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mercoledì 23 giugno 2021

 
THE DESCENT -
DISCESA NELLE TENEBRE
 
 
Titolo originale: The Descent 
Anno: 2005
Lingua: Inglese 
Paese: Regno Unito  
Durata: 99 min
Genere: Horror 
Regia: Neil Marshall
Sceneggiatura: Neil Marshall 
Produttore: Christian Colson, Paul Ritchie
Produttore esecutivo: Paul Smith 
Produttore associato: Keith Bell
Casa di produzione: Celador Films
Distribuzione in italiano: Eagle Pictures, Videa
Fotografia: Sam McCurdy
Montaggio: Jon Harris
Effetti speciali: John Rafique
Musiche: David Julyan
Scenografia: Simon Bowles, Jason Knox-Johnston
Costumi: Nancy Thompson
Trucco: Jennifer Harty 
Interpreti e personaggi:
    Shauna Macdonald: Sarah Carter
    Natalie Mendoza: Juno Kaplan
    Alex Reid: Elizabeth "Beth" O'Brien
    Saskia Mulder: Rebecca Vernet
    Nora-Jane Noone: Holly Mills
    MyAnna Buring: Samantha "Sam" Vernet
    Oliver Milburn: Paul Carter
    Molly Kayll: Jessica Carter
    Craig Conway: Ominide
    Mark Cronfield: Ominide 
    Catherine Dyson: Ominide 
    Julie Ellis: Ominide
    Justin Hackney: Ominide
    Stephen "Steve" Lamb: Ominide 
    Stuart Luis: Ominide
    Tristan Matthiae: Ominide
    Leslie Simpson: Ominide 
    Sophie Trott: Ominide
Doppiatori italiani:
    Sabrina Duranti: Sarah Carter
    Monica Ward: Juno Kaplan
    Alessandra Korompay: Elizabeth "Beth" O'Brien
    Raffaella Castelli: Rebecca Vernet
    Monica Bertolotti: Holly Mills
    Emanuela D'Amico: Samantha "Sam" Vernet
    Francesco Bulckaen: Paul Carter
    Giulia Luzi: Jessica Carter 
Titoli in altre lingue: 
   Tedesco: The Descent: Abgrund des Grauens 
   Spagnolo: El Descenso 
   Portoghese (Brasile): Abismo do Medo
   Rumeno: Coborâre întunecată 
   Finnico: The Descent - loukussa 
   Svedese: Istängd  
   Ceco: Pád do tmy
   Russo: Спуск 
   Lituano: Nusileidimas
   Greco: Η κάθοδος 
   Greco traslitterato: I káthodos
   Ungherese: A barlang
Budget: 3,5 milioni di dollari US
Box Office: 57,1 milioni di dollari US
 
Trama: 
Un gruppo affiatato di sei ragazze si incontra per una vacanza da brividi. Sono tutte appassionate di sport estremi. I loro nomi sono Juno, Beth, Sarah, Sam, Rebecca e Holly. Passano una notte in una casupola tra abbondanti libagioni di birra, per conoscersi meglio: tre di loro (Juno, Beth e Sarah) formano un gruppo storico, mentre le altre si sono aggiunte in un secondo tempo. Sarah è la più problematica: un anno prima ha avuto un terribile incidente d'auto in cui sono morti suo marito Paul e sua figlia Jessica. Il giorno successivo, le ragazze salgono fino all'ingresso di una caverna in un'area montuosa e vi si calano. Dopo che il gruppo si è mosso attraverso uno stretto passaggio, la volta crolla dietro di loro, intrappolandoli. Si scatena un'accesa discussione e Juno, che è una bulla, ammette di aver condotto il gruppo in un sistema di grotte sconosciuto anziché in quello completamente esplorato che avevano programmato di visitare. Il salvataggio è quindi impossibile. Mentre il gruppo esplora l'ambiente, scopre vecchie attrezzature da scalata e un dipinto rupestre che suggerisce l'esistenza di una via di uscita. Holly, pensando di vedere la luce del sole, corre avanti, ma cade in un buco e si rompe una gamba. Mentre le altre aiutano Holly, Sarah si allontana e osserva una pallida creatura umanoide che beve in una piscina, fuggendo subito via. Successivamente, il gruppo si imbatte in una tana piena di ossa di animali e viene improvvisamente attaccato dall'ominide. Holly viene uccisa quando un ominide le squarcia la gola. Sarah corre e cade in un buco, perdendo i sensi. Juno cerca di impedire che il corpo di Holly venga trascinato via, uccide un ominide con il suo piccone ma colpisce accidentalmente Beth al collo. Beth crolla e la implora di non lasciarla, ma lei è traumatizzata e fugge. Sarah si sveglia e si ritrova in una distesa di carcasse umane e animali, dove vede il corpo di Holly sbranato e divorato dagli ominidi. Juno scopre segni di precedenti esploratori che indicano un percorso specifico attraverso le caverne, quindi individua Sam e Rebecca. Sam ha dedotto che gli ominidi sono ciechi: si affidano all'udito per cacciare. Nel frattempo, Sarah incontra Beth, che la implora di sopprimerla per evitarle una morte atrocissima. Sarah, seppur con riluttanza, le fracassa il cranio con una roccia. Viene quindi aggredita da numerosi ominidi e riesce a ucciderli tutti. Cade in una fossa piena di escrementi e ne emerge coperta di sozzure innominabili. In un altro recesso, Juno, Sam e Rebecca sono inseguiti da un folto gruppo di ominidi. Raggiungono un baratro e Sam cerca di scavalcarlo, ma un ominide che scala il soffitto la attacca e le strappa la gola. Sam lo accoltella prima di morire dissanguata di fronte a Juno e a Rebecca. Rebecca viene quindi trascinata via e sbranata viva. Juno incontra Sarah, che le mente sulla morte di Beth. Dopo aver sconfitto un gruppo di ominidi vicino a un'uscita, Sarah affronta Juno, vede che porta un particolare ciondolo e la accusa: il defunto marito le faceva le corna con lei! Così per vendicarsi la colpisce a una gamba col piccone e la lascia morire mentre un branco di ominidi si avvicina. Si sente Juno urlare per l'ultima volta mentre Sarah scappa, solo per cadere in un buco e perdere i sensi. Sarah si risveglia nella grotta dopo aver fatto un sogno in cui riusciva a fuggire. Si alza a sedere e vede la Jessica seduta di fronte a lei, con in mano una torta di compleanno. Mentre Sarah sorride, l'inquadratura si allarga per rivelare che il lume di candela del compleanno della torta è in realtà la luce della sua torcia. L'oscurità assoluta circonda la donna mentre si sentono gli ominidi avvicinarsi. 
 
 
Recensione:
Come ho visto il film, sono subito stato affascinato dalla sua idea portante, quella della deriva genetica che ha dato origine agli spettrali cannibali imperanti nei sotterranei. Un recensore classico scriverebbe per ore dei tecnicismi e dei giochi di luce, delle riprese e dei parallelismi con altri film. Nulla di tutto ciò è di mio interesse. Quando sono messo di fronte a una creatura immaginaria, sono portato a indagarne la natura e l'ascendenza come se fosse assolutamente reale.      
Neil Marshall ha descritto gli ominidi come uomini delle caverne che sono rimasti sottoterra. Il regista lo ha spiegato in modo assai chiaro: 
 
"Si sono evoluti in questo ambiente nel corso di migliaia di anni. Si sono adattati perfettamente per prosperare nella grotta. Hanno perso la vista, hanno un udito e un olfatto acuti e funzionano perfettamente nel buio pesto. Loro Sono scalatori esperti, quindi possono scalare qualsiasi parete rocciosa e questo è il loro mondo."
(originale: "They've evolved in this environment over thousands of years. They've adapted perfectly to thrive in the cave. They've lost their eyesight, they have acute hearing and smell and function perfectly in the pitch black. They're expert climbers, so they can go up any rock face and that is their world."). 
 
E ancora: 
 
"È una colonia e ho pensato che fosse molto più credibile che renderli i classici mostri. Se fossero stati tutti maschi, non avrebbe avuto senso, quindi ho voluto creare un contesto più realistico per loro. Volevo avere questa specie molto selvaggia e primordiale che vive sottoterra, ma volevo renderli umani. Non volevo renderli alieni perché gli umani sono le cose più spaventose."
(originale: "It is a colony and I thought that was far more believable than making them the classic monsters. If they had been all male, it would have made no sense, so I wanted to create a more realistic context for them. I wanted to have this very feral, very primal species living underground, but I wanted to make them human. I didn't want to make them aliens because humans are the scariest things."). 

Queste considerazioni restano senza dubbio vere, quale che sia l'esatta collocazione tassonomica di una specie tanto portentosa! Questa è purissima fantapaleontologia! Mille volte meglio delle baggianate viste in infiniti remake di fantascienza spicciola!
 
Etimologia di crawler 
 
La parola con cui nelle descrizioni della pellicola di Marshall  sono denominati gli ominidi cavernicoli è crawler. Non mi pare che nel film le creature ctonie fossero menzionate. Alla lettera crawler significa "strisciatore", dal verbo to crawl "strisciare" (sinonimo di to creep). Attestato nel medio inglese come creulen "muoversi lentamente trascinando il corpo sul terreno" (circa 1200, varianti: crewlen, crallen), l'origine ultima è il norreno krafla "gattonare". Non trovo soddisfacente chiamare "crawlers" i mostruosi antropoidi degli Appalachi e non m'interessa granché il fatto che questo nome sia diventato generale tra i fan.    
 
Ipotesi I: Homo sapiens mutante 

Una comunità di umani moderni, ossia di Homo sapiens proprio come noi, sarebbe passata dall'Asia alle Americhe tramite la Beringia, non diversamente dagli antenati degli Amerindiani. Si sarebbe quindi arroccata in un sistema di grotte, finendo col non uscirvi mai più, proprio come postulato da Marshall. L'aspetto particolare di questi esseri deriverebbe da una grave forma di una malattia  genetica che è forse all'origine del mito dei vampiri: la porfiria. L'effetto del fondatore e dei suoi geni recessivi sarebbe stato determinante. Si dovrebbe ipotizzare che i discendenti rimasti intrappolati nel sistema di grotte abbiano subìto una serie di mutazioni radicali. Avrebbero perso la vista, tanto per fare un esempio. La porfiria spiegherebbe l'ipersensibilità alla luce solare. Anche se cieche, queste creature hanno gravi reazioni al minimo contatto coi raggi del sole, cosa che spiegherebbe come mai facessero brevi sortite dal loro ambiente sotterraneo soltanto di notte. La cosa che più mi colpisce è però un'altra: la perdita dell'uso del linguaggio articolato. Che si sappia, non si sono mai dati casi simili. Non conosciamo alcuna comunità umana priva della capacità di esprimersi in una lingua dotata di struttura. Già Darwin, che pure era pieno di pregiudizi sui cosiddetti "selvaggi", dovette ammettere che non esistono "lingue primitive" e che l'intelligenza dell'essere umano è frutto dell'uso continuo di una lingua perfetta. 
 
Ipotesi II: Una specie diversa da Homo sapiens 
 
Nelle Americhe non sono mai stati trovati resti di specie ominidi diverse da Homo sapiens. I geni neanderthaliani e denisovani presenti negli Amerindiani sono frutto di incroci avvenuti in Eurasia: Homo neanderthalensis e Homo denisova non sembrano aver messo piede nel Nuovo Mondo. Si potrebbe pensare che gli ominidi del film di Marshall siano i discendenti di una specie particolarmente arcaica migrata precocemente. Ho letto che la colonizzazione della Siberia da parte di Homo sapiens è stata a lungo impedita dalla presenza di una specie ferale, la terribile iena delle caverne (Crocuta crocuta spelaea), che infestava quelle regioni inospitali, dilaniando qualsiasi intruso. Non mi convince molto pensare a una specie ominide in grado di farsi strada in una contesto così ostile fino ad attraversare la Beringia. Dovrei verificare i dettagli, ma sono portato a credere che sia un'assurdità. 
 
Una proposta di denominazione 
 
Possibile nome scientifico della creatura: Homo appalachiensis.  
 
Questa denominazione sarebbe coerente in ogni caso. Rimarrebbe valida sia nel caso che Homo appachiensis fosse un discendente di Homo sapiens per mutazione dovuta a porfiria, sia che fosse un ramo indipendente e separato derivato da Homo heidelbergensis (l'antenato comune di Homo neanderthalensis, Homo denisova e Homo sapiens). Queste difficoltà tassonomiche non mi preoccupano troppo: un giorno ogni ostacolo sarà appianato.   
 

Il lago di merda! 
 
Gli ominidi hanno fogne comuni, proprio come il ratto talpa (Heterocephalus glaber). Quello in cui Sarah si immerge non è sangue, come gli ingenui potrebbero credere: è merda. I riflessi rossastri del pastone semiliquido sono dovuti al fuoco della torcia. La visione di donne arroganti immerse nelle feci è uno spettacolo catartico. Aggressive e determinate, le sensuali creature giunte dal mondo esterno sono più feroci dei cannibali, eppure sono costrette a puzzare, a fare schifo, ad essere umiliate fin nella più intima essenza. Il loro genere è infinitamente più pericoloso di una sparuta comunità di subumani isolati dal mondo, visto che il pianeta è infestato da più di sette miliardi di creature voraci e brulicanti, tutte partorite da fighe umane! Non sono i cannibali i veri predatori e carnefici: sono invece vittime di un genocidio, visto che finiscono massacrati, col cranio fracassato, ridotti a pura e semplice immondizia.

Possibili incoerenze da spiegare 
 
Come può un sistema di caverne permettere la sussistenza di una comunità di ominidi tanto numerosa? Certamente c'è abbondanza di acqua, ma il cibo sarebbe in ogni caso un problema. Le trappole in cui cadono gli animali, soprattutto cervi, non sarebbero sufficienti ad assicurare nutrimento per tutti. Anche le sortite per battute di caccia notturna non basterebbero. Si dovrebbe anche spiegare la mancata interazione tra queste creature e la popolazione caucasica degli Appalachi nel corso dei secoli. Si converrà che in America se sparisce qualcuno fanno un cancan dell'ostrega.     

 
Il mito di Wendigo  

La tesi di Marshall ha una conseguenza semplice e interessante: gli ominidi divoratori di carne umana avrebbero interagito nei secoli passati con gli Indiani Algonchini, dando così origine al mito di Wendigo, il temibile mostro cannibale dall'aspetto emaciato e dalla forza portentosa. La descrizione del mostro chiamato Wendigo è alquanto varia e differisce a seconda delle tribù. Alcuni lo ritenevano dotato di una testa di cervo con palchi imponenti, quasi tutti lo consideravano irsuto. Potremmo credere che gli ominidi nel corso della loro involuzione abbiano perduto alcuni costumi, come quello di indossare pelli strappate ai cervi e maschere fatte con i crani di quegli animali.  
 
Curiosità 
 
L'intero film è stato girato nel Regno Unito. L'ambientazione negli Appalachi è stata simulata in modo eccellente: nessuno direbbe mai che le sequenze sono state riprese in Albione. La carcassa trovata dalle donne prima di entrare nella grotta è quella di un cervo rosso (Cervus elaphus), una specie del Vecchio Mondo, che non esiste in North Carolina. Per qualche misterioso motivo, la Wikipedia in italiano riporta come ambientazione i Monti Catskill, sempre parte della catena montuosa degli Appalachi ma situati nello Stato di New York anziché nel North Carolina. 
 
Gli ominidi sono stati progettati per assomigliare al Nosferatu del film Nosferatu il vampiro (Nosferatu, eine Symphonie des Grauens, Friedrich Wilhelm Murnau, 1922). All'inizio le creature dovevano avere enormi occhi bianchi, sporgenti dalle orbite, ma questa caratteristica è stata presto cancellata perché ne sarebbe risultato un aspetto troppo buffo. Il titolo tedesco, The Descent - Abgrund des Grauens, ricorda molto quello del film di Murnau.  
 
