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giovedì 25 novembre 2021

 
LA MORTE DIETRO LA PORTA
 
Titolo originale: Deathdream
AKA: Dead of Night
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Canada, Regno Unito
Anno: 1974
Durata: 88 min
Rapporto: 1,85:1
Genere: Orrore, guerra
Sottogenere: Zombesco, vampiresco
Regia: Bob Clark
Sceneggiatura: Alan Ormsby
Produttore: Bob Clark, Peter James, John Trent
Produttore esecutivo: Gerald Flint-Shipman, Geoffrey
     Nethercott
Casa di produzione: Impact Films, Quadrant Films
Distribuzione in italiano: Rovers Cinema (1976)
Fotografia: Jack McGowan
Montaggio: Ronald Sinclair
Musiche: Carl Zittrer
Scenografia: Forest Carpenter
Costumi: Dyke Davis
Trucco: Tom Savini, Alan Ormsby
Effetti speciali: Tom Savini
Interpreti e personaggi:
  Richard Backus: Andy Brooks
  John Marley: Charles Brooks
  Lynn Carlin: Christine Brooks
  Anya Ormsby: Cathy Brooks
  Jane Daly: Joanne
  Mal Jones: Sceriffo
  Henderson Forsythe: Dott. Philip Allman
  Michael Mazes: Bob
  Arthur Anderson: Postino
  Edward Anderson: Vicesceriffo
  Arthur Bradley: Capitano dell'Esercito
  David Gawlilowski: Guidatore di camion 
  Virginia Cortez: Rosalie
  Bud Hoey: Ed
  Robert R. Cannon: Uomo ubriaco
  Raymond Michael: Poliziotto
  Jeff Gillen: Barista
  George De Vries: Primo annunciatore TV
  Bob Noble: Secondo annunciatore TV
  Alan Ormsby: Spettatore
  Jeff Becker: Giovane
  Scott Becker: Giovane
  Greg Wells: Giovane
  Kevin Schweizer: Giovane
  Non accreditati:
  Bob Clark: Agente Ted
  Hank Lowrey: Agente Hank
  John Bonney: Pilota di elicottero 
Titoli alternativi in inglese: 
  Night Walk;
  The Night Walker; 
  The Night Andy Came Home;
  It Came from the Grave;
  King from the Grave; 
  King of the Grave; 
  The Veteran;
  Whispers  
Titoli in altre lingue:
  Francese: Le mort-vivant
  Francese (Canada): Soif de sang
  Danese: Dødens nat  
  Finlandese: Painajainen
  Greco (moderno): Κυνηγητό θανάτου
  Ungherese: Halálos álom
  Russo: Смертельный сон
Budget: 300.000 dollari US

Trama: 
Anno del Signore 1972. Nel corso di uno scontro notturno in Vietnam, il soldato americano Andy Brooks viene colpito da un cecchino e stramazza al suolo. Mentre muore, sente la voce di sua madre che grida: "Andy, tornerai. Devi farlo. L'hai promesso." Qualche tempo dopo, la famiglia di Andy riceve da un militare la notizia della morte del ragazzo, caduto in combattimento. Suo padre, il canuto Charles, e sua sorella, Cathy, piangono e si disperano, mentre la madre, Christine, si arrabbia, rifiutandosi di credere che Andy sia davvero morto. Nel frattempo, un camionista si ferma in una tavola calda e dice di aver caricato un autostoppista, per l'esattezza un soldato. Qualche ora dopo, nel cuore della notte, Andy arriva alla porta di casa della sua famiglia in alta uniforme, apparentemente illeso; tutti lo accolgono con gioia, deducendo che la notizia della sua morte debba essere frutto di un errore materiale. Quando il padre di Andy dice che i militari lo hanno dichiarato morto, lui risponde in modo lapidario: "Lo ero." La famiglia ride, pensando che sia uno scherzo. Nei giorni successivi, Andy mostra un comportamento strano e appartato, insiste che nessuno sappia del suo ritorno, parla solo raramente, si veste di nascosto, non mangia e trascorre le sue giornate seduto in casa, svogliato e anemico, cullandosi su una sedia a dondolo. Di notte però si anima inspiegabilmente, vagando per la città e trascorrendo il suo tempo nel cimitero. Intanto la polizia locale indaga sull'omicidio del camionista, che è stato trovato dissanguato e con la gola tagliata. Charles tenta di affrontare Christine riguardo all'inquietante comportamento di Andy. La donna insiste sul fatto che Charles era troppo riservato e autoritario nei confronti di Andy; lui ribatte che Christine ha reso Andy troppo sensibile, soffocandolo. Le cose peggiorano: Andy attacca un bambino del vicinato che tenta di dimostrare le sue abilità nel karate, poi strangola a morte il cane di famiglia quando cerca di proteggere il giovane. Charles, testimone dell'uccisione del cane, dice a sua moglie che il figlio è pazzo, poi va in un bar per affogare il dispiacere nell'alcol e lì racconta l'accaduto al suo amico, il dottor Philip Allman. Il medico segue Charles a casa e offre ad Andy un controllo gratuito; poi fa al ragazzo domande relative al camionista, infatti sospetta che proprio lui lo abbia ucciso. Racconta a Charles del camionista e gli dice che deve informare la polizia della sospetta coincidenza del ritorno del figlio. Andy fa visita al dottor Allman nel suo ufficio nel cuore della notte, chiedendo con rabbia un controllo, ma il medico non riesce a rilevare il polso o il battito cardiaco. Andy gli dice: "Sono morto per te, dottore. Perché non dovresti ricambiare il favore?" Attacca e uccide l'uomo con una siringa, poi la usa per iniettargli il suo sangue nel braccio. È chiaro che Andy è una specie di vampiro che ha bisogno del sangue degli altri per rinvigorire il suo corpo in decomposizione. Il giorno successivo, Charles viene a sapere della morte dell'amico e si rende conto che suo figlio è responsabile. Quando Christine gli dice che Andy ha un doppio appuntamento con Cathy, la sua fidanzata del liceo Joanne e il suo migliore amico Bob, Charles prende la sua pistola e va a cercarli. In un cinema drive-in, Andy decade visibilmente a causa della mancanza di sangue. Dopo che Cathy e Bob scendono dall'auto per prendere altri popcorn, Joanne tenta di avviare una conversazione con Andy. Quando la putrefazione di Andy diventa più visibile, lui attacca e uccide Joanne, lacerandole la gola. Cathy e Bob tornano e lo trovano in preda alla frenesia. Il redivivo si scaglia contro i due, strangolando Bob e tentando di investire Cathy. Un uomo accorso in aiuto spinge Cathy di lato e viene colpito a morte. Andy fugge in macchina prima di potersi iniettare il sangue delle sue vittime, poi torna a casa, dove sua madre lo protegge da suo padre. Charles, prostrato dal dolore, si spara un colpo di fucile nel cranio. Mentre Christine sta portando via Andy, la polizia gli spara due volte e i loro colpi incendiano l'auto. L'inseguimento termina al cimitero, dove viene scoperto il cadavere decomposto di Andy che si contorce in una fossa poco profonda sotto una lapide su cui aveva graffiato il proprio nome e le date della sua nascita e morte, maledicendo la vita. Christine singhiozza mentre cerca di coprire il corpo sfatto col terriccio. La macchina esplode e lei viene lasciata al suo dolore dagli agenti esausti, mentre tutto sparisce nelle Tenebre. 
 
Citazioni: 
 
"Si sta bene dai Morti..." 
(Andy)
 

Recensione:
Angoscia mortale che pervade ogni atomo dell'Universo dannato. Tenebra assoluta. Non si scorge nemmeno il barlume di una remota speranza. Ogni particella di luce immersa nell'Abisso, è destinata a sfaldarsi e a perdersi per sempre. È quanto si avvicina di più al concetto di Inferno. I gironi descritti da Dante Alighieri al confronto sono ameni luoghi di socializzazione, dove non si è mai davvero soli. Quando una pellicola è in grado di trasmettere questi sentimenti, significa che è un capolavoro!
La carriera di Bob Clark ha seguito uno sviluppo piuttosto anomalo. Dopo aver diretto in tutto tre film horror, che costituiscono una sorta di trilogia, ha abbandonato il genere. E'  del 1972 L'assedio dei morti viventi (Children Shouldn't Play with Dead Things); dopo La morte dietro la porta, l'ultimo film horror del regista è Black Christmas (Un Natale rosso sangue) (Black Christmas, 1974). Si fa fatica a credere che la stessa persona abbia diretto la commedia sexy Porky's - Questi pazzi pazzi porcelloni! (Porky's, 1981) e i relativi sequel. 

Andy il Vurdalak
 
Più che uno zombie, Andy è un particolare tipo di vampiro: è un vurdalak a tutti gli effetti. Già nel 1836 Aleksandr Sergeevič Puškin (1799 - 1837) aveva scritto una breve poesia intitolata Vurdalak (вурдалак). A rendere noto al grande pubblico questo tipo di creature infernali, è stato lo scrittore russo Aleksej Konstantinovič Tolstoj (1817 - 1875), cugino di secondo grado del più noto Leo Nikolajevič Tolstoj (1828 - 1910).
Scrisse il racconto gotico-fantastico La famiglia del Vurdalak. Frammento inedito delle memorie di uno sconosciuto (La famille du vourdalak. Fragment inédit des mémoires d'un inconnu, 1839; titolo russo: Семья вурдалака, Sem'ja vurdalaka). Il vurdalak è un vampiro che ritorna alla sua famiglia d'origine, mordendo i propri cari e trasmettendo loro la propria condizione, poco invidiabile. La trama del racconto non somiglia a quella del film di Bob Clark, ma ci sono alcuni importanti elementi in comune. Facciamo ora un rapidissimo confronto tra le due storie. 

La famiglia del Vurdalak:
Il contagio vampirico inizia con l'anziano combattente Gorcha, un partigiano serbo che lottava contro i Turchi, tra gli impervi Balcani. Tornato a casa di notte, dà subito segni di stranezza, rifiutando una tazza di acquavite con uvette, di cui in precedenza (da vivo) era ghiottissimo. 

La morte dietro la porta: 
Il giovane Andy è un soldato impegnato nella guerra in Vietnam, che lotta contro i Vietcong. Tornato a casa di notte, dà subito segni di stranezza, rifiutando di mangiare ed essendo completamente privo di sonno. 

Esistono tuttavia differenze altrettanto importanti. 
 
La famiglia del Vurdalak: 
Nel racconto di Tolstoj, il redivivo Gorcha trasforma tutta la sua famiglia in esseri a lui simili. Chiunque viene morso da un vurdalak, è destinato a risorgere.
 
