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martedì 29 giugno 2021

LA DEFECAZIONE IN SCANDINAVIA E IN ISLANDA NEI TEMPI ANTICHI

Quando la Scandinavia era pagana, tutti defecavano all'aperto. In Islanda, isola che fu popolata da coloni norvegesi, erano praticate ovviamente le stesse usanze, almeno finché ebbe corso il Costume Antico. Le regole del buon vivere dettate da Odino consigliavano di svuotare gli intestini durante le ore notturne, per alzarsi leggeri e riposati, essendo meglio togliere tempo al sonno piuttosto che all'azione (Hávamál; Tufano, 1996). Così la gente si recava nottetempo all'aperto per soddisfare le proprie esigenze corporali. Nella Saga degli uomini di Eyr (Eyrbyggja saga), ambientata in Islanda, si fanno alcune descrizioni molto interessanti sulle abitudini defecatorie dei primi coloni e dei loro discendenti. Vi è descritto uno scoglio in riva al mare, che in norreno era chiamato Dritsker, ossia "scoglio della merda" (da drit "merda, sozzura" e da sker "scoglio"). Immagino che dovesse essere ben squallido trovarsi là sotto la pallida luce del sole. Chi nella notte si avventurava da quelle parti, doveva portare una fiaccola per illuminare la via. Sicuramente c'erano molti disagi, specialmente d'inverno, quando il clima era piuttosto inclemente. Vediamo ora quali sono le origini del Dritsker e perché è stato designato per questa bisogna.
 
Questo è il testo di riferimento in norreno (Eyrbyggja saga, capitolo 4): 
 
Þórólfr kallaði Þórsnes milli Vigrafjarðar ok Hofs­vágs. Í því nesi stendr eitt fjall. Á því fjalli hafiði Þórólfr svá mikinn átrúnað, at þangat skyldi enginn maðr óþveginn líta ok engu skyldi tortíma í fjallinu, hvárki fé né mǫnnum, nema sjálpt gengi í brott. Þat fjall kallaði hann Helgafell ok trúði, at hann mundi þangat fara, þá er hann dǿi, ok allir á nesinu hans frændr. 
Þar sem Þórr hafði á land komit, á tanganum nessins, lét hann hafa dóma alla ok setti þar héraðsþing. Þar var ok svo mikill helgistaður at hann vildi með engu móti láta saurga vǫllinn, hvorki í heiptarblóði ok eigi skyldi þar álfrek ganga ok var hapt til þess sker eitt er Dritsker var kallat. 
Þórólfr gerðist rausnarmaðr mikill í búi ok hafði fjǫlmennt með sér, því at þá var gott matar at afla af eyjum ok ǫðru sæfangi.
 
Traduzione: 
 
Thorolf chiamò Thorsnes ("Promontorio di Thor") la zona tra Vigrafjörd e Hofsvag. Su quella penisola sorgeva un monte. Thorolf aveva per questo monte una venerazione così grande, che aveva proibito a ogni uomo di contemplarlo senza essersi lavato; nessun essere, né uomo né animale, poteva ricevere lì una punizione, tranne che vi si fosse smarrito. Egli chiamò questo monte Helgafell, e riteneva che su questo monte sarebbe dovuto comparire, dopo essere morto, e così tutti i suoi parenti.
Là dove Thor era approdato*, sulle propaggini del promontorio, fece tenere tutti i processi e v'insediò l'assemblea cantonale; ed era un luogo così sacro, che non volle lasciarlo contaminare a nessun patto, né con lo spargervi sangue, né con l'andarvi a depositare escrementi: per quest'ultima bisogna era stato scelto uno scoglio, che era chiamato
Dritsker.
Thorolf divenne un uomo molto importante nella sua zona e aveva molti uomini con sé, perché là c'erano buoni cibi con cui nutrirsi, cioè u
ova e animali marini.
 
*Si tratta di pilastri o stipiti del seggio che si trovava nel Grande Tempio dell'isola di Most, portati con sé da Thorolf Mostrarskegg nel suo lungo viaggio. Erano sagomati in modo tale da rappresentare la tonante divinità. 
 
Per il testo completo della saga in norreno, riporto questo link: 
 
 
Thorolf Mostrarskegg era una personalità molto importante. Nobile uomo dalla barba imponente, da cui aveva derivato il suo soprannome (skegg significa "barba"), aveva smontato il Grande Tempio dell'isola di Most, in Norvegia, trasportandolo in Islanda. Non va confuso con Thorhadd il Vecchio, che aveva compiuto un'impresa del tutto simile, smontando il Grande Tempio di Mæren, in Norvegia, trasportandolo parimenti in Islanda. È molto facile confondersi e distorcere le informazioni quando si tratta di opere complesse e articolate come le saghe islandesi, distantissime dal nostro modo di narrare gli eventi. Qualche anno fa mi è capitato di scambiare Thorolf Mostrarskegg con Thorhadd il Vecchio, attribuendogli erroneamente il sacerdozio nel Grande Tempio di Mæren anziché in quello del Grande Tempio di Most. Mæren si trova nella regione di Throndheim, molto distante dall'isola di Most, che si trova invece nello Hördaland del Sud, nella Norvegia meridionale. La sostanza però non cambia molto.   
 
Proprio come Thorhadd il Vecchio, Thorolf Mostrarskegg aveva portato persino le zolle di terra del luogo d'origine, che si trovavano sotto l'altare di Thor, perché l'edificio di culto fosse perfettamente ricostruito in ogni dettaglio anche minimo. Aveva seguito un rituale preciso. Come si può leggere nel testo della Eyrbyggja saga che ho riportato sopra, questo potente capo aveva una vera e propria fissazione per la purezza dei luoghi sacri e un'idea precisa di cosa potesse contaminarli: le feci e il sangue. Si fa capire in diverse occasioni che tutto ciò parve stravagante persino ai suoi seguaci. Soprattutto era una misura impopolare il divieto di depositare i propri escrementi nei campi consacrati alle divinità, fatto valere in modo assai rigido finché Thorolf Mostrarskegg fu in vita. L'osservanza di questa disposizione sembrava pesare moltissimo ad alcuni abitanti del luogo, tanto che alla fine si arrivò all'insurrezione e a uno scontro violentissimo. Una sanguinosa battaglia combattuta a causa della merda! L'effetto paradossale fu questo: il sangue versato rese impura la terra che gli eredi di Thorolf Mostrarskegg intendevano difendere. Quando le parti furono pacificate, si dovette procedere a scegliere nuove terre da consacrare alle Dei; queste terre furono considerate sacre, ma non al punto di non poter essere ingrassate con le feci. 
 
