martedì 10 dicembre 2019


LA COSA DA UN ALTRO MONDO

Titolo originale: The Thing from Another World
AKA:
The Thing
Lingua originale: Inglese

Paese di produzione:
Stati Uniti d'America

Anno:
1951

Durata:
87 min

Colore:
B/N

Rapporto:
1,37 : 1

Genere:
Orrore, fantascienza

Regia:
Christian Nyby, Howard Hawks

Soggetto:
John W. Campbell

Sceneggiatura:
Charles Lederer, Howard Hawks, Ben Hecht

Produttore:
Howard Hawks, Edward Lasker

Casa di produzione:
RKO Radio Pictures (come An R K O 

    Radio Picture)

Fotografia:
Russell Harlan

Montaggio:
Roland Gross

Effetti speciali:
Donald Steward

Musiche:
Dimitri Tiomkin

Scenografia:
Albert S. D'Agostino, John Hughes, Darrell 

    Silvera, William Stevens

Costumi:
Michael Woulfe

Trucco:
Lee Greenway

Interpreti e personaggi: 

    Kenneth Tobey: Capitano Patrick Hendry 

    Margaret Sheridan: Nina (Nikki) Nicholson 

    Robert Cornthwaite: Dottor Arthur Carrington 
 
    Douglas Spencer: Ned Scott 
    James Young: Eddie Dykes 

    Dewey Martin: Sergente Bob 

    Robert Nichols: Ken MacPherson 

    William Self: Barnes 

    Eduard Franz: Dottor Stern 

    Sally Creighton: Signora Chapman 

    James Arness: La Cosa 

    John Dierkes: Dottor Chapman (non accreditato)

    George Fenneman: Dottor Redding (non accreditato)

    Paul Frees: Dottor Vorhees (non accreditato)

    Everett Glass: Dottor Wilson
(non accreditato)
    Nicholas Byron: Tex Richards (non accreditato)
    Edmund Breon: Dottor Ambrose (non accreditato)
    Norbert Schiller: Dottor Laurence (non accreditato)
    David McMahon: Generale Fogarty (non accreditato)
    Charles Opunui: Un eschimese (non accreditato)
    "King Kong" Kashey: Un eschimese (non accreditato)
    Riley Sunrise: Un eschimese (non accreditato)
    Walter Ng: Secondo cuoco (non accreditato)
Doppiatori italiani: 
    Mario Pisu: Capitano Patrick Hendry 

    Rosetta Calavetta: Nina Nicholson 

    Sandro Ruffini: Dottor Arthur Carrington 

    Emilio Cigoli: Ned Scott 

    Gualtiero De Angelis: Eddie Dykes 

    Adolfo Geri: Sergente Bob 

    Gianfranco Bellini: Barnes 

    Giorgio Capecchi: Dottor Stern 

    Aldo Silvani: Dottor Chapman 

    Renato Turi: Dottor Fenneman 

    Stefano Sibaldi: Dottor Vorhees 

    Amilcare Pettinelli: Dottor Wilson 

    Riccardo Mantoni: Tex Richards

Titoli tradotti:
    Tedesco: Das Ding aus einer anderen Welt
    Olandese: Het ding van een andere wereld
    Francese: La Chose d'un autre monde
    Spagnolo: El enigma de otro mundo
    Spagnolo (titolo alternativo): La cosa
    Portoghese (Portogallo): A Ameaça
    Portoghese (Brasile): O Monstro do Ártico
    Euskara: Beste Mundu Bateko Gauza
    Polacco: Istota z innego świata
    Russo: Нечто из иного мира
    Finnico: ’Se’ toisesta maailmasta
    Greco: Το πράγμα από τον άλλον κόσμο
    Ungherese: A lény - egy másik világból
    Giapponese: 遊星よりの物体X 
Box office: 1,95 milioni di dollari USA 
 