La morte dietro la porta: 
Nel film di Clark, il redivivo Andy non è contagioso: morde per uccidere, predando soltanto estranei, che muoiono dissanguati e non risorgono. Non attacca i suoi cari. In altre parole, è un vurdalak incapace di contagiare e di creare altri vurdalak
 
Il fondamento comune è questa conoscenza scomoda: la guerra genera morti viventi!  

Fisiologia vampiresca e simbologia

Si nota un'incoerenza soltanto apparente: Andy per nutrirsi del sangue delle vittime uccise, ha bisogno di una siringa con cui praticarsi l'iniezione in endovena. La cosa di per sé sarebbe assurda, dato che il ragazzo redivivo non ha il polso né il battito del cuore - come appurato da un'approfondita visita medica. Il regista voleva alludere alla devastante diffusione dell'eroina tra le truppe americane che combattevano in Vietnam. Il fenomeno raggiunse proporzioni tali da costituire una seria minacca alla coesione sociale, tanto che il Presidente Nixon fu costretto a farvi fronte introducendo larvati programmi di disintossicazione. Questo film e il suo tema principale possono, in molti modi, essere visti come un primo riflesso della consapevolezza popolare dell'effetto del trauma del combattimento sui soldati che la guerra del Vietnam ha contribuito a portare alla luce. Ad esempio, gran parte dei sintomi di Andy e dei suoi comportamenti violenti improvvisi scatenati dal rivivere esperienze traumatiche, sarebbero stati successivamente associati alla malattia mentale nota come disturbo da stress post-traumatico (PTSD), in precedenza noto come "shock da guscio" e definito dall'American Psychiatric Association nella terza edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (1980). In Italia queste brutte cose erano già note da tempo: la Grande Guerra (1915 - 1918) aveva causato la rovina di moltissime menti sensibili. I reduci che presentavano problemi mentali gravi furono maltollerati, accusati di simulazione e addirittura di codardia, finendo con l'essere ingiustamente chiamati "scemi di guerra"
 
Morte di un cagnolino 
 
Spesso gli animali riescono a comprendere a pelle cose che sfuggono anche alle menti più eccelse. Così il cane della famiglia ha subito riconosciuto nel ragazzo qualcosa di estraneo alla vita. La reazione alla presenza di un essere spettrale è stata quindi la sola possibile: mettersi ad abbaiare per avvisare del pericolo. Il vurdalak, che  conserva intatta la sua razionalità e parte delle facoltà superiori dell'essere umano (gli manca giusto l'empatia), reagisce all'ostilità del cane afferrandolo per il collo e soffocandolo. Perché questa reazione? Per un istinto di sopravvivenza, il vurdalak sa bene che deve nascondere la propria natura alla sua famiglia: nessuno deve sospettare la sua vera natura di predatore. Oggi questa scena del cane soffocato non potrebbe più essere girata, pur nella garanzia che nessun animale ha subìto maltrattamenti durante la produzione del film. C'è stata una sostanziale limitazione di ciò che può essere mostrato sugli schermi. Alle masse la cosa sembra non importare, non si colgono segni di ribellione alla tirannia del politically correct. Si parte da questo presupposto: fa schifo vedere un animale mantrattato e ucciso, così ben venga che sia vietato mostrarlo. Ok, siamo d'accordo sul fatto che faccia schifo, ma la tirannia non si ferma mai a una singola cosa censurabile, si estende sempre di più e presto non si potrà mostrare più nulla, nemmeno il sorriso di una donna. Lo spettatore non può essere coccolato, non può essere tenuto nella bambagia nel timore che si spappoli come un bruco al minimo contatto. Il cinema deve urtare la sensibilità dello spettatore. Se non lo fa, significa che ha fallito.

 
Il vurdalak e la madre angosciante  
 
Il regista riesce a rappresentare in modo magistrale il più incubico e raccapricciante di tutti i personaggi: la madre iperprotettiva, isterica, che genera angoscia assoluta! Un essere che non lascia respiro, convinta che il figlio sia una parte del proprio corpo e che non possa avere nemmeno un movimento di propria volontà. Questo è ciò che più mi ha raggelato vedendo il film. Non la guerra in Vietnam, non la vampirizzazione di Andy e nemmeno le sue opere predatorie. Alla fine, pur di sfuggire alla madre e agli orrori dell'esistenza da lei incarnati, il vurdalak trova rifugio proprio nel luogo da cui non avrebbe mai dovuto essere tratto! Urla tutto il dolore con le terribili parole: "Mamma, mamma! Perché hai voluto che vivessi?" Spira, il capo riverso nel terriccio molle. Nemmeno il vampirismo può nulla contro l'asfissia causata dalla famiglia! 

La spiegazione ultima 

Oltre ad essere insopportabile, la madre di Andy era una strega fatta e finita. Alla fine delle sequenze del film di Clark, si capisce che la donna ha utilizzato un incantesimo per far ritornare l'amatissimo figlio dalle Ombre dell'Ade.  
 
Etimologia di vurdalak  
 
La parola russa вурдалак vurdalak, traducibile con "vampiro" o "licantropo", è un'alterazione di un più comprensibile волколак volkolak, derivato a sua volta da волк volk "lupo" e da un elemento fossilizzato -лак -lak, il cui significato originario era "pelle" - corrispondente al serbo dlaka "pelliccia". L'alterazione da volkolak a vurdalak è dovuta a un complesso insieme di dissimilazioni e assimilazioni a partire dalla protoforma slava *vlŭkodlakŭ, con il gruppo consonantico -lk- mutato in -rk- e poi in -rd- a causa della presenza di -dl- e di -k- nella seconda parte della parola. Credo che queste irregolarità siano state favorite dal tabù linguistico, un meccanismo psicologico che rende difficile e disagevole menzionare realtà temute perché considerate demoniache. Trovo interessante notare che volkolak è la traduzione letterale del norreno ulfheðinn "tipo di berserk vestito di pelli di lupo".  

Etimologia del cognome Ormsby 

I tipici cognomi inglesi terminanti in -by sono di origine locativa e norrena. In norreno býr (varianti: bǿr, bœr) significa "fattoria", "stanziamento", "città". In particolare, il bizzarro cognome dello sceneggiatore, Ormsby (non Ornsby come alcuni erroneamente riportano), deriva dal norreno ormr "serpente". Alla lettera, significa "Fattoria del Serpente" o "Città del Serpente".

Il finale originale 

Il film originariamente terminava con Christine Brooks inginocchiata sulla tomba improvvisata nel cimitero di Brooksville dopo che Andy vi si era seppellito ed era morto, questa volta per sempre. Poi la donna guardava i poliziotti che erano arrivati ​​lì e diceva "Andy è a casa. Alcuni ragazzi non tornano mai a casa". Sebbene la scena sia stata girata, successivamente ha subito modifiche sostanziali in modo che il film potesse avere un finale più veloce. Cosa bizzarra, nella Wikipedia in inglese questo finale è ritenuto quello vero. L'errore si è propagato anche nella Wikipedia in italiano. Si spera che queste inconsistenze siano presto corrette.  
 

Curiosità 

Per la scena di apertura del film in Vietnam, è stato girato un filmato aggiuntivo di Andy traumatizzato che cammina nella giungla in mezzo alla sanguinosa carneficina. Il filmato è stato tagliato per dare alla storia un inizio più rapido. Avrebbe dovuto esserci anche una scena simile più avanti, in cui Andy cammina per le strade di notte e incontra un veterano cieco seduto sotto un portico. Anche questa sequenza è stata tagliata per ragioni di tempo. 

In un primo tempo, Christopher Walken fu considerato per il ruolo di Andy. Lo spettrale Richard Backus è stato scelto perché era in grado di creare uno sguardo silenzioso di intenso odio per l'agente del casting. L'espressione inquietante del viso di Backus è entrata spesso in gioco.

Nella scena finale del film nel cimitero di Brooksville, sopra la spalla di Andy si vede una lapide con il nome Daily. La stessa lapide appare in un altro film horror diretto da Bob Clark, L'assedio dei morti viventi (1972). Secondo la lapide graffita nel cimitero di Brooksville, Andy Brooks aveva 21 anni al momento della sua morte nel 1972. 

Il film elencato nella metà inferiore del doppio lungometraggio al drive-in,
The Spacenauts, è fittizio. In altre parole, è un pseudofilm. 
 
C'è stato un incidente durante la scena culminante dell'inseguimento in macchina. Mentre Richard Backus e uno stuntman sfrecciavano per le strade, l'incendio appiccato nella parte posteriore dell'auto è andato fuori controllo ed è stato risucchiato sul sedile posteriore dell'auto in corsa. Fortunatamente, c'era uno scudo di plexiglas che divideva il sedile posteriore dalla parte anteriore dell'auto dove erano seduti gli artisti. Ciò spaventò Backus, che dovette sporgere la testa fuori dalla finestra per evitare di inalare il fumo. Con grande sgomento dell'attore, il regista Bob Clark voleva che la scena fosse girata nuovamente con meno fuoco.
 
Altre recensioni e reazioni nel Web
 
Molto meritoria è la recensione del film pubblicata su Nocturno.it, scritta da Simone Bisantino. Questo è il link: 


Qualche intervento interessante si trova sul sito Davinotti.com. Ne riporto giusto un paio, rimandando alla pagina d'origine per approfondimenti.   
 

L'utente Caesars ha scritto: 

"Il soldato zombi protagonista di questo film si discosta in modo considerevole dai morti viventi creati da Romero qualche anno prima, però le due pellicole sono accomunate dalla critica sociale, neanche molto velata dalla coltre horror. Clark realizza un'opera non eccezionale ma sicuramente ben strutturata e inquietante, con alcuni momenti di tensione realizzati senza "effettacci" ma con risultati più che validi. Il regista mostra di possedere buone qualità, che confermerà anche nel successivo Black Christmas." 
 
L'utente Nicolas81 ha scritto: 

"Clark utilizza il genere horror per denunciare l'assurdità del conflitto in Vietnam e il problematico reinserimento dei reduci (il soldato che ritorna trasformato in zombi è una metafora del disagio psichico e della dipendenza dalle droghe). L'idea è sicuramente buona, la sua realizzazione non sempre, a causa di una certa ripetitività accusata da una sceneggiatura che invece avrebbe dovuto azzardare qualche spiegazione in più. L'atmosfera macabra però è ben resa, e il finale, teso e struggente, colpisce decisamente nel segno. Ben dosati gli effetti speciali, buona la prova del cast."

giovedì 11 novembre 2021

 
LA CITTÀ VERRÀ DISTRUTTA ALL'ALBA 
 
Titolo originale: The Crazies
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1973
Durata: 103 min
Rapporto: 1,66:1
Genere: Drammatico, fantascienza, orrore, thriller 
Sottogenere: Apocalittico, pandemico 
Regia: George A. Romero
Soggetto: Paul McCollough
Sceneggiatura: George A. Romero
Produttore: A.C. Croft, Lee Hessel
Produttore associato: Margaret Walsh
Casa di produzione: Pittsburgh Films
Distribuzione in italiano: Heritage Italiana
Fotografia: S. William Hinzman
Montaggio: George A. Romero
Effetti speciali: Tony Pantanello, Regis Survinski
Musiche: Bruce Roberts
Trucco: Doris Dodds, Gloria Natale, Bonnie Priore
Interpreti e personaggi:
   Lane Carroll: Judy
   Will MacMillan*: David
   Harold Wayne Jones: Clank
   Leland Starnes: Shelby
   Lynn Lowry: Kathy
   Richard Liberty: Artie
   Richard France: Dottor Watts
   Lloyd Hollar: Colonnello Peckem
   Edith Bell: Tecnico di laboratorio
   Robert Karlowsky: Sceriffo Cooper
   Will Disney: Dottor Brookmyre
   A.C. McDonald: Generale Bowen
   Bill Thunhurst: Brubaker
   Harry Spillman: Maggiore Ryder
   Robert J. McCully: Hawks
   Ned Schmidtke: Sergente Tragesser
   Tony Scott: Vicesceriffo Shade
   Roy Cheverie: Medico dell'esercito
   Jack Zaharia: Prete 
  *Accreditato come W.G. McMillan 
Doppiatori italiani:
   Germana Dominici: Judy
   Cesare Barbetti: David
   Sergio Graziani: Clank
   Antonio Guidi: Shelby
   Gianfranco Bellini: Artie
   Gianni Marzocchi: Dottor Watts
   Glauco Onorato: Colonnello Peckem
   Flaminia Jandolo: Tecnico di laboratorio
   Gino Baghetti: Dottor Brookmyre
   Massimo Giuliani: Sceriffo Cooper
   Arturo Dominici: Brubaker
   Sergio Fiorentini: Maggiore Ryder
   Renato Mori: Hawks
   Gualtiero De Angelis: Presidente
   Angelo Nicotra 
   Luciano De Ambrosis 
   Roberto Chevalier 
   Sandro Acerbo 
   Piero Tiberi 
   Massimo Turci: Soldato 
 
Trama: 
Evans City, Pennsylvania. Un pazzo furioso (non un figlio del pa-tri-arr-ka-toh), uccide sua moglie e brucia la fattoria. I pompieri David e Clank, entrambi veterani del Vietnam, sono chiamati ad intervenire. L'amichetta di David, Judy, un'infermiera corvina e incinta, è convocata nell'ufficio del dottor Brookmyre, dove i due figli dell'uxoricida incendiario stanno ricevendo le cure per le ustioni riportate. All'improvviso le truppe pesantemente armate guidate dal Maggiore Ryder prendono il controllo dell'ufficio del dottor Brookmyre. Giorni prima, un aereo dell'esercito che trasportava un'arma biologica era precipitato vicino alla città, infettando la falda acquifera con un virus. Questo patogeno, il cui nome in codice è "Trixie", è altamente contagioso; provoca alle vittime la pazzia omicida incurabile e la morte. I funzionari governativi inviano a Evans City il Colonnello Peckem (un baffuto mandingo) e il dottor Watts (un simpatico barbuto), che hanno lavorato alla creazione del virus, allo scopo di contenere il contagio e lavorare per trovare una cura. Subito viene dichiarata la legge marziale e la città viene messa in quarantena. I soldati usano la forza, deportando i cittadini e confinandoli in una scuola superiore; molti altri li cacciando dalle loro case, sparando a vista a chiunque tenti di scappare. Sopraggiungono alcuni bombardieri dotati di armi nucleari, con l'ordine di distruggere la città, se necessario. Si scatenano rivolte. David, Judy, Clank, l'adolescente Kathy Fulton e suo padre Artie, cercano di trovare un modo per fuggire dalla città. Dopo aver passato la notte nascosto in un country club abbandonato, il gruppo tenta la fuga attraverso i boschi vicini, eludendo i soldati sia a terra che a bordo di un elicottero e riuscendo a sopraffarne alcuni in una casa. Uno dei militari rivela a David ciò che sa sul virus, ma quando un suo commilitone prende la pistola, Clank apre il fuoco e li uccide tutti. David racconta a Judy quanto ha appreso sul virus, aggiungendo che Kathy, Artie e probabilmente Clank sono già infetti. Dopo che Clank lo ha picchiato per aver tentato di penetrare Kathy, Artie si impicca. Kathy vaga fuori, in preda a uno stato allucinatorio e febbrile; i soldati si sentono provocati dal suo comportamento e la uccidono. Rendendosi conto di essere stato contagiato, Clank uccide diversi soldati per dare a David e Judy il tempo di scappare. Viene quindi colpito a sua volta e abbattuto. La notte successiva, Judy, ormai visibilmente infetta, viene uccisa da civili armati. Adirato e terrorizzato, David si arrende ai militari. Dopo essere stato preso in custodia, si rende conto di essere immune al virus, ma tiene per sé questa conoscenza. Nel frattempo il dottor Watts sviluppa una potenziale cura per il virus, ma quando cerca di portare i campioni del vaccino a Peckem e Ryder, viene trascinato nella calca a causa di alcuni soldati di guardia, particolarmente ottusi e ignoranti: cade, batte la testa e rimane ucciso. Le provette con i campioni cadono sul pavimento e finiscono distrutte. Depresso e sconvolto dalle sue esperienze a Evans City, al Colonnello Peckem viene ordinato di trasferirsi a Louisville, dove nel frattempo sono stati segnalati sintomi del virus. 


Recensione: 
Il film è angosciante, in grado di scatenare il panico nello spettatore che si immerge nella sua visione, segno che il regista è riuscito alla perfezione nel suo intento. Il principale problema è la scarsità di mezzi, in pratica un budget quasi assente. Questo incide più della sceneggiatura non troppo robusta, a tratti addirittura sfocata. Molti commentatori definiscono il cast "dilettantesco", definizione che mi sembra esagerata. Come spesso accade nei lavori di Romero, abbondano gli spunti sociologici, qui particolarmente feroci e diretti contro l'insensatezza della guerra. Si discute sull'uso bellico della Scienza, oltre che sull'abbandono di qualsiasi regola quando ci si trova di fronte al Giorno del Giudizio. Dovendo affrontare un nemico sconosciuto e microscopico che non può essere combattuto con le armi, ecco che l'Esercito Americano si trasforma in una forza di occupazione. Una forza tremenda che agisce contro una comunità di cittadini degli Stati Uniti proprio come agirebbe il nemico, l'invasore. La sicurezza nazionale impone ai soldati di trasformare in oggetti le persone del villaggio occupato, abbattendole senza pietà quando tentano di ribellarsi. In parole povere, Romero ci dice questo: "Voi oggi vi sentite al sicuro, ma un giorno, di fronte a una minaccia ingestibile, quegli stessi che ora dicono di proteggervi, diverranno ostili, si accaniranno contro di voi e vi brutalizzeranno!" Il rimedio proposto dal cineasta è l'abolizione di quello che il filosofo Thomas Hobbes chiamava Leviatano. C'è un piccolo problema, che è negato in modo pervicace sia dai marxisti come Romero che dagli anarchici bakuniniani. L'essere umano non è affatto buono per natura. La malvagità dell'essere umano è ontologica e congenita, non è possibile liquidarla come il prodotto di strutture esterne all'individuo, come lo Stato.
 
 
Perdita di un vaccino  
 
Quando il film di Romero fu fatto, non esistevano masse tumultuanti di antivaccinisti. Non esisteva alcun movimento no-vax che fosse noto all'opinione pubblica. Non se ne sentiva parlare, sic et simpliciter. I media non avrebbero mai dato visibilità a idee di questo genere. Penso tuttavia che un no-vax, se anche fosse allignato nel contesto dell'epoca, si sarebbe guardato bene dal palesarsi, per timore di essere giudicato pazzo o addirittura di finire linciato. Le vaccinazioni erano viste in una prospettiva salvifica, quasi soprannaturale, come il trionfo della Scienza sul Demone del Morbo. Al timore che qualche nuova malattia pestilenziale potesse sorgere, si accompagnava l'incrollabile certezza che gli scienziati avrebbero scoperto un vaccino in grado di debellarla. Le dottrine di Rudolf Steiner circolavano poco e non veniva mai menzionato l'antivaccinismo. In tempi non sospetti mi è capitato di imbattermi in alcuni seguaci dell'antroposofia steineriana, che passavano sotto silenzio l'opposizione del teosofo austriaco al concetto di vaccinazione, da lui ritenuta un'invenzione diabolica in grado di uccidere nella persona il concetto stesso di spirito e di immortalità. Negli anni '70 si potevano vedere ancora persone affette da paralisi flaccida a causa della poliomielite avuta durante l'infanzia. Ne ho viste io stesso con i miei occhi. Nessuno tra i Millennials o tra quelli della Generazione Z ha fatto una simile esperienza. Da allora le cose sono cambiate in un modo quasi difficile a credersi, precipitando a causa di un evento del tutto inatteso: la pandemia di COVID-19 causata dal virus SARS-CoV-2 (suona profetica la frase "Sono convinto che andrà tutto bene" pronunciata dal dottor Brookmyre). Ai nostri giorni, una pellicola come The Crazies non potrebbe più essere girata, tanto diffusa è l'ostilità verso i vaccini. La trama non potrebbe più essere proposta e il cineasta si vedrebbe costretto a cambiarla radicalmente. Inizialmente il virus "Trixie" era stato fatto passare per un vaccino non inattivato, ma il Colonnello Peckem rivelava che era invece tutt'altro: un'arma biologica sviluppata intenzionalmente. Ebbene, i no-vax insisterebbero sul fatto che "Trixie" aveva le sue origini proprio in un vaccino - ritenendo questa una prova della nocività dei vaccini tout court! Romero, nella sua critica serrata ai militari, insiste in particolare sulla loro ossessione sulla segretezza e sull'avere sempre il controllo totale di ogni situazione. Il regista porta volutamente gli eventi oltre il limite estremo del paradosso e del grottesco. Messi sotto pressione, i soldati sono tutti massicci e incazzati: applicano mezzi primitivi e brutali, come la deportazione e l'imposizione di ostacoli burocratici insensati (controllo voce, etc.). Ogni movimento è interdetto, tutti devono fornire il codice identificativo a ogni passo, anche se è stato chiesto solo pochi secondi prima. Questo crea un crescendo di tensione assoluta, incredibilmente disturbante, che si conclude con la catastrofe. Per colpa di questi atteggiamenti ottusi, l'unica possibilità di salvezza del genere umano viene perduta. 
 
