Nel municipio di Garanhuns, in Brasile, sono stati arrestati tre cannibali. Un uomo, la sua amante e una complice hanno ucciso diverse donne mangiando alcune parti del loro corpo, usandone altre per cucinare torte poi vendute ai vicini, e filmando i loro atti di antropofagia. Questi cannibali sono risultati membri di una setta denominata Cartel, che a quanto pare predica l'eliminazione fisica delle persone considerate impure e l'assimilazione delle loro carni in banchetti tiestei. Anche di fronte a questi orrori indicibili, che possono essere soltanto l'opera di demoni incarnati, le genti non riescono a capire l'esistenza del Male come Principio ontologico. Esiste sempre chi è talmente incallito nella sua credenza nella natura buona di tutti gli esseri umani da non ammettere che il cannibalismo possa essere qualcosa di diverso da un'aberrazione individuale. Molti sociologi e psicologi negano la stessa realtà dei fatti tutte le volte che questa
dimostra la falsità delle loro convinzioni ottimistiche. I fatti in questione sono sotto gli occhi di tutti, e i media ne parlano sempre più spesso: è innegabile l'esistenza di associazioni organizzate dedite all'uccisione di persone ai fini di cannibalismo. Anche se il Pernambuco, lo stato del Brasile in cui sono stati catturati gli antropofagi, è un territorio poverissimo, la motivazione che ha spinto ad uccidere e mangiare carne umana non è stata la fame. Non è mai la fame, come
stoltamente in molti si ostinano a credere. Esistono cannibali anche nel bel mezzo di paesi opulenti. Ne esistono in Russia, in Germania e altrove, e il loro numero è in crescita.
Ho spesso discusso con materialisti sul fondamento che essi pretendono di dare alla loro etica. Essi in genere affermano che fare del bene sarebbe "bello, piacevole, appagante", e che
fanno questo non per speranza di ricompense future, ma perché vivono nel presente e ottengono qui ed ora la ricompensa del bene compiuto. Un discorso in apparenza sensato ed equilibrato, che però presenta a parer mio un grave tarlo. Così faccio notare agli interlocutori materialisti che per un cannibale è "bello, piacevole e appagante" cibarsi
della carne delle sue vittime. Proprio come per un pedofilo è "bello, piacevole e appagante" compiere i suoi immondi abusi sulle sue vittime. Sì, perché queste sono ora della fine le estreme conseguenze di una morale basata sui sensi. Per evitare il grottesco di sostenere che è bene ciò che è bello, i materialisti rispondono quindi che il cannibalismo e la pedofilia riguardano la psicopatologia. Ho riscontrato più volte questa stessa
risposta, che ricorre identica nella quasi totalità dei casi. Ancora una volta sembrerebbe tutto ragionevole. Tuttavia pensiamoci bene. La psicopatologia riguarda singoli individui o esigue minoranze, come tutti sanno. Quando le aberrazioni che descrive cominciano a diventare comuni, ecco che la psicopatologia cambia. Muta le sue definizioni, come per incanto, pronta a servire una nuova maggioranza, un nuovo senso comune.
(Dualismo Assoluto, 15 giugno 2016)

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