I cineasti hanno tenuto nascosta alle attrici l'esistenza stessa degli ominidi fino a quando non hanno fatto irruzione nelle scene dell'esplorazione del sistema di caverne. Questa trovata è stata escogitata per consentire la reazione più naturale possibile, pur non essendo esente dal rischio di poco piacevoli inconvenienti (infarto, morte improvvisa, etc.). Il trucco necessario per trasformare gli attori nei sanguinari ominidi ha comportato in tutto tre ore e mezza di trucco, inclusa la depilazione completa dell'intero corpo dei maschi: soltanto le femmine di quella specie avevano i capelli. 

Sono stati fatti due diversi finali. Nella versione originale nel Regno Unito, viene presentato il finale completo, che però è stato tagliato per il rilascio negli Stati Uniti perché i dannati buonisti politically correct temevano che fosse troppo deprimente. Certo, se un bambino prende la pistola della madre e le spara nella schiena, la cosa non è considerata deprimente. Se invece un film non ha un finale ottimista, si spappolano tutti come bruchi.
 
Pochi sembano aver notato una sequenza alquanto singolare: durante una lotta nell'acqua, l'indomita Sarah afferra il pene di un ominide e lo strappa. Una donna pericolosa! 
 
I bastoncini luminosi al neon visti nel film sono stati acquistati in un sexy shop: erano in realtà falli finti e certamente le attrici se li sono infilati fino in fondo nella vagina e nel retto, con immensa libidine! 
 
Una continuazione
 
Un notevole seguito del film di Marshall è stato concepito come una sua seconda parte. Anche se è stato considerato un sequel, in realtà è non dovrebbe essere costretto in una definizione tanto riduttiva. Eccone tutti i dettagli. 

 
THE DESCENT - PART 2 
 
Titolo originale: The Descent - Part 2
Anno: 2009
Lingua: Inglese 
Paese: Regno Unito  
Durata: 99 min
Genere: Horror 
Regia: Jon Harris
Sceneggiatura: James McCarthy, J Blakeson, James Watkins
Produttore: Christian Colson, Ivana MacKinnon
Produttore esecutivo: Paul Smith, Neil Marshall
Casa di produzione: Celador Films
Fotografia: Sam McCurdy
Montaggio: Jon Harris
Effetti speciali: Paul Hyett
Musiche: David Julyan
Costumi: Nancy Thompson
Trucco: Kirstie Stanway
Interpreti e personaggi:
    Shauna MacDonald: Sarah Carter
    Natalie Mendoza: Juno Kaplan
    Krysten Cummings: Elen Rios
    Michael J. Reynolds: Ed Oswald
    Jessica Williams: Susanne Small
    Douglas Hodge: Dan
    Joshua Dallas: Greg
    Anna Skellern: Cath
    Gavan O'Herlihy: Vaines
    Doug Ballard: Dr. Roger Payne
    Josh Cole: Lynch
    Saskia Mulder: Rebecca Vernet
    Alex Reid: Elizabeth "Beth" O'Brien
    Myanna Buring: Samantha "Sam" Vernet 
    Robin Berry: Ominide
    Adam Harvey: Ominide
    Nicholas Daines: Ominide
    Kengo Oshima: Ominide 
Titoli in altre lingue: 
    Tedesco: The Descent 2 - Die Jagd geht weiter
    Spagnolo: El descenso: parte 2
    Russo: Спуск 2
 
Trama: 
Due giorni dopo gli eventi del primo film, Sarah emerge dal sistema di grotte traumatizzata e ricoperta di sangue misto a merda, senza alcun ricordo di quanto accaduto. Viene portata in ospedale, dove il medico scopre che parte del sangue su di lei è dello stesso gruppo sanguigno di Juno, una delle sue amiche scomparse. Lo sceriffo Vaines e il vicesceriffo Rios portano con sé l'amnesica Sarah e tre specialisti di esplorazioni speleologiche - Dan, Greg e Cath - per trovare le donne scomparse nel sottosuolo. Vengono fatti scendere attraverso un vecchio pozzo minerario gestito da Ed, un vecchio custode. Il gruppo scopre il cadavere mutilato di Rebecca vicino all'ingresso, facendo sperimentare a Sarah dei flashback degli eventi nelle caverne prima della sua fuga. Vaines la crede responsabile della scomparsa delle altre donne. Mentre striscia attraverso un tunnel, Sarah attacca improvvisamente Vaines e Greg prima di fuggire. Quando la squadra si divide alla sua ricerca, Vaines scarica accidentalmente la sua pistola dopo che un ominide lo ha spaventato. Di conseguenza, parte della caverna crolla e intrappola Cath sotto un mucchio di rocce, separandola dagli altri. Decidono di trovare un modo alternativo per cercare di liberare Cath, ma arrivano in una stanza piena di ossa, trovando la videocamera danneggiata di Holly tra i detriti. Guardano le registrazioni e si rendono conto che le donne scomparse erano state attaccate dagli ominidi. Sarah, nascosta nelle vicinanze, ascolta la registrazione e riacquista i suoi ricordi. Rios, in preda al panico, inizia a chiedere aiuto, attirando i predatori. Sarah la salva coprendosi la bocca, sapendo che gli ominidi sono ciechi e cacciano affidandosi all'udito. I due guardano e aspettano mentre un ominide uccide Dan e trascina via il suo corpo. Nel frattempo, Cath si fa strada e uccide un ominide schiacciandolo sotto le rocce. Si imbatte in Greg; scappano da un altro aggressore e trovano il cadavere di Samantha che penzola dal soffitto attraverso un baratro. Decidono di usare quei resti umani per attraversare l'abisso, ma vengono nuovamente attaccati. Greg si sacrifica per guadagnare tempo per Cath. Sebbene lei arrivi dall'altra parte del baratro, attira un ominide. Urla il nome di Greg e viene uccisa. In un altro recesso, Vaines viene attaccato da un ominide ma viene salvato da Juno, che si rivela essere ancora viva e capace di combattere i nemici. Sarah e Rios uccidono un ominide in una pozza piena di feci. Presto incontrano Vaines e Juno. Sarah è traumatizzata nel vedere Juno viva, furiosa per essere stata ferita con un piccone e abbandonata. Rios la calma dicendo che Sarah li ha portati a trovarla volontariamente. Quindi Juno li conduce a una fossa che conduce in superficie in superficie e che viene usata dagli ominidi come trappola, facendovi precipitare animali. L'ottuso Vaines ammanetta Sarah a se stesso in modo che non li abbandoni; quando cade da una sporgenza, quasi la trascina con sé. Mentre gli ominidi si avvicinano, Juno ordina a Rios di tagliare la mano di Vaines per salvare Sarah. Lei lo fa: Vaines e a lui attaccati precipitano nell'abisso. Sarah, Juno e Rios raggiungono l'uscita, dove vengono bloccati da un gruppo di ominidi guidati dal loro grosso capobranco. Cercano di sgattaiolare ma Greg, che sta morendo per le ferite riportate, appare e afferra la gamba di Juno in un ultimo tentativo di salvarsi. Lei urla e attira gli ominidi. Greg muore e le donne devono combattere ancora una volta. Dopo che tutti gli aggressori sono stati uccisi, Sarah cerca di salvare Juno dal loro capo, ma lui le strazia lo stomaco, ferendola mortalmente. Sarah uccide il subumano prima che Juno le muoia tra le braccia. Quando arrivano altri ominidi, Sarah attira la loro attenzione su di sé urlando, dando a Rios la possibilità di scappare. Rios fugge dalla spelonca e cerca di chiedere aiuto. Tuttavia viene raggiunta dal vecchio Ed, che la tramortisce con una pala e la trascina di nuovo all'ingresso della caverna, lasciandola lì. Mentre Rios riprende lentamente conoscenza, un ominide coperto di sangue emerge dalla sottosuolo con le braccia tese.
 
