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martedì 25 settembre 2018

LA LINGUA OLONETS DI HELLICONIA

Sono sempre stato affascinato dal Ciclo di Helliconia, del grande Brian W. Aldiss (RIP), fin dal primo istante in cui gettai gli occhi sulla copertina del primo volume della saga. Ero ancora uno squallido nerd liceale, quando acquistai La primavera di Helliconia e sprofondai in poltrona immergendomi nella densa lettura, che aveva su di me il potere di annullare i confini stessi dello spaziotempo e di teletrasportarmi sul mirabile pianeta di un sistema stellare doppio, plasmato dalla fantasia dello scrittore britannico. Quella stessa estate mi immersi nel secondo volume, L'estate di Helliconia, quindi l'anno successivo nel terzo, L'inverno di Helliconia, che però mi parve abbastanza sconclusionato e non all'altezza dei primi due. Dal momento che la linguistica e la filologia sono le mie più grandi passioni, la situazione linguistica del magnifico globo terracqueo helliconiano ha destato all'istante il mio profondo interesse. Ogni tanto, nel corso degli anni, prendevo i volumi di Aldiss e me li rileggevo tutti di un fiato, uno dopo l'altro, rimuginando molto e approfondendo i miei studi. Come ben sanno gli estimatori del Ciclo di Helliconia, il pianeta orbita in un sistema di due stelle e possiede tre masse continentali: il continente centrale, storicamente più importante è Campannlat, a settentrione troviamo il glaciale Sibornal e a meridione, isolato e bistrattato, Hespagorat. La lingua più diffusa nei continenti di Campannlat e di Hespagorat è chiamata Olonets, mentre a Sibornal è parlato il Sibish, caratterizzato da parole molto lunghe e da una grammatica assai complessa. Non sussistono somiglianze evidenti tra le lingue Olonets e Sibish. Si noterà che il nome Olonets è identico a quello di una lingua di ceppo uralico parlata in Carelia (Finlandia e Russia). Ci tengo a precisare che questa omonimia non deve ingenerare confusione: si tratta di due idiomi privi di relazione. Non è dato sapere, al momento, se lo scrittore inglese abbia tratto ispirazione dal nome della lingua uralica, dandone una diversa etimologia, o se si tratti di una mera coincidenza.

Filologia helliconiana su Facebook!

Il 16 ottobre 2013 ho pubblicato su Facebook alcuni post sulla lingua Olonets di Helliconia, dando vita a un interessante thread, che riporto in questa sede, aggiungendovi alcune note: 

Marco Moretti: Per rilassarmi mi dedico a un hobby decisamente ozioso: la ricostruzione della lingua Olonets di Helliconia a partire dalle testimonianze sparse nei libri di Brian Aldiss e seguendo una logica rigorosa. Le sue parole sono composte: tutto sta ad identificare il senso dei componenti. Così Mordriat è la terra dei Driat, e c'è anche Morstrual: si deduce che "mor" significa "terra", "paese". Se Akhanaba è Akha di Naab, segue che il genitivo singolare dei nomi propri esce in -a. Ho già un piccolo vocabolario. Essendo "rathel" il kumis e "beethel" l'idromele, conoscendo la tipica struttura delle parole Olonets, deduciamo che "el" è il vino, "rath" è il latte e "beeth" è il miele. Kacol è un fiume che scorre nella terra dei Kaci: ecco dedotto che "ol" è il fiume.

Giusy Rombi:  E Mordor...* 

*In realtà nel tolkieniano Mordor a significare "terra" è l'elemento "-dor".

Marco Moretti: In effetti Aldiss ha preso ispirazione da molte fonti disparate. Così ecco Oldorando, che somiglia a Eldorado; il Pontefice della Chiesa di Akhanaba è definito C'Sarr, senza dubbio ispirato da Zar. Ha persino definito "baranboim" dei giganteschi strumenti musicali, verosimilmente dei piatti di bronzo, ispirandosi al direttore di orchestra Daniel Barenboim. Possiamo dedurre che la prima parte di "baranboim" sia "baran" e significhi "tuono".

Giusy Rombi: Con un cognome così, si può pensare solo a qualcosa di grande :-)

Marco Moretti: Di certo fa il suo effetto, ha un che di onomatopeico.

Giovanni De Matteo: Sul resto posso concordare con la tua dotta ricostruzione, ma sull'ultima mi permetto di dissentire: Kacol potrebbe essere la forma primitiva e Kaci l'appellativo derivato da essa, sul modello dei rapporti tra regioni e popolazioni nel latino. 

Marco Moretti: Lo credo estremamente improbabile, dato che l'Olonets è una lingua chiaramente agglutinante, in cui le parole si formano aggiungendo suffissi o prefissi alle radici, o tramite composizione di più radici. Esiste un suffisso -i con funzione aggettivale che designa nazionalità, così Uskuti indica le genti di Sibornal. Allo stesso modo Kaci è formato dal nome della regione Kace, ben documentato e non analizzabile. La capitale di Kace è Akace, con un prefisso a-. Inoltre in latino esistono due tipi di formazione. La prima permette di ottenere nomi di popoli tramite suffissi a partire da nomi di luogo, come Romani da Roma, Albani da Alba, etc. La seconda dà origine a nomi di nazioni e di terre a partire da nomi di popolo non analizzabili, come Gallia da Galli, Aquitania da Aquitani, Celtica da Celti, etc. In entrambi i casi non si sottrae, ma si aggiunge in modi diversi. Il latino era comunque una lingua flessiva molto diversa come logica dall'Olonets.

Marco Moretti: Un rampicante che cresce vicino alle acque è detto "olvyl": anche se non ho ancora identificato il secondo membro del composto, il primo è "ol", ossia "fiume". Esiste poi un secondo "ol", derivato da "olle", che significa "dieci", come nel nome della lingua, che l'autore ci dice derivare da "olle" e da "onets", ossia "Dieci Tribù".

Marco Moretti: Pannoval è un toponimo composto da "panno", che significa "tenebra", e da "val", che significa "grande". E' infatti il nome di una città sotterranea. Ora, sapendo che "slanje" significa "idiota" e che un funzionario del Re JandolAnganol si chiama Slanjival, personaggio grottesco che l'autore presenta per destare ilarità, si trova conferma del fatto che "val" significa "grande"**. Il continente glaciale di Hespagorat annovera Hespateh tra le sue terre: "hespa" significa "ghiaccio". Aldiss glossa "poop" come "ponte", con diverse varianti volgari come "pup", "pu", ma anche "poo-", etc. Così ci sono due città costiere del distretto di Throssa che si chiamano Popevin e Pegovin, da cui si estrae "vin", che significa "costa". Popevin è dunque la Costa del Ponte. Vi sono regioni che hanno nomi anteriori alla diffusione dell'Olonets, derivati quindi da sostrati poi scomparsi. Lo si capisce dal singolare aspetto fonetico. Così Ponpt sembra Olonets come "pizza" sembra inglese: in epoche tarde il nome è stato assimilato in Ponipot per esser reso pronunciabile.