I Thorsnesingar erano il clan fondato da Thorolf Mostrarskegg (l'origine del nome è dal toponimo Thorsnes "Promontorio di Thor"). I Kjalleklingar erano il clan ribelle (il nome significa "Discendenti di Kjallak") Questo è il testo di riferimento in norreno, in cui si raccontano le origini dello scontro (Eyrbyggja saga, capitolo 9): 
 
Þat var eitt var á Þórsnessþingi, at þeir mágar, Þorgrímr Kjallaksson ok Ásgeirr á Eyri, gerðu orð á, at þeir mundi eigi leggja drag undir ofmetnað Þórsnesinga, ok þat, at þeir mundi ganga þar ørna sinna sem annars staðar á mannfundum á grasi, þótt þeir væri svá stolz, at þeir gerði lǫnd sín helgari en aðrar jarðir í Breiðafirði. Lýstu þeir þá yfir því, at þeir mundi eigi troða skó til at ganga þar í útsker til álfreka.  En er Þorsteinn þorskabítr varð þessa varr, vildi hann eigi þola, at þeir saurgaði þann vǫll, er Þórólfr, faðir hans, hafði tignat um fram aðra staði í sinni landeign. Heimti hann þá at sér vini sína ok ætlaði at verja þeim vígi vǫllinn, ef þeir hygðist at saurga hann. At þessu ráði hurfu með honum Þorgeirr kengr, som Geirrøðar á Eyri, ok Álptfirðingar, Þorfinnr ok Þorbrandr, sonr hans, Þórólfr bægifótr ok margir aðrir þingmenn Þorsteins ok vinir. 

Traduzione:
 
Una primavera, all'assemblea di Thorsnes, accadde che i cognati di Thorgrim, figlio di Kjallak, e Asgeir di Eyr decisero di non sopportare più la tracotanza dei Thorsnesingar; stabilirono di depositare i propri escrementi, durante le assemblee, sull'erba, come in qualsiasi altro luogo, anche se quelli erano così superbi da ritenere la loro terra più sacra di ogni altra terra a Breidafjörd; resero noto che essi non avrebbero più consumato le loro scarpe per andare su di uno scoglio lontano a depositare i propri escrementi. Ma come Thorstein Thorskabit venne a sapere questo, non volle sopportare che essi contaminassero quel terreno che suo padre Thorolf aveva venerato più di ogni altro suo possesso; fece venire presso di sé i suoi amici e dichiarò che avrebbe difeso combattendo quel terreno, qualora quelli avessero avuto l'intenzione d'insozzarlo. In questa decisione si unirono a lui: Thorgeir Keng, figlio di Geirröd da Eyr, e gli uomini dell'Alptafjörd, Thorfin e Thorbrand, figlio di lui, Thorolf "Gambastorta" e molti altri compagni d'assemblea e amici di Thorstein.   
 
I Thorsnesingar videro che i Kjalleklingar stavano deviando dal sentiero che conduceva al Dritsker, intenzionati ad andare a smerdare sul terreno consacrato! 
 
En um kveldit, er Kjalleklingar váru mettir, tóku þeir vápn sín ok gengu út í nesit. En er þeir Þorsteinn sá, at þeir sneru af þeim veg, er til skersins lá, þá hljópu þeir til vápna ok runnu eptir þeim með ópi ok eggjan. Ok er Kjalleklingar sá þat, hljópu þeir saman ok vǫrðu sik. En Þórsnesingar gerðu svá harða atgǫngu, at Kjalleklingar hrukku af vellinum ok í fjǫruna. Snerust þeir þá við, ok varð þar inn harðasti bardagi með þeim. Kjalleklingar váru færi ok hǫfðu einvalalið.  
 
Traduzione: 
 
E alla sera, allorché i Kjalleklingar furono sazi, presero le proprie armi e uscirono sul promontorio. Ma Thorstein e i suoi, quando videro che quelli si allontanavano dalla via che conduceva allo scoglio, corsero alle armi e gli si precipitarono dietro con grida e incitamenti. Quando i Kjalleklingar videro questo, si unirono e si difesero; ma i Thorsnesingar lanciarono assalti così impetuosi che i Kjalleklingar ripiegarono dal terreno, lungo la spiaggia; quindi ritornarono di nuovo all'attacco e s'ingaggiò tra loro una battaglia violentissima. I Kjalleklingar erano inferiori di numero, ma rappresentavano sempre una schiera eccellente. 
 
Gli eventi precipitarono. 
 
Þar fellu menn af hvárumtveggjum ok fleiri af Kjalleklingum, en fjǫlði varð sárr. Griðum varð engum á komit, því at hvárgir vildu þau selja, ok hétu hvárir ǫðrum atfǫrum, þegar því mǿtti við koma. Vǫllrinn var orðinn alblóðugr þar, er þeir bǫrðust, ok svá þar, er Þórsnesjngar stóðu, meðan barizt var. 
 
Traduzione:
 
Rimasero allora uccisi degli uomini da ambo le parti - molti da quella dei Kjalleklingar - e parecchi erano i feriti. Non si giunse a una pace, perché nessuna delle due parti voleva cedere, ed entrambe proclamavano che sarebbero ricorse ad altre aggressioni, qualora fosse avvenuto d'incontrarsi. Il terreno, su cui avevano combattuto, era tutto ricoperto di sangue, specie nel punto occupato, durante la battaglia, dai Thorsnesingar. 
 
Dopo la battaglia, fu necessario ricorrere all'arbitrato per cercare di pacificare i contendenti - dato che non esisteva in tutta l'Islanda un potere centrale. Il paciere, Thord Gellir, fu scelto perché era imparentato con entrambi i clan. Riporto alcuni testi in norreno sulla cronistoria degli eventi (Eyrbyggja saga, capitolo 10).
 
Þar urðu þær málalykðir, at Þórðr skyldi gera um með því móti, at Kjalleklingar skilðu þat til, at þeir mundi aldrigi ganga í Dritsker ørna sinna, en Þorsteinn skilði þat til, at Kjalleklingar skyldi eigi saurga vǫllinn nú heldr en fyrr. Kjalleklingar kǫlluðu alla þá hafa fallit óhelga, er af Þorsteini hǫfðu fallit, fyrir þat, er þeir hǫfðu fyrr með þann hug at þeim farit at berjast. En Þórsnesingar sǫgðu Kjalleklinga alla óhelga fyrir lagabrot þat, er þeir gerðu á helguðu þingi. En þó at vandliga væri undir skilit gerðina, þá játaði Þórðr at gera ok vildi heldr þat en þeir skilði ósáttir.
 
Traduzione:  
 
Allora furono d'accordo nell'attribuire a Thord la facoltà di decidere; solo i Kjalleklingar richiesero di non dover andare più a depositare i propri escrementi fino alla roccia di Dritsker; Thorstein invece pretese che i Kjalleklingar continuassero come prima a non contaminare il terreno sacro. I Kjalleklingar pretendevano che tutti coloro che erano caduti dalla parte di Thorstein fossero proclamati caduti senza diritto a risarcimento, per il fatto che per primi si erano lanciati contro di loro con l'intenzione di venire a contesa; ma i Thorsnesingar volevano far dichiarare "fuori legge" i Kjalleklingar per la violazione delle norme, che avevano perpetrata alla sacra assemblea. E benché fosse difficile venire a un accordo a simili condizioni, tuttavia Thord fu del parere di concludere un compromesso, piuttosto che lasciarli separare non pacificati. 
 
Thord Gellir giunge alla sua determinazione, che presuppone una cultura giuridica complessa, con buona pace di quanti liquidano come "barbaro" tutto ciò che non è romano. 
 
Þórðr hafði þat upphaf gerðarinnar, at hann kallar, at sá skal hafa happ, er hlotit hefir, kvað þar engi víg bǿta skulu, þau er orðit hǫfðu á Þórsnesi, eða áverka, en vǫllinn kallar spilltan af heiptarblóði, er niðr hafði komit, ok kallar þá jǫrð nu eigi helgari en aðra ok kallar þá því valda, er fyrri gerðust til áverka við aura. Kallaði hann þat eitt friðbrot verit hafa, sagði þar ok eigi þing skyldu vera síðan. 
 
Traduzione: 
 
Thord così esordì nel proclama che sanciva l'accordo: "Ognuno deve tenersi quello che gli è capitato". Disse che nessun omicidio, che fosse stato perpetrato a Thorsnes, doveva essere risarcito; come pure nessuna lesione doveva essere risarcita; dichiarò che il terreno era stato contaminato dal sangue versato dai contendenti, che quel terrenon ono era più sacro di qualsiasi altro, e che di quella situazione erano responsabili coloro che si erano decisi per primi a ferire gli altri; aggiunse che quella era stata una violazione del "friðr"*, e che d'allora in poi non si sarebbe più potuto tenervi alcuna assemblea.
 
*La parola norrena friðr designa la pace, la concordia e il benessere che devono regnare nella comunità. 
 
Come conseguenza di queste premesse, l'organizzazione religiosa di quel territorio islandese viene interamente riformata. Fu stabilito che Thorgrim figlio di Kjallak dovesse possedere metà del tempio e ricevere la metà dei tributi, che da lui dovessero dipendere metà degli uomini appartenenti all'assemblea, che dovesse sostenere Thorstein in ogni questione, qualunque fosse la divinità a cui quest'ultimo avesse consacrato il luogo della nuova assemblea.  
 
Þeir fǿrðu þá þingit inn í nesit, þar sem nú er. Ok þá er Þórðr gellir skipaði fjórðungaþing, lét hann þar vera fjórðungsþing Vestfirðinga. Skyldu menn þangat til sǿkja um alla Vestfjǫrðu. Þar sér enn dómhring þann, er menn váru dǿmðir í til blóts. Í þeim hring stendr Þórs steinn, er þeir menn váru brotnir um, er til blóta váru hafðir, ok sér enn bloðslitinn á steininum. Var á því þingi inn mesti helgistaðr, en eigi var mǫnnum þar bannat at ganga ørna sínna. 
 
Traduzione: 
 
Essi trasferirono la sede per le riunioni dell'assemblea sul promontorio, là dove ora si trova; e allorché Thord Gellir istituì le assemblee dei quattro cantoni, fece sì che quella fosse l'assemblea cantonale occidentale. Là si può vedere quel cerchio del giudizio dove gli uomini erano condannato a morte; in quel cerchio sta la pietra di Thor, su cui si spezzava la schiena agli uomini che erano stati scelti per il sacrificio, e sulla pietra si vedono le macchie di sangue. Questa assemblea si teneva in un luogo molto sacro, ma là non era vietato agli uomini di depositare i loro escrementi.
 
Dall'analisi di questo prezioso materiale storico, si possono fare alcune importanti considerazioni. Come si può vedere, prima delle stravaganti riforme religiose di Thorolf Mostrarskegg, la defecazione avveniva ovunque ci fosse un luogo adatto, anche nel corso di feste religiose che prevedevano grandi assembramenti di persone. Se un partecipante a uno di questi eventi avvertiva una pressione nel ventre e aveva l'impellente bisogno di evacuare, anche se era giorno non aspettava certo la notte. Si appartava e smerdava. Anche le donne smerdavano così, senza pensarci troppo. Facevano stronzi grassissimi, pastosi, enormi. 
C'è una questione che a mio avviso è molto interessante. Il capostipite della fazione dei Kjalleklingar aveva un nome di origine irlandese. L'antroponimo Kjallakr è infatti un adattamento norreno dell'antico irlandese Cellach, il cui significato è "Bellicoso". Sappiamo che moltissimi irlandesi furono presi come schiavi dai Vichinghi e deportati in Islanda. Questi schiavi erano cristiani, ma abbandonarono rapidamente la loro religione per adottare il politeismo dei loro padroni. Credo che sia possibile che i discendenti dei primi prigionieri irlandesi, che in molti casi erano liberti integrati nella società islandese, abbiano portato avanti qualche forma di astio. Il risultato di queste tensioni mai sopite potrebbe ben essere sfociato nella Guerra della Merda, così ben descritta nella Saga degli Uomini di Eyr

Glossario defecatorio 

ørna sínna "i propri bisogni" 
ganga ørna sínna "andare a defecare", ossia "andare a fare i propri bisogni" 

Si tratta chiaramente di espressioni eufemistiche, non dissimili dall'uso colloquiale dell'inglese business "affare" per "escremento".
 
Un nuovo rapporto con la defecazione    
 
Quando giunse il Cristianesimo e acquistò sempre maggior influenza, le cose cambiarono in modo radicale. Fu sentita la necessità di defecare in un luogo appartato, in altre parole in un gabinetto. Le cose stavano più o meno così: uno schiavo irlandese provvedeva a scavare una buca nella terra, su cui veniva posto uno sgabello di legno con un foro per il culo, in modo che vi potessero passare agevolmente le feci. Una grossolana casupola di assi di legno nascondeva la latrina alla vista dei passanti. Quando la buca nel terreno tracimava per l'eccessiva quantità di escrementi depositati, la casupola veniva smontata, la tavola di legno veniva rimossa, il luogo contaminato veniva interrato e si provvedeva a scavare una nuova buca da un'altra parte. In questo modo dovevano essere nati i gabinetti nel Nord. Sempre nella Saga degli Uomini di Eyr, si dice che alcuni avversari del goði ("sacerdote pagano") Snorri volevano tendergli un agguato e ucciderlo. Era notte fonda. Si aspettavano che dopo l'abbondante cena, al goði Snorri e ai suoi venisse voglia di andare al gabinetto. I tempi in cui si smerdava all'aperto erano ormai lontani. 
 
Questo è il testo in norreno (Eyrbyggja saga, capitolo 26): 
 
