domenica 12 maggio 2019


LE ILLUSIONI COGNITIVE DELLA NEW AGE

Quello che dovrebbe subito saltare agli occhi quando si analizza una teoria nata in ambito New Age è l'attribuzione di concetti moderni come "energia" a popoli antichi. Ma cosa intendevano gli antichi per "energia"

Per prima cosa dobbiamo notare che per ogni forma di New Age tutti i popoli antichi sono culturalmente indistinguibili: lo stesso linguaggio attribuito ai sacerdoti dei Maya viene anche attribuito ai Druidi dei Celti. Quando viene presentato un edificio teologico e religioso, questo ha sempre le stesse caratteristiche e la stessa forma, indipendentemente dall'epoca e dal continente. Come è ovvio, questa forma si articola intorno ai dogmi New Age descritti ad esempio nella Profezia di Celestino di James Redfield (1993): panteismo, olismo, energismo, mistica della Nuova Era.  

Il problema è che per capire una cultura è necessario studiarne la lingua, perché una lingua non è solo un mucchietto di parole incollate insieme da una grammatichetta insegnata dalla maestrina a scuola a forza di regoline, regolette e regolucce. Una lingua è un modo di vedere l'universo, è un'interfaccia. Questo i Newagers non lo sanno, tanto che ciò che attribuiscono a Maya, Egizi e Celti è concepito e applicato in inglese o in spagnolo. 

Tempo fa mi capitò di vedere alla televisione un buffone che sosteneva di essere un sacerdote dei Maya, e quando parlava  - naturalmente in spagnolo - se ne usciva con un tedioso ibrido tra Redfield e Castaneda. Geneticamente non aveva neanche un'unghia di Maya, esibendo l'aspetto di un pingue americano con una barba brizzolata. Parlava di energia, di fine del mondo nel 2012, di rigenerazione spirituale, di integrità morale, di inizio di un nuovo ciclo. Subito ho posto agli amici una domanda retorica: "In che modo in lingua Maya si esprimerà il concetto di integrità morale?" 

Ho diverse grammatiche di idiomi Maya, di cui una in formato cartaceo (l'autore è Tozzer, ed è relativa al ceppo Yucateco). Una cosa è certa: quelle lingue sono ricchissime e molto complesse, ma non adatte ad esprimere concetti astratti a noi familiari. Faccio alcuni esempi relativi alla lingua degli Aztechi, il Nahuatl, che conosco meglio e che è ancora parlato in forma di dialetti moderni da più di un milione di persone. Pur essendo di un ceppo distante da quello Maya, può far capire ciò che intendo. Nella lingua classica non esiste alcuna parola per dire "perversione". Per esprimere il concetto di "perversione" si usa la metafora del coniglio: "sei diventato perverso" si traduce con una frase il cui significato letterale è "sei diventato un coniglio". Non esiste un verbo per dire "traviare": si deve dire "mostrare a qualcuno il pulque, il fungo, lo stramonio". Così "avere il cuore azzurro" significa "essere libero"; "essere giallo" significa "essere coraggioso"; per dire che una cosa è preziosa si deve dire che è "cuore e sangue". Tutto questo è molto controintuitivo, e richiede l'apprendimento di una semiotica complicatissima: la conoscenza letterale della lingua è insufficiente. A volte non si azzeccherebbe neanche per caso: si noti ad esempio come il giallo nelle culture europee sia simbolo di viltà dove in Nahuatl indica il coraggio. Carlos Castaneda, che afferma di essere stato tra gli Indios e di aver appreso gli insegnamenti dei cosiddetti curanderos, è al corrente di tutte queste cose? Ne dubito fortemente. 

Per quanto la cosa possa stupire, i popoli antichi ignorano l'uso di un vocabolo corrispondente ad "energia" per come la intendono i Newagers. Per i Celti NERTON* indicava la forza, intesa come vigore fisico. Era quanto di più vicino si potesse trovare alla parola in questione. Non c'erano Druidi in grado di captare supposte confluenze energetiche e di costruire in quei luoghi cerchi megalitici, non solo perché non avevano il concetto di "energia", ma anche perché i Celti non erano costruttori di megaliti. Quei monumenti misteriosi sono opera di un popolo più antico e non indoeuropeo, anche se l'immaginario collettivo non ne vuol prendere atto. 

*Ricostruito dalle lingue celtiche insulari e documentato in numerosi antroponimi gallici incorporati in iscrizioni latine: Nertocomarus, Nertacus, Nertonius, Nertomarus, Nertomarius, Nertus, Nertovalus, etc.  

La New Age è un'opera di mistificazione storica e culturale, volta a nascondere la verità dei fatti e la conoscenza dei popoli e a sostituirvi una mitologia del tutto priva di fondamento. Qualcuno ha addirittura avuto la pretesa di affermare che la New Age avrebbe una natura gnostica, ma nulla è più lontano dal vero. Non esiste una sola proposizione all'interno del suo edificio ideologico passibile di essere identificata come imparentata con lo Gnosticismo. Il fatto che elementi della Chiesa di Roma tendano ad identificare Gnosi e Gnosticismo con il panteismo New Age è indice della loro superficialità. Nessun seguace di una religione o di una filosofia di tipo gnostico può avere motivo di simpatizzare per la New Age, che rappresenta per sua stessa natura una forza antignostica. 

In sintesi, la parola che meglio rappresenta l'essenza del movimento New Age e di tutte le sue filiazioni è Menzogna. Una menzogna che rosicchia il passato. 

venerdì 10 maggio 2019


DUE SOVRANI ILLUMINATI:
ATTILA E ALBOINO 


 Lezioni di tolleranza 

Si parla tanto di dialogo in questi giorni di polemiche, ma è evidente che pochi intendono il senso di questo termine di origine greca. La sua etimologia ci dovrebbe illuminare: deriva infatti da dià 'attraverso' e da logos 'parola, discorso'. Il dialogo implica uno scambio reale di punti di vista, e soprattutto la possibilità di modificare le proprie idee. Ma quando si rappresenta una religione monoteista, ogni dialogo con chi ha idee diverse è chiaramente impossibile. Può infatti un cattolico ammettere di sbagliare su un principio portante della sua fede? E' evidente che non è possibile. Quindi l'uso della parola 'dialogo' è solo un inganno. 

Allo stesso modo, parole come 'tolleranza' e 'libertà' sono usate dai porporati ogni qual volta la loro voce invadente viene rifiutata dalle genti, ma essi hanno agito nei secoli proprio contro qualsiasi pur larvata forma di libertà di espressione. Hanno forse tollerato Albigesi e Valdesi? Hanno forse tollerato gli epigoni degli antichi pagani morenti? La risposta è sotto gli occhi di tutti: NO! Ogni visione dell'universo differente dalla loro la hanno perseguitata in modo aberrante, abominevole. E nessuno può cavarsela invocando i cosiddetti 'sbagli' della Chiesa. Questi non sono sbagli, ma frutti dei princìpi portanti, cardinali della dottrina cattolica e naturali conseguenze delle sue assunzioni di base. 

Per i cattolici è intollerabile e nefasto vivere in un paese in cui tutti hanno diritto ad esprimere le proprie opinioni e a vivere secondo i propri costumi. Infatti, credendo di rappresentare la Verità, sono altresì convinti che la Verità non possa in alcun modo convivere con l'Errore. Uno Stato che permette ai sudditi di godere di una certa libertà, è quindi per i seguaci della dottrina romana uno stato compromesso con il Demonio. Lo Stato che essi invocano ogni giorno è teocratico, ovvero una struttura che fa della religione cattolica il suo centro e la sua ragion d'essere. Ma è automatico, e questo luttuosamente i liberali non lo vogliono capire, che un simile Stato sia intollerante. Una volta che una nazione ammette Dio come suo centro, un'organizzazione poliziesca si farà in modo automatico garante di ciò, e i princìpi saranno tradotti in atto.

I cattolici ritengono le loro leggi non già come una delle tante possibili, ma come 'Legge Naturale' e si sentono pertanto in obbligo di imporle a tutti. In uno Stato Laico, nessuno obbligherà mai un cattolico a rinunciare al matrimonio o ad intrattenere rapporti omosessuali, nessuno gli impedirà mai di praticare il suo culto. Eppure in un simile Stato, il cattolico si troverà in estremo disagio, perché anche soltanto la presenza di un oppositore alla luce del sole gli darà fastidio, sia esso eretico, pagano, ebreo o ateo.

Attila (Piccolo Padre), discendente di Balamir, Re degli Unni, era un condottiero glorioso, che mise assieme un impero immenso. Noto per la sua ferocia, si diceva che dove passava non cresceva più l'erba. Era nato in una cultura di tipo turco-mongolo che esaltava la guerra e il massacro dei nemici. Eppure dal punto di vista religioso Attila era incredibilmente tollerante, come tipico della tradizione del suo popolo. Permise sempre qualsiasi culto nei suoi domini, come i suoi predecessori avevano sempre fatto, vietando invece che ci fossero disordini e tumulti a causa delle diverse opinioni sulla divinità. Egli adorava il Cielo, Tengri, e la sua religione era sciamanica, ma non discriminava nessuno e non imponeva nulla a nessuno. I suoi funzionari potevano essere sciamanisti, pagani, cristiani di qualsiasi tipo o manichei. La fede era ritenuta un fatto strettamente personale e la sua nazione incarnava la più elevata e migliore idea di Stato Laico.

Alboino (Amico degli Elfi), Re dei Longobardi, era pagano e venerava il Dio Wotan, il cui culto era stato ereditato dai suoi antenati giunti dalla remota Scandinavia. Egli era pragmatico e sostanzialmente riconosceva la stessa validità a ogni tradizione religiosa, perché ogni popolo per lui aveva diritto sacrosanto ad avere la propria. Così non vedeva perché i Longobardi, un tempo chiamati Vinnili, dovessero rinunciare ai loro Dei per piegarsi davanti al Dio dei Romani. Ma allo stesso modo non pensava giusto che i Romani si inchinassero davanti a Wotan, perché non era il loro culto avito. Per quanto molti si ostinino a ritenere Alboino un "sadico minchione", egli era sorprendentemente moderno, e non avrebbe sfigurato in compagnia di Voltaire e di Rousseau. Certo, era anche un uomo violento e crudele, che decapitò il Re dei Gepidi Cunimondo e obbligò sua figlia Rosmunda a bere dal suo teschio. Le sue azioni, che per la morale dei Germani erano encomiabili e gloriose, non avevano tuttavia un movente religioso. Egli non torse mai un solo capello a un cristiano a motivo della sua fede, si adoperò in tutti i modi perché tra cristiani Niceni e cristiani Ariani regnasse la concordia, e permise persino che i suoi sudditi pregassero per la sua conversione e per la salvezza della sua anima.

Eppure i cattolici hanno sempre disprezzato tali sovrani illuminati e saggi, esaltando invece personalità come Costantino e Teodosio. Il primo si macchiò di crimini mostruosi contro i suoi stessi consanguinei e pose le basi degli orrori che sarebbero seguiti. Il secondo, ostaggio dell'integralista Ambrogio, decretò che tutti i sudditi dell'Impero dovessero seguire il Cristianesimo Niceno, pena la morte, con solo una tolleranza di forma verso gli Ebrei. Nessuno se lo dimentichi: per i papisti la parola 'libertà' significa vivere in un paese in cui esiste una sola religione possibile: quella del Papa. 

