mercoledì 18 aprile 2018


A VENEZIA... UN DICEMBRE ROSSO
SHOCKING

Titolo originale: Don't Look Now
Paese di produzione: Gran Bretagna, Italia
Anno: 1973
Durata: 110 min
Genere: Drammatico, horror
Sottogenere: Thriller occultista
Lingua originale: Inglese
Lingua (versione italiana): Italiano, veneto
     (alquanto italianizzato) 
Regia: Nicolas Roeg
Soggetto: Daphne Du Maurier, dal racconto Don't
     Look Now
, presente nella raccolta Non dopo
     mezzanotte e altri racconti

Sceneggiatura: Allan Scott, Chris Bryant
Produttore: Peter Katz
Produttore esecutivo: Anthony B. Unger
Fotografia: Anthony B. Richmond
Montaggio: Graeme Clifford
Musiche: Pino Donaggio; la canzone Colori di
      dicembre
è interpretata da Iva Zanicchi
Scenografia: Giovanni Soccol
Trucco: Giancarlo Del Brocco
Interpreti e personaggi

    Julie Christie: Laura Baxter
    Donald Sutherland: John Baxter
    Hilary Mason: Heather
    Massimo Serato: Il vescovo Barbarrigo
    Clelia Matania: Wendy
    Renato Scarpa: Il commissario Longhi,
         inefficiente e ottuso
    Giorgio Trestini: Un operaio venetofono
    Leopoldo Trieste: Alessandro, il portiere
         uranista dell'albergo
    David Tree: Il preside Anthony Babbage
    Ann Rye: Mandy Babbage
    Nicholas Salter: Johnny Baxter
    Sharon Williams: Christine Baxter
    Sergio Serafini: Un operaio venetofono
    Bruno Cattaneo: L'investigatore Sabbione,
          tirapiedi del commissario Longhi
    Adelina Poerio: La nana deforme
Colonna sonora: 
   John's Theme (Children Play) 
   Christine Is Dead
   Candles For Christine
   John's Theme (Love Scene)
   Strange Happenings
   John's Theme (Laura Leaves Venice)
   John's Vision (Laura's Theme)
   Searching For Laura (Laura's Theme) 
   Through The Streets Of Venice 
   Laura Comes Back
   Dead End
   Laura's Theme (The Last Farewell)

Trama:

La figlia dei coniugi Baxter, Christine, indossa un impermeabile color rosso shocking e cammina in una palude. A un certo punto suo padre, John, che sta sviluppando dei rullini fotografici, vede una macchia di sangue su una fotografia in formazione e ha un orrido presentimento. Corre fuori di casa e trova la figlia affogata in uno specchio d'acqua stagnante. Ogni tentativo di soccorso risulta vano: la bambina è spirata. Qualche mese dopo, i Baxter sono a Venezia, dove John è impegnato nel restauro dei mosaici della chiesa di San Nicolò dei Mendicoli. La moglie, Laura, non ha superato il trauma della perdita della figlia ed è caduta in una depressione profonda. Una sera, mentre i Baxter sono a pranzo in un ristorante, fanno la loro sinistra comparsa due sorelle scozzesi, di cui una cieca e chiaroveggente. La sensitiva, Heather, avvicina Laura e le dice di aver percepito vicino a lei, mentre sedeva al tavolo, la presenza di una bambina bionda felice e sorridente, che indossava un impermeabile rosso. La signora Baxter, convinta che la figlia non abbia cessato di esistere, si rinvigorisce ed esce dalla depressione. Il marito invece reagisce male. Urla alla moglie che la figlia è morta, che non esiste più, arrivando persino a maledirne la tomba. Convinto che le due sorelle scozzesi vogliano circuire Laura per spillarle denaro e privarla della volontà, le proibisce di frequentarle. Tuttavia la donna elude il divieto e partecipa a sedute spiritiche. Un giorno, Heather avverte che se il signor Baxter non lascerà subito Venezia, la sua vita sarà in gravissimo pericolo. Il monito sembra ancor più minaccioso, dal momento che la città è funestata da numerosi delitti efferati compiuti da un maniaco, che sfugge ad ogni tentativo di cattura da parte della polizia. A un certo punto, i Baxter ricevono una telefonata notturna dall'Inghilterra: loro figlio ha avuto un incidente a scuola ed è stato ricoverato in ospedale. Laura parte subito con un volo charter. Eppure il marito la vede, poco più tardi quello stesso giorno, assieme alle due inquietanti sorelle scozzesi su una gondola funebre. Le tre donne sembrano le Norne, le dee della mitologia nordica che tessono il Fato. Non capendo l'accaduto, John si reca alla polizia per denunciare la scomparsa della moglie, pensando ingenuamente che sia stata plagiata e rapita. Il commissario Longhi approfitta dell'occasione per dare un'identità al maniaco omicida che affligge Venezia: a suo avviso, essendo John Baxter un tipo un po' strano, deve essere per forza di cose il colpevole. Così lo fa pedinare dall'agente Sabbioni, che può soltanto stringere un pugno di mosche. Verificato tramite telefonata che la moglie si trova in Inghilterra, John raggiunge la sensitiva Heather e sua sorella, che gli spiegano il significato dell'orrida visione. Quello che l'uomo ha visto è un'immagine del futuro, cosa che dimostra come egli abbia doti medianiche. Gli eventi precipitano: Laura ritorna a Venezia nella notte, ma non trova il marito. Questi nota una piccola figura vestita come la figlia con l'impermeabile rosso shocking e la insegue tra le oscure calli, fino al tragico epilogo. Capirà troppo tardi che non si tratta della sua bambina... La visione delle tre Norne sulla gondola funebre... si rivelerà quella del suo stesso funerale!      

