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venerdì 13 settembre 2019



IL SEME DELL'UOMO

Lingua originale: Italiano
Paese di produzione: Francia, Italia
Anno: 1969
Durata: 113 min
Genere: Fantascienza, drammatico
Sottogenere: Surreale, simbolico
Regia: Marco Ferreri
Soggetto: Marco Ferreri
Produttore: Franco Cristaldi
Formato: Eastmancolor  
Sceneggiatura: Marco Ferreri, Sergio Bazzini
Casa di produzione: Polifilm
Distribuzione in italiano: Cineriz
Fotografia: Mario Vulpiani
Montaggio: Enzo Micarelli
Musiche: Teo Usuelli, Richard Teitelbaum
Scenografia: Luciana Vedovelli Levi
Costumi: Lina Nerli Taviani
Trucco: Alfonso Gola
Interpreti e personaggi:
    Anne Wiazemsky: Dora
    Marzio Margine: Cino
    Annie Girardot: donna straniera
    Rada Rassimov: prostituta bionda al seguito del maggiore
    Maria Teresa Piaggio: prostituta riccia rossiccia al seguito
           del maggiore
    Milvia Deanna Frosini: prete
    Angela Pagano: suora
    Adriano Aprà: giornalista televisivo
    Mario Vulpiani: maggiore elicotterista
    Vittorio Armentano: tecnico/scienziato bruno
Titoli tradotti: 

    Inglese: The Seed of Man
    Francese: La Semence de l'Homme
    Catalano: La llavor de l'home



Trama:
Una coppia di giovani si è fermata a un autogrill per mangiare un boccone. La ragazza, Dora, è una splendida rossa malinconica, che svogliatamente addenta un hamburger mentre un grande schermo televisivo sulla parete mostra immagini in bianco e nero di città distrutte. Sembrano immagini di repertorio della Guerra, prive di qualsiasi attinenza con la realtà presente. C'è però un elemento incongruo: un'annunciatrice avvisa che un cartello giallo indica la peste e che ci si augura di non imattersi mai in tale segnale. Eppure nell'autogrill la vita continua come sempre, senza traccia alcuna di situazioni di emergenza. Il giovane Cino Doria, un toscanaccio malcontento dalla chioma biondiccia, invita la sua amata a finire il pasto e a seguirlo, ché è ora di rimettersi in viaggio. Passa dal distributore dove sono messe in bella mostra pile di olio lubrificante. Gli viene offerto del whisky (pubblicità occulta di una nota marca), che accetta - pur senza mostrarsi bramoso come farei io. La coppia sale sulla splendida automobile arancione, che sfreccia sull'autostrada deserta. Presto le corsie si restringono come l'uretra di un puttaniere pieno zeppo di pus gonorroico: c'è un posto di blocco. La scena è surreale: i poliziotti sembrano usciti da un film grottesco con Pozzetto e sono più goffi dei tacchini gonfiati con anabolizzanti. Conducono i due giovani sotto una tenda di plastica con apparecchiature che fanno bip! bip! e manichini distesi che dovrebbero essere cadaveri. Quindi consegnano loro un flacone di pastiglie per poter sopravvivere in una terra di morbi orrendi. La macchina arancione viene sequestrata, quindi Cino e Dora sono costretti ad allontanarsi sul litorale, con l'ordine di cercare un edificio abbandonato in cui stabilirsi. Così avviene. Il toscanaccio e la sua longilinea compagna occupano una villa costiera, dopo aver riscontrato che il padrone di casa giace defunto. Inizia una logorante cronaca di quotidiano disfacimento, con diversi colpi di scena destinati a riassorbirsi nel pus della monotonia, fino allo sconcertante epilogo.



Recensione:  
Budget ristrettissimo, appena sufficiente per produrre un film ai limiti del trash. Assenza quasi totale di effetti speciali. Impossibilità quasi totale di simulare la distruzione e la decadenza. Risultato: un collage impazzito che sembra fatto di sequenze oniriche male assortite e attaccate insieme con un debole collante. Certe ingenuità sono sconcertanti. Un solo capolavoro tecnico, una grande eccezione: il fotogramma in cui si mostra, in uno sconvolgente bianco e nero, la Visione Sublime, ossia la basilica di San Pietro diroccata, annientata! L'Ultimo Papa, sprofondato nella demenza, viene portato via in barella mentre bofonchia formule superstiziose e afferma di aver perduto il Paradiso. Basterebbe soltanto questo per fare entrare la pellicola nella cineteca dell'Olimpo!


L'Eresia del Prete Crociato

Si noti che il prete al seguito dell'emissario statale, che sfoggia una tonaca nera con un gigantesco simbolo crociato scarlatto, è il rappresentante di una nuova religione, sorta sulle macerie del defunto Cattolicesimo. Quando benedice il cibo - un cinghiale arrostito su un rozzo fuoco di legna - si fa un segno della croce ridotto e dice risoluto: "Nel nome del Padre e del Figlio". Lo Spirito Santo è stato abolito. Eppure senza lo Spirito Santo non si può dare Cristianesimo alcuno, in nessuna sua confessione e forma! La Chiesa Romana, che ha perseguitato e assassinato i Catari, ha pur sempre in comune con loro - anche se soltanto a livello di linguaggio,  nelle formule e nei riti - lo Spirito Santo. Invece il Prete Crociato al seguito del ministro non fa menzione alcuna dello Spirito Santo, che è stato soppresso. Un prete biofilo e natalista, che comanda la fecondità. Eliminato senza indugio il Verbo, rimosso con efficacia estrema dopo la misera morte dell'Ultimo Papa, la strada resta spianata a ogni orrore concepibile da mente umana. Questo iato è la più grande frattura in tutta la storia del Cristianesimo. Soltanto un genio nichilista come Ferreri poteva concepire uno scisma di così grande portata! 


Costumi sessuali

Emerge un dato sconvolgente per questi tempi. I protagonisti, il toscanaccio biondiccio e la sua splendida ragazza fulva, non avevano alcun rapporto sessuale. L'unico contatto possibile tra un uomo e una donna era l'inserimento del pene nel vaso procreativo, con eiaculazione interna. La condanna di qualsiasi altra pratica sessuale era assoluta. I pompini erano inconcepibili. Non era nemmeno pensabile usare l'orifizio anale o compiere toccamenti masturbatori, facendo finire lo sperma sul corpo o nel vuoto. Esisteva una morale comune e onnipresente che schiacciava ogni iniziativa del singolo: tutto ciò che sfuggiva alla sua sorveglianza censoria era ritenuto universalmente ripugnante. Le donne erano la colonna portante di tale legge, la cui origine è chiaramente nel Vecchio Testamento. Il punto è che nessuno sembrava consapevole della natura religiosa di questi tabù, portati avanti anche da persone che non aderivano alla Chiesa di Roma o ad altra forma di culto organizzato. Le stesse pratiche erano portate avanti anche da persone atee. Qualcuno si porrà una domanda: "Era tutta ipocrisia? Ipocrisia italica?" Non credo. In quel mondo plumbeo l'imbarazzo era totale, certe cose non potevano nemmeno essere pensate. Un geroglifico inquietante di questa cappa di oppressione lo possiamo vedere nell'immenso capodoglio spiaggiato e destinato a putrefarsi sotto i raggi del sole.