Il Volto Oscuro della Storia, 21 gennaio 2008

Ne sono passati di anni da quando ho scritto questo contributo su un blog ormai defunto! Nel frattempo sono successe molte cose: è giunto il tempo della Chiesa dei Due Papi - o di nessun Papa, se si preferisce - e la stessa teologia cattolica è defunta. Quello che all'epoca pareva più terribile del dragone Fafnir, è ora ridotto a un miserabile lombrico! 

mercoledì 8 maggio 2019

ETIMOLOGIA DI GRIMPEDIUM

Molti navigatori sono giunti in questo portale digitando una ben strana e bislacca chiave di ricerca: GRIMPEDIUM. Che vorrà mai dire? Ebbene, non si tratta di un cumulo di lettere assemblate per puro caso. La keyword dall'aspetto latineggiante è nata da un errore concettualmente molto semplice, come mi accingo a dimostrare. Essendo però un errore tutto sommato redditizio in termini di visite (non di pecunio!), mi limiterò a svelarne gli arcani senza correggerlo nell'articolo in cui tuttora compare, sperando anzi che possa continuare ad attrarre altri curiosi dai meandri del Web. Devo ringraziare il Fratello Pietro Ferrari per la fortuita introduzione di questo stravagante vocabolo nel presente portale, dal momento che in un suo meritorio articolo sul famigerato serial killer Ted Bundy, NASCERE MALVAGI, nelle fonti bibliografiche è riportato il seguente riferimento:

J.W. Ocker, The New England Grimpedium. A Guide to Macabre and Ghastly Sites in the Northeast U.S., New York, Countryman Press, 2010. 

Si vede subito che il fatidico GRIMPEDIUM è un refuso, ossia un banale errore. Sta per GRIMPENDIUM: è stata omessa per fallace digitazione una consonante nasale -N-, cosa che può capitare a chiunque mentre si cimenta con la tastiera. Va da sé che il problema sta all'origine ultima di questa anomalia, dato che GRIMPENDIUM è una parola macedonia derivante dalla fusione di GRIM "truce" (con paralleli in longobardo e in norreno) e di COMPENDIUM "compendio" (termine eminentemente latino). A tutti gli effetti si tratta di un *GRIM-COMPENDIUM, ossia di un Compendio delle Atrocità. Mi domando che avrebbe pensato l'Erulo Odoacre se un folletto gli avesse insufflato nelle orecchie un simile vocabolo! Così abbiamo senza volerlo evocato una parola che prima non esisteva e che ha di per sé ben poca giustificazione, essendo di una fragilità logica molto spinta. La pronuncia sarà /gɹɪm'pi:dɪǝm/ anziché /gɹɪm'pendɪǝm/ come dovrebbe essere. Che altro dire? Anche questa è antropologia! Ecco, qualcosa si sta spargendo nella Rete tramite contagio memetico, acquisendo forma e sostanza di giorno in giorno!

sabato 4 maggio 2019


EUTAMNESIA 

Anno: 2000
Lingua: Italiano
Regia: Patrick Rizzi
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Distopia
Durata: 1,13 h
Soggetto: Patrick Rizzi
Sceneggiatura: Patrick Rizzi, Federico Salvi
Produttore: Patrick Rizzi
Produttore associato: Federico Salvi
Musiche: Patrick Rizzi
Fotografia: Patrick Rizzi
Segretaria edizione: Ilaria Tarello

Interpreti e personaggi: 
   Emanuele De Matteis: Ziggy
   Federico Salvi: Victor
   Antonio Matarazzo: Antonio
   Paola Mura: Pearl
   Simone Lavino Zona: Dietmar 


Sinossi (Patrick Rizzi, dal suo canale Youtube):

  Il film Eutamnesìa è concepito e realizzato tra il 1998 e 1999, nel mentre negli USA venivano realizzati CONTEMPORANEAMENTE "The Truman Show",  "Matrix" e "Dark City".
  Nel 2000 Eutamnesìa ha una piccola distribuzione in VHS in italia, grazie alla casa di produzione indipendente, all'epoca ancora esistente, chiamata "il Grido".
  Nel 2009, Duncan Jones, figlio di David Bowie, è regista per il film "Moon" su un' idea-creativa di base estremamente simile ad Eutamnesìa.
  Oltre all'idea di base, molti dettagli di sceneggiatura ben specifici e scelte di narrazione, sembrano ammiccare al film Eutamnesìa.
  Certo alcune varianti di Escamotage Narrativi lo rendono diverso, non identico nell'interezza, ad esempio: la trama, c'è poi una condensazione dei personaggi, poi scenografìe-ambientazioni e naturalmente scelte registiche-stilistiche.
  Premettendo in ultimo che Eutamnesìa è realizzato all'epoca con una scarsità di mezzi, produzione, competenze, risorse e persone... tale da renderlo molto "naif" nella sua dialettica e visione, l'ideatore e regista Patrick Rizzi vi augura comunque Buona Visione.



Trama:
Un pianeta senza nome. Irrimediabilmente deserto. Victor è il suo guardiano, incaricato dalla Compagnia di sorvegliare il decadente stabilimento minerario, abbandonato da molto tempo, ormai ridotto a una solitaria emorroide collocata proprio nel buco del culo dell'Universo. Un'illusione invereconda pervade il mite giovane: egli crede con tutto il suo cuore e con infinita ingenuità che il suo desolante incarico stia volgendo al termine. Non sa, il meschino, che i dirigenti inamovibili e parassitari della Compagnia hanno in serbo ben altro per lui. Lo sciagurato protagonista non si libererà mai dalla sua situazione afflittiva, come se gravasse su di lui tutta la rigidità della riforma pensionistica Monti-Fornero, mille volte più annichilente del macigno di Sisifo. Le sue giornate alienanti trascorrono tra gli edifici spettrali in una tremenda monotonia da cui non esiste via di fuga. I pochi diversivi sono soltanto fastidi paragonabili alla puntura di una zecca sul glande. Ad esempio l'occasionale visita di arroganti turisti russi col fegato cirrotizzato da ettolitri di vodka ingollata come se fosse acqua, oppure la comparsa improvvisa di un tecnico rintronato che si fa anni luce su un instabile trabiccolo soltanto per raggiungere un interruttore e premerlo ritualmente. Altro visitatore, raro ma ancor più molesto, è il fottuto manager della Compagnia che giunge sul pianeta deserto al solo scopo di sottoporre il povero Victor a estenuanti test attitudinali. Nuvole di fumo nel buio, appunti senza senso digitati sulla tastiera di un portatile, sguardo fisso sulla vittima, interminabili vaniloqui, ogni istante che provoca più sfinimento di un'intera giornata passata sotto il sole a zappare la terra. A questo punto cominciano a manifestarsi nel solitario custode sintomi di un grave malessere, che presto degenerano: si tratta dell'attivazione di uno spietato meccanismo di autolisi! Ecco come mai i ricordi di quest'uomo erano tanto sfocati e approssimativi. Tutto procede verso l'annichilente rivelazione finale. Ogni cosa è illusione. Victor non è altro che un clone e il pianeta desolato è il prodotto di un programma, non esiste nella realtà.  

Recensione: 
A me il film di Rizzi è piaciuto (a differenza di quello di Duncan Jones). Spezzo volentieri una lancia in suo favore. Potrebbe essere un film connettivista! Peccato che all'epoca in cui fu girato non esistesse nemmeno un vago sentore dell'esistenza stessa del Connettivismo. Questo è puro crepitio di Nullasenziente. Duro Abisso Nerosiderale, compatto come materia collassata di una stella a neutroni, un faro cosmico che irradia un rantolo di agonia ontologica destinato a riverberare oltre la Morte Termodinamica dell'Universo! Quando sarà realizzata la Profezia di Lovecraft e la Morte stessa sarà estinta, il rantolo del Superstite continuerà ad echeggiare tra le strutture atomiche della materia in sfacelo - i protoni e i neutroni che si sfaldano, mentre la stessa Freccia del Tempo si estingue.

Alcune note etimologiche 

Eutamnesia è una parola macedonia che deriva dalla fusione di Eutanasia e di Amnesia. Com'è ovvio, l'accento è sul suffisso come nelle parole di partenza: Eutamnesìa. L'operazione di ibridizzazione è come un filtraggio quantistico che fa perdere ogni traccia dell'etimologia delle parole d'origine, che è eminentemente ellenica. Le radici da cui derivano i vocaboli confusi si disperdono nel rumore di fondo dell'Oblio. Non amo le parole macedonia quando sono formate dalle logiche del mondo, ma questa stravagante creazione la perdono volentieri perché trasuda da tutti i pori la Morte dell'Essere!  

Altre recensioni e reazioni nel Web:

Riporto il link a un articolo di Silvio Sosio (aka S*) apparso su Fantascienza.com il 21 gennaio 2013 e intitolato Il caso Moon-Eutamnesia: quante somiglianze sospette.


Nell'articolo in questione si menziona la principale differenza tra Moon di Duncan Jones e il film di Rizzi: il rapporto tra il clone protagonista e le sue copie. Tuttavia si ammette che anche le somiglianze tra le due opere sono notevoli. Un'interessante osservazione di Sosio riguarda le abissali differenze tra i mezzi a disposizione del regista di Urbino (sommamente artigianali) e quelli del figlio di David Bowie, pur essendo il suo budget in ogni caso abbastanza striminzito.   

A quattro anni di distanza, il 23 gennaio 2017, The Gaunt ha ripreso punto per punto i concetti espressi da Sosio. Questo è il suo intervento, comprarso su Filmscoop.it

Eutamnesia deve essere prso (sic) per quello che é: un prodotto puramente amatoriale con una buona idea di base. Utilizzando le location di un complesso industriale abbandonato, visivamente alienante, si percepisce in maniera tangibile lo stato di abbandono e prostrazione del suo protagonista, custode di un nulla e di conseguenza condannato al nulla, visto e considerato che la memoria stessa è limitata solamente al vissuto di questo suo lavoro. I mezzi a disposizione tuttavia sono poverissimi e limiti piuttosto evidenti. Questo lavoro è tornato in auge, qualche anno fa per delle forti somiglianze al Moon di Duncan Jones. Somiglianze che oggettivamente ci sono, ma parlare di plagio personalmente lo ritengo un azzardo. 

Lo stesso regista di Eutamnesia ha illustrato in un video le prove della natura derivata del film del figlio di David Bowie, che ho riportato punto per punto nella recensione di Moon. Invito tutti a visionare il video, che reputo interessantissimo. 


Il teatrino del Disinformatico 

Un'altra cosa interessante è menzionata da Sosio e mi ha permesso di intravedere un mondo di livore la cui esistenza ignoravo. Si tratta del riferimento alla trattazione del caso Moon-Eutamnesia apparsa sul sito Il Disinformatico, rea di "tagliar corto senza un'accurata analisi facendosi beffe del regista italiano". In estrema sintesi, le cose sono andate così: Paolo Attivissimo alla testa dei suoi bellicosi Mirmidoni si è scagliato contro Rizzi e la sua opera, facendone strame. Non vorrei essere ritenuto un provocatore, ma mi è parso di assistere a un accanimento comprensibile soltanto se provocato da febbri politiche. Cose simili le ho viste fin troppo spesso nel Web. Il bello è che non sembra proprio che la pellicola sia stata vista da nessuno dei commentatori. Come? Avete massacrato un artista senza nemmeno aver visionato la sua opera? Tutto ciò è grottesco oltre ogni umano dire! Mi piacerebbe proprio che di questa faccenda si occupasse Crozza. Sia anatema su di voi!

