LA POSSIBILITÀ DI UN'ISOLA
Titolo originale: La possibilité d'une île
Autore: Michel Houellebecq
Anno: 2005
Lingua originale: Francese
Tipologia narrativa: Romanzo
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Filosofico, transumanista, post-apocalittico,
estinzionista, suicidario
estinzionista, suicidario
I ed. italiana: 2005
II ed. italiana: 2009
Editore francese: Fayard
Editore italiano: Bompiani
Collana: Narratori stranieri; Tascabili Best Seller (n. 1013)
Codice ISBN-10 (I ed.): 8845234932
Codice ISBN-13 (I ed.): 978-8845234934
Codice ISBN-13 (I ed.): 978-8845234934
Codice ISBN-13 (II ed.): 978-884-525-869-5
Pagine: 398 pagg.
Legatura: Brossura
Traduttore: Fabrizio Ascari
Personaggi:
Daniel
È il protagonista, un comico dissacrante e caustico che visse prima dell'avvento dei Neoumani, ossia nel mondo che noi conosciamo. Noto anche come Daniel1, in quanto capostipite di una serie di cloni (gli ultimi due sono i copro-tagonisti!).
Daniel24
È un copro-tagonista. Il suo nome indica che è il ventiquattresimo clone del prototipo umano Daniel1 (vedi sopra).
Daniel25
È un copro-tagonista, successore di Daniel24. Il suo nome indica che è il venticinquesimo clone del prototipo umano Daniel1 (vedi sopra). Muore suicida.
Esther
È una ragazza spagnola bionda, bellissima e dissoluta, amata da Daniel. Nutrizionalmente fragile, ha qualche problema coi reni, ma è ancora lontana dalla dialisi. Amante passionale, organizza orge e ne approfitta per mettere al suo compagno le corna, a raffica. "¡Es un party!", gli dice quando viene rimproverata per le sue numerose infedeltà.
Isabelle
È la caporedattrice di una futile rivista per ragazze. È psicorigida. Ha una relazione con Daniel. Per il comico dissacrante rappresenta la compagna ideale, ma tutto va in merda perché a un certo punto comincia a soffrire dell'ossessione dell'invecchiamento, come accade alla maggior parte delle donne. Muore suicida.
Robert Macaury
Fondatore della religione Elohimita, ha una singolare personalità caratterizzata da una sfrenata megalomania e da ossessioni sessuali. È la trasposizione di Claude Maurice Marcel Vorilhon "Raël" (1946 - tuttora vivente), il ben noto fondatore della religione Raeliana. Muore assassinato.
Vincent Greilsamer Macaury
Figlio illegittimo di Robert Macaury, lo sostituisce prontamente e con successo non appena il Destino gliene offre l'oppurtunità.
Slotan Miskiewicz
È soprannominato "Scienziato". In effetto è proprio uno scienziato, per giunta pazzo, che grazie al suo ingegno e alla sua dedizione alla causa della creazione artificiale della vita rende possibile la clonazione, considerata una forma di immortalità dai settari Elohimiti. Molto alto, è calvo e di una serietà impressionante, come ci dice Daniel.
Jérôme Prieur
È soprannominato "Sbirro". Grazie alle sue formidabili capacità organizzative e logistiche, riesce a far sì che la religione degli Elohim si diffonda sull'intero globo terracqueo.
Gérard
È soprannomiato "Umorista". È il numero 4 dell'Organizzazione Elohimita. Ha il compito di allietare del giornate del Profeta. Ecco un esempio delle sue favolose creazioni: "Ciò non ha alcula importanza", "Ho l'abitudine di prendere dei cereali a culazione". Muore suicida.
Sinossi (Note di copertina, Amazon.it):
"In un futuro inquietante, dominato da cloni che sembrano aver pagato l'immortalità con la perdita della capacità di ridere, piangere e provare emozioni autentiche, due misteriosi personaggi, Daniel24 e Daniel25, trovano i diari del loro "originale", Daniel1, vissuto ai nostri giorni. La lettura commuoverà molto Daniel25 che conoscerà così la sofferenza, distruggendo il sogno dell'immortalità dei suoi creatori. Provocatorio, ironico, il romanzo di Michel Houellebecq è una riflessione sul senso della vita che viviamo e sulla possibilità di replicarla."