 
Recensione: 
Ho visto questo film in spagnolo, con tutti gli effetti surreali che ne derivano, semplicemente perché non è stato rilasciato in italiano. Non credo nell'utilità dei sequel, eppure non mi è affatto dispiaciuta la sua visione. Ho analizzato le sequenze con estremo interesse, arrivando a conclusioni inattese.
 
A parte i toni della pelle più scuri e una migliore capacità di mimetizzazione, le creature ctonie sembrano più selvagge, piene di cicatrici e con più deformità che suggeriscono anni di connubi incestuosi. Inoltre hanno diverse file di denti come gli squali, per strappare meglio la carne. Va da sé che sono scarse le possibilità di spiegare scientificamente una simile eruzione dentale in una specie del genere Homo.   
 
Inizialmente gli ominidi dovevano essere esclusivamente maschi, come nel primo film, ma è stato deciso di aggiungere femmine e bambini al film per mostrare che si trattava di una colonia attiva. Una decisione di buon senso! Avere a che fare con soli maschi non avrebbe avuto alcun significato, dato che l'esistenza di una simile colonia sarebbe stata impossibile. Si nota che le femmine sono dotate di una folta chioma, ovviamente impastata di sporcizia, a differenza dei maschi glabri.
 
Il lago di merda 2! 

Troviamo una fossa fecale simile a quella già vista nel primo film, questa volta senza i riflessi rossastri del fuoco di una torcia: vediamo subito che il pastone è di un color bruno nerastro. Questa volta nessuno spettatore può avere dubbi o indulgere in interpretazioni da sempliciotto: si vede arrivare un ominide che si accovaccia sul bordo del pozzo e a un certo punto escono le polpette!
 
Curiosità 
 
Sono state ricostruite 30 caverne artificiali per questo film. Il regista ha riprogettato leggermente gli ominidi per questo sequel. Come il primo film, la storia si svolge nei Monti Appalachi del Parco Nazionale delle Great Smoky Mountains negli Stati Uniti. Come già il primo film, anche questo non è stato girato in America, bensì nelle foreste del Regno Unito e della Scozia.
 
Neil Marshall, che è il creatore, sceneggiatore e regista del primo film, ha rifiutato di dirigere questo sequel. Ha argomentato la cosa in modo alquanto strano: sentiva che avrebbe distrutto l'ambientazione e l'atmosfera di mistero che il primo film si era lasciato alle spalle. Marshall riteneva che il vero terrore consistesse nel dubbio dello spettatore sulla realtà di quanto accaduto, essendo possibile spiegarlo come un'allucinazione di Sarah. Alla fine del primo film non viene davvero rivelato se le creature sono reali o se Sarah è la vera assassina delle sue amiche. A seguito della decisione di Marshall di non scrivere o dirigere questo sequel, è stato sostituito da Harris, che aveva lavorato come montatore del primo film, mentre sono subentrati tre nuovi sceneggiatori. Marshall è rimasto solo come produttore e non ha avuto un gran potere decisionale. 
 
Una delle sceneggiature scartate per il film era composta da 6 personaggi maschili, tutti studenti di giornalismo, che sarebbero entrati nella grotta per portare a termine il loro progetto universitario di indagine sulla misteriosa scomparsa dei protagonisti del primo film. Anche se la sceneggiatura è stata scartata, alcuni suoi elementi sono stati conservati: la scoperta dei cadaveri delle esploratrici, lo scontro tra Beth e Juno. 
 
Conta dei morti 

Homo sapiens: 7 
Homo appalachiensis: 13
 
Gretti calcoli e fede nel randello 
 
Diversi ranger e residenti degli impervi distretti degli Appalachi si sono dimostrati molto contrari alla pellicola di Harris. Affermavano di trovare particolarmente disgustosa la scena in cui un ufficiale è stato lanciato in un dirupo per salvare una prigioniera affetta da gravi turbe mentali. In certe zone degli States, basta che uno sia po' strano e lo spedirebbero nel braccio della morte. Va poi detto che in Appalachia vivono numerose persone il cui sostentamento dipende dal turismo: naturale che abbiano sostenuto questo film. Immagino che non abbia riscosso particolare entusiasmo nemmeno l'opera di Marshall.  
 
Il vecchio che nutriva i cannibali 
 
Si intravede la possibilità di una sorta di inquietante collaborazione tra l'anziano guardiano della miniera e gli ominidi antropofagi. L'uomo procura numerose prede a quella tribù sanguinaria, facendole cadere in un canale che conduce al sistema di caverne. Prede animali e prede umane. Se questo fosse confermato, si dovrebbe per necessità concludere che gli ominidi non siano poi così stupidi e involuti come potrebbe sembrare a prima vista. Anche questo è un motivo della feroce opposizione al film da parte del White Trash degli Appalachi: nuoce al turismo mostrare un vecchiaccio perverso che dà da mangiare a Wendigo.  
 
Una folle interpretazione decostruzionista  
 
Qualcuno ha pensato che tutte le vicende speleologiche dei due film, dall'inizio alla fine, siano soltanto il prodotto delle allucinazioni di Sarah, causate dalla mancata somministrazione dei farmaci prescritti dagli strizzacervelli - cosa che risolverebbe tutti i problemi di coerenza che abbiamo descritto con dovizia di particolari. Eppure non sono soddisfatto di una simile spiegazione, la reputo puerile.  

domenica 13 giugno 2021

 
LA LEGGENDA VICHINGA 
 
Titolo originale: The Saga of the Viking Women and Their 
     Voyage to the Waters of the Great Sea Serpent 
Aka: Viking Women and the Sea Serpent;
       Le donne vichinghe e il dio serpente
Lingua: Inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1957
Durata: 66 min
Colore: B/N
Rapporto: 1,85:1
Genere: Avventura, fantastico
Regia: Roger Corman
Soggetto: Irving Block
Sceneggiatura: Lawrence L. Goldman
Produttore: Roger Corman
Produttore esecutivo: Samuel Z. Arkoff, James H. Nicholson 
Casa di produzione: Malibu Productions 
Direttore artistico: Robert "Bob" Kinoshita
Fotografia: Monroe P. Askins
Effetti speciali: Irving Block, Louis DeWitt, Jack Rabin
Musiche: Albert Glasser
Costumi: Gwen Fitzer
Trucco: Harry Ross 
Fonico: Herman Lewis
Interpreti e personaggi:
    Abby Dalton: Desir
    Susan Cabot: Enger
    Bradford "Brad" Jackson: Vedric
    June Kenney: Asmild
    Richard Devon: Stark
    Betsy Jones-Moreland: Thyra
    Jonathan Haze: Ottar
    Jay Sayer: Senya
    Lynette "Lynn" Bernay: Dagda
    Sally Todd: Sanda
    Gary Conway: Jarl
    Michael "Mike" Forest: Zarko 
    Herman Hack: Cavaliere Grimault 
    Signe Hack: Donna Grimault
    Wilda Taylor: Danzatrice Grimault 
    Ross Sturlin: Guerriero Grimault 
Titoli in altre lingue: 
    Spagnolo (Spagna): Las mujeres vikingo y la serpiente del mar
    Spagnolo (Messico): La serpiente del averno 
    Spagnolo (Perù): Mujeres vikingos  
    Spagnolo (Venezuela): La leyenda de las vikingas y su viaje
         a las aguas del gran dios serpiente 
    Russo: Сага о женщинах-викингах и об их путешествии
         по водам Великого Змеиного Моря 
    Serbo: Saga o vikinškim ženama i njihovom putovanju
        do voda Velike morske zmije
Budget: 65.000 dollari US
 
