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sabato 26 dicembre 2015

ANCORA SULLA LINGUA AQUITANA

Proseguiamo la nostra analisi di antroponimi e teonimi della lingua parlata dagli Aquitani e dai Vascones, iniziata con una descrizione delle principali radici e di alcuni morfemi.

ABI- "proprio; proprietà"
    basco nerabe 'servo' < 'mia proprietà'
Compare in due composti: 

    ABISUNHARI (dat. lat.) "il proprio olmo"
   ABISUNSONIS (gen. lat.) "la propria fibra" 
  Il primo antroponimo è attestato in un'iscrizione di Lerga, il secondo in un'iscrizione di
Ízcue. La voce SUNHAR, che si trova in basco come zunhar, zumar, etc., sarà un composto di zur "legno" e di ar "maschio": alla lettera "albero maschio". L'elemento suns- sembra formato dalla stessa radice di sunhar, ma con diverso suffisso. In basco attuale è zuntz, che significa "fibra". Evidentemente in origine il significato doveva essere "fibra di legno".
   Possiamo fornire un vocabolo basco formato in modo simile agli antroponimi di cui sopra:
abaritz 'quercia coccifera'
   In aquitano la parola sarebbe *ABIHARIX- "quercia coccifera" < ABI- + ARIX-. Lo slittamento è stato "propria quercia" > "vera quercia"

   Anche in iberico esiste un simile elemento. Abbiamo infatti attestata la parola abiner in un'iscrizione bilingue (Caminreal), e la sua traduzione è il latino servus. Vediamo che iberico abiner "servo" corrisponde a basco ner(h)abe "servo" < *neure-(h)abe.
   L'esistenza degli antroponimi ispanici Abinericus e Abinnericus non nega affatto questa traduzione: sarebbe come dire che in latino la parola servus non può indicare lo schiavo perché esiste l'antroponimo Servius. È così confutato l'articolo di Moncunill e Velaza sull'argomento. 
   L'elemento in questione non va confuso con il quasi omofono basco habe "palo, trave", che deriva da un precedente *kabe (cfr. abar "ramo"-kabar) e che avrebbe k- anche in iberico.

AGEIO- "apparenza, aspetto"
   basco agi 'apparenza'
La parola è formata dalla stessa base di AGIR- "appariscente", basco ageri "manifesto".

ARHE "coraggio" < "fegato" 
   basco arhi 'fegato'
Teonimo maschile: ARHE D[EO] [OPT]IM[O] (Lombez). Evidentemente un dio della guerra.

BARHOS- "recinto (di alberi, sterpi, etc.)"
   basco berho, berro 'terra lavorata; recinto vegetale'  
   sardo (neolatino) barrasone 'setto di sterpi' < paleosardo
Attestato con la desinenza latina del genitivo: BARHOSIS (CIL 13, 39).

BEGI "occhio; guardiano" 
   basco begi 'occhio'
   iberico biki(r) /'bigi(ṛ)/ 'occhio; guardiano'
Attestato nel teonimo LACUBEGI in un'iscrizione di Uxue. Si tratta di una divinità degli Inferi che corrisponde ad Ade. È, alla lettera, il Guardiano delle Parvenze.

BELLAIS- "cornacchia"
   basco bele, bela 'cornacchia'
Attestato come genitivo: BELLAISIS (CIL 13, 53). L'uso di una consonante liquida doppia è eccezionale, ma è ben confermato dall'immagine della stele: la trascrizione *BELAISIS non è fondata. Non è chiaro il suffisso -IS-. La stessa radice è attestata come BELHEIO- in BELHEIORIGIS (gen.).  

BEREXE "se stessa"
   basco bere 'egli; ella'
Attestato come antroponimo femminile: BEREXE SEMBI FILIA (Gorrochategui, 2003). L'iscrizione, contenente materiale onomastico aquitano, è stata trovata a Hagenbach, in Germania, assieme a numerose altre, segno che una comunità intera era stata deportata. 

BORROCO- "lottatore"
   basco borroka 'lotta, battaglia'
Antroponimo attestato con desinenza latina del genitivo: BORROCONIS (CIL 13, 30). Il suffisso non è chiaro, potrebbe trattarsi di un'influenza latina o celtica. Le proposte etimologiche dei vasconisti citate nel dizionario di Agud e Tovar per la voce borroka appaiono inconsistenti. 

CALIXSO- "chicco di grano"
   basco gari 'grano' < *gali
   iberico kalir 'grano'
   paleosardo GALILLENSES (etnon.)
Attestato come antroponimo con desinenza di genitivo latino: CALIXSONIS (CIL 13, 54).

EDER- "bello" 
   basco eder 'bello'
Attestato con un suffisso diminutivo onomastico: FABIA EDERETTA (CIL II 2976).

GERE- "roccia" 
   iberico keŕe 'pietra, roccia'
   basco gerenda 'roccia' < iberico
   paleosardo KERE 'pietra, roccia'
Teonimo maschile. Compare con un suffisso -X-, come dativo lat. SUTUGIO GEREXO (CIL 13, 164), che allude di certo al culto di un dio della pietra del focolare (vedi SUTUGIO).  
Dall'iberico è giunta in basco la voce gerenda "roccia".  Evidentemente questa radice esisteva anche in aquitano, come provato dall'onomastica.

LACU- "parvenza, somiglianza"
   basco lako 'somigliante a'
Il termine, documentato nel teonimo LACUBEGI (vedi sopra). Si noterò che in iberico si ha un simile antroponimo, ma con l'ordine dei membri invertito: bikilako /bigi'lako/. Difficile credere che tra le due forme non esista alcun nesso. 

ODOX- "cane maschio" :
    basco (h)or 'cane' + -dots (variante di -ots)
Attestato con desinenza latina del dativo: ODOXO (CIL 13, 268; CIL 13, 11011). Notare l'assenza di aspirazione nella forma aquitana. Questo composto non si è preservato in basco.  

ORCO-, ORGO- "fonte, scaturigine"
    basco: -
    paleosardo: ORGA, ORGO- 'fonte, scaturigine'
Documentati in
ORGOANNO (CIL 13, 80), ORCOTARRIS (CIL 13, 342), ORCUARI (CIL 13, 461) e ORGOT(I) (Epigraphische Datenbank Heidelberg HD016958). È notevole questa testimonianza di una radice scomparsa in basco e conservatasi in Sardegna.

SONBERABON- "crema, formaggio molle"  
    basco zenbera 'formaggio molle'
Attestato con desinenza di genitivo latino nell'antroponimo SONBERABONIS (CIL 13, 157).
In basco troviamo forme estese come zenberauen (ant. basso navarrese) e zendereben (alto navarrese) < *zenbereben con dissimilazione. In latino ca:seus "formaggio" poteva usarsi nell'idiomatica per indicare una persona amabile (in Plauto abbiamo dulciculus caseus e meus molliculus caseus). È possibile che in aquitano si usasse un'idiomatica simile. 