Struttura:
Il romanzo, lungo e articolato, è costruito sulla narrazione della vita di Daniel1, inframmezzata dai commenti dei suoi cloni Daniel24 e Daniel25, vissuti due millenni dopo.
Si divide in tre parti:
Si divide in tre parti:
Parte prima: Commento di Daniel24
Parte seconda: Commento di Daniel25
Parte terza: Commento finale - Epilogo.
I capitoli hanno titoli pseudo-biblici consecutivi, ad esempio Daniel 1,1, Daniel 24,5. Il primo numero è quello che caratterizza il clone, il secondo è il numero del commento.
Citazioni notevoli:
"Chi, fra voi, merita la vita eterna?"
Le donne danno un'impressione di eternità, con la fica collegata ai misteri - come se si trattasse di un tunnel che dà sull'essenza del mondo, mentre si tratta soltanto di un buco da nani, caduto in disuso. Se esse possono dare questa impressione, tanto meglio per loro; la mia parola è compassionevole.
"Mausoleo di merda...": mi ripetei l'espressione sottovoce, sentendo
crescere in me, con il calore dell'alcool, un'esultanza malvagia.
crescere in me, con il calore dell'alcool, un'esultanza malvagia.
Questo è il testo della poesia che Daniel1 ha composto prima di suicidarsi, dedicandola a Esther, che lo aveva oberato di corna:
Vita mia, vita mia, mia
antichissima vita,
mio primo voto mal richiuso,
mio primo amore infirmato,
sei dovuta ritornare.
Ho dovuto conoscere
ciò che la vita ha di migliore,
quando due corpi gioiscono
della loro felicità
e si uniscono e rinascono
senza fine.
Divenuto totalmente
dipendente,
conosco il tremito dell'essere,
l'esitazione a sparire,
il sole che colpisce al limitare
e l'amore, in cui tutto è facile,
in cui tutto è dato nell'attimo;
esiste in mezzo al tempo
la possibilità di un'isola.
Come si può vedere, l'ultimo verso dà titolo al romanzo.
Trama:
Agli inizi del XXI secolo, il comico Daniel (chiamato Daniel1 dai suoi discendenti neoumani) è riuscito a ottenere un grande successo con le sue battute al fulmicotone su argomenti estremamente scomodi e perigliosi, come il conflitto tra Israele e Palestina, l'Opus Dei, la mafia, le "lolite" e la pornografia. Cinico e lucido, è soprannominato "lo Zarathustra dei ceti medi". Il suo motto è questo: "Se attacchi il mondo con sufficiente violenza, lui finisce per sputare i suoi sporchi soldi". Le relazioni di Daniel con il gentil sesso sono infelici e destinate ad essere fallimentari. Prima va a rotoli la sua storia con Isabelle, un'editrice di un pessimo giornale per ragazze che vorrebbero rimanere bambine per sempre. La crisi della coppia avviene nonostante lei sia intelligente e cinica come lui, per motivi legati all'ineluttabilità della biologia. Non va meglio con Esther, una giovane attrice spagnola dedita ai rapporti sessuali multipli, alle doppie penetrazioni, alle orge e all'inalazione di chili di bamba. L'invecchiamento incipiente spinge Daniel a entrare nella setta degli Elohimiti, che promette l'immortalità fisica ai suoi adepti, mescolando il Culto degli Alieni a baggianate New Age. Presto diventa chiaro al comico che si tratta di una possibilità concreta, anche se futuribile: entrato nella dirigenza della setta e ammesso nella ristretta cerchia del Profeta Robert Macaury, scopre che sono in corso realmente in corso esperimenti scientifici per produrre un nuovo tipo di essere umano servendosi della clonazione e dell'ingegneria genetica. Durante un soggiorno nell'isola di Lanzarote, nelle Canarie, Daniel assiste a un evento traumatico, che si rivelerà decisivo per le sorti del genere umano. Il Profeta viene ucciso da un adepto invidioso dei suoi successi sessuali. L'assassinio del capo settario viene tenuto nascosto dalla dirigenza, che gli sostituisce il suo figlio naturale, Vincent, fino ad allora tenuto nell'ombra e privo di ruoli rilevanti nell'organizzazione. Viene così inscenata la resurrezione del Profeta, evento a cui è data la massima risonanza mediatica. Robert Macaury è presentato come un novello Cristo, come l'uomo che ha sconfitto la Morte resuscitando dall'Ade. Di fronte a questo miracolo, la diffusione della setta gli Elohimiti cresce in modo prodigioso in tutto il mondo, minando le vecchie religioni, ormai fatiscenti. Tuttavia per Daniel la prospettiva dell'immortalità, anche se in un futuro ancora lontano, non è affatto soddisfacente. In seguito alla morte della madre, persa anche l'amatissima Esther, ogni cosa nella vita gli è andata in merda, così si suicida. È consapevole che le sue facoltà mentali si stanno ottenebrando. Continuare a vivere significherebbe soltanto essere condannato ad anni orribili di solitudine, disperazione e demenza, prigioniero di un corpo decrepito.