Trama: 
In una fantomatica terra nordica chiamata Stannjold tumultua senza sosta un gruppo di donne guidate dalla splendida Desir. Sono autentiche virago. I loro uomini sono scomparsi e devono essere ritrovati ad ogni costo, giusto per essere randellati a dovere. Il clima di Stannjold è tropicale, vi splende perennemente il solleone e tutte vanno in giro mezze nude. Desir e le sue seguaci salpano su una lunga nave e in seguito a un vortice marino fanno naufragio in una terra sconosciuta, oltre il Mare Sconosciuto. Qui trovano i loro uomini imprigionati nelle miniere da guerrieri di un popolo crudele che somiglia per aspetto fisico e per costumi agli Unni. Sono i Grimault, crudeli e dai capelli corvini. Sono governati dal tiranno Stark. Dopo mille peripezie, le donne vichinghe riescono a liberare i loro uomini, il cui capo è Vedric, raggiungendo così la costa. Qui avviene un drammatico confronto con i Grimault. Il figlio effeminato del tiranno Stark viene colpito da Thor, che lo uccide con la folgore. Gli uomini e le donne di Stannjold riescono a impadronirsi di un'imbarcazione, prendendo il largo. Affrontano una gigantesca lucertola gommosa scaturita da un immane gorgo, piena di creste che paiono condilomi venerei acuminati, e la uccidono servendosi di una minuscola spada, la cui punta non è certo acuminata. Secondo l'idea del regista, anche un coltellino svizzero sarebbe bastato a squarciare quella massa gelatinosa! Prima di spirare per l'esigua puntura, il mostro marino distrugge con le sue convulsioni la barca dei Grimault lanciata all'inseguimento dei Vichinghi gloriosi. Evidentemente i Grimault erano un popolo piccolissimo: il potere di Stark è distrutto nell'incidente e non giungono altre minacce. Così gli eroici Vichinghi e le loro robuste compagne riescono a raggiungere la torrida patria.
 
Recensione:  
Questo film è un autentico escremento di celluloide, come a volte sono i prodotti di Corman (altri sono invece notevoli). Non penso che esista una sola ragione al mondo perché si debbano vedere simili porcherie. A spingermi deve essere il mio innato masochismo. Qui siamo addirittura a livelli di autolesionismo. Certo, la sensibilità era molto diversa all'epoca in cui la pellicola cormaniana fu distribuita. Senza dubbio lo era anche la mia: non ero ancora nato! 

 
L'onirostorico Paese di Stannjold 
 
All'inizio della pellicola viene mostrata una mappa con la geografia del Nord tropicale cormaniano. Si nota all'istante una cosa stravagante: quella che ora è la Danimarca è invece denominata "Stonjold", mentre "Land of the Danes" (ossia "Terra dei Danesi") indica la costa meridionale del Mar Baltico. Il regista immagina che in seguito quattro o cinque Danesi sarebbero migrati a nord, stanziandosi nella terra di Stannjold e imponendosi sui quattro o cinque nativi, cambiando il nome alla nazione. Secondo l'idea di Corman e di Goldman, tutti i popoli dell'antico Settentrione sarebbero stati talmente esigui come consistenza numerica da poter essere spazzati via da una semplice epidemia di raffreddore! Non ci si possono aspettare idee realistiche sulle antiche migrazioni da individui con una conoscenza tanto limitata. Non mancano gli anacronismi, che sono abbastanza gratuiti e insensati. Vediamo che i Grimault hanno un immenso castello dotato di merli, come se potessero servirsi di una tecnologia assai avanzata e di una grandissima abbondanza di manodopera, ma questo non risulta: sono quattro gatti! Il Re Harald Dente Azzurro non avrebbe potuto concepire nulla di simile, pur essendo la Danimarca tanto popolosa e potente da inviare spedizioni a devastare l'Inghilterra. Se la narrazione del film di Corman è un'ucronia, non siamo in grado di determinare il Punto di Divergenza. Non siamo in grado perché non c'è. Si tratta di un delirio onirostorico, quale può essere concepito in un sogno provocato dall'eccessiva quantità di formaggio ingerito prima di coricarsi.  

 
Una profonda ignoranza del norreno 

Chiaramente Corman non conosceva l'antico nordico. Nemmeno Goldman ne sapeva granché. Probabilmente non avevano la benché minima natura di che lingua fosse. Se qualcuno avesse detto loro che parole inglesissime come big, black, window, fellow, skipper, they, take, call, cast, get e molte altre sono in realtà prestiti dalla lingua dei Vichinghi, ne sarebbero rimasti sconvolti. In ogni caso, il regista e lo sceneggiatore sono riusciti a escogitare alcune cose notevoli, anche se a tratti grottesche. Forse ce l'hanno fatta per puro caso.     
L'antroponimo femminile Desir sembra semplicemente un prestito dall'antico francese desire, che significa "Desiderio". C'è anche un'altra possibilità. In norreno esiste la parola Dísir che indica alcune divinità femminili minori invocate soprattutto in occasione della morte. La forma singolare è dís, il suffisso -ir indica il plurale. In norreno non si hanno forme plurali usate come antroponimi, cosa che già di per sé rende questa etimologia implausibile. I problemi fonetici potrebbero risolversi facilmente se pensassimo che lo sceneggiatore abbia trascritto con una -e- la vocale lunga /i:/ del norreno. 
L'antroponimo femminile Dagda corrisponde al teonimo maschile irlandese Dagda. Come il nome della divinità Dagda è dal protoceltico *dago-dēwos "Buon Dio", Corman ha escogitato un femminile Dagda, la cui protoforma sarebbe *dago-dēwā "Buona Dea". Non sembra difficile né irrazionale, anche se questo nome non risulta attestato. Non credo che lo sceneggiatore conoscesse le lingue celtiche e la loro origine: è più facile pensare che abbia preso il nome a caso da qualche scritto sull'antica Irlanda, scegliendolo soltanto per via della sua sonorità.
L'antroponimo femminile Enger ha una terminazione tipica di un nome maschile. Dovrebbe derivare dal norreno engr "stretto", ma non ha alcuna corrispondenza nella reale antroponimia della Scandinavia: ha tutta l'aria di essere stato inventato di sana pianta. Non ha alcun senso pensare che possa essere derivato da engi "nessuno; nulla" (negazione di einn "uno" tramite il suffisso -gi). 
L'antroponimo femminile Thyra è una latinizzazione del nome della madre del Re Harald Dente Azzurro (Haraldr Blátǫnn), Thurvi (antico danese Þurvi). In islandese moderno è Þuri. Si nota che la vocale tonica è breve. L'etimologia è incerta. Gli accademici concordano nel considerare il nome un derivato del teonimo Thor (Þórr). In effetti si potrebbe ricostruire una protoforma *Þunra-wīχō "Consacrata a Thor" (cfr. gotico weihs "santo", weiha "prete"). La fonetica è altamente irregolare. 
L'antroponimo femminile Asmild viene dal norreno áss (ǫ́ss) "divinità della stirpe degli Asi" (pl. Æsir "gli Asi"), dal protogermanico *ansuz. Il secondo membro del composto viene dall'aggettivo mildr "mite" (femminile mild), che corrisponde all'inglese mild "mite". Non ho presenti attestazioni di questo nome nelle saghe, ma in Danimarca esistono famiglie il cui cognome è Asmild.  
L'antroponimo maschile Ottar (norreno Óttarr) è ben attestato e deriva regolarmente da una protoforma *Ōχti-χarjaz "Esercito del Terrore". La somiglianza di Ottar col norreno otr "lontra" è soltanto casuale. 
L'antroponimo maschile Jarl significa "Conte" ed è una parola norrena ben conosciuta, che deriva dalla protoforma *irilaz "nobiluomo". Più che altro è un titolo, anche se a rigor di logica potrebbe benissimo essere usato come nome proprio di uomo. 
L'antroponimo maschile Vedric pare più che altro di origine celtica. Lo faccio facilmente derivare dal protoceltico *Widu-rīks "Re dei Boschi", nonostante la leggera anomalia del vocalismo. In norreno ci aspetteremmo *Viðrekr, la cui trasposizione cormaniana attesa sarebbe stata *Vidric anziché Vedric. In Norvegia esiste una fattoria chiamata Vidringstad, il cui nome può essere derivato proprio dall'antroponimo *Viðrekr, che ha un perefetto corrispondente nell'antico alto tedesco Witrih
Il nome del tiranno Stark è trasparente e ben comprensibile: è derivato dal norreno sterkr "forte" (anche starkr), a sua volta dal protogermanico *starkuz / *starkjaz. Dalla stessa radice è stato formato il nome dell'eroe Starkaðr, che non temeva alcuna potenza soprannaturale eccetto il Dio Thor. 
Due nomi dei Grimault risultano assolutamente privi di connessioni col norreno: Zarko e Senya. Un verbo to zark, sinonimo di to fuck "fottere", è stato coniato dallo scrittore, sceneggiatore e umorista britannico Douglas Noel Adams, autore della famosa Guida galattica per autostoppisti (The Hichhicker's Guide to the Galaxy), romanzo del 1978 - molto dopo il film di Corman. L'imperativo zark off "fottiti" suona quasi come Zarko. Non so se Adams abbia preso l'idea dall'antroponimo goldmaniano; non si può escludere, anche se mi sembra piuttosto improbabile. Cosa curiosa, in armeno zark significa "colpire, battere" e potrebbe essere la fonte sia del neologismo di Adams che del nome del personaggio del film di Corman. Forse il tramite di queste bizzarre creazioni lessicali è stato un discendente di immigrati armeni, la cui identità ci sarà sconosciuta per sempre.  
Per il resto non ci sono dubbi: la lingua nativa dei Grimault non è il norreno. Il tiranno Stark afferma in un'occasione di aver imparato qualche parola dai prigionieri, anche se risulta che non ci siano difficoltà di comprensione tra lui e le donne vichinghe. Questa è una cosa ben stravagante. Da che mondo è mondo, sono i prigionieri ad imparare per necessità qualche parola della lingua dei loro carcerieri, non il contrario. Le comunicazioni sono spesso difficili quando i prigionieri non hanno alcuna conoscenza della lingua del paese in cui sono detenuti. Si riporta il caso di un danese che fu imprigionato dai Franchi di Carlomagno. Paolo Diacono fu incaricato dal Re di comunicare con questo vichingo, perché nessuno comprendeva le sue parole, nessuno riusciva a farsi capire. Non funzionavano né la lingua germanica del sovrano e della sua corte, né la lingua protofrancese dei sudditi. Paolo Diacono cercò di farsi capire usando il longobardo e il latino, senz'altro risultato che il riconoscimento dei nomi di due divinità adorate dal danese, riportati come Waten (ossia Odino) e Thonar (ossia Thor) - e solo perché erano simili alle corrispondenti forme longobarde. Per ulteriori dettagli di questa vicenda poco conosciuta si rimanda al datato ma interessantissimo Des Paulus Diaconus Leben und Schriften (Dahn, 1876). 
 