 
Trama: 
Nella base artica di Anchorage, in Alaska, i militari vivono allegramente, passando il loro tempo in amenità incessanti. Anche se dovrebbe trattarsi di un'installazione all'avanguardia, sembra un saloon pieno zeppo di cavalleggeri con l'uniforme dei tempi del generale George Armstrong Custer. L'ambiente dovrebbe essere dei più duri, ma nessuno se ne accorge nemmeno per un istante: non appena si passa dall'esterno nevoso all'interno tiepido, come per incanto ci si trova a proprio agio. Non esistono attrezzature o abiti adatti ad affrontare i rigori di quelle terre desolate: basta un cappotto con cappuccio coperto di pelo all'interno e via, si è pronti a qualsiasi prova di eroismo. All'improvviso accade qualcosa di imprevisto. Il capitano Pat Hendry deve recarsi immantinente in una perigliosa ed impervia installazione scientifica, dove lavora Nikki Nicholson, una splendida pupa che lo attizza moltissimo. Contro ogni sano principio, viene permesso che alla spedizione si aggreghi un elemento nocivo come un bacillo del colera: l'infame Ned Scott, un abietto giornalista che per fare scoop venderebbe il cadavere di sua madre ai necrofili. Quando il capitano Hendry arriva a destinazione col suo seguito, il direttore della base, il professor Carrington, gli rivela qualcosa di molto grave. Un'immensa massa metallica è precipitata e si è schiantata sulla banchisa, sprofondando e finendo subito intrappolata tra i ghiacci. Forse si tratta di un'astronave extraterrestre. Giunti sul luogo, il capitano e i suoi uomini possono soltanto constatare che sotto una lastra semitrasparente di ghiaccio si intravede quello che è proprio un veicolo alieno. A causa dell'incauto uso di una preparazione pirotecnica da parte di un coglione, si scatena un'esplosione che distrugge irrimediabilmente il prezioso reperto. Dopo brutti attimi di disperazione per la spaventosa perdita, viene notata una massa scura che sembra un corpo immane imprigionato nel ghiaccio: è proprio un occupante della navicella che ha tentato di mettersi in salvo, senza riuscire però a raggiungere la superficie. Per poter trasportare alla base il reperto, contro ogni sano principio, gli uomini procedono a sezionare un gran blocco di ghiaccio contenente l'alieno. Il reperto viene messo in un magazzino e custodito da un militare: affinché ci sia sempre qualcuno di guardia, si effettuano gravose turnazioni. Accade così che per la banale disattenzione di un soldato, una coperta termica venga a contatto con il ghiaccio, causandone lo scioglimento. L'alieno, un gigantesco umanoide assai simile al mostro di Frankenstein, riprende subito vita, quindi si leva dal suo sepolcro glaciale e fugge all'esterno nella tormenta, ingaggiando una lotta furibonda con i cani da slitta. Nella colluttazione l'extraterrestre perde un avambraccio, che trovato e viene portato nella base per analisi scientifiche - ovviamente senza alcuna precauzione. Gli scienziati che analizzano l'arto amputato giungono alla conclusione che il tessuto sia di natura vegetale. Dal momento che un simile organismo non potrebbe sostentarsi con la fotosintesi clorofilliana, gli vengono attribuite caratteristiche vampiriche: entrando a contatto col sangue, i tessuti acquisterebbero vita e possanza, oltre alla capacità di autorigenerarsi. Ecco che la base è assediata da questa creatura completamente priva d'intelletto, animata da una furia impressionante: un energumeno dotato di forza sovrumana, che fa di tutto per entrare. Tra i fittissimi discorsi del personale e le pressioni continue del giornalista molesto, ha luogo la strenua resistenza agli assalti del mostro. Ogni tentativo di respingere la minaccia sembra vano, ma alla fine viene organizzata una trappola efficace. Tramite un gruppo elettrogeno l'alieno viene attraversato da un possente arco voltaico e finisce incenerito, annientato per elettrocuzione. Il giornalista, a cui per motivi di sicurezza era stato vietato di parlare alla radio, diventa padrone della scena. Annuncia all'intero genere umano la vittoria sull'invasore, con serrati e insopportabili peana che si concludono con un inquietante monito. 