**La semantica è assai chiara: slanje "idiota" ha il significato centrale di "membro virile". Così Slanjival, il Grande Idiota, è letteralmente il Cazzone. 

Marco Moretti: Posso anche provare che le teorie evoluzionistiche di Aldiss sono posticce e che la versione che lui stesso ricostruisce della storia di Helliconia è fallace. Se l'Olonets si fosse originato nel continente di Hespagorat, come mai le genti di quel luogo avrebbero antroponimi chiaramente non Olonets e di una sonorità che ricorda quella dello spagnolo? Semplice: basta trascrivere tutti gli antroponimi di Campannlat e di Hespagorat contenuti nei libri di tale autore e classificarli per struttura fonotattica, per trovare così conferma di non poche anomalie.*** 

***In realtà le cose non sono sempre così tranquille: sembra che ogni persona su Helliconia porti un nome unico e irripetibile. 

Un intensissimo senso dell'ironia

Un brano molto importante de L'estate di Helliconia, che è stato per me il punto di partenza su cui fondare la filologia helliconiana, è il seguente:

– Senti, Sartori – aveva detto la donna, dandogli una piccola pacca su una spalla, – sono convinta che avremmo potuto dimostrare che i due continenti un tempo erano uniti, semplicemente studiando le vecchie mappe conservate in sala nautica. C’è Purporian sulla costa di Radado, ed un porto chiamato Popevin su quella di Throssa. «Poop» significa ponte in olonets puro, e «pup» o «pu» significa la stessa cosa in olonets locale. Il passato è racchiuso nel linguaggio, se si sa dove guardare.

E ancora:

Ci avvicineremo presto a Keevasien, una città costiera. Come sai, «ass» o anche «as» in olonets puro significa mare… l’equivalente di «ash» in pontpiano.

Ebbene, soltanto a distanza di anni mi sono accorto della salacità delle glosse. Ponte è "poop", mare è "ass". In inglese queste parole significano rispettivamente "merda" e "culo"

Glossario Olonets

Raccogliamo qui le voci da me studiate nel corso degli anni, che possono essere glossate in modo certo o comunque altamente probabile, proponendoci di riuscire in futuro ad ottenere un dizionario più esteso. Il principio di base che ho seguito è quello della natura composta e analizzabile della maggior parte delle parole con più di una sillaba. Mi sono astenuto dal riportare casi reputati ancora molto incerti. Credo che questa sia in assoluto la prima raccolta di parole della lingua Olonets in tutto il Web.

afram "un'erba usata per tingere di rosso" 
Akha
"Divinità Ctonia" 
albic
"un rampicante con cappucci rossi e
     arancioni" 

arang "capra"
asien "luogo marino"
asokin "cane cornuto"
ass "mare"
assat "lucertola; freccia"
assatassi "pesce lucertola"
assi "pesce di mare"
at "alto"
bag "immenso, gigantesco"
bar "rumore"
baral "crepitante, rumoroso"
baran "tuono"
baranboim "voce di tuono" (strumento musicale)
Bardol "Chiassoso" (n. pers. m.)
Batalix "il Sole Fioco" (una nana rossa)
beeth "miele"
beethel "idromele"
biyelk "grande bufalo necrogeno"
boim "voce, suono"
brassim "arbusto produttore di tuberi"
brassimip "tubero amaro"
breg "bue"
brooth "spina, tribolo"
casp "oro"
caspiarn "foglie d'oro"
char "petali"
charfrul "tonaca"
childrim "sogni a occhi aperti"; "una creatura
     aerea del Grande Inverno" 
creaght "giovane maschio di phagor"
C'Sarr "Pontefice"
denniss "sicomoro"
eddre "cuore, spirito"
ej "frutto"
el "bevanda inebriante"
dundar "torre"(1)
fessup "ombre dell'Ade"
fillock "giovane femmina di phagor"
flam "icore, sangue giallo"
flambreg "bovino dal sangue giallo"
flugg "trillo"
fluggel "sfera del trillo" (strumento musicale)
fral "veste"
Freyr "il Sole Lucente" (una gigante azzurra)
gillot "femmina adulta di phagor"
glee "gobba"
Gleeat "Gobba Alta" (nome di un'isola)
glossy "crisalide"
gor "testa; cima, punta"
gorat "vetta"
gossie "ombre dell'Ade"
grav "roccia, scoglio"
grava "di roccia"
gravabag "roccaforte"
Gravabagalinien "Luogo sul Golfo della Rocca"
greeb "coccodrillo"
gunnadu "antilope necrogena"
gwing-gwing "un frutto a grappoli"
harney "cervello"
hel "globo, sfera"(2)
Helliconia "Globo Terracqueo"(3)
hespa "ghiaccio"
Hespagorat "Vette Ghiacciate"
hoxney "cavallo"
hrattock "idiota; ano"
hurdhu "lingua franca"
idront "edera"
jass "neve"
jassikla "bucaneve"
jeodfray "un rampicante con fiori rossi e arancioni"
jonnik "ardente"
kaidaw "animale simile all'alce"
keedrant "mantello, veste lunga sul davanti"
keev, kee- "davanti"
Keevasien "Luogo Davanti al Mare"
khmir "lussuria"
lin "baia, golfo"
Madi "un popolo di ominidi"
Madura "Deserto dei Madi"
mel "lana"
mor "terra, paese" 
 
myllk "pesce a due braccia" 
myrk
"luce fioca"
Myrkwyr "apparizione della luce fioca"
Naab "Profeta"
Naba "del Profeta"
Nondad "un popolo di ominidi"
ol "fiume"
olle "dieci"
olvyl "tipo di rampicante"
onets "tribù"
os "città"(4)
Osoilima "la Città di Oilim"
pan "re"
pandum
"regno" 

panno
"tenebra"
Pannoval "Grande Tenebra" (nome della Città
     Santa)
pauk "trance"
pecubea "un uccello canoro"
peete "zampogna"
pha "due"
phagor "ancipite" (lett. "che ha due punte")
Phar "Doppio" (n. pers.)
Ponptpandum "Regno di Ponpt"
 