SUTUGI- "focolare"
    basco su 'fuoco' + tegi 'luogo'
Attestato come dativo con la desinenza latina: SUTUGIO (CIL 13, 164 e altre).  

Numerosi sono i prestiti indoeuropei, non necessariamente celtici. 

ABEL(L)IO(N)N- "dio delle mele" 
  < IE precelt.
Attestato al dativo: ABELLIONNI, ABELIONI, ABELIONO, etc. (es. CIL 13, 337). Il nome, corrispondente del celtico *aball- "mela": tardo gallico avallo "mele" (Glossario di Vienne), antico irlandese ubull "mela", gallese afal /'aval/ "mela"). Doveva avere un profondo significato religioso, come dimostrato dal mito britannico della Terra di Avalon.

ALARDOS(S)- "cervo maschio" 
  < IE precelt.
La radice ALAR- si trova attestata con l'aggiunta dell'elemento -DOS(S)-, che significa "maschio" (con numerose varianti). Si trova come dativo ALARDOSSI (CIL 13, 48) o ALARDOSTO DEO (CIL 13, 313). Si vede che il prestito è avvenuto da una forma antica di lingua indoeuropea, dell'ondata "idronimica" che ha la vocale /a/ dove le lingue IE occidentali storiche hanno invece /o/.

BORIENN- "sommo" 
  < IE precelt. gwer- 'montagna'
Attestato come dativo: BORIENNO DEO (CIL 13, 301). Corrisponde alle forme teonimiche lusitane Bora e Borea segnalatemi da Octavià Alexandre. Chiaramente -ENN- è il suffisso superlativo. Questa radice non ha lasciato superstiti in basco.

BORTO- "alto"
   < IE precelt.
Attestato come BORTUS e BORTOSSUS, con desinenza latina (Gorrochategui, 1984). È ben possibile che sia un prestito IE preceltico < *bhorkto-, adottato come *BORTO e parallelo al successivo vocabolo basco bortitz "violento", che proviene dal parente latino fortis.
Un falsi parente è basco bort "bastardo" (cfr. catalano, prov. bord < lat. burdu(m) "mulo", di origine iberica). 

DUSANHAR- "animale maschio" 
Attestato con l'uscita del genitivo latino in -isDUSANHARIS (Sofuentes).
Ritengo che contenga -HAR "maschio" (basco ar 'maschio'): anche se sarebbe preferibile un esito in -HARRIS, non mancano casi di rotica forte trascritta con una semplice -r-. La radice DUSAN- deve essere un prestito. Potrebbe provenire da IE *dhwes- "fumo", gallico *dusios "demone" (attestato come glossa lat. dusius). Compare anche nel basco tusuri "bestia", che però mostra una consonante sorda. Nel qual caso potrebbe significare "animale maschio" o "demonio maschio". Tuttavia la morfologia è abbastanza incerta. 

MONS- "elevato"  
   < IE precelt.
Latinizzato in MONSUS (CIL 13, 301). La radice si trova nel latino mo:ns e nel celtico *monios > gallese mynydd "monte".

OLON- "cervo"
   basco orein 'cervo' < *oleni
   < IE precelt.
La radice è attestata nel toponimo OLONTIGI. La base non è attestata in questa forma in celtico. 

-PENN- "importante; potente"
   basco: ben 'serio; importante', men 'potente' 
Attestato con una desinenza del genitivo latino nell'antroponimo SENIPENNIS (CIL 13, 125), se la lettura verrà confermata, come appare probabile. La forma di base deve essere stata *BENN-: il trattamento fonetico è analogo a quello di BONN- "buono" in SENIPONNIS. Pare un antico prestito dal gallico *penno- "testa", se si ammettesse uno slittamento semantico da "testa" a "capo", quindi a "importante; potente". In ogni caso non mi risulta che nelle lingue celtiche note tale slittamento abbia avuto luogo. 

SEND- "forte, robusto" 
   basco sendo 'robusto'
Attestato come genitivo con suffisso latino: SENDI (CIL 13, 2). A parer mio l'attestazione aquitana confuta l'etimologia della parola basca dal latino exemptus, anche se le varianti sentho (zuberoano) e sento, sonto (roncalese) rimangono problematiche. Esiste la possibilità che la voce sia di origine IE preceltica, parallela a gotico swinþs "forte", e che -nd- sia un esempio precoce di sonorizzazione.
Il lemma basco sendor "catasta di legna" non è adatto a spiegare l'antroponimo aquitano.

Abbiamo fatto grandi progressi nella comprensione degli antroponimi e dei teonimi aquitani, ma vi sono ancora voci che resistono ad ogni tentativo di spiegazione o che in ogni caso si presentano troppo incerte. Eccone una lista: 

ACAN 
Antroponimo, attestato come dedicante di una stele (CIL 13, 130) al dio XUBAN (vedi sotto). Alcuni leggono AGAN, ma dall'immagine della stele questa lettura non mi sembra giustificata. Potrebbe provenire da una lingua sconosciuta e non aquitana. 

ACCATEN
Attestato come nominativo non marcato (CIL 13, 555). Mostra un suffisso accrescitivo, ma la radice permane oscura.

ARSERR-
Attestato con desinenza latina del genitivo: ARSERRIS (CIL 13, 95). Se AR- potrebbe essere la parola per "maschio", anche se in aquitano è HAR- quando ricorre come primo membro di un composto, -SERR- è decisamente enigmatico. Altrimenti è possibile dividere ARS- + ERR-, ma si noterà che in aquitano HARS- "orso" ha l'aspirazione iniziale come in basco hartz id. 

ARSILUNN-
Attestato con desinenza latina del dativo: DEO ARSILUNNO (Argein). È chiaramente formato con ILUNN- "scuro", ma il primo membro del composto è problematico. 

CAHENNA
Antroponimo femminile (ILTG 136, Lasséran). Forse da connettersi con le oscure forme basche kaheka (basso navarrese) e kahaka (zuberoano) "gufo femmina". In ultima istanza potrebbe essere parente del gallico *cavannos "gufo" (attestato come glossa lat. cavannus), se l'aspirazione può essere un separatore iatale nato dalla scomparsa del celtico /w/.

CUNDUESE-
Attestato come dativo CUNDUESE-NI (CIL 13, 125), è un femminile, formato con il noto suffisso -SE. La base tuttavia rimane oscurissima. 