La Fantascienza come religione:
è più indigesta di un chilo di sgombri!

Levo la mia mano vindice a fustigare il fanatismo di certi fantascientisti, che reputo ben peggiori degli Evangelici e dei Mormoni al colmo del loro furore mistico. Una cosa schifosa su tutte: il principio di autorità. Sei lo sperma del Duca Bianco? Bene, allora vali, tutto ciò che dici e che fai ha un senso e deve essere esaltato. Non puoi vantare alcun pedigree nobiliare? Allora sei ignobile, nel senso dell'aggettivo latino ignobilis, il cui significato originario è "privo di notoriertà". Se è così, significa che conti meno degli escrementi di un Dalit addetto allo spurgo dei pozzi neri a Calcutta! Ora, se mi è concesso, a tutto questo io mi ribello!  

Ancora sul test di Voight-Kampff 

Si è tanto insistito sulla pretesa somiglianza tra i test attitudinali a cui il manager della Compagnia sottopone Victor e il famigerato test di Voight-Kampff di dickiana memoria, il cui fine è quello di distinguere i replicanti dagli umani. Sorvoliamo sul fatto che per distinguere un replicante da un umano basterebbe una goccia di saliva. Sorvoliamo anche sull'offuscamento in cui si trovava Ridley Scott, che non lo ha compreso. Lo stesso Rizzi afferma, pressato dalle critiche dei Mirmidoni del Disinformatico, che il suo è un doveroso omaggio a Dick. Sono tuttavia convinto che le somiglianze siano soltanto marginali. Diversa è in ogni caso l'ontologia: Ziggy non deve affatto stabilire se Victor è un replicante, anche perché è perfettamente al corrente della sua vera natura di clone. Secondo me il regista avrebbe fatto meglio a evitare di giustificare le sue scelte. Non bisogna mai nutrire i troll e i cyberbulli, per nessun motivo. 

Un mondo simulato

Sicuramente possiamo includere Eutamnesia nel glorioso novero dei film ispirati dall'Olomanismo o Solipsismo radicale, opere che è nostra missione recensire una ad una. Ecco un punto in cui questo film si distacca in modo nettissimo da Moon: introduce il concetto di Realtà Simulata. Quelli del Disinformatico giudicano "hybris" l'accostamento dell'opera di Rizzi a Matrix, solo per fare un esempio. In altre parole, considerano tutto ciò "arroganza". Non si rendono conto del fatto che il loro atteggiamento dimostra il concetto di "dissonanza cognitiva"?  

Una domanda, a distanza di anni...

Forse il mio interrogativo sarà banale. Eppure rimane. Una cosa, molto semplice, che continuo a chiedermi senza sosta. Se è vero che plagio non ci fu, com'è che Duncan Jones non ha mai risposto alle domande di Rizzi? Com'è che non si è mai fatto vivo? Sdegno nobiliare? Certo, sono solo ipotesi. Sarebbe interessante saperne di più dai diretti interessati. 

martedì 30 aprile 2019


MOON

Titolo originale: Moon
Paese di produzione: Regno Unito
Anno: 2009
Lingua originale: Inglese
Durata: 97 min
Rapporto: 2.35 : 1
Genere: Fantascienza, thriller, drammatico
Regia: Duncan Jones
Soggetto: Duncan Jones
Sceneggiatura: Nathan Parker
Produttore: Stuart Fenegan, Trudie Styler
Casa di produzione: Liberty Films UK, Lunar Industries,
     Xingu Films
Distribuzione (Italia): Sony Pictures
Fotografia: Gary Shaw
Montaggio: Nicolas Gaster
Effetti speciali: Cinesite, Visual Effects Company
Musiche: Clint Mansell
Scenografia: Tony Noble
Costumi: Jane Petrie
Interpreti e personaggi
    Sam Rockwell: Sam Bell
    Robin Chalk: Sam Bell (clone)
    Dominique McElligott: Tess Bell
    Kaya Scodelario: Eve Bell
    Matt Berry: Overmeyers
    Benedict Wong: Thompson
Doppiatori originali
    Kevin Spacey: GERTY
Doppiatori italiani
    Riccardo Rossi: Sam Bell
    Roberto Pedicini: GERTY
    Valentina Mari: Tess Bell
    Erica Necci: Eve Bell
Budget: 5 milioni di dollari USA
Box office: 9,8 milioni di dollari USA

Trama:
Nel solito futuro prossimo, le Industrie Lunari hanno permesso al genere umano di affrontare la crisi dei combustibili fossili costruendo sul lato nascosto dell'argenteo satellite la base Sarang per l'estrazione dell'elio-3. L'attività mineraria è automatizzata così bene che è necessario un solo essere umano per mandarla avanti. Le macchine per la raccolta dell'elio-3 funzionano a meraviglia e il prezioso combustibile viene poi lanciato sulla Terra. Al supervisore Sam Bell mancano poche settimane alla fine del suo contratto triennale. Finalmente potrà riabbracciare la sua famiglia: la sua amata moglie Tess e sua figlia Eve, la cui lontananza ha sempre avvertito in modo lancinante, dato che un permanente disturbo elettromagnetico rende molto difficili le comunicazioni. L'Idiozia Artificiale, pardon, l'Intelligenza Artificiale GERTY è la sola compagna di Sam Bell nel suo esilio selenico, programmata per fornirgli il necessario conforto e per lenire la sua abissale solitudine. Poco prima dell'agognato rientro sulla Terra, ecco che qualcosa va storto: l'uomo inizia a soffrire di allucinazioni accompagnate da intense emicranie. È il classico inizio di un incubo. Nel corso di una girandola di eventi inattesi quanto funesti, il nostro eroe scopre varie cose raggelanti. Primo, egli è un clone. Secondo, non c'è nessuna famiglia ad attenderlo sulla Terra, i suoi ricordi sono tutti impantati. Terzo, egli sarà presto ucciso dalla decadenza programmata del suo organismo ed è già pronto un suo successore - il cui corpo privo di sensi viene trovato in un estrattore danneggiato da un incidente. C'è di che perdere il sonno, direi! Eppure Sam, facendo sfoggio di una tempra d'acciaio, non si dà per vinto e combatte contro il suo stesso destino. Porta il suo clone nella base, gli presta cure mediche e gli fa prendere conoscenza. All'inizio i due sono disorientati, si chiedono se non sia tutto un'allucinazione e chi sia la copia di chi. Pian piano capiscono la raggelante verità. A un certo punto in una specie di una cripta vengono scoperti centinaia di corpi in stato di iberanzione, tutti identici al prototipo Sam Bell e pronti per essere risvegliati. I due Sam elaborano un contorto piano per ingannare la Compagnia. Risvegliano un terzo clone, che viene lasciato all'oscuro di tutto. Mentre il primo Sam si deteriora e si avvia a morte certa, il secondo viene sparato verso la Terra con la navetta dell'elio-3 e il terzo resta a dirigere la base. Uno degli estrattori è stato programmato per abbattere l'antenna che interferisce con le comunicazioni: subito si vengono a risapere dovunque le aberrazioni delle Industrie Lunari.     

Recensione:
Ennesima riproposizione del tema fondante di Logan's Run (Michael Anderson, 1976), solo in chiave più introspettiva - anche perché il protagonista quasi non interagisce per tutto il film con alcun altro essere umano, a parte i suoi cloni (l'Idiozia Artificiale non conta). Siamo di fronte a un artificio che moltiplica lo stesso personaggio senza aggiungere alcunché di nuovo. Il finale è un po' scemo. L'ennesimo clone di Sam Bell (si è perso il conto) si infila nella capsula per il trasporto dell'elio-3 e subito si esibisce in lazzi ridicoli, esplodendo in risa convulse e battendo i piedi per la gioia. L'audio di un notiziario in varie lingue ci fa sapere che in seguito alla comparsa del clone sulla Terra è scoppiato un immenso scandalo, che ha travolto in pieno le Industrie Lunari. I giornalisti hanno diffuso la notizia delle politiche decisamente non etiche della compagnia. La stessa colossale stronzata già vista nel finale di Capricorn One (Peter Hyams, 1977): il buono e giusto, fatta la sua comparsa tra i malvagi, li smaschera, fa emergere tutte le loro porcherie, fa crollare il loro edificio di iniquità come un castello di carte. Proprio in questo sta il ridicolo estremo. Volete che una potente organizzazione, come ad esempio una multinazionale o i Servizi Segreti, non abbia modo di dare a un killer l'incarico di sopprimere l'elemento scomodo prima che possa parlare? Credete che non possano fare pressione sui giornalisti per insabbiare tutto? Ma se il mondo dei mass media insabbia quotidianamente ogni genere di notizie, e con la massima facilità! Se poi, per un malaugurato caso, la notizia non potesse essere fermata, credete che sia un gran problema far passare chi l'ha rivelata per pazzo? Credere che mettere una porcata davanti agli occhi di tutti sia sufficiente a inchiodare chi l'ha commessa, è qualcosa di un'ingenuità davvero sconcertante. Non dovrebbe più essere permessa a un regista l'applicazione di questo insipiente trucco scenico! 


Ma sì, certo, qualcuno dirà che le ambientazioni sono suggestive, che ricordano quelle di Spazio 1999, di 2001: Odissea nello spazio e di Alien. Che banalità! Di grazia, cosa dovrebbe ricordare un film la cui narrazione si svolge sulla Luna? Alice nel paese delle meraviglie? Ci sarebbe poco altro da dire su questa squallida pellicola. Non dico che sia come una carriola di molluschi decomposti, ma di certo non è una boccata di ossigeno per la fantascienza agonizzante e per lo spettatore avvilito. Scorgo in essa ben pochi elementi di interesse filologico e antropologico. Non trovo nemmeno pippologie e filosofemi di cui discutere allo scopo precipuo di allungare la recensione. Posso soltanto focalizzare la mia attenzione su tre argomenti: le origini del regista, l'etimologia di Sarang e il singolare caso di un sospetto plagio. 

Il Seme del Duca Bianco 

Duncan Jones sta per Duncan Zowie Haywood Jones (1971-viv.), figlio di David Bowie (1947-2016) e di Angela "Angie" Bowie, nata Mary Angela Barnett (1948-viv.). Non va confuso con Duncan Jones, giocatore di rugby della Welsh Rugby Union International. Senza dubbio le parentele di Duncan Zowie sono più interessanti di Moon. Egli ha una sorellastra, Alexandra "Lexi" Jones (2000-viv.), figlia di David Bowie e della sua seconda moglie, Iman, nata Zara Mohamed Abdulmajid (1955-viv.). Un'altra sorellastra è Stacia Larranna Celeste Lipka (1980-viv.), nata dalla relazione di Angela Bowie con il musicista Andrew "Drew Blood" Lipka. Infine c'è una sorella adottiva, Zulekha Haywood (1978-viv.), nata da Iman e dal giocatore di basket Spencer Haywood. Vedete? Questi sono gli intrecci a cui dà luogo il materiale genetico di successo, oggi come nel Neolitico! A quanto pare però il genio non è una componente trasmissibile in modo diretto per mezzo degli spermatozzi. Non si può neanche affermare che basti una tazzina di sburra eccellente per far nascere come funghi copie di un prototipo altamente stimato dalle masse. 

Etimologia di Sarang 

La parola Sarang ha molti significati, a seconda della lingua. L'intenzione del regista era con ogni probabilità di attribuirle il significato di "amore" che ha nella lingua coreana. A quanto pare la multinazionale dei brutti-cattivi consiste in una partecipazione tra USA e Corea del Sud. Questa ipotesi troverebbe conferma nella frase in coreano pronunciata dall'annunciatore del video mostrato prima del ritorno della capsula sulla Terra: annyeonghikyeseyo, la cui usuale traduzione è "arrivederci" (goodbye).
La parola coreana sarang (사랑) "amore" è da alcuni trascritta in caratteri romani come salang. Ne deriva il verbo saranghada (사랑하다) "amare". L'etimologia ultima di sarang non è chiara. Secondo gli studiosi sarebbe da accostarsi a sareuda (사르다) "accendere il fuoco", oppure a saram (사람) "persona, essere umano", in ultima istanza da salda (살다) "vivere". Secondo me le difficoltà semantiche non sono affatto irrilevanti. Esiste poi un omofono sarang "sala", che è un chiaro prestito dall'inglese salon.  
In malese sarang significa "nido" o "covo" (es. di attività illegali, di pirati, etc.).
In tagalog sarang significa "splendore". Hanno lo stesso significato le parole kinang, kintab, ningning e kislap.
Nella lingua dei Pangutaran Sama (Filippine), sarang significa invece "abbastanza, a sufficienza". Tutto ciò è abbastanza singolare, dal momento che sia il tagalog che la lingua dei Pangutaran Sama appartengono al ceppo austronesiano proprio come il malese. 

In sanscrito la situazione è molto confusa. Abbiamo queste due parole, il cui suono è lievemente diverso e i cui significati, quanto mai molteplici, sono in parte sovrapposti:

śāraṅga (शारङ्ग)
  1) uccello Chātaka
  2) pavone
  3) ape
  4) cervo
  5) un elefante
sāraṅga (सरङ्ग)
  1) un quadrupede
  2) un uccello
  3) cervo maculato
  4) cervo (in generale)
  5) un leone
  6) elefante
  7) grande ape nera
  8) cuculo
  9) una grande gru
  10) fenicottero
  11) pavone
  12) ombrello
  13) una nuvola
  14) un indumento
  15) capelli
  16) una conchiglia bivalve
  17) nome di Śiva
  18) il Dio dell'Amore
  19) un loto
  20) canfora
  21) un arco
  22) sandalo
  23) un tipo di strumento musicale
  24) un ornamento
  25) oro
  26) la terra
  27) l'uccello Chātaka
  28) un fiore
  29) notte
  30) luce
  31) un devoto
  32) un particolare Rāga 


Mi sembra quasi superfluo precisare che i lemmi in questione non sono di origine indoeuropea: già dal loro aspetto fonetico è chiaro che si tratta di resti di un sostrato antichissimo. 

Il caso Eutamnesia

Propongo in questa sede qualcosa di ben stravagante. Il regista italiano Patrick Rizzi, di Urbino, nell'ormai lontano 1999 diresse un film di estremo interesse, che ebbe una limitata distribuzione in VHS l'anno successivo. Il suo titolo è Eutamnesia. Riporto in questa sede le parole dello stesso Rizzi, prese direttamente dal suo video in cui analizza le innegabili somiglianze tra la propria opera e quella di Duncan Jones. 


"La Trama dei due film è la stessa: un uomo delegato da una compagnia lavora solitario su un pianeta deserto. Qualcosa accade e la situazione evolve fuori controllo. In realtà egli è un clone e, in parte, la storia non si conclude molto bene. La sostanziale differenza tra le due storie è che: il protagonista di Moon scopre di essere un clone."
Punto I 

Moon: Inizio del film, inquadramento del contesto: sito di estrazione mineraria su un pianeta deserto (la luna), un solo uomo impiegato.
Eutamnesia: Inizio del film, inquadramento del contesto: sito di estrazione mineraria su un pianeta deserto (ignoto), un solo uomo impiegato. 
Punto II
Moon: Sam e il suo hobby.
Eutamnesia: Victor e il suo hobby. 
Punto III
Moon: Il pollice verde di Sam.
Eutamnesia: Il pollice verde di Victor.
Punto IV
Moon: Barba e forbici... senza altro aggiungere.
Eutamnesia: Barba e forbici... senza altro aggiungere.
Punto V
Moon: Risveglio di un clone.
Eutamnesia: Risveglio di un clone.
Punto VI
Moon: Test di capacità cognitiva.
Eutamnesia: Test di capacità cognitiva.
Punto VII
Moon: - Da quanto tempo sei qui? - Quasi una settimana.
Eutamnesia: - Lei è qui da una settimana? - Più o meno.
Punto VIII
Moon: Cercando qualcosa e... "cazzo!"
Eutamnesia: Cercando qualcosa e... "cazzo!"
Punto IX
Moon: Aggredito e scuse rifiutate.
Eutamnesia: Aggredito e scuse rifiutate.
Punto X
Moon: Il progetto "Clone", la spiegazione-rivelazione e... tantissimi cloni.
Eutamnesia: Il progetto "Clone", la spiegazione-rivelazione e... tantissimi cloni.
Punto XI
Moon: Sam distrugge le proprie cose, e ci si siede in mezzo.
Eutamnesia: Victor distrugge le proprie cose, e ci si siede in mezzo.
Punto XII
Moon: Si sta... "sciogliendo". 
Eutamnesia: Si sta... "sciogliendo".
Punto XIII
Moon: Buone intenzioni... cercando... realtà dei fatti constatata... e... disperazione.
Eutamnesia: Buone intenzioni... cercando... realtà dei fatti constatata... e... disperazione.
Punto XIV
Moon: Sam muore.
Eutamnesia: Victor muore.
Punto XV
Moon: Sam scompare e l'impiegato della compagnia lo cerca.
Eutamnesia: Victor scompare e l'impiegato della compagnia lo cerca.
Punto XVI
I film stanno finendo... le porte si chiudono. 


Le puerili e isteriche reazioni di numerosi commentatori fantascientisti parlano di "coincidenze" e di "forzature". Certo, come no. Loro i video non li guardano, dicono che non ce la fanno...

Curiosità ed amenità fecali

Il film di Duncan Jones si svolge nell'Anno del Signore 2035. Un mirabile caso di "accelerazionismo" fantascientifico. Il feticismo delle magnifiche sorti e progressive ha portato a questo grottesco e puerile teatrino di idiozie. Fu girato in 33 giorni, in pratica uno per ogni anno di vita del Salvatore. 

Si suppone che il regista abbia passato un periodo di ossessioni religiose, dal momento che ha pensato di battezzare le quattro macchine di raccolta del prezioso elio-3 con i nomi dei quattro Evangelisti: Matteo, Marco, Luca e Giovanni (Matthew, Mark, Luke, John). In occasione del Sundance Film Festival, lo sceneggiatore Nathan Parker disse, forse per tenere a bada qualche contestatore, che il regista stava solo cercando nomi plausibili e che non ha agito spinto da qualche simbolismo.

Quando Moon fu proiettato agli scienziati della NASA, un nerd occhialuto si alzò in sala e chiese perché l'azione si svolgesse sul lato nascosto della Luna e non su quello a noi visibile, dove l'elio-3 è più abbondante. Fu zittito con una risposta stupida quanto efficace: "Il film è stato ambientato sul lato nascosto per non disturbare la Natura".

Altre recensioni e reazioni nel Web: 

Sempre dal solito Filmtv.it, ecco le opinioni di alcuni lettori. 

Accidenti ha scritto: 

Film di fantascienza "seri" (o seriosi che dir si voglia) non se ne vedono poi molti di questi tempi” (Tex Murphy).  E questo commento coglie il punto nodale del film. È un film serio o un film che si finge tale? Io propendo per la seconda. All'inzio del film si è catturati da tematiche interessanti apparentemente nuove (fonti energetiche e spazio, fanta-horror o psico-thriller, inventando generi di per sé inesistenti)  ma che non vengono adeguatamente trattate nel continuo della pellicola e vengono, anzi, sostituite quasi subito da altre già trattate da film del genere. Rapporto uomo macchina (2001 Odissea nello Spazio); rapporto con lo specchio di noi stessi (Tarkovskij e remake); uomini/cloni/replicanti a scadenza (Una candela che arde col doppio dello splendore brucia in metà tempo). Nulla di nuovo insomma, neppure nella trattazione. Quando i due personaggi si accorgono di essere dei cloni l’evento apparentemente non li sconvolge più di tanto. Il profilo psicologico dell’unico personaggio è brutalmente approfondito, senza scenderne in profondità in maniera effettiva, ma fermandosi all’apparenza dell’approfondimento.

Leporello ha scritto:

Strana “configurazione di sistema”: pur trovandoci nel futuro, Skype ancora non arriva, tant’è vero che i poveri Sam(s) possono interloquire con la Terra solo con video messaggi registrati. D’altra parte, non so se per via del tanto sbandierato low-budget del film (ma sarà stata una scelta voluta o una scelta obbligata?) o per un preciso criterio stabilito dagli autori, la faccina minimalistica di primo Windows con cui si interfaccia Gertie o altri dettagli come il palmare relizzato in simil-Lego trattengono lo spettatore a metà strada tra quella che sembra voler essere la ricerca di un passato cinematografico e/o tecnologico di ampia memoria e largamente condiviso, e un futuro cui si approccia quasi con fastidio, come se fosse costretto suo malgrado, con un vago senso di nausea. A me l’operazione non è parsa troppo riuscita: mi è sembrato che quel glorioso passato delle Odisee2001 o dei Solaris venisse ripreso solo manieristicamente. L’uso dei modellini, la scenografia che ricorda quella dei telefilm  anni settanta, il computer di bordo lercio e bisunto di post-it (che neanche una consolle della Montedison…), mi hanno dato  una poco piacevole sensazione come di sabbie mobili,  di incapacità di muoversi tra QUEL passato e una proposta che si mostrasse moderna e alternativa al cinema dei grossi effetti speciali (che rifiuta sì, ma ai quali comunque tende, vedasi le scritte in simil-tridimensionale dei titoli di testa) e che pure rimane solo nelle intenzioni, senza manifestarsi.
 Insomma, quasi un pastrocchio, dove peraltro il ruolo di one-man-movie, ruolo sempre difficile e pericoloso per le responsabilità che richiede, non mi è parso sia stato affidato all’attore migliore sul mercato, e le tematiche psicologiche, i temi “alti” che affronta, sono sviluppati attraverso uno script anch’esso in crisi di originalità, indipendentemente dal fatto che voglia puntare in avanti o all’indietro.
Un film in folle, con poco carburante (per quanto lunare e biologico), sospeso tra un passato che non sa recuperare e un futuro che non vuole riconosce. 