Recensione: 

Il film di Nocolas Roeg è stato proiettato al Cineforum Fantafilm dell'amico Andrea "Jarok" Vaccaro nel lontano 2008. Ero stanco morto e avevo troppo whisky nello stomaco, così ho tentato di seguire la trama tra mille colpi di sonno, finché sono sprofondato nel mondo di Morfeo proprio durante le cruciali sequenze finali, che mi sono perso. Sono stato svegliato di colpo dalla voce euforica di Andrea, che chiedeva al pubblico: "L'avete visto il nano distorto?". La breve discussione è finita da lì a poco, lasciandomi con la morbosa curiosità di sapere qualcosa di più su quella terribile epifania che a quanto pare costituiva il fulcro stesso e il senso ultimo della narrazione. Lì per lì pensai che la protagonista avesse dato alla luce una creatura mostruosa, non so per quale motivo: della trama non avevo compreso quasi nulla, tanto comatoso era il mio stato. Per molto tempo non ho più pensato al film: soltanto un decennio dopo ho avuto occasione di rivederlo, questa volta da sobrio e seguendolo con attenzione fino ai titoli finali. Mi sono così reso conto che al Cineforum mi ero perso moltissimi dettagli, sprofondati nella nebbia della sonnolenza. Adesso so che il film ricalca bene il racconto di Daphne Du Maurier, anche se si rilevano alcune discrepanze. L'impermeabile rosso nel soggetto originale era indossato dalla signora Baxter, non da Christine, che moriva a causa della meningite anziché affogata. Rispetto all'opera della nobildonna inglese, sono stati inseriti non pochi simbolismi che rendono la trama ancor più inquietante.

Venezia vista da Roeg

Il regista riesce in modo eccelso a farci immergere in un'atmosfera di grande decadenza. Gli edifici fatiscenti, dai muri umidi e lebbrosi, sembrano ospitare il principio stesso della Decomposizione, irradiano morte dell'Essere, facendo sprofondare lo spettatore tra le ombre dell'Ade. Si nota una minuziosa cura dei particolari, anche dei più irrilevanti. Nelle vetrine di un bar si vedono alcuni panettoni la cui scatola azzurra mi ricorda qualcosa, anche se non sono riuscito a identificare la marca. Ho potuto anche distinguere una girandola variopinta collocata su un davanzale allo scopo di tener lontani i piccioni con il loro moto provocato dal vento. In quel contesto sembrava un accorgimento poco utile, dal momento che Venezia veniva mostrata come una città dall'aria piuttosto stagnante, perennemente avvolta da un'opprimente caligine. 

Gli italiani visti da Roeg

Il film dà una pessima immagine del paese e in particolare delle forze dell'ordine, dipingendo il commissario Longhi come un pericoloso incapace, che non riuscendo a identificare un maniaco, cerca di addossare la colpa di crimini efferati al primo straniero dall'aspetto stravagante che gli capita a tiro. In genere, i nostri connazionali sono descritti in modo desolante e impietoso. Gli operai sono neghittosi, grossolani e incompetenti, tanto da mettere a rischio la vita del restauratore per una sbadataggine. Le albergatrici sono avide e impiccione. Il guardiano uranista dell'albergo, che in ogni momento libero si occupa di manipolare i cazzi, è un intrallazzatore che riesce a ottenere favori per il signor Baxter, non venendo neppure ringraziato per il suo impegno. Vediamo però che anche il signor Baxter è molto singolare. Osservandolo si deduce che è costume degli uomini di Albione non salutare mai nessuno, non ringraziare mai per nulla, cosa che non manca di attirare l'ostilità di molti. Meno male che li chiamano gentlemen. Le loro mogli sono invece più educate e non mancano di buone maniere, cosa che evidentemente in Inghilterra è ritenuta prerogativa del sesso femminile.

