Mi ha sempre incuriosito l'origine del toponimo Como, fin da bambino. All'epoca ero molto ingenuo. Solo per fare un esempio, credevo che il nome della cittadina chiamata Erba derivasse dall'erba verde che vi sarebbe cresciuta. Me lo aveva detto mio padre (R.I.P.). Quanto mi diceva mio padre a quell'epoca lo prendevo per oro colato. Ero convinto che esistesse un modo di ricondurre i nomi dei paesi e delle città a parole comuni della lingua parlata. Un'illusione delle più folli! Ora so che le cose sono molto diverse, perché non si può credere che nell'antichità si parlassero le lingue odierne. Capivo però già allor che con nomi di luogo come Como non funzionava nessun approccio razionale, non serviva a nulla ciò che era a me disponibile a quei tempi. Se gli studi sulla lingua celtica mi hanno in seguito permesso di capire che Erba significava in realtà "vacca" o "cerva" (ottimi i raffronti in antico irlandese evidenziati dal professor Guido Borghi), con Como le etimologie disponibili non funzionavano altrettanto bene.
Il nome latino della città, ben attestato, è Cōmum, con la vocale -ō- lunga: il vecchio centro era chiamato Cōmum oppidum, mentre il nuovo centro fu ribattezzato da Cesare come Novum Cōmum. Il greco antico abbiamo attestata la forma Κώμον (Kṓmon), anche in questo caso con la vocale tonica -ō- lunga, scritta con una lettera omega. Sembrerebbe tutto molto semplice. Purtroppo le cose non stanno così: già la fonetica della vocale tonica presenta inaspettati e gravi problemi.
Mi sono spesso chiesto come mai in milanese e in brianzolo si pronunci Còmm /kɔm/ e non Cum /ku:m/, come avrebbe dovuto essere se il toponimo si fosse evoluto regolarmente dall'originario Cōmum. In realtà in comasco esistono sia Còmm /kɔm/ che Cumm /kum/ (secondo la Wikipedia italiana sarebbe /kʊm/, in ogni caso con vocale breve). In italiano "standard" la pronuncia è Còmo /'kɔ:mo/, con la vocale tonica aperta, mentre in italiano lombardo la pronuncia è Cómo /'ko:mo/, con la vocale tonica chiusa. In tedesco è attestata nel tardo XV secolo la forma Kam, che è considerata un prestito diretto dal lombardo Còmm (Obermair, 2008) - sebbene il vocalismo presenti innegabili difficoltà.
Tentativi etimologici
Il mondo accademico anglosassone considera il toponimo Comum come originatosi dalla parola celtica cumbā "valle", le cui attestazioni sono notevoli, ad esempio in Piemonte e in Linguadoca (tra le altre cose ha dato origine alla parola inglese coomb "valle stretta"). Questa derivazione è chiaramente impossibile per motivi fonetici: non si spiegherebbero né il vocalismo né il consonantismo. La -u- breve di cumbā non può aver dato la -ō- lunga di Cōmum; il gruppo consonantico -mb- non può essersi mutati in -m- semplice già in epoca romana. Mi ha sorpreso trovare questa falsa etimologia, tanto grossolana, sul famoso dizionario etimologico della lingua inglese Etymonline.com:
Pietro Pensa (1906 - 1996) ha fatto derivare il toponimo da una radice celtica *koimo-, a cui ha attribuito il significato di "abitato". L'origine sarebbe quindi dalla stessa protoforma indoeuropea *k'oimos "della casa", "appartenente alla famiglia", a sua volta dalla radice *k'ei- "giacere". La stessa protoforma ha dato regolarmente il protogermanico *χaimaz "casa, villaggio, patria", i cui esiti sono ben noti (ad es. gotico haims "villaggio", norreno heimr "mondo, patria", inglese home "casa", tedesco Heimat "patria", etc.). La cosa non è di per sé impossibile. Tuttavia non sono al momento attestate derivazioni con questa semantica nelle lingue celtiche. Si ricostruisce il protoceltico *koimos "bello, caro" (da un più antico "familiare"), a partire da questi dati:
antico irlandese: cóim, cóem "caro, carino"
irlandese moderno: caomh "caro, carino"
antico gallese: cum "caro, carino"
gallese moderno: cu "caro, carino"
medio bretone: cunff, cuff "caro, carino"
bretone moderno: kuñv "caro, carino"
In gallico è attestato nell'antroponimo Coemo.
Ritengo più probabile che l'antenato diretto di Cōmum sia *Koimon "Luogo Bello", inteso come un luogo dove si è manifestato un portento particolarmente fausto, connesso al perduto mito della sua fondazione. Il passaggio dal dittongo -oi- a una vocale lunga -ō- non sarebbe impossibile.