Chribio1 ha scritto: 

Se dopo 20'  mi stavo gia' chiedendo :"Ma la trama qual'e' ?;sogni,presenze ,alieni ...",gia' mi aveva fatto un po' storcere il naso la presenza della solita musica classica da sottofondo (sempre a copiare qualcosa di gia' sentito tipo in "2001-Odissea","Solaris","Dark star"),quindi solo per queste cose non mi sembrava chissa che',anzi.
Poi,un'ambientazione Lunare in stile "Spazio 1999" (gia' ottima all'epoca),qua non mi ha molto convinto e di Spaziale-Fantascientifico nella pellicola ho visto soltanto la Base,Il robot (anche questo con deja-vu' alla "2001"),il modulo Lunare e basta.
Salverei solamente le 2 canzoni di sottofondo,quella di Chesney Hawkes "One & only" del 1991 e la mitica "Walking on sunshine" dei Katrina &the waves del 1985.
Per il resto,tensione zero,lentezza molta,macchinosita' evidente,insomma solita storiellina da sonnolenza continua:quindi,basta con questi Films che cercano di ricalcare le Orme del gia' assurdo "2001" con musica classica,lentezza,discorsi con Robot parlanti e scopiazzature varie,mica siamo tutti fessi.
Peccato perche' pensavo che fosse molto meglio,invece e' proprio da sonno completo.


Il punto dolente è sempre lo stesso, che non mi stancherò mai di urlare al mondo. La fantascienza è in decomposizione perché il presente, il nostro fottutissimo presente, se l'è lasciata alle spalle! Soltanto i fantascientisti non sembrano essersene accorti. A volte sembrano come necrofili rimbambiti dai lezzi di una tomba profanata.   

venerdì 26 aprile 2019


THE ISLAND

Titolo originale: The Island
Paese di produzione: USA
Anno: 2005
Durata: 136 min
Rapporto: 2.40 : 1
Lingua orignale: Inglese
Genere: Fantascienza, thriller, film di azione
Sottogenere: Biopunk, fantascienza sociale, distopia
Regia: Michael Bay
Soggetto: Caspian Tredwell-Owen
Sceneggiatura: Caspian Tredwell-Owen, Alex Kurtzman,
     Roberto Orci
Casa di produzione: DreamWorks
Distribuzione (Italia): Warner Bros
Fotografia: Mauro Fiore
Montaggio: Paul Rubell, Christian Wagner
Effetti speciali: Industrial Light & Magic
Musiche: Steve Jablonsky
Colonna sonora:
  1. The Island Awaits You (2:21)
  2. Where Do Those Tubes Go (2:04)
  3. Sector 6 (2:46)
  4. Starkweather (4:10)
  5. Agnate Ukuleles (2:37)
  6. You Have A Special Purpose In Life (4:33)
  7. Mass Vehicular Carnage (2:22)
  8. Renovatio (4:09)
  9. I'm Not Ready To Die (2:31)
  10. This Tongue Thing's Amazing (4:27)
  11. Mass Winnings (5:06)
  12. The Craziest Mess I've Ever Seen (5:05)
  13. Send In The Clones (4:28)
  14. My Name Is Lincoln (3:39)
  15. Blow (5:16)
Scenografia: Nigel Phelps
Costumi: Deborah Lynn Scott
Interpreti e personaggi   
    Ewan McGregor: Lincoln Six Echo/Tom Lincoln
    Scarlett Johansson: Jordan Two Delta/Sarah Jordan
    Djimon Hounsou: Albert Laurent
    Sean Bean: Merrick
    Steve Buscemi: James McCord
    Michael Clarke Duncan: Starkweather
    Brian Stepanek: Gandu Three Echo
    Kim Coates: Charles Whitman
    Shawnee Smith: Suzie
Doppiatori italiani 
    Giorgio Borghetti: Lincoln Six Echo/Tom Lincoln
    Connie Bismuto: Jordan Two Delta/Sarah Jordan
    Roberto Draghetti: Albert Laurent
    Fabrizio Pucci: Merrick
    Luca Dal Fabbro: McCord
    Massimo Corvo: Starkweather
    Riccardo Rossi: Gandu Tre Echo
    Loris Loddi: Charles Whitman
Budget: 126 milioni di dollari USA
Box office: 162 milioni di dollari USA


Trama:
Siamo nel 2019, in un mondo in apparenza ben diverso da quello in cui viviamo. Lincoln 6 Echo e la sua amica Jordan 2 Delta sono nella buona sostanza una coppia di minorati mentali, come si diceva un tempo, che vivono in un ambiente asettico e ben isolato. Sono come i "cervelli di gallina" di dickiana memoria. Lincoln 6 Echo è lievemente più intelligente della media, si pone qualche domanda e ha un rudimento di senso critico, ma è comunque ben lontano dall'essere autosufficiente. La comunità a cui i due poveretti appartengono è tutta composta da individui la cui intelligenza è molto limitata. Ogni aspetto della vita è retto da regole assai rigide che non lasciano spazio alcuno all'individualità. A unire tutte queste infelici persone sono alcune narrazioni dementi fondate sul nulla, che però sono da loro ritenute più reali dell'aria che respirano. Viene fatto loro credere di essere gli unici superstiti di una catastrofe che ha contaminato l'intero pianeta con patogeni mortali, con l'unica eccezione di un'isola rimasta chissà perché abitabile. Ogni settimana si tiene una lotteria, il cui vincitore - così dicono dall'autoparlante - andrà a vivere proprio in quell'estremo rifugio paradisiaco. Lincoln 6 Echo sogna di raggiungere questa destinazione a bordo di un'imbarcazione da diporto chiamata Renovatio, nera come la pece, ma ogni volta si sveglia in preda al terrore a causa di un naufragio onirico. In realtà nulla potrebbe essere più distante dalla realtà di quanto viene propinato ai "cervelli di gallina". Non esiste nessuna isola incontaminata e ovviamente il presupposto stesso della lotteria è una colossale baggianata. Come dicono a Genova, è una mussa. Questi individui rudimentali sono tutti stati prodotti in vitro con un ben preciso scopo: fornire organi di ricambio alle genti del mondo esterno, che è in tutto e per tutto una società industrializzata simile a quella del XXIII secolo. Le cose funzionano grossomodo così. Una persona del mondo esterno ha un problema, ad esempio il fegato cirrotico a causa dell'etilismo, così commissiona un organo nuovo alla multinazionale di manipolatori genetici brutti-cattivi. Fa questo al fine di ricevere l'agognato trapianto e proseguire come il mitico George Best, che riuscì nell'impresa di mandare in pappina sanguinolenta anche il nuovo fegato. I brutti-cattivi fanno credere alla gente che procederanno a clonare soltanto gli organi commissionati, che nessuno dei cloni (detti in gergo "agnati") diverrà mai un essere senziente e adulto. Quindi tutti vengono ingannati. Sia i "cervelli di gallina" che i loro inconsapevoli carnefici. A rompere questo magico equilibrio ci pensa un innocuo insetto, penetrato nell'ambiente asettico mentre Lincoln 6 Echo sta compiendo delle operazioni di manutenzione. Inseguendo la creatura alata, lo sfortunato individuo arriva ai piani superiori della struttura e finisce con l'essere testimone di eventi mostruosi: i vincitori della lotteria vengono uccisi in una specie di ambulatorio. Lima 1 Alpha viene sottoposta a eutanasia dopo aver dato alla luce un bambino, mentre a Starkweather  2 Delta viene espiantato il fegato. Invaso dal terrore, Lincoln 6 Echo corre a salvare Jordan 2 Delta, a cui era appena capitata la sventura di vincere alla lotteria: approfittando della disattenzione del personale, i due evadono dalla struttura e iniziano la loro fuga nel mondo esterno. Subito si rivela la natura illusoria di tutto ciò che hanno conosciuto dalla nascita: la loro dimora è sotterranea, il paesaggio che si offriva alla loro vista era soltanto un ologramma. Gli audaci sospetti di Lincoln 6 Echo si rivelano subito esatti. Nel mondo esterno non c'è traccia alcuna di contaminazione. Si scatena la caccia all'uomo. Il gestore della struttura di fabbricazione degli agnati, il dottor Diabolus Merrick, va su tutte le furie come si accorge dell'evasione e non esita a ricorrere a un mercenario pur di neutralizzare i fuggitivi. La girandola degli eventi porterà i due cloni a incontrare gli umani originali dal cui genoma sono stati sintetizzati, la supermodella Sarah Jordan e l'altezzoso designer Tom Lincoln. Sarà anche risolto in modo inatteso l'enigma della visione onirica dello yacht Renovatio, che affliggeva il povero Lincoln 6. Ovviamente il film si conclude con la distruzione delle inique opere del brutto-cattivo, satanico dottor Merrick e con la liberazione di tutti gli agnati, che si ritrovano all'improvviso in un mondo che non possono capire e che non sono preparati ad affrontare. Come animali cresciuti in uno zoo che si ritrovassero ad essere liberati nella foresta.  

Recensione:
Quando ho visionato questa pellicola mi è parso di assistere a una brutta copia della meritoria opera di Michael Anderson: La fuga di Logan (1976). Nella buona sostanza The Island ne è un rifacimento, nonostante tutte le differenze che si possono ravvisare nel contesto e nella trama. Un rifacimento in cui ogni dettaglio vira al grottesco. Lo stesso anno in cui si svolge, il 2019, dà la piena misura di quanto inefficace sia la fantascienza nei suoi rabberciati tentativi di anticipare il futuro. Stupisce lo scarto assai piccolo tra l'anno dell'uscita del film e quello in cui si svolge la narrazione: soltanto 14 anni. Ci sono fantascientisti che hanno la brutta tendenza di accelerare all'infinito, senza controllo, di immaginare sviluppi improbabili e di pensarli realizzati in tempi troppo brevi. La loro smania è l'equivalente creativo dell'eiaculazione precoce: vanno in fibrillazione, fremono non appena si parla di futuro e scoppiano, proprio come un glande tumefatto che spruzza all'improvviso al primo contatto con la pelle di una donna. Si converrà che un simile fallimento concettuale è piuttosto inglorioso. L'intero genere fantascientifico rischia il ridicolo e la gogna! I costi sostenuti per questa produzione mi sembrano davvero spropositati, ma ho potuto avere conferma dell'immane cifra. Certo che con 126 milioni di dollari si sarebbe potuto fare qualcosa di ben migliore! 

Se devo essere sincero, trovo la discussione dei dettagli filologici molto più interessante delle reminiscenze stantie del film di Anderson. 

Agnati 

agnātus (gen. agnātī, II decl., m.)
1) figlio nato dopo la morte del padre
2) figlio nato dopo la stesura del testamento paterno (quindi senza diritto di eredità)
3) parente da parte di madre


Il verbo agnāscor (agnāsceris, agnātus sum, agnāscī) significa "nascere dopo la stesura del testamento paterno". Si tratta di un vocabolo prettamente tecnico. Nel linguaggio comune ha invece il senso si "spuntare sopra", "spuntare accanto". Immagino che si usasse parlando di germogli o di funghi.
Altri derivati dalla stessa radice: 


agnāta (gen. agnātae, I decl., f.)
sorellastra da parte di padre

agnātiō  (gen. agnātiōnis, III decl., f.)
1) nascita di un erede dopo il testamento paterno
2) consanguineità da parte paterna
In italiano si ha agnazione, che è un vocabolo dotto, un crudo latinismo.


agnātīcius (agnātīcia, f.; agnātīcium, n.) 
che riguarda l'agnazione
In italiano si ha agnatizio, che è un vocabolo dotto, un crudo latinismo. Nel linguaggio degli azzeccagarbugli si parla di cura agnatizia e di tutela agnatizia. L'aggettivo viene anche usato come sinonimo di "patrilineare".