DAHO
Attestato come dativo: DAHO DEO (CIL 13, 87). A rigor di logica deve trattarsi di un prestito, come provato dalla consonante iniziale. Potrebbe essere un termine celtico col senso di "fuoco" o di "ardente" (< *da:w-), se l'aspirazione è un separatore iatale derivato dalla scomparsa di un antico /w/

DERRO
Antroponimo maschile oscurissimo (CIL 13, 30). Data l'iniziale, deve trattarsi di un prestito. Non sembra che possa essere un celtismo. 

ELIAMAR
Antroponimo oscurissimo, che ricorre assieme a USOCAR (Sacaze n. 355, vedi sotto). Non sembrano esserci paralleli in alcuna lingua conosciuta. 

EBERR-
Teonimo maschile attestato con desinenza di dativo latino: DEO EBERRI (ILTG 53, Gensac-de-Boulogne). Potrebbe significare "cinghiale" ed essere un prestito da una forma di indoeuropeo preceltico.

ER(R)IAPE
Teonimo maschile attestato in numerose iscrizioni trovate a Saint-Béat: DEO ERIAPE, DEO ERRIAPE. Anche con desinenza latina del dativo: DEO ERIAPO, ERRIAPO DEO, ma anche ERIAPPO. Non mi è chiaro se possa andare con la radice ERRE- "ardere" presente in ERRENSAE (dat.); la frequenza di forme con -R- semplice mi fa propendere per il no.  

FAFIER-
Attestato come genitivo con suffisso latino: HAHANTEN FAFIERI UXOR (CIL 13, 173). Non ha l'aria di essere un nome aquitano, per via della presenza della fricativa /f/. Non è tuttavia facile fare un'ipotesi sulla sua natura. Non può neppure essere un celtismo.

GELAIS 
Oscuro sia a livello di radice che di morfologia (Sacaze n. 303). Si può soltanto dire che è improbabile che -IS sia una desinenza latina del genitivo: in genere questa si aggiunge a un tema in vocale come -N-IS, e un simile uso è notato anche in antroponimi paleosardi. Più plausibile quindi che GELAIS non sia analizzabile.

HARAUSON-, HAROUSONN- 
Attestato come dativo: HARAUSONI (CIL 13, 78) e HAROUSONNI (Sacaze n. 199). L'aspetto e la variante in -ou- farebbero pensare a un prestito gallico, ma potrebbe ben trattarsi di una suggestione ingannevole, vista anche la presenza di un'aspirata iniziale - a meno che non sia un residuo di un'antica *p- scomparsa. Non credo che possa essere una variante di HERAUS- "cinghiale"

HARONTARR- 
Attestato al genitivo con suffisso latino: HARONTARRIS (CIL 13, 289). La radice potrebbe essere una variante di NAR(H)UN-, NARHON- "nobiltà", ma la cosa non è del tutto certa, così includo l'antroponimo in questa sezione.  

HOTARR-
Attestato con suffisso latino del genitivo: HOTARRIS (CIL 13, 267). Non è affatto certo che sia una variante di HONTHARR- (CIL 13, 306). Una radice *HO- indipendente risulta tuttavia incomprensibile. Se invece fosse una semplice varante di HON- "piede; colle" (basco oin 'piede'), si dovrebbe rilevare una netta divergenza dal trattamento di questa radice in basco.

HUNNU
Nome maschile, del tutto incomprensibile (CIL 13, 334). Si fa notare che la morfologia è del tutto isolata. Potrebbe essere un antroponimo di una popolazione di lingua sconosciuta e non aquitana.

ISCI-
Documentato come teonimo con un suffisso diminutivo: ISCITTO DEO (CIL 13, 00335). Non mi paiono convincenti paralleli le forme basche iski "affanno, ansia" e iski, izki "leggero, insignificante".

ITTI-
Attestato con un suffisso diminutivo, al genitivo: ITTIXONIS (CIL 13, 17). La radice compare anche in paleosardo, ad esempio nel toponimo ÍTTIRI, ma non ho ancora trovato una spiegazione soddisfacene. Non ho trovato esiti baschi documentati.

LAHE
Teonimo femminile: LAHE DEAE (CIL 13, 143). Navighiamo in alto mare, senza la benché minima idea di possibili paralleli. Nonostante l'aspetto fonetico perfettamente compatibile con la fonotattica protobasca, non ho trovato esiti baschi documentati.

LESURIDANTAR-
Attestato come patronimico con la desinenza latina del genitivo: LESURIDANTARIS (CIL II 2900). La formazione è enigmatica.
 

LEXEIA
Nome femminile (CIL 13, 64). La base, LEX- è oscura. La formazione femminile in -EIA è presente anche in altri casi (BELEXEIA, etc.). Un'iscrizione trovata a Lès (Valle d'Aran), che riporta un dativo LEXI DEO è a quanto pare opera di un falsario. 

ODANN-
L'antroponimo potrebbe essere formato dal corrispondente del basco (h)or "cane" e dalla voce DANN- "guardiano", che si trova anche in celtico. Tuttavia la formazione appare decisamente singolare e non sono affatto certo che questa analisi sia attendibile, così includo la voce in questa sezione. 

OSCITAR-
Attestato come genitivo: OSCITARIS (ILTG 138). Con ogni probabilità deriva da un toponimo, col tipico suffisso -TAR.
 

PIANDOSSONN-
Attestato come genitivo con suffisso latino: PIANDOSSONNII FILIUS (CIL 13, 124). Se è chiaro che si tratta di un composto di ANDOSS-, il primo membro del composto è incomprensibile e incompatibile con la fonotattica protobasca. 

SERHUHOR-
Attestato con l'uscita del genitivo latino in -is: SERHUHORIS (Hispania Epigraphica 16131).
Ritengo che contenga -HOR "cane" (basco (h)or 'cane'), già visto in ODOX- e sospettato in ODANN-, ma la prima parte del composto è a dir poco enigmatica. La -r- debole della parola basca sarebbe perfettamente in linea con l'attestazione aquitana.

SEXSARBOR-
Potrebbe essere interpretato come latino SEX ARBORES, e in effetti si trova un dativo plurale SEX ARBORIBUS (CIL 13, 129). Tuttavia la presenza della forma singolare SEXSARBORI DEO (CIL 13, 132), oltre alla grafia -XS-, invita a rinunciare all'identificazione.

SIHAR-
Attestato con desinenza latina di genitivo: SIHARI FILIUS (Saint-Aventin).

SIRICCO-
Attestato al dativo: SIRICCONI F(ILIO) (CIL 13, 265), Naturalmente non può avere nulla a che fare con basco ziriko "seta", che è dal latino sericu(m). Non può neanche essere connesso con basco zirin "escrementi di uccelli", per ovvi motivi semantici.

SOMENAR-
Attestato come genitivo SOMENARIS (Sacaze n. 403)
.