 
 
Etimologia di Stannjold 
 
Il fantatoponimo Stannjold (variante Stonjold) non ha alcuna etimologia credibile. Forse lo sceneggiatore voleva suggerire un'origine dall'inglese stone "pietra", anglosassone stān, il cui corrispondente in norreno è però steinn. In ultima analisi tutte le forme storiche provengono dal protogermanico *stainaz attraverso mutamenti molto facili da comprendere. All'origine delle elucubrazioni di Goldman doveva esserci l'idea di una lingua germanica settentrionale diversa dal norreno, poi perduta nel tumulto della Storia, che avesse *stánn, *stónn "pietra" anziché steinn. Anche senza considerate che la Danimarca non è un paese di rupi e scogliere (né lo era nemmeno in epoca antica), resta il fatto che l'elemento -jold sembra privo di qualsiasi parentela discernibile. Non è plausibile una sua connessione col norreno jól "metà inverno", dato che non si spiegherebbe la terminazione -d e non ne verrebbe fuori alcuna semantica credibile. La vera atrocità in questa creazione deforme è senz'altro la pronuncia: Stannjold suona /'stɔndʒold/, con un'orrida consonante postalveolare! 
 

Etimologia di Grimault
 
L'origine dell'etnonimo Grimault è dal norreno grimmr "crudele", a sua volta dal protogermanico *grimmaz "crudele, severo". Potrebbe essere in qualche modo l'equivalente dell'aggettivo grimm-úðigr "feroce". La terminazione richiama il tipico suffisso accrescitivo e peggiorativo -ault, tipico dell'antico francese, di origine germanica (*-waldaz, che in norreno ha dato origine all'elemento antroponimico -(v)aldr). Meno plausibile mi pare una proposta di derivazione da gríma "maschera, travestimento che nasconde il capo". La pronuncia di Grimault nella versione originale del film dovrebbe essere /'gɹɪmoʊlt/. Si registrano nel Web un paio di varianti ortografiche dell'etnonimo: Grimolt e Grimold.
 
Vino d'uva per i Grimault  

Nel corso dell'improbabile festa in onore delle donne vichinghe giunte dal Sud, una rozza serva dei Grimault porta loro una brocca piena di vino rosso. Si tratta certamente di succo d'uva fermentato, non possono esserci dubbi al riguardo. Si direbbe che la Terra immaginata da Corman e da Goldman si trovasse in un periodo interglaciale, caldissimo, in grado di far crescere l'uva anche nelle regioni polari più impervie.  
 

Thor e l'omosessualità
 
Verso il finale del film Thor fulmina un arga. Senya, il gracile e inetto figlio del Re dei Grimault, è evidentemente un omosessuale effeminato che assume ruoli passivi con i guerrieri, comportandosi come una giumenta con gli stalloni (era questo il modo di dire usato nella Scandinavia pagana per descrivere la situazione). Per questo motivo Senya è odiato dalla divinità uranica dei Vichinghi, che lo abbatte senza pietà scagliandogli contro i suoi strali. Qual è il motivo di questo odio, che al giorno d'oggi sarebbe definito "omofobia"? Semplice: Thor era adorato come divinità dei fenomeni celesti e della fertilità. Era diffusa tra le genti del Nord l'assurda convinzione che il sesso anale, anche tra uomini, potesse essere fecondo e portare alla nascita di sventurati. Si credeva nella reale esistenza del parto anale. Ovviamente Thor, che benediceva gli sposi e favoriva la procreazione, era offesissimo dalla generazione di bambini tramite l'intestino. La reazione era prevedibile: scagliava la folgore! Nella mitologia esiste il caso di Loki, che ha ingerito il cuore ancora caldo della gigantessa Angrboða appena bruciata sul rogo, rimanendo in un innaturale stato di gravidanza. I frutti di tale orrida fecondazione erano mostri: il lupo Fenrir, il Serpente del Mondo (Jǫrmungandr) e la Signora degli Inferi, Hel. Con un altro parto anale Loki ha dato alla luce il cavallo Sleipnir, dotato di otto zampe, che è diventato il destriero di Odino. Per concepirlo, l'ambiguo Loki si era trasformato in una giumenta, venendo montato da uno stallone eccitato. Quando aveva la forma di una cavalla, l'ambigua divinità era dotata di una fica. Ritornato nella sua forma naturale, questa fica era scomparsa e restava soltanto l'intestino retto come unica risorsa per far uscire la vita che era stata concepita nel ventre. A differenza delle molte inconsistenze mostrate nelle sequenze della pellicola di Corman, questa trovata di Thor che fulmina Senya sembra abbastanza verosimile e dotata di buone basi filologiche. 

 
Altre assurdità e incongruenze 
 
Il culto di Thor mostrato nel film è amministrato dalla bruna Enger, che ne è la sacerdotessa, cosa già di per sé abbastanza anomala. Inoltre è pieno zeppo di concetti cristiani, come ad esempio un'altisonante quanto vana menzione della rinuncia ai piaceri della carne. Ciò è di una palese assurdità, visto che nella mitologia nordica Thor è descritto come un formidabile mangiatore e bevitore! Un'altra assurdità è un'invocazione pronunciata da Vedric nell'atto di scagliare la sua spada dalla punta smussata contro il mostro marino: "Che Thor abbia pietà delle nostre anime!" C'è stata una fase di commistione tra il Cristianesimo e il culto degli antichi Dei, cosa che può essere ben documentata da molte fonti storiche attendibili, eppure sono certo che le cose non siano andate come le ha descritte Corman.  
 