Vediamo che le forme nātus "nato" e nāscor "nasco" derivano dalla semplificazione fonetica di forme più arcaiche con gn- iniziale: gnātus "nato" e gnāscor "nasco". Proprio questa gn- iniziale si conserva nei composti come agnātus (da un precedente *ad-gna:tos). Lo stesso accade in cognātus (da un precedente *kom-gna:tos). La radice di tutte queste parole è la stessa di genitus "generato" e in ultima istanza di genus (gen. generis, III decl. n.) "nascita, stirpe, famiglia, lignaggio; genere, sesso; popolo, tribù, nazione". Vi sono poi due casi di singolare dissimilazione: germen (gen. germinis, III decl. n.) "germe, germoglio, pollone; principio, origine; razza, stirpe" e germānus (germāna, f.; germānum, n.) "di fratello o sorella; genuino, autentico", in cui il gruppo consonantico -rm- è derivato per dissimilazione da un primitivo -*nm-.

Renovatio 

renovātio (gen. renovātionis, III decl., f.)
1) rinnovamento
2) interesse composto, cumulo di interessi
3) ripetizione


Una locuzione significativa, tipica del linguaggio divinatorio, è auspiciōrum renovātiō "ripetizione degli auspìci". 

La natura dei sogni

L'imbarcazione Renovatio è fatta della sostanza di cui sono fatti i sogni, si potrebbe dire, parafrasando un vecchio film noir, Il mistero del falco (aka Il falcone maltese, John Huston, 1941). Sorge quindi una domanda che potrò sembrare banale. Di che sostanza sono fatti davvero i sogni? Piero Angela non ha dubbi in proposito: nel suo positivismo egli crede che i sogni siano soltanto ricombinazioni di dettagli raccolti dal cervello durante lo stato di veglia, senza alcuna introduzione di elementi estranei. Nessuno spazio per premonizioni e profezie. Nella migliore delle ipotesi si tratterebbe di una combinazione tra coincidenze e suggestione. Il problema è che questa sicumera mi pare fuori luogo. Come possiamo essere così sicuri del contenuto veritiero delle tesi pierangeliste, che hanno l'aria di essere fondate su un mero dogmatismo? Se il metodo scientifico non è un'opinione, è necessario sottoporre la natura stessa dell'onirismo umano a sperimentazione tracciabile e ripercorribile. Facile a dirsi. Temo che la strada da percorrere sia ancora lunga.  

Curiosità varie e altro sterco 

Quando il bamba, pardon, il protagonista Lincoln 6 Echo si reca dal dottor Merrick, la sua entrata nello studio è accompagnata dalle note di Ave Verum Corpus di Mozart. Dopo il mitico Gianni nazionale, Mozart è senz'altro il nostro mangiacioccolato preferito! Il riferimento al "vero corpo" è una prova di più della nobile passione per il latino che animava il regista e gli sceneggiatori: hanno disseminato di riferimenti e perle varie l'intera trama. Forse il loro era solo un trip scolastico indotto da qualche allucinogeno bizzarro. In ogni caso è stata tutta fatica sprecata. Il pubblico anglosassone al massimo capisce il "latino dei maiali", il cosiddetto Pig Latin. Per lo spettatore medio, Renovatio potrebbe benissimo essere giapponese. 

Scarlett Johansson voleva girare una scena di sesso in topless. La realizzazione di questo morboso desiderio le è stata negata da Bay, che le ha imposto l'uso di un reggiseno nero, al gretto scopo di mantenere il suo insulso film nella classificazione censoria PG-13. Questa è stata la frase urlata dall'attrice in quell'occasione: "I'm not wearing this fucking ghetto-ass fucking bra! I'm going naked!" Pensate ora a un fantomatico antropologo alieno disceso sulla Terra dopo l'estinzione della vita. Se passasse in rassegna il materiale cinematografico umano e vedesse tutte queste fallofore col reggiseno. Ne dedurrebbe che il seno femminile non era considerato da Homo sapiens come qualcosa di erotico, bensì come una "parte vergognosa". Tutto il suo giudizio sui costumi della nostra specie sarebbe falsato in modo tragico. 

Il soggetto originale prevedeva un'ambientazione concettualmente più verosimile, collocata in un futuro lontano secoli dalla nostra epoca. Per non meglio specificate ragioni di budget, è stata infine decisa un'ambientazione ben più vicina al presente - cosa che non manca di creare un effetto ridicolo. Il personaggio interpretato da Scarlett Johansson doveva chiamarsi Ester ed essere incinta. In modo molto conveniente, Bay ha deciso di cambiare il progetto, liberando Jordan 2 Delta dallo stato di gravidanza, trasferito a una donna destinata dopo una breve comparsa ad essere eutanasizzata. 

Quando Lincoln 6 Echo riceve un bacio alla francese da Jordan 2 Delta, dice qualcosa di patetico. Questa è la frase in lingua originale: "Wow, that tongue thing is amazing!" Sembra che queste siano state proprio le parole rivolte dal regista alla prima ragazza che gli ha infilato la lingua in bocca, una certa Meg (me la immagino come una chubby biondicca, foruncolosa, occhialuta e coi dentoni, una vera nerdy girl). Non capisco tutta questa emozione per uno stupido scambio di saliva. Capirei se fosse stato un ben più eccitante beso negro!

Il telefonino dell'arrogante Tom Lincoln è un Nokia 8800/8801. Ai tempi era soltanto un'idea, poi è stato realizzato ed ha avuto una diffusione di massa. I soliti fantascientisti diranno, con stupore ebefrenico, che è un casi di profezia autoavverante! 

Un grossolano caso di plagio!

Sarebbe un errore credere che The Island sia soltanto un remake di Logan's Run. Esiste infatti anche un altro film che ha fornito gran parte del materiale concettuale utilizzato da Bay. Si tratta di Parts: The Clonus Horror, di Robert S. Fiveson (1979), che avremo modo di recensire a suo tempo. Come si può facilmente dedurre già dal titolo, l'opera di Fiveson è tutta incentrata sulla clonazione umana a scopo di trapianto e sugli allucinanti scenari futuribili che ne conseguono. Così Fiveson ha pensato bene di denunciare la DreamWorks e la Warner Brothers per infrazione del copyright. La DreamWorks ha tentato di far archiviare la causa, ma questo non è stato possibile. Sono stati evidenziati ben 103 punti di somiglianza tra le due opere, che sono stati considerati indiscutibili. Prima che la causa potesse giungere in aula, è stato tuttavia raggiunto un accordo extragiudiziale tra le parti. Così Fiveson è riuscito ad ottenere un risarcimento cospicuo dalla DreamWorks, il cui esatto ammontare si ignora (si vocifera però che si tratti di una cifra a sette zeri). Purtroppo l'elenco dei 103 punti di somiglianza è riportato in un atto processuale secretato e quindi non è disponibile per discussioni. Tutto ciò che si può fare è visionare Clonus, cercare di identificare le idee plagiate in The Island e discuterle in una futura recensione.

Altre recensioni e reazioni nel Web: 

Vario materiale critico si trova su Filmtv.it. Come di costume riportiamo qualche stralcio, non necessariamente eulogistico. Questa è la recensione introduttiva (autore ignoto):

Tralasciando l'incongruenza di alcuni personaggi e snodi narrativi, quello che manca al film è un giusto equilibrio tra le parti. Dopo un inizio pieno di promesse con l'introduzione di spunti etici, narrativi e visivi molto interessanti, nella seconda parte Bay si lascia prendere la mano da una sequenza infinita di inseguimenti inutili, negandosi il piacere di esplorare vie forse più impervie ma più affascinanti come ad esempio un reale confronto tra umani e agnati. 

Ultrapaz ha scritto: 

Peccato che dopo una discreta prima parte (interessanti soprattutto le scene della fuga dei cloni nel mondo "reale") questo "The Island" si perde via in inutili ed irritanti baracconate ultra spettacolari (inseguimenti, sparatorie, incidenti ed esplosioni allungate a dismisura..) girate in modo terribilmente modaiolo e confuso da Michael Bay, che rovina un buon soggetto con la voglia di stupire… 

Andystarsailor ha scritto:

Mio Dio che film inutile. Non è questione di bello o brutto...è proprio un film inutile! E peccato perchè le premesse della trama sono carine...ma poi arrivano le scenografie che ricordano Minority Report, le assurdità di gente che cade da grattaceli e non riporta un graffio, scene a non finire di azione noiosissime. Uno gran spreco di soldi a mio parere....e di attori. Peccato... 

Kubrich ha sintetizzato la questione in modo mirabile, pur essendo a quanto pare un'ammiratrice di Gad Lerner: 

Il cagaton è l'unità di misura che indica la potenza esplosiva dell'energia fotonica sparata contro uno schermo cinematografico.

Beh, se devo essere franco non capisco tutta questa campagna di denigrazione nei confronti degli escrementi e soprattutto dell'orifizio divino che li depone. 

mercoledì 24 aprile 2019


LA FUGA DI LOGAN 

Titolo originale: Logan's Run
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1976
Durata: 118 min
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Distopia, postapocalittico
Regia: Michael Anderson
Soggetto: William F. Nolan e George Clayton Johnson
     
(romanzo omonimo, scritto a quattro mani)
Sceneggiatura: David Z. Goodman
Produttore: Saul David, Hugh Benson

Compagnia di produzione: Metro-Goldwyn-Mayer
Distribuzione: United Artists (USA, Canada); Cinema
      International Corporation (internazionale)

Musiche:
Jerry Goldsmith
Interpreti e personaggi:
    Michael York: Logan 5
    Jenny Agutter: Jessica 6
    Richard Jordan: Francis 7
    Roscoe Lee Browne: Box
    Peter Ustinov: L'anziano
    Farrah Fawcett: Holly
    Michael Anderson Jr.: Doc
    Randolph Roberts: L'uomo del Santuario
    Lara Lindsay: La fuggiasca 

    Lara Lindsay: La voce del computer centrale
 

    Gary Morgan: Billy
    Michelle Stacy: Mary 2
    Laura Hippe: Una donna
    David Westberg: Il guardiano
    Camilla Carr: La donna del Santuario
    Gregg Lewis: Cub
    Ashley Cox: La ragazza timida
Doppiatori italiani:
    Roberto Chevalier: Logan 5
    Vittoria Febbi: Jessica 6
    Massimo Giuliani: Francis 7
    Sergio Fiorentini: Box
    Antonio Guidi: L'anziano
    Flaminia Jandolo: Holly
    Gianni Marzocchi: Doc
    Paila Pavese: La fuggiasca
    Germana Dominici: La voce del computer centrale
Titoli tradotti:
    Tedesco: Flucht ins 23. Jahrhundert
    Francese: L'Âge de cristal
            Spagnolo: La fuga de Logan (Spagna);
    Fuga en el siglo XXIII (America Latina)
    Portoghese: Fuga do Século XXIII (Portogallo);
            Fuga no Século XXIII (Brasile)
    Polacco: Ucieczka Logana
    Russo: Бегство Логана

    Finlandese: Pako tulevaisuudesta
    Svedese: Flykten från framtiden
    Rumeno: Fuga lui Logan
    Turco: Logan'ın Kaçışı
    Giapponese: 2300年未来への旅

Budget: 7 milioni di dollari USA
Box office: 25 milioni di dollari USA
Premi e riconoscimenti:   1977 - Premio Oscar
    Migliori effetti speciali (Oscar Speciale) a L. B. Abbott, Glen Robinson e Matthew Yuricich
    Candidatura alla Migliore fotografia a Ernest Laszlo
    Candidatura alla Migliore scenografia a Dale Hennesy e
      Robert De Vestel
  1976 - Saturn Award
    Miglior film di fantascienza
    Migliore fotografia a Ernest Laszlo
    Migliore scenografia a Dale Hennesy e Robert De Vestel
    Migliori costumi a Bill Thomas
    Miglior trucco a William Tuttle 


