domenica 1 aprile 2018

NOTE SUL LAVORO DI DARDAGAN

Amer Dardağan (STANAK, Society for Research of Bosnian Medieval History - Facoltà di Filosofia di Sarajevo) è l'autore dell'articolo Neoplatonism: the response on Gnostic and Manichaean criticism of Platonism, ossia "Neoplatonismo: la risposta sulle critiche gnostiche e manichee del platonismo". Il lavoro è consultabile e scaricabile seguendo questo link: 


Questo è l'abstract, da me tradotto:

"Lo Gnosticismo e il Manicheismo presero alcune delle idee di Platone e le plasmarono nel loro credo dualistico, causando in questo modo una tempesta di proteste da parte dei Neoplatonici, che condannarono le distorsioni gnostiche degli insegnamenti Platone. Plotino credeva che gli insegnamenti degli Gnostici fossero orribili, perché essi evidentemente seguivano gli insegnamenti di Platone e avevano alcune opinioni compatibili col Platonismo sull'origine della natura de del cosmo, ma in realtà il "mito Gnostico" travisava gli insegnamenti originali di Platone e in ultima istanza li rivoltava contro di lui. I Neoplatonici avevano una visione del mondo generalmente gioiosa e ottimistica, opposta a quella degli Gnostici che lo disprezzavano. Secondo i Neoplatonici, il Male non esiste, è soltanto una "mancanza o deficit di Bene". La sola sorgente del Male per i Neoplatonici consiste nella distanza dall'Uno, come risultato dal rivolgersi verso il basso, a piaceri materiali eccessivi e non verso l'alto, alla realtà spirituale superiore. Agostino divenne un neoplatonico in un modo indiretto, e noi sappiamo che i testi neoplatonici lo aiutarono nella sua transizione al Cristianesimo. Egli usò gli scritti platonici per attaccare il Manicheismo, una setta a cui un tempo era appartenuto. Egli giunse ai lavori neoplatonici di Plotino e di Ambrogio scritti in latino, che lo aiutarono a cambiare il suo modo manicheo di pensare al Bene e al Male. Agostino disse che il Dio Manicheo non è il vero Dio perché è vulnerabile al Male, affermando che un Dio vero è onnipotente e non può essere colpito in alcun modo. Dopo che Agostino si imbatté negli insegnamenti neoplatonici, egli definì "estremamente semplificati" gli insegnamenti manichei, mostrando che la gente in ogni situazione della vita non si trova divisa soltanto tra due alternative: il bene e il male - dato che la gente ha desideri e bisogni molteplici, complessi e complicati. Secondo Agostino, non abbiamo due sostanze in noi, in guerra l'una con l'altra, luce e tenebra, bene e male, ma il problema sta nella nostra volontà che desidera una moltitudine di cose che vogliamo, di cui soltanto alcune sono buone. In questo modo egli formulò la sua dottrina del Bene e del Male, influenzato dal Neoplatonismo, che era completamente diverso dall'approccio dualistico che troviamo nello Gnosticismo e nel Manicheismo."

Adversus Plotinum et Augustinum

Vediamo che purtroppo un pensiero banale come quello neoplatonico è riuscito a sopravvivere e a prevalere, con il suo melenso ottimismo cosmico, facendo scomparire tutti i suoi oppositori - e questo nonostante neghi in modo radicale la realtà stessa delle cose. Non spiega nulla, mente e impedisce di conoscere l'abisso in cui siamo precipitati. Oggi il mondo si inchina davanti a Plotino e ad Agostino e li celebra come massimi sapienti, anche se le opinioni da loro professate sono stolte. Gli accademici si prostrano davanti alle mummie dei due filosofi, annusandole e praticando l'osculum infame, subito imitati dai media. Ogni voce critica tace da troppi secoli. A quanto pare resto soltanto io, assieme a pochissimi simpatizzanti, a combattere contro i laudatores mundi e a squarciare questo silenzio opprimente.   

Plotino, l'Uno e lo sterco

Nella buona essenza, il pensiero platonico e neoplatonico è tutto incentrato su un'idea gerarchica dell'esistenza, al cui centro si trova l'Uno. Rispetto a Platone, i Neoplatonici come Plotino immaginarono l'Uno in modo nuovo, infondendo a tale filosofema un significato prettamente politico, plasmato in modo manifesto sulla struttura dell'Impero Romano. L'Uno veniva a rappresentare l'Imperatore, un despota divinizzato di ispirazione orientale, che irradiava perfezione e ordine come il sole genera e diffonde i suoi raggi luminosi rischiarando le tenebre intorno a sé. Man mano che ci si allontanava da questa sorgente di luce, ecco che si giungeva negli angiporti, i recessi più laidi e sordidi in cui non giungeva il fulgore della divinità. Plotino aveva tutto chiaro nei minimi dettagli: a detta sua l'esistenza della merda si spiegherebbe con la lontananza dei viventi dall'Uno. Se i mortali fossero più vicini all'Uno, la loro merda non puzzerebbe affatto. Verrebbe costantemente insufflato ossigeno nel colon sigmoide di tutti, umani e animali, così le maligne fermentazioni anaerobiche non potrebbero avvenire e la merda sarebbe commestibile! 

L'ontologia delle feci

Il punto è che non soltanto la merda si mette di traverso, invalidando ogni filosofia dell'esaltazione dell'esistenza. La merda puzza e continuerà sempre a puzzare: è inemendabile. Come ci ricorda l'autore dell'articolo, il Neoplatonismo conferma che l'anima è eterna e indistruttibile, esponendo l'idea dell'unità di tutto ciò che esiste e la sua origine da una stessa fonte. Mi domando come questa origine di tutto nell'Uno sia compatibile con la stratificazione gerarchica verticale degli stessi Neoplatonici, in cui andando verso l'alto si giunge alla perfezione e andando verso il basso si giunge nell'immondizia. Se l'Uno è ciò a cui si deve l'esistenza di ogni ente, allora ha in sé l'imperfezione, i piani bassi, il male... e la merda! Una bella antinomia! Eppure Plotino e i suoi seguaci ne erano più che certi: affermavano senza sosta che tutto ciò che esiste è buono, perché partecipa della Bontà dell'Uno. Allora anche la merda è buona!   

La schizofrenia di Plotino

Come mai Plotino polemizzò e si accanì contro gli Gnostici? Secondo Dardağan, il filosofo sarebbe stato pieno di risentimento per via delle distorsioni del pensiero platonico operate dai suoi avversari e del loro esclusivismo, per usare un vocabolo oggi tanto comune. Secondo altri, avrebbe contestato agli Gnostici l'idea di salvezza raggiunta col mero intelletto, senza pratica alcuna della virtù. In realtà è possibile che la causa ultima fosse d'altra natura. Secondo quanto ipotizzo, Plotino fu corrotto dall'Imperatore, che gli affiancò una fellatrice spermatofaga. Mi sembra quasi di assistere alla scena: quella fallofora passava il tempo a ciucciare il budellino del vegliardo, a ingerire i suoi spurghi spermatici e a disinfettargli le emorroidi con la lingua. Questa corruzione sarebbe stata dettata da motivi eminentemente politici: all'Imperatore serviva una giustificazione del suo potere, che gli Gnostici delegittimavano e attribuivano all'opera del Demiurgo. Ma chi era questo principe? A parer mio era il femmineo Gallieno, sotto cui Roma raggiunse il fondo dello sfacelo. Mi sembra troppo audace supporre che la fellatrice fosse addirittura la moglie di Gallieno, Cornelia Salonina, che aveva grande stima del padre del Neoplatonismo. Forse il dotto di Licopoli si vergognava di avere un corpo, come ci riferisce un suo biografo, proprio perché divenne del tutto asservito alle sensazioni bizantine ottenute dalla meretrice che gli fu offerta. Non si vede infatti come si possa glorificare la biologia e al contempo ritenerla vergognosa, a meno che non si sia affetti da qualche forma di grave schizofrenia. Questa nella sostanza è l'origine dell'invereconda polemica plotiniana contro gli Gnostici, poi ripresa da Agostino contro i Manichei. Un'origine ben vile, si converrà. Naturalmente le prove concrete dell'accaduto ancora mancano, ma si può ricostruirlo in ogni caso con un certo grado di sicurezza da indizi indiretti. 

La natura attiva del Male è una realtà 

Come già abbiamo rimarcato, per Plotino il Male non esiste: egli lo definisce una mera condizione negativa, che consiste nella lontananza dall'Uno. Veniamo dunque a svelare ulteriori paradossi. Sentite quanta demenza è insita nei sofismi plotiniani: "Qui ci sono alcune analogie, per prima cosa immaginiamo un corpo sano che è buono, quindi immaginiamo la ferita sul corpo. La ferita o lo stato vulnerabile del corpo non è una cosa indipendente o una sorta di "essere" che progetta di attaccare il corpo, ma semplicemente una mancanza di salute, il deficit di bontà del corpo. In modo simile, immaginiamo la ruggine su un carro, che non è una cosa indipendente, o qualcosa che esiste separatamente dal carro stesso, ma è lo stato di qualche deficit sul carro in questione". Dunque per i seguaci di una simile follia, non esistono armi né assassini. Per loro la chimica e la fisica sono cose sconosciute, come la scienza medica! Per loro non è la daga affilata ad aprire un'asola nell'addome: la ferita si formerebbe da sé per magia, per la mancanza subitanea di qualcosa di fantomatico! E noi siamo qui a sopportare un'intera civiltà fondata su simili inconsistenze partorite dalla folli! Le cose stanno ben diversamente. La patologia non è affatto un deficit: è invece un panorama immenso in cui spiccano organismi che considerano il corpo umano un immenso banchetto, difetti nel codice genetico e quant'altro. La stessa salute non è un fluido magico emanato dall'Uno, ma il frutto di complessi equilibri. Torniamo alla nostra pietra d'inciampo preferita. Torniamo alla merda. Ebbene, la merda non puzza perché le manca qualcosa. Puzza perché è un ammasso di scorie, tra cui muco, batteri e residui vari, il cui fetore è dovuto a precise reazioni chimiche di fermentazione e di putrefazione, che nascono dai programmi genetici degli organismi decompositori! Dove il Neoplatonismo vede mancanze, noi vediamo universi di una spaventosa molteplicità e complessità, in cui ciò che reca danno ai viventi è il prodotto di ben precisi codici. La stessa Scienza dà ragione a Mani, schiantando i buffoni di Licopoli e di Ippona. Peccato che gli stessi accademici non se ne rendano conto.

Nessun commento: