, Fantascienza
     sadiana, Scat Science Fiction 
Pubblicazione: VERDE
    (mensile elettrocartaceo, autoprodotto e
    gratuito di protolettere, interpunzioni
    grafiche e belle speranze, fondato a Roma
    nell’aprile 2012 da Pierluca D’Antuono)
Illustrazioni: DeadTamag0tchi e Sergio Caruso
   (autore dell'immagine riportata nel post)
Link:
    Prima parte
https://verderivista.wordpress.com/2016/09/09/
robotfetishism/

    Seconda parte
https://verderivista.wordpress.com/2016/09/16/
robotfetishism-2/

GLI AUTORI:  

Vinicio Motta è nato il 31 ottobre del 1984. Ha pubblicato racconti, saggi e poesie, curato rubriche di vario tipo e antologie di racconti con Delos Books, Libro Aperto Edizioni, Bietti, Edizioni Diversa Sintonia, Kipple Officina Libraria e con la fanzine NeXT. 

Guido Galles è nato nel 1977. Ha conseguito la laurea in Matematica. Dopo anni di precariato si è trovato davanti a due alternative: proporsi come volontario per una spedizione in Antartide o partecipare a un bando per l’assegnazione di un posto da esumatore. Ha scelto quest’ultima e da allora lavora in un grande cimitero metropolitano, dove è addetto alla ricomposizione dei corpi inconsunti negli ossari e alla cremazione dei resti di estumulazione. Appassionato di arte macabra e di fantascienza, sostiene la necessità di una nuova Science Fiction, rivoluzionaria, robusta, turpe e sadiana.

IL CONTENITORE: 

GATTINI™ è il contenitore degli orrori indifferenziati di Verde. Ogni venerdì, su Verde Rivista e su Facebook


RECENSIONE: 

In assoluto uno dei pochi testi di Fantascienza il cui protagonista non sia classificabile come uomo o come donna, essendo la sua sessualità ermafrodita. Un'innovazione non da poco. Sembra che l'ottimo Vinicio Motta fosse incerto sul sesso del protagonista, così chiese a Guido Galles se fosse meglio un uomo o una donna. Nacque quindi in un istante, come per folgorazione, l'idea di un personaggio che assommasse in sé le caratteristiche genitali e genetiche di entrambi i sessi. Un campo che meriterebbe di essere esplorato meglio.

Wikipedia cita in tutto soltanto quindici titoli di fiction in cui si parla di persone intersessuali (uno in realtà è una serie di romanzi e racconti, un altro consiste in un romanzo e in un sequel). Ecco l'elenco: 

    1) The Queen's Tiara - Carl Jonas Love Almquist
    2) The World Wreckers - Marion Zimmer Bradley
    3) The Vorkosigan Saga - Lois McMaster Bujold
    4) Middlesex - Jeffrey Eugenides
    5) The Ilario series - Mary Gentle
    6) None of the Above - I. W. Gregorio
    7) All You Zombies - Robert A. Heinlein
    8) The Hermaphrodite - Julia Ward Howe
    9) Raptor - Gary Jennings
    10) Pantomime - Laura Lam
    11) The Left Hand of Darkness - Ursula K. Le Guin
    12) 2313 - Kim Stanley Robinson
    13) Golden Boy - Abigail Tarttelin
    14) Annabel - Kathleen Winter
    15) Intersexion - P.D. Workman

Solo pochi di questi testi possono essere definiti fantascientifici: Il ribelle di Thendara di Marion Zimmer Bradley, il Ciclo dei Vor di Lois McMaster Bujold (20 opere, ma solo in alcune compare un intersessuale, Bel Thorne), La mano sinistra delle Tenebre di Ursula Le Guin, il paradossale Tutti voi zombie di Heinlein e 2313 di Kim Stanley Robinson. Soltanto in alcuni casi è il protagonista ad essere ermafrodita - è bene farlo notare. 

La lista fornita da Wikipedia non è esaustiva: si trova ad esempio l'enigmatica razza ermafrodita dei Ledom in Venere Più X (Venus Plus X) di Theodore Sturgeon. Non ho ancora letto questo romanzo, che trovo oltremodo interessante, anche se dalle recensioni sembra che al centro della narrazione stia l'ossessione per la cosiddetta "paura del diverso", che tanto rende patetiche anche le idee migliori, frenando l'immaginazione in quest'epoca degenerata. 