ULOHOX-
Attestato come genitivo ULOHOXIS (CIL 13, 334) e come dativo ULOHOXO (CIL 13, 170). C'è anche una variante ULOHOSSII (ILTG 136, Lasséran). Direi che a giudicare dal suffissoide -HOX- "maschio" deve essere il nome di un animale, soltanto che non è chiara la radice ULO-. Potrebbe essere connessa a basco urubi "allocco" < *ulubi, ma questo è ben lungi dall'essere certo. 

ULUCIRR-
Formato dalla stessa base di ULOHOX- (vedi sopra): in un'iscrizione (CIL 13, 00170) si trova ULOHOXO ULUCIRRIS. Questa constatazione tuttavia non è di grande aiuto. 

USOCAR
Attestato in un ex voto nella formula onomastica ELIAMAR USOCAR (Sacaze n. 355). Non sembrano esserci paralleli in alcuna lingua nota.

XUBAN
Un teonimo enigmatico (CIL 13, 130). Potrebbe provenire dalla lingua di una popolazione sconosciuta e non aquitana.

Occorre infine menzionare il fatto che esistono numerosi falsi teonimi pirenaici, ad esempio ARAM, ARMASTON, ISORNAUS, NARDOSION, TEIXONOX, TEOTAN-. Alcuni sono dovuti a cattive letture, altri a falsificazioni consapevoli. Tra questi falsi, ne discutiamo uno particolarmente interessante.

HELIOUCMOUN- 
Attestato al dativo in un ex voto che sarebbe stato trovato a Martres-Tolosane: HELIOUCMOUNI DEO (Du Mège, 1814). Oggi è ritenuto un falso coniato dallo stesso Du Mège, e il monumento su cui l'iscrizione sarebbe stata incisa non si trova da nessuna parte. Il teonimo era stato costruito, non senza ingegno, come un nome preso a prestito dal greco, traducibile con "Cammino del Sole". L'intenzione dell'autore era di produrre un termine della religione dei Druidi.

venerdì 25 dicembre 2015

ALCUNE NOTE SULL'ETIMOLOGIA DI BASCO ABERE 'ANIMALE' E ABERATS 'RICCO'

Il vocabolo basco aberats "ricco" è formato da abere, che attualmente ha il significato di "grande animale domestico", tramite il suffisso -tsu che marca l'abbondanza. Questa è la trafila dei mutamenti: aberats < *aberatsu < *aberetsu. Se supponiamo che abere < lat. habe:re avesse l'originario senso di "proprietà, possesso", ben attestato nella Romània, non sarebbe necessario alcuno slittamento semantico per spiegare aberats. Così *aberetsu "che ha molti averi" si sarebbe sviluppato direttamente nel basco aberats "ricco".

Nel database di Sergei Starostin, il prof. John Bengtson afferma che lo slittamento semantico dal latino habe:re "avere" al basco abere "animale" sarebbe contorto, e suggerisce un'etimologia nord-caucasica:

«Cf. PNC*bü̆ɫV 'horned animal'. The variant abel- appears in compounds such as abel-buru 'head of cattle'. Michelena (1961) derives this word from Lat. habere, though the semantic derivation is tortuous ('to have' > 'possession' > 'animal'), and internal reconstruction brings us to *a(=)bele, phonetically and semantically a straightforward match with PSC *bVɫV.»

Tuttavia noi possiamo notare queste evidenze:

1) Lo slittamento in questione è molto comune in società pastorali;
2) Esistono buoni esempi di simili slittamenti in nomi del bestiame, come il castigliano ganado "bestiame" da ganar "guadagnare", e analogamente il portoghese gado < *ganado
3) Nelle lingue romanze sono ben documentati termini derivanti dal latino habe:re come protoforma produttiva. Riguardo a queste denominazioni del bestiame e di animali, q
uesto è riportato sul dizionario etimologico di Manuel Agud e Antonio Tovar alla voce ABERE:

«Parece estar fuera de duda que es el lat. habere en la acepción sustantivada de 'hacienda', 'bienes', que se halla en lenguas románicas (esp., prov., fr. etc.: Luchaire Origenes 45, Sch. ZRPh 27, 625, Mich. FHV 226 y FLV 17, 193, FEW 4, 364), y más específicamente con la acepción de 'bienes en ganado'. (Cf. lat. pecus / pecunia, esp. ganar / ganado : Corominas 2, 655): haberío, abrío significa 'mula' en Aragón y Ribera de Navarra, 'asno' en Soria, averío en Murcia 'bestias para el trabajo agriesto', en Segovia 'ganado', en Cataluña avería 'cabeza de ganado mayor', en gall. haber 'res vacuna' (GDiego RFE 8, 411 Y Corominas 2, 859 y 655) prov. aver 'animales, rebaño' (con el cual lo relaciona Mich. 1. c.); norm. aver 'animales'; lyon. avair 'enjambre de abejas'; cat. aviram, que ha sido aproximado a avería 'bétail' (Rohlfs Gaseon 63 y RIEV 24, 336; REW 3958) (Corominas 10 da como cruce de los sinónimos aviam (< auiamen) con averza (de habere).»

Come sopra riportato, l'altra obiezione di Bengtson è che abere dà nei composti abel-, e che questo punterebbe a una protoforma *abele. Anch'io sono stato sedotto da simili considerazioni, al punto che ero giunto ad affermare in modo indipendente già anni prima che il lavoro di Bengtson fosse pubblicato. Questo argomento, condiviso con l'amico Octavià Alexandre, ha nel frattempo fatto strada: anche António Marques de Faria nella pubblicazione digitale Crónica de onomástica paleo-hispânica (in portoghese) ha scritto quanto segue:

«Em relação a abel, não podemos deixar de notar que, em contraposição à tradicional etimologia latina unanimemente prescrita para o basco abere ‘animal’, ‘gado’, assente no lat. habere (DEV I, pp. 282–283), foi, em data recente, sugerido por Octavià Alexandre que “el vasco abere supone un pre‑vasco *abele, como muestran la forma combinatoria abel‑ y las inscripciones aquitanas e ibericas”» 


Tuttavia a distanza di anni, dopo aver lasciato sedimentare i miei studi sulla lingua Euskara, mi rendo conto che l'idea di una protoforma *abele è abbastanza inverosimile. Ho riflettuto a lungo non solo sui paralleli romanzi della parola basca, troppo diffusi e differenziati per essere prestiti, ma anche sul fatto che in basco esistono esempi di -l- derivata da -r- in composti formati a partire da alcuni significativi prestiti dal latino:

amore "amore" : amol-tsu "docile, amabile"  
    < lat. amo:re(m) 
zamari "cavallo" : zamal-dun "cavaliere"  

    < lat. sagma:riu(m)

Sarebbe assurdo separare basco amore dal latino amo:re(m) ricostruendo un fantomatico *anbole, o separare zamari da sagma:riu(m) ricostruendo *zanbali: è evidente che a dispetto di -l-, le protoforme sono latine e hanno -r-

Potrebbe trattarsi di residui di un fenomeno affine alla lisca di Livorno, una singolare pronuncia che trasforma -r- e -s- davanti a consonante in -l-, per cui Livorno diventa Livolno. L'origine di questa "lisca" in basco potrebbe però anche essere analogica e formata a partire da importanti parole native, come ad esempio gari "grano", che realmente deriva da *gali e che dà composti come galbae "setaccio per il grano", galburu "spiga di grano", galsoro "campo di grano", galtzuri "grano duro"

Così per analogia con zamari, è accaduto che abere ha dato forme in abel-. In origine doveva essere *aberdun (notiamo che tra l'altro un aberedun è documentato), poi la variante abeldun è prevalsa.