Trama:
Siamo nell'anno 2274. In seguito a una guerra globale, all'inquinamento e alla sovrappopolazione, il genere umano è stato decimato. I suoi superstiti sono confinati in una città isolata dall'ambiente esterno tramite una cupola geodetica. Un computer centrale onnipresente gestisce la popolazione superstite, penetrando in modo capillare in ogni aspetto anche insignificante della vita dei cittadini. Viene erogato ogni bene materiale e viene permessa a tutti la fruizione di un'esistenza edonista, nella più assoluta libertà sessuale. Tutto ciò esige, com'è ovvio, una pesante contropartita. Non soltanto al cittadino è proibito avere il benché minimo atteggiamento critico verso il sistema, ma la stessa durata della vita è soggetta a una drastica limitazione: per far sì che le risorse, non abbondantissime, possano essere garantite a tutti nel corso delle generazioni, nessuno può vivere più di trent'anni. Tutti portano innestato nella mano destra un cristallo il cui colore dà la misura di quanto manca all'exitus: quando diventa rosso e lampeggiante, significa che l'ultimo giorno è giunto. Quando giunge la fatidica scadenza, il soggetto, che sia uomo o donna, è costretto a trovare la propria distruzione in un gioco brutale e violento, il Carousel. Coloro la cui vita terrena è scaduta vengono sollevati nell'aria da un potente aspiratore che li porta a collidere con una superficie incandescente, il che provoca la subitanea morte in una deflagrazione. I presenti, a cui poco sembra importare il fatto di essere destinati alla medesima fine, siedono in un anfiteatro per assistere all'evento, come se fosse uno spettacolo sportivo. Sono pieni di entusiasmo, forse grazie a qualche sostanza alterante, e urlano in preda alle convulsioni: "Rinnovatevi!" Perché questa è la misera verità: tutti sono accomunati da una stessa fede fanatica nella metensomatosi. Credono cioè che i morti ritorneranno in vita. Ad ogni morto corrisponde un nascituro, procreato per clonazione, secondo un meccanismo considerato deterministico. L'anima degli esplosi, dei bruciati nel Carousel, trasmigra infallibilmente nel corpo di un poppante appena uscito dall'utero di una madre. Questo è il senso dell'imperativo del Carousel: il Rinnovamento. Logan 5 è chiamato così perché considerato la quinta reincarnazione del genotipo Logan. La sua condizione è tutto sommato privilegiata: egli è infatti un Sandman, ossia un Sorvegliante, una specie di poliziotto incaricato di eliminare fisicamente tutti coloro che cercano di sfuggire al loro triste destino. Esiste infatti un'organizzazione clandestina i cui membri indossano una collana col simbolo dell'Ankh e hanno come scopo l'evasione dalla città. Sono i Runners, ossia i Corridori. Facendo sfoggio di un ipocrita eufemismo, si dice che vogliono sottrarsi al Rinnovamento. Il Computer Centrale è afflitto da grave paranoia e crede che i fuggitivi si radunino in un luogo del mondo esterno, conosciuto come il Santuario. Così proprio a Logan 5 viene dato l'incarico di infiltrarsi tra i ribelli, di uscire dai confini della città per individuare il loro quartier generale e distruggerlo. Le perdite ammontano a oltre un migliaio di persone sfuggite ai Sorveglianti. Con una mossa di un'estrema stupidità, il Computer Centrale riprogramma il cristallo vitale di Logan 5 togliendogli 4 anni di vita e rifiutandosi di chiarire se questi anni gli verranno restituiti al termine della missione. Di fatto, l'agente ha la sola alternativa di diventare a sua volta un Runner per sottrarsi all'incombente Carousel. Di fronte a quanto gli è stato rivelato, la sua intelligenza lo porta a capire che, essendo così numerosi i fuggitivi, il meccanismo di reincarnazione del Rinnovamento è soltanto una menzogna. Assieme alla bellissima Jessica 6, una Runner che ha conosciuto, si inoltra fuori dalla città in un viaggo nell'Ignoto. Suo implacabile nemico è ora il Sandman Francis 7, che un tempo era il suo miglior amico. Entusiasta sostenitore del sistema e persecutore satanico di ogni dissidente, Francis 7 è talmente invasato da godere fisicamente nell'assistere all'annientamento delle vittime del Carousel. Non riuscirà comunque a eliminare i due Fuggitivi, anzi, il suo destino è di finire ucciso in un'ingloriosa colluttazione. Il contatto della coppia con il mondo esterno ha esiti fondamentali quanto inattesi per l'intera comunità. Non c'è traccia alcuna della contaminazione nucleare usata dal Computer Centrale come spauracchio per confinare la popolazione sotto la cupola: la Natura è lussureggiante e le lucertole zampettano sui resti dei muri. Logan 5 e Jessica 6 scoprono un sopravvissuto del vecchio mondo, un anziano che vive tra le rovine assieme a un gran numero di gatti e lo conducono al loro luogo d'origine, provocando il crollo del Regime.  



Recensione:

Il film di Anderson è di certo un capolavoro che mi ha profondamente colpito, anche se non tutto regge guardandolo a decenni di distanza dall'epoca che l'ha visto nascere. È un suggestivo e complesso intreccio di temi antropologici, sociologici e filosofici da cui si possono originare discussioni senza fine. Alcune scene fanno sognare. Come sarebbe bello poter provocare l'implosione del Sistema con un semplice atteggiamento di pervicacia, proprio come Logan 5 che fa impazzire il Computer Centrale resistendo alle sue pressioni e contraddicendo il suo dogma fondante dell'esistenza del Santuario! "Il Santuario non esiste!": questa sublime frase ripetuta di continuo, questo mantra taumaturgico che permette alla volontà del dissidente di vincere un apparato leviatanico, come San Michele Arcangelo ha sconfitto il Dragone! Sarebbe troppo bello se fosse vero!  


Capitan Findus robotico! 

L'illusione dell'esstenza stessa del Santuario cade ben presto, quando Logan 5 e Jessica 6 giungono in un antro glaciale ove regna Box, un orrido robot assassino che intercetta tutti i Fuggitivi, li macella e ne fa del cibo per la popolazione della città. Questo è un punto debole della narrazione, a mio avviso. Se ci pensiamo un attimo, il Computer Centrale non può essere all'oscuro dell'origine delle forniture di cibo che permettono alla città di essere autosufficiente. Deve quindi sapere che Box intercetta svariate fonti di materia commestibile nel mondo esterno, inclusi i Fuggitivi. Quindi sa per certo che il Santuario non esiste. Allora com'è possibile che alla fine Logan 5 riesca a mandare in cortocircuito la tirannica macchina affermando con pervicacia che il Santuario non esiste? 


Teletrasporto erotico!

Le genti della città sotto la cupola godono di ogni sorta di sostegno alla loro vita di piaceri sensuali. Un marchingegno mirabile detto Circuito semplifica molto la vita, permettendo al suo proprietario di sintonizzarsi sull'immagine di una possibile compagna di giochi erotici, per giunta passando con un telecomando alla successiva qualora non fosse soddisfatto dalla proposta. Alla bisogna è anche possibile sintonizzarsi su un travestito. Tutto sommato si tratta di una sorta di chat erotica ante litteram, non troppo dissimile da Chaturbate, quel sito in cui ragazze e ragazzi della Z Generation si masturbano furiosamente, con un peduncolo di gomma rosa infilato nel deretano per misurare l'audience. C'è però una differenza sostanziale. Logan 5 può premere l'apposito tasto, ed ecco che la persona su cui la macchina si è sintonizzata viene teletrasportata all'istante e compare per incanto nell'appartamento, in carne ed ossa. Proprio così il nostro eroe fa la conoscenza della bellissima Jessica 6. Siamo quindi di fronte a un vero e proprio teletrasporto erotico. L'ingenuità di fondo è questa: mi pare impossibile che una società tecnologica arrivi a progredire a tal punto da permettere il teletrasporto delle persone, per poi limitare questa meraviglia a contesti erotici. Solo per fare un esempio, non avrebbe potuto farne un uso politico? Non sarebbe stato estremamente comodo ai Sandmen poter usufruire del teletrasporto nelle loro operazioni di caccia ai Runners


 Un paradosso nel concetto di metempsicosi  

Già Giulio Cesare, anche soprannominato Regina di Bitinia, ebbe a manifestare un certo grado di scetticismo sulle dottrine della metempsicosi e della metensomatosi, imperanti nelle Gallie. Così spiega nel De bello Gallico, VI: "In primo luogo, i druidi vogliono infondere queste credenze: che l'anima non muore, ma che dopo la morte passa da un corpo a un altro, e i druidi pensano che i galli siano stimolati soprattutto da questa credenza a comportarsi valorosamente, essendo stato messo da parte il timore della morte". Anche Lucano parlava della "felice illusione dei popoli che vivono sotto l'Orsa, non ossessionati dal più grande dei timori, il timpore della morte" (Bellum Civile, I). Per gli autori romani erano ingegnose invenzioni della classe sacerdotale dei Druidi, che le utilizzava per infondere un immenso coraggio ai guerrieri, perché "convinti che è da vile risparmiare una vita che dovrà tornare". Diodoro Siculo sembra alludere in modo fugace e indiretto a una setta minoritaria di dissidenti, quando scrive "tra di loro prevale la dottrina pitagorica, secondo la quale le anime umane sono immortali e rivivono per un cero numero di anni in un altro corpo." (V, 28, 6). Se la dottrina pitagorica prevaleva, significa dunque che non era condivisa da tutti? Forse vi erano Druidi che aderivano piuttosto alle dottrine stoiche di disgregazione dell'Essere con la morte, verosimilmente perché lo ritenevano composto di atomi. A quanto pare né i Druidi né Siddharta Gautama Buddha si sono posti il problema del bilancio ontologico. Sono consapevole del fatto che l'idea buddhista sia piuttosto diversa da quella pitagorica. All'atto pratico, tale differenza non è però rilevante. Tante persone muoiono, tante essenze senzienti si devono insediare in nuovi corpi (Buddha parlerebbe di "fiammelle che si accendono"). Che accadrebbe se compissimo uno spaventoso genocidio, eliminando una cinquantina di milioni di persone? Dove andrebbero le loro essenze? Che accadrebbe se portassimo alcune coppie su un nuovo pianeta abitabile, ammesso che la cosa sia fisicamente possibile? Da dove proverrebbero le essenze vitali dei milioni di discendenti di questi pochi capostipiti? Buddha parla di pluralità dei mondi: si avrebbe migrazione delle fiammelle vitali da un mondo ad un altro. Resta però il fatto che tali mondi diversi dal nostro non siano esperibili da mente umana, ergo non dimostrabili. Il fatto angosciante che ci appare in tutta la sua ragionevolezza è il Principio di Conservazione dell'Essere: l'essenza di un vivente non può essere creata né distrutta. Questo è il pilastro di ogni dottrina della metempsicosi e della metensomatosi. E ne è anche il punto debole. Da quanto ha potuto osservare, Logan 5 arriva a una desolante conclusione: nessuno si è mai rinnovato!