Þat haust, er berserkirnir kómu til Styrs, varð þat til tíðenda, at Vigfúss í Drápuhlíð fór til kolgerðar þangat, sem heita Seljabrekkur, ok með honum þrælar hans þrír. Einn hét Svartr inn sterki.  Ok er þeir kómu í skóginn, mælti Vigfúss: "Allmikill harmr er þat, ok svá mun þér þykkja, Svartr, er þú skalt verða ánauðigr maðr, svá sem þú ert sterkr ok drengiligr at sjá."
  "Vist þykkir mér mikit mein at því," segir hann, "en eigi er mér þat sjálfrátt."
  Vigfúss mælti: "Hvat villtu til vinna, at ek gefa þér frelsi?"
  "Eigi má ek þat með fé kaupa, því at ek á ekki, en þá hluti, er ek má, mun ek enga til spara."
  Vigfúss mælti: "Þú skalt fara til Helgafells ok drepa Snorra goða, en eptir þat skaltu sannliga fá frelsi þitt ok þar með góða kosti, er ek skal veita þér."
  "Því mun ek eigi til leiðar koma," segir Svartr.
  "Ek skal ráð til setja," segir Vigfúss, "þat er þetta skal framkvæmt verða mannhættulaust."
   "Heyra vil ek þat," segir Svartr.
  "Þú skalt fara til Helgafells ok ganga í lopt þat, er yfir er útidurum, ok rýma fjalir í gólfinu, svá at þú fáir þar lagt atgeiri í gegnum. En þá er Snorri gengr til kamars, þá skaltu leggja atgeirinum í gegnum loptsgólfit í bak Snorra svá fast, at út gangi um kviðinn, hlaup síðan út á ræfrit ok svá ofan fyrir vegginn ok lát náttmyrkrit gæta þín."
  Ok með þessu ráði fór Svartr til Helgafells ok rauf ræfrit yfir útidurum ok gekk þar inn í loptit. þat var í þann tíma, er þeir Snorri sátu við málelda.  Í þann tíma váru útikamrar á bǿjum. En er þeir Snorri gengu frá eldinum, ætluðu þeir til kamarsins, ok gekk Snorri fyrstr ok bar undan út í dyrrnar, áðr tilræðit Svarts varð. En Már Hallvarðsson gekk næst Snorra, ok lagði Svartr atgeirinum til hans, ok kom lagit á herðarblaðit ok renndi út undir höndina ok skar þar út, ok varð þat eigi mikit sár.  Svartr hljóp út ok ofan fyrir vegginn. Honum varð hált á brústeininum, ok fell hann fall mikit, er hann kom niðr, ok fekk Snorri tekit hann, áðr hann stóð upp.
 
Traduzione: 
 
Quell'autunno, in cui i berserkir si erano trasferiti presso Styr, accadde che Vigfus da Drapuhlid si recasse a una carbonaia, che si chiama Seljabrekka e con lui tre suoi servi: uno si chiamava Svart inn Sterki; quando furono giunti al bosco, Vigfus disse: "Questo è un grandissimo guaio, e così ti deve sembrare, o Svart, che tu debba essere uno schiavo, mentre tu sei forte e valente a vedersi." 
"Certo", rispose quello, "mi sembra una grave ingiustizia, ma non è dipeso da me." 
Vigfus replicò: "Che vuoi fare, perché ti conceda la libertà?" 
"Non posso acquistarmela col denaro, perché non ne posseggo, ma non voglio esimermi dal fare quello che posso." 
Vigfus disse: "Tu devi andare a Helgafell e uccidere il goði Snorri; dopo avrai davvero la libertà e, inoltre, un bel gruzzolo, che io ti fornirò." 
"Non m'indurrò a far questo", dice Svart. 
"Io ti darò consigli", dice Vigfus, "in modo che questo possa essere eseguito, senza alcun pericolo per te." 
"Odo questo volentieri", dice Svart. 
"Tu devi andare a Helgafell e introdurti in quella stanza superiore che sta sopra la porta d'uscita; togli quindi via alcune assi dal pavimento, in modo da poter collocare un'asta attraverso l'apertura; quando Snorri uscirà per andare al gabinetto, conficca l'asta, attraverso il pavimento della stanza, nella schiena di Snorri, così violentemente da farla uscire dalla parte del ventre; corri poi sul tetto e giù lungo la parete e scompari nell'oscurità della notte." 
Fornito di queste istruzioni, Svart andò a Helgafell, sfondò il tetto sopra la porta d'uscita ed entrò nella camera sovrastante; questo avvenne mentre Snorri e i suoi stavano seduti per cena. In quell'epoca i gabinetti stavano fuori delle case. Quando Snorri e i suoi si alzarono dal tavolo vicino al fuoco, pensarono di andare al gabinetto. Snorri uscì per primo e passò attraverso la porta, prima che l'agguato di Svart fosse pronto; invece Mar, figlio di Hallvard, passò dopo Snorri, e Svart lo colpì con l'asta, lo raggiunse attraverso la scapola, scivolò lungo il braccio, tagliò via un po' di carne, ma non produsse una grave ferita. Svart corse via, passando lungo la parete andò a finire su di un lastricato e fece una grave caduta, precipidando giù. Snorri riuscì ad afferrarlo, prima che si rialzasse.
 
Questi fatti accadevano 14 anni prima che in Islanda venisse adottato per legge il Cristianesimo. L'influenza cristiana aveva preso largamente piede in Islanda già prima che la nuova religione finisse col prevalere nell'anno 1000. Lo stesso goði Snorri finì col farsi battezzare, conservando il suo titolo, che nessuno ormai connetteva più a rituali pagani e che ormai era usato come semplice onorificenza politica. Dal racconto del fallito attentato al goði Snorri si possono trarre alcune interessanti considerazioni. L'autore della saga ha notato che ai tempi della Cristianizzazione i gabinetti erano esterni alle case, segno che in seguito a quell'epoca ci sono stati sostanziali cambiamenti nel costume, tanto che lo stanzino defecatorio è stato trasferito all'interno delle case. Occorrerebbero studi molto più approfonditi di questo trattatello per chiarire meglio la questione. 
 
Glossario defecatorio 
 
kamarr "gabinetto" (genitivo kamars; plurale kamrar
ganga til kamars "andare al gabinetto" 
 
Si comprende subito che il vocabolo kamarr è un prestito, che in ultima istanza deriva dal latino camera "stanza a volta". Questo prestito lessicale non sarebbe stato possibile senza il Cristianesimo. Esiste anche una denominazione di chiara origine tabuistica per indicare il luogo defecatorio: annat hús "l'altra casa".
 
Igiene personale 
 
Per pulirsi, i Vichinghi utilizzavano il bagno turco. La parola norrena bað (genitivo baðs; plurale bǫð), che ha la stessa origine dell'inglese bath "bagno" e al tedesco Bad "bagno", indicava precisamente il bagno tramite il vapore, non tanto il bagno tramite immersione nell'acqua. Le genti del Nord si servivano del vapore scaturito dall'acqua bollente introdotta in un'apposita stanza, in genere sotterranea, chiamata baðstofa (genitivo baðstofu; plurale baðstofur). Non era considerato conveniente defecare e lavarsi nello stesso ambiente, come invece facciamo noi oggi. Un possidente era molto afflitto da due berserkir, Halli e Leiknir. Ha così trovato un modo molto ingegnoso per ucciderli entrambi, servendosi proprio del vapore bollente di una sauna.

Questo è il testo in norreno (Eyrbyggja saga, capitolo 28): 
 
Eptir þetta tóku þeir at ryðja gǫtuna, ok er þat it mesta mannvirki. Þeir lǫgðu ok garðinn, sem enn sér merki. Okveptir þat gerðu þeir byrgit.
 En meðan þeir váru at þessu verki, lét Styrr gera baðstofu heima undir Hrauni ok var grafin í jǫrð niðr, ok var gluggr yfir ofninum, svá at útan mátti á gefa, ok var þat hús ákafliga heitt.
 
Traduzione: 

Quindi [i berserkir] si posero a costruire la strada, ed era un'opera faticosa. Rizzarono anche la palizzata, di cui ancora si vede traccia. Dopo costruirono il recinto per le pecore. Mentre erano intenti a quest'opera, Styr fece costruire a casa sua, a Hraun, un locale per i bagni: era un locale scavato sottoterra, e sopra la stufa vi era un'apertura, in modo da poter introdurre l'acqua; il locale era straordinariamente caldo.