poop "ponte"
preet "pappagallo"
raige "un'erba aromatica dolciastra"
ram "scuro, nero"
raj "tronco"
rajabaral "tronco crepitante"
rath "latte"
rathel "bevanda alcolica di latte di scrofa"
roon "orso"
rumbo "copula, scopata"
rungeb "cresta"
rungebel "sciroppo oppiaceo"
runt "bambino di phagor"
rusty "cenere"
Rustyjonnik "Cenere Ardente" (nome di vulcano)
Sataal "Arciere" (n. pers. m.)
scant "aroma"
scantiom "erba aromatica"
slanje "pene; idiota"
snoktruix "guaritrice"
squaan "piccola spina"
squaanej "frutto spinoso"
stallun "maschio adulto di phagor"
stam "orina"
stammel "lana grezza tinta con l'orina"
stung "bruco"
stungebag "bruco immenso" (un animale del Grande
     Inverno)
tenner "mese"(5) 
tether "annientamento" (stato di dissolvimento dei
     phagor)
timo "strisce bianche e nere"
timoroon "tasso, orso striato"
trittom "sesso orale"
uct "sentiero migratorio"
ura "deserto"
val "grande"
veronika "tabacco"
veronikane "pipa"
vin "costa"
vispard "tipo di arbusto"
vrach "cembalo"
Weyr "Grande Inverno"
with "notte"
Withram "Notte Oscura" (dio della tenebra)
Wutra "Splendore Diurno" (divinità uranica)
 
yad (-iad) "libro"
yarn (-iarn)
"foglia" 

yarrpel "tipo di rampicante"
yelk "bufalo necrogeno" 
yelk-yob
"fellatore di bufali" (insulto)
yob "fellatore, succhiacazzi"
yom (-iom) "erba"
yoodhl "liquore di alghe" (< Sibish yadahl)
zadal "tipo di arbusto" 

(1) La parola è un prestito dall'antica lingua di Ponpt. Gal-Dundar "Mille Torri". L'interpretazione è mia. 
(2) Dalla lingua dei Phagor hrl.
(3) Dalla lingua dei Phagor Hrl-Ichor Yhar.
(4) In Olonets volgare è osh.
(5) Dalla lingua dei Phagor T'Sehn-Hrr, glossato "Decimo", ossia "decima parte dell'anno".

Per quanto riguarda i nomi degli animali, come arang "capra", la glossa è ovviamente una semplificazione concettuale, indicando l'animale helliconiano più simile per aspetto a quello terrestre, pur potendo sussistere significative differenze biologiche. Così il simil-equino detto hoxney è glossato come "cavallo", anche se la sua riproduzione comporta una fase invernale di ibernazione allo stato di crisalide, che non si riscontra nei nostri mammiferi. Si noteranno alcune interessantissime consonanze col semitico:

casp "oro" - ebraico keseph "argento"
     < protosemitico *KASPU "argento" 
Naab "Profeta" - ebraico nabhi "profeta", arabo Al Nabi "Il Profeta"
     < protosemitico *NABI:'U "profeta" 

Sarebbe interessante capire il motivo di queste assonanze, se siano dovute al caso o a una possibile conoscenza di qualche lingua semitica da parte dell'autore. In altri casi sembra invece che le parole Olonets siano state coniate a partire a partire dall'inglese o da altre lingue europee. Ad esempio scantiom "erba aromatica" è stato forse ispirato dall'inglese scent "odore", mentre lo strumento musicale denominato fluggel è forse stato ispirato dal tedesco Flügel "pianoforte a coda", anche se descrive qualcosa di completamente dissimile. Il fluggel è infatti uno strumento che sta nel palmo di una mano.

Tre falsi vocaboli Olonets

A distanza di anni mi sono reso conto che alcune parole, riportate come Olonets nella versione italiana de L'estate di Helliconia, hanno in realtà un'altra e più banale origine. Si tratta dei seguenti vocaboli: tabor, un tipo di strumento musicale; alcanna, un tipo di erba; coz, evidentemente un termine di rispetto usato tra nobili. Innanzitutto tabor è una parola... inglese! Significa "tamburo" e ha anche la stessa etimologia. Non si usa più molto, essendo stata rimpiazzata da drum, eppure esiste. Non riconosciuto, questo tabor è rimasto non tradotto nella versione in italiano. La parola alcanna in inglese significa henné ed è di origine araba. Anzi, è proprio una variante di henné con l'articolo arabo al. Nella versione spagnola del romanzo è correttamente tradotta con "henna". La parola coz non è altro che una forma colloquiale dell'inglese cousin "cugino". Ancora una volta, mentre nella traduzione in italiano la parola resta immutata e viene evidenziata in corsivo, come se fosse Olonets, nella traduzione in spagnolo compare correttamente come "primo", ossia "cugino". Evidentemente il traduttore in spagnolo si è dimostrato più competente del traduttore in italiano! 

Un falso toponimo Olonets

Vediamo che nel Ciclo di Helliconia è conosciuta come Veldt un'area di grandi pascoli. In realtà esiste in inglese la parola veldt, solitamente scritta veld e traducibile con "pascolo aperto o prateria". In genere è usata per descrivere il paesaggio del Sudafrica e di alcune nazioni limitrofe. Infatti si tratta di un prestito dall'olandese veld, veldt "campo", la cui origine è proprio la stessa dell'inglese field. A quanto pare Brian Aldiss non aveva piena fiducia nelle sue capacità di glottopoiesi e introduceva in modo insidioso nella sua opera vocaboli peculiari quanto appartenenti a lingue terrestri, beandosi del fatto che non sempre ne è agevole il riconoscimento.