Banchetti tiestei

La prostituta errabonda interpretata da Annie Girardot seduce il toscanaccio biondiccio e si fa mettere incinta. Natalista, biofila e copulatrice incallita, sostiene il dovere di ogni donna di continuare la Vita, la Biologia, la Carne. Così la compagna fulva dell'uomo, biasimata dalla pretoriana di Ahriman, si vendica in modo atroce. La ragazza dalle chiome rossicce uccide la disinibita rivale a colpi di scure durante un'escursione nella campagna. Anche se la tecnica usata è quella dell'off camera, si capisce che la macella, la cucina e la serve al suo compagno - che si complimenta per la dolcezza della carne, interrogandosi sulla natura dell'animale da cui proviene. Senza volerlo, si ritorna alle origini del Cristianesimo. Una delle accuse che i Romani rivolgevano ai seguaci della nuova religione era quello di organizzare orge cannibaliche. Secondo una credenza molto diffusa, nell'oscurità labirintica delle catacombe era scelta una vittima sacrificale, che veniva uccisa, macellata e mangiata ritualmente. Ecco qual era l'essenza dell'Eucarestia, secondo l'interpretazione letterale delle parole di Cristo: "In verità, in verità vi dico, se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete la vita in voi stessi. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno". Io stesso, da bambino, ero rimasto sconvolto nell'udire queste parole dal prete che officiava una messa. Nella mia mente si erano formate immagini nitide di un uomo che veniva appeso a testa in giù con i ganci, sgozzato come un maiale, macellato e mangiato. Quando mia madre cuoceva le bistecche e le mangiavo avidamente, spesso fantasticavo che fossero state tagliate dal cadavere di Gesù. Non solo mi vedevo con la massima chiarezza mentale la carne umana cucinata in padella, servita e ingurgitata: la assaporavo proprio! Assimilata e trasformata in merda! Eccola l'essenza della dottrina dell'Incarnazione: farsi carne significa farsi sterco! Il Pop Bogomil mi ha insegnato la Verità e mi ha liberato da simili orrori! 


Una fiera eroina estinzionista 

La splendida ragazza fulva è una combattente contro l'ordine cosmico. Caso davvero raro per una rappresentante del Gentil Sesso, si rende conto che non esiste affatto il diritto di procreare, dato che ai nuovi nati si lascia in eredità una sopravvivenza infernale. Così si oppone al suo compagno, che è invece un biofilo natalista, un adoratore della fecondità. Il giovane le chiede continuamente di fare un figlio e lei rifiuta. "Non ne abbiamo il diritto!", esclama ogni volta la giovane. Quando i rappresentanti del governo le ordinano di essere ingravidata, riesce a tener loro testa. "Tutte le donne devono essere fecondate", questo è il supremo comandamento dell'Eresia Neocattolica che ha abolito lo Spirito Santo. Lei tace, si chiude nel suo sdegno e continua a non accettare lo sperma nel proprio ventre. Le reazioni del toscanaccio biondiccio a questo stato di cose sono folli, a dir poco bislacche. Prima accoglie nel letto la prostituta errabonda, che si stende tra lui e la sua compagna, prendendogli l'uccello tra le gambe e lasciandosi inseminare. Una volta eliminata la rivale, la ragazza fulva insiste nella propria determinazione a non dare al compagno il figlio che le chiede. Lui allora plasma una figura di donna nuda con la sabbia bagnata, in riva al mare, e si stende su di essa infilando il fallo nella vulva finta, bagnandola così di sperma. Poi decide di passare all'inganno: narcotizza la fanciulla ritrosa con una pozione e la ingravida nel sonno. Quando lei lo viene a sapere si dispera, mentre il fecondatore inscena una danza abominevole in cui si esalta, urlando: "Un miliardo di figli!" Si vede come il nuovo Adamo, colui che darà origine a un nuovo genere umano. Nemesi non tarda ad arrivare in soccorso dell'eroina!     


Pubblicità "occulta"

Nominato custode del museo storico, il giovane bellimbusto è particolarmente fiero del pezzo più importante ereditato dal vecchio proprietario della villa costiera. Si tratta di una forma di Parmigiano Reggiano. "Un gran formaggio da 700 anni!", esclama la ragazza fulva, a riprova della natura contagiosa ed insestinguibile dei messaggi pubblicitari. Quando ho sentito questa frase mi sono reso conto di quanto si stagliasse nella mia memoria in modo netto, improvvisamente recuperata dalla deriva nei miei banchi di memoria stagnante! Quel formaggio avrebbe potuto essere mangiato, come suggerito dalla sensuale rossa. Se ciò fosse avvenuto, non sarebbe rimasta alcuna memoria di tale prodotto dell'ingegno e del lavoro umano, visto che l'arte casearia era cessata a causa della catastrofe. La necessità di conservare quella reliquia è così passata davanti a ogni tentazione di smantellarla un boccone dopo l'altro solo per trasformarla in mucchietti di feci grasse. Quando i rappresentanti del governo, regredito alle condizioni barbariche del Far West, visitano la villa sul mare, si assiste ad atti di idolatria nei confronti della forma di formaggio: principalmente feticismo tramite contatto e inalazione. Persino il prete crociato perde il controllo! 


Loop temporale!

Alla fine, quando l'esplosione si porta via la coppia, si comprende l'arcano. Il toscanaccio biondiccio è un doppione giovanile del precedente custode della villa costiera. In pratica l'esplosione finale che sembra disintegrarlo assieme alla compagna, in realtà lo riporta indietro nel tempo, facendo ricominciare tutto dall'inizio, per sempre. Loop infinito! Un paradosso temporale stridente. Come un film in cui la fine coincide con l'inizio. Quando la coppia ha occupato la villa, ha subito trovato il corpo del custode: l'uomo era stato ghermito dal Triste Mietitore mentre era seduto su una sedia a contemplare il mare. Il funerale del defunto è consistito in una semplice inumazione nella nuda terra, con sopra qualche pietra per segnare il luogo della rudimentale tomba. Così inizia un singolare processo di assimilazione del nuovo proprietario alla figura del vecchio. Il marcantonio dai capelli paglierini si fa crescere una barba in stile puritano, come quella del Capitano Achab. Continua a radersi i baffi e parte delle guance, sagomandosi con grande cura la barba lasciata crescere sul mento. A questo punto solo un cieco non si renderebbe conto che a tutti gli effetti egli è diventato quasi indistinguibile dall'uomo che ha seppellito. Ecco, quell'uomo era ancora lui, in un cronotopo anteriore a quello in cui inizia la narrazione. Queste trovate negli anni '60 e '70 andavano molto di moda.   

Altre recensioni e reazioni nel Web

Questo è un estratto dal Dizionario Morandini

Scritta con Luigi Bazzini, questa favola apocalittica che invoca il dissolvimento dell'umanità aberrante è messa in immagini nella spoglia messinscena di un dramma beckettiano. La pochezza dei mezzi diventa stile. Lo scheletro candido della balena, bello come una scultura di Henry Moore, è l'unico lusso scenografico. Il nichilismo di Ferreri tocca qui uno dei suoi vertici.

Se devo essere sincero, lo scheletro del capodoglio mi è parso fatto di gesso. :)

Si deve a Paride86 il seguente intervento non proprio eulogistico apparso su www.mymovies.it

Da evitare 

Due giovani innamorati sopravvivono ad un non precisato cataclisma e si rifugiano in una casa sul mare. Ricostruiranno la loro esistenza vivendo come primitivi e perennemente in disaccordo se mettere o no al mondo una progenie. Da un'idea interessante è uscito fuori un film mal girato, male interpretato e segnato da una sceneggiatura noiosa e improbabile. I sopravvissuti si adattano benissimo alla nuova vita, quasi fossero degli esperti di agricoltura e pastorizia, senza contare l'incredibile abilità nella caccia, anche di lei, che si ritrova addirittura a fronteggiare vittoriosa un enorme cinghiale! Ci sono, poi, dei notevoli picchi di trash, come la pistola rosso fuoco, il sexy abito dell'amica del capitano, la bottiglia di pepsi e gli occhialoni rosa della vagabonda. Non mi è piaciuto per niente. 