L'uso del veneto nel film

Nella versione italiana, diversi personaggi parlano in veneziano: gli operai e le albergatrici che ospitano le sorelle scozzesi. A dire il vero non è facile dire se si tratti di italiano venetizzato nella fonetica o di veneto italianizzato, anche se propendo per questa seconda opzione. Non ho visto il film in lingua inglese, quindi non so dire come fossero i corrispondenti dialoghi originali. Immagino che l'uso del veneziano sia stato introdotto in fase di doppiaggio per rendere più verosimile l'ambientazione, non trovandosi nel film di partenza nemmeno una parola in italiano o in una lingua locale della Penisola.   

Eros e Thanatos

John e Laura Baxter a un certo punto si amano furiosamente. Fanno sesso in modo focoso, entrambi nudi, cosa che andava contro le convenzioni del cinema dell'epoca. Anche se di sfuggita, in una sequenza si vede persino un cunnilingus, cosa molto rara in un film mainstream. Si ha poi una fugace e criptica allusione alla fellatio, quando la donna alla fine dell'amplesso si porta alla bocca il rossetto. Queste scene hanno fruttato al film non poche critiche. Guardandole, sembra certo che la donna concepisca un figlio, quasi per compensare la morte di Christine. Sembra anche ragionevole che questo bambino avrà un ruolo importante nella trama. Invece non accade nulla: il liquido seminale spruzzato nella vagina non raggiunge alcun ovulo fecondo, gli spermatozoi soffocano nel liquame destinato ad essere lavato via prima ancora di potersi decomporre. Così la copula appare un po' incongrua, qualcosa di erratico inserito in una trama che prevede soltanto lutti a cui non esiste rimedio. 

Il vescovo e la morte del Cristianesimo

Il vescovo Barbarrigo, contemplando lo sfacelo in cui versa la chiesa da restaurare, è preso da un grande sconforto. In particolar modo si sente oppresso dal silenzio di Dio. Queste sono le sue parole: "Le chiese appartengono a Dio, ma non sembra che Lui se ne occupi molto. Forse... non le giudica tanto importanti. Noi non sappiamo più ascoltare la Sua voce...". A un certo punto, l'ecclesiastico chiede a bruciapelo alla signora Baxter: "Lei è cristiana, Laura?". La risposta della donna è davvero sorprendente. "Beh, non lo so...", dice, non senza imbarazzo, "voglio bene agli animali, e ai bambini...". Al che il porporato, facendo buon viso a cattivo gioco: "San Nicola, titolare di questa chiesa, è il patrono dei saggi e dei bambini. Un avvicinamento interessante, non le pare?". Questo breve dialogo tra il vescovo e la moglie del restauratore di mosaici è altamente significativo. Sono certo che ben pochi si sono soffermati a ponderarlo: è di quelle cose che non interessano allo spettatore medio di film horror e di thriller. Pensiamoci bene. Nel lontano 1973, tramite le poche frasi da me riportate, è stata annunciata la morte non soltanto della Chiesa Romana, ma più in generale del Cristianesimo. Il vescovo che testimonia l'assenza di Dio dal mondo, la sua assoluta incomunicabilità con gli esseri umani; la signora che non sa neanche se definirsi cristiana o meno, che non sa dare una definizione anche vaga del Cristianesimo perché non ci ha mai pensato: questi sono portenti, geroglifici che proclamano la fine di un'epoca! 

Un atroce Doppelgänger

L'orrida nana omicida, che compare come in un'eruzione istantanea per poi sprofondare nella tenebra assoluta, è il Doppelgänger della bambina defunta. In altre parole, i due esseri non sono tra loro privi di correlazione: possiamo dire che esiste un filo che li connette nella stessa essenza. L'assassina che uccide le vittime con la mannaia è la proiezione demoniaca e incubica della figlia dei Baxter, nata dalla sua ombra che si è materializzata. È la sua gemella maligna. Non per nulla le somiglia soltanto nella sagoma, nella corporatura, mentre il volto è del tutto diverso e ha lineamenti a dir poco grotteschi. In genere si parla di Doppelgänger di persone viventi, ma nulla vieta che possano essere concepiti anche per defunti. Forse è l'istintiva consapevolezza di questo orrore insondabile che ci terrorizza e ci devasta. Tutto viene scaricato sullo spettatore in meno di un secondo, quasi sulla soglia della percezione. La figura aberrante viene sparata nei nervi ottici come un subliminale. Una doccia gelata. Basta già questo a fare del film di Roeg uno dei grandi capolavori dell'horror di tutti i tempi.