Nuove parole composte 

Con i vocaboli sopra riportati è possibile coniare numerosi composti, non attestati nell'opera di Aldiss, che obbediscono però a una logica rigorosa:

assos "città di mare"
asval
"oceano" (lett. "grande mare")
beethip "miele amaro"
Borlienos "le città di Borlien"
Borlienpan "Re di Borlien"
Borlienpandum "Regno di Borlien"
caspel "globo d'oro, sfera d'oro"
caspiad "libro d'oro"
eddrival "magnanimo" (lett. "dall'anima grande")
eddrivaldum "magnanimità" 

elip "aceto" (lett. "vino aspro")
elram "vino rosso" (lett. "vino nero")
gorram "testa nera"
gorval "grande testa"
keemor "davanti al paese"
keevass "davanti al mare"
keevol "davanti al fiume"
keevonets "davanti alla tribù"
keevos "davanti alla città"
khmirval "grande lussuria"
Morden "la terra dei Den"
Mortal "la terra dei Tal"
Oldorandpan "Re di Oldorando"
Oldorandpandum "Regno di Oldorando" 
olram
"fiume scuro"
olval "grande fiume"
osval "grande città"
Pannovaliad "il Libro di Pannoval"
Pannovalos "le città di Pannoval"
Pannovalpandum "Regno di Pannoval"
phardum "dualità"
Ponptos "le città di Ponpt"
popeval "grande ponte"
rathip "latte acido"
slanjidum "stoltezza"
valdum "grandezza"
yobix "fellatrice"

Sarebbe stato bellissimo discutere di questi argomenti con Brian Aldiss. Purtroppo non è più possibile farlo, dato che si è spento nel 2017 e che non sono disposto a ricorrere a pratiche necromantiche per evocare la sua ombra.

sabato 15 settembre 2018


AL TEMPO DEGLI ALIENI FALSI E BUGIARDI

Ancora sulla Luce Illusoria  

Il Raelismo fu fondato da Claude Vorilhon, un oscuro giornalista francese. Stando al suo racconto, Vorilhon fu contattato nel 1973 da entità extraterrestri immortali simili per forma ad esseri umani, che gli avrebbero imposto il nome di Rael, ossia Messaggero. Questi esseri, chiamati Elohim, in seguito lo avrebbero portato con sé sul loro pianeta di origine. Non sfugge a chiunque abbia qualche rudimento di lingua ebraica che Elohim è uno dei nomi dati al Dio nella Torah. Siccome è un plurale (la terminazione -īm indica infatti i plurali maschili), molti hanno pensato che questa fosse la prova di un originale politeismo degli Ebrei. In realtà questa forma sembra un semplice plurale maiestatis o un accrescitivo, in quanto vuole sempre il verbo al singolare, a meno che non sia usata per indicare divinità pagane, nel qual caso il verbo è al plurale. Il significato della radice è Dio. Le forme singolari sono El e Eloah, quest'ultima identica all'arabo Allah, che deriva da Al-Ilah, ossia "il Dio". Questo excursus linguistico è in realtà di fondamentale importanza, perché include la prova della non genuinità del movimento.

Gli Elohim avrebbero rivelato a Rael una dottrina materialista, atea e scientista. La si può riassumere in pochi capisaldi. L'universo è infinito e frattale: ciò che sta sopra è come ciò che sta sotto. Il mondo subatomico racchiude soli e pianeti come il nostro, e universi come il nostro costituiscono la base della struttura atomica di universi più grandi. Questa è senza dubbio un'idea molto originale. La vita nasce per panspermia cosmica, ovvero germinando sui pianeti ad opera di aminoacidi portati da comete e meteore. Tuttavia la sua evoluzione non porterebbe a molto senza l'intervento di un disegno intelligente, non ad opera di un qualche dio o altra entità trascendente al cosmo, bensì grazie all'azione di civiltà tecnologiche. Ogni civiltà tecnologica è stata creata in laboratorio da una civiltà tecnologica antecedente, e questa da un'altra, ad infinitum.

Tutto questo, insieme alla concezione ciclica della storia universale è alla base del simbolo dei Raeliani: una stella di David con una svastica all'interno. Siccome la svastica (molto simile a quella nazionalsocialista) poteva creare problemi, è stata in un qualche modo mascherata prolungandone i bracci e fondendola con i lati della stella, o addirittura trasformandola in una struttura simile a quella della galassia. C'è infatti qualcosa che Rael desidera ottenere da Israele, e l'uso di un simile simbolo (che pure in passato era noto ed usato tra gli Ebrei) sarebbe stato certo di impedimento. Il Movimento Raeliano si adopera per ottenere il permesso di costruire su suolo israeliano un'ambasciata per gli Elohim, che a tempo debito dovrebbero ivi mostrarsi all'umanità intera, ponendo fine alle guerre e ai problemi che ci affliggono, concedendo inoltre l'immortalità a coloro che ne sono degni.
Rael avrebbe però anche minacciato Israele, dicendo che nel caso si rifiutasse di ospitare l'ambasciata, il suo popolo sarà nuovamente colpito da genocidio e disperso tra le genti. A parte l'uso della svastica, motivi più seri impediscono il sogno dei Raeliani: la loro credenza che Yahvè sia un essere in carne ed ossa, dotato di corpo fisico, con la necessità di mangiare, di defecare e di emettere sperma, è ritenuta una grave bestemmia, oltre ogni immaginazione.


I princìpi dettati dagli Elohim sono pochi e semplici. Si possono enunciare nei seguenti punti:

1) Materialismo Essendo tutte le forme di vita intelligente del cosmo opera ingegneristica di altre intelligenze più avanzate, Rael afferma che l'essere coincide con il genoma ed è unicamente materiale. Quindi le religioni della terra non sono l'opera di divinità, ma rivelazioni date a uomini meritevoli dagli stessi Elohim per migliorare le condizioni dell'umanità. Tra questi uomini ci furono tra gli altri Akhenaton, Mosè, Elia, Ezechiele, Buddha, Giovanni Battista, Gesù, Maometto e Joseph Smith (mi piacerebbe sapere se vi è incluso anche Mani, ma c'è ragione di dubitarne).

2) Umanismo
I Raeliani reputano la sofferenza un'abominazione, e ritengono necessario rimuoverla dal mondo in ogni sua forma. Hanno per questo sottoscritto una loro versione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo.

3) Libertà sessuale  Ritengono altresì che non esista nulla di impuro nel corpo e nella biologia, e che la sessualità vada vissuta in assoluta libertà (impongono però l'uso del condom in ogni rapporto, essendo terrorizzati dall'AIDS). Per favorire il piacere sessuale, è stata elaborata una complessa tecnica chiamata Meditazione Sensuale. Nei libri di Rael esistono molti riferimenti alle erotiche notti degli Eletti, che avrebbero a disposizione per i loro giochetti anche cloni plasmati secondo i loro desideri e disponibili per qualsiasi acrobazia. C'è da rimanere perplessi di fronte alle immagini grottesche evocate da queste descrizioni. Vi immaginate Madre Teresa che tiene negli armadi uomini di riserva? Non si capisce inoltre cosa potrebbe impedire a un eletto di plasmarsi giocattoli adatti a realizzare fantasie di natura pedofila.