Le forme iberiche e aquitane assonanti con abel-, hanno a parer mio una differente origine, che riconduco a un indoeuropeo preceltico *abell- "frutto, mela", affine al celtico *aball- "mela", in ultima analisi da IE *abel-, di origine sconosciuta. Di questo avremo modo di parlare in seguito.

venerdì 20 novembre 2015

LA MISTERIOSA LINGUA IBERICA: PROPOSTE DI INTERPRETAZIONE DEI FORMANTI ANTROPONIMICI

Quando la scrittura sillabica degli Iberi è stata decifrata e si è stati in grado di leggere con sicurezza i molti testi nella loro lingua, è emerso un fatto abbastanza sorprendente: l'Euskara si è rivelato inutile nella comprensione dell'iberico. Le molte "traduzioni magiche" raffazzonate da dilettanti sulla base di assonanze si sono dimostrate ridicole, oltre che piene zeppe di anacronismi. Tuttavia anche la ricostruzione della protolingua basca non ha migliorato di molto lo stato delle cose: neanche la forma antica dell'Euskara pare di grande aiuto. Basco e iberico non sono parenti prossimi. A parer mio, tuttavia, la parentela, anche se meno stretta di quanto pensato, sussiste. Non è rilevabile se non dopo attenti studi e numerosi tentativi fallimentari, per diverse ragioni. Quando due lingue hanno strutture fonetiche simile e relativamente semplici, sono possibili falsi parenti e identificazioni ingannevoli. 

Allego un elenco di radici usate come membri di nomi propri di persona attestati nelle iscrizioni. Siccome nella scrittura non duale non si distinguono le occlusive sorde dalle sonore (si scrive k per /k/ e per /g/; t per /t/ e /d/) ho fornito la trascrizione fonetica più plausibile dei morfi.

Con /ṛ/ indico una rotica diversa da quella vibratile, trascritta invece con /r/. È possibile che questa /ṛ/ fosse un suono retroflesso, come suggerito da Rodríguez Ramos; sembra improbabile che fosse uvulare. Le trascrizioni di nomi latini e celtici provano che la corrispondenza tra lettere e suoni è la seguente: r /ṛ/ contro ŕ /r/ o /rr/.

Per quanto riguarda le sibilanti, le trascrizioni di nomi celtici provano che ś è la sibilante semplice, mentre s è l'affricata /ts/. Sia /s/ che /ts/ possono occorrere in inizio parola. Non dispongo di evidenze di un'opposizione tra sibilante apicale (basco s) e sibilante laminale (basco z). Una situazione che non somiglia molto a quella dell'Euskara. 

A differenza di quanto accade in basco, l'aggettivo non sempre segue il sostantivo a cui si riferisce.  

1) abaŕ /'abar/ "confine" 
   basco amai 'limite, confine'
Falsi parenti: basco abar 'ramo', che suona allo stesso modo ma ha origine e significato del tutto dissimili.

Attestazioni: abaŕeskeŕ, abaŕtanban, abaŕtaŕ-ike (dativo) 

2) aibe /'aibe/ "splendore" < celt.
Attestazioni: aibekeŕen, aibeloŕ-ar (genitivo), aibeŕon, uśtaibi

3) ailur /'ailuṛ/ "immenso"
   basco ailur 'immenso; mostruoso'
La parola basca non sembra nativa e non ha etimologia nota. Le proposte fatte per spiegarla sono ridicole. Ipotizzo che si tratti di un prestito dall'iberico.
Attestazioni: ailur, uŕkaŕailur

4) aitu, aiduŕ /'aidu, 'aidur/ "fuoco, ardore" < celt. 
  basco aidur 'perverso' 
 
La parola basca, confusa dai vasconisti con andur 'vile', sembra un prestito dall'iberico, con uno slittamento semantico di questo genere: 'ardente' > 'libidinoso' > 'perverso'.
Attestazioni: aitikeltun, aituaŕki-ku (agentivo), aituatiboŕ, aitulaku, aituŕkin, aitutiker-ka (ergativo)

5) aiun /'ajun/ "eterno" < celt.
La strana struttura della radice, decisamente inconsueta, depone a favore del prestito dal celtiberico. 
Attestazioni: aiunatin-en (genitivo), aiuneskeŕ, aiunikaltuŕ, aiunortin-ika (ergativo),
aiunortin-iku (agentivo)

6) aker, akir /'ageṛ, 'agiṛ/ "appariscente" 
   basco ageri 'appariscente'
Falsi parenti: Non ha nulla a che fare con basco aker 'caprone', che ha /k/ e la rotica finale forte.
Attestazioni:  AGERDO, AGERNO, akerbikir, akirtibaś-batir, akirtiki

7) aloŕ /'allor/ "seminatore, agricoltore"  
  basco alor 'campo seminato'
La radice è a parer mio comune al basco ale 'grano; seme' < *aLe, ma la semantica è un po' diversa: il suffisso -or marca in basco un oggetto concreto e in iberico un agentivo. Traduce il latino Agricola.
Attestazioni: ALLORCUS, aloŕbeŕi, aloŕiltun, aloŕtikis, alostibaś, alotikeŕ-ei (dativo)

8) an- /an-/ "grande" (prefisso accrescitivo)
   basco handi, haundi 'grande'
Attestazioni: anbels, anḿbeŕ-ai (dativo), antalskar 

9) anai "fratello" 
  basco anai, anei 'fratello' < *aNaia
Attestazioni: anaiośar-en (genitivo) 

10) anaŕ /'anar/ "potente, forte" 
  
basco ahal 'potenza, forza' < *anaL < *na-naL- 
Falsi parenti: Non ha nulla a che fare con protobasco *anaR "verme"
Attestazioni: kaisuranaŕ-ika (ergativo), LUSPANAR