 
Distribuzione boicottata
 
Il film di Romero non ha avuto un grande riscontro. È stato ostacolato e privato di ogni strumento di promozione: niente spazi pubblicitari né altre stragie commerciali. Sapete perché? Semplice. Negli Stati Uniti, i militari sono potentissimi e hanno modo di impedire ai loro detrattori di diffondere qualsiasi opera etichettabile come "propaganda anti-nazionale". Se Romero era davvero convinto di poter rendere famoso un film contro le Forze Armate e contro la guerra, allora era certamente molto ingenuo. Si è rivelato fallimentare ogni tentativo da parte di Romero e del produttore Lee Hessel di fare di The Crazies un cult movie. Il flop al botteghino si è ripetuto con l'home video. Tuttavia, qualcuno in tempi più recenti menziona la pellicola come film di culto. 


Errori e inconsistenze 
 
Si afferma più volte che l'agente patogeno è un virus, ma al contempo si fa più volte riferimento al fatto che sia un'arma "batteriologica", come se infezioni virali e infezioni batteriche fossero la stessa cosa. Il linguaggio utilizzato non è tecnico. La protagonista femminile prende anche un flacone di antibiotico che dovrebbe rallentare la sua risposta all'agente patogeno. Ad un certo punto al Maggiore Ryder viene fatta un'iniezione di antibiotico, specificando che non è una cura e che serve "per aumentare la resistenza". Il punto è che gli antibiotici sono efficaci soltanto contro i batteri e non sono di alcun aiuto contro un virus.

All'inizio del film, i soldati sono vestiti con tute e maschere bianche contro il rischio biologico. A un certo punto uno di loro dice che le maschere antigas e le radiazioni ultraviolette non sono necessarie. Allora perché sono ancora indossate? Per contro, una voce all'altoparlante annuncia che soltanto nella zona ultravioletta è consentito fare a meno della maschera. In altre parole, le radiazioni ultraviolette possono uccidere il virus. Cosa possiamo dedurre? Gli ultravioletti funzionano oppure no? Per quanto riguarda i soldati, tenere i volti coperti dalle maschere era altamente conveniente: pochi attori e stuntmen potevano essere utilizzati molte volte per interpretare un gran numero di soldati.
 
Uno scialbo remake 
 
Breck Eisner diresse nel 2010 un rifacimento, sempre intitolato The Crazies, in italiano La città verrà distrutta all'alba. Come produttore esecutivo è accreditato lo stesso Romero. L'attore principale è Timothy Olyphant, specializzato in ruoli da cowboy. Anche se la critica ha ritenuto valido e solido il film, a me è parso mortalmente noioso, tanto che non si è impressa nella mia memoria nemmeno una sequenza. Se avrò tempo lo rivedrò e lo recensirò, altrimenti sprofonderà per sempre nei miei banchi di memoria stagnante.
 
Curiosità 
 
Il film fu girato a Evans City e a Connoquenessing, in Pennsylvania. Il nome Connoquenessing è algonchino, significa "una lunga via diritta" e in origine veniva applicato a un corso d'acqua (oggi Connoquenessing Creek). La lingua algonchina da cui è derivato l'idronimo è quella dei Lenape (Delaware); si nota però che il territorio non appartiene alla terra originale di tale popolo, detta Lenapehoking.
 
Secondo Romero, l'unico problema che ha avuto con le genti di Evans City ha riguardato le riprese della scena finale. Alla fine il Colonnello Peckem deve spogliarsi e cambiarsi d'abito prima di essere issato sull'elicottero già decollato. Alcuni abitanti del luogo hanno visto la scena mentre veniva girata e si sono offesi a causa dell'uomo nudo all'esterno. Strepitavano come pazzi, neanche fosse stata inscenata un'orgia davanti ai loro occhi! Erano sconvolti dal gigantesco membro virile del mandingo! La visione di quell'enorme Schwanzstücker li ha annichiliti! Gli uomini erano terrorizzati all'idea che le loro mogli volessero infilarselo tra le gambe! Romero ha poi dichiarato che è stato necessario chiamare gli avvocati per risolvere la questione.  
 
Il cognome del dottore ottimista, Brookmyre, è di chiara origine tedesca. L'ortografia originale è Bruckmeyer. Deriva dal tedesco Brucke "ponte". L'adattamento all'ortografia inglese ha creato ambiguità, dato che sembra derivato dall'inglese brook "ruscello". Questo processo di assimilazione di cognomi tedeschi negli Stati Uniti d'America è stato causato da vere e proprie ondate di panico a partire dalla Grande Guerra: coloro che portavano un cognome tedesco volevano sfuggire a persecuzioni, discriminazioni e accuse di collaborare col nemico. Pochi parlano del razzismo anti-tedesco in una nazione in cui un cittadino bianco su quattro ha almeno un antenato tedesco. 
 
La base del film era una sceneggiatura dell'amico e collega di Romero Paul McCollough intitolata "The Mad People". McCollough ha dato la sceneggiatura a Romero con la sua benedizione affinché la riscrivesse. Così è stato: Romero ne ha prodotto una versione rivista, trasformata in "The Crazies".
In inglese, crazy è un aggettivo. Sembra che Romero ne abbia derivato un sostantivo crazie, col plurale crazies. Questa è una cosa molto bizzarra: non sono riuscito a trovare alcuna traccia di una simile formazione al di fuori di questo film, forse per mia incapacità e mancanza di pazienza.

mercoledì 4 agosto 2021

IL SALMO CANARIO O PADRE NOSTRO GUANCHE: UN FALSO STORICO

José Barrios García è l'autore dell'articolo Las seis vidas de una frase: el salmo canario o padrenuestro guanche, ossia "Le sei vite di una frase: il salmo canario o padrenostro guanche", pubblicato nel 2016 sulla rivista Tabona. Revista de prehistoria y de archeología (Universidad de la Laguna, vol. 21). Il lavoro, presente nel sito Academia.edu, è liberamente consultabile e scaricabile al seguente link: 
 
 
Nel 1934, Emilio Hardisson y Pizarroso presentò all'Instituto de Estudios Canarios una frase che avrebbe dovuto essere la traduzione del Salmo 113 nella lingua preispanica delle Canarie. Questa frase, riportata in un manoscritto datato 1803, era la seguente: ATISA CAGNREN CHA ONDIKHUESATE ANTICHIAHA ONANDA ERARI. La presunta traduzione in spagnolo sarebbe questa: "Desde el Oriente hasta el ocaso es loable el nombre del Señor", ossia "Dall'Oriente all'Occidente è lodevole il Nome del Signore". La traduzione CEI del testo biblico è la seguente: "Dal sorgere del sole al suo tramonto sia venerato il nome del Signore". Sorvoliamo sulla discrepanza tra le varie traduzioni. Tutto molto suggestivo. Peccato che si tratti di un colossale imbroglio, come Barrios García ha potuto dimostrare con argomenti solidissimi. All'epoca, Dominik Josef Wölfel e altri studiosi non sono riusciti a concludere nulla sull'affidabilità di questo documento e sul suo significato reale, giungendo a fatica alla conclusione che potesse trattarsi della prima frase del Padre Nostro: da ciò è derivata la denominazione tradizionale di Padre Nostro Guanche. Penso che sia importante parlarne per vari motivi. Innanzitutto, nessuno in Italia a quanto pare si occupa delle lingue degli antichi Canari. Inoltre questa è la cronistoria di un falso storico particolarmente nocivo e persistente, dal momento che è persino stato utilizzato come simbolo da movimenti religiosi che possiamo soltanto definire posticci. Già è di estrema difficoltà far luce sul passato del genere umano, con tutte le lacune che minacciano la Conoscenza ad ogni passo. Se poi ci si mettono coloro che diffondono informazioni fittizie, non si può riuscire a ottenere alcun risultato utile, si viene costantemente intralciati e si rischiano conclusioni fuorvianti - come questo caso dimostra al di là di ogni dubbio.
 
L'autore dell'articolo parte dall'origine dell'equivoco che ha dato vita al falso storico del Padre Nostro Guanche, seguendone passo per passo lo sviluppo attraverso i secoli. Credo che sia più efficace compiere il percorso a ritroso. 

Nel 2011, Ignacio Reyes García, autore del famoso Diccionario Ínsuloamaziq, è partito dalla frase trasmessa dalla "tradizione orale", riportata da Fernando Hernández González nel suo libro Taucho, la memoria de los antiguos (2010), soltanto di poco diversa da quella pubblicata da Hardisson y Pizarroso:

Atixa chaeren chaondi xuexate anti chaxana onanda erari. 

Così Reyes García l'ha "trascritta", trasponendola in berbero, nella miglior tradizione dei traduttori magici

A ətti ččaš šagren ša ondi, Wassksaḍ anti išačča-ana, onan-da er ăr-i.

Quindi ne ha dato una "traduzione letterale": 

"Desde que el incremento el brillo duradero hacia el término, Dios el origen nos sustenta, el propio nominativo hasta mi objeto más preciado."
 
In italiano suonerebbe così: 
 
"Poiché accresce lo splendore duraturo del termine, Dio l'origine ci sostiene, il nominativo stesso al mio oggetto più prezioso."
 
Ha fatto seguito una traduzione figurata: 
 
"Desde el naciente del Sol hasta el ocaso, Dios es la causa que nos sustenta, incluso el nombre mismo [es] mi ser más querido." 
 
In italiano suonerebbe così: 
 
"Dal sorgere del Sole al tramonto, Dio è la causa che ci sostiene, anche il nome stesso [è] il mio essere più caro."
 
Veniamo ora alla "tradizione orale" di partenza. La frase fece la sua misteriosa comparsa verso il 1970 nel contesto dei movimenti religiosi canari fondati sul recupero della spiritualità e dei rituali degli antichi Guanche. La fonte ultima a cui Reyes García ha potuto risalire sarebbe stata un documento degli inizi del XIX secolo, che fu evidentemente consultato da un antenato dell'informatore. Credo che a questo punto sia opportuno riportare le testimonianze contenute nell'articolo di Barrios García, per necessità di conoscenza.
 
"[La frase] figura en un documento fechado en 1803 que recopila esta fórmula en diversos idiomas, aunque la versión que da entrada a este asiento fue recogida por Fernando Hernández González de su abuelo Isidro Hernández, quien la pronunciaba durante la celebración del ritual del Achún Magec."  
 
Traduzione: 
 
"[La frase] appare in un documento del 1803 che riporta questa formula in varie lingue, anche se la versione che dà accesso a questa voce è stata raccolta da Fernando Hernández González presso suo nonno Isidro Hernández, che la pronunciò durante la celebrazione del rito dell'Achún Magec." 
 
E ancora (il grassetto è mio): 

"Según el periodista y escritor Fernando Hernández González, su abuelo, Isidro Hernández, natural de Lomo Mena, en la comarca de Agache (sur de Tenerife), acudía con un grupo de amigos a las Piedras de Ayesa (Arafo) en la madrugada de cada 21 de junio para celebrar un pequeño ritual que denominaba «Achún Magec» [...]. Durante esta ceremonia solsticial, pronunciaba su propia versión del salmo 112: «Atixa chaeren chaondi xuexate anti chaxana onanda erari»..."  
 
Traduzione: 
 
"Secondo il giornalista e scrittore Fernando Hernández González, suo nonno, Isidro Hernández, originario di Lomo Mena, nella regione di Agache (a sud di Tenerife), si recò con un gruppo di amici alle Piedras de Ayesa (Arafo) nei primi anni mattina di ogni 21 giugno per celebrare un piccolo rito che chiamò «Achún Magec» [...] Durante questa cerimonia solstiziale, pronunciò la propria versione del Salmo 112: «Atixa chaeren chaondi xuexate anti chaxana onanda erari»...)" 

Ecco altre informazioni utili sulla linea esoterica fittizia:
 
"Sin embargo, no consta tampoco la línea de transmisión a través de la cual recibió esta sentencia [el abuelo de F. Hernández], aunque una fecunda tradición oral parece haber sido conocida por algún otro antepasado de su familia paterna (en particular, su abuelo, Agustín Hernández Izquierdo, cabrero en la zona de Anocheza)."  
 
Traduzione: 
 
"Tuttavia, non si conosce la linea di trasmissione attraverso la quale [il nonno di F. Hernández] ricevette questa frase, anche se sembra che una fruttuosa tradizione orale sia stata conosciuta da qualche altro antenato della sua famiglia paterna (in particolare, suo nonno, Agustín Hernández Izquierdo, capraio della zona di Anocheza)."
 
Orbene, credo che a questo punto anche un orango capirebbe che il documento del 1803 contenente la supposta frase canaria è proprio quello citato da Emilio Hardisson y Pizarroso nel 1934. A quanto pare, lo studioso non ha mai visto quel libro con i propri occhi, ne ha soltanto sentito parlare (il grassetto è mio): 
 
"En ese documento [...] descubrí la siguiente frase en canario: «Atisa cagnren cha ondikhuesate antichiaha onanda erari», que quiere decir en castellano: «Desde el Oriente hasta el ocaso es loable el nombre del Señor»" 
 
Traduzione: 

"In quel documento [...] Ho scoperto in canario la seguente frase: «Atisa cagnren cha ondikhuesate antichiaha onanda erari", che in spagnolo significa: "Dall'Oriente all'occidente è lodevole il nome del signore"."
 
L'interesse accademico per la frase riportata da Hardisson y Pizarroso e discussa da Wölfel si è estinto presto, dopo alcune sterili polemiche, ma dura tuttora la sua sopravvivenza nel panorama delle bizzarre credenze legate al ricordo degli antichi indigeni. 
 
L'inghippo 
 
Ecco che i nodi vengono al pettine! Proprio nel 1803, Francisco M.a de Ardanaz y Ormaechea (1780 - 1825), giovane custode della Biblioteca Reale che con tempo sarebbe diventato uno dei calligrafi più famosi del Regno di Spagna, preparò con la massima cura una pergamena con testi scritti nelle lettere in uso nelle nazioni delle quattro parti del mondo conosciuto. La pergamena in questione è dedicata al bibliotecario reale, don Pedro de Silva y Meneses, a Madrid, il giorno 23 dicembre 1803. Ardanaz y Ormaechea ha riprodotto liberamente un'incisione del gesuita tedesco Athanasius Kircher (1602 - 1680), Horoscopium catholicum Societ. Iesu, includendovi le versioni del Salmo 113 in varie lingue. A questo punto è stato commesso un errore madornale: dove il testo di Kircher riporta come nome della lingua Canadicè, ossia "Canadese", il calligrafo spagnolo ha scritto con improvvido rotacismo Canaricè, ossia "Canario"
 
L'Horoscopium catholicum di Kircher, contenuto nella sua opera Ars magna lucis et umbrae, pubblicata a Roma nel 1646, mostra Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, ai piedi di un olivo le cui ramificazioni rappresentano la divisione provinciale del suo ordine. I quattro angoli dell'incisione sono ornati con 34 frasi in altrettante lingue. Almeno dieci di queste frasi sono traduzioni del terzo versetto del Salmo 113 (112 secondo un'altra nomenclatura): "Dall'Oriente all'occidente è venerato il nome del Signore". L'angolo superiore destro dell'incisione mostra il versetto tradotto nelle seguenti lingue: Lusitanicé (Portoghese), Sardicè (Sardo), Siam (Thailandese), Chilichè (Mapudungun, un tempo detto Araucano), Canadicè (Wyandot, ossia Urone) e Mexicè (Nahuatl o Azteco). La frase contrassegnata con Canadicè è così scritta: "Atisacagnren cha ondikhucȣatè atichiahà onandaeraƨi". La si riconosce subito.
 
Il Salmo Canario è nella lingua di Magua!   
 
Qualcuno si ricorda L'ultimo dei Mohicani, il romanzo di James Fenimor Cooper? Un tempo il suo successo è stato considerevole e quasi tutti l'avranno letto quando erano bambini. Il "cattivo" del romanzo è Magua, della tribù degli Uroni. Ecco, la frase "Atisa cagnren cha ondikhuesate atichiaha onanda erari" è formulata nella lingua di Magua, non in lingua Guanche! 
 
Il testo originale si trova nell'opera del gesuita francese Jean de Brébeuf (1508 - 1649), Relation de ce qui s'est passé dans le pays des Hurons en l'année 1636 (ossia "Relazione di ciò che accadde nel paese degli Uroni nell'anno 1636"), pubblicata a Parigi nel 1637. Nelle pagine 48-49 del volume in questione, è contenuta una lunga orazione nella lingua degli Uroni (il cui endoetnico è Wyandot), con traduzione interlineare in francese. 
 
Barrios García si è limitato a riportare la fotografia di un estratto del testo originale di Brébeuf del 1637, una scelta che a me sembra poco felice, in quanto non permette di apprezzare appieno l'enorme portata della scoperta. Riporto quindi il testo integrale dell'orazione nella lingua degli Uroni (Wyandot), con evidenziate in grassetto e in rosso le parole interessate, che sono poi state utilizzate per fabbricare il falso Padre Nostro Guanche. Il carattere ȣ indica un'approssimante velare /w/, non diversamente dal carattere w dell'inglese want
 
IO SAKHRIHOTE DE SONDECHICHIAI, DINDE ESA D'OISTAN ICHIATSI, DINDE DE HOEN ICHIATSI, DINDE DE ESKEN D'OATATOECTI ICHIATSI; IO SAKHRIHOTE, ONEKINDÉ OERON D'ICȣAKERHA, ATISACAGNREN CHA ONDIKHUCȣATÉ ATICHIAHÀ, ONNE ATISATAȣAN ÀȣETI; AERHON ONATINDECȣAESTI. CAATI ONNE ȣÀTO ESÀTAANCȣAS ECHA ÀȣETI, ÀȣETI ESÀTONKHIENS, ONDAYEE ECHA ȣENDERHAY CHA ȣENDIKHUCȣATÉ OTINDEKHIEN, ȣENDERHAY AȣANDIO AȣATON EȣA TICHIAHA. IO ICHIEN NONHȣA ETSAON HATSACARATAI, ATSATANONSTAT. ENONCHE ȣATINONHȣAKÉ, ENONCHÉ ȣATIRIHȣANDERÂKÉ, AONHȣENTSANNENHAN, SERREȣA EȣA D'OTECHIENTI, DIN DE ONGNRATARRIÉ ETSESONACHIEN, SERREȣA ITONDI ; DIN DE ONRENDICH ESONACHIEN, SERREȣA ITONDI; DIN DE ȣSKENRAETAC ESONACHIEN, SERREȣA ITONDI; DIN DE OKI ESONIATOATA ONDAYEE D'OKIASTI. CHIA DAONONCȣAIESSA D'OKI ASAOIO, SERREȣA ITONDI. OCȣETACȣI SERREȣA EȣE D'OTECHIENTI. IESUS ONANDAERARI DIEU HOEN ONDAYEE ACHIEHETSARON DE HIAISTAN, ONEKÉ TEHIAMONSTAS, CHIA DESA ȣARIE IESUS ONDȣE DE CHIKHONCȣAN, ONDAYEE ITONDI CHIHON, TO HAYAȣAN.  

Riporto anche la traduzione in francese, che nel testo compare in forma interlineare in caratteri più piccoli rispetto a quelli usati per il testo nella lingua degli Uroni. Mantengo l'ortografia originale, che presenta alcune differenze rispetto a quella attualmente in uso (il carattere ſ variante di s; u al posto di v intervocalica e v al posto di u iniziale, etc.).
 
"Sus eſcoutez vous qui auez fait la terre, & vous qui Pere vous appellez, & vous ſon fils qui vous appellez, & vous Eſprit Sainct qui vous appellez, ſus eſcoutez car ce n’eſt pas choſe de peu d’importance que nous faiſons, regardez ces aſſemblez enfans, deſia ce ſont tes creatures tous ; parce que on les a baptiſez. Mais voicy que vne autrefois nous te les preſentons eux tous, nous te les abandonnons tous, c’eſt ce que penſent ce que voila aſſemblées femmes, elles penſent maiſtre qu’il ſoit de tous les enfans. Sus donc maintenant prenez courage gardez-les, defendez-les. Qu’ils ne deuiennent point malades, qu’ils ne pechent iamais, deſtournez tout ce qui eſt mal ; que ſi la contagion nous attaque derechef, deſtourne-là auſſi ; que ſi la famine nous attaque deſtourne-la auſſi ; que ſi la guerre nous aſſault deſtourne la auſſi ; que ſi le demon nous prouoque, c’eſt à dire le mauuais demô, & les meſchans qui par poiſon font mourir, deſtourne les auſſi. Finalement deſtourne tout ce qui eſt de mauuais. Ieſus noſtre Seigneur de Dieu Fils, c’eſt ce à quoy tu exhorteras ton Pere, car il ne te refuſe point. Et vous auſſi Marie de Ieſus la Mere qui eſtes Vierge, cela auſſi dis. Ainſi ſoit-il."  
 