E ancora, sempre dallo stesso capitolo, poco oltre: 
 
Berserkirnir gengu heim um kveldit ok váru móðir mjǫk, sem háttr er þeira manna, sem eigi eru einhama, at þeir verða máttlausir mjǫk, er af þeim gengr berserksgangrinn.  Styrr gekk þá í mót þeim ok þakkaði þeim verk ok bað þá fara í bað ok hvíla sik eptir þat. Þeir gerðu svá. Ok er þeir kómu í baðit, lét Styrr byrgja baðstofuna ok bera grjót á hlemminn, er var yfir forstofunni, en hann lét breiða niðr nautshúð hráblauta hjá uppganginum. Síðan lét hann gefa útan á baðit í glugginn, er yfir var ofninum. Var þá baðit svá heitt, at berserkirnir þolðu eigi í baðinu ok hljópu á hurðirnar. Fekk Halli brotit hlemminn ok komst upp ok fell á húðinni. Veitti Styrr honum þá banasár. En er Leiknir vildi hlaupa upp ór durunum, lagði Styrr í gegnum hann, ok fell hann inn í baðstofuna ok lézt þar.  Síðan lét Styrr veita umbúnað líkum þeira. Váru þeir fǿrðir út í hraunit ok kasaðir í dal þeim, er þar er í hrauninu, er svá er djúpr, at engan hlut sér ór nema himin yfir sik.
 
Traduzione: 
 
I berserkir andarono a casa la sera, ed erano molto stanchi, come è costume di quegli uomini, che non hanno solo l'aspetto, ma sono spossati, dopo essere stati soggetti al "berserksgang". Styr andò loro incontro, li ringraziò per il lavoro e li invità ad entrare nel bagno, e quindi a riposarsi. Quelli così fecero; e appena furono entrati nel bagno, Styr fece chiudere la stanza e porre delle pietre sull'apertura del tetto che stava sopra l'anticamera; all'uscita fece stendere una pelle di bue appena scuoiato. Poi fece versare l'acqua nel bagno attraverso l'apertura che era sopra la stufa: il bagno divenne così caldo, che i berserkir non riuscirono a sopportarlo, e corsero alla porta. Halli riuscì a sfondare l'apertura, ma inciampò nella pella: allora Styr gl'inferse un colpo mortale. E quando Leiknir volle scappare fuori dalla porta, Styr lo trafisse, e quello cadde nel bagno e vi morì. Poi Styr fece raccogliere i loro cadaveri; furono trasportati lassù sulla lava, e inumati in quella valle che si trova in mezzo alla lava, e che è così profonda, da non lasciare scorgere alcuna parte, tranne il cielo sopra di sé. 
 
Questi bagni erano spesso alimentati dalle acque termali, così comuni nell'Isola dei Ghiacci.    
 
Glossario igienico 
 
Nel vocabolario di Zoëga sono riportate diverse parole norrene per indicare il bagno, inteso come luogo della sauna. La glossa inglese è la stessa usata per designare il luogo defecatorio: "privy", cioè "latrina, cesso". 

salerni "bagno":
      derivato da salr "stanza, camera"; 
garðhús "bagno":
      derivato da garðr "cortile" e da hús "casa"
náðhús "bagno": 
      derivato da náð "grazia" e da hús "casa" 

La parola salerni è tuttora in uso nell'islandese moderno. Nella lingua attuale troviamo anche alcuni sinonimi: 
 
baðherbergi "bagno": 
    derivato da bað "bagno" e da herbergi "alloggio"
snyrting "bagno" (termine dotto): 
    derivato da snyrta "riordinare" 
vatnsalerni "bagno" (termine raro): 
    derivato da vatn "acqua" e da salerni "bagno".
 
La questione della pulizia anale 
 
Nella Russia Kievana, il viaggiatore arabo Ahmad ibn Fadlan (Baghdad, 877 - 960), si imbatté in una comunità di Vichinghi, conosciuti come Variaghi (dal norreno Væringjar "mercenari che servivano come guardie del corpo dell'Imperatore di Bisanzio"), che erano originari della Svezia. Ne descrisse con dovizia di particolari le usanze, che a lui parvero bestiali. Questo riportò nella sua opera:

"Essi sono le più sporche tra tutte le creature di Dio: non si lavano dopo aver defecato o urinato, né si lavano quando sono in uno stato di impurità rituale*, né si lavano le mani dopo aver mangiato. Sono davvero come asini vaganti."  

*L'impurità rituale è la condizione di chi ha emesso lo sperma. Le parole dell'arabo possono tradursi con "dopo aver copulato"

Non mi stancherò mai di ripeterlo: non si può conoscere davvero un popolo se non si sa nulla dei metodi che utilizzava per la pulizia del buco del culo. Gli Arabi criticavano i civilissimi Cinesi perché si pulivano l'ano usando soltanto la carta, senza detergersi con l'acqua. Avrebbero ritenuto "incivili" anche Socrate e Platone, che al pari dei Vichinghi usavano sassi lisci o muschio per asportare ogni traccia di escrementi dallo sfintere anale. Quanto riportato da Ibn Fadlan non è in contraddizione con ciò che scrivevano gli autori anglosassoni, che dall'alto della loro sozzura criticavano i Danesi perché si lavavano troppo spesso e si cambiavano con solerzia le vesti. Infatti il bagno turco risolveva i problemi: era un ottimo rimedio quando ci si sentiva laidi. Anche se queste pratiche igieniche dei Vichinghi erano ammirevoli per l'epoca, sono comunque ben distanti dagli standard attuali.   

 
Il coprolito di York 
 
Dell'attività defecatoria dei Vichinghi abbiamo qualche traccia tangibile e indagabile tramite il rigoroso metodo scientifico. Il reperto più significativo è senza dubbio il coprolito di York (Contea del North Yorkshire, Inghilterra), noto anche come Lloyds Bank coprolite, che è preziosissimo e vale come i Gioielli della Corona! Moltissime sono le pagine nel Web dedicate a questo oggetto assolutamente eccezionale, che è stato studiato a fondo dal paleoscatologo Andrew Jones. Eccone una:  