11) aŕan, aŕam /'arran, 'arrã/ "aquila"
        < IE pre-celt.
   basco arrano 'aquila'
Attestazioni: aŕamtaŕsu, ARRANES 

12) aŕki /'argi/ "splendore; splendente"
       < IE pre-celt.
    basco argi 'luce'
Nelle iscrizioni duali è scritto aŕgi.  
Attestazioni: aŕkaibe[, aŕkisosin, aŕkisosin-ka (ergativo), aŕkiteibas-e (genitivo), aŕkitibaś-ar (genitivo),  aŕkitiker

13) aŕs /arts/ "orso" < IE precelt.
   basco hartz 'orso'
Da non confondersi con l'omofono aŕs "fortezza, castello".
Attestazioni: aŕsbin, aŕsbikis-ku (agentivo), aŕskon-ḿi (ḿi = io sono)

14) asai /'atsai/ "fusto; fallo eretto" 
  basco
aza 'cavolo' < *fusto
Falsi parenti: basco
azai 'beccaccia'. Il termine azai deriva da un esito protoromanzo del latino acceia(m), di origine preindoeuropea. Esiste anche la forma akai, presa a prestito dal latino in epoca antica, prima che la velare si palatalizzasse.
Attestazioni:
OASAI, SOSINASAE 

15) ata /'atta/ "padre"
  
atan /'attan/ "parente paterno"
  
basco
aita 'padre' < *atta
Attestazioni: atabels, atabeŕ-ai (dativo), 
ATANSCER   

16) atin /'adin/ "coetaneo, compagno"
   
basco adin 'età'
Nelle iscrizioni duali è scritto adin.   
Attestazioni: atinbelauŕ, atinbin,  atin-e (dativo), atinkeŕe, BAESADIN, BALCIADIN, ikeatin

17) aunin, iaunin /'aunin, 'jaunin/ "signora" 
  basco jaun 'signore' 
Attestazioni:
BASTOGAUNIN, GALDURIAUNIN, SOCEDEIAUNIN, UNIAUNIN 

18) auŕ /aur/ "bambino" 
   basco
haur 'bambino'
Compare sempre come primo membro di composti. La parola basca potrebbe essere un prestito dall'iberico.
Attestazioni: auŕbimbatir, auŕbiuŕ

19) baiser /'baitseṛ/ "bosco"; "selvaggio" 
   basco: baso 'bosco', basa 'bosco; selvaggio'
Attestazioni: baisebilos, baiseltun-e (dativo), baisenios, beleśbaiser

20) balaŕ /'balar/ "ladro; avido" 
Ci è noto tramite una glossa che Balari significa "predoni". Attestazioni: balakertaŕ, tortonbalaŕ 

21) balke /'balke/ "forte; strenuo" < celt.
Attestazioni:
balkeatin-e (dativo), balkesbaiser, balkelakoś-ka (ergativo), BALCIBIL, bilosbalkar

22) bantoŕ /'mandor/ "cavallo, equino"
       < IE pre-celt.
   basco: mando 'mulo'
Attestazioni: bantoŕ-en (genitivo), MANDONIUS

23) bartaś /'badas/ "selvaggio" 
   basco: baso 'bosco', basa 'bosco; selvaggio'
Ha la stessa radice di baiser, ma con un diverso suffisso: < *bas-d-. Forme come barda "boscaglia" sopravvivono in vari idiomi romanzi.
Attestazioni: bartaśko, bartaśtolor, suisebartaś

24) baś /bas/ "possessore, signore" 
  basco ebazi 'possedere' 

Attestazioni: aiubas, baśbin, baśtaŕtin-e (dativo), beleśbaś, iltiŕbaś, sakaŕbaś-ka (ergativo) 

25) belauŕ /'belaur/ "prominente, sommo" 
  basco belar 'fronte'
Attestazioni:
atinbelauŕ, kuleśbelauŕ-te (ablativo), lakeŕbelauŕ

26) beleś, bels /'beles, belts/ "nero"; "il Nero"
   basco beltz 'nero' < *beletz
Attestazioni: ADIMELS (< *adinbels), anbels,
beleśbaś, beleśtar, bikibels-eś (comitativo), ikoŕbeleś, iltubeleś, LAURBELES, NEITINBELES, ORDUMELES (< *oŕtinbeleś), ultibeleś 

27) bene /'bene/ "piccolo" 
   basco mehe 'stretto'
Attestazioni: BENABELS, benebetan-er (genitivo) 

28) beŕ, beŕi /berr, 'berri/ "giovane; nuovo" 
   basco berri 'nuovo'
La forma iberica può comparire sia come aggettivo che come sostantivo.
Attestazioni: aloŕbeŕi, beŕiseti, beŕśir-ka (ergativo),
taśkabeŕ

29) beŕon /'berron/ "ragazzo" 
  basco berri 'nuovo'
Chiaramente un derivato della precedente radice.
Attestazioni: aibeŕon, kanibeŕon-ka (ergativo), kobeŕon-ka (ergativo), taŕbeŕon-iu (con congiunzione)

30) betan /'betan/ "pieno; obeso"
   basco bete 'pieno' 

Attestazioni: benebetan-er (genitivo), nḿlbetan, tuŕkosbetan

31) betin /'bedin/ "alto, sommo"
  basco mendi 'monte' 

Nella toponomastica è evidente la forma -beda negli oronimi Idubeda, Orespeda.
Attestazioni: biuŕbetin, sinebetin, unibetin

32) bikir /'bigiṛ/ "occhio; guardiano" 
   basco begi 'occhio' 
Nelle iscrizioni duali è scritto bigi, il che pone fine al dubbio di una parentela con basco behi 'vacca'
Attestazioni:
akerbikir, arsbikis-ku (agentivo), bikibels-eś (comitativo), bikilako  

33) bilos /'bilots/ "aquila"  
   basco mirotz 'aquilotto'
La parola basca è stata dai vasconisti ricondotta a miru 'nibbio', che è un prestito dal latino mi:lvu(m), ma la terminazione -otz non si spiega. A parer mio la parola non è affatto correlata con quella latina, la somiglianza è fortuita e si tratta di un
prestito dall'iberico, la cui etimologia è la stessa del basco belatz 'falco'.
Attestazioni: bilosban, bilosbin, bilosiun-te (ablativo), biloskeŕe, bilostibaś, bilostikis

34) bin /min, -bin, -pin/ "testa; cima"
   basco -pin 'punta' 
Questa radice non va confusa con il numerale bin, bi 'due'.
Attestazioni: aŕsbin, atinbin, bilosbin, tikirsbin