Cineforum Fantafilm 

Il film di Ferreri è stato proiettato al Cineforum Fantafilm dell'amico Andrea "Jarok" Vaccaro il 16 maggio 2011. Non l'ho visto in quell'occasione. Purtroppo le mie presenze sono state troppo poche!

domenica 1 settembre 2019


THE FALL

Titolo originale: The Fall
Lingua originale: Inglese, rumeno, latino
Paese di produzione: Stati Uniti d'America, India
Anno: 2006
Durata: 117 min
Rapporto: 1,85:1
Genere: Fantastico, avventura, drammatico
Regia: Tarsem Singh
Soggetto: Valeri Petrov
Sceneggiatura: Tarsem Singh, Dan Gilroy, Nico Soultanakis
Produttore: Tarsem Singh, Roberto Bakker, Laurette Marais
Produttore esecutivo: Tommy Turtlee, Ajit Singh
Casa di produzione: Absolute Entertainment, Deep Films,
    Googly Films, Kas Movie Maker, M.I.A. Features, Radical 
    Media, Tree Top Films Inc.
Distribuzione in italiano: Eagle Pictures
Fotografia: Colin Watkinson
Montaggio: Robert Duffy
Musiche: Krishna Levy
Scenografia: Ged Clarke
Costumi: Eiko Ishioka
Interpreti e personaggi 
    Catinca Untaru: Alessandria
    Lee Pace: Roy Walker / Bandito Mascherato
    Justine Waddell: Infermiera Evelyn / Sorella Evelyn
    Marcus Wesley: Uomo del ghiaccio / Otta Benga
    Michael Huff: Dr. Whitaker
    Robin Smith: Collega di Roy / Luigi
    Jeetu Verma: Uomo delle arance / Indiano
    Kim Uylenbroek: Dottore / Alessandro il Grande
    Leo Bill: Infermiere / Charles Darwin
    Daniel Caltagirone: Sinclair / Governatore Odious
    Emil Hostina: Padre di Alessandria / Bandito Blu
    Julian Bleach: Paziente anziano / Mistico
Doppiatori italiani 
    Stefano Valli: Dr. Whitaker
    Luigi Ferraro: Charles Darwin
    Alessandro Ballico: Otta Benga
Box office (mondo intero): 3,67 milioni di dollari US 


Trama: 
Una bambina romena di stirpe zigana, chiamata Alessandria in onore di Alessandro il Grande, è caduta da un albero mentre raccoglieva arance su ordine dei suoi genitori. Così è stata portata in un ospedale gestito dalle suore, dove il braccio rotto le è stato ingessato. Qui conosce un giovane artista morfinomane, Roy Walker, paralizzato in seguito a una ben più grave caduta che gli ha spappolato le gambe (la caduta che dà il titolo al film). Roy ha una mente fantasiosa e ama raccontarle ad Alessandria storie mirabolanti. Favole variopinte. Nulla di più consistente di una bolla di sapone, ma la piccola ne viene rapita e vive le parole create dal tossicomane come se fossero la realtà di veglia, quella che le genti chiamano "realtà vera". Sprofonda così in un'avventura onirica molto intensa. 

Il governatore spagnolo Odious è Satana sulla Terra. La sua è un'essenza di puro ed assoluto sadismo. Si illustrano in modo succinto le caratteristiche dei personaggi coinvolti nella vicenda: 

Il Bandito Mascherato e il Bandito Blu
Sono due fratelli gemelli con una sola missione nella vita: uccidere il governatore Odious. Per sfuggire alla condanna a morte che grava su di loro sono costretti a separarsi. In seguito il Bandito Blu viene attirato in un'imboscata dall'esecrabile tiranno, torturato e ucciso. Il Bandito Mascherato, arrivato troppo tardi, urla il suo dolore al cielo e giura vendetta.  

Il Mistico 
È un uomo che viveva in una dimensione soprannaturale, separato dal tumulto del mondo. La sua casa era una foresta sacra, che a un certo punto il governatore Odious ha fatto distruggere fino all'ultimo albero. Distrutto dal dolore per aver assistito alla trasformazione di quel paradiso incantato in un deserto senza un filo d'erba, il guru si unisce alla compagnia del Bandito Mascherato.

Luigi il Bombarolo  
È un uomo eccellente che tiene alto l'onore dell'Italia, esportando nella lontana India le sue utili arti di esperto in esplosivi. Proprio questo italico genio desta la stizza e l'invidia del governatore Odious, che decide di mettere in atto una singolare strategia. Non può bloccare Luigi servendosi dei militari, perché quello farebbe saltare in aria tutto. Così lo paralizza inducendo il prete cattolico da cui si confessa abitualmente a non somministrargli più alcun sacramento. Per Tarsem Singh, come per ogni suddito di Sua Maestà Jimmy Savile, noi italiani saremmo tutti cattolici e mummy boys pieni di complessi. Non immaginerebbe mai che proprio in Italia allignino feroci nichilisti. 

Charles Darwin  
È proprio il famoso naturalista inglese, da giovane. Veste abiti di piume sgargianti, che lo fanno somigliare a un gigantesco pavone dalla livrea in parte albina e in parte purpurea. Si trovava in India assieme alla sua scimmietta Wallace per cercare una farfalla rarissima, non riuscendo a trovarla da nessuna parte. Il governatore Odious gli ha inviato una missiva in cui c'era proprio un cadavere dell'inestimabile lepidottero, seviziato con uno spillo. 

Otta Benga 
È un mandingo colossale, con muscolatura poderosa (e ovviamente una terza gamba). Sconvolto dal dolore per la morte del fratello aggiogato assieme a lui e distrutto dalle fatiche in una piantagione del governatore Odious, si è liberato dalle catene e si è dato alla fuga. Ha giurato vendetta e odio eterno. Indossa un elmo nuragico con grandi corna ed è un arciere provetto.


L'Indiano  Silenzioso  
È un principe che teneva la moglie segregata nel suo palazzo, impedendo a chiunque di vederla. Il governatore Odious è riuscito comunque a incontrarla, vestito da lebbroso, ed è stato preso da bramosia. Così l'ha rapita, ma siccome lei non voleva concedersi, l'ha gettata nel Labirinto della Disperazione, spingendola quindi al suicidio.  Per questo l'Indiano ha giurato di non guardare mai più un'altra donna e di ottenere vendetta.  

La Principessa 
 È una dama sofisticata dalle lussuose vesti di porpora, che viaggia in una grande carrozza rossiccia trainata da schiavi. La accompagna un altezzoso nipote che sembra un Dalai Lama bambino. All'inizio la nobildonna ammalia il Pirata Mascherato. Poi si scopre che è la fidanzata del governatore Odious... 

Il Grande Giuramento
A un certo punto, il Bandito Mascherato e i suoi compagni giurano il loro odio eterno e la loro volontà di distruzione non soltanto verso il Governatore, ma contro tutto ciò che è spagnolo.