4) Geniocrazia
Quando Rael fondò il MADECH (una sorta di comitato di accoglienza per gli Elohim), vide subito che non riusciva a venire a capo di nulla. In seguito, come narra in un suo libro, gli fu rivelato che ciò accadeva a causa della democrazia su cui si fondava l'organizzazione. La sostituì immediatamente con un nuovo principio, chiamato per l'appunto geniocrazia, secondo cui il diritto di voto è da attribuirsi unicamente a coloro che superano un certo quoziente di intelligenza.

5) Eugenetica È un punto particolarmente controverso. I Raeliani sostengono a spada tratta ogni forma di manipolazione e di ingegneria genetica, tra cui la clonazione riproduttiva e la sintesi di OGM. A detta loro la clonazione è la sorgente dell'immortalità, e sarebbe stata usata dagli stessi Elohim per vincere la morte. Nel 2002 si diffuse e fece scalpore in tutto il mondo la notizia della clonazione di una bambina, chiamata Eve, ad opera di una società legata al movimento, la Clonaid. Nessuno riuscì mai a verificare le sequenze genetiche della piccola per dimostrare la sua origine abiogenetica.
Gli OGM, in una simile semplicistica visione delle cose, sarebbero addirittura la panacea per risolvere i problemi della fame nel mondo. È negata alla radice qualsiasi possibilità di effetti collaterali come l'insorgere di allergie e di malattie prioniche.

Singolare è l'escatologia raeliana, le cui conseguenze sono almeno in parte implicite in ciò che è stato esposto. Non esistendo alcuna immortalità che non sia conseguita manipolando il genoma, dopo la morte di ogni persona sarebbero direttamente gli Elohim ad occuparsi della sua ultima dimora. Il dogma afferma che i meritevoli saranno ricreati e destinati a un giardino di delizie in compagnia degli Eletti e di innumerevoli inservienti sessuali, mentre i malvagi saranno ricreati su un infernale pianeta vulcanico e sulfureo, un po' come il Mustafar della Vendetta dei Sith. La stragrande maggioranza degli esseri umani invece, essendo composta da mediocri, non sarà ricreata e sprofonderà nel Nulla.

Tra le dottrine più stravaganti vi è quella della piastra craniale: tutto l'essere con i suoi ricordi, le sue emozioni e le sue doti di intelletto, sarebbe racchiuso in una sola cellula che avrebbe sede in un particolare punto dell'osso frontale. Così è ordinato a tutti i membri del movimento di farsi segare una porzione dell'osso frontale prima di essere sepolti o cremati, e di dare disposizioni perché questi macabri cimeli vengano raccolti in una sede di Rael, in attesa di essere inviati agli Elohim. Un'azienda di pompe funebri del Quebec, dove i Raeliani sono particolarmente diffusi, incorpora alle esequie l'asportazione della piastra, offrendo prezzi di favore.

La gestione economica ricorda quella della Chiesa di Roma nel medioevo: si basa sulle decime. Ogni membro accettato del Movimento Raeliano è tenuto a cedere almeno il 10% dei suoi introiti. I Raeliani cercano in tutti i modi di far destinare alla loro organizzazione le eredità degli adepti. Forse per questo motivo tendono a sfavorire le unioni legalmente riconosciute, e di certo hanno dichiarato la loro dottrina "religione" allo scopo di ottenere agevolazioni ed esenzioni fiscali.

Riporto un brano che avevo aggiunto alla voce "Movimento Raeliano" sulla Wikipedia, sperando invano che venisse conservato a lungo. Credo che sia di cruciale importanza farne conoscere il contenuto.

Rael ha fin dal principio affermato che gli Elohim (singolare Eloah) usano per comunicare tra di loro una lingua affine all'ebraico biblico, dunque appartenente al ceppo cananeo delle lingue semitiche. Ora, il vocalismo delle lingue di questo tipo ha subito a partire dall'epoca dell'Esodo un processo di trasformazione delle vocali chiamato rotazione vocalica cananea, che ha trasformato ad esempio la /ā/ lunga in /ō/. Così, ad esempio, all'arabo salām 'pace', corrisponde l'ebraico shālōm. Possibile che questo sia avvenuto indipendentemente sulla Terra e sul pianeta di origine degli Elohim? Si può inoltre scommettere che l'idioma extraterrestre abbonda di parole come shīr 'canto', che sono prestiti dal sumerico.
Le lingue semitiche non sono giunte da un mondo inconoscibile, ma sono derivate da un antenato comune che era diverso dagli esiti storici dei singoli idiomi. Per essere credibili, questi extraterrestri dovrebbero chiamarsi qualcosa come Ilahani, e la loro lingua dovrebbe essere affine al proto-semitico o all'afro-asiatico (visto che in una società ipertecnologica di immortali non ci si aspetta una grande evoluzione linguistica). Evidentemente il movimento non ha attratto molti archeolinguisti.

Opinione personale:

Inutile dire che il Raelismo è agli antipodi della mia concezione dualista anticosmica. Quello che evoca è il sopravvento dell'inferno materiale. Ho dimostrato con argomenti linguistici la falsità dell'esperienza di Rael, ma se il suo verbo fosse vero, riterrei privilegiati i mediocri destinati al Nulla.

Dedico questo post alla mia amica Daniela B., che in preda alla dismorfofobia non riusciva nemmeno a guardarsi allo specchio. L'ultima volta che la vidi si disse attratta dalla dottrina raeliana. Da allora non ebbi più sue notizie, come se d'un tratto fosse sparita per sempre dal consorzio umano.