Il professor Guido Borghi si è occupato dell'etimologia del toponimo Como nel suo lavoro Continuità Celtica della Toponomastica Indoeuropea del Bacino Lariano (2012), consultabile liberamente su Academia.edu. Questo è il link:
La lettura dell'interessantissimo trattato è purtroppo poco agevole per via della caratteristica ortografia che marca le vocali brevi (a mio avviso in modo ridondante). A fini di conoscenza riporto questo estratto etimologico, che si trova a pagina 114:
• Como / Comm < gallico *Kōmŏn < celtico *Kŏϕŏmŏ-m < indoeuropeo *Kŏpŏmŏ-m < *(S)kŏp-ŏ-mŏ-m „della Copertura“ (cfr. Bergamo < gallico *Bĕrgŏmŏ-n < celtico *Bĕ́rgŏmŏ-m < indoeuropeo *Bɦĕ́rĝɦŏmŏ-m < *Bɦĕ́rĝɦ-ŏ-mŏ-m „del Monte“) più regolare che Como < gallico *Kōmŏn < orobico *Kōmŏ-m < indoeuropeo *Kōmŏ́-m < *Kōm(hx)-ŏ́-m „Che ha concentrazione (di insediamento)“
Quello che Borghi ha compreso al volo è la stranezza della vocale lungua -ō-, da me già segnalata. Una simile vocale dell'indoeuropeo evolve in protoceltico come -ā-, tranne che nel caso in cui si trova nella sillaba finale di una parola, dove si oscura ed evolve in -ū-. Quindi una protoforma celtica *Kōmon, ricostruibile dal toponimo attestato nei documenti in latino, sarebbe decisamente anomala. Subito risulta chiaro che *Kōmon deve per necessità derivare da una protoforma più complessa. Detto questo, le ricostruzioni dell'esimio professor Borghi mi sembrano troppo complesse e improbabili. Resto convinto che un passaggio da *Koimon "Luogo Bello" a *Kōmon sia più plausibile e immediato. Spero che in futuro saranno trovate nuove evidenze in grado di portarci a una conclusione certa.
I Neocomiti
Molto utile è la lettura dello studio del professor Giorgio Luraschi (1991), consultabile sul sito del Comune di Como:
Si parte dalla doppia fondazione di Como.
"Como ebbe due fondazioni, nel senso che due città vere e proprie vennero fondate con lo stesso nome (Comum), sia pure in epoche e luoghi diversi. La prima fondazione risale al V sec. a.C., ed è da porsi sulle colline meridionali della convalle comasca, pressappoco dove oggi sono i borghi di Prestino e di San Fermo; la seconda cadde invece nel 59-58 a.C. e fu opera di Cesare, che la collocò esattamente sull’area della attuale città."
L'opera di Giulio Cesare è spiegata subito dopo con maggiori dettagli, alludendo anche all'intervento di coloni giunti dall'Ellade:
"Che le Como fossero state due basta, d’altronde, a provarlo il fatto che il centro romano fu chiamato dai primi coloni greci Novum Comum (Strab. 5,1,6), il che lascia ovviamente ad intendere che esistesse un Vetus Comum, probabilmente quello di cui parla Livio (33,36) allorché descrive lo scontro (196 a.C.) fra Comensi e Romani e la conseguente presa di Comum oppidum e dei suoi ventotto castella da parte dei vincitori. Il problema è stabilire dove fosse situato Comum oppidum, e se ad esso potesse competere la qualifica di città in senso giuridico ed architettonico."
Quasi commoventi sono le supposizioni sui più antichi popolamenti dell'area. Lo studioso cerca con ogni mezzo di colmare l'immenso baratro dell'ignoranza storica causata dall'assenza di fonti scritte:
"Per impostare correttamente la questione bisogna risalire alla fase di transizione fra l’età del Bronzo e l’età del Ferro (1000 a.C. circa), quando sull’incalzare di eventi imprecisati (bellici, naturali?), piccoli nuclei di popolazioni di stirpe ligure (sia pure con precoci influenze celtiche) si stanziarono sulle colline che vanno dal Baradello al Monte della Croce (Spina Verde).
Qui si disposero in minuscoli villaggi (13 o 30 capanne nei due casi accertati), isolati gli uni dagli altri, ognuno con propri luoghi di culto, necropoli (se ne contano una quindicina), sorgenti, accessi ecc. Oltre cento anni di scavi condotti dalla Società Archeologica Comense ne hanno data ampia documentazione."