Non ci sono dubbi, è un vero e proprio record. Il più grande escremento umano di cui si abbia finora notizia è stato deposto da un glorioso vichingo e si è fossilizzato! Si tratta di uno stronzo colossale, lasciato nel IX in quello che all'epoca era il Regno di Jórvík; ha subìto un processo di mineralizzazione, giungendo fino ai nostri giorni. Lungo 20 centimetri e largo 5, è stato scoperto nel corso dei lavori di costruzione di una sede bancaria dei Lloyds. In pratica ha le dimensioni di un maestoso cazzone eretto! Dalle analisi si sono potute dedurre informazioni di grande utilità. Il guerriero che ha deposto questo prodigioso escremento si cibava principalmente di carne e di pane. Inotre era afflitto da una parassitosi: chiare evidenze delle uova del nematode Trichuris trichiura sono state trovate nel materiale fossile. Questo sgradevole verme infesta l'intestino crasso e si nutre del sangue dell'ospite tramite lo stiletto boccale; le sue uova fecondate, presenti nella materia fecale, sopravvvivono a lungo nell'ambiente. Si trovano questi pericolosi patogeni nel suolo dei paesi in cui la gente è abituata a smerdare all'aperto. I bambini, che sono coprofagi per inclinazione naturale, si portano alla bocca il terriccio contaminato e diventano un importante serbatoio dell'infezione. Non bisogna mai avere nostalgia delle epoche passate: erano piene zeppe di orrori per noi difficili anche solo a immaginarsi. Tra l'altro sembra che l'espulsione dell'immenso stronzo non sia stata molto agevole. In altre parole, è stato un vero e proprio travaglio anale! Devo anche riportare un episodio spiacevole. L'inestimabile reperto, esposto al Centro di Archeologia della città di York, nel 2003 si ruppe in tre pezzi a causa dell'incauta manipolazione da parte di alcuni bulli. Per fortuna gli archeologi sono stati in grado di ripararlo usando il Super Attak, così rifulge di nuovo in tutto il suo splendore!
 
I Vichinghi e scorregge
 
Nell'antica Scandinavia e nelle sue colonie che ne sono nate si credeva che fare peti fosse un segno di evidente salute. Tutti, uomini e donne, dovevano emettere flatulenze per mostrare che stavano bene, che non avevano problemi. L'emissione dei peti, anche di quelli più osceni e sulfurei, era assolutamente libera. Le mogli scorreggiavano beate davanti ai mariti. I mariti scorreggiavano senza freni davanti alle mogli. I peti divertivano, erano una parte importantissima della socialità. Erano considerati interessanti sia per il suono che per l'odore. In Islanda si tenevano vere e proprie gare di scorregge. Il nome norreno della scorreggia è vindgangr, che alla lettera significa "ventosità" (da vindr "vento"). Credo che questo sia un caso molto interessante, in cui una parola chiaramente tabuistica descrive un atto non reputato tabù. Riportiamo infine qualche significativo aneddoto su un personaggio assai bizzarro. Un arciere norvegese, Einar Thambarskelfir, era famosissimo perché era in grado di imitare il rumore del tuono! Durante la battaglia di Svölder, il Re Olaf Tryggvason udì un rumore spaventoso, come se un terremoto si stesse scatenando in tutta la sua potenza. Così chiese a Einar Thambarskelfir, che gli stava vicino, cosa fosse quel fragore immane. Così gli rispose lo scorreggione, con tagliente sarcasmo: "È la Norvegia, Sire, che si sta rompendo tra le vostre mani!" 

venerdì 18 giugno 2021

 
L'INCREDIBILE TRAPIANTO
A DUE TESTE
 
 
Titolo originale: The Incredible 2-Headed Transplant
Anno: 1971
Paese: Stati Uniti d'America
Lingua: Inglese  
Durata: 87 min
Rapporto: 1.85:1
Genere: Orrore, fantascienza  
Regia: Anthony M. Lanza  
Sceneggiatura: James Gordon White, John Lawrence, 
   Ross Massbaum
Produzione:  John Lawrence, Miguel Zacarías,
   Nicholas Wowchuk, Alvin L. Fast, Arthur N. Gilbert
Musiche: John Barber  
Fotografia: Glen Gano, Paul Hipp, Jack Steely 
Costumi: Susan Arnold
Direzione artistica: Ray Markham 
Trucco: Gloria Betrue, Barry Noble  
Effetti speciali: Ray Dorn
Interpreti e personaggi:
   Bruce Dern: Dott. Roger Girard
   Pat Priest: Linda Girard
   Casey Kasem: Dott. Ken Anderson
   Albert Cole: Manuel Cass
   John Bloom: Danny Norton
   Leslie Cole: Young Danny
   Berry Kroeger: Dott. Max
   Larry Vincent: Andrew Norton
   Jack Lester: Sceriffo
   Jerry Patterson: Deputato
   Darlene Duralia: Miss Pierce
   Raymond Thorne: Motociclista n.1
   Gary Kent: Motociclista n.2
   Mary Ellen Clawsen: Motociclista femmina
   Janice P. Gelman: Vittima adolescente
   Mike Espe: Vittima adolescente
   Andrew Schneider: Adolescente
   Eva Sorensen: Adoloscente 
Titoli in altre lingue: 
   Tedesco: Der Mann mit den zwei Köpfen 
Slogan: This brain wants to love... This brain wants to kill
 
Trama: 
Il dottor Roger Girard è un ricco scienziato che sperimenta il trapianto craniale sugli animali, ottenendo meraviglie mitologiche come cani a due teste. Il suo custode ha un figlio di nome Danny, che è un uomo adulto estremamente robusto ma con la mente di un bambino a causa di un danno cerebrale subìto in un incidente in miniera. In un'insolita svolta degli eventi, Manuel Cass, uno psicopatico e serial killer fuggito recentemente, ha ucciso il custode del dottor Girard e rimane a sua volta gravemente ferito. Data una possibilità senza precedenti di utilizzare soggetti umani - un malato di mente ferito a morte e un disabile con poche possibilità di sopravvivere senza aiuti - nessuno dei quali mancherà al mondo - il dottor Girard trapianta la testa di Cass sul corpo di Danny per dimostrare che le sue tecniche possono essere applicate anche agli esseri umani. La nuova creatura bicipite, con una testa di un assassino e l'altra con la capacità mentale di un bambino di otto anni, attaccata a un corpo estremamente potente, fugge e semina il caos, commettendo molteplici omicidi. Dopo che il mostro a due teste ha rapito Linda, la moglie del dottor Girard, si scatena una caccia per neutralizzarlo. Ecco che il dottor Girard, il dottor Max e il dottor Anderson lo inseguono fino a respingerlo in una miniera abbandonata. Anderson riuscirà a salvare Linda, ma Girard, Max e la creatura morranno nel crollo del cunicolo minerario. 

 
Recensione:  
Questa pellicola è abbastanza squallida e può essere considerata soltanto un nullità assoluta. Non si può in alcun modo difendere questo schifo abietto. In pratica quello che viene mostrato è un trapianto estremamente grossolano: una testa mozzata cucita alla bell'e meglio sul tronco di un'altra persona. Il regista non aveva la benché minima idea sulle difficoltà pratiche di un simile intervento. Forse pensava addirittura che una testa si possa avvitare su un tronco come si fa con una lampadina! Se ne fregava del problema della colonna vertebrale e delle difficoltà date dalle terminazioni nervose, per non parlare dei vasi sanguigni. Trionfa un'ignoranza totale di ogni principio basilare dell'anatomia. Il film di Lanza ha sempre esercitato un certo fascino sui fan degli horror del più infimo livello, per via della mostruosa combinazione tra il ghigno sdentato di Albert Cole e la sua natura di mostro folle, allucinato e allucinante, che prende facilmente il controllo sul pianto di un ritardato John Bloom, lasciandosi dietro una scia di sangue e di morte. Queste desolanti sequenze a basso budget sono accompagnate da una colonna sonora stridente, tipica dei primi anni '70. Non credo proprio che rivedrò L'incredibile trapianto a due teste una seconda volta.     
 