Il clone Daniel24 e il suo successore Daniel25 conducono le loro spettrali esistenze in un'epoca molto diversa da quella in cui si è suicidato il loro progenitore. Nel mondo sono avvenuti cambiamenti drastici e non certo positivi. Il pianeta, devastato dai mutamenti climatici, da una guerra nucleare e dall'inquinamento dell'epoca precedente, è ormai quasi inabitabile. Da una parte ci sono i Neoumani, cloni degli Eletti della setta Elohimita, dall'altra ci sono i discendenti degenerati degli umani di vecchio tipo, degradati a condizioni quasi bestiali. La scarsità di risorse alimentari non preoccupa i Neoumani, che sono autotrofi, ossia in grado di sostenersi tramite un processo fotosintetico analogo a quello tipico dei vegetali. Hanno solo questi input: acqua e luce. Pisciano ma non smerdano. Il principale problema di questa stirpe potenzialmente immortale è l'assenza di emozioni e di sentimenti. Ignorano malattie e vecchiaia: la morte sopraggiunge indolore quando il ciclo vitale si è esaurito, a meno che non scelgano di suicidarsi. I cloni vivono in totale solitudine, passando la maggior parte del loro tempo davanti a un computer a visionare e ad ascoltare le memorie dei loro predecessori umani. Comunicano tra loro di rado e soltanto tramite il monitor. Cercano di capire qualcosa delle loro inutili vite, tanto distanti dalla loro da non poter essere quasi interpretate. Attendono l'avvento dei Futuri, nuovi esseri che ricomporranno la frattura tra l'individuo e le emozioni. Dopo la fine del ciclo di Daniel24, sarà Daniel25 a scoprire, grazie all'aiuto di una discendente di Esther, il resoconto della fine del primo Daniel e la poesia che ha scritto prima di porre fine ai suoi giorni. A questo punto Daniel25 abbandona ogni sicurezza e parte alla ricerca dell'isola menzionata dalla poesia di Daniel1. Si imbatte nei resti dell'antica umanità abbrutita, poi si addentra in una regione di specchi d'acqua salmastra, residui degli antichi oceani, dove si lascia morire. Finalmente è consapevole dell'impossibilità di un'isola.
Recensione:
Dopo Estensione del dominio della lotta (1994), suo primo romanzo, lo scrittore francese ha pubblicato Le particelle elementari (1998), Lanzarote (romanzo breve, 2000), Piattaforma. Nel centro del mondo (2001). Tre romanzi e un romanzo breve, prima di arrivare a questo capolavoro fantascientifico. Quando l'ho letto, anni fa, l'ho ritenuto notevole ed entusiasmante. Adesso non so se avrei la stessa impressione. Del resto non ho tempo né energia per imbarcarmi in una rilettura, oltre al fatto che temo di rimanerne deluso, come già mi è accaduto con numerose altre opere di questo e di altri autori. Il mio giudizio rimane comunque positivo: di libri bizzarri come questo ce ne vorrebbero a migliaia. Non capita tutti i giorni di poterne trovare uno nuovo, ci vuole una fantasia notevole per assemblare un simile intreccio narrativo. Il nichilismo di Houellebecq giunge a tali vetti di ferocia che molti lettori non lo comprendono e non vogliono nemmeno accettarne l'esistenza. Per questo si trova sempre chi etichetta questo autore come "reazionario" e nostalgico dei cosiddetti vecchi valori dell'Occidente. Si tratta di un'interpretazione forzata che a mio avviso non ha la benché minima ragion d'essere.
