I GIARDINI STATICI
Mi trovavo in una squallida zona di Milano con P. "Nodens", che mi ci aveva trascinato per acquistare vecchi filmati pornografici. L’edificio in cui si trovava il negozio era oltremodo tetro e sorgeva non lungi da giardini pubblici che subito mi sono parsi molto strani. Avevo l’impressione irrazionale che le misere aiuole irradiassero staticità. Neanch’io sapevo spiegarmi in che modo, ma era come se l’acqua stessa ristagnasse nell’erba e nei cespugli. Sentivo la risonanza con il Mondo dell’Oltre. Con la seconda vista ho visto dei grossi bruchi di un color verde chiaro e malato, gonfi, semplicamente ributtanti. Avevano movimenti lenti, mascelle stillanti una secrezione saniosa e ocelli lungo i fianchi. Associato a queste larve coglievo un fetore di decomposizione simile a quello dei cavoli marci, ma con una nota chimica che lo rendeva ancor più nauseabondo. A questo punto mi resi conto che c’era qualcuno. Pur non avendo realtà fisica, quell’uomo glabro era lì: su una panchina lignea avvertivo la presenza di una specie di Hare Krishna vestito con una tunica bianca con ornamenti color giallo smorto. Aveva su di sé tre bruchi simili a larve di farfalla sfinge, eretti nella loro irritazione. Uno era più grande ed ornava la testa, gli altri stavano sulle spalle. Fissai a lungo l’asceta immobile, quando mi accorsi che mi stava guardando. Fissava intento la mia figura esangue, con occhi senza iride né pupilla, come palle marmoree di morte assoluta. Urlai a lungo, ma nulla valse a destarmi.
Marco "Antares666" Moretti
Nessun commento:
Posta un commento