giovedì 16 agosto 2018


PI GRECO - IL TEOREMA DEL DELIRIO

Titolo originale: Π
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: USA
Anno: 1998
Durata: 84 min
Dati tecnici: B/N
Genere: Thriller
Regia: Darren Aronofsky
Soggetto: Darren Aronofsky, Sean Gullette, Eric
     Watson
Sceneggiatura: Darren Aronofsky
Produttore: Darren Aronofsky, Eric Watson, Scott
     Vogel
Fotografia: Matthew Libatique
Montaggio: Oren Sarch
Musiche: Clint Mansell
Animazione: Dan Moss
Costumi e guardaroba: Eric "Shorty" Meyerson
Interpreti e personaggi:
    Sean Gullette: Maximillian Cohen
    Mark Margolis: Sol Robeson
    Ben Shenkman: Lenny Meyer
    Pamela Hart: Marcy Dawson
    Stephen Pearlman: Rabbino Cohen
    Samia Shoaid: Devi
    Ajay Naidu: Farrouhk
    Kristyn Mae-Anne Lao: Jenna (la bambina)
    Espher Lao Nieves: La madre di Jenna
    Joanne Gordon: La Signora Ovadia
    Lauren Fox: Jenny Robeson
    Stanley B. Herman: L'uomo senza baffi
    Clint Mansell: Fotografo
    Tom Tumminello: Ephraim
    Henri Falconi: Studente della Kabbalah
    Iisaac Fried: Studente della Kabbalah
    Ari Handel: Studente della Kabbalah
    Oren Sarch: Studente della Kabbalah
    Lloyd J. Schwartz: Studente della Kabbalah
    Richard Lifschutz: Studente della Kabalah
    David Strahlberg: Studente della Kabbalah
    Peter Cheyenne: Brad
    David Tawil: Jake
    J.C. Islander: Uomo che presenta la valigia
    Abraham Aronofsky: Uomo che consegna la
         valigia
    Ray Seiden: Vigile
    Scott Franklin: Voce del Vigile
    Chris Johnson: Guidatore di Limousine
    Sal Monte: Re Nettuno
Doppiatori italiani:   
    Massimo Rossi: Maximillian Cohen
    Enrico Di Troia: Lenny Meyer
    Anna Cesareni: Marcy Dawson
Colonna sonora:    
    Clint Mansell - πr2
    Orbital - P.E.T.R.O.L.
    Autechre - Kalpol Introl
    Aphex Twin - Bucephalus Bouncing Ball
    Roni Size - Watching Windows
    Massive Attack - Angel
    Clint Mansell - We Got The Gun
    David Holmes - No Man's Land
    Gus Gus - Anthem
    Banco de Gaia - Drippy
    Psilonaut - Third from the Sun
    Spacetime Continuum - A Low Frequency
          Inversion Field
    Clint Mansell - 2πr
Premi:
1) Thessaloniki Film Festival - premio FIPRESCI con menzione speciale (1998)
2) Sundance Film Festival - Premio alla regia (1998)
3) Málaga International Week of Fantastic Cinema - Premio come menzione speciale (1999)
4) Independent Spirit Awards 1999: miglior sceneggiatura d'esordio
5) Independent Spirit Awards - Miglior film di debutto
6) Gotham Awards - Premio Open Palm al regista (1999)
7) Gijón International Film Festival - Grand Prix Asturia al regista (1999)
8) Florida Film Critics Circle Awards - premio FFCC rivelazione dell'anno al regista (1999) 

9) Fant-Asia Film Festival - terzo posto come miglior film internazionale (1999)
10) Deauville Film Festival - Candidato come Grand Special Prize (1999)
11) Chlotrudis Awards - candidato al premio Chlotrudis Award come miglior film

Budget: 68.000 dollari USA
Incassi al botteghino: 3.221.152 dollari USA

Trama:
Quando era bambino, Maximilian Cohen fu sempre avvertito dalla madre, che gli diceva in continuazione di non fissare mai il sole. A sei anni disobbedì, fissò a lungo l'astro diurno e ne ebbe un grave trauma. Fu invaso dalla luce solare diretta e sperimentò una cecità temporanea. Riacquistò la vista, ma fu cambiato per sempre: da allora i suoi pensieri ebbero un corso diverso, che lo separava dal resto del genere umano. Si ritrovò capace di compiere calcoli complicatissimi col solo aiuto della sua mente. Cominciò a soffrire di emicranie atroci. Per mitigare l'insopportabile dolore, acquisì l'abitudine di assumere dosi massicce di antidolorifici di ogni tipo. Crescendo divenne un genio della matematica, ma a causa delle allucinazioni e dei lampi di dolore che gli laceravano il cranio, ebbe la vita di un sociopatico paranoico, ai confini con la pazzia furiosa. In queste condizioni lo vediamo già nelle scene iniziali della pellicola, immerso in una tenebra densa e assoluta. La vita di Max Cohen è dominata da un'ossessione che non gli concede un solo attimo di respiro, privandolo anche del sonno. Egli è convinto che ogni singolo evento, ogni singolo ente nel vasto Universo sia codificato tramite il linguaggio della matematica: a questo punto basterebbe comprendere gli schemi numerici che emergono dall'analisi di qualsiasi situazione per avere la Conoscenza suprema. Non essendo religioso, il protagonista si dedica a qualcosa di molto concreto e materiale: la predizione delle quotazioni di Wall Street. Frustrato dal suo insuccesso, il matematico si reca in un bar, dove si imbatte in un ebreo ortodosso della setta dei Chassidim, che lo intrattiene con alcuni semplici giochetti numerici volti a dimostrare che la Torah è un codice che contiene tutti i segreti della Creazione. Prima di collassare, il suo computer vomita una sequenza di 216 cifre, senza alcun significato discernibile. Molti si interessano a questa scoperta. L'unica persona che possa aiutare Max è l'attempato amico Sol Robeson, anch'egli un matematico. Preoccupato per la salute mentale del giovane, Sol cerca di convincerlo ad abbandonare ogni tentativo di trovare schemi nell'Universo; eppure gli confida di essersi imbattuto nello stesso numero di 216 cifre da giovane, nel corso delle sue ricerche. A questo punto i Chassidim rapiscono Max, conducendolo al cospetto del loro capo, un rabbino che di cognome fa Cohen proprio come il nostro matematico. A questo punto viene svelato l'arcano: il numero di 216 cifre rappresenta il Vero Nome di Dio, la cui conoscenza permetterebbe alla setta di studiosi della Kabbalah di ricostruire il Tempio di Gerusalemme e di ripristinare l'Ebraismo sacerdotale, arrivando quindi a dominare il mondo. Disgustato da questi deliri, Max Cohen riesce a fuggire. Ritiratosi nel suo bagno si perfora il cranio con un trapano.     

Recensione:  
Nonostante questo film sia stato prodotto con grande scarsità di mezzi, lo trovo senz'alcun dubbio eccellente. La scelta del bianco e nero proietta in un universo di disperazione, in cui nemmeno una singola particella di luce può trovare la sua via senza perdersi negli Inferi. Come rivelazioni agghiaccianti, compaiono immagini di un cervello nudo e zeppo di coaguli, finito in mezzo all'immondizia, poi nel lavandino, le sinapsi e i neuroni agonizzanti eppure incapaci di morire! La materia grigia viene dilaniata, quasi una premonizione del trapano che penetrerà in una tempia del protagonista. La matematica, con gli inquietanti misteri delle infinite cifre del Pi greco e della sequenza di Fibonacci, è la vera protagonista di questo thriller scientifico che a quanto ne so non ha precedenti nella storia del cinema. Proprio la matematica si dimostra capace di squarciare il tessuto stesso della realtà, aprendo una fessura da cui fa la sua irruzione il Mostro della Follia. Non per niente Sean Gullette, l'attore che ha interpretato Max Cohen, è stato segnato dalle riprese e ha dichiarato che il film è "una storia di Faust digitale".       