Traduzione, il più possibile letterale:  

"Ascolta, tu che hai fatto la terra, e tu che voi chiamate Padre, e tu che voi chiamate suo Figlio, e tu che voi chiamate Spirito Santo, ascolta, perché non è cosa da poco quello che facciamo, guarda questi bambini riuniti, che già sono tutti tue creature; perché li abbiamo battezzati. Ma ecco, un'altra volta te li presentiamo tutti, li abbandoniamo tutte a te, questo pensano le donne riunite, esse pensano che tu sia il padrone di tutti i figli. Allora adesso prendete coraggio, conservateli, difendeteli. Che non si ammalino, che non pecchino mai, che si allontanino da tutto ciò che è male; che se il contagio ci attacca ancora, allontana anche quello; che se la carestia ci attacca, allontana anche quella; che se la guerra ci attacca, allontana anche quella; che se ci provoca il demonio, cioè il malvagio demonio, e gli empi che con il veleno causano la morte, allontana anche loro. Alla fine allontana tutto ciò che è male. Gesù, nostro Signore di Dio Figlio, per questo esorterai tuo Padre, perché non ti rifiuterà. E anche tu, Maria di Gesù Madre che sei Vergine, hai detto anche questo. Così sia." 
 
Ecco i link al testo di Brébeuf:   


 
Come fa notare Barrios García e come si può desumere da questi documenti, la corretta traduzione della frase fatidica è "Signore, guarda questi bambini riuniti". Non è la prima frase del Padre Nostro e neppure il terzo versetto del Salmo 113. Non va quindi chiamata Padre Nostro GuancheSalmo Canario. Mi si perdoni la provocazione: sarebbe più sensato chiamarla Preghiera di Magua.   
 
Conclusioni 
 
Cosa possiamo dedurre da quanto esposto? Diverse cose, tutte mortificanti, addirittura annichilenti. 
 
Le culture identitarie e i nazionalismi si nutrono spesso di mitologie fabbricate, prive di qualunque rispondenza con la realtà storica. Solo per fare un esempio, a un indipendentista canario non sembra importare molto il concreto recupero dell'autentica lingua Guanche - anche ammesso che sia possibile realizzarlo. Si crea quindi una pseudo-identità, in cui la sola cosa che conta è la contrapposizione al governo della Spagna (che a sua volta agisce come persecutore per distruggere ogni possibile resto della cultura nativa). Una triade perversa in qualche modo accomuna oppressori e oppressi: 
i) un mito fondante, 
ii) una bandiera,
iii) un nemico. 

Conseguenza: una "tradizione orale" va sottoposta a indagini rigorose. Barrios García ci ha mostrato come una "tradizione orale" sicuramente falsa possa durare molto tempo. Ha importanza il fatto che possa trattarsi di un errore fatto in buona fede? Direi di no. Essendo perdute le lingue un tempo parlate nell'Arcipelago, sono sempre possibili fraintendimenti e distorsioni. I Canari leggono libri sulla cultura e sulla storia dei Guanche, quindi accedono allo scibile anche nel campo linguistico (parole riportate, frasi documentate, tentativi di analisi). Ciascun lettore, spesso privo di basi, può dare autonomamente vita a una "tradizione orale". 
 
Come possiamo ben comprendere, non ha il benché minimo senso che una frase nella lingua di un popolo indiano d'America venga usata in cerimonie e rituali "Guanche" a Tenerife. Se questo è accaduto, e ci sono prove schiaccianti che sia così, significa che i metodi usati finora dagli studiosi sono inefficaci. Se un "traduttore magico" come Reyes García si impegnasse su un testo pornografico in giapponese, opportunamente traslitterato in caratteri rōmaji, potrebbe analizzarlo come berbero continentale, ottenendone frasi religiose ed esoteriche!

domenica 1 agosto 2021

LE MISTERIOSE ISCRIZIONI SULLA STATUA DELLA VERGINE DELLA CANDELARIA

Già parlammo della singolare mitologia connessa con la Vergine della Candelaria e con il suo culto, popolarissimo nell'arcipelago canario e in molti altri luoghi. Secondo la leggenda, una statua della Vergine Maria col Bambinello in braccio e una candela in mano fu rinvenuta da due pastori Guanche sulla spiaggia di Chimisay a Güímar, nell'isola di Tenerife, quasi un secolo prima della conquista di quella terra ad opera degli Spagnoli. L'anno del rinvenimento secondo alcuni è il 1392. Dopo varie vicissitudini, il simulacro fu riconosciuto come un oggetto divino e venerato dalla popolazione indigena. La figura femminile fu dapprima identificata con la Madre degli Dei, Chaxiraxi, e il bambino con suo figlio Chijoraji. Questo finché un nativo dell'isola, che era stato rapito in gioventù ed era cresciuto in Spagna, riconobbe l'immagine della Vergine e convinse il sovrano a trasferirla in una grotta non condivisa con idoli di divinità pagane. Quest'uomo, noto come Antón Guanche, in seguito fece da traduttore per i missionari che catechizzarono le genti di Tenerife. Tracce dell'antico sincretismo persistono tuttavia fino ai nostri giorni.
 

Riporto la descrizione dell'originale simulacro mariano, fatta da un religioso dell'Ordine Domenicano
, Frate Alonso de Espinosa (1543 - 1616), poi ripresa da un personaggio conosciuto con lo pseudonimo di Frate Juan Abréu Galindo (1535 - ?), dell'Ordine dei Frati Minori. Questo è il testo in spagnolo: 
 
La imagen es de más o menos 5 palmos de altura (aproximadamente 1 metro), contando con la peana en que apoyaba los pies. Su posición era de pie, con la cabeza recta y mirando al frente, teniendo en el brazo derecho al Niño Dios, desnudo, las piernecitas dobladas y los brazos también. Aprisionaba por las alas un dorado pajarito de moñita o peineta, y por último, la Imagen del Niño tenía la cabeza ladeada a la derecha y miraba a algo que estaba a los pies de la Madre. El brazo izquierdo de la Virgen, en posición inverosímil, sostenía al Niño, y en la mano izquierda, que se presentaba en posición cerrada y muy natural, tenía un trozo de vela como un jeme de color verde, que daba a entender podía aumentarse con otro, a voluntad, y por último apoyaba las plantas de los pies sobre una tabla redonda o peana, como de cuatro centímetros de alto, pintada de color encarnado, descubriendose la parte externa del pie izquierdo que salía un poco del diámetro de la peana. La indumentaria constituíala una túnica dorada, imitando el color amarillo, desde el cuello hasta los pies, haciendo el talle un cinturón cerrado, azul, como de dos centímetros de altura. El manto, también azul obscuro, salpicado de flores de color de oro, calíale desde los hombros por uno y otro lado del cuerpo, sujetándolo sobre el pecho una traba cuerda encarnada. La parte del pie que se dejaba ver por los bajos de la túnica, presentaba calzado un chaplín cerrado, de color encarnado. La cabeza de la Santa Imagen adornába la hermosa cabellera partida a la mitad, cayendo sobre los hombros en seis ramales tendidos por la espalda. El rostro muy proporcionado a la estatura, era ligeramenmte ovalado, adornado por rasgados ojos, boca pequeña y bien plegada y con unas hermosas rosas en las mejillas. La Imagen esta adornada en el cuello del vestido, cinturón en los extremos de las mangas y al pie de la túnica con unas letras, que aún en la actualidad, no ha podido entenderse su significado. 
 
Traduzione in italiano: 
 
"L'immagine è alta più o meno 5 spanne (circa 1 metro), compresa la base su cui poggiava i piedi. La sua posizione era in piedi, con la testa dritta e lo sguardo davanti a sé, tenendo il Dio Bambino, nudo, sul braccio destro, le gambette piegate e anche le braccia. Imprigionava per le sue ali un uccellino d'oro con arco o pettine, e infine l'Immagine del Bambino aveva la testa inclinata a destra e guardava qualcosa che stava ai piedi della Madre. Il braccio sinistro della Vergine, in una posizione inverosimile, reggeva il Bambino, e nella mano sinistra, che si presentava in una posizione chiusa e molto naturale, aveva un pezzo di candela di circa una spanna, di colore verde, che lasciava intendere potesse essere aumentata con un altro, a piacere, ed infine poggiava la pianta dei piedi su una tavola o base rotonda, alta circa quattro centimetri, dipinta di rosso, lasciando intravedere la parte esterna del piede sinistro che fuoriusciva un po' dal diametro della base. L'abbigliamento costituiva una tunica dorata, imitante il colore giallo, dal collo ai piedi, formante una cintura azzurra chiusa intorno alla vita, alta circa due centimetri. Il mantello, anch'esso blu scuro, punteggiato di fiori color oro, scendeva dalle spalle ai lati del corpo, tenendolo sul petto con un cordone cremisi. La parte del piede che era visibile attraverso l'orlo della tunica, aveva una scarpetta chiusa, di colore rosso. La testa della Sacra Immagine ornava i bei capelli divisi nel mezzo, che ricadevano sulle spalle in sei ciocche tese lungo la schiena. Il viso era molto proporzionato all'altezza, era leggermente ovale, ornato da occhi a mandorla, bocca piccola e ben piegata e belle rose sulle guance. L'Immagine è ornata sul collo della veste, sulla cintura all'estremità delle maniche e ai piedi della tunica con alcune lettere, il cui significato non è stato ancora compreso."

Vergine della Candelaria, forse opera di Nicolás de Medina Villavencio
(XVIII sec.). Si notano in rosso le lettere misteriose.

 
Nel 1826 la statua scomparve in una tempesta. L'anno seguente fu realizzata allo scultore neoclassico Fernando Estévez una sua copia, che è quella che ancor oggi si può vedere nella grotta dietro la Basilica della Candelaria. La cosa che ha subito destato il mio interesse sono senza dubbio le lettere sulla tunica del manufatto originale, trascritte dallo stesso Frate Alonso de Espinosa e da altri autori. Non mi risulta che siano visibili sul manufatto attuale. 