Presto si svela l'arcano: il callido Roy ha attratto a sé la bambina gitana e l'ha affascinata con un secondo fine, per procurarsi il prezioso oppiaceo che inibisce il dolore e che rende l'esistenza sopportabile come per incanto. All'inizio ho pensato che il giovane anglosassone fosse un pedofilo, che bramasse la giovinetta. Poco dopo ho capito cosa voleva veramente. Desiderava porre fine a quell'orrore che la sopravvivenza quotidiana ineluttabilmente comporta! 


https://i.postimg.cc/XJ9N54W9/Tarsem-Singh-The-Fall-1.jpg

Recensione: 
Il film è stato proiettato al mitico Cineforum Fantafilm dell'amico Andrea "Jarok" Vaccaro il 20/12/2010. Purtroppo non mi è stato possibile assistere allo spettacolo. The Fall è il secondo film del regista indiano Tarsem Dhandwar Singh, che ha esordito nel mondo cinematografico con lo spettacolare The Cell

Questi sono i luoghi dove il film è stato girato: 
1) Il complesso Jantar Mantar di Jaipur;
2) L'area del Sossusvlei nel deserto del Namib;
3) L'hotel Jag Niwas sul lago Pichola di Udaipur;
4) Lo stagno all'interno dell'hotel Jag Niwas;
5) Il lago Pangong sulla catena dell'Himalaya;
6) Buland Darwaza di Fatehpur Sikri;
7) Le abitazioni blu di Jodhpur;
8) Il Forte Mehrangarh a Jodhpur;
9) Villa Adriana a Tivoli;
10) Chand Baori vicino a Jaipur;
11) Il Taj Mahal ad Agra;
12) La Isla del Pescado del Salar de Uyuni;
13) Il ponte Carlo di Praga;
14) Il Palazzo Umaid Bhawan a Jodhpur. 


Pensate, la pellicola è stata girata in ventotto paesi in un periodo di ben quattro anni!

Tutto splendido, variopinto e sgargiante. Onirico. Certe sequenze colpiscono, come quella di Alessandro il Grande che versa la poca acqua contenuta in un elmo, la sola riserva idrica in uno spietato deserto. La morale di Alessandro è questa: "Se nessuno può avere abbastanza acqua, me ne privo io stesso!" Non dobbiamo fissarci troppo sull'esattezza storica, ad esempio sul fatto che in India fossero i Portoghesi a dare fastidio, non gli Spagnoli. In fondo chi potrebbe esigere che una favola per bambini sia verosimile? Purtroppo in un secondo tempo sono venuto a conoscenza di un dettaglio non proprio edificante: il film è un remake fabbricato a partire da una (semi)sconosciuta pellicola bulgara, intitolata Yo ho ho (Zako Heskiya, 1981). Certo, il regista Sikh ha apportato non pochi cambiamenti nell'ambientazione: a quanto ho potuto apprendere, Yo ho ho è un film bucanieresco, che si svolge tra pirati dei Caraibi. Non sembra facile poter reperire questa pellicola prodotta da un contesto così isolato e remoto dal nostro. Ho potuto soltanto raccogliere qualche dato tecnico, che riporto volentieri. 


Titolo originale: Yo Ho Ho (Йо-хо-хо)
Regista:
Zako Heskiya
Anno: 1981
Produttore:
Nikola Vulchev
Scenografia: Stefan Trifonov
Costumi: Elka Todorova
Effetti speciali: Atanas Mitzev, Dimo Pavlov
Decorazione del set: Pancho Atanasov
Editing del film: Ventzeslava Karanasheva
Design di produzione: Aysidora Zaydner

Interpreti e personaggi:  
   Kiril Variyski: Attore; Pirata Nero
   Viktor Chouchkov: Leonid
   Iliya Penev: Governatore
   Anani Anev: Gogo; Toro Seduto 
   Sonya Djulgerova: Sorella Tzetzi, Tzitziliya
   Kirill Kavadarkov: Van Lun
   Georgi Bakhchevanov: Rosko
   Trifon Dzhonev: Luidzhi
   Boris Lukanov: Professore
   Rut Spasova: Madre di Leonid 
   Vasil Stoychev: Collega dell'attore
   Boyka Velkova: Ex moglie dell'attore
   Yordanka Lyubenova: Figlia del Governatore
   Rumen Dimitrov: Genero del Governatore
   Vladimir Yochev: Scaricatore


Il titolo Yo ho ho trae origine da una canzone piratesca. Se i ricordi d'infanzia non m'ingannano, è quella resa in italiano con Quindici uomini nella cassa da morto, o qualcosa del genere. Si noterà che Luidzhi è una trascrizione slava dell'italiano Luigi. Se non ho capito male, mentre il regista Sikh si è rifatto alla figura di Alessandro il Grande, Heskiya aveva tratto ispirazione dal glorioso condottiero spartano Leonida (Leonid in bulgaro). Duole constatare che ormai non ci sia praticamente più nulla di originale a questo mondo. "Nihil sub sole novum" (cit.)

Curiosità varie

La scimmietta di Charles Darwin prende il nome da Alfred Russel Wallace, naturalista che sviluppò l'idea di evoluzione in modo indipendente. A un certo punto, sull'Isola della Farfalla, Darwin chiude la sua scimmietta in un sacco e borbotta: "Noi... Io ho un'idea". Ecco, questo è sottile umorismo Sikh. Allude al fatto l'evoluzionismo è accreditato al solo Darwin, non essendo Wallace conosciuto quasi da nessuno.  

Il nome del governatore spagnolo Odious, pronunciato Odius nella versione in italiano, è semplicemente l'aggettivo inglese odious "repellente, ripugnante" - pronunciato /'ɔdɪəs/ nella lingua della Regina - senza nemmeno un adattamento ortografico. La lingua di Shakespeare è fortemente dissociativa: una delle sue principali caratteristiche è quella di sfoggiare un immenso numero di aggettivi le cui radici non si trovano nel linguaggio comune di origine germanica, bensì nel latino e nel greco. La lingua italiana ha un certo grado di dissociatività, ma molto minore di quello dell'inglese. Così deriviamo odioso da odio, che è parola del linguaggio corrente. In inglese odious non punta ad alcun sostantivo del lessico di base, pur avendo un chiaro suffisso aggettivale -ous; oltretutto vi esiste il quasi sinonimo hateful "odioso; detestabile", costruito con genuini ingredienti anglosassoni. Domanda: perché Tarsem Singh non ha scelto un nome spagnolo per un governatore spagnolo?

Mi rendo conto che si tratta di un particolare di scarsa rilevanza, ma lo riporto per gli amanti dell'ippica. Quasi tutti i cavalli usati nel film appartenevano a Jeetu Verma, l'attore che ha recitato la parte dell'Indiano Silenzioso. 

lunedì 8 luglio 2019


THE CELL - LA CELLULA 

Titolo originale: The Cell
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Lingua: Inglese
Anno: 2000
Durata: 107 min
Rapporto: 2.35:1
Genere: Orrore, fantascienza, thriller
Regia: Tarsem Singh
Soggetto: Mark Protosevich
Sceneggiatura: Mark Protosevich
Produzione: Julio Caro, Eric McLeod
Fotografia: Paul Laufer
Montaggio: Robert Duffy, Paul Rubell
Effetti speciali: John S. Baker, Tony Centonze
Musiche: Howard Shore
Scenografia: Tom Foden
Location: Namibia; California
Interpreti e personaggi
    Jennifer Lopez: Catherine Deane
    Vince Vaughn: Agente FBI Peter Novak
    Vincent D'Onofrio: Carl Rudolph Stargher
    Jake Thomas: Carl Stargher (da giovane)
    Jake Weber: Agente FBI Gordon Ramsey
    Dylan Baker: Henry West
    Marianne Jean-Baptiste: Dottoressa Miriam Kent
    Patrick Bauchau: Lucien Baines
    Gerry Becker: Dottor Barry Cooperman
    Tara Subkoff: Julia Hickson
    Catherine Sutherland: Anne Marie Vicksey
    Musetta Vander: Ella Baines
    Colton James: Edward Baines
    Dean Norris: Cole
    Gareth Williams: Padre di Carl Stargher
    Pruitt Taylor Vince: Dottor Reid
    James Gammon: Teddy Lee
    Kim Chizevsky-Nicholls: Vittima di Stargher 
Doppiatori italiani
    Laura Boccanera: Catherine Deane
    Tony Sansone: Agente FBI Peter Novak
    Tonino Accolla: Carl Rudolph Stargher
Budget: 33 milioni di dollari US
Box office: 104 milioni di dollari US
Riconoscimenti:
   1) Blockbuster Entertainment Awards 2001: Favorite Actress - Science Fiction Jennifer Lopez
      2) MTV Movie Award 2001: Best Dressed Jennifer Lopez World Stunt Awards - Taurus Award: Best High Work Jill Brown