Etimologia di Carousel 

Ebbene sì, il Carousel ha un'etimologia napoletana. Si tratta infatti del celebre carusiello, da cui è derivato anche l'italiano carosello. A quanto pare, in origine sarebbe stato un gioco che consisteva nel lanciarsi una palla di creta, immaginata come la testolina di un caruso, ossia di un ragazzo. Il condizionale è d'obbligo. I romanisti riconducono il vocabolo caruso all'aggettivo latino cariōsus, ossia "marcio", "affetto da carie", interpretando cariēs "carie" come "tigna": da "tignoso" si sarebbe giunti quindi a "liscio", "decalvato", "dal cranio rasato". Questo tentativo etimologico, in ultima analisi opera di Benedetto Croce, mi appare vano e abbastanza grottesco. L'esistenza del verbo carosare (carusare) "rasare, tosare" non è una prova della sua tesi, semmai fa sorgere un ulteriore interrogativo, anche perché i tignosi presentano un cuoio capelluto scabro e marcio, non liscio e simile a quello delle persone rasate.  

La spiegazione di carosello fabbricata da don Benedetto è presentata in Italia come un dato di fatto incontrovertibile, ma a quanto pare non è affatto riuscita ad imporsi nel mondo anglosassone. Le fonti in lingua inglese riportano proposte etimologiche assai diverse, che rimandano carosello a carro o a quadriglia. Questo ad esempio è ciò che riporta il famoso dizionario etimologico inglese Etymonline.com:


1640s, "tilting match, playful tournament of knights in chariots or on horseback," from French carrousel "a tilting match," from Italian carusiello, possibly from carro "chariot," from Latin carrus "two-wheeled wagon" (see car). The modern meaning "merry-go-round" as an amusement ride is by 1895, though there are suggestions of such a thing earlier: 

A new and rare invencon knowne by the name of the royalle carousell or tournament being framed and contrived with such engines as will not only afford great pleasure to us and our nobility in the sight thereof, but sufficient instruction to all such ingenious young gentlemen as desire to learne the art of perfect horsemanshipp.
[letter of 1673]
  


Queste divergenze danno testimonianza, se ancora ce ne fosse bisogno, del grado di incertezza che si incontra negli studi etimologici, spesso incapaci di fornire una compiuta e attendibile spiegazione a realtà anche di origine abbastanza recente. Per colmo del paradosso, ci troviamo a maneggiare etimologie molto più solide e dimostrabili quando confrontiamo tra loro le antiche lingue di ascendenza indoeuropea!  


 Etimologia di Sandman 

Sia nel romanzo di Nolan-Johnson che nel film di Anderson il termine Sandman è usato come sinonimo di Sorvegliante o di Guardiano: è un eufemismo per assassino, agente della Polizia politica. Quale ne è l'origine? Nel folklore germanico l'Uomo della Sabbia (inglese Sandman, tedesco Sandmann) è un'entità che invia i bei sogni ai bambini. Il volgo crede che l'onirismo sia causato da granelli di sabbia che questa entità mette negli occhi dei dormienti. Accade così che i cispi e le concrezioni lacrimali trovate al risveglio siano interpretate come prove dell'opera dell'Uomo della Sabbia. E tutto questo che attinenza ha con degli assassini, dei pasdaran incaricati di abbattere chi cerca di sfuggire a un'orrida immolazione? Semplice: il Sandman è visto non soltanto come l'artefice del buon sonno e delle immagini che lo allietano, ma anche come il simbolo dell'inevitabile procedere del tempo verso la Morte. Il riferimento può ben essere ai granelli di sabbia della clessidra che simboleggia la vita nel suo vano fluire. Per capire veramente qualcosa su questo argomento, è necessario avere qualche nozione del romanzo da cui è derivato il soggetto del film (vedi più avanti)...  


Le fellatrici e il vecchione 

Quando Logan 5 e Jessica 6 si imbattono nell'uomo anziano che vive tra le rovine, tanto vetusto da non ricordarsi più nemmeno il proprio nome, accade qualcosa di meritevole della massima attenzione. I due giovani fuoriusciti dalla città sotto la cupola non hanno mai visto prima una persona con più di trent'anni. All'improvviso vengono messi di fronte a tutta una serie di cose che per noi sono scontate ma che a loro appaiono sconosciute e inaudite. Ad esempio desta enorme stupore il fatto che l'uomo sia nato naturalmente dopo essere stato portato in grembo da sua madre. Jessica 6 si innamora immediatamente di lui. Lo si capisce dai suoi occhi, che sono luminosi mentre lo guardano. L'adorazione traspare da ogni fibra del suo essere. I segni stessi della vecchiaia non destano in lei ripugnanza, ma una fortissima attrazione sessuale. Quando gli tocca le rughe sul viso, freme tutta, come se fosse stata scossa da un orgasmo improvviso. Quando alla fine il Vecchio si trova sulla riva del mare in mezzo a una massa di giovani, si capisce subito che è fatto oggetto di un desiderio lancinante. Tutte queste bellissime ragazze si fanno avanti per toccarlo. Vorrebbero inginocchiarsi davanti a lui e fellarlo! Anche se il fallo non avesse risposta erettile, data la tarda età, per le adoratrici sarebbe comunque un'esperienza estatica sentirlo in bocca. Preferirebbero il suo soft cock a qualunque hard cock. Poi ci si pensa e si capisce: non solo le ragazze sono animate da questa bramosia, anche i ragazzi...  

Differenze tra il film e il romanzo 

Ebbene, non ho letto il romanzo da cui il film di Anderson è stato tratto. Quello che posso dire sui punti di discrepanza tra le due opere deriva da ricerche fatte nel Web.

Innanzitutto il barbarico rito del Carousel non è presente nel romanzo di Nolan-Johnson: è stato introdotto appositamente per il film di Anderson. Si noterà che la prima menzione è nella forma Carrousel (sic). Non mancano esempi della variante Carousell, a dimostrazione di quanto traumatico sia per gli anglosassoni il problema dell'ortografia di parole inconsuete. Nel libro nolaniano la morte era somministrata tramite il cosiddetto Deep Sleep, ossia Sonno Profondo: in pratica era una specie di eutanasia che avveniva tramite camera a gas, chiamata con eufemismo Sleepshop (Negozio del Sonno). Manca del tutto la mistica del Rinnovamento. Si noterà che la denominazione Sandman, connessa proprio con il Deep Sleep, è un elemento incongruo rimasto nella lavorazione della pellicola come un residuo maldigerito, un geroglifico che si staglia come una particella incorruttibile sopravvissuta a un complesso processo di digestione.  

Il romanzo è ambientato nel XXII secolo (anno 2116), il film si svolge nel XXIII secolo (anno 2274). Lo stesso concetto di città isolata tramite una cupola geodetica è un'innovazione introdotta dal regista: Nolan e Johnson hanno invece immaginato un mondo sì postcatastrofico, ma interamente esplorabile. L'estensione della vita è di 30 anni nel film, mentre è di soli 21 anni nel libro. Sembra che questo cambiamento sia stato apportato per motivi puramente tecnici: non era agevole produrre una pellicola con un cast tanto giovane. 

Si può enucleare un'altra differenza fondamentale. Nel romanzo il Santuario è un luogo reale: si trova sul relitto di una colonia spaziale in orbita intorno a Marte, che Logan e Jessica alla fine riescono a raggiungere con un razzo.  La principale conquista delle genti del Santuario rispetto a coloro che sono rimasti sulla Terra è proprio la possibilità di poter vivere per tutto il tempo permesso dal loro corpo, senza nessun obbligo di eutanasia. 

Il cristallo che misura quanto resta da vivere, nel film diventa di un rosso splendente quando il tempo scade, mentre nel romanzo vira su tonalità scure fino a diventare nero al giungere dell'ultimo giorno. Il nome gergale dato a questi cristalli da Nolan è "palm flowers", ossia "fiori del palmo della mano". Cosa anche più bizzarra, l'anziano Superstite del Mondo Antico ha soltanto 42 anni nel libro e si chiama Ballard: non è decrepito e non ha rughe sul volto, ma cicatrici chirurgiche. Non sono riuscito a capire se fosse desiderato da torme di fanciulle e di fanciulli in preda alla libidine!  

Che altro dire? Spero di leggere il romanzo in un futuro non troppo lontano: se questo accadrà, lo recensirò e approfondirò l'interessante questione.

Curiosità varie 

I gatti che vivevano nelle rovine assieme al Vecchio erano in realtà allevati dallo stesso Peter Ustinov sul set del film per ingannare la noia. L'attore amava dare agli amati felini nomi buffi e stravaganti. Così uno è stato battezzato Cat-tastrophe e un altro Cat-atonic. Si tratta di umorismo anglosassone, certo, di un modo agevole di forgiare battute leggere, ma al contempo dà la misura di quanto i parlanti sentano come astrusa e incomprensibile l'etimologia greca di un gran numero di parole usate nel linguaggio corrente. 

Quando il Vecchio mostra a Logan e a Jessica la galleria con i dipinti dei Presidenti degli USA, all'inizio si pensava di includere un ritratto di Richard Nixon, accompagnato dal commento "They used to call him tricky... something". Il gioco di parole era tra Ricky (diminutivo di Richard) e tricky "ingannevole". La battuta, considerata troppo controversa per l'epoca, fu infine soppressa. 

Peter Ustinov ha improvvisato gran perte dei suoi dialoghi. Questi sono apparsi incredibilmente noiosi, tanto che nell'edizione italiana sono stati tradotti soltanto in parte, lasciando interi minuti in lingua originale - secondo un costume che all'epoca era abbastanza in auge. 

Il divano "terrazzato" di cuoio che fa bella mostra nella casa di Logan 5 è frutto dell'ingegno del disegnatore svizzero Ubald Klug, che lo ha progettato per l'industria di mobili De Sade. Il pezzo in questione è stato etichettato come n° DS-1205. All'epoca era disponibile per l'acquisto e molto costoso. 

La lotta tra Jessica e Holly era stata programmata per essere più lunga, ma lo stesso Anderson dovette intervenire per ridurne l'intensità e la durata: temeva che le due sensuali creature ci mettessero troppo impegno, finendo con lo strapparsi davvero i capelli e col graffiarsi.  

Opere derivate 

Menzioniamo senz'altro la serie televisiva La fuga di Logan (Logan's Run, 1977-1978), sempre prodotta dalla MGM. È composta da 14 episodi, di cui un episodio pilota di 90 minuti e 13 episodi di 50 minuti ciascuno. La prima TV italiana è avvenuta nel 1984. La serie ingarbuglia la trama al punto da diventare inconcludente, cosa che alla fin fine è stata la sua Nemesi. 

Ci sono poi due serie di fumetti. La prima serie è stata prodotta da Marvel Comics nella stagione 1976-1977 ed è formata da 7 numeri. In Italia la pubblicazione, opera dell'Editoriale Corno, è avvenuta nel 1978. La seconda serie, opera di Nolan, è stata pubblicata a metà degli anni '80 dalla Malibu Graphics. 

Alla metà degli anni '90, a riprova della vitalità e del successo della storia, è stato progettato un nuovo film. Ancora nel 2000 non ne era uscito nulla, ma il produttore Joel Silver era pronto a collaborare con Skip Woods per la regia e la sceneggiatura. Ha così avuto inizio un'odissea i cui contorti dettagli occuperebbero un volume di enciclopedia. Tutta questa fatica non ha portato proprio a nulla. Anzi, possiamo dire che l'intero progetto è andato in merda.