35) bios /'biots/ "cuore"
   basco bihotz 'cuore'
Attestazioni: biosiltun

36) bitu /'bitu/ "mondo; eterno" < celt.
Attestazioni: bitukibaś, iltuŕbitu-

37) biuŕ /biur/ "fiero; fierezza"
   basco bihur 'ritorto; perverso'
Attestazioni: biulako, biuŕiltiŕ-ka (ergativo), biuŕkeŕ-en (genitivo), biuŕtikis-en (genitivo), sosinbiuŕ-u

38) bolai /'bolai/ "capo"  
   basco buru 'testa' < *bulu
Attestazioni: śitubolai, tuitibolai, uŕkaboloi

39) ene /'enne/ "di me, mio" 
   basco ene 'mio' (arc.)
Attestazioni: ENASAGIN, tikirseni

40) ian, iar /jan, ja/ "gigante, orco" (lett.
      "divoratore")
   basco jan 'mangiare' 
Una simile semantica è attestata anche nel protogermanico, dove *itunaz "gigante" alla lettera significa "mangiatore".  
Attestazioni: ianbin, iaribeŕ, BELESIAR, lakeŕeiar

41) iltiŕ /'illir/ "città; popolo"
   basco (h)iri 'città'
Usato come aggettivo, significa "del popolo". La semantica non è dissimile da quella dei nomi greci formati a partire da δῆμος "popolo".
Attestazioni: baiseiltiŕ, iltiŕatin, iltiŕbaś, iltiŕtekeŕ-ai (dativo)
, oŕtiniltiŕ

42) iltun /'illun/ "cittadino, abitante" 
   basco irun 'città' (arc.)  

Attestazioni: baiseltun-e (dativo), iltuneskeŕ, UMARILLUN   

43) iltun /'illun/ "scuro" 
  basco
ilun 'scuro' 
Da non confondersi con l'omofono lemma precedente, da cui non è sempre facile a distinguersi. A decidere il significato sarà il contesto.
Attestazioni: aloŕiltun, biosiltun, iskeŕiltun 

44) iltur /'illuṛ/ "città; popolo" 
   basco irun 'città' (arc.)  
Attestazioni:
ilturatin, ilturbiltis, ILLURTIBAS 

45) inti /'indi/ "forza" 
   basco
indar 'forza'
Attestazioni:
eterint-u (con congiunzione), INDIBILIS, intebele<ś>

46) iskeŕ /'itskerr/ "sinistro; funesto"
   basco ezker 'sinistro'
Attestazioni: ikoŕiskeŕ, iskeŕatin, iskeŕbeleś, kaŕkoskaŕ, niosiskeŕ

47) iun, iuŕ /jun, jur/ "che colpisce"
 
basco jo 'colpire'
Attestazioni: bilosiuŕ, bilosiun-te (ablativo), ESCERIOR, iltiŕeuŕ 

48) iunstir /'juntsti/ "colui che concede in dono"
   basco eutzi, utzi 'lasciare, concedere'
Con ogni probabilità un termine connesso con il sacrificio.
Attestazioni: iunstibas, iuntibilos-e (dativo), iunstirlaku

49) kaisur /'kaitsu/ "grande, immenso" 
  basco gaitz 'cattivo' < *'grande'
Attestazioni: kaisuŕanaŕ-ika (ergativo), kaisuraŕbitan, kaisurtautin-en (genitivo)

50) kaltuŕ /'galdur/ "sommo; capo" 
   basco galdur 'sommità'
Attestazioni:
aiunikaltuŕ, balkakaltuŕ, balkaltuŕ, GALDURIAUNIN

51) kaŕes /'karrets/ "quercia" 
   basco haritz 'quercia'
Attestazioni: kaŕestabikiŕ, kaŕesir-te (ablativo), kaŕestar-eai (dativo)

52) katu /'katu/ "battaglia" < celt.
Attestazioni: karkankato, kato, katon, katuekaś, katuiśar 

53) keŕe /'ger(r)e/ "pietra"; "duro" 
In basco ho trovato attestazione della parola locale gerenda 'roccia', che è un prestito dall'iberico. Non sono convinto che l'equivalente basco sia harri 'pietra'.
Attestazioni: aŕskeŕe, βασιγερρος, beleskeŕe, biloskeŕe, niskeŕe 

54) kibaś /'gibas/ "che ci possiede" 
  basco ebazi 'possedere'
Appare evidente la comunanza della radice con tibaś (vedi sotto), ma con un diverso prefisso pronominale.
Attestazioni: ADINGIBAS, bitukibaś, kibaskitar, UMARGIBAS 

55) kitar /'kidar/ "compagno, amico" 
  basco -ide, -kide 'compagno'
Attestazioni: arskitar, bastokitaŕ

56) kon /ko(n)/ "figlio; piccolo"
   basco ume, -kume 'bambino; giovane animale' 
Attestazioni: koniltiŕ-ar (genitivo)
, lauŕko, saltuko, tautinkon-ḿ<i> (ḿi = io sono)  

57) kuleś /'kules/ "grande; anziano" 
   basco
gur(h)aso 'antenato'
Attestazioni: kuleśba, kuleśbelauŕ-te (ablativo)
, kuleśir, kuleśtileis

58) laku /'laku/ "simile" 
  basco lako 'simile a, come' 

Le iscrizioni duali provano che la velare è sorda. Non può andare con basco lagun 'compagno', che è da *largun.
Attestazioni: balkelakoś-ka (ergativo), bikilako, biulako, saltulako-ku (agentivo)

59) lauŕ /laur/ "corto" 
   basco labur 'corto'
Non deve essere confuso con laur /lau
ṛ/ "quattro"
Attestazioni: lauŕberton-ar (genitivo), lauŕberton-te (ablativo)
, lauŕiskeŕkate

60) luśban /'luspan/ "gigante" 
  basco luze "lungo" + bat "uno" 

Attestazioni: aŕbeiluś<ban>, LUSPANAR, LUSPANGIBAS 

61) nabaŕ /'nabar/ "grigio; screziato" 
   basco nabar 'grigio; screziato'
Attestazioni: nabaŕsosin, ustainabaŕ-ar (genitivo)  

62) nalbe /'nalbe, 'ãlbe/ "potente" 
  basco ahal 'potenza, forza' < *anaL < *na-naL- 
Attestazioni: NALBEADEN, nalbesosin, ḿlbebiuŕ

63) neitin /'neitin/ "eroe" < celt.
Un notevole prestito dal celtiberico, come prova la conservazione del dittongo.
Attestazioni: neitin-ke (dativo), NEITINBELES

64) neŕse /'nertse/ "forza, eroismo" < celt.
Alla radice celtica è stato aggiunto un suffisso iberico, noto anche al basco e all'aquitano.   
Attestazioni: neŕseatin, neŕseoŕtin-ka (ergativo), neŕsetikan-te (ablativo)

65) nios /'niots/ "signore"
   basco nagusi, nausi 'signore' 
Attestazioni:
biunius-en (genitivo), MANDONIUS, niosiskeŕ 