Problemi di ontologia  

Come deve essere considerata una creatura bicipite? Difficile rispondere. Possiamo soltanto dire questo: nel caso del film di Lanza non abbiamo a che fare con un vero mostro dalle due teste, perché non c'è una fusione credibile tra parti provenienti da due persone diverse, cucite assieme in modo tanto grossolano che al confronto anche una sarta cinese se la sarebbe potuta cavare egregiamente. Si tratta così di due esseri distinti in tutto, costretti a condividere uno stesso corpo. Cosa anche più assurda, il pieno controllo dell'intero corpo è soltanto in potere del cervello della testa del maniaco. La testa che è stata impiantata dovrebbe essere un mero parassita, invece è quella che determina ogni movimento, rendendo impotente l'altra, nonostante tutte le difficoltà tecniche che ho descritto.     
 
Curiosità 
 
Le riprese furono completate in soli sei giorni. L'attore protagonista, Bruce Dern, rivelò in seguito di non essere stato pagato per il suo lavoro. Gli era stato emesso un assegno di 1.700 dollari US durante le riprese; quando è andato in banca per incassare il compenso, l'assegno è risultato scoperto. Tornato sul set il giorno successivo, come previsto per le riprese, tutto era già stato sbaraccato. 

Quando il dottor Girard mostra al dottor Anderson i suoi esperimenti sugli animali a due teste, lo spettatore viene ingannato e indotto a credere che siano bicefali genuini. Tra questi animali ci sono una scimmia, una volpe e un coniglio. L'unico mostrato in primo piano e autentico è un serpente a due teste. Infatti i serpenti a due teste esistono davvero. 

Prima che inizino i titoli di coda, c'è una ripresa di un robot giocattolo abbandonato, quando i personaggi si allontanano dopo la tragica scomparsa della creatura a due teste. Il simulacro proviene dalla collezione di giocattoli Zeroids della Ideal Toy Company nel 1968: in particolare è lo Zeroid d'argento, Zintar. L'inquadratura dello Zeroid gettato via come un rifiuto sembra essere una metafora della Scienza del dottor Frankenstein: la creazione della creatura a due teste ha contribuito a portare al rifiuto della Scienza da parte del genero umano. Un contenuto irrilevante solo in apparenza, in realtà tristemente profetico.
 
Un doppione da record! 
 
La cosa che più sorprende è l'esistenza di un altro film, intitolato La cosa con due teste (The Thing with Two Heads), uscito a un anno di distanza, nel 1972! Spesso le due pellicole, estremamente simili, sono addirittura confuse.  
 
 
LA COSA CON DUE  TESTE 
 
Titolo originale: The Thing with Two Heads  
AKA: The Beast with Two Heads; The Man with Two Heads;
     L'esperimento diabolico
Anno: 1972 
Paese: Stati Uniti d'America
Lingua: Inglese 
Durata: 90 min
Rapporto: 1.85:1
Genere: Orrore, fantascienza, blaxploitation 
Regia: Lee Frost 
Soggetto: Wes Bishop, Lee Frost 
Produttore: Wes Bishop
Produttore esecutivo: John Lawrence, James H.
    Nicholson
Musiche: Robert O. Ragland
Fotografia: Jack Steely
Effetti speciali: Gail Brown, Tom Burman, Peter
   Peterson, Charles  Schram, Dan Striepeke, James
   White
Interpreti e personaggi: 
   Ray Milland: Dott. Maxwell Kirshner
   Rosey Grier: Jack Moss
   Don Marshall: Dott. Fred Williams
   Roger Perry: Dott. Philip Desmond
   Kathy Baumann: Patricia
   Chelsea Brown: Lila Moss
   John Dullaghan: Thomas
   John Bliss: Donald
   Jane Kellem: Signorina Mullen
   Rod Steele: Rappresentante medico
   Lee Frost: Sergente Hacker
   Wes Bishop: Dott. Smith
   Rick Baker: Gorilla bicipite 
   Britt Nilsson: Infermiera
   Joan Prather: Infermiera (non accreditata)
   Phil Hoover: Poliziotto
   Ray Sebastian: Poliziotto in auto (non accreditato)
   Michael Viner: Guardia carceraria
   Jerry Butler: Guardia carceraria
   William Smith: Energumeno condannato
   Tommy Hook: Prete
   George E. Carey: Mitch
   Dick Whittington: Cronista TV
   Ron Gans: Cronista (non accreditato)
   Albert Zugsmith (cameo)
Titoli in altre lingue: 
   Tedesco: Das Ding mit den 2 Köpfen
   Francese: La chose à deux têtes
   Spagnolo: El experimento diabólico
   Portoghese (Portogallo): O Homem com Duas Cabeças
   Portoghese (Brasile): O Monstro de Duas Cabeças 
   Rumeno: Monstrul cu două capete
   Russo: Нечто с двумя головами 
   Finlandese: Kaksipäinen hirviö
 
 
Trama: 
Il dottor Maxwell Kirshner arriva in una villa su una sedia a rotelle; una volta entrato chiede se il suo esperimento ha avuto successo. Un inserviente gli risponde affermativamente. Il dottor Kirshner viene portato nel seminterrato e vede l'esito dell'esperimento: un gorilla a due teste. Il dottor Kirshner torna al suo istituto ospedaliero per supervisionare un'operazione eseguita dal suo caro amico e medico associato, Phillip Desmond. Poi torna nel seminterrato dal suo gorilla bicipite per rimuovere una delle teste dal suo corpo. Ordina ai suoi assistenti di sedare la sua creatura, ma i piani vanno male: la scimmia aberrante si adira non appena vede l'ago e fa cadere il dottor Kirshner dalla sua sedia a rotelle, ferendolo gravemente, quindi distruggere il laboratorio e fugge. Entra in un supermercato, vi porta devastazione e si ingozza di banane. Presto però la bestia viene sedata e catturata. Kirshner assume un nuovo medico, Fred Williams, per aiutare Desmond, ma quando scopre che è afroamericano gli dice che non è più necessario. Williams si offende molto per il razzismo di Kirshner. La seconda testa del gorilla viene rimossa con successo. Tutto è pronto per il trapianto a un donatore sano. Desmond non ne è sicuro e teme che le cose vadano in merda. Il dottor Kirshner lo rassicura, dicendogli che la testa rimossa dal gorilla è quella originale, il che dimostra che una testa trapiantata può continuare a funzionare su un altro corpo. Nel frattempo, nel braccio della morte, ai detenuti viene detto che donare i loro corpi alla scienza li salverà dalla sedia elettrica. Il detenuto Jack Moss - anche lui un afroamericano - viene condotto al luogo dell'esecuzione e decide di offrirsi volontario per l'esperimento scientifico, perché vuole aver modo di dimostrare la propria innocenza. Viene così scortato al centro trapianti per questo esperimento. I dottori sono sorpresi nel vedere un grosso mandingo portato al loro cospetto, sapendo benissimo che la cosa non piacerà affatto al feroce razzista Kirshner. Tuttavia lavorano 24 ore su 24 e riescono a trapiantare la testa del dottor Kirshner sul corpo di Moss. Si scatena l'Inferno...  
 