Trama: 
Quando gli agenti federali l'hanno trovato, il cadavere della ragazza emanava intensi lezzi di candeggina, che hanno fatto storcere il naso a tutti. Un investigatore a momenti sveniva. No, ragazzi. Quella non era candeggina. Era sburra. Ebbene, quell'ammasso di lubrico materiale genetico, pullulante di spermatozzi ormai in decomposizione, era stato scaricato sulla donna morta dal maniaco necrofilo Carl Rudolph Stargher. Questo carnefice, di un sadismo infinito, faceva affogare lentamente le sue vittime in una cella di plexiglas, immettendo in quell'ambiente stagno un flusso costante d'acqua proveniente da una specie di doccia. Così godeva ad osservare la disperazione e l'agonia, il lento soffocamento della malcapitata di turno. In questo modo si procurava erezioni durissime e si preparava alla seconda fase del suo abominevole teatrino: la consumazione dell'atto sessuale, che consisteva in uno strusciamento ossessivo dei genitali sulle membra della morta. Lo psicopatico aveva la pelle della schiena perforata da ganci possenti, collegati a funi. Nel momento più opportuno azionava con un telecomando un paranco che lo elevava fin sul soffitto, appeso all'apparato di contenzione. A questo punto raggiungeva l'orgasmo. Senza nemmeno toccarsi il membro virile, più teso di un argano di balestra, si metteva ad eiettare fiumi di liquido seminale nel vuoto, getti di materia vilissima che finivano sul corpo freddo oggetto dell'insana bramosia necrofila. Come fermare un simile flagello? Nessun investigatore è al corrente del luogo in cui il maniaco tiene prigioniera l'ultima donna da lui rapita, si sa soltanto che potrebbe essere ancora viva. Andato in coma nel corso di un'irruzione degli agenti, per non aver potuto assumere in tempo un farmaco salvavita, il mostro soffocatore non è più stato in grado di pronunciare una sola sillaba. Anche volendo, non potrebbe rivelare nemmeno un insignificante dettaglio dei crimini di cui si è macchiato. A questo punto solo una persona su tutto il pianeta può sperare di risolvere questo rompicapo e di salvare la vittima ancora segregata in un luogo ignoto, già minacciata dal lento stillicidio di una doccia nella gabbia sigillata. Questa eroina è la dottoressa Catherine Deane, una procace psicologa - intrepretata dalla famosa Jennifer Lopez, quella che è spesso accusata dai santi uomini Evangelici e Mormoni di provocar loro erezioni, causando la dannazione eterna di miliardi di anime non nate scaturite dall'uretra congestionata in seguito a palliti turgide. La Deane è specializzata nell'usare una macchina che le permette di entrare nella mente di persone inerti nel corso di uno stato di attività cerebrale simile al sonno REM. Servendosi di questa mirabile tecnologia, ha a lungo cercato di far breccia in un fanciullo autistico in coma allo scopo di comunicare con lui e di risvegliarlo. Nella sua opera non ha avuto molto successo, a dire il vero, ma l'FBI non ha altra scelta: sarà proprio lei a occuparsi del caso, a cercare di penetrare nella mente distorta dello psicopatico, con risultati imprevedibili...  


Recensione:  
Il film è stato proiettato al mitico Cineforum Fantafilm dell'amico Andrea "Jarok" Vaccaro il 06/12/2010. Purtroppo non mi è stato possibile assistere allo spettacolo. Adesso, a distanza di anni, apprezzo pienamente questo capolavoro, generato dal genio dell'India. Tarsem Dhandwar Singh è infatti un regista indiano nato a Jalandhar nel 1961. Appartiene alla comunità religiosa Sikh, come è possibile capire già dal nome Singh "Leone", dato a tutti i maschi che hanno ricevuto il battesimo chiamato Amrit (le femmine invece si chiamano tutte Kaur "Principessa"). Maestro indiscusso dell'ideazione di video musicali e di sketch pubblicitari, il nostro Tarsem dà proprio in The Cell il meglio delle sue facoltà innate. Possiamo considerare la pellicola come un immenso crogiolo ribollente, in cui gli ingredienti più disparati si mescolano fino a dare corpo a una miscela esplosiva: antropologia, criminologia, religione, onirismo, psicologia e molto altro.  

Le origini di un sadico necrofilo   

Mi spiace dirlo ma non posso farne a meno. So che gli amici tradizionalisti e i fusariani si adireranno, ma tanto la realtà non cambia. Lo psicopatico Carl Rudolph Stargher è un prodotto della cosiddetta "famiglia tradizionale" nell'ambito di una setta evangelica estremista, di quelle che in Amerdica sono pane quotidiano. La dottoressa Catherine Deane compie catabasi oniriche nella parte più intima dell'essere del serial killer necrofilo, riuscendo a ricostruirne l'intero processo di formazione. Quando era un bambino innocente, è stato sottoposto da un padre brutale ad abusi spaventosi, che hanno causato lo stravolgimento della sua personalità, plasmandola in forme a dir poco demoniache. Le spiegazioni alternative sono due: 1) il bambino ha subìto una vera e propria trasmutazione ontologica, trasformandosi in un demone; 2) lo spirito del bambino è stato espulso dal corpo, che è diventato la dimora di un demone o di una legione di demoni. In entrambi i casi, la causa scatenante è da identificarsi nelle opere maligne del padre. L'energumeno ha cercato di affogare il suo pargoletto mentre veniva battezzato, poi al ritorno a casa gli ha assestato un pugno in faccia rompendogli la mandibola. Ogni volta che disobbediva agli ordini, lo massacrava di botte e gli ustionava i testicoli col ferro da stiro arroventato. Dopo anni di abusi fisici e morali, di orrende torture e di indottrinamento, è cresciuto giorno dopo giorno il mostro, fino a rivelarsi in tutto il suo fulgore nero, come una funesta falena che sfarfalla dal bozzolo. Certo, il padre ha sempre terrorizzato a morte il bruco con il ricatto dell'Inferno, ignorando l'esistenza stessa della metamorfosi; come risultato ha ottenuto una cosa soltanto, ha creato l'Inferno.