Citazione:
"Ditelo a tutti dovunque si trovino. Dovunque, scrutate il cielo."
(Ned Scott)


Recensione: 
Tra i prodotti della fantascienza maccartista, questo è uno dei più lividi, grevi e grossolani. Non credo di esagerare affermando che non veicola alcun contenuto degno di qualche interesse filologico, antropologico e più in generale scientifico. L'inverosimiglianza è assoluta in ogni dettaglio. Nell'impianto narrativo non c'è praticamente nulla che si possa definire credibile. Anche se questo film era tra i preferiti di grandi come John Carpenter e Ridley Scott (spero che l'età abbia loro portato consiglio), mi si permetta di non inchinarmi in modo pedissequo a queste loro opinioni, per me tanto scandalose. Quando qualcosa non mi piace, resto fermo nel contrastare ogni atteggiamento cultistico e nel conservare sempre un atteggiamento critico, a costo di dispiacere alle moltitudini adoranti. Va bene, va bene, non dico che la pellicola di Nyby-Hawks sia un escremento di celluloide, ma ci manca davvero poco! I confini del trash sono sfiorati di continuo. Mi astengo dal bollare l'opera come una paccottiglia senza valore soltanto per evitare il linciaggio da parte di torme di cinefili inferociti e dediti al cyberbullismo. Ok, mi limiterò a dire che questa fatica di Nyby-Hawks non valeva nemmeno la pena di essere iniziata.  

Problemi di adattamento e incoerenze
 
L'incapacità di tradurre in fotogrammi il racconto di John W. Campbell, Who Goes There? (1938), ha plasmato la natura del film. Quando Campbell scrisse la sua opera, non esistevano basi in Antartide. Il continente era attraversato da spedizioni esplorative rischiosissime, al punto che nessuno considerava l'idea di impiantare stanziamenti stabili in quel continente inospitale. Quando Nyby e Hawks iniziarono le riprese, esistevano alcune basi permanenti cilene e argentine nella Terra di Graham, fondate pochi anni prima. Bisognerà aspettare la seconda metà degli anni '50 per vedere le prime basi americane permanenti, come quella di McMurdo, fondata nel 1956. Questa è la ragione per cui La cosa da un altro mondo è ambientata nelle terre artiche, non in Antartide. Sembra che nessun critico se ne sia accorto: tutti fanno passare la scelta per un arbitrio bizzarro, mentre aveva una sua ragion d'essere. Con mezzi primitivi come quelli a disposizione nel 1951, era impossibile ambientare un film in Antartide senza mostrare un riparo stabile, simulando una spedizione nel bel mezzo di una tormenta, tanto per fare un esempio. Serviva un ambiente tranquillo, ben al riparo, in cui la vicenda potesse svolgersi senza troppe difficoltà tecniche. Anchorage in Alaska è parsa una scelta sensata come teatro della storia, dato che si poteva dare l'impressione di essere in una base simile a un saloon senza spendere un'eccessiva parte del budget. La paranoia campbelliana non era un'opzione per gli agguerriti registi, che non amavano l'assenza di certezze. Così l'umanità da loro messa in scena reagisce in modo compatto di fronte al mostro, allegoria e geroglifico del colossale trinariciuto sovietico con cui è vano ogni tentativo di comunicazione. Non si avverte alcun dubbio, alcun cedimento, alcuna tentazione di abbandonarsi all'ipotermia e di spirare nel gelo, sprofondando nell'incoscienza prima di essere raggiunti dagli artigli dell'abominevole extraterrestre. Tutti sono animati dal senso del dovere e da una combattività estrema. L'unico sospetto che si potrebbe scorgere è quello, giustissimo, dei militari verso quell'acaro che è il giornalista, Ned Scott. L'arroganza di quel parassita immondo è infinita, al punto da spingerlo a tener testa agli ordini che impongono la riservatezza della comunicazione: egli vorrebbe rivelare all'istante tutto ciò di cui viene a conoscenza, urbi et orbi, anche a costo di compromettere una situazione già di per sé difficile. Si nota la sua pronta citazione della Costituzione, senza tener conto che la disciplina militare, più restrittiva, si deve applicare senza esitazione in quel conteso di emergenza. Alla fine del film si nota un'ingenuità madornale: al maligno Ned Scott viene concesso il diritto di parlare al mondo intero via radio, annunciando in ogni dettaglio l'accaduto. Nella realtà non accadrebbe mai una cosa di questo tipo. 