Futuro aperto o futuro chiuso?

L'ontologia temporale postulata dalla narrazione è quella B-eternista (eternismo non tensionale). In parole comprensibili a tutte, si immagina che il presente, il passato e il futuro abbiano la stessa realtà e che convivano in una stessa configurazione dell'Universo. In questo modo, il fluire del tempo sarebbe soltanto un'illusione, come il cambiamento, e nulla potrebbe vietare al futuro di influenzare il presente. In quest'ottica di retrocausalità, il punto di non ritorno è da identificarsi nella decisione di Heather di avvicinare la signora Baxter. Se non le avesse detto di aver percepito con la sua seconda vista una bambina corrispondente in tutto e per tutto alla defunta Christine, non si sarebbe innescata la sfortunata serie di eventi che infine ha portato all'uccisione del protagonista. La stessa visione di John Baxter, che trasferisce nel presente l'evento futuro del suo funerale, è una tipica profezia che si autoadempie (self-fulfilling prophecy). Sono un presentista e in particolare trovo il B-eternismo contrario a qualsiasi elementare principio di economia ontologica. Va però detto che trovo affascinanti le profezie - per quanto ancora prive di spiegazione nel presentismo. La mia adesione a un'ontologia temporale presentista si deve soprattutto alla difficoltà di trovare un modello migliore che sia privo di bachi e di gravi paradossi. In sostanza non sappiamo cos'è il tempo. Non ne abbiamo la benché minima idea. Non possiamo osservarlo dall'esterno. Non abbiamo una visuale privilegiata che ci permetta di guardare da fuori la nostra fragilissima condizione. Se dovessi avere una risposta a tutti questi interrogativi, non sarei imprigionato in questo spaziotempo, non sarei costretto alla schiavitù planetaria.     

Cos'è un fantasma?

Il problema centrale è l'attribuzione di un'ontologia ai fantasmi. In buona sostanza, cosa sono le visioni dei morti? Naturalmente gli adoratori di Piero Angela diranno che si tratta di cose estranee alla Scienza, quindi di illusioni che appartengono al reame dell'inesistenza. Non condivido questo approccio al problema. A mio avviso esistono soltanto due possibilità.

1) Immaginiamo che un fantasma sia una specie di eco di una persona morta, un'immagine che riverbera nel tempo fino ad essere percepita da un osservatore. In tal caso, si spiegherebbe perché il fantasma ha l'aspetto di una persona vivente. Resta però il fatto che, se le cose stessero così, il fantasma non sarebbe un essere. Non sarebbe altro che un simulacro. Non avrebbe emozioni. Non vedrebbe né sentirebbe nulla. Non potrebbe dire nulla né interagire in alcun modo con i viventi. Quindi tutti i medium e i parapsicologi che affermano il contrario sarebbero subito da etichettarsi come impostori.
2) Immaginiamo invece che un fantasma sia uno spirito disincarnato, ossia che esista in ogni essere vivente un principio immortale che può esistere separato dal corpo. In tal caso, non avrebbe senso poter vedere tale spirito con gli organi di senso del corpo di carne - con cui non avrebbe nulla in comune. Non avrebbe senso nemmeno attribuirgli una forma umana. Non potrebbe avere un volto, né occhi, né bocca, né orecchi o altri organi di senso. Non potrebbe avere braccia, né mani, né gambe, né piedi. Non potrebbe avere capelli né altri peli. Non potrebbe indossare alcun indumento. Quindi tutti i medium e i parapsicologi che affermano il contrario sarebbero subito da etichettarsi come impostori.

Quello che mi sorprende è che gli adepti del CICAP a queste cose non abbiano mai pensato nemmeno di striscio: insistono con un'impostazione dogmatica positivista senza dare importanza alcuna alle contraddizioni logiche presenti nelle tesi che vorrebbero confutare. Anche se di certo la cosa non farà piacere agli Angela, gli esseri umani non accetteranno mai la visione materialista della morte come annientamento e cercheranno sempre di prendere contatto con i morti, seppur usando mezzi vani e privi di senso. Lo stesso Donald Sutherland aveva una buona opinione dello spiritismo e dei medium. Credeva fermamente che l'occultismo potesse svolgere un ruolo benefico, così tentò in tutti i modi di far cambiare il finale del film, senza riuscirci.

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