Un inatteso colpo di genio

Per la dottoressa Catherine Deane la discesa nelle abissali caverne oniriche dei suoi pazienti è qualcosa di incredibilmente snervante e frustrante. La tecnologia non mantiene le sue promesse e non le consente di trovare il bandolo della matassa in quei labirinti tenebrosi. Il bambino autistico la ostacola, oppone resistenza ad ogni sua mossa. Lei vorrebbe fargli attraversare un fiume, ma non si vede nemmeno una goccia d'acqua: ovunque si estendono soltanto sabbie rossicce. Ogni dialogo in quel deserto è vano. Il moccioso, serrato come un riccio, contorce il volto in un odioso grugno. "L'orco quel che vuole fa, e l'orco quando vuole trovar mi sa", sibila. Chi sia quest'orco non si capisce. Un prodotto dell'immaginazione? Una paranoia che ha preso corpo? Un pedosauro? L'informazione non è recuperabile, per quanto grande sia lo sforzo della terapeuta. Allo stesso modo il maniaco Carl Rudolph Stargher si erge come una fortezza inespugnabile davanti a lei. Quando impersona l'innocenza perduta, appare come un fragile bambino seviziato dal padre diabolico. Poi subisce una metamorfosi e appare in tutto il fulgore del Potere del Male. Vestito con bellissimi abiti imperiali, egli è colui che dispensa il tormento, colui che uccide per provare voluttà. Un Caligola Elettrico! Un Barone Vladimir Harkonnen dalla forma fisica smagliante! All'improvviso giunge alla ricercatrice la grande intuizione, come un lampo: prendendosi ogni responsabilità, non perde tempo e senza alcuna autorizzazione burocratica decide di invertire la macchina onirica. Anziché essere lei a insinuarsi nella mente del predatore, sarà lui a entrare nella sua. Il rischio è immenso, eppure l'idea si rivela subito giusta. Il principio è molto semplice: ognuno è signore e padrone del proprio microcosmo, dove chi entra è soltanto un ospite, un estraneo senza alcun potere. Quando Stargher fa il suo ingresso nella mente della dottoressa Deane, non è più un imperatore dalle vesti sfarzose. È inerme e si regge a stento in piedi. La padrona di casa ha un aspetto conturbante, a metà strada tra una guerriera ninja e la Vergine Maria - ma vestita di rosso anziché di azzurro. Accoglie nel proprio regno quell'estraneo minuscolo, tremebondo, esitante, che fino a poco prima era fonte di terrore - e risolve tutto all'istante a suon di sganassoni.

Fonti di ispirazione   

La cultura eclettica del regista Sikh lo ha di certo portato a visionare e ad analizzare con accuratezza Dreamscape - Fuga nell'incubo (Joseph Ruben, 1984), che è un importante capostipite di pellicole oniriche, la cui origine può essere individuata nel romanzo di Roger Zelazny He Who Shapes (aka The Dream Master, 1966) - pur avendo una trama in larga misura indipendente.  

A un certo punto la dottoressa Deane guarda alla televisione un film di animazione: è Il pianeta selvaggio, di René Laloux (1973), disegnato da Roland Topor! Senza dubbio uno dei miei preferiti. Si riconoscono subito le figure spettrali dei Draag, giganti dalla pelle azzurrognola, intenti a giocare con i piccolissimi e miserabili Oms - gli antenati della specie umana.

Quando l'agente dell'FBI Peter Novak entra nella mente del mostro nel tentativo di liberare Catherine Deane, si ritrova in un paesaggio desolato e arido in cui tre donne a bocca spalancata rivolgono il loro sguardo verso il Cielo del Nulla. Questa scena è ispirata a un dipinto del pittore norvegese Odd Nerdrum (Dawn, 1990). Le splendide opere di Nerdrum consistono in immagini infernali in cui prevalgono necrofilia, cannibalismo, coprofilia e coprofagia, sullo sfondo di un mondo annientato. Immagini che comunicano un'angoscia insopprimibile. 

Un ambiente infero dai massicci muri petrigni e pieno di scale, che la dottoressa Deane attraversa inseguendo Stargher bambino, è ispirato al dipinto intitolato Schacht dell'artista surrealista svizzero Hans Ruedi Giger, il creatore di Alien. 

Un altro artista a cui Singh fa riferimento è l'inglese Damien Steven Hirst. Un cavallo viene tagliato in sottili segmenti da una serie di lame cadute dal soffitto, formando una struttura che rimanda all'installazione hirstiana denominata Some Comfort Gained for the Acceptance of the Inherent Lies in Everything (1996). Per realizzare la scena, il regista si rivolse a una clinica veterinaria a Parigi, che conservava sezioni di animali. Questa è purissima Arte Metafisica!  

Prima di accarezzare le donne uccise col proprio glande tumefatto e di coprirle di sperma, il maniaco le sottopone a un rituale che ha l'intento di "purificarle": le dissangua, come se fossero bestie sottoposte a macellazione halal. Per questo il cadavere rinvenuto dagli agenti è così pallido. Il dissanguamento rituale è ovviamente una reminiscenza biblica, che affonda le sue radici nel Pentateuco: il Popolo Eletto ha ereditato leggi che vietano l'assimilazione del sangue e dichiarano impuro ogni contatto con tale fluido vitale - con l'eccezione degli omicidi considerati "leciti". La fonte d'ispirazione della scena del rinvenimento del corpo cosparso di sburra in sfacelo è la celeberrima serie televisiva Twin Peaks. Chi non ricorda Laura Palmer, adolescente sessualmente attiva e dedita a riti satanici, senza vita e chiusa in un sacco di plastica trasparente?

Non manca l'autoreferenzialità. In una sequenza si vede il carnefice seduto accanto a una vasca da bagno piena di sangue in cui è immerso il corpo della sua prima vittima. Tutto ciò rimanda al video del brano Losing My Religion dei R.E.M., dall'albun Out of Time (1991). Ebbene, quel video è opera dello stesso regista indiano. Diverse canzoni del gruppo rock statunitense si sono ben impresse nella mia memoria, anche a causa della pronuncia alterata delle parole (ad esempio consider this giungeva e giunge tuttora alle mie orecchie come consideradàs).

Questa trattazione non esaurisce l'argomento. Tarsem Singh ha tratto ispirazione anche dai video girati da Floria Sigismondi per Marilyn Manson, oltre a Closer di Mark Romanek, a The Perfect Drug dei Nine Inch Nails e a Bedtime Story di Madonna.

Curiosità

Vincent D'Onofrio ammise che sua moglie si rifiutò di dormire con lui per due settimane dopo aver visto la sua performance nel film, come se fosse uno psicopatico genuino e un serial killer. Tra l'altro, l'attore fu sottoposto a svariate umiliazioni: dovette indossare una parrucca e una tuta di plastica aderente per simulare la pelle con i ganci inseriti. Si noterà che rituali in cui l'iniziato viene appeso in modo simile (non ricorrendo a finzioni), erano già diffusi a suo tempo tra gli eroici Sioux e sono tuttora fiorenti in alcune comunità dedite al BDSM. 

L'innato e ipocrita puritanesimo imperante in America ha fatto sì che nella distribuzione domestica fosse tagliata proprio la scena più importante, quella della masturbazione necrofila e dello scaricamento del liquame genetico sui resti mortali femminili, esangui e più pallidi del gesso. Così diventa incomprensibile l'odore pungente di candeggina avvertito dagli agenti dell'FBI al rinvenimento della carcassa! Poi i padri di famiglia amerdicani possono impunemente continuare a seviziare i loro figli e per le autorità morali è tutto OK.   

Quando Carl Stargher sbudella Peter Novak con un brutto arnese, il povero investigatore doveva ricordare a Catherine Deane l'aborto a cui si era sottoposta quando era al college. Questo doveva essere l'episodio centrale della sua esistenza tormentata, la causa prima del senso di colpa che l'accompagnava perennemente. All'ultimo fu deciso un cambiamento nei dialoghi, perché risultò che questa scena avrebbe reso la dottoressa una protagonista piuttosto antipatica al pubblico. Non dimentichiamoci che gli States sono un paese biblico pullulante di adoratori dei feti: un aborto anche soltanto immaginario non sarebbe mai stato perdonato e la stessa Jennifer Lopez, già nel mirino dei fondamentalisti per la storia delle palliti turgide, ne avrebbe avuto un danno d'immagine.