 
Curiosità varie 

Il regista in un'occasione ebbe a dire: "Il titolo completo è The Saga of the Viking Women and Their Voyage to the Waters of the Great Sea Serpent. Non siamo riusciti a trovare un modo per mettere il titolo in due o tre parole, quindi ho detto "andiamo all'altro estremo e diamo loro il titolo più lungo che abbiano mai visto per poi usare il più grande cliché nelle immagini storiche dell'epoca, che è quello di aprire con un libro di pelle incisa, una mano che entra e apre la copertina del libro, e c'è il titolo del film." Avevo un vago sospetto che il geniale cineasta facesse uso di sostanze pregiate. Dopo aver letto queste sue considerazioni stravaganti, ne ho l'assoluta certezza. 
 
A quanto pare Senya, il principe arga, nella versione in inglese ha un fortissimo accento di Brooklyn, cosa grottesca che ha portato un commentatore a schernire il film ("I didnt' realize that the Grimolts originally hailed from Brooklyn"). Un'irrisione giustissima, ci tengo a precisare.  

Conclusioni 

In sostanza, l'unico aspetto positivo di quest'opera di Corman sono le sensualissime creature femminili!

lunedì 24 maggio 2021

ETIMOLOGIA DI TARTINA E SUA ORIGINE GALLICA

La parola tartina deriva dal francese tartine, che è un diminutivo di tarte "torta salata; torta ripiena di crema o di confettura" (antico francese tarte). In altre parole, si tratta di un francesismo assimilato. I romanisti, nella loro ciclopica e supponente ignoranza, hanno pensato di ricondurre la parola francese tarte a una semplice variante di tourte "torta (dolce)", senza tenere in benché minimo conto l'impossibilità di una tale derivazione, già soltanto per motivi fonetici: non se ne riesce a  spiegare il vocalismo. L'idea che tarte sia la stessa identica cosa di tourte è molto diffusa, anche se non ha la benché minima speranza di essere vera. Quando mai in francese si è vista una vocale tonica posteriore come -ou- /u/ diventare -a- /a/? Se si domanda a chi sostiene questa implausibile mutazione quali ne sarebbero mai i motivi, non è in grado di rispondere. In effetti, in letteratura non si trova nulla di sensato su questo argomento. Errano certamente coloro che citano il francese car "perché?" come esito anomalo del latino cūr "perché?" (antico qūr, quūr, quōr), dato che questo car è il semplice e regolare prodotto del latino quārē (scritto anche quā rē) "come, perché", alla lettera "per la qual cosa". 
 
Un elemento di sostrato 

Per dare una spiegazione alla parola tarte è necessario comprendere che la sua derivazione è dal sostrato gallico. Non si tratta di un termine latino, essendo giunto dalla lingua celtica che fu parlata a lungo nelle Gallie, anche in seguito alla conquista ad opera di Roma. 
 
Protoforma celtica: *tartus "secchezza, siccità; sete".
Antico irlandese: tart "secchezza, siccità; sete" 
  Irlandese moderno: tart "secchezza, siccità; sete" 

A partire dai dati storici è ricostruibile anche un aggettivo derivato. 

Protoforma celtica: *tartu-māros "assetato, che fa venir sete"
Antico irlandese: tartṁar "assetato, che fa venir sete"
  Irlandese moderno: tartmhar "assetato, che fa venir sete" 

Nelle lingue discendenti dal britannico questa radice si è estinta: è scomparsa prima della comparsa dei più antichi documenti letterari. Si sono avuti prestiti evidenti dal latino siccus e siccitās, forse per motivi tabuistici. È perfettamente confermata la pronuncia del latino -c- come consonante occlusiva velare /k/ anche davanti a vocali anteriori per l'epoca in cui avvenne il prestito. 

Britannico: *sikkus "secco" < lat. siccus "secco"
   Gallese sych "secco" 
Britannico: *sikkitās "sete" < lat. siccitās "secchezza"
   Gallese syched "sete"

Nella lingua della Gallia Celtica dovette essersi conservata la stessa forma presente in antico irlandese. Possiamo in ogni caso ricostruire la situazione. 
 
Protoforma celtica: *tartus "secchezza, siccità; sete" 
Gallico: *tartus "secchezza, siccità; sete";  
   *tartos "secco, che fa venir sete; salato" 
       femminile: *tartā
       neutro: *tarton
   *tartā "cibo che fa venir sete; torta salata; torta molto dolce"  

Credo che questa mia ricostruzione sia ineccepibile dal punto di vista morfologio e formale. Senza dubbio può spiegare ogni cosa. Credo che sia qualcosa di originale, dato che non se ho trovato traccia alcuna nella letteratura scientifica. Dovrebbe quindi essere citata così: (Moretti, 2021). 
 
La radice protoceltica *tartus "secchezza, siccità; sete" proviene direttamente dal proto-indoeuropeo *tṛstus "secchezza, aridità", derivato dalla radice *ters- / *tors- / *tṛs- "secco, essere secco". Nelle lingue celtiche compare anche in altri derivati notevoli, con diverso vocalismo: 
 
Protoforma celtica: *tīros "terra arida" (< *tēros),
     genitivo *tīresos (< *tēresos)
Antico irlandese: tír "terra; paese, territorio, suolo" 
  Irlandese moderno: tír "terra; paese, territorio" 
  Gaelico di Scozia: tìr "terra; paese, territorio" 
  Manx: çheer "terra; paese, territorio"
Britannico: *tīros "terra" 
  Gallese: tir "terra" 
  Cornico: tir "terra" 
  Bretone: tir "terra"  
 
Protoforma celtica: *tīresmis "secco, arido"
Antico irlandese: tírimm, tirimm "secco" 
  Irlandese moderno: tirim "secco"

Protoforma celtica: *torrus "secco" (< *torsus)
Antico irlandese: tur "secco"
  Irlandese moderno: tur "secco" (detto di cibo)   
 
Protoforma celtica: *terkos "misero" (< *terskos)
Antico irlandese: terc "poco, scarso" 
  Irlandese moderno: tearc "poco, scarso"
Gallico: *terkos "miserabile" 
    Elementi di sostrato: 
    => Italiano: tirchio "miserabile, avaro" (antico terchio)  
    => Bearnese: terc "crudele" 
Celtiberico: *terkos "duro, rigido" 
   Elementi di sostrato:
    => Spagnolo: terco "testardo" 
    => Catalano: enterch "rigido"  
Ci occuperemo meglio di questi resti del sostrato in un successivo intervento.
    
In latino la radice indoeuropea in questione è stata ereditata da alcune importanti parole, subendo il passaggio regolare da -rs- a -rr- davanti a vocale e da -rst- a -st-
 
terra "terra" (< *tersa
terrestris "terrestre" (< *terestris; -rr- è per analogia) 
tesquum, tescum "deserto, terra desolata" (< *terskwom)
torrēre "seccare" 
   presente indicativo: torreo "io secco" (< *torsēio), 
       torrēs "tu secchi", torret "egli secca" 
   perfetto indicativo: torruī "io seccai" 
   participio presente: torrēns "che secca", 
       gen. torrentis 
   participio perfetto: tostus "seccato" (< *torstos)
   supino: tostum "per seccare" (< *torstum) (1) 
torridus "arido, seccato" 
torris "tizzone ardente" 
torrus "tizzone ardente" 
 
(1) Il supino deriva da un accusativo sclerotizzato di un tema in -u- (IV declinazione).
 