Recensione:  
Rispetto al film di Lanza, quello di Frost è considerato dalla critica un prodotto di qualità decisamente migliore, anche se è ben lungi dal poter essere considerato mainstream e resta in ogni caso un escremento di celluloide. Si differenzia inoltre per l'introduzione di un tema sensibile: il razzismo e il pregiudizio contro gli afroamericani. Si può quindi assegnarlo al genere soprannominato Blaxploitation (da "Black exploitation", ossia "sfruttamento dei neri"). Il professore la cui testa viene usata per il trapianto non è però un semplice razzista del Bar Sport: è un Gran Dragone del Ku Klux Klan! Gli effetti speciali, che sono spesso lodati dai commentatori nel Web, sono a mio avviso assolutamente deprecabili. Quando si vede la figura del gorilla bicipite in fuga, si capisce subito che è soltanto un grottesco pupazzo: non si ha il benché minimo accenno di verosimiglianza. Non mancano episodi di una comicità involontaria. Quando la testa del luminare affiliato al KKK prende il controllo del corpo, ne approfitta per assestare alla faccia del gigantesco mandingo una serie di sberle. Le battute feroci e caustiche dell'incappucciato sono ritenute da alcuni il solo elemento interessante del film. Un quarto della pellicola consiste nella fuga in moto della creatura a due teste, inseguita dalle auto della polizia che carambolano e si schiantano senza sosta. Assolutamente ridicolo è il finale. La testa dell'odioso dottor Kirshner viene rimossa con successo dal tronco di Moss e collegata a una macchina cuore-polmone; incapace di morire e trasudante biliosa malvagità, chiede di essere trapiantata su un altro corpo, quello di un discendente di Seth razzialmente puro. Nessuno si occupa di realizzare i suoi desiderata. Mi dispiace che il regista non abbia avuto la geniale idea di farne eseguire il trapianto sul corpo del gorilla: sarebbe stato a dir poco memorabile. Quanto accade dopo è ancor più straniante. L'ex detenuto, ormai liberato dal terribile parassita, viaggia in auto assieme alla moglie Lila e al dottor Williams, cantando con gioia Oh Happy Day (Edwin Hawkin Singers, 1969). Vanno a fare una cosa a tre!    

venerdì 14 maggio 2021

LA SPIEGAZIONE BIOLOGICA DEL CICISBEISMO: UN FENOMENO DI PARASSITISMO PROCREATIVO

Può sembrare incredibile a dirsi, eppure si ravvisano somiglianze impressionanti tra il modo di agire del cicisbeo del XVIII secolo e quello del cuculo (Cuculus canorus, Linnaeus 1758), un uccello obbligato al parassitismo procreativo, come ciascuno ben sa. Il cuculo sembra un grosso piccione strabico dal piumaggio ventrale striato. La sua parentela genetica più prossima è però con i pappagalli. 
 
 
L'attenta osservazione dell'azione parassitaria del cuculo ha portato ad alcune conclusioni sorprendenti, che fino a un passato recente non erano affatto scontate. Eccole, in estrema sintesi: 
 
1) Non è vero che la femmina del cuculo abbandona le uova nel nido altrui e fugge via: resta nascosta nei paraggi a sorvegliare che tutto proceda per il meglio, mettendo in atto tattiche mafiose di intimidazione qualora questo non avvenga; 
2) Non è vero che gli uccelli parassitati dal cuculo non si accorgono della natura dell'intruso loro affibbiato: lo nutrono per paura e subiscono terribili rappresaglie qualora cerchino di espellerlo dal loro nido. 
3) Non è un mistero come il giovane cuculo possa apprendere il suo caratteristico verso ("gukkù! gukkù! gukkù!"), perché la madre non si allontana mai davvero da lui fino a che non è diventato indipendente: il nidiaceo ha così tempo e modo di udire il verso di cuculi adulti e di impararlo. A emettere il richiamo è soltanto il maschio. Tuttavia è incontestabile che dove c'è una femmina, lì i maschi si aggirano infallibilmente.
 
Ovviamente riesce difficile fare paragoni tra un volatile e un essere umano, tuttavia mi arrischio a tentare l'impresa. Il cavalier servente riusciva nella sua opera di seduzione e deponeva lo sperma nel ventre della dama. Così facendo trasmetteva il proprio patrimonio genetico e impediva la trasmissione di quello del legittimo consorte. Stando sempre appiccicato alla sua Signora, non permetteva al di lei marito di accedere all'intimità coniugale. Se un uomo amava davvero sua moglie (cosa rara ma non impossibile), si ritrovava in casa il proverbiale terzo incomodo, cosa che di fatto vanificava l'essenza del matrimonio e ne lasciava intatta unicamente l'apparenza. 
 
 
Mater semper certa, pater nunquam. In questi casi cicisbeali si poteva avere qualche certezza sul padre, che però non era quello legittimo. Oggi le cose vanno diversamente: quando si vede un pargolo, la gente attribuisce senza indugio la sua origine "a mamma e a papà". L'ipocrisia borghese fa sì che queste stupidissime parole lallatorie, mamma e papà, siano usate persino quando un figlio è adottivo e non ha geni ereditati da chi lo cresce. All'epoca di cui stiamo trattando i percorsi erano più tortuosi, perché intervenivano le corna! Sono convinto dell'utilità di certi esercizi speculativi, così mi accingo ad arrischiarne uno - anche se ovviamente non ho a disposizioni moderni strumenti di analisi del DNA estratto da resti umani. Ecco una rudimentale analisi genetica dell'autore de I promessi sposi
 
Alessandro Manzoni (1785 - 1873)
1) parte materna: 
50% del corredo genetico da Giulia Beccaria;
2) parte paterna:
50% del corredo genetico da Giovanni Verri;
3) risultato del parassitismo procreativo:
0% del corredo genetico da don Pietro Manzoni.  

Stando al suo genoma, l'artefice della lingua che tuttora parliano quotidianamente era dunque era un Verri-Beccaria, non un Manzoni-Beccaria. Questi non sono pettegolezzi di male lingue, come spesso li liquidano gli accademici. Sono fatti incontrovertibili. Così scriveva Niccolò Tommaseo sul Manzoni: 

"Anco di Pietro Verri ragiona con riverenza, tanto più ch'egli sa, e sua madre non glielo dissimulava, d'essere nepote di lui, cioè figliuolo d'un suo fratello, cavaliere di Malta."
(Colloquii col Manzoni, pubblicati per la prima volta e annotati da Teresa Lodi nel 1928) 
      
Piero Angela direbbe che tutto questo è più che positivo, perché è una strategia riproduttiva che favorisce la trasmissione dei geni dei più adatti, facendo soccombere e disperdere nel Nulla coloro che la Natura ha sentenziato, definendoli "rami secchi". In fondo credo che la fortuna di poter adorare una Signora non l'avrò mai: solo e dannato, mi avvio verso la Morte Ontologica. Credo che anche Richard Dawkins concordebbe appieno con queste conclusioni, data la sua fissazione ossessiva sul gene egoista, con tutte le conseguenze che ne derivano. Qualcuno può forse confutare quanto ho esposto?