Il Nome di Dio

Se la sequenza di cifre mostrata nel film fosse davvero il Vero Nome di Dio, a rigor di logica, seguendo i princìpi della Kabbalah, potremmo convertirlo in lettere - ossia in consonanti dell'alfabeto ebraico. Questo dovrebbe essere immediato, dato che ad ogni consonante dell'alfabeto ebraico è associato un valore numerico univoco. Una volta compiuta quest'opera, dovremmo vocalizzare le 216 lettere così ottenute. Non dovrebbe essere un'impresa molto difficile. A questo punto, dato che i cultori della Kabbalah chiamano Dio l'Artefice di questo mondo, sapremmo come bestemmiarlo al meglio, coprendo il suo Vero Nome di maledizioni senza fine, ogni volta che ci alziamo e ogni volta che ci corichiamo. Perché, vedete, sarebbe proprio a quella sequenza di sillaba che potremmo attribuire ogni Male, ogni abominazione, ogni aberrazione che costituisce la sostanza di questo mondo schifoso. Questo sarebbe il nome cifrato del Boia Cosmico: 

94 143 243 431 512 659 321 054 872 390 486 828 512 913 474 876 027 671 959 234 602 385 829 583 047 250 165 232 525 929 692 572 765 536 436 346 272 718 401 201 264 314 754 632 945 012 784 726 484 107 562 234 789 626 728 592 858 295 347 502 772 262 646 456 217 613 984 829 519 475 412 398 501

A parte il fatto che sono 218 cifre, non 216, vediamo che c'è una difficoltà non da ridere. Lo zero non era concepibile quando l'alfabeto cananeo fu inventato. La conversione dei numeri in lettere non è così banale: occorre fare il calcolo delle unità, delle decine, delle centinaia e delle migliaia partendo dalla fine del numero, tanto grande da non poter avere radici nell'intuizione umana. A un certo punto nel film vediamo sullo schermo di un computer antidiluviano alcune sequenze numeriche convertirsi in brani della Torah in caratteri della scrittura rabbinica quadrata, con tanto di vocalizzazione masoretica delle parole. Non sembra però trattarsi della stessa sequenza numerica identificata con il Nome di Dio, che vediamo vomitata dalla macchina poco dopo, in un punto successivo del film. Ovviamente Aronofsky ha inventato tutti questi numeri di sana pianta, sarebbe vano cercarvi significati profondi.  

Discontinuità ineliminabile 

Il protagonista si chiama Cohen, parola che in ebraico significa "sacerdote". Lo stesso cognome, comunissimo tra gli Israeliti, è portato dal Rabbino Capo, che sogna la restaurazione del culto officiato dai Kohanim, i Sacerdoti, nel Tempio di Gerusalemme. Nonostante la grande diffusione del cognome Cohen, i segreti dell'Ebraismo sacerdotale sono andati perduti con la distruzione del Secondo Tempio ad opera di Tito nel 70 d.C.: l'Ebraismo rabbinico non ne è la continuazione diretta. Ciò che i Cabalisti possono fare è soltanto esercitarsi in costruzioni esoteriche in apparenza sorprendenti, ma in realtà fondate su una logica estremamente fragile. In pratica il loro lavoro consiste nel cavare sangue dalle rape. Il sogno messianico dei settari cultori della Kabbalah che vediamo nel film è irrealizzabile. È una futile velleità, proprio come il sogno dei Neopagani, che negli ultimi secoli si illudono di poter ripristinare gli antichi culti politeisti. Solo per fare un esempio, in Islanda e altrove esiste una congrega chiamata Ásatrú, che afferma di avere una continuità diretta con la religione precristiana. Tuttavia vediamo che questi non sono veri devoti degli Asi: sono persino incapaci di sacrificare un ariete a Thor! Il loro è un panteismo di sapore New Age, che considera gli Dei manifestazioni simboliche dell'Uno-Tutto, concetto che gli Islandesi non avevano. Tra le genti del Nord, Thor era concepito come un essere reale fatto di carne e di ossa, che ingurgitava montagne di cibo e defecava producendo masse di stronzi fumanti, un essere dotato di un colossale fallo in grado di penetrare e di eiaculare. Un essere che esigeva sangue di vittime, anche umane. Senza i blót, ossia i sacrifici, la religione antica non ha il benché minimo senso. Cosa sono dunque questi pseudopagani che si cagano addosso dalla paura di fronte alla furia isterica degli animalisti? Nonostante gli Israeliti siano molto rigorosi nel separarsi dai Gentili e dai culti idolatrici, il ragionamento che si può applicare loro non è affatto diverso da quello appena esposto. Se un rito, quale che esso sia, non è tramandato da persona di carne a persona di carne, è privo di qualsiasi valore. La trasmissione diretta è irrinunciabile. Non si può rabberciare qualcosa a partire da testi antichi o meno antichi, pretendendo poi di aver rifondato un culto estinto. Se il fuoco del Santuario di Vesta è stato spento, il culto di Roma è estinto. Se il Secondo Tempio è stato distrutto, non si può edificare il Terzo Tempio profetizzato da Ezechiele. Inutili sono i sogni pantocratici di futuribili Kohanim. Se l'Eterno risiedeva nel Primo Tempio, com'è possibile che Nabucodonosor abbia raso al suolo una così augusta dimora? Nabucodonosor mangiava e smerdava, era un semplice uomo di carne. Se l'Eterno risiedeva nel Secondo Tempio, com'è possibile che Tito abbia raso al suolo una così augusta dimora? Tito mangiava e smerdava, era un semplice uomo di carne. La verità è ben chiara: l'Eterno non può far tornare liquido un uovo rassodato o far rivivere un fuoco estinto, come non lo può fare Thor, come non lo può fare Vesta.