La stessa radice indoeuropea è stata ereditata dal protogermanico, essendo ben rappresentata in tutte le lingue discendenti. Ecco le principali protoforme ricostruibili:
  *þersanan "essiccare, rendere secco"
  *þurstiz "secchezza; sete" 
  *þurstuz "secchezza; sete"
  *þurzǣnan / *þurzōnan "essere secco" 
  *þurzijanan "essere secco; essere assetato" 
  *þurznanan "diventare secco; appassire"
  *þurzuz "secco" 
  *þurskaz "merluzzo" (lett. "pesce essiccato")
Queste sono le forme attestate in gotico: 
   afþaursjan /af'θɔrsjan/ "essere assetato" 
   gaþairsan /ga'θεrsan/ "seccarsi, essiccarsi" 
   gaþaursnan "diventare secco; appassire"
   þaursjan "assetare; essere assetato"
   þaursus /'θɔrsus/ "secco" 
Queste sono le forme attestate in norreno: 
   þerra "rendere secco, essiccare" 
   þorna "diventare secco, seccarsi" 
   þorskr "merluzzo" 
   þorsti "sete"  
   þurka "diventare secco, seccarsi"
   þurr "secco" 
   þyrstr "assetato, che ha sete" 

Si potrebbe andare avanti a lungo, ma credo che esuli dagli scopi di questo contributo.

La torta salata e la prostituta 
 
In inglese esiste tart "tipo di pasticcio contenente gelatina o conserva", "tipo di torta ripiena di frutta o crema" (medio inglese tart, tarte), un chiaro prestito dall'antico francese tarte. In Albione questo termine ha subìto uno slittamento semantico notevole, giungendo a significare "prostituta" - significato attestato per la prima volta nel 1887 (fonte: Etymonline.com). Esistono attestazioni di questa parola col senso di "donna attraente" dagli inizi del XIX secolo, anche nella forma jam-tart. Non è difficile passare da "torta appetitosa" a "donna attraente". Credo che Berlusconi capirebbe alla perfezione ciò che dico. La statua di Molly Malone a Dublino è soprannominata "the tart with a cart", ossia "la prostituta con un carretto". Questo perché la famosissima pescivendola dai capelli fulvi esercitava il mestiere più antico del mondo. Dopo aver passato il giorno a vendere pesce, di notte faceva uscire lo sperma ai clienti. 
Si segnala una falsa etimologia dell'inglese tart "prostituta" da una contrazione di sweetheart "tesoro" (termine di apprezzamento). Questa proposta grottesca dovrebbe essere vista con sospetto da tutti: presenta le tipiche caratteristiche di un'etimologia popolare. La parola sweetheart ha l'accento sulla prima sillaba, non sulla seconda: in Inghilterra è /ˈswiːtˌhɑːt/; negli States è /ˈswitˌhɑɹt/, realizzato come [ˈswiɾhɑɹt̠] o addirittura [ˈswiɾɑɹt̠], col tipico rotacismo. È verosimile che l'accento fosse sul primo elemento del composto anche in passato, cosa che rende il mutamento assai implausibile. Se tart fosse un'abbreviazione di sweetheart, permarrebbe con ogni probabilità qualche traccia del suo antico; vediamo invece che in nessun caso tart e sweetheart sono usati come sinonimi. Inoltre sweetheart può essere usato per rivolgersi anche a persone di sesso maschile (nel qual caso può anche significare "innamorato", "spasimante") e persino ad animali di affezione come cani e gatti. Anche lo slittamento semantico sarebbe quindi problematico.    
Non esiste connessione tra tart "prostituta" e l'omofono tart "aspro, acido", che deriva invece dall'antico inglese teart "doloroso, severo" (detto ad esempio di punizione; è dal proto-indoeuropeo *der- "spaccare"). Si tratta ovviamente di una somiglianza fortuita. 
 
Alcune note sull'etimologia di torta      
 
Esiste un singolare problema fonologico che si trascina da epoca antica e che riguarda la parola torta. Si suppone che il latino tardo ed ecclesiastico tōrta "torta, focaccia", la cui vocale lunga è ricostruibile dagli esiti romanzi, sia un derivato del verbo torquēre "torcere": avrebbe forse tratto il suo nome dalla forma originaria della preparazione gastronomica. Molto diffusa è l'idea che sia una semplice ellissi della locuzione torta pānis, tradotta con "pane attorcigliato" - dimenticando che in latino pānis "pane" è di genere maschile. La traduzione è erronea, dato che tōrta pānis può significare soltanto "torta di pane" (con pānis al genitivo), il che è di scarso aiuto. La prima attestazione della parola è nelle Tavolette di Vindolanda (I-II secolo d.C.), in cui compare come turta, cosa che complica non poco le cose. Riporto informazioni sulla coniugazione del verbo torquēre, da cui è derivato l'italiano torcere con cambio di coniugazione, semplificazione della labiovelare e palatalizzazione: 
 
torquēre "torcere" 
    presente indicativo: torqueo "io torco", 
        torquēs "tu torci", torquet "egli torce" 
    perfetto indicativo: torsī "io torsi"
    participio presente: torquēns "che torce", 
        gen. torquentis 
    participio perfetto: tortus "tòrto" (< *torktos
    supino: tortum "per torcere" (< *torktum
    participio futuro: tortūrus "che torcerà"
 
Derivati: 

torculāris "relativo al torchio"
torculum "torchio, frantoio, pressa"
torculus "usato per la torchiatura"
tormentum "fune, corda; tormento, supplizio"
tormina (pl. n.) "coliche, dolori intestinali" 
torminālis "anticolico, che serve a calmare le coliche"
torminōsus "sofferente di coliche" 
torquēs (gen. torquis) "collana, monile" 
torquis (gen. torquis) "collana, monile" 
torsiō (gen. torsiōnis) "spasmo, colica"
tortilis "ritorto, attorcigliato, ricurvo" 
tortiō (gen. tortiōnis) "l'atto di torcere"
tortīvus "ottenuto da torchiatura"  
tortāre "torturare, martirizzare, seviziare" 
   presente indicativo: torto "io torturo", 
        tortās "tu torturi", tortat "egli tortura"  
   participio presente: tortāns "che tortura"  
tortum "corda usata come strumento di tortura"
tortuōsus "tortuoso, sinuoso"
tortūra "tormento, supplizio; l'atto di torcere"
tortus "attorcigliato" 
tortus (gen. tortūs, IV decl.) "voluta; spira di serpente" 
 
In tutti questi casi i gruppi consonantici complessi del latino arcaico si sono semplificati senza provocare allungamento di compenso della vocale -o- precedente. La vocale -o- è sempre breve. Esempi: 
 
torculum "torchio" < *torklom 
tormentum "supplizio" < *torkmentom 
tormina "coliche" < *torkmena 
tortāns "che tortura" < *torktāients 
torto "io torturo" < *torktāio  
tortum "strumento di tortura" < *torktom
tortus "attorcigliato" < *torktos 
tortus "voluta" < *torktus   

Invece in tōrta "torta, focaccia" si è avuta invece la semplificazione del gruppo consonantico con l'allungamento di compenso della vocale -o- precedente: 

tōrta "torta, focaccia" < *torkta 

Perché questa diversità? Le spiegazioni possibili sono due: 

1) Il nome della torta è il prodotto di una tradizione diversa rispetto a tutte le altre forme derivate dal verbo torquēre
2) Il nome della torta non è un derivato del verbo torquēre: si tratta di un'etimologia popolare. 

Sono incline a credere che la spiegazione 2) sia quella giusta, ma ho ancora prove decisive. Si comprende alla luce di questi fatti che la questione non è affatto banale.
 
La situazione problematica la si vede in diverse lingue neolatine. In italiano il sostantivo torta ['torta] (con la vocale tonica chiusa) deriva regolarmente dal latino tōrta /'to:rta/ (con la vocale tonica lunga) e contrasta col participio passato del verbo torcere, che è tòrto ['tɔrto], femminile tòrta ['tɔrta] (con la vocale tonica aperta).  
In altre parole, esiste un'oppposizione fonetica minima:
 
torta /'torta/ (dolciume) - tòrta /'tɔrta/ (che ha subìto torsione)

Anche in francese l'esito regolare del latino tōrta /'to:rta/, che è tourte, riflette l'antico stato di cose. 
 
Richiamo l'attenzione dell'Accademia della Crusca su questi dettagli, anche se so in pratenza che il mio appello non sarà raccolto.