66) nḿkei /'nãkei/ "desiderio" 
  basco
nahi 'desiderio'
Attestazioni:
nḿkeiltiŕ-ar (genitivo), ikonḿkei

67) oŕtin /'ordin/ "valle"
   paleosardo
ORTU "valle"
Blasco Ferrer segnala l'identità formale tra iberico ORDUMELES e paleosardo ORTUMELE.   
Attestazioni: alosoŕtin-ar (genitivo)
, ORDUMELES, olośoŕtin, oŕtiniltiŕ

68) sakaŕ /'tsakar/ "violento; uomo violento" 
   basco
zakar 'rude, violento' 
Attestazioni: sakaŕatin-te (ablativo), sakaŕbaś-ka (ergativo), sakaŕbetan, sakaŕiskeŕ 

69) saltu /'tsaldu/ "cavallo" < IE pre-celt.
   basco zaldi 'cavallo'
Abbiamo la glossa thieldones "stalloni", attribuita ai Cantabri. 
Attestazioni: saltuko, saltulako-ku (agentivo), saltutiba-ite (ablativo)

70) silir /'tsilli/ "legittimo; pulito" 
   basco zil(h)egi 'lecito, legittimo'
   aquitano SILEX(S)-
Attestazioni:
etesilir, SILLIBORI

71) sosin /'tsotsin/ 'toro'
  basco zezen 'toro'
Ridicoli i tentativi di ricondurre la parola iberica al pronome dimostrativo gallico sosin, di chiara etimologia indoeuropea.
Attestazioni: aŕkisosin, belsosin, SOSIMILUS (< *sosinbilos), SOSINADEN. sosinbiuŕ-u (con congiunzione), sosintakeŕ.

72) suise /'tsuitse/ "fuoco, ardore" 
   basco
su 'fuoco'
Attestazioni: suisebartaś, SUISETARTEN

73) śalai /'salai/ "ricco" 
  basco
sari, sal- 'prezzo'
Attestazioni:
śalaiaŕkis-te (ablativo), śalaiatin

74) śani /'sani/ "bambino"
  
basco sehi, sein 'bambino'
Attestazioni: SANIBELSER, śanibeiŕ-ai (dativo), śaniśar-

75) śar, śaŕ /sa, sar/ "prezioso" 
  basco
sari, sal- 'prezzo'
Ipotizzo la sua derivazione da un precedente
*sal-r.
Attestazioni: katuiśar, iltiŕśar, śaniśar-, tolośaŕ

76) takeŕ, tekeŕ, tikeŕ /'tagerr, 'tegerr, 'tigerr/ "egli
        lo porta; che porta"

   basco dakar 'egli lo porta' 
Attestazioni: biuŕtakeŕ-ka (ergativo), sosintakeŕ, bakontekeŕ, bilostekeŕ, iltiŕtekeŕ-ai (dativo), abaŕtikeŕ, leistikeŕ-ar (genitivo), sosintikeŕ-ka (ergativo)

77) talsku /'taltsku/ "quello dell'ontano" 
  basco haltz 'ontano'
Attestazioni: antalskar, talsko[, talskubilos, TAUTINDALS 

78) taneke /'tanneg(e)/ "guardiano" 
  basco zain 'guardiano'
Attestazioni: biuŕtaneke, TANNEGADINIA, TANNEPAESERI (dat.)

79) taŕ /tarr/ "maschio" 
   basco
ar 'maschio'
Attestazioni:
abaŕtaŕ-ike (dativo), bintaŕ-e (dativo), ikoŕtaŕ, URGIDAR 

80) taŕban /'tarban, 'taban/ "uomo virile" 
  basco
ar 'maschio' + bat 'uno'
Attestazioni: ośortaŕban, tautintarban 

81) taŕtin /'tartin/ "forte come una quercia"
  basco
arte 'leccio'
Attestazioni: taŕtinskeŕ, SUISETARTEN

82) taśka /'taska/ "bianco" 
  basco
toska "caolino bianco"
Plinio riporta la glossa iberica tasconium "terra bianca", ossia *taśkoni. La parola basca non è genuina, per motivi fonetici: deve essere un prestito tardo da una lingua pirenaica simile all'iberico.
Attestazioni: taśkabeŕ

83) tautin /'tautin/ "principe, nobile" < celt.
In un caso si trova la variante teutin.
Attestazioni: tautinko, kuleśtauntin-ka (ergativo), tautintibaś 

84) teḿbaŕ /'dumar/ "possessore" 
   basco -dun, marca del possessore
Attestazioni: ASTEDUMAE (dativo), auŕteḿbaŕ-e (dativo), baniteḿbaŕ, oŕtintuḿbaŕs-ar (genitivo)

85) tibaś /'tibas/ "egli lo possiede; che possiede" 
  basco
ebazi 'possedere' 
Attestazioni: akirtibaś, alostibaś, bilostibaś, ikoŕtibaś 

86) tikan, tiken /'tigan, 'tigen/ "egli lo innalza;
        che innalza"

   basco igan 'alzarsi'
Attestazioni: bilostigen-ar (genitivo), neŕsetikan  

87) tikirs, tikis /'tigi()ts/ "egli gli porta;
        che gli porta"
 
   basco dakar 'lo porta'
Forma obliqua del lemma takeŕ, può comparire come primo o come secondo membro di un composto.
Attestazioni: aloŕtikis, tikirseni, tikirsikoŕ, tikirsur 
Notevole il nome tikirseni "egli mi porta", di significato augurale. 

88) torton, tortin /'totin/ "ruscello; impeto" 
  paleosardo TORTI "scaturigine" 
Attestazioni:
tortinai<be>, tortonbalaŕ, TURTUMELIS  

89) tuŕś /durs, turs/ "figlio, bambino"
  basco zurtz 'orfano'
Attestazioni: tuŕśbiuŕ-ar (genitivo), tuŕśiltiŕ 

90) unin "nutrice; che nutre" 
  basco unide, unhide 'balia'
Attestazioni: UNIAUNIN, unibetin, uniltun, sikeunin 

91) uŕke /'urke/ "oro" 
   basco urre, urrhe 'oro'
Attestazioni: URCHAIL, URCESTAR, uŕkaboloi

92) ḿbaŕ /'umar/ "appariscente"
    basco nabari 'evidente'
Falsi parenti: basco ume, -kume 'giovane animale' < *onbe, *-kon-be. La parola basca non spiega la voce iberica, dato che in iberico l'originaria /k/ iniziale si è conservata. Per il corrispondente iberico di ume, vedi invece kon.
Attestazioni: ḿbaŕatin, ḿbaŕseti, UMARBELES, UMARGIBAS, UMARILLUN