L'illusione della Ghematria

I miti biblici come quello della Torre di Babele sono soltanto creazioni di uomini che vissero millenni fa. L'ebraico è una lingua derivata, come tutte le altre lingue di questo mondo, antiche e moderne. Non contiene codici preferenziali in grado di codificare numericamente la realtà: qualsiasi schema vi si trovi ha la stessa consistenza della pareidolia che mi fa vedere i teschi nei disegni caotici delle venature del marmo. L'ebraico è una lingua cananea come il fenicio, è un parente stretto della lingua di Cartagine. In pratica i Moabiti e gli Ammoniti, mortali nemici di Israele, parlavano dialetti dell'ebraico. Le sue vocali hanno subìto una rotazione, alcune sue consonanti finali si sono affievolite e sono scomparse, altre consonanti sono mutate secondo regole ben precise. Ecco una lista di parole ebraiche con le protoforme semitiche ricostruite su basi solidissime, da cui vediamo come i trucchetti ghematrici e cabalistici cessino di funzionare non appena andiamo un po' indietro nel tempo:

'abh "padre" deriva dalla protoforma *ɁABBU
'em "madre" deriva dalla protoforma *ɁIMMU 
yeled "bambino" deriva dalla protoforma *WALDU
'el "Dio" deriva dalla protoforma *ɁILHU 
'eloah "Dio" deriva dalla protoforma *ɁILA:HU
yayin "vino" deriva dalla protoforma *WAINU
shor "bue" deriva dalla protoforma *ΘAURU
shalom
"pace" deriva dalla protoforma *ŠALA:MU
kerem
"vigna" deriva dalla protoforma *KARMU 

Come può dunque una lingua derivata essere la cifra la Creazione? Semplice: non può. Guardate bene, se non ci credete. La consonante iniziale w- è diventata y-: ebr. yayin "vino" deriva da una protoforma semitica *WAINU-, che è molto simile a quella che troviamo in indoeuropeo occidentale, *WOINO-. Evidentemente si tratta di un prestito (con ogni probabilità protosemitico e protoindoeuropeo occidentale hanno preso la parola da una terza lingua non identificata). Così vediamo che la fricativa postalveolare Š del protosemitico e la fricativa interdentale Θ si sono confuse in Š nell'ebraico. La protoforma semitica ΘAURU "bue" è molto simile a quella che troviamo in indoeuropeo occidentale, *TAURO- / *(S)TEURO- "toro". Evidentemente si tratta di un prestito (con ogni probabilità protosemitico e protoindoeuropeo occidentale hanno preso la parola da una terza lingua non identificata). La potenza della filologia smaschera i Cabalisti! 

NDE

Il trapano che buca la scatola cranica di Max Cohen non è la fine di tutto. Almeno non del film. Il matematico si ritrova con la figlia di una vicina di casa, una vivace bambina che lo tedia senza requie chiedendogli di eseguire a mente una moltiplicazione. Con sua grande sorpresa, la sua mente, un tempo acutissima, è ridotta all'impotenza. Non gli riesce nemmeno più di fare operazioni banali. Un silenzio assoluto è calato su di lui come un maglio dal cielo. La sua afflizione lo abbandona, così riesce a sorridere, per la prima volta nel corso della sua infernale esistenza. Queste sensazioni sono forse le ultime reazioni dei neuroni morenti? Il film si conclude con un ultimo quesito della bambina invadente e molesta: quanto fa 748 diviso per 238. Il risultato non viene rivelato, ma è proprio il Pi greco!

Cineforum Fantafilm

Il presente film di Aronofsky è stato proiettato al Cineforum Fantafilm dell'amico Andrea "Jarok" Vaccaro il 10 ottobre 2005. Purtroppo non sono riuscito ad esserci in quell'occasione e ho potuto vedere il film soltanto nell'agosto 2018.

giovedì 8 febbraio 2018

ETRUSCO NETS'-, NETHS'- 'INTERIORA'

Nell'iscrizione bilingue di Pesaro, di età augustea, abbiamo l'attestazione del termine netśvis "aruspice".

Il testo latino è il seguente: 
 
L. caf(at)ius . l . f . ste . haruspex | fulguriator  

Questo è il testo etrusco: 

cafates. lr. lr. netśvis . trutnvt . frontac  

Tutto molto chiaro:

netśvis = aruspice
trutnvt = interprete
frontac = delle folgori (agg.)

Evidentemente trutnvt frontac indicava il folgoratore, che non era un Goldrake o un Mazinga ante litteram, bensì colui che interpretava i fulmini.La vocale -o- del lemma frontac è scritta con un carattere speciale. 

In un'altra iscrizione (CI 1.1036) troviamo la variante netsviś. Poi abbiamo l'iscrizione del sarcofago di Laris Pulena, detto anche sarcofago del Magistrato, che ci mostra la locuzione ziχ neθśrac "libro aruspicino", in cui l'aggettivo è formato con l'usuale suffisso -c a partire da neθś-ra-, che evidentemente indica la scienza degli Aruspici (alla lettera "la cosa delle interiora"). La radice di questi lemmi, netś-, nets-, neθś-, indica infatti le interiora. Esiste un notevole parallelismo in greco, dove abbiamo la parola νηδύς "interiora, ventre, stomaco", evidentissimo relitto del sostrato pre-ellenico e privo di qualsiasi parentela nelle lingue indoeuropee.   

Anni fa, mentre vagavo nei gruppi di Yahoo!, mi capitò di imbattermi in un autore russo che con grande insistenza proponeva un'interpretazione bislacca e insensata del lemma etrusco netsviś. A sentir lui, il termine in questione avrebbe avuto il senso di "astrologo" anziché quello di "aruspice". La base della sua pseudotraduzione era a suo dire una radice protosemitica che trascriveva come /*ndZm/ e che doveva significare "stella". Stanco di continuare a vedere riproposta questa assurdità, ho fatto in brevissimo tempo le mie indagini. Orbene, in proto-semitico è ricostruibile *nagmu "segno", poi passato a significare "oggetto celeste" e infine "astro, stella". Da questa radice è derivato l'arabo najm /nadʒṃ/ "stella" (nel dialetto egiziano suona /neg/, con consonante velare /g/). Tutto ha avuto origine da un equivoco marchiano quanto grossolano nato dall'ignoranza più belluina, se non dal dolo: una trascrizione della consonante postalveolare sonora dell'arabo come /dʒ/ ha generato l'illusione  di un gruppo consonantico. L'autore, di cui non riesco proprio a ricordare il nome, a quanto pare è stato preso dal senso di inadeguatezza e di vergogna, dato che ha fatto perdere le sue tracce: ancora oggi non se ne riesce a trovare traccia alcuna nel Web. Una piccola vittoria contro la marea della Pseudoscienza.