The Cell 2 

Come sempre accade di questi tempi, è stato fatto un sequel: The Cell 2 - La soglia del terrore (Tim Iacofano, 2009), interpretato da Tessie Santiago, Chris Bruno e Frank Whaley (per me sono perfetti sconosciuti, forse perché sono troppo vecchio). Non l'ho visionato, quindi non saprei giudicarlo. Se devo essere franco, nutro una grande diffidenza verso questi prodotti realizzati raschiando il fondo della pentola per raccattare quattro soldi in più. Leggendo la trama e i riassunti nel Web, comprendo che forse qualche elemento originale potrebbe anche esserci. Mi riservo comunque di pubblicare una recensione appena sarà possibile. 

Altre recensioni 

Roger Ebert, critico cinematografico statunitense deceduto nel 2013, ha detto mirabilia del film e del suo artefice: 

"Tarsem, il regista, è un virtuoso visivo che, senza sforzo, fa il giocoliere con la trama. È splendido il modo in cui miscela così tanti stili, generi in un film così originale."

Morando Morandini, critico cinematografico italiano deceduto nel 2015, era tutto fuorché entusiasta dell'opera del Sikh. Così ha scritto: 

"È, come tentativo di thriller visionario, un bluff che, tolti pochi momenti ingegnosi, ha lo spessore narrativo di un videogioco e il valore grafico della copertina di un CD heavy metal." 

Che dire? Nel frattempo Morandini si è spento, mortuus est, etc., così come è tramontata la tecnologia dei CD. Sic transit gloria mundi!  

Lietta Tornabuoni, giornalista e critica cinematografica italiana deceduta nel 2011, ha scritto quanto segue: 

"Sono interessanti sia il tentativo di materializzare in immagini una mente malvagia e mostruosa, sia il fallimento del tentativo: un eccesso di artificio troppo lambiccato toglie forza all'impresa."

Marco Balbi, attore e doppiatore italiano tuttora vivente, è partito in quarta nella sua recensione apparsa su Ciak nel 2000:

"Se c'era bisogno di una conferma «cinematografica» del suo straordinario talento visivo, Tarsem, pluripremiato e geniale autore di videoclip e spot pubblicitari, l'ha data: il suo film è un fasto di immagini traboccanti colori e invenzioni visive, un'opera barocca che fin dai primi fotogrammi delizia l'occhio dello spettatore."

Poi però esprime un certo scetticismo: a suo avviso il problema principale della pellicola "è proprio la sceneggiatura, una storia inverosimile e prevedibile, una scimmiottatura de Il silenzio degli innocenti.

Il campionario dei giudizi è forse un po' scarno, ma a mio avviso si può considerare significativo.

sabato 24 novembre 2018



DELICATESSEN

Titolo originale: Delicatessen
Anno: 1991
Paese: Francia
Lingua originale: Francese
Regia: Marc Caro, Jean-Pierre Jeunet
Genere: Commedia, grottesco
Sottogeneri: Black comedy, postapocalittico
Soggetto: Jean-Pierre Jeunet
Musiche: Carlos d'Alessio
Fotografia: Darius Khondji
Montaggio: Hervé Schneid
Scenografia: Jean-Philippe Carp
Attori e interpreti: 

     Dominique Pinon: Louison
     Marie-Laure Dougnac: Julie Clapet
     Jean-Claude Dreyfus: Clapet
     Karin Viard: Signorina Plusse
     Ticky Holgado: Marcel Tapioca
     Anne-Marie Pisani: Signora Tapioca
     Edith Ker: Nonna
     Rufus: Robert Kube
     Jacques Mathou: Roger
     Howard Vernon: Uomo delle rane
     Chick Ortega: Fattorino
     Silvie Laguna: Aurore Interligator
     Jean-François Perrier: Georges Interligator
     Dominique Zardi: Tassista
     Patrick Paroux: Puk
     Maurice Lamy: Pank
     Marc Caro: Fox
     Eric Averlant: Tourneur
     Clara: Mr. Livingston

Doppiatori italiani
    Sergio Di Giulio: Louison
    Cristiana Lionello: Julie Clapet
    Oreste Rizzini: Clapet
    Roberta Greganti: Signorina Plusse
    Claudio Capone: Georges Interligator
    Valerio Ruggeri: Tassista

In un fatiscente edificio, tra gli stravaganti condomini, ci sono i fratelli Robert e Roger Kube, dediti a fabbricare curiosi souvenir; l'isterica Aurore; la vogliosa Plusse; la famiglia Tapioca, i cui componenti (padre, madre, figli e nonna) sono sempre affamati; lo stralunato Potin, dedito all'allevamento di rane e lumache, la giovane violoncellista Julie con suo padre, il macellaio Clapet, un folle individuo intento ad accumulare mais e lenticchie avuti dai suoi clienti in cambio di carne umana. Vittima predestinata del macellaio è il candido Louison, un clown disoccupato che ha chiesto a questi vitto e alloggio in cambio di lavori di pulizia e manutenzione. Julie, innamoratasi di Louison, per salvarlo dal suo triste destino, trova aiuto in misteriosi trogloditi vegetariani, una genia di teppisti che vivono nel sottosuolo metropolitano, i quali sperano così di impossessarsi dei legumi del macellaio...

Premi: Delicatessen ha vinto il Premio César come miglior film, migliore sceneggiatura, miglior montaggio e migliore scenografia.


Recensione:

Il film è stato proiettato al Cineforum Fantafilm dell'amico Andrea "Jarok" Vaccaro il 10 maggio 2010. Per la verità mi è sembrata una pellicola un po' squallidina, che ha deluso le mie aspettative. All'epoca mi sono astenuto dal far notare questo al carissimo Andrea, che è sempre stato animato dalle migliori intenzioni e che è una persona deliziosa come un panino alla nutella. Il lavoro di Caro e Jeunet mi è parso informe, appena sbozzato da un pastone di caos. Il tema del cannibalismo vi è appena accennato e viene affrontato con la tecnica del sottinteso, dell'off-camera, quasi del "si fa ma non si dice", anziché essere mostrato in tutta la sua raggelante natura. L'unica sequenza in cui si mostra la macellazione di un uomo si rivela una fantasia onirica carica di isterismo, prodotta dalla mente febbrile della figlia del macellaio antropofago. Per giunta, durante la proiezione tale breve scena di sgozzamento non ha neppure raggiunto i miei nervi ottici, dato che ero sprofondato in un sonno non REM. Va infatti detto che ho visto la maggior parte delle sequenze mentre mi trovavo in stato comatoso per le libagioni eccessive di whisky e per la stanchezza accumulata da mesi, cosa che ha contribuito a creare in me un senso di profonda irritazione, come quando in un sonno inquieto si è tormentati da sogni pesanti e sovrapposti, in apparenza del tutto privi di significato, in cui emergono come rigurgiti acidi vecchi ricordi immersi in un pastone di vomito. In seguito, quando ho rivisto il film nella calma della mia dimora immersa nel buio della notte, mi sono potuto fare un'idea più precisa della pellicola.

Ambientato in una città perennemente notturna, come tipico di certo cinema francese, Delicatessen può essere ascritto al genere post-apocalittico. Per la verità, nulla di sa e si può dire sulla natura della catastrofe che si è abbattuta sulla Francia - e forse sul mondo intero - salvo un dato di fatto: a causa di questo sconvolgimento si è avuta una penuria cronica di generi alimentari. Ormai non esiste più un potere centrale, non vi sono più banche e nessuna zecca di Stato che batta moneta. Al posto del denaro si usano così i cereali: l'economia è tornata al Neolitico.