Questo afferma Houellebecq in un'intervista a Le Monde:
"La clonazione ci sarà. Certe cose sono irreversibili. Tutto quello che la scienza può permettere sarà realizzato, anche se ciò modifica profondamente quello che noi consideriamo oggi come umano, o come auspicabile."
Houellebecq e l'amore
In questo romanzo ritornano alcuni temi cari a Houellebecq, come quello del potere mortifero della mancanza d'amore. E l'amore cos'è? Semplice. Lo scrittore, che è un maestro di vita, lo insegna con chiarezza estrema e lo ribadisce in ogni suo scritto. L'amore coincide con l'atto sessuale. Un uomo e una donna si amano quando lui estrae il cazzone duro, lei comincia a prenderlo in bocca e poi se lo infila tra le gambe, dentro nella vagina, lentamente. Quando lo sperma trabocca, senza precauzione alcuna, l'amore si è compiuto, ha raggiunto la propria piena realizzazione. Quando un uomo vive senza poter accedere a queste semplici azioni, non è realmente vivo. È uno zombie, un morto vivente. Su di lui agiscono le forze della Follia e della Morte, che lo consumano fino a renderlo Morte in Vita e Vita nella Morte. In effetti le cose stanno proprio così. Non si può dare torto allo scrittore francese. Posso dirlo perché io stesso sono uno zombie, un morto vivente. Sono Morte in Vita e Vita nella Morte. C'è un piccolo problema: la putrefazione è avvertita da tutti e comporta un grave isolamento sociale.
Cos'è dunque il sentimento che le genti chiamano "amore" e che distinguono in modo netto dall'atto sessuale? Secondo Nietzsche è un'invenzione dei deboli per far sentire in colpa i forti e mitigare la loro ferocia innata. Secondo Houellebecq è un'invenzione delle donne, che l'hanno propalato per proteggersi nella loro condizione di maggior debolezza, quella della gravidanza e del parto! Dopo millenni di sopportazione da parte del genere maschile, è giunta la pornografia ad annientare questo sentimento artificiale e fittizio, questo "amore" insensato e tanto lontano dalla belluina natura umana. Cosa può dunque essere ancora chiamato "amore" nell'epoca della Rivoluzione Pornografica? La risposta è semplice. Si può definire "amore" soltanto l'ossessione sessuale di una persona per un'altra, l'infiammazione cerebrale che la porta a voler fare sesso con lei "tutto il giorno, tutta la notte, sempre" (cit.), senza sosta, soltanto con lei. Così Daniel, l'umano che ha dato origine a una lunga serie di cloni, provava davvero "amore" per Esther, perché la desiderava follemente e non sapeva pensare ad altro che a lei, soffrendo in modo feroce quando veniva cornificato, quando lei succhiava gli uccelli degli sconosciuti nelle feste e si faceva penetrare da tutti, si faceva riempire di sperma promiscuo, dopo essersi bruciata il cervello con la cocaina.
Come si vede, la definizione dell'amore come atto puramente ed esclusivamente sessuale non contraddice affatto l'altra definizione data dall'autore francese, che identifica l'amore con una condizione di intossicazione, di ubriachezza in cui una persona va alla deriva e si autodistrugge, sconvolta dal desiderio folle per l'oggetto della sua passione. Gli antichi Egizi erano convinti che all'origine di questo stato di insania ci fosse la condizione clinica che ai nostri giorni è conosciuta come epatite, dato che il fegato era ritenuto la sede dei desideri sessuali. Potrei riportare centinaia di aneddoti simili, forse migliaia. Ok, ok, ragazzi, non crocifiggetemi, non linciatemi! Finalmente l'ho capito. Il vero significato della parola "amore" corrisponde ai sentimenti che intercorrono tra le donne e i loro cani!
Houellebecq e i pompini
Nel testo è menzionata 8 volte la parola "pompino". Alcune riflessioni sul tema sono senz'altro interessanti:
"La fellatio è da sempre il pezzo forte dei film porno, l'unica pratica che possa servire da modello utile alle ragazze; l'unica, inoltre, in cui si ritrovi talvolta qualcosa dell'emozione reale dell'atto, perché è la sola in cui il primo piano sia anche un primo piano del volto della donna, in cui si possa leggere l'espressione di fierezza gioiosa, l'estasi infantile che prova talvolta nel dare piacere."