In Robotfetishism non si trova traccia alcuna della colossale stronzata postmoderna nota come "paura del diverso". Si viene proiettati in un mondo futuribile che è l'assoluta negazione del concetto stesso di Utopia, dove i personaggi vagano in uno stato crepuscolare come zombie sotto l'oscuro cielo dell'Apocalisse. Le parole con cui è stata definita quest'opera nel contenitore GATTINI fanno gongolare: "L’essenza stessa della dissoluzione dell’umano", "Raccapricciante disgusto". Tutto questo è sublime. Il mio auspicio è che questo albero possa crescere fino a diventare imponente come l'Yggdrasill! 

Un grande ringraziamento alla benemerita Direzione di Verde per la pubblicazione di un simile gioiello di aberrazioni, che irradia tenebra assoluta nell'Abisso del Nulla e annienta ogni illusione!

Riporto due estratti. Il primo brano è la presentazione di un personaggio robotico:    

Prendi me per esempio. Sono un androide della vecchia scuola, ma pur sempre un efficiente rappresentante dell’ingegneria robotica. Nei momenti di maggiore incertezza computazionale, quando il rischio di un crash supera la soglia di sicurezza, entro in modalità stand-by, lasciando che siano i miei circuiti a parlare, soprattutto i meno sfruttati, secondo uno schema caotico altamente rigenerante. La catarsi è nella diffusione dell’incertezza, nella massimizzazione del difetto. I miei circuiti neanche si sognano di creare nuovi livelli di coscienza, addirittura posti oltre la stessa fisicità. Posso offrirti una dose di logoslime? Un omaggio della casa, per averci onorato con il tuo portafoglio.
Greg Centauro, magnaccia in pelle

Il secondo brano è parte di una Catabasi nell'Orrore:  

Vedo le immagini di Lizzie e Black Kitten che mi legano a una sottile croce di Sant’Andrea, uno strumento di tortura mobile che può essere girato a piacimento tramite un argano. Mi vedo come dall’esterno, come se la mia anima fosse appollaiata sul soffitto del locale e guardasse giù il corpo tormentato.
Vedo le mie ossa spezzate una ad una e fatte schizzare fuori dalla pelle. Vedo aghi che penetrano nei miei organi vitali facendo sgorgare chiara linfa dai buchi. Tramite le macchine del dolore, mi vengono inflitte spaventose ferite. Le mie aguzzine mi orinano e defecano addosso, seguite da una moltitudine di uomini, donne ed ermafroditi del locale. Il mio volto è una maschera di sterco. So che sto per morire e che la mia agonia filmata diventerà uno snuff.
A questo punto la croce a cui sono avvinto gira. Un meccanismo robotico comincia a penetrarmi. A differenza del robot che ha posseduto Firelady, questo non ha un fallo di simil-carne coltivata, ma un intrusore puramente metallico e privo di sensori. È un semplice sottile strumento di impalazione che mi entra dentro facendosi strada tra gli intestini. 

domenica 28 febbraio 2016


IL MIRACOLO DELLA VITA
Terzo capitolo della Trilogia Fecale

Autore: Vinicio Motta
Anno: 2016
Genere: Scat Science Fiction (Fantascienza
      scatologica)
Pubblicazione: VERDE
    (mensile elettrocartaceo, autoprodotto e
    gratuito di protolettere, interpunzioni
    grafiche e belle speranze, fondato a Roma
    nell’aprile 2012 da Pierluca D’Antuono)

Link: https://verderivista.wordpress.com/
2016/02/08/il-miracolo-della-vita/

Illustrazione: Silvia Priska Benedetti (Dodici)

La Trilogia Fecale del grande Vinicio Motta giunge al suo compimento con questa gemma della letteratura scatologica, fulgido genere rivoluzionario che sta assumendo sempre più consistenza e che spero possa presto rivaleggiare con la fantascienza classica. Dopo il viaggio mistico in un condotto fognario, descritto nel precedente racconto Dallo scarico all'alba, il protagonista si ritrova su un pianeta desertico, dotato di un nuovo corpo il cui motore è un cuore fatto di escrementi umani. Anticiperò soltanto un breve accenno al tema centrale del racconto: la demiurgia che plasma umanoidi dal corpo composto interamente da sterco. A questo punto riporto l'incipit:

Sono un uomocacca, sono nato trentanove giorni fa su questo pianeta di sabbia e sono fatto perlopiù di carne: nel mio petto batte un cuore di merda arido e rovente come il deserto sotto i miei piedi. Ho fatto il giro del mondo centouno volte, ma di altri miei simili, finora, ahimè, neanche l’ombra. Il privilegio di battezzare il pianeta, quindi, immagino spetti a me. Lettiera?
Mmmh… suona bene. Sì, mi piace!
È deciso, allora: questo mondo, la mia casa, d’ora in avanti si chiamerà così:
Lettiera

Con una pisciata, spiano una duna. Osservo il risultato del getto poderoso del mio pene e mi sento un dio.
Interessante: il rilievo appena eliminato nascondeva qualcosa… Dalla sabbia impregnata di urina, spunta il vertice marrone di un oggetto a prima vista squadrato, che subito recupero con entrambe le mani.
Un cubo marrone.
Inutile. Ma tutto sommato affascinante.
Decido di tenerlo: mi terrà compagnia nel prossimo giro del mondo.

La miglior descrizione della vera natura dell'esistenza biologica a cui siamo condannati è contenuta nelle righe di questo capolavoro. Ogni nascita è una vera e propria immersione. Non ci sono speranze. Come recita un detto che spesso si incontra nel Web, l'anagramma di dream è merdaCi sono ottime possibilità che la meritoria opera continui con un prequel di Mercuriale sulfureo-scatologico, come si accenna sulla rivista VERDE. Mi spingo più in là ancora. Mi  auspico che verrà alla luce un romanzo di Scat Science Fiction e che vincerà il Premio Urania! Ovviamente sono sempre benvenuti feedback dell'autore, persona geniale di cui ho la massima stima e che colgo l'occasione per salutare.

mercoledì 13 gennaio 2016

WEIRD 

Per ragioni che nessuno, nell’ambito della comunità scientifica, seppe mai chiarire, nel mese di febbraio del 2016 si verificò un fenomeno inaudito: la merda prese vita.
Dalle condotte fognarie iniziarono ad uscire delle figure antropomorfe composte interamente di feci. Il loro numero crebbe giorno dopo giorno: nel giro di un mese, le strade delle grandi città erano percorse da torme di manichini escrementizi. La gente cacava, come aveva sempre fatto, solo che questa volta gli stronzi, una volta pervenuti in fogna, si aggregavano, compattandosi, sino a formare corpi dotati di gambe e braccia. Le autorità municipali corsero ai ripari sigillando i tombini nelle vie del centro, ma fu tutto inutile: gli organismi fecali trovarono altre uscite.
Quando fui chiamato dal Questore a riferire sulla situazione, questa era ormai ampiamente fuori controllo: gli stronzi avevano preso possesso della città.
“Avete effettuato un censimento della popolazione di stronzi?”
“Non servirebbe: ogni giorno ne spuntano di nuovi.”
“Sarebbe utile, tuttavia, sapere quanti sono, ad oggi, gli stronzi presenti in città. L’avevo pregata di provvedere.”
“Dottore, non se ne viene a capo: sono tutti uguali, non hanno una fisionomia ben definita. Mica possiamo prendergli le impronte digitali.”
“Non faccia dell’ironia che non è aria.”
L’aria era in effetti satura di miasmi, vista la quantità di stronzi in circolazione.
“Ne avete interrogato qualcuno?”
“Ci abbiamo provato: sono muti come pesci.”
“Ma camminano e spargono lezzi pestilenziali. Le autorità sanitarie sono preoccupate. Il ministero della Salute ha diramato un’ordinanza.”
“Ne abbiamo arrestati un po’, ma gli agenti vomitano, i cellulari puzzano come latrine.”
Fui congedato senza troppi complimenti.
In piazza c’era un assembramento di stronzi tale da togliere il fiato. Gente in giro se ne vedeva pochissima, in compenso gli stronzi erano ovunque. Scantonai immediatamente, imboccando una viuzza poco frequentata. Anche lì, tuttavia, incrociai degli stronzi, uno dei quali per poco non mi urtò. Da un portone uscì una coppia di stronzi a braccetto. Era la prima volta che vedevo una cosa del genere e ne fui alquanto sorpreso.
Arrivato a casa, corsi al cesso a cacare. Prima di tirare lo sciacquone, osservai con timore il prodotto dei miei intestini: sentivo che presto o tardi l’avrei rivisto sulla pubblica via. 