Qui si disposero in minuscoli villaggi (13 o 30 capanne nei due casi accertati), isolati gli uni dagli altri, ognuno con propri luoghi di culto, necropoli (se ne contano una quindicina), sorgenti, accessi ecc. Oltre cento anni di scavi condotti dalla Società Archeologica Comense ne hanno data ampia documentazione."
E ancora su Novum Comum:
"Siamo nel 59 a.C., Roma è dominata dai triumviari, Cesare, Pompeo e Crasso. Cesare si fa eleggere console e si accinge a costruire il suo futuro e, a ben vedere, quello del mondo. Nei suoi piani lungimiranti, che già prevedevano l’espansione transalpina, rientra anche la fondazione di Novum Comum."
Viene ribadita l'eco che la fondazione della nuova colonia ebbe nel mondo romano dell'epoca:
"Fu un evento di formidabile risonanza, tanto è vero che, come dissi, ne parlano o vi alludono ben sei autori: Catullo, Cicerone, Strabone, Plutarco, Svetonio ed Appiano: i primi due, fra l’altro, furono testimoni diretti ed interessati, avendo entrambi amici comaschi."
Ecco il retroscena nel complesso universo della legislazione romana, ingarbubliato a tal punto da essere comprensibile soltanto uno studioso della levatura di Luraschi:
"Tutto trae origine nel 59 a.C., appunto, da una lex Vatinia, cioè da un plebiscito rogato dal tribuno Vatinio, amico di Cesare, che autorizzò la fondazione e ne prescrisse i dettagli (58). Vediamo che cosa dice, al riguardo, Strabone (59): “Il divo Cesare portò a Como 5.000 nuovi coloni,di cui i 500 greci risultarono quelli più in vista; a costoro, invero, diede anche la cittadinanza e li iscrisse fra i coloni; essi tuttavia non fissarono in questo stesso luogo la residenza, ma comunque lasciarono alla fondazione il nome; infatti tutti quanti furono chiamati Neocomiti, ed il luogo, tradotto, è detto Novum Comum”."
Ora va detto qualcosa di estremamente scomodo. La storia dei Neocomiti (greco Νεοκωμῖται) destò immenso clamore postumo tra i parrucconi e tra i topi di biblioteca del XVIII secolo, colonne portanti del paleocomparativismo. Questa mania ellenizzante ha investito l'intera toponomastica lariana, dando origine a spiegazioni piuttosto inverosimili. Ecco alcuni esempi:
Corenno è stato fatto risalire a Korinthos
Dervio è stato fatto risalire a Delphos
Lemna è stato fatto risalire a Lemnos
Lenno è stato fatto risalire a Lemnos
Nesso è stato fatto risalire a Naxos
Piona è stato fatto risalire a Peonia
Sicuramente si ricollega alla leggenda dei Neocomiti anche il limnonimo Eupilis lacus, da cui Eupilio, tradizionalmente intrepretato come "bel luogo", dal ben noto prefisso greco eu- "bene, buono", per quanto la seconda parte del composto non sia di così facile etimologia. Sono puerili trovate della solita passione italica per le false etimologie: tutto è fondato su assonanze, senza controllare in alcun modo se siano o meno sigificative. A mio avviso nessun greco avrebbe dato a località sulla terraferma il nome di isole dell'Egeo: Lemna, Lenno e Nesso non si spiegano in questo modo. Allo stesso modo nessun greco avrebbe dato a un luogo sperduto il nome di una regione dell'Ellade: Peonia non si spiega in questo modo. Sorprende come questi toponimi, non studiati praticamente da nessuno fino a poco tempo fa, siano restati di difficilissima analisi per così tanto tempo. A volte, come nel caso di Piona, mancano tuttora proposte etimologiche convincenti. In altri casi, un'etimologia celtica è la sola spiegazione possibile. Chiunque abbia una minima dimestichezza con le lingue celtiche, comprende all'istante che Dervio significa "Luogo della Quercia" e che Nesso significa "Luogo Basso". Altrettanto evidente è che Lemna significa "Luogo degli Olmi". Non c'è proprio bisogno di tirare in ballo Delfo, che non si adatta nemmeno alla fonetica. Il problema è che in Italia la conoscenza delle lingue celtiche è disprezzata per imperativo scolastico e che per secoli hanno imperato studi classici decisamente sterili, tanto pedanti che persino una scorreggia scappata a uno studioso doveva essere ricondotta alla Grecità. Sorprende anche constatare che il mondo accademico si ostini a considere gran parte della toponomastica come un immenso buco nero. Il punto è di enunciazione semplice. Non è Como ad aver preso il suo nome dai Neocomiti. Sono i Neocomiti ad aver preso il loro nome da Como.
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