Eppure non sempre il rapporto con questa pratica è lineare e positivo. Si tratta di quello che possiamo chiamare "gusto acquisito". Una cosa che all'inizio riesce fastidiosa o addirittura ripugnante, divenendo piacevole soltanto quando viene vinta l'impressione iniziale. Ci sono migliaia di esempi in cui il processo di acquisizione di un gusto gioca un ruolo importante: molte cose, dal vino secco al gorgonzola, possono non essere apprezzate alla prima esperienza. Ecco una morbosa descrizione di come Esther, che all'inizio non lo prendeva in bocca, è poi diventata un'abilissima fellatrice:
"Esther mi raccontò in seguito che in realtà si era rifiutata di praticare il sesso orale durante il suo primo rapporto e che aveva deciso di lanciarsi solo dopo aver visto parecchi film."
Houellebecq ama dilungarsi in descrizioni penose e disturbanti, come quella della sua frequentazione di prostitute volgari, piene zeppe di gonorrea, ma scarsamente disponibili a contatti:
"Vissi così per due mesi abbondanti, e sperperai migliaia di euro pagando coppe di champagne francese a delle rumene abbrutite che dieci minuti dopo avrebbero rifiutato comunque di farmi un pompino senza preservativo."
Mi affascina leggere di questo cammino dell'essere umano che si degrada, si riduce allo stato di larva passando da un angiporto all'altro, fino alla disgregazione del suo stesso Essere.
Houellebecq, il cannibalismo e la pedofilia
Pur senza nominarlo esplicitamente, il protagonista del romanzo descrive a un suo interlocutore le gesta del cannibale Armin Meiwes:
"Per alimentare la conversazione, gli raccontai la storia di quel tedesco che ne aveva divorato un altro, incontrato tramite Internet. Prima gli aveva sezionato il pene, poi lo aveva fritto con le cipolle e lo avevano gustato insieme. Dopodiché lo aveva ucciso e tagliato a pezzi che aveva riposto nel suo congelatore. Ogni tanto ne tirava fuori un pezzo, lo scongelava e lo cucinava, seguendo ogni volta una ricetta diversa. Il momento della manducazione comune del pene era stato un'esperienza religiosa intensa, di reale comunione fra lui e la sua vittima, aveva dichiarato agli inquirenti."
Del resto, Daniel aveva velleità di cineasta e amava pescare nel torbido. Non ne fa mistero:
"Velocemente passai in rassegna l'insieme della mia carriera, soprattutto cinematografica. Razzismo, pedofilia, cannibalismo, parricidio, atti di tortura e di barbarie: in meno di un decennio, avevo sfruttato tutte le occasioni favorevoli."
Uno dei suoi soggetti cinematografici riguarda la relazione tra un pedofilo (da lui stesso interpretato) e una bambina di nove anni!
Gli Elohimiti e la loro origine
Anni fa descrissi la setta molto singolare che ha ispirato gli Elohimiti del romanzo di Houellebecq, che propagandano una singolare mistura di elementi New Age e di culto degli Alieni. È un ben noto gruppo religioso realmente esistente, che prospera nei paesi francofoni e anche altrove. Si tratta dei Raeliani! Invito tutti a leggere con attenzione. Ecco il link:
Forse Houellebecq ha creduto di non poter menzionare Claude Vorilhon "Raël" nella sua opera senza rischiare qualche problema legale (anche se a conti fatti ne parla soltanto bene), così gli ha cambiato nome facendolo diventare un più anodino Robert Macaury. In ogni caso, che Robert Macaury sia proprio Claude Vorilhon può essere soltanto il segreto di Pulcinella. È talmente evidente che le mie spiegazioni potrebbero essere considerate superflue. Anche un bradipo ritardato capirebbe di chi si parla, all'istante!