Queste sono le enigmatiche iscrizioni: 
 
1) Sul bavero:

(E)TIEPESEPMERI
 
2) Sulla manica sinistra:

LPVRINENIPEPNEIFANT

3) In fondo alla veste:

EAFM IPNINI FMEAREI

4) Sulla cintura:

NARMPRLMOTARE

5) Sul mantello, sul braccio destro:

OLM INRANFR TAEBNPEM REVEN NVINAPIMLIFINIPI NIPIAN 

6) Sul bordo della mano sinistra: 
 
EVPMIRNA ENVPMTI EPNMPIR VRVIVINRN APVI MERI PIVNIAN NTRHN
 
7) Sul retro della tunica:

NBIMEI ANNEIPERFMIVIFVE 
 
Esiste qualche incertezza nella trascrizione di queste sequenze di lettere. Ad esempio, alcuni riportano ETIEPESEPMERI, con E- iniziale, molti altri invece hanno TIEPESEPMERI o TIEPFSEPMERI. Allo stesso modo c'è chi legge EVPMIRNA e chi legge FVPMIRNA. La perdita del manufatto originale rende molto difficile appurare quali siano le forme corrette.  
 
Dipinto del XVIII sec. che mostra l'apparizione della Vergine ai Guanche.
Anche qui si notano le lettere misteriose in rosso.

Non appena sono venuto a conoscenza di questo materiale, subito mi sono posto alcune domande. Che lingua è mai questa? Possibile che nessuno abbia mai studiato la questione? 
 
Tentativi infruttuosi 
 
In realtà le iscrizioni della Candelaria sono state studiate da diversi autori. Prima che qualcuno arrivasse a identificare la lingua misteriosa con una forma di Guanche, sono stati fatti numerosi tentativi di decrittazione a partire dal latino e da altre lingue estranee ai primi abitatori dell'Arcipelago. Tutti questi tentativi sono insipienti e noiosissimi. Sono stati elencati e descritti da Vicente Jara Vera e Carmen Sánchez Ávila (2016, 2017, 2020). Li riporto, li riassumo e li commento brevemente in questa sede. 
 
1) Gonzalo Argote de Molina (1548–1596) interpretava le iscrizioni come acronimi di formule devozionali mariane in latino. Solo per fare un paio di esempi, forniva questa spiegazione allucinatoria della scritta TIEPFSEPMERI, risolvendola in "Illustrata Es Patri Filio Spíritu-santo Et Pia Mater Eiusdem Redemptoris Iesu", mentre NARMPRLMOTARE era interpretato addirittura come "Nostrum Altissimum Regem Maria Peperit Reddidit Libertatem Maria Omnibus Tortis A Rege Erebia". Fantasie a dir poco malate. Tra l'altro, il codice non si adatta bene: non è spiegata ad esempio l'iniziale T- della prima formula. (Abréu Galindo, 1676)

2) Athanasius Kircher (1602 - 1680), il famoso gesuita egittologo, se ne è uscito con altre inconsistenze criptiche dello stesso tenore: spiegava TIEPESEPMERI come "Insignes Matris / Tipus Matris", mentre NARMPRLOTARE è stato ridotto a viva forza a un grottesco "Pro nobis ora, vel advocatio / Pro novis ora, vel advocate" - mutilando un certo numero di lettere. (de Andrade 1664; de Béthencourt Massieu 2004; Núñez de la Peña 1676; Vera, 2016)

3) Bartolomé García Ximénez (1622 - 1690) insisteva con queste assurde chiavi di lettura: spiegava ETIEPESEPMERI come "Eccleciae Triumfantis In Excelsis {Preposita/Praeposita} Electa Sanctorum Et Patrona Militantis Ecclesiae Romanae {Infal<l>ibilis / Indefectibilis}", mentre NARMPRLMOTARE è stato ridotto a viva forza a un grottesco "Non Ambio Regnorum Magna Palatia Requiro Litora Maris Oceani {Thenerifensis / Thenerifensia} Ad Rusticos Edocendos". (Moure, 1991; Vera, 2016)

4) John Campbell (1840 - 1904) ha applicato alle iscrizioni la metodologia dei cosiddetti traduttori magici, utilizzando come chiave di lettura una lingua che gli era praticamente ignota: il basco. TIEPFSEPMERI è stato ridotto a un implausibile "ko i en tu po no en tu me ne ra au", ossia "Koi entu pono entu Menera au", tradotto come "Fa sì che la (dea) Menera ascolti la preghiera, ascolti il dolore". NARMPRLMOTARE è stato ridotto a un implausibile "mi ra er mi to ri se me ma gu re er en", ossia "mira erimi etorri seme etna gure erren", tradotto come "Venendo a far allestire uno spettacolo, per dare al figlio la nostra compassione". (Campbell, 1901; Vera, 2016)

5) Antonio María Manrique (1837 - 1907) è partito dal presupposto che le iscrizioni nascondessero una non meglio specificata lingua semitica. I contenuti sarebbero passaggi biblici devozionali. In quest'ottica, TIEPFSEPMERI è stato interpretato come "Maria, piena di grazia", mentre NARMPRLMOTARE è stato interpretato come "Dio Unico e Padre per tutti". Di certo sono "traduzioni" più sobrie di quelle di Campbell, il che non basta a garantirne la plausibilità. (Manrique, 1898; Vera, 2016)

6) Alonso Ascanio y Negrín (1855–1936) ha proposto una combinazione sincretica di spagnolo, portoghese e italiano. Così (E)TIEPFSEPMERI è stato chissà come ridotto a ME SOBRA O GAJE, mentre NARMPRLMOTARE è stato manipolato fino a diventare EVIIOJ DE NOVIA. Addirittura ci sarebbe la datazione dell'opera: NBIMEI ANNEIPERFMIVIFVE ha dato per misteriosa distorsione LA FIXE SINESIVJ ZEA MCCXLIX. Mi domando come qualcuno abbia potuto sprecare del tempo a leggere simile spazzatura concettuale. (Negrín, 1899; Vera, 2016)

7) Fidel Fita Colomé (1845–1918) ipotizza una trasposizione di caratteri di un latino molto modificato in senso biblico. Va detto che egli ha proposto una spiegazione soltanto per la prima stringa ETIEPFSEPMERI, considerata un anagramma di SEPI ET ERIPE ME ("proteggimi e liberami"). Fornisce alcuni riferimenti biblici, scelti perché si parla di una torre, da lui identificata con la protezione soprannaturale: Cantico dei Cantici, 4, 4 e Isaia, 5, 2. Quindi connette questa simbologia della torre con l'epiteto Turris eburnea, ossia Torre d'Avorio, attribuito alla Vergine nelle Litanie Lauretane. Tutto ciò è molto labile. (Moure, 1991; Tveedale, 2005)

8) José Hernández Morán (1922 - vivente) continua imperterrito la tradizione degli pseudo-acronimi multipli ottenuti in modo ingegnoso quanto vano da frasi latine e spagnole. Prende spunto dal gesuita Kircher (Morán, 1957; Vera, 2016), giungendo ad interpretare TIEPFSEPMERI in due modi diversi quanto incompatibili: il primo, TI-E-PE-SEP-MERI "Tú eres por siempre María" (ossia "Tu sei per sempre Maria"), il secondo TI-ERES-EP-MERI "Tú eres espejo de madre" (ossia "Tu sei specchio di madre"). Non so dare indicazioni su quanta bamba abbia inalato per concepire assurdità sesquipedali come queste, ma sembra verosimile che abbia rielaborato le interpretazioni di Kircher.  

Mi sono imbattuto, navigando nel Web, in un ulteriore tentativo di spiegare le iscrizioni misteriose, questa volta ricorrendo al catalano parlato nelle Baleari. Non sono più riuscito a ritrovare il documento e non ricordo il nome dell'autore. Il suo argomento portante era di questo tenore: siccome l'originale statua della Vergine della Candelaria somigliava a quella della Vergine di Montserrat, la sua provenienza doveva essere balearica e le iscrizioni dovevano essere derivate da una serie di abbreviazioni di parole catalane (es.: dove ricorreva l'arduo gruppo consonantico FM, leggeva femella "donna", o qualcosa del genere). Forse spinto dalla vergogna, questo autore ha in seguito fatto scomparire ogni traccia della sua opera dilettantesca. Non c'è alcuna logica in queste illazioni. Se un uomo delle Baleari avesse voluto scrivere qualcosa, non avrebbe fatto ricorso a una forma di scrittura così smozzicata, soltanto per risultare incomprensibile a tutti! 
 
La crittografia non funziona    
 
La dimostrazione dell'assurdità delle interpretazioni criptiche è abbastanza lineare. 
i) Se fosse esistita una tradizione criptica nella Chiesa Cattolica, in grado di formare complessi codici a partire da frasi devozionali in latino, ne saremmo al corrente: ce ne sarebbero moltissime testimonianze in tutto il mondo. Invece è riconosciuto che le iscrizioni della Candelaria sono uniche
ii) Gli ecclesiastici stessi dicono chiaramente che le lettere sulla tunica mariana sono sconosciute nel loro significato e avanzano soltanto ipotesi tenui a questo proposito. 
iii) Nessuno avrebbe usato un linguaggio criptico, che non sarebbe stato compreso neppure dai religiosi. A chi sarebbe stato rivolto? A pochi iniziati? Conosciamo bene l'avversione mostrata dalla Chiesa Romana per ogni forma di conoscenza esoterica, fin dal suo inizio. 
 
Si nota la volontà di annientare la cultura nativa dei Guanche negando alla radice la stessa esistenza della loro lingua. In altre parole, l'idea di interpretare in modo criptico le iscrizioni sarebbe in tutto e per tutto un atto politico, volto a far cadere nell'oblio persino il vago ricordo dell'esistenza di qualunque cosa non fosse ispanica. 
 
Il lavoro di Reyes García 

Il primo ad effettuare una comparazione tra le iscrizioni della Candelaria, le lingue Guanche e le lingue berbere continentali è stato Ignacio Reyes García (2010. La Madre del Cielo: Estudio de Filología Ínsuloamazighe; 2011. Diccionario Ínsuloamaziq. Islas Canarias: Fondo de Cultura Ínsuloamaziq).
 
 
Ecco in breve i risultati ottenuti dallo studioso:  

TIEPFSEPMERI
<Ti yebb f sab Meri> 
"Il Padre sotto la protezione della Vergine Maria."
 
NARMPRLMOTARE
<Narəm əbər ghər muttar>
"Condividere (il cibo) è un dovere verso i poveri."

LPVRINENIPEPNEIFANT
<Lbu rinni bab nə afa ənt> 
"Sii misericordioso nella vittoria, Signore della Luce Eterna."  