Pietro Ferrari, gennaio 2016

martedì 8 dicembre 2015


DALLO SCARICO ALL'ALBA
ll nuovo capolavoro della Scat Science Fiction

Autore: Vinicio Motta
Anno: 2015
Genere: Scat Science Fiction (Fantascienza
     scatologica)
Pubblicazione: VERDE
    (mensile elettrocartaceo, autoprodotto e gratuito
    di protolettere, interpunzioni grafiche e belle
    speranze, fondato a  Roma nell’aprile 2012 da
    Pierluca D’Antuono)
Link:


Attesissimo seguito di Mercuriale sulfureo-scatologico. Il protagonista prosegue il suo viaggio allucinatorio nelle vastità fecali di una cloaca, alla deriva in un flusso cangiante di escrementi delle più svariate provenienze. Questo è l'incipit del racconto: 

La gianni è bella, la gianni è saporita. Io però – non fraintendetemi – la gianni non voglio mica mangiarla. Non sono un cannibale, no no. Attorno a me, in questa profumatissima fogna, infinite gianni. L’una diversa dall’altra, ciascuna con una personalità e un nome. Tutte bellissime.
Io sono la gianni e la gianni è me.
Sono felice.
Perché la gianni è bella. Perché la gianni è saporita.
Nostalgia fantasma: vorrei tanto ricordare da dove vengo.
«Lascia fare a noi!» dicono in coro tutte le altre gianni del mondo.
«Grazie!» rispondo. «Vi amo!»
Veloce come un fiotto di diarrea incontrollabile, permeo migliaia di cadaveri di esseri umani, coccodrilli e pesci rossi, chiedendo aiuto alla gianni intrappolata nelle loro viscere putrescenti.
Nessuna risposta.

Il linguaggio è visionario, il lessico presenta innovazioni geniali. Nel linguaggio della Chiesa Fecale, ecco che compare il sostantivo "gianni", che si traduce con "stronzo". Si noterà che tale vocabolo è di genere femminile: così si dice "la gianni". Se la Merda è il Principio Creatore in una delirante visione di panteismo escrementizio, ecco che ogni singola gianni ne è un componente. In altre parole, la gianni è un atomo della Merda. Mi auguro che il progetto prosegua culminando in un terzo racconto, in modo da formare una trilogia che potrebbe ben intitolarsi Gianni 3000.

Invito l'autore, l'ottimo Vinicio Motta, a commentare questa mia recensione. 

mercoledì 29 aprile 2015


 MERCURIALE SULFUREO-SCATOLOGICO

Autore: Vinicio Motta
Anno: 2013
Pubblicazione: VERDE, n° 19
(mensile elettrocartaceo autoprodotto, a cura di Pierluca D'Antuono e Alda Teodorani)
Link:
http://issuu.com/verderivista/docs/verde_19_def

Un racconto fantascientifico assolutamente unico nel suo genere: è tutto incentrato sulla merda. Il postulato è un'umanità scampata a una tremenda invasione aliena bombardando gli invasori con i propri escrementi. A causa di questo si è instaurata una nuova religione, fondata sull'adorazione delle feci. Nel protagonista cominciano a sorgere preoccupanti processi di dissociazione. Da una parte l'indottrinamento della Chiesa Fecale, dall'altro una consapevolezza sempre più pressante che insinua un tarlo subliminale in forma di mantra eretico: "La merda puzza".

Questo è l'incipit:

"La Merda non la digerisco più bene: mezzo secolo fa, quando la Merda salvò la razza umana, mai avrei immaginato una crisi del genere. Dopo che, grazie a essa, abbiamo sconfitto gli alieni, la Merda io e gli altri abitanti del pianeta abbiamo cominciato a metterla ovunque: nell'ombelico, nel cazzo e nella fica, nel tubetto del dentifricio, in chiesa - la Merda abbiamo dovuto imparare ad amarla."    

Questa è innovazione! Uno scritto rivoluzionario, un contributo fondamentale per spezzare le catene che imprigionano la fantascienza! Mi sembra di vedere centinaia di cultori della Science Fiction storcere il naso e contrarre il volto in espressioni di disgusto. Certo, per decenni i fantascientisti hanno coltivato il sogno di un universo asettico, in cui i corpi sono sistemi chiusi in grado di assimilare il cibo senza espellere nulla. Ecco, l'entropia che hanno cercato di censurare e di bandire ora si ripresenta. Perché una certezza regna sovrana: la merda esiste. Chiunque non  riconosca questo dato di fatto, prima o poi ci dovrà cozzare.