In svariate pagine reperibili nel Web si parla degli Elohimiti come di un "movimento pseudoreligioso". In realtà si tratta di una religione a tutti gli effetti, come infinite altre. Cosa distingue davvero una setta da una religione? Nella sostanza proprio nulla di qualitativo. Si può al massimo fare una distinzione quantitativa: le sette sono congregazioni poco significative in quanto a numeri, mentre le cosiddette grandi religioni sono riuscite a imporsi e hanno milioni di adepti. Si tende però a dimenticare un particolare di non poco conto Tutte le cosiddette grandi religioni hanno cominciato come gruppi ristretti che erano considerati sette dai loro oppositori. Allo stesso modo, qualsiasi gruppo settario potrebbe almeno potenzialmente diventare una grande religione se le circostanze storiche lo permettono. Non sono i contenuti a fare la differenza, è bene non dimenticarselo mai. Molti credono che sia assurda una dottrina fondata sulla creazione del genere umano da parte degli alieni. E non è forse assurda allo stesso modo la favola di Adamo ed Eva?
Detto questo, anni fa destò grande scalpore l'annuncio fatto dalla setta Raeliana di aver effettuato con successo la clonazione di alcuni esseri umani. La società Clonaid, di proprietà della congrega ufologica, ha annunciato nel 2002 la nascita di Eva, la prima bambina clonata nella storia del genere umano. Questo link potrebbe essere di aiuto:
Ecco un estratto significativo:
"La Clonaid infatti sarebbe riuscita a far partire dieci gravidanze: cinque si sono concluse in aborti spontanei, altre cinque hanno avuto successo, inclusa quella di Eva, nata ieri con parto cesareo. Il bebè fotocopia europeo nascerà da una coppia lesbica, altri due sono attesi in Asia e uno in Nord America. Tutti e tre nasceranno a febbraio e due di loro, ha tenuto a precisare la Boisselier, saranno la copia di "bimbi morti anzitempo, le cui cellule erano state preservate" per permettere la clonazione."
La cosa è poi finita in nulla, come è giusto che sia (così direbbe l'amico S.M., le cui iniziali stanno per "Seppellisco Massoni").
Mind uploading e mind downloading
William Gibson introdusse nel suo romanzo seminale Neuromante (Neuromancer, 1984) un caso di immortalità a mio avviso ben poco desiderabile: se la memoria non m'inganna, si trattava di un hacker morto nel corso di un evento traumatico, la cui mente era stata caricata in un computer portatile. Gli davano il soprannome di "Dixie Flatline", ossia "Linea piatta", perché alla sua mente non corrispondeva un encefalogranna con qualche segno di attività. Naturale: non aveva più un encefalo. Era soltanto un costrutto ROM. In altre parole, quando era ancora in vita, era stato sottoposto a un'operazione di mind uploading. La sua consapevolezza non corrispondeva a quella di un essere umano. Non avrebbe saputo comporre una poesia. Quando il costrutto ROM veniva disconnesso, il Flatline non ricordava più le conversazioni precendenti lo spegnimento. Houellebecq si è innoltrato in un reame ancor più fantastico, immaginando che al processo di mind uploading della mente di un essere umano in una macchina, seguisse poi il processo di mind downloading di questa mente dalla macchina a un clone. Il trasferimento della personalità tramite due passaggi sarebbe stato quindi reiterato ogni volta che un clone avesse esaurito il suo ciclo vitale, passando la sua personalità al clone successivo.
La clonazione e l'immortalità illusoria
Esistono problemi ontologici di non poco conto nel concetto elohimita (id est raeliano) di clonazione. L'idea di Raël è comunque molto più semplice di quella enunciata da Houellebecq, in quanto non prevede processi di mind uploading e di mind downloading con una macchina intermediaria tra l'umano da clonare e il suo clone. Secondo quanto Raël afferma nel suo libro Gli extraterrestri mi hanno portato sul loro pianeta (1975), gli Elohim sarebbero in grado di produrre direttamente un clone immortale tramite ingegneria genetica: non c'è bisogno quindi di una catena virtualmente indefinita di cloni, il che eliminerebbe il rischio di riproduzione imperfetta della personalità originaria, ad ogni passaggio. È vero però che è difficile credere all'idea raeliana sull'esistenza di una cellula nervosa che conterrebbe l'intera consapevolezza di una persona, ricordi inclusi. L'elaborata teoria formulata da Houellebecq non risolve i molti problemi filosofici insiti nella clonazione. Un clone di una persona non è la persona stessa. Non si può in alcun modo identificarlo con una prosecuzione della persona di origine. In altre parole, se vengo clonato, con qualsiasi mezzo, alla mia morte il mio Essere subirà la sua sorte, sia essa l'annientamento o altro, mentre il mio clone avrà un Essere suo diverso dal mio. Se a qualcuno la parola "Essere" non piace, diciamo allora che con essa intendo quella proprietà ineffabile che unisce la consapevolezza di esistere a una particolare visuale dell'Universo, unica per individuo. Quella cosa indescrivibile che fa sì che io sia Marco M. e non un leone in Africa. Ne consegue che la clonazione non è l'immortalità, come invece i Raeliani affermano. Se a sopravvivere fosse la mia personalità (insieme di gusti e di atteggiamenti) e non il mio Essere (ciò che definisce proprio me stesso e non altri), sarebbe una cosa irrilevante. Non ha senso che io mi senta ubiquo solo perché da qualche parte nel mondo ho un sosia con inclinazioni simili alle mie, a cui piace bere alcol e leccare l'ano alle femmine.