OLM INRANFR IAEBNPFM RFVEN NVINAPIMLIFINVIPI NIPIAN 
<Ul-m yən ǎr anfər Iaeb ənubi f-m ǎr fwen. Nwi-ina bib am əliffi n wibbib. Ni bi-an> 
"Il tuo cuore ospita i più importanti tesori, il Bambino Yahveh su di te, tesoro splendente. Un peso sulla nostra coscienza è come una catasta sulle nostre spalle. Controlla quel peso."  

FVPMIRNA ENVPMTI EPNMPIR VRVIVINRN APVIMFRI PIVNIAN NTRHN 
<Ffu b-mirna. Nubi am ti ewen am bir ur wiwi-n rn, abu i mǝfri. Bib-wǝn ǝyyan nut ǝrγ un>
"Albeggia, grande potere. Il figlio, come il padre e la via della perfezione, evitano la malattia, sono un balsamo per la persona che soffre. Il tuo unico peso deve essere una candela luminosa."

EAFM IRENINI FMEAREI 
<Ê af-m irenni f-əme arey>
"Oh, la tua scoperta aumenta la protezione contro la superstizione"
 
NBIMEI ANNEIPERFMIVIFVE 
<Nəbbi y əməyyi. An-năy əberref mi əwif Uf>
"Diamo rifugio a colui che ignora. Perdoneremo l'offesa quando è causata dalla paura di Dio"

Da queste elucubrazioni è possibile comporre un esiguo glossario, che purtroppo sembra altamente ipotetico. Eccolo:  
 
ENVP "figlio" 
MERI "Maria"
MOTARE "poveri" 
NARM "condividere" 
OLM "il tuo cuore" (f.)
SEP "vergine"
TI "padre" 
 
Si segnala l'enorme divergenza nella fonologia tra la lingua di queste iscrizioni e le lingue dei Guanche documentate.  
 
Il lavoro di Jara Vera e Sánchez Ávila
 
Un altro tentativo di decrittazione basato sulle lingue berbere continentali è quello di Vicente Jara Vera e Carmen Sánchez Ávila dell'Università Politecnica di Madrid. Il loro articolo Linguistic Decipherment of the Lettering on the (Original) Carving of the Virgin of Candelaria from Tenerife (Canary Islands) (2017), è consultabile al seguente link: 


Ecco in breve i risultati ottenuti:
 
TIEPFSEPMERI
[T·Y]-[F·G]-[S·P]-[M·R]
/ti-effeg-ăsap-amər-i/
=> /ti-epef-sep-meri/
"Dio Padre ha trovato in me, la Vergine, la grazia"

NARMPRLMOTARE
[M]-[R]-[M]-[F·R]-[M·Ṭ]-[R]
/m-er-m-ffer-el-məṭṭuti-ar-e/
"Sei stata benedetta con unicità tra l'intero genere delle donne"

LPVRINENIPEPNEIFANT  
[L·F]-[R]-[N]-[N·F·(Y)]-[N·T]
/əlpu-ăr-in-inifif-ən-ăy-if-ent/

"Coloro che riempiono il cuore e la vita d'amore, sono in Me"

OLM
[H·L]-[M] 
/all-m/ 
"Ti preghiamo"

INRANFR
[M·R]-[F·R]
/imran-ffer/
 
     => /inranfr/
"Proteggi il territorio" 

IAEBNPFM 
[Y]-[B·B]-[N·B·Γ]-[G·M]
/i-ebb-ənbəγ-ğəm/
     => /i-eb-npγ-ğəm/ 
"Egli è l'Autore e il Signore che fa germogliare e crescere"
 
RFVEN 
[R]-[F]-[W·N]
/ere-af-wen/ 
    => /rfuen/
"Fortunato è chi la trova" 
 
NVINAPIMLIFINVIPI 
[N]-[NḌ]-[ML]-[FNWT]
/ănnu-inaḍ-imli-fənəwwət-i/ 
"Si propone di concedere autorità ai buoni piuttosto che essere eccessivamente orgogliosi"
 
NIPIAN 
[M]-[F]-[YN]
/mi-if-əyyăn/ 
"Chi è come il Signore?"
 
FVPMIRNA 
[F]-[W·F]-[R·N]
/f-ewef-mərna/ 
"Trionfo sul terrore e sulla paura"
 
ENVPMTI 
[N·B·(W)]-[N·T]-[T·Y]
/ənubi-ent-ti/ 
"Il Figlio è lo stesso del Padre"
 
EPNPMIR 
[B·D]-[N·N]-[T·Y]-[R]
/əbdəd-ənnun-tteyr/ 
"Egli esalta l'umile e abbassa il malvagio"
 
VRVIVINRN 
[R·W]-[Y]-[W·Y]-[N]-[RN]
/uru-i-iwi-n-renni/ 
"Questa ha generato Colui che ci guida verso la vittoria (i.e. verso la Salvezza)"
 
APVIMFRI 
[A]-[F]-[N·F·R]
/a-effu-anfər-i/ 
"Questa è colei che mi illumina completamente"
 
PIVNIAN 
[F·Y]-[W]-[N·Y]-[N]
/fi-iw-ənəy-ăn/ 
"Questo qui è il Figlio nato dall'Onnipotente"
 
NTRHN 
[N·T]-[R·H]-[H·N]
/ent-arəh-ehən/
"Casa fondata sulla roccia"
 
EAFM 
[H]-[F]-[M]
/əh-af-əm/ 
"Venga il tuo Regno"
 
IRENINI 
[Y·R]-[M·N·Y]
/ayur-emnəymənəy/ 
"Tu sei come la Luna splendente"
 
FMEAREI 
[F·N]-[R·Y]
/afna-arey/ 
"Liberaci dal Male"
 
NBIMEI 
[N·D]-[N·Y]
/əndu-ənəy/ 
"La tua saggezza è perfetta"
 
ANNEIPERFMIVIFVF  
[M]-[Y]-[FRG]-[F]-[GW]-[WF]
/anna-i-ferg-f-iməggiwa-əwəf/
"Tu sei la Madre che protegge dal fallimento e dalla paura"
 
Da queste elucubrazioni possiamo comporre un breve glossario di voci selezionate a colpo d'occhio. Questo glossario purtroppo sembra altamente ipotetico - e spesso in netto contrasto con quello ottenuto da Reyes García. 

AFM "il tuo regno" (f.)
ENINI "splendente" 
ENVP "figlio"
INRAN "territorio" 
IR "luna"
LPV "accumulare"
MERI "grazia"
MOT "donne"
OLM "ti chiediamo" 
SEP "vergine" 
TI "padre" 
 
Devo essere franco. Non possiamo farcene molto. 

Problemi e criticità 
 
A molti potrebbe anche sembrare che la difficile questione sia stata risolta. Non possiamo tuttavia fare a meno di esprimere alcune importanti considerazioni. 
 
1) Le lingue Guanche avevano un vocalismo pieno, con cinque vocali /a/, /e/, /i/, /o/, /u/. Le lingue berbere continentali hanno un vocalismo ridotto, quasi rudimentale. 
2) Le lingue Guanche avevano un sistema consonantico simile a quello delle lingue romanze, non particolarmente ricco. I viaggiatori e i cronisti concordavano col dire che il loro suono era melodioso. Le lingue berbere continentali hanno un consonantismo ricchissimo. Chi le ha udite concorda col dire che il loro suono è aspro
3) Le lingue berbere continentali sono il prodotto di un "collo di bottiglia": la protolingua ricostruita dovrebbe corrispondere a una lingua parlata all'epoca dell'Impero Romano. Questo protoberbero ha fatto scomparire una grande varietà di lingue preesistenti (Blench, 2018). Le lingue Guanche appartengono a questa varietà di lingue più antiche; si sono separate prima della formazione del protoberbero di cui sopra.  
4) Nel database compilato da Alexander Militarev e contenuto nel sito The Tower of Babel sono riportate 515 protoforme berbere ricostruite a partire da vocaboli documentati delle lingue documentate - tra cui prevalgono in modo netto quelle attualmente parlate. Ci sono soltanto 19 etimologie canarie (circa il 3,7% del totale) e 3 etimologie di parole dell'antico libico (circa lo 0,6% del totale). Peggio ancora, poche tra le 19 etimologie canarie hanno corrispondenze in altre lingue trattate nel database delle etimologie berbere. Alcune poi sono scarsamente consistenti. 
 
 
5) Esistono contraddizioni tra le ricostruzioni di García e di Vera-Sánchez Ávila e le parole realmente attestate nelle isole. Ho identificato subito un esempio. Nel lavoro di Jara Vera-Sánchez Ávila MOT significa "donne", ma nel Guanche di Tenerife la parola per dire "donna" era CHAMATO. Chiaramente la radice è la stessa, ma è assai improbabile che si tratti di testimonianze di un'unica lingua. Un altro esempio: il termine IR dovrebbe significare "luna" e corrispondere al berbero continentale ayur "luna". Tale parola non è tuttavia documentata nelle Canarie. A Tenerife la luna era chiamata cel, da tutt'altra radice.
6) Potrebbe essere un gravissimo errore ritenere le lingue berbere moderne come un punto fisso di riferimento in base a cui decrittare qualsiasi attestazione delle lingue Guanche. In altre parole, sia Reyes García che Jara Vera e Sánchez Ávila potrebbero essere caduti nel tranello delle traduzioni magiche.  

Una credenza ideologica 

Alla base degli errori alla base dei lavori sopra riportati sta un presupposto dettato da ragioni essenzialmente politiche: l'idea folle secondo cui lo strano aspetto fonetico delle parole e dei nomi Guanche di cui abbiamo documentazione sia dovuto all'incapacità dei conquistatori (Spagnoli, Genovesi, Normanni, etc.) di trascrivere i suoni della lingua nativa, che di per sé sarebbero stati identici a quelli delle lingue della Barberia. Finché non si farà piazza pulita di questo terribile malinteso, non si arriverà da nessuna parte.

Conclusioni 

La mia paura è che gli studi di Reyes García e di Jara Vera-Sánchez Ávila siano da buttar via. Credo che ci vorranno ancora molti anni di indagini per arrivare a qualcosa di sicuro, possibilmente con l'aiuto della scoperta di nuovo materiale. Non si potrà purtroppo fare molto finché durerà il funesto influsso della politica, che è interessata a far sì che le lingue canarie siano perdute per sempre. Che soluzione dare al mistero? La statua si è spiaggiata recando già le iscrizioni in caratteri rossi? E in questo caso, da dove proveniva? Oppure qualcuno ha eseguito le iscrizioni in seguito? Chi era costui? Qualche missionario animato dal nobile intento di insegnare ai Guanche di Tenerife a leggere e a scrivere nella loro lingua? Sono domande al momento destinate a rimanere senza risposta.