Trogloditi e Troglodisti

Durante l'intero corso del film si parla dei Trogloditi, i dissidenti vegetariani che conducono le loro squallide esistenze nelle fogne. Si tratta di dementi che tesaurizzano cereali in un ambiente fetido e umido, mangiandoli quando sono ben ammuffiti, tutti impregnati dai tanfi cloacali. Si nota subito un errore marchiano commesso dai traduttori. Il termine Trogloditi non è esatto. Il francese infatti ha Troglodistes, non Troglodytes. Non conoscendo bene la lingua, anziché coniare il grottesco ma logico neologismo Troglodisti, chi di dovere ha pensato che Troglodistes e Troglodytes fossero semplicemente sinonimi. In realtà i Troglodisti sono i seguaci del Troglodismo, una dottrina derivata dall'Anarco-Primitivismo che ha alcuni seguaci anche in Facebook. Ritenere un troglodista un semplice troglodita è un abuso linguistico: il neologismo ha un valore simbolico del tutto assente nella parola da cui è stato tratto. Per far capire meglio la questione, farò un esempio tratto dalle ceneri della Blogosfera. Esisteva in Splinder un blogger il cui nick era Cattomoderasta, che egli spiegava come "cattolico moderato entusiasta", orrida parola macedonia. Alcuni troll giocavano sull'assonanza tra entusiasta e pederasta, facendone nascere flames infiniti. Ecco, tra un troglodita e un troglodista c'è più o meno lo stesso rapporto che c'è tra un moderato e un moderasta. Detto questo, l'idea di accumulare legumi e granaglie quando si può disporre di proteine nobili mi pare come minimo anticonservativa. 

 

Il guitto a tre gambe 

Vero protagonista del film è Louison, il guitto biondiccio. La cosa non deve sorprendere: la Francia ha un'immensa stima dei guitti, cui attribuisce addirittura poteri taumaturgici e salvifici. Un tempo Louison era un clown di successo, che lavorava in coppia con il Dottor Livingstone, un grosso scimpanzé. Poi era venuta la Grande Carestia e le tenebre erano calate sulla Francia. Un gruppo di facinorosi aveva teso un agguato allo scimmione, uccidendolo, macellandolo e trasformandolo in un succulento stufato. Il compagno di Louison era stato avidamente manducato e di lui in breve erano rimasti soltanto alcuni mucchietti di feci. A causa di ciò, il guitto traumatizzato si era dato alla fuga, temendo di finire anche lui cucinato come spezzatino. Giunto dal macellaio Clapet, il fuggitivo si dimostra subito un abile factotum, capace persino di sostituire le lampadine fulminate. Questo Clapet è un mostruoso energumeno, un individuo colossale, sadico e violento, che medita di uccidere Louison per venderne la carne ai condòmini. La figlia del beccaio antropofago, Julie, ha invece un carattere gentile e sensibile. Si innamora così di Louison. Proprio quando si reca nella camera di lui, vi trova una sorpresa annichilente. Il guitto ha indossato un bizzarro costume priapico, consistente in pantaloni con tre gambe, tutte complete di scarpe buffonesche: così conciato balla allegramente con la concubina di Clapet, la matrigna ninfomane di Julie. Questa donna è una milfona affetta da una cistite cronica che le provoca l'impellente necessità della pressione martellante di un poderoso fallo sulla vescica - per questo si fa trapanare per ore dal suo bestiale compagno. Julie, che avrebbe voluto fare la segaiola di Louison, si ritira piangendo nel proprio alloggio, il cuore infranto. 
 

Nemesi di un energumeno 

Il proprietario della macelleria cannibalica, il mostruoso Clapet, è gelosissimo perché Julie vorrebbe diventare la ragazza di Louison. Agisce nel suo animo fosco un tipico meccanismo freudiano. La povera Julie, in quanto femmina generata dal suo sperma, è da lui vista come una fica aperta nel suo grande ventre, come una cavità femminile preternaturale. Così chiunque concupisca quella vulva ventrale è come se attentasse alla virilità del suo portatore, come se volesse possederlo carnalmente. In realtà non si tratta di una perversione esclusiva di pochi mostri come Clapet: è proprio ciò che accade in ogni uomo che abbia una figlia! I padri vedono le figlie come parti cave del proprio corpo, per questo si sentono fottuti come qualcuno le penetra! Tale è la furia di Clapet per questa triste condizione, che alla fine si ritorce contro di lui uccidendolo. A portarlo alla morte è proprio il coltello scenico di Louison, di cui si è impadronito: lo lancia contro il comico, credendo la lama un volgare temperino. Il punto è che quell'arma, conosciuta come l'Australiano, è come un boomerang. Una volta scagliato, torna al mittente. Essendo questi un bruto ignorante, viene còlto di sorpresa dal coltello prodigioso, che gli si pianta proprio in mezzo alla fronte. 


Macellazione di una suocera 

Decisamente surreale è l'episodio in cui un'anziana residente del condominio viene destinata ad essere macellata, perché sua figlia e suo genero non possono più occcuparsi di lei. Così Clapet fa delle sue membra eduli un pacchetto di carne che consegna di persona ai parenti, proprio al banco della macelleria. Un ben triste destino per una suocera! Quasi una sottile e ironica vendetta contro un oggetto di odio universale. Gli esiti di questa trovata sono notevoli. Sembra valere una legge inderogabile: quando qualcuno viene macellato, una parte della carne appartiene ai suoi congiunti più stretti. Accade persino che un uomo, costretto all'amputazione di una gamba, si è ritrovato con un macabro fagotto di carne avvolto in carta da giornale. Che dire? Questa è l'essenza della black comedy francese. 


Epilogo 

Finito l'incubo della macelleria Delicatessen, centro di irradiazione del cannibalismo, il guitto e Julie escono alla luce del sole, che a quanto pare è spuntato per la prima volta dopo anni di opprimenti tenebre celesti. I due innamorati mostrano al mondo la loro gioia, lei suona un violoncello, lui maneggia uno strumento ben più inconsueto: una sega musicale. In pratica è una comune sega da falegname, che produce suoni striduli quando viene pizzicata con un archetto. Un finale denso di simbolismi erotici. Cos'è il violoncello se non una vulva? Cos'è la lunga sega flessibile se non un grosso fallo svettante? 

Effetto boomerang! 

Le parole si comportano spesso come l'Australiano, il coltello-boomerang di Louison: da una lingua passano ad un'altra, che le prende a prestito, le modifica, le adatta al proprio sistema fonetico, le digerisce, le assimila profondamente, ne rielabora la semantica, poi le rigurgita, così questi prodotti modificati, qualche volta quasi irriconoscibili, ritornano alla lingua di partenza. Con buona pace dei puristi, le lingue non hanno anticorpi lessicali, né sono soggette a devastanti reazioni autoimmuni: assorbono tutto come spugne, anche le proprie feci. In buona sostanza questo fato è capitato alla parola francese délicatesse "delicatezza", da délicat "delicato" (anche in senso gastronomico). È stata presa a prestito dal tedesco come Delikatesse, col regolare plurale Delikatessen. Dal tedesco la parola è giunta negli Stati Uniti d'America, dove è stata resa popolare dai negozianti ashkenaziti. Dall'inglese americano è stata quindi importata in molte altre lingue, tra le quali anche il francese. Il significato più comune è attualmente quello di "negozio dove sono vendute leccornie".