La clonazione e l'accumulo delle informazioni
Si produce entropia. L'entropia comporta l'accumulo di scorie, e l'accumulo di scorie aumenta a sua volta l'entropia, in un circolo vizioso. È un anello cibernetico. Il cervello è un organo complesso, che esiste in un tempo finito, limitato: la durata di una vita umana. Non abbiamo nessuna esperienza di come un cervello potrebbe durare per secoli o per millenni. Come potrebbe accumulare informazioni e ricordi all'infinito? Non soccomberebbe prima o poi all'amnesia e a demenza?
Francesco Verso e i Neoumani
Ricordo un discorso tenuto da Francesco Verso in occasione dei Delos Days, tenutosi alla Casa dei Giochi di Milano nel lontano 2011. Aveva vinto il Premio Urania nel 2009 col romanzo E-Doll (aka Il fabbricante di sorrisi) ed era entusiasta, anche perché aveva conosciuto Houellebecq di persona, non molto tempo prima. Prendeva molto sul serio l'evoluzione neoumana descritta dall'autore francese nel suo romanzo e sembrava credere davvero che fosse traducibile in concreta realtà. Procedeva così nelle sue argomentazioni. Per sua nonna, spiegava al pubblico, un pranzo non poteva avere meno di cinque portate. Già sua madre preparava soltanto un primo e un secondo. Nei tempi attuali, si predilige invece il piatto unico, con una riduzone significativa della quantità di cibo ingerito. Così, andando avanti di questo passo, procedendo con linearità, si sarebbe presto passati a una semplice barretta proteica, giungendo infine a eliminare la stessa necessità di alimentarsi. Ogni essere umano avrebbe avuto sulla schiena o sul collo (non ricordo bene i dettagli) una serie di cellule capaci di attuare la fotosintesi, generando dall'acqua e dalla luce i nutrienti necessari per vivere, quindi alla masticazione sarebbe stata riservata soltanto un impiego "ludico". Ricordo bene questa parola: "ludico". Non sono intervenuto su questo specifico tema. Non mi andava di evidenziare in pubblico le fallacie degli singolari ragionamenti esposti. Le nonne dei pranzi con cinque portate hanno passato un'infanzia terribile di carestia. Avevano la tessera annonaria, ai tempi del Duce. Le proteine erano severamente razionate. In Romagna sono stati visti operai affetti da cachessia, talmente denutriti da avere le costole che sporgevano sotto la pelle. Quando la guerra è finita, dopo anni di miseria è tornata l'abbondanza, e queste nonne hanno ingozzato i loro nipoti, senza far sapere nulla delle ristrettezze patite, perché avevano una grande vergogna al solo pensiero di parlarne. Non è che nella prima metà del XX secolo tutti si ingozzassero mangiando a quattro palmenti pasti di cinque portate ogni santo giorno! Siccome queste cose a scuola non le insegnano, molti credono tuttora alla favola della quantità di cibo costantemente diminuita dai tempi di Eliogabalo, quando ci si ingozzava come lupi e si beveva come cammelli, fino al moderno piatto unico, povero di calorie e striminzito, adatto ai lillupuziani!
Curiosità
Nel 2008 il romanzo è stato adattato in un film, La possibilité d'une île, diretto dallo stesso Houellebecq. Questa pellicola è il terzo adattamento dopo Extension du domaine de la lutte (Philippe Harel, 1999) e Les Particules élémentaires (Oskar Roehler, 2006). È però la prima volta che lo scrittore francese adatta un proprio romanzo. Presentato al Festival di Locarno (10 settembre 2008), il film è stato stroncato in modo impietoso dalla critica. Non risulta che sia stato distribuito in Italia.
Il grottesco Iggy Pop ha tratto ispirazione da La possibilità di un'isola per il suo album studio Preliminaires (2009). Alcune canzoni sono interpretate in francese. Non le ho ancora ascoltate e non ho idea della loro qualità. Ho avuto esperienze traumatiche con il francese pronunciato da anglosassoni: ricordo ancora quando Patsy Kensit cantò una canzone intitolata J'ai pas peur ("Non ho paura"), pronunciando il ritornello come "She pop-air" /ʃi: pa'pɛ:ɹ/. In ortografia italiana sarebbe qualcosa come "sci papèr", che in qualche modo evoca una papera!
Un estratto del romanzo compare nell'album Comme si de rien n'était (2008) di Carla Bruni, la famosa modella e cantante, moglie di un ex Presidente della Repubblica di Francia (quello conosciuto con l'affettuoso soprannome "Sarkoma di Kapozy"). La traccia è la numero 2, intitolata proprio La possibilité d'une île.
Altre recensioni e reazioni nel Web
Gli osceni battibecchi dei fantascientisti italiani sono stati incentrati su un presunto sfregio arrecato alla loro comunità: "Se Houellebecq ha scritto Science Fiction fatta e finita, perché è considerato mainstream? Perché i suoi volumi nelle librerie non sono nello scaffale della Science Fiction? Perché non è rinchiuso come noi nel Ghetto della Fantascienza?"
A queste angoscianti domande non è stata data una risposta. Non penso che sarei ascoltato se cercassi di fornirla io.
Le reazioni della critica sono state contrastanti e simili a quelle di chi trovasse un po' di merda dentro un gelato al cioccolato che sta leccando. Anche i giornalisti hanno espresso qualche giudizio di questo genere. Eccone uno:
"Ciò che si continua ad apprezzare in Houellebecq è la sua capacità di osservare con sguardo impietoso e disincantato una realtà come quella contemporanea, fatta di sentimenti degradati e mercificati, di sesso ripetitivo e meccanico, di cinismo miserevole e di patetici tentativi di coprire un grande vuoto."
(La Stampa)
Riporto alcuni estratti di recensioni di utenti di Anobii.com.
L'utente Yossarian 1, schifato dai Raeliani, dalle seghe e dai pompini, ha scritto questo:
"Il problemuccio di questi (sic) romanzo (filosofico, non ci sarebbe tecnicamente altro modo di definirlo: Houellebecq nel romanzo si richiama a Balzac, ma si crede Voltaire) sarebbe l'andamento fanta-porno-splatter, che non solo tracima continuamente nel già visto/già sentito, ma a tratti fa venire voglia di mollare un attimo il libro per andare a lavarsi le mani, per poi riprenderlo in mano con su i guanti da cucina."
Questo ha scritto un anonimo:
"In questo libro siamo messi di fronte all'implosione del sistema occidentale con i suoi falsi miti di eterna giovinezza e consumismo, alla solitudine che ci accompagna tutti, al desiderio inestinguibile di eternità e di amore. Houellebecq ci descrive un mondo privo di compassione, pervaso di decadimento, di dolore e morte nel quale siamo tutti dei sopravvissuti, naufraghi aggrappati all'unico relitto che possa farci dimenticare l'assurda caducità di tutto: il sesso, il vivere voluttuosamente. Eros e Thanatos, al solito. Ma quale sgomento nell'accorgersi che nemmeno il sesso offre un durevole riparo dalla morte e dal dolore."
Poi si giunge al solito fraintendimento sulla natura dell'amore:
"Questo scrittore straordinario, che scrive come un poeta desolato o come un disperato erotomane, ci getta addosso l'orrore del mondo moderno per dirci che, poiché la vita è solo dolore, un eterno calvario in cui non c'è posto per la felicità, non è al denaro, non al sesso, non alla vita eterna di un essere subumano, non all'eliminazione dei sentimenti che possiamo chiedere la liberazione dal terrore di vivere, no, ma solo all'amore, può salvarci solo l'amore."
Ma l'amore è il sesso, Diabole!
Nessun commento:
Posta un commento