 
Condizioni estreme e predazione sessuale 

Una pupa sensualissima come Nikki Nicholson non sarebbe uscita indenne da un avamposto artico in mezzo a un così gran numero di uomini: l'avrebbero rotta davanti e di dietro, per poi sommergerla nello sperma (mi si perdonino i francesismi). Sarebbe stata costretta a continue gangbang e annientata. Dubito che avrebbe avuto il sorriso sulle labbra e che si sarebbe divertita a stuzzicare un militare. E non mi si dica che all'epoca esisteva un etica che avrebbe impedito tale scempio. Sono tutte balle. Esisteva soltanto più ipocrisia. La realtà di questo mondo è da sempre brutale, ne sono consapevole, ma soltanto i Puffi potrebbero credere alla baggianata di una leggiadra signorina al sicuro tra gli energumeni! Non si pensi che gli scienziati e il loro personale conserverebbero un'innata compostezza anche in condizioni estreme: basterebbe loro annusare un po' di odore femminile per trasformarsi all'istante in veri e propri gorilla! Eppure in America queste ovvietà non vengono capite, tanto che le teste d'uovo della NASA non esiterebbero a inviare nello spazio equipaggi con una donna e molti uomini, senza tenere nel minimo conto la natura della specie umana - causando quindi situazioni di grandissimo pericolo. Il film avrebbe avuto molto più senso con la totale assenza di donne dalla base scientifica. Il punto è che senza una maliarda come Margaret Sheridan, lo spettatore non avrebbe trovato proprio nulla di interessante da vedere. Inoltre l'affascinante attrice era la protegée di Howard Hawks. Stupisce che non sia riuscita a fare carriera. 

Un caso di incompetenza italica
 
Questo film rischiò di non essere distribuito in Italia perché non si trovava nessuno con le competenze necessarie per tradurre i dialoghi, ritenuti troppo articolati e densi. Per forza, avevano tutti imparato l'inglese a scuola, ovvio che non riuscissero a spiccicare una sillaba! A quanto si trova nel Web, ma è tutto da verificare, sembra che l'inconveniente sia stato risolto in extremis dalla casa di produzione, che radunò i migliori elementi della CDC (Cooperativa Doppiatori Cinematografici).
 
Le discinte bellezze di Ankara 
 
In una sequenza oltremodo grottesca ambientata nel saloon di Anchorage, un soldataccio discorre col suo comandante, rammentando il passato e facendo commenti sulle donne di Ankara, che a suo dire sarebbero state così selvagge da indossare abiti davvero ridotti al minimo. Andavano in giro mezze nude, a sentir le battute dei militari. Ecco, mi piacerebbe proprio sapere cosa ne penserebbe Erdoğan. O forse i registi collocavano Ankara in Polinesia? Questo modo scadente di fare cinema, senza nemmeno documentarsi sulla credibilità di ogni parola, è davvero una piaga paragonabile a quelle che afflissero l'Egitto. 
 
 
Il mostro di Frankenstein in versione vegetale! 
 
L'alieno dal corpo formato da tessuto vegetale e al contempo vampirico è a mio avviso tra le trovate più dementi di tutta la storia della Settima Arte. Non ha alcun senso, si contraddice da sé. Un vegetale, per quanto reattivo alla luce, non avrà mai l'agilità di un animale e la sua autosufficienza. Questo accade per ovvi motivi termodinamici. Già alle scuole elementari tutti hanno sentito parlare della fotosintesi clorofilliana. Con la mediazione della clorofilla, la luce del sole permette di convertire l'anidride carbonica e l'acqua in glucosio, molecola essenziale per la vita della pianta. Il sottoprodotto di questa reazione è l'ossigeno. Il rendimento di questo processo è molto basso (tra lo 0,5% e l'1,5% dell'energia incidente). Per usare parole banali, una pianta non necessita di muoversi: per nutrirsi le basta ricevere la luce del sole, assorbire acqua e minerali dal suolo, captare anidride carbonica dall'aria. Come conseguenza non si vedono alberi camminare, correre, nuotare, volare. Certo, ci sono le piante carnivore, ma la loro capacità di muoversi è limitata (integrano con la cattura di piccoli animali le scarse risorse del suolo). Gli animali, Homo sapiens incluso, necessitano invece di una grande capacità di muoversi per procacciarsi il cibo, perché lo devono introdurre dall'esterno. Hanno bisogno di molta energia, che non possono ricavare in altro modo. Se l'alieno di Nyby-Hawks è fatto di tessuto fotosintetico, ci si domanda come possa avere l'aspetto e la struttura di un animale, con occhi, bocca, arti e via discorrendo. L'idea che necessiti del sangue per nutrirsi e addirittura per attivarsi, quando si è detto che è un vegetale, fa soltanto capire quanto avesse le idee confuse i suoi ideatori. La dice lunga il fatto che il mostro di Frankenstein giunto dalle stelle sia stato denominato "super-carota" dall'odioso giornalista. Più sensate e degne di nota sono le parole del dottor Carrington, che descrive la Cosa come "uno straniero in terra straniera" (probabile riferimento a Esodo 2, 22).
 
Una reazione biliosa 
 
Quando ho confrontato questo film con il capolavoro carpenteriano, The Thing (1982), ho finalmente compreso perché Christian Nyby si sia tanto alterato alla vista di quest'ultimo. Il suo risentimento è stato provocato dall'invidia. Carpenter ha saputo adattare in modo magistrale il racconto di Campbell proprio nelle sue caratteristiche più difficili da trasporre in pellicola: la creatura con una natura di mutaforma e la plumbea paranoia in grado di annientare ogni rapporto umano. Nyby e Hawks non sono stati assolutamente capaci di tentare l'impresa, anzi, non ci hanno nemmeno provato. Per via della totale carenza di mezzi e di capacità tecniche, hanno ripiegato sulla banalità del mostro di gomma. Ecco spiegata la stizza di Nyby nei confronti del genio di Carthage. 
 
Chi fu il vero regista? 
 
Come mai Howard Hawks e Christian Nyby sono entrambi considerati i registi di The Thing from Another World? Si converrà che la cosa è un po' strana. In genere si crede che il vero regista sia stato Hawks e che Nyby, assunto nel corso della produzione, abbia svolto un ruolo secondario. Anche Carpenter è di questo parere: a sostegno di ciò, ha dichiarato di aver chiesto ad Hawks nel 1971 come stessero le cose, e quello gli ha risposto che Nyby si sarebbe limitato a dargli qualche suggerimento. Eppure James Arness, che ha interpretato il mostro, nel corso di un'intervista ha detto che il vero regista era Nyby, nonostante Hawks passasse molto tempo sul set.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Io ho sempre trovato i personaggi di questi film, diciamo di genere "alien" di una sciatteria desolante.

Non mi sembra verosimile che un equipaggio di una base militare o di astronauti, tratti gli organismio extraterrestri con simile sciatteria e imprudenza?

Antares666 ha detto...

Ciao, benvenuto in questo spazio! Considerazioni simili alle tue mi hanno portato a nutrire un sentimento di disincanto totale nei confronti della fantascienza. Ho passato anni della mia vita a divorare prodotti di un'immensa ingenuità, prima di accorgermi che stavo compiendo